Come Si Fa Opendata Ver 2
Come Si Fa Opendata Ver 2
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Versione 2.0
L’illustrazione in copertina è di Alessia Bellino
Associazione Italiana
per l’Open Government
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Glossario..................................................................................................... 49
3
La guida è stata curata da:
Ernesto Belisario, Gianluigi Cogo, Stefano Epifani, Claudio Forghieri
Hanno collaborato:
Mauro Alovisio, Michele Barbera, Ugo Bonelli, Anna Cavallo,
Titti Cimmino, Luca De Pietro, Settilio Mauro Gallinaro,
Carmelo Giurdanella, Elio Guarnaccia, Stefano Laguardia,
Daniele Righi, Roberto Scano, Guido Scorza, Dimitri Tartari,
Daniela Tiscornia, Gianluca Vannuccini, Alessandro Lovani
Introduzione
di Gianni Dominici
5
Capitolo 1
Open Data e Open Government
Le nuove tecnologie per il rinnovamento
della PA: Open Data strategia verso l’Open
Government
6
Open Data e Open Government • Capitolo 1
7
Capitolo 1 • Open Data e Open Government
8
Open Data e Open Government • Capitolo 1
La pratica amministrativa
Sono passati ormai dieci anni dalla raccomandazione n. 19/2001 del
Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che con essa ha inteso in-
centivare la concreta apertura degli enti e delle istituzioni delle nazioni
europee verso le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazio-
ne1 quali concreti strumenti di cambiamento nell’ottica della trasparenza
e del dialogo con il cittadino.
A questo intervento hanno fatto seguito altre iniziative a livello inter-
nazionale, in base alle quali i governi centrali e locali hanno introdot-
to con varia efficacia l’uso dell’informatica e delle tecnologie all’interno
dei loro modelli operativi e processi decisionali. Tuttavia, si è mantenuto
pressoché inalterato il modello organizzativo e burocratico legato ad una
modalità tradizionale e consolidata di gestione dei dati, delle informazioni
e dei servizi al cittadino. Una modalità incentrata su un rapporto sostan-
zialmente asimmetrico, nel quale il cittadino è un attore “esterno” all’am-
ministrazione, la quale – nella migliore delle ipotesi – “eroga” servizi “ver-
so” la sua utenza. Al contrario, in un contesto caratterizzato da un nuovo
e più fluido rapporto tra il cittadino e le amministrazioni, le istituzioni
pubbliche sono chiamate proprio a ristabilire il contatto con i cittadini e a
rispondere loro attraverso nuovi strumenti e modelli.
Di recente, un impulso decisivo al dibattito sull’Open Government e
alla diffusione mondiale di questo nuovo modello culturale è stato fornito
dall’Amministrazione USA, che ha tradotto il concetto in un vero e proprio
sistema amministrativo. Si tratta del Memorandum “Open Government
Directive” dell’8/12/2009, provvedimento che codifica i principi della filo-
sofia “open” all’interno delle istituzioni e delle amministrazioni, prescrive
compiti, processi e modelli organizzativi che gli enti pubblici sono chia-
mati a seguire nel rispetto della Direttiva2. Tre sono i principi “open” ispi-
ratori della dottrina, che gli enti pubblici americani devono rispettare:
Trasparenza. Le istituzioni sono chiamate a fornire ai cittadini dati e in-
formazioni sulle decisioni prese e sul proprio operato. L’obiettivo del modello
1
In particolare, la raccomandazione ha introdotto nuovi modelli di governo all’interno del-
le amministrazioni, a partire dal contatto con i cittadini. Al fine di mantenere la legittimità
del processo decisionale, con il suo intervento il Comitato del Consiglio dei Ministri ha pro-
posto nuove forme di relazione e risposta ai privati da parte delle pubbliche amministra-
zioni, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Ha messo in rilievo, inoltre, l’importanza
della partecipazione del cittadino alle decisioni che lo riguardano per il buon funzionamen-
to dell’amministrazione.
2
Per maggiori informazioni sul Memorandum, cfr., Transparency and Open Government,
http://www.whitehouse.gov/the_press_office/TransparencyandOpenGovernment/.
9
Capitolo 1 • Open Data e Open Government
3
Per approfondimenti, cfr.,United Nations e-Government Survey 2010, http://www2.unpan.
org/egovkb/global_reports/10report.htm.
