Operazione Husky
Operazione Husky
L’OPERAZIONE HUSKY
LO SBARCO DEGLI AMERICANI A LICATA
sbarco (tra cui i LST, per lo sbarco dei carri armati, e i DUKWS, camion
anfibi a sei ruote, utilizzati per la prima volta proprio in Sicilia), 237 navi
4
americani),1 contro gli appena 230.000 italiani e 60.000 tedeschi che
La difesa della Sicilia era affidata alla Sesta Armata del generale Alfredo
occidentale, guidato dal gen. Mario Arisio (ed in seguito allo sbarco, dal
Carlo Rossi. I due Corpi d’Armata a loro volta erano composti di quattro
divisioni mobili (Aosta ed Assietta del XII, Napoli e Livorno del XVI) e sei
1
Dati citati dallo storico italiano Alberto Santoni (A. Santoni, Le operazioni in Sicilia e in Calabria, a
cura dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma 1983, pp. 100 – 103). Secondo i dati
dello storico americano dell’invasione, ammiraglio Samuel E. Morison, il 15 luglio la Settima Armata
americana contava già 204.000 uomini e l’Ottava Armata britannica, pochi giorni dopo, ne contava
250.000 (da Gaetano Zingali, L’invasione della Sicilia, Catania 1962, p. 240)
2
Dati citati dal generale Emilio Faldella, capo di Stato Maggiore delle Forze Armate in Sicilia (da
Gaetano Zingali, op. cit., p. 239). Il Santoni cita 175.000 italiani e 67.500 tedeschi combattenti nel corso
dell’intera campagna, più un numero di 57.000 tra italiani e tedeschi addetti ai servizi (A. Santoni, op.
cit., p. 85)
5
collegamento tedesco in Italia tra il maresciallo di campo Albert Kesselring
ed il Guzzoni.3
del 1942, quando furono fissati due importanti obiettivi strategici nel
3
Alberto Santoni, op. cit., p. 85
4
Carlo D’Este, Lo sbarco in Sicilia, Milano 1990, pag. 119
6
primo fronte contro i tedeschi; la possibilità di un’invasione tutta britannica
due rispettive concezioni della guerra: gli americani erano più propensi ad
5
Carlo D’Este, op. cit., pag. 25
6
La Conferenza di Casablanca si tenne dal 12 al 26 gennaio 1943, con la partecipazione del Presidente
americano Roosevelt, del Primo Ministro inglese Churchill e dei rispettivi stati maggiori (Elena Aga-
Rossi, La politica degli Alleati verso l’Italia nel 1943, in L’Italia fra tedeschi e Alleati, a cura di Renzo
De Felice, Bologna 1973, p. 182)
7
complessiva degli inglesi: gli americani finirono per appoggiare le loro
deciso, per la prima volta nella storia, il principio della resa senza
1943.8
7
Francesco Renda, Dall’occupazione militare alleata al centrosinistra in Storia della Sicilia, III° vol.,
Palermo 1987, pp. 23 -28
8
Sui problemi relativi all’adozione della formula di resa incondizionata si veda Elena Aga-Rossi, op. cit.,
pp. 182 ss. L’Armistizio di Cassibile fu firmato il 3 settembre 1943 dal generale italiano Giuseppe
Castellano e dall’omologo Alleato Walter Bedell Smith, alla presenza del Comandante dell’operazione
Husky Eisenhower. L’accordo era articolato in 12 punti e prevedeva che l’Italia si ritirasse dalla guerra e
dall’alleanza con la Germania, consegnando la flotta navale e gli aerei in mano agli Alleati. L’armistizio
fu divulgato al popolo italiano ed al mondo intero solo cinque giorni più tardi, l’otto settembre.
