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TL1/DG

Laura de Benedictis

Dizionario
della

Lingerie
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Apodesmo 2

Apodesmo Nella Grecia antica reggiseno costituito da un bendag-


gio di stoffa che aveva soprattutto la funzione di contenere il seno
durante le prove sportive.
Autoreggente La calza autoreggente è un tipo particolare di cal-
za in nylon preferito da un numero sempre crescente di donne. Rap-
presenta l’evoluzione della calza che si sosteneva con reggicalze. È
caratterizzata dal fatto che può star su da sola grazie ad una fascia
elastica e siliconata, denominata balza, solitamente decorata da un
ricamo floreale o geometrico, della larghezza media di 8 cm. L’uso
delle calze autoreggenti si è intensificato alla fine degli anni ottan-
ta, grazie all’interesse delle case produttrici a rilanciare questo capo
sul mercato, proponendolo in nuovi colori e modelli, da quelli con
trama elaborata, a quelli con balza di colore differente dalla calza, a
quelli con la riga nera, ad imitazione delle calze che si usavano con
il reggicalze.

Babydoll È uno dei capi più rappresentativi della lingerie sexy degli
ultimi cinquant’anni. Nata per sostituire il pigiama, questa camiciola
Extrait de la publication
3 Batista

corta, realizzata spesso con tessuti trasparenti e con forme vezzo-


se, con o senza ornamenti e merletti, è diventato un simbolo della
sensualità fino ad essere considerato un elemento cult della lingerie
sexy. Estremamente versatile, sia nei i tessuti (il baby doll si presta,
infatti, al raso come alla seta, al cotone come allo chiffon), sia nel-
lo stile, che può essere raffinato o stravagante, romantico oppure
provocante. Sul nome di questo indumento intimo si possono avan-
zare varie interpretazioni: potrebbe derivare dal film Baby Doll del
1956, nel quale lo indossava l’attrice Carrol Baker, oppure potrebbe
dipendere dal fatto che il modello basic del baby doll ricorda molto i
vestitini delle bambole.

Batista Tessuto in lino o in cotone fine e trasparente, usato so-


prattutto per le camicie.
Blanchet Era un tipo di finissima camicia utilizzata nel Medioevo,
sotto gli abiti delle donne.
Body Il body è un indumento che aderisce al busto completamen-
te, di solito realizzato in materiale elastico, che spesso presenta
l’abbottonatura all’inguine, con ganci o bottoncini, ma può essere
anche tutto cucito e chiuso. Proprio l’aderenza al corpo dà il nome
a questo capo, non necessariamente intimo: viene, infatti, larga-
Brachessa 4

mente adoperato nell’abbigliamento


sportivo o semplicemente per un look
a corpo, sotto giacche, gilet, camicie, o
da solo. Grazie alla sua praticità e versati-
lità è largamente usato di danzatori, atleti
del pattinaggio, della ginnastica artistica e
ritmica e, in generale, da chi pratica atti-
vità ginniche. Secondo il suo utilizzo può
essere molto sobrio, oppure coloratissimo e
sgargiante (si pensi alle tutine del pattinag-
gio artistico) e realizzato in stoffe opache,
lucide o velate. Il body inizia a diffon-
dersi in modo massiccio nel mondo
dello spettacolo intorno agli anni
Settanta-Ottanta. Una variante
è la tuta a body, cioè un tipo di
tuta aderente a tutto il corpo in-
dossata da artisti che amavano
“osare”, si pensi, ad esempio ai
costumi da ballo di Stefania Rotolo,
Heather Parisi o agli esordi stravagan-
ti di Renato Zero.
Brachessa Tipico mutandone femminile che, dall’ori-
ginaria funzione di coprire le gambe alle nobildonne
mentre cavalcavano, ha assunto, in seguito, un
carattere sempre più seduttivo, tanto da
attirarsi le condanne della Chiesa che lo
riteneva peccaminoso.
Brassiere Traduzione inglese
di reggiseno.