10
Open Data e Open Government • Capitolo 1
4
Cfr., Transparency International Georgia, Ten Open Data Guidelines, http://www.transpar-
ency. ge/en/ten-open-data-guidelines.
5
A riguardo la comunità internazionale fa riferimento anche a dati non strutturati e in
stato grezzo come componenti centrali di un modello Open Data. In ottica di “liberazione”
delle risorse digitali, gli utenti devono essere in condizione di strutturare e lavorare i dati,
con la possibilità di sviluppare nuove risorse digitali e diffondere informazioni e saperi. Per
la comunità scientifica che si occupa di Open Data, difatti, il presupposto per creare e dif-
fondere conoscenza attraverso l’adozione di questo modello passa per l’accesso, il riutilizzo
e l’interscambio da parte della collettività di dati e risorse non strutturate o di primo livello.
11
Capitolo 1 • Open Data e Open Government
12
Open Data e Open Government • Capitolo 1
13
Capitolo 1 • Open Data e Open Government
tagna, licenza che ha dato una spinta significativa al riuso ed alla valoriz-
zazione delle banche dati istituzionali6. Un’iniziativa simile – che non a
caso ha fatto seguito alla UK OGL – è stata portata avanti anche in Italia.
Si tratta della “Italian Open Data License” (IODL), primo intervento nel
nostro paese sul tema delle licenze dei dati prodotti e gestiti dalle ammi-
nistrazioni pubbliche7.
6
La licenza, adottata nel 2010 dal governo britannico, sarà applicata a tutti i dati pubblici e
i software sviluppati e utilizzati dagli Enti e dalle istituzioni della Gran Bretagna. Mediante
l’adozione della licenza, le amministrazioni britanniche garantiscono ai cittadini l’accesso
libero ai database pubblici, senza alcuna forma di registrazione o richiesta ufficiale per la
fruizione o l’utilizzo, e soprattutto la piena riusabilità dei dati e delle informazioni accedute.
7
La licenza – sviluppata da Formez PA – sarà ripresa nel corso del documento. Rispetto
alla licenza Britannica, quella italiana limita il riuso delle risorse a iniziative non-profit: gli
utenti non possono integrare e distribuire dati e informazioni pubbliche a scopi commer-
ciali.
14
Open Data e Open Government • Capitolo 1
15
Capitolo 2
Organizzarsi per gli Open Data
Trasparenza e apertura nelle PA passano
per un rinnovamento organizzativo e culturale
Fra gli ostacoli da superare per una politica di Open Data efficace e in
grado di generare valore ci sono gli aspetti organizzativi e, soprattutto, cultu-
rali che occorre gestire dentro l’amministrazione. Occorre convincere l’intera
struttura dell’importanza della trasparenza e dell’apertura sia con atti forma-
li sia con azioni formative mirate. Qualità e aggiornamento dei dati devono
essere garantiti nel tempo, così come una costante azione di monitoraggio e
valutazione delle ricadute delle politiche di Open Data.
16
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2
8
Cfr., http://www.dati.piemonte.it/.
17
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data
18
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2
9
Cfr., http://www.gao.gov/.
19
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data
10
Cfr., http://ec.europa.eu/information_society /digital-agenda/index_en.htm.
11
Cfr., http://ec.europa.eu/information_society/newsroom/cf/fiche-dae.cfm?action_
id=162&pillar_id=43&action=Action%203%3A%20Oblige%20public%20bodies%20to%20
give%20access%20to%20public%20sector%20information.
12
Cfr.,http://ec.europa.eu/information_society/policy/psi/actions_eu/policy_actions/index_
en.htm.
20
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2
ne sui dati disponibili del settore pubblico e la miopia degli enti pubblici
riguardo al potenziale economico dei loro dati. A tale riguardo è utile solo
ricordare come uno studio del progetto MEPSIR13 (MeasuringEuropean
Public Sector Information Resources) abbia quantificato in 27 miliardi di
Euro il valore economico dei dati prodotti dalle amministrazioni pubbli-
che nel mercato del loro riuso; valore che si riferisce al termine del proget-
to nel 2006, e che quindi è senz’altro da considerarsi in ulteriore aumento.