8
designato comandante di tutte le forze di terra (ed una volta occupata
9
dovevano far sbarcare una divisione nel golfo di Castellammare, seguita da
solo sul golfo di Gela, allo scopo di proteggere il fianco sinistro delle
imprese maggiori, con la conquista dei tre principali porti della Sicilia
9
Carlo D’Este, op. cit., p. 83
10
Carlo D’Este, op. cit., pp. 90 - 92
10
l’esecuzione di Husky; obiettivi prioritari della prima fase sarebbero stati i
Nel piano, l’Ottava Armata avrebbe assalito quella parte di costa situata tra
Siracusa e Pozzallo, con quattro divisioni (la 5^ e la 50^ del XIII Corpo
dall’Italia continentale.
fronte di circa 80 km tra Licata e Punta Braccetto, con due divisioni del II
11
Alberto Santoni, op. cit., p. 35. I più importanti obiettivi immediati furono i porti, necessari per
rifornire le forze di invasione, e i campi di volo, che sarebbero stati utilizzati dalle forze aeree Alleate.
12
Lamberto Mercuri, La Sicilia e gli Alleati in L’Italia fra tedeschi e Alleati, cit., p. 223
13
Carlo D’Este, op. cit., p. 113
11
Corpo d’Armata, la 1^ (chiamata Dime Force, che doveva attaccare Gela) e
la 45^ (chiamata Cent Force, che avrebbe attaccato Scoglitti), più una sotto
task force separata (Joss Force) composta dalla 3^ divisione rinforzata che
Erano previste delle operazioni preliminari allo sbarco delle due Armate,
sino alle coste della Sicilia; il loro compito principale era quello di
14
La relazione ufficiale della Marina Militare USA, scritta dall’ammiraglio Morison, prevedeva cinque
punti per il piano iniziale: 1) Misure preliminari per conquistare il dominio del mare e dell’aria; 2)
Assalto anfibio per conquistare delle teste di sbarco; 3) Ampliamento della base per ulteriori operazioni;
4) Conquista delle località di Catania, Augusta e Gerbini; 5) Occupazione dell’isola (da Gaetano Zingali,
op. cit., p. 207)
12
appoggiare gli sbarchi delle due Armate, sostenendole con il
cannoneggiamento navale.
facile per le truppe Alleate che, come visto, disponevano di risorse militari
testa di ponte.
15
Tra il 10 e l’11 luglio le divisioni “Hermann Goering” e “Livorno” contrattaccarono gli americani nella
piana di Gela, dove fu combattuta una terribile battaglia; sul ponte Primosole (che attraversa il Simeto) fu
combattuta un’altra durissima battaglia che impegnò gli inglesi dell’Ottava Armata, i quali furono
bloccati nella loro avanzata su Catania; gli americani a Troina ed i canadesi ad Agira dovettero subire la
strenua difesa da parte delle truppe dell’Asse. Le perdite Alleate in azione furono più di 5000, tra i soldati
della VII ed VIII Armata ed i marinai della US e della Royal Navy (cifre tratte da Carlo D’Este, op. cit.,
Appendice B – Perdite Alleate)
13
2. Lo sbarco a Licata
era uno dei tre punti strategici prescelti per l’approdo della Settima Armata
americana (gli altri due, come abbiamo visto, erano Gela e Scoglitti) e
20.470 uomini.17
16
Alberto Santoni, op. cit., p. 101
17
Secondo il Report of Operations della Settima Armata USA (da Sandro Attanasio, Sicilia senza Italia,
Milano 1976, p. 76)
14
Il territorio di Licata, il quale rientrava sotto il comando del XII C.A., era
faceva della città (ed in particolare del suo porto) un importante obiettivo
18
La batteria della MILMART, Milizia Artiglieria Marittima, aveva la sua postazione nella centrale Via
Garibaldi mentre il treno armato si trovava al porto (da “Momenti della battaglia nell’entroterra di
Licata”, in La Vedetta, luglio 2003, p. 7)
19
Gaetano Zingali, op. cit., p. 259
20
Archivio storico di Licata (d’ora in poi ASL), cartella n. 437, raccomandata del 28 aprile 1943
indirizzata al Comitato Prov/le di protezione antiaerea di Agrigento, riguardante le schede relative alle
vittime dell’incursione aerea del 25 aprile ’43 sull’abitato di Licata.
