I tre superpoteri che fanno di un manager un leader

I tre superpoteri che fanno di un manager un leader

Buon giorno e benvenuti a una nuova edizione della newsletter Management24, dove proponiamo i principali articoli usciti sul Sole 24 Ore dedicati a formazione, carriere, lavoro, gestione aziendale.

Un manager deve avere superpoteri? Beh.. sì e no! Da una parte non dovrebbe essercene bisogno, perché... chi non desidera lavorare in un'azienda in cui tutto fila liscio, non ci sono particolari intoppi e le cose procedono come dovrebbero? Invece, spesso la realtà è molto diversa, e per gestire determinate situazioni molto complicate bisognerebbe qualche volta trasformarsi in Superman o Wonder Woman! Molte volte, e lo riscontriamo dai contributi dei nostri esperti, la parola chiave (magica, verrebbe da dire!) è leadership. Sembra che questo "superpotere" ne assommi tutti, che un vero leader sia in grado di rimettere l'azienda sulla rotta giusta, minimizzandone i problemi e facendole fare un cambio di passo concreto e ben visibile.

Ma, certo, leader non ci si improvvisa. Emiliano Pecis prova a elencare e argomentare le tre caratteristiche/qualità/superpoteri che non posso mancare a chi guida un team, un gruppo, un'azienda. Le spoileriamo subito: sono la competenza, l'empatia e l'umiltà. Attenzione: se la competenza dovrebbe essere un prerequisito di ogni buon dirigente, l'empatia (di cui abbiamo parlato nella scorsa newsletter) e tantomeno l'umiltà non godono sempre di buona fama tra coloro che, per merito o per fortuna, sono chiamati a guidare un gruppo di lavoro.

Se non siete convinti di questa introduzione, andate a leggere voi stessi i motivi per cui Pecis individua queste qualità come fondamentali per un buon capo. Valga qui una citazione dell'articolo: "Ho potuto verificare di persona che i leader che incarnano queste qualità riescono a garantire un’esecuzione impeccabile anche per i compiti più sfidanti, mantenendo alto il morale del team e permettendo a tutti di rimanere nel flusso. Un team così gestito riesce a essere dieci volte più produttivo rispetto a tutti gli altri team che non beneficiano di questi tre superpoteri". Non ci resta che rimandare alla versione integrale dell'articolo. Buona lettura e magari diteci che cosa ne pensate nei commenti alla newsletter!


Tra aziende e talenti resta un gap da colmare

Passando dalle qualità personali di un manager alle qualità e alle competenze che invece necessitano all'azienda tutta per essere competitiva sul mercato, continuiamo a registrare preoccupazioni dagli uffici Hr circa il tema dell'attrazione e della "retention" dei talenti da inquadrare nelle varie imprese. Una recente indagine a firma di PageGroup, uno dei più importanti attori a livello internazionale nel campo della ricerca e della selezione di figure specializzate, ha cercato di mettere a fuoco per l’appunto l’attuale rapporto fra dipendenti e datori di lavoro registrando le impressioni di oltre 50mila addetti in 37 paesi, di cui 2mila in Italia. Si tratta della seconda edizione dello studio “Global Talent Trends”, che fotografa quanto la velocità con la quale sta cambiando il mondo del lavoro continui a creare “difficoltà” a molti responsabili Hr, chiamati a gestire le aspettative delle proprie risorse umane cercando di combinare le richieste di queste ultime con le esigenze di business della propria azienda. «Individuare una strategia di talent attraction – spiega Tomaso Mainini, amministratore delegato di PageGroup per Italia e Turchia – è sempre più complesso perché emerge un vero e proprio divario di aspettative. Far coincidere le necessità del business con quelle dei lavoratori, in un momento come quello attuale caratterizzato da un clima di incertezza economica e politica, è la vera sfida dei prossimi mesi».

C'è un primo tema che riguarda la retribuzione: la rapida crescita degli stipendi avvenuta nella fase di ripresa post-pandemica è rallentata nonostante il personale continui a chiedere stipendi più alti, sia nel nostro Paese che nel resto del mondo. Un altro tema riguarda la soddisfazione lavorativa, un aspetto che si può sperimentare direttamente quando si lavora, specie se con buoni margini di autonomia e fiducia. Infine c'è la prospettiva incombente dell'intelligenza artificiale, con le sue luccicanti promesse e i suoi risvolti potenzialmente problematici sui lavoratori. Per saperne di più su questa indagine, vi rimandiamo all'articolo preparato da Gianni Rusconi.


Lavoro, l’intelligenza artificiale cambia il volto del recruiting

E proprio a proposito di lavoro, talenti e intelligenza artificiale, secondo una ricerca di LinkedIn il 45% dei recruiter interpellati in Europa e Usa prevede un aumento dell’uso dell’AI e dell’automazione nel processo di selezione nei prossimi 3-5 anni. Già quest’anno rispetto al 2023 la quota di chi utilizza AI è salita del 14%. Sono dati che testimoniano quanto è già dirompente l’applicazione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro.

Quali scenari si aprono per il futuro? E quali sono i limiti anche dell’intelligenza artificiale? Ne parlano in questa conversazione video Gioia e Guenda Novena, founder di Nextoop e Giuseppe Santonato, AI Leader di EY Europe West, coordinati da Marco lo Conte, giornalista del Sole 24 Ore.


Anche per questa edizione è tutto, grazie per averci seguito fin qui! L'appuntamento con la newsletter Management24 è per lunedì prossimo. Buona settimana e buon lavoro!

Alberto Bonsi

OSF STE AREA SUCCESSIONI

2 settimane

Aggiungo il quarto superpotere: la gentilezza 💪🏻💪🏻🔝

Ritrovo sicuramente almeno due dei poteri nel top management::; mid management non qualificato , tolto il falso sorriso non resta che una schiera di miracolati… hr… dietro una finta sensibilità… hanno solo lo scoop di evitare problemi… la selezione avversa rimane sempre l’unica via d’uscita per i talenti … peccato

Cristiano Lodigiani

Key Account Manager presso Coca-Cola Hellenic Bottling Company

1 mese

Ottimo Sounto e complimenti, anche se penso che Oggi siamo costretti a chiamarli SuperPoteri, perché evidentemente ci sono posizioni che con quel ruolo non hanno niente a che vedere…

Ippazia De Siena

Regional Business Manager Oncology & Hematology Amgen

1 mese

Condivido appieno!!! Il VERO leader deve essere competente, non meno che empatico, non meno che umile!!!

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