Entrando nella specifica analisi dell’impatto economico di un approc-
cio libero e aperto all’Open Data, si possono distinguere due ordini di be-
nefici derivanti da una piena, strutturata e diffusa disponibilità dei dati
delle amministrazioni:
- Valore aggiunto creato al di fuori delle amministrazioni, il “valore
esterno”;
- Risparmi conseguiti all’interno delle amministrazioni e nelle loro
interrelazioni, il “valore interno”.
13
Cfr. http://ec.europa.eu/information_society/ policy/psi/actions_eu/policy_actions/mepsir/
index_en.htm.
21
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data
22
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2
14
Cfr., Open Budget Index, http://internationalbudget.org/.
15
Cfr.,http://www.guardian.co.uk/news/datablog/2010/jun/21/local-government-data-london-
datastore.
23
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data
Questioni aperte
Nonostante i benefici economici esposti per le amministrazioni pub-
bliche, rimangono nel dibattito sull’Open Data questioni aperte su cui la
comunità degli esperti, civilservant e soprattutto i governi centrali e locali
insieme alle istituzioni comunitarie si stanno interrogando. Le potenzia-
lità che l’Open Government/Data offre non sono sfruttate appieno a causa
del modo in cui gli enti pubblici gestiscono le loro fonti d’informazione,
guidati innanzitutto dalla preoccupazione di recuperare i costi a breve
termine, piuttosto che vederne i vantaggi per l’economia nel suo insie-
me. Quest’ottica, spesso determinata dalla pressione esercitata sugli enti
pubblici affinché finanzino una parte delle loro attività, può mettere in
competizione il settore pubblico con quello privato, dar luogo a condizio-
ni restrittive di licenza e tariffazione e sfociare nella concessione di diritti
esclusivi, determinando delle evidenti inefficienze di mercato.
Per quanto riguarda la tariffazione, da un lato l’analisi economica sug-
gerisce di adottare modelli di massima diffusione in modo da liberare il
più possibile il potenziale dei dati, collegando le tariffe ai soli costi margi-
nali di messa a disposizione e distribuzione dei dati secondo una logica di
data as a service; tale costo marginale risultando tendente a zero, consente
prezzi di distribuzione nulli; dall’altro, c’è anche chi ritiene più efficiente
per la collettività che il settore pubblico metta in piedi un sistema di tariffe
che rifletta, più che i costi marginali, il “valore economico atteso” dell’in-
formazione nel mercato a valle. Ciò comporta la disponibilità a pagare di
chi acquisisce le informazioni e il diritto a riutilizzarla, anche per scopi
commerciali.
Si ritiene che l’eventuale gratuità dei dati non sia comunque un ap-
proccio “estremo” e non è affatto scontato si riveli penalizzante per le am-
ministrazioni pubbliche; anzi, non esigendo un corrispettivo in denaro o
applicando prezzi che coprono unicamente i costi marginali di riprodu-
zione e diffusione dei documenti, si ottiene il massimo riutilizzo dell’infor-
mazione del settore pubblico e i vantaggi sociali ed economici compensa-
no di gran lunga i benefici finanziari immediati derivanti dal recupero dei
costi. La tariffazione basata sui costi marginali costituisce anche uno dei
principi della raccomandazione recentemente adottata dall’OCSE in tema
di accesso migliore e uso più efficace dell’informazione pubblica16.
16
Cfr., C(2008)36, 6/2008.
24
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2
25
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data
26
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2
27
Capitolo 3
Gli aspetti tecnici
Il formato e le modalità di pubblicazione degli
Open Data all’interno della PA
17
Cfr., http://www.w3.org/DesignIssues/Linked Data.html.
28
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3
18
http://www.pdftoexcelonline.com/
19
http://it.ckan.net/
29
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici
30
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3
31
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici
Questo insieme di triple RDF (o grafo) può essere espresso, allo sco-
po di venire scambiato tra applicazioni e pubblicato sul Web, in vari
formati di serializzazione.
Ad esempio in N3:
@prefix ex: .
@prefixfoaf: .