21
All’Archivio storico sono documentate anche le incursioni aeree del 25 maggio e del 28 giugno, che
causarono delle vittime tra la popolazione La Deliberazione n. 384 del 31 dicembre 1943 che riguarda il
pagamento di spese per vitto e alloggio fornito alle famiglie danneggiate dall’incursione aerea del 25
maggio; la stessa delibera cita il pagamento dei lavori per fornitura di marmo da destinare alle tombe
delle vittime e per il seppellimento delle medesime, causate dal bombardamento aereo del 28 giugno
precedente (citata da Carmela Zangara, 60 anni fa lo sbarco degli americani a Licata, in La Vedetta,
luglio 2003)
15
già esistenti dal precedente conflitto mondiale e che dovevano servire a
tutti quei licatesi non sfollati altrove e rimasti nelle loro case in città.22
lasciava prevedere che di lì a poche ore si sarebbe scatenata una delle più
22
ASL, Del. n. 113 riguardante il pagamento di spese per il servizio di custodia e pulizia dei ricoveri
antiaerei di Via Grangela, Piano Quartiere e Piazza dell’Impero (l’odierna Piazza Progresso, dove sorge il
Palazzo di Città). Inoltre, su questo punto vi è pure la Del. n. 148 del 20 maggio 1943 concernente
l’impegno di spesa per la costruzione di rifugi nei plessi scolastici, lavori che furono affidati alla
direzione del geometra Alfredo Quignones, capo dell’Ufficio tecnico comunale (citata da Carmela
Zangara, ult. op. cit.)
23
Carmela Zangara, ult. op. cit.
24
Elena Aga-Rossi, op. cit., pp. 178-180
25
Le forze costiere non avevano alcuna capacità controffensiva, come ebbe a dire il generale Mario
Roatta: “Potevano solo resistere sulle loro posizioni, però senza reagire al tiro navale avversario e alle
offese aeree” (da Sandro Attanasio, op. cit., p. 48)
16
vittoria angloamericana, della necessità di arrendersi per avere la pace e,
all’alleanza con Hitler, stava portando il paese alla rovina con conseguenze
scoccare della mezzanotte, 266 velivoli C-47 “Dakota”, partiti dalla base
26
Carlo D’Este, op. cit., p. 190. Le cifre indicate da Alberto Santoni sono diverse, egli scrive di 222 C-47
con a bordo 3405 paracadutisti (Le operazioni in Sicilia e Calabria, cit., p. 136)
27
Alberto Santoni, op. cit., p. 160
17
dalle truppe in ritirata ma i danni riportati resero difficili in seguito le
operazioni commerciali.28
L’ora “zero” per i licatesi scattò alle 02,45 del 10 luglio 1943, quando le
occidentale, Torre di Gaffe nel settore 73 (in codice spiaggia rossa), alle
gialla, a poca distanza dalla foce del fiume Salso che attraversa Licata) e
Punta due Rocche (settore 70 est, spiaggia blu, nei pressi del castello di
settori 72-71. Proprio qui, alle 2,57, toccarono terra i primi soldati della
nella loro avanzata verso la città e così pure i reparti della seconda ondata
(il 2° btg. del 15° rgt. di fanteria), i quali si mossero rapidamente ad est,
dei carri e dei veicoli avvennero senza intralci, anche perché supportati dal
28
Nota della Prefettura di Agrigento del 18 ottobre 1943 (da Carmela Zangara, 60 anni fa lo sbarco degli
americani a Licata, cit.)
