Il senso del possesso (che fu pre-alessandrino by Franco Battiato) e il web 3.0

Il senso del possesso (che fu pre-alessandrino by Franco Battiato) e il web 3.0

Negli ultimi anni, ho concentrato la mia attenzione e i miei investimenti finanziari non solo scommettendo sulla crescita delle vendite online e del modello di pubblicità denominato retail-media ma anche e soprattutto sulla creazione del contenuto con società come Cosmic.tech e Hypercast.studio

Sono tutte soluzione che cavalcano l'esplosione dei servizi nati dalle grandi piattaforme walled garden che ancora per anni vivranno un periodo di espansione demografica e finanziaria, in altre parole, sono espressioni sintomatiche del modello di business derivante dal web 2.0.

Negli ultimi 20 anni è avvenuta un'evoluzione lineare, miglioramenti tecnologici e nuovi player che ne interpretano al meglio gli sviluppi fino ad arrivare ad oggi.

E' impossibile non notare che sta succedendo qualcosa che mira a rivoluzionare il modello in cui noi noi , popolo digitale, abbiamo operato per anni in quanto andrebbe a soddisfare le richieste di chi internet lo popola: gli utenti: restituire il controllo a chi crea il contenuto perché "il senso del possesso fu pre-alessandrino"

L'attuale web 2.0 è privo di una infrastruttura che consenta pagamenti senza frizioni quindi il modello che ha preso il sopravvento è stato proprio l'advertising dove l'utente concede la propria attenzione in cambio del contenuto. L'assenza della frizione deriva dal fatto che ancora oggi una parte degli utenti ancora diffidano dei pagamenti digitali e l'infrastruttura mancava di efficienza nella gestione di micro-pagamenti.

Le grandi piattaforme advertising hanno dominato gli ultimi 20 anni creando un modello di aggregazione dei contenuti efficace e remunerativo per la loro successiva gestione, unita ad una sofisticata scalabilità sui dati per pianificare e raggiungere le audience più interessanti per gli advertiser.

Ne è derivato che queste company si sono arricchite e la distribuzione del valore è rimasta concentrata nelle loro mani e in quelle dell'1% dei creatori di contenuto a discapito del restante 99%.

Qualche dato :

il 90% delle royalty in streaming su Spotify va all'1,4% dei musicisti più popolari. L'1% più ricco di tutti gli streamer guadagna più della metà di tutte le entrate su Twitch. L'1% dei podcaster rivendica la maggior parte delle entrate pubblicitarie dei podcast.

Proseguendo cerco di illustrare la storia di come il web 2.0 ha rotto il modello di business dei media e di come l'avvento del web 3.0 segnala un'interruzione a quel modello di business che inclina la bilancia a favore dei creatori.

Senza metodi di monetizzazione nativi integrati in Internet web2.0, i modelli di business predominanti erano opachi, basati sulla pubblicità e dipendenti da reti walled-garden, il che dava un vantaggio smisurato alle piattaforme. All'orizzonte, nuovi modelli di business e tecnologie promettono di scardinare l'attuale sistema e porteranno a una vera età dell'oro per artisti e creatori.

Ci sono quattro trend principali che mi spingono a sostenere quanto detto.

1. Possibilità di introdurre la scarsità digitale e ripristinare il potere di determinazione dei prezzi per i creatori (blockchain e NFT economy)

Il caro Franco Battiato, in una sua canzone citava "ll senso del possesso che fu pre-alessandrino", ebbene si, l'essere umano brama il possesso e ne gode. Cosa induce questa brama? La scarsità o l'unicità del bene posseduto.

Per esempio, quando compravamo un disco, quanto valore in più gli davamo rispetto a fruire senza limite della musica su Spotify?

La blockchain e la NFT economy hanno riportato il fenomeno del collezionismo e del possesso in una chiave digitale creando modalità di scambio potenzialmente senza frizioni. Il web 3.0 consentirà ai creatori di contenuto la possibilità di controllare l'accesso al contenuto stesso. La duplicazione illegale è praticamente impossibile e sarà possibile per il creatore controllarne il valore e i prezzi di cessione.

Su piattaforme come Catalog o Sound, i super-fan acquistano musica NFT per migliaia di dollari ciascuno, con i creatori che guadagnano ciò che in precedenza avrebbe richiesto decine di milioni di riproduzioni...si, perché su Spotify ogni stream vale una miseria per l'autore, circa $ 0,004.

Brett Shear, un collezionista di NFT che possiede 45 canzoni da Catalog, ha detto alla rivista Time: "Nello stesso modo in cui acquisti opere d'arte che vuoi mettere nel tuo appartamento, voglio ascoltare questa musica e godermela, ed è una cosa diversa la sensazione di possederla."