@prefixrdf: .
ex:Bobfoaf:knowsex:Alice.
ex:Johnfoaf:knowsex:Bob
o in RDF/XML:
<?xml version=”1.0”?>
<rdf:RDFxmlns:ex=”http://example.org/” xmlns:foaf=”http://xmlns.com/
foaf/0.1//” xmlns:rdf=”http://www.w3.org/1999/02/22-rdf-syntax-ns#”>
<rdf:Descriptionrdf:about=”http://example.org/John”>
<foaf:knows>
<rdf:Descriptionrdf:about=”http://example.org/Bob”>
<foaf:knowsrdf:resource=”http://example.org/Alice” />
</rdf:Description>
</foaf:knows>
</rdf:Description>
</rdf:RDF>
32
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3
33
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici
Scheda – Linked Open Data: perché solo Open Data non basta,
neppure in Italia di Titti Cimmino20
Il Web dei documenti diventa il Web dei dati, questi descrivono
“cose” che hanno “proprietà” a cui corrispondono determinati “valori”.
Immaginando una tabella: le righe sono le “cose”, ogni colonna rap-
presenta le “proprietà”, e l’intersezione rappresenta la proprietà della cosa.
In sintesi tendiamo a pensare a dati in questo modo: “cosa”, “pro-
prietà”, “valore”.
Ogni “cosa” può avere più proprietà e più cose possono essere in
relazione. Dal punto di vista grafico, immaginando un grafo i nodi sono
le cose e gli archi le relazioni tra le cose.
Precipua questione è quella della identificazione delle cose global-
mente e univocamente dal punto di vista di un database. La chiave di
20
Cfr., http//www.titticimmino.it.
34
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3
35
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici
In sintesi RDF è il formato per i Linked Data; RDF usa URIs per
dare un nome alle cose; quando un URI è chiamato, esso restituisce
descrizioni RDF delle cose chiamate con gli stessi e sempre via RDF si
descrivono le relazioni tra le cose. Infine lo zenit si raggiunge linkando
differenti dataset.
A dispetto di problemi e questioni che si potrebbero sollevare circa
le difficoltà di sviluppatori o esiguità di risorse, ritengo che il Linked
Open Data data sia l’approccio migliore a disposizione per la pubblica-
zione di dati in un ambiente estremamente vario e distribuito, in modo
graduale e sostenibile.
Perché? Linked Open Data significa pubblicare i dati sul Web men-
tre si lavora con il Web.
21
http://it.ckan.net.
36
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3
22
http://www.dati.piemonte.it/.
23
http://www.comune.udine.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/comune/Bilanci_
comunali/open_data/.
24
http://linkeddatabook.com/editions/1.0/.
25
http://www.linkedopendata.it/.
37
Capitolo 4
I profili giuridici
Privacy, copyright e normativa sulla
trasparenza: le questioni giuridiche sull’Open
Data
38
I profili giuridici • Capitolo 4
39
Capitolo 4 • I profili giuridici
forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e im-
parzialità” (articolo 11, comma 1, D.Lgs. n. 150/2009).
Tale nuova posizione giuridica del cittadino è stata da ultimo rafforza-
ta dall’entrata in vigore – avvenuta il 25 gennaio 2011 – del terzo decreto
correttivo al CAD, il D.Lgs. n. 235/2010, che, nell’introdurre un nuovo ob-
bligo in capo alle amministrazioni pubbliche, ha sostanziato e completato
il citato art. 11, D.Lgs. n. 150/2009, facendolo assurgere a vero e proprio
diritto soggettivo: il nuovo comma 1-bis dell’art. 52, infatti, afferma che le
pubbliche amministrazioni devono promuovere “progetti di elaborazione
e di diffusione dei dati pubblici di cui sono titolari”, nonché assicurarne la
pubblicazione “in formati aperti”, al fine di “valorizzare e rendere fruibili” i
dati stessi.
In conclusione, alla luce dell’appena descritto processo legislativo, ci
troviamo di fronte ad una dirompente maturazione del canone costituzio-
nale della trasparenza, il quale non può essere più soltanto uno strumento
finalizzato al controllo del procedimento amministrativo, bensì un vero e
proprio risultato dell’azione amministrativa; non più, dunque, solo un cri-
terio informatore, ma un obiettivo di essa. In altri termini, alla luce del
combinato disposto di cui all’art. 11 del D.Lgs. n. 150/2009, e del nuovo art.
52 comma 1-bis del CAD, ci troviamo in presenza di una nuova declinazione
del principio di trasparenza della PA, secondo cui gli esiti dell’attività ammi-
nistrativa (il provvedimento definitivo, il servizio reso, la banca dati elabo-
rata) non sono più solo l’anello finale di un procedimento amministrativo,
ma diventano il nuovo punto di partenza di successivi ed autonomi percorsi
virtuosi – poco importa se pubblici o privati – del tutto indipendenti dagli
originari obiettivi pubblicistici dell’amministrazione procedente.