29
Carlo D’Este, op. cit., p. 208
18
treno armato di stanza al porto ma che colpirono duramente pure la città,
feriti).32
delle forze del XII C.A. Fin dalla mattina del 10 luglio, il comandante della
Sesta Armata Guzzoni aveva ordinato di inviare dei rinforzi alla 207^
30
Carmelo Incorvaia, La U.S. Navy nello sbarco a Licata, in La Vedetta, luglio-agosto 2002, p.11. I
danni materiali subiti dalla città si possono evincere, in larga parte, da documenti conservati presso
l’Archivio Storico di Licata (v. paragrafi successivi)
31
Sandro Attanasio, op. cit., p. 74
32
Alberto Santoni, op. cit., p. 144 ed anche Carlo D’Este, op. cit., p. 220
19
che avanzavano verso l’interno. I soldati italiani combatterono con onore
capo della flotta navale statunitense, nella sua relazione ufficiale affermò
essere ricacciate in mare, se non fossero state aiutate dal potente fuoco
delle navi.33 Gli americani conquistarono Agrigento solo nella serata del 16
Una prova della resistenza delle truppe italiane è data da quella che fu la
zona più “calda” degli sbarchi americani nel settore di Licata, vale a dire
sbarco del Gaffi Attack Group finirono sotto un intenso fuoco di armi
tedeschi a bassa quota, che provocarono non pochi morti tra i fanti
20
del colonnello H. B. Sherman.36 Un altro momento di tensione si ebbe in
distanza di sette chilometri dalla costa ma, stranamente, non accadde nulla.
chiudere l’attacco a tenaglia sulla città; sulla spiaggia gialla giunse anche
contatto ad est con la Dime Force (che operava nel settore di Gela) e di
36
Come scrive Carmelo Incorvaia (La US Navy nello sbarco a Licata, cit., p. 10) a sparare furono
soprattutto i mitraglieri del 538° btg (di riserva); l’Attanasio riferisce di un contrattacco effettuato dallo
stesso battaglione, presso la piccola stazione ferroviaria sulla collina di Sant’Oliva a nord di Licata, che
fu respinto dagli americani (Sandro Attanasio, op. cit., p. 74; cfr. anche Carlo D’Este, op. cit., p. 208)
37
Carlo D’Este, op. cit., p. 209
38
Carlo D’Este, op. cit., p. 209. Tra gli altri importanti corrispondenti di guerra che si trovarono a Licata,
vi furono Ernie Pyle, il fotoreporter Robert Cape e John Hersey, il quale ambientò a Licata il suo
romanzo “A bell for Adano” (“Una campana per Adano”, v. paragrafo sull’occupazione militare)
21
conquistare la posizione strategica del colle Desusino, dominante la zona di
anche il segretario politico del locale fascio, Giovanni Guzzo, che si era
rifugiato fuori città come tutti gli altri funzionari politici ed amministrativi;
l’ordine pubblico, e per questo motivo fu uno dei primi fascisti licatesi ad
39
Carmelo Incorvaia, La US Navy nello sbarco a Licata, in La Vedetta, giugno 2002, p. 10
40
Il servizio segreto dell’OSS nacque nel 1942 e rimase per tutta la guerra sotto la direzione del generale
William J. Donovan. Il reparto speciale che sbarcò in Sicilia fu posto sotto il comando del maggiore Max
Corvo, un giovane 23enne d’origini siciliane che si era occupato anche dell’arruolamento dei suoi
uomini, in gran parte italoamericani; si veda The OSS in Italy, 1942-1945, a personal memoir (New
Yorch 1990), memoriale dello stesso Corvo in cui è ricostruita minuziosamente tutta l’attività dell’OSS
durante l’operazione Husky ed il resto della Campagna d’Italia.
41
Sandro Attanasio, op. cit., pp. 75 – 76
42
L’Attanasio riferisce di quasi tremila prigionieri (op. cit., p. 78); le varie testimonianze raccolte dalla
Zangara nel suo 10 luglio1943 – Lo sbarco degli americani nelle testimonianze dei licatesi, Licata 2000,
confermano la cattura di numerosi civili durante le operazioni di rastrellamento.