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5 Brasiliana

Brasiliana Tipo di mutanda si-


mile al perizoma, col quale viene
talvolta confuso, perché, molto
sgambato ai lati, lascia scoperta
buona parte dei glutei. Il perizo-
ma, invece, differisce dal tanga
si caratterizza per la presenza
di sottili strisce laterali (meno
di un centimetro di altezza)
che uniscono le parti. La parte
posteriore del perizoma è un
semplice filo. Esistono varianti
in cui i diversi modelli si fondo-
no e si contaminano reciproca-
mente: slip a brasiliana, in cui il
pannello anteriore è più piccolo
del posteriore, che è realizzato completamente in pizzo; il “perizo-
ma a brasiliana”, in cui la fascia sotto i reni è tutta merlettata.
Bretellina Il termine si riferisce, in genere, alle bretelle dei reggise-
ni, le quali hanno permesso di rivoluzionare, agli inizi del ‘900, l’inti-
mo femminile. L’abbandono del corsetto, in favore del più pratico
reggiseno a bretelline restituito
finalmente, libertà di movimen-
to alle donne. Nonostante ciò, le
bretelline risultano talvolta poco
eleganti da vedere, ad esempio
sotto i vestiti che lasciano sco-
perte le spalle, per cui le case
produttrici hanno elaborato di-
verse soluzioni: bretelline in sili-
cone trasparente, oppure deco-
rate con strass, ricami, fiorellini, per cercare di renderle più
gradevoli alla vista. Esistono anche modelli di corsetti o top rigidi
con bretelline, di solito cucite in funzione ornamentale, piuttosto
che di reale sostegno.
Broccato 6

Broccato Pregiato tessuto generalmente di seta, realizzato con


telaio jacquard prodotto a partire dal XIV secolo come elaborazio-
ne del damasco. A differenza del damasco, che è monocolore con
una differenziazione di armature che creano l’effetto lucido-opaco
e mettendo in risalto il disegno sullo sfondo, il broccato è di colori
diversi. Viene tessuto mettendo insieme più orditi, uno per il fondo
e un altro per tenere uniti i disegni. La laboriosità della sua produ-
zione e i pregiati materiali impiegati per realizzarlo ne hanno fatto
un tessuto destinato in passato al clero e ai ceti nobiliari. I maggiori
centri di produzione in Italia furono Venezia, Firenze, Genova e Mi-
lano. Oggi è usato per lo più nell’arredamento: la moda se ne serve
per soluzioni particolarmente estrose ed eleganti di ogni genere, dai
corpetti ai foulard, dalle giacche ai pantaloni, spesso creazioni di ce-
lebri stilisti.
Busto Nell’ambito della lingerie è sinonimo di corsetto. L’uso del
busto è scomparso dalla moda femminile nel XX secolo per essere
ripreso negli anni Cinquanta in forme meno costrittive dal New Look
di Christian Dior. I primi busti, realizzati in ferro risalgono al XVI se-
colo e gli ultimi, costituiti da materiali più morbidi, all’età vittoriana.
Calza Rudimentali calze lavorate a maglia sono state trovate perfi-
no nelle tombe dei faraoni egizi, mentre gli antichi Romani usavano
fasciare le gambe con lana o tela. Risale, però, al Medioevo l’origine
delle prime vere e proprie calze, in concomitanza con la lavorazione
della seta (XII secolo). Da notare che allora le calze erano indossate
più dagli uomini che dal-
le donne! E, in ogni caso,
il loro uso era riservato
necessariamente alle
classi più agiate. La pri-
ma innovazione impor-
tante, in tal senso, si ha
solo nel 1920, quando,
con l’invenzione del ra-
yon, denominato appun-
to “seta artificiale”, le
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7 Calza