2. La possibilità di rendere il supporto ai creatori un atto di investimento, non solo altruismo (NFT economy)

Questo rappresenta un passaggio dal tradizionale modello di donazione, in cui gli utenti pagano per avvantaggiare il creatore, a un modello di valore, in cui gli utenti sono disposti a pagare di più per qualcosa che avvantaggia loro stessi.

Le persone sono disposte a pagare prezzi elevati per contenuti esclusivi e differenziati e per l'accesso a una rete di persone che la pensano allo stesso modo.

Per i fan, la possibilità di profitto amplifica il loro incentivo a supportare un creatore. È interessante notare che introduce anche un segmento completamente nuovo nell'orbita del creatore che non era mai esistito prima nel web 2.0: gli speculatori. È importante sottolineare che tutti questi utenti, in virtù del fatto di diventare proprietari di una risorsa in linea con il successo del creatore, hanno un incentivo ad aiutare ad amplificare il lavoro del creatore.


3. La possibilità di introdurre nuovi modelli economici programmabili che diffondono ricchezza nel panorama dei creatori.

Faccio un esempio inequivocabile : un video su TikTok diventa virale ma come spesso accade, è inspirato sul lavoro di uno o più creators.

Sfortunatamente, i sistemi web 2.0 non sono impostati per premiare o tenere traccia di questa collaborazione. Nel mondo del vincitore prende tutto delle piattaforme algoritmiche, troppo spesso il valore scorre solo verso i creatori che diventano virali, lasciando fuori tutti gli altri coinvolti nella creazione dell'opera.

Nel web 3.0, la promessa della tokenizzazione significa che è possibile costruire royalties in modo tale che l'intera catena di attribuzione possa trarre profitto da un lavoro collaborativo.

4. Creare la possibilità per i creatori di possedere non solo i contenuti che producono, ma le piattaforme stesse.

Le DAO potrebbero essere una rivoluzione che ha un sapore di Ottobre Rosso con tanto di caduta degli Zar :) In questo articolo ho affermato che una delle cause principali della disuguaglianza nel panorama dei creatori è il controllo smisurato che le piattaforme esercitano sui creatori stessi e sul loro lavoro, attraverso la proprietà dei mezzi di produzione e distribuzione dei contenuti. Il modo più diretto per sfidare quel controllo è cambiare chi possiede i mezzi di produzione.

Le DAO (organizzazioni autonome decentralizzate) e altri meccanismi di proprietà collettiva creano un percorso per interrompere la presa centralizzata che le piattaforme hanno sul panorama dei creatori, consentendo ai creatori di lavorare in modo collaborativo senza un mediatore esterno che detta i termini del coinvolgimento. In una DAO, i sistemi di governance sono decisi dai membri e non ci sono azionisti esterni che fanno pressione per l'estrazione di profitti. Invece, in un DAO creatore, i proprietari sono i partecipanti: coloro che realizzano il contenuto, lo distribuiscono, lo consumano e lo apprezzano.

Pensate non sia possibile? Beh guardate queste:

The Superrare

ElektraDao

ObscuraDao

Il web 3.0 si concretizza con un passaggio epocale della proprietà, dai grandi walled garden, centralizzati e catalizzatori del valore al creatore singolo che ci porta ad un contesto ( lasciatemi inventare un acronimo) DTU, Direct to User.

Sarà una rivoluzione dei Media dove il contenuto avrà finalmente la sua rivincita sulla soluzione tecnologica di intermediazione, con buona pace anche di Franco che ci guarda da lassù.

Detto questo, i miei prossimi investimenti potrebbero essere su altri fronti:)

Giorgio D'Amore

Founder & CEO Smiling - Innovation for Brands

1 anno

riflessioni molto interessanti, soprattutto in tema distribuzione dei ricavi / DAO. anche noi di Smiling ci stiamo lavorando ...

Francesco Ciotola

✔ Digital Marketing Specialist: Web Advertising, Web Analytics, Email / SMS Marketing, Lead Generation

2 anni

Riflessioni preziose 🛒Mattia Stuani il contenuto quindi sarà sempre più il re e forse anche la regina😉

Andrea Febbraio

Co-Founder Teads.tv // Investor

2 anni

Bravo ciccio !

Felipe Aguilera Pereyra

🔹Senior Manager @PwC l 🔹MBA and Alumnus Ambassador @GSoM Polimi l 🔹 Co-Founder @L-move.net @Hostmate.it l 🔹 President @GSoM Entrepreneurship Club (400+ MBAs)

2 anni

🧞♂️

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