Si può quindi affermare che non c’è vera trasparenza se l’Ammini-
strazione non rende pubbliche online le informazioni formate e raccolte
nell’esercizio della propria attività: è questo il leitmotiv della legislazione
degli ultimi anni, confermato, in maniera assai significativa, dalla Deli-
bera n. 105/2010 della Commissione per la Valutazione la Trasparenza e
l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT) con la quale sono state
adottate le linee guida per la predisposizione del programma triennale per
la trasparenza.
40
I profili giuridici • Capitolo 4
41
Capitolo 4 • I profili giuridici
42
I profili giuridici • Capitolo 4
43
Capitolo 4 • I profili giuridici
44
I profili giuridici • Capitolo 4
26
http://www.opendefinition.org/okd/.
45
Capitolo 4 • I profili giuridici
a) Creative Commons
Tali licenze nascono dall’esigenza di permettere la libera circolazione
del materiale creativo protetto dal diritto d’autore dal momento che sono
ispirate al modello “alcuni diritti riservati”.
Le sei licenze Creative Commons si strutturano idealmente in due par-
ti: una prima parte indica quali sono le libertà che l’autore vuole concede-
re alla sua opera ed una seconda parte che chiarisce a quali condizioni è
possibile utilizzare la stessa.
In generale, si può affermare che la prima parte delle licenze fa sempre
riferimento alla libertà di copiare e distribuire l’opera. Ciò si realizza at-
traverso l’attribuzione della libertà di «riprodurre, distribuire, comunicare
al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare l’ope-
ra». Al contrario, solo alcune delle licenze consentono anche la modifica
dell’opera, attribuendo esplicitamente tale diritto.
La seconda parte delle licenze prevede l’individuazione delle condi-
zioni per l’utilizzo dell’opera. È qui che si possono evidenziare le caratte-
ristiche di grande semplicità e flessibilità. Infatti, il titolare dell’opera ha
a disposizione quattro clausole di base che possono essere agevolmente
utilizzate creando delle vere e proprie combinazioni di diritti. In pratica,
il titolare dell’opera può ottenere una licenza capace di rispondere in ma-
niera quanto più efficace possibile alle sue esigenze.
In particolare, le clausole individuate dalle licenze Creative Commons sono:
1) Attribuzione. Questa clausola impone che si debba riconoscere la
paternità dell’opera all’autore originario. Si tratta di una clausola
sempre presente in tutte le tipologie di licenze Creative Commons
e con la stessa viene imposto di segnalare sempre la fonte.
2) Non commerciale. Tale clausola impone che il riutilizzo dell’opera
non possa essere consentito per fini commerciali. Tuttavia, occorre
precisarne la portata: infatti, essa indica che se si distribuiscono
46
I profili giuridici • Capitolo 4
copie dell’opera, non si può farlo in una maniera tale che sia pre-
valentemente perseguito un vantaggio commerciale o un compen-
so monetario. Per utilizzare in tal senso il materiale distribuito, è
necessario chiedere uno specifico consenso all’autore.
3) Non opere derivate. L’applicazione di tale clausola indica l’impos-
sibilità di trasformare, alterare o modificare l’opera. Anche in tal
caso, come accade per la clausola non commerciale, qualora si vo-
lessero realizzare opere derivate sarebbe necessario ottenere uno
specifico permesso da parte dell’autore originario;
4) Condividi allo stesso modo. È anche conosciuta come clausola vi-
rale della licenza (tecnicamente clausola di persistenza). Infatti,
se applicata stabilisce che l’alterazione, trasformazione o sviluppo
dell’opera, obbliga e redistribuire l’opera risultante soltanto per
mezzo di una licenza identica a quella attribuita all’opera origi-
naria. Tale clausola garantisce che le libertà concesse dall’autore,
siano attribuite anche alle opere derivate.
27
http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/.
47
Capitolo 4 • I profili giuridici
28
http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5/deed.it.
29
http://www.opendatacommons.org/licenses/odbl/.
48
Glossario server (Cfr.), da utilizzare come archi-
vio dati oppure per l’allocazione di pa-
gine Web.
49
Glossario
50
Glossario
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Appunti:
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