22
prigioniero politico. Fu catturato e fatto prigioniero (di guerra, però, in
Licata cadde definitivamente alle 11,30 del 10 luglio, quando gli americani
Sant’Oliva, ad esempio, dove era stato il Comando generale del 139° rgt ed
pressato dagli automezzi pesanti, sorse la base aerea americana, che doveva
43
Secondo quanto scrive l’Attanasio, il Guzzo sarebbe stato l’ultimo segretario politico del fascio di
Licata (S. Attanasio, op. cit., p. 78); nelle mie ricerche all’Archivio Storico cittadino ho trovato dei
riferimenti sul Guzzo, circa la sua attività di segretario politico fascista, sino al maggio 1942. In una delle
varie testimonianze raccolte quattro anni fa da Carmela Zangara (ult. op. cit., pp. 83 ss.), il prof.
Salvatore Malfitano, preside ed insegnante di storia, filosofia ed economia politica presso il liceo
comunale, aveva affermato di essere stato lui l’ultimo segretario politico del fascismo licatese; ma,
poiché nel febbraio 1943 egli venne richiamato alle armi in qualità di militare di truppa (e, all’atto dello
sbarco degli americani, fu fatto prigioniero di guerra, così come è scritto nella delibera n. 84 del 1° aprile
1944, dall’oggetto: “Trattamento economico al dipendente comunale Dott. Salvatore Malfitano
richiamato alle armi”, ASL, Cart. 1944), fu sostituito dal dott. Gaetano Repellino che ricoprì la carica, in
assenza del titolare (quest’ultimo fatto è stato confermato dalla vedova del Repellino e citato nel libro
della Zangara).
44
Sandro Attanasio, op. cit., p. 76 ed anche Paolo Maltese, Sbarco in Sicilia, Milano 1981, p. 133
45
ASL, verbale d’occupazione n. 2172 del 13 maggio 1943, riguardante la permanenza in contrada S.
Oliva del distaccamento-1° battaglione, 29° reggimento di fanteria; il Comando del 139° rgt si trovava
nei locali di Casa Urso, detta Calandrino, che fu presa in consegna dal Comandante tenente colonnello
Antonino Galfo, così come risulta da una ricevuta rilasciata il 9 novembre 1941 attestante la requisizione
(da Carmela Zangara, ult. op. cit., p. 177)
46
Francesco Giorgio, Licata. Storia della città, Roma 1983, p. 85
23
che sovrasta la città, si trovavano (e si trovano tuttora) le ville di proprietà
dei licatesi più facoltosi, le quali erano già state requisite dalle truppe
Umberto, che si estende tra la Piazza Progresso ed il ponte sul fiume Salso,
verso l’Africa settentrionale, dove erano stati allestiti altri e più duri campi
47
Testimonianza resa dal nipote del barone, dott. Nicolò La Lumia (da Carmela Zangara, ult. op. cit., p.
158)
24
americana.48 Fu invece mantenuta la sede dell’ospedale della Croce Rossa,
che si trovava da alcuni anni presso i locali del Palazzo Urso Ventura in
C.so Roma, una delle arterie principali della città;49 qui affluirono i feriti di
Una stima dei morti tra i civili durante e nel periodo immediatamente dopo
un’esatta cifra dei caduti risulta molto difficile poiché, come ha fatto notare
la stessa Zangara, vi sono delle discordanze tra i dati dei registri dello stato
prezzo che i licatesi dovettero pagare allo sbarco americano ed alla loro
48
Calogero Carità, Alicata Dilecta, Licata 1988, p. 362
49
ASL, cart. n. 437, ordinanza della prefettura di Agrigento del 10 novembre 1941 (citata da Carmela
Zangara, 60 anni fa lo sbarco degli americani a Licata, cit.)
50
ASL, cart. n. 659
51
Carmela Zangara, 10 luglio 1943 – Lo sbarco degli americani nelle testimonianze dei licatesi, cit., pp.
165 ss.
25