calze divennero un prodotto accessibile a tutti. In quell’epoca inol-


tre la moda femminile iniziò a scoprire le gambe, per secoli relegate
sotto lunghe e ampie gonne. Dopo il rayon, una nuova fibra aprì de-
finitivamente le porte ad una vera rivoluzione nel mondo delle calze.
In una piccola azienda familiare del Delaware, in America, nel 1938,
Wallace H. Carothers, inventò il nylon, definito la prima fibra sinteti-
ca “resistente come l’acciaio e delicata come una ragnatela”. Dai primi
negozi di Wilmington, man mano, la rete di distribuzione delle calze
si diramò in tutta l’America del Nord fino a toccare la soglia di 64
milioni di paia vendute solo nel primo anno. Con la seconda guerra
mondiale anche le fabbriche di
lingerie, come quelle di altri set-
tori, furono costrette a riconver-
tirsi alla produzione di armi.
L’escalation del mercato delle
calze segnò così una momenta-
nea battuta d’arresto ma, dopo
la fine del conflitto, riprese verti-
ginosa, con interminabili i file di-
nanzi ai negozi e risse per acca-
parrarsi l’agognato indumento.
Durante la forzata astinenza, al-
cune donne, non volendo rinun-
ciare alla sensualità della calza,
si disegnavano addirittura sulle
gambe la riga della cucitura po-
steriore che caratterizzava le
calze dell’epoca. La riga comin-
ciò a scomparire nei modelli de-
gli anni Cinquanta, quando le
calze si arricchirono di nuove trame, di velature e di disegni famta-
sia, mentre incontravano sempre di più il favore delle donne acces-
sori come giarrettiere e reggicalze. Negli anni Sessanta, la Dupont,
inventò l’elastam lycra e, anche il collant. Nell’industria delle calze la
ricerca continua di tessuti sempre più innovativi e tecnologici, varie-
gati nei colori, nelle trame e nei modelli, fa sì che le principali case
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Camicia 8

produttrici offrano sempre maggiore varietà di scelta, creando addi-


rittura degli store dedicati solo alle calze.
Camicia La camicia è il risultato di un’evoluzione della tunica: dal
XVIII secolo, a differenza dell’uso che se ne fa attualmente, era l’in-
dumento intimo “fondamen-
tale” dei ceti più elevati, che
si portava sotto gli abiti a
contatto con la pelle. Nei ri-
tratti dei nobili del Rinasci-
mento la camicia traspare
candida e pulita, da scollatu-
re, spacchi nelle gonne, dalle
attaccature delle maniche,
dalle aperture fra le abbotto-
nature. La camicia era uni-
sex, la usavano, infatti, sia
uomini che donne. Da alme-
no dodici secoli la camicia ri-
veste, a seconda dei periodi
storici e delle circostanze, di-
versi ruoli e significati: segno
di eleganza, simbolo di nobil-
tà o appartenenza ad uno
schieramento politico, dono
galante o diplomatico. L’uso
quotidiano l’ha resa una co-
stante dell’abbigliamento,
sia “sotto” che “sopra”.
Quest’indumento ha cono-
sciuto tanti e diversi, tessuti,
dal lino alla seta, dal popeline al twill e così via. Anche nella foggia,
la moda ne ha fatto, spesso, oggetto di interesse per studiare tagli
sempre più funzionali ed, al contempo, eleganti o di impatto, es-
sendo un capo che si presta bene, tanto ad una moda classica e
sobria che originale ed estrosa.
9 Canotta (o canottiera)

Canotta (o canottiera) La canotta nasce maglietta intima priva


di maniche, con bretelle più o meno ampie, liscia o a
costine, realizzata in diversi tessuti dal cotone elasti-
co alla lycra, solo in lana o lana e cotone insieme,
ecc. Dalla classica canottiera bianca c’è stata una
corposa evoluzione nei modelli, nei filati e nei
colori, che hanno reso la canotta un capo sem-
pre più allegro e moderno, spesso adornato da
merletti e ricami. Oggi la canotta non è esclusi-
vamente un indumento intimo, ma viene usata
sempre più spesso come sottogiacca, o da sola,
nella stagione estiva, sia al mare che in città.
Cestus Nell’antica Roma il cestus era una
guaina che le donne indossavano per stringe-
re la vita, con l’evidente obiettivo di compri-
mere le rotondità.
Chantilly Tessuto di pizzo in seta con lavorazione a tombolo. il
nome deriva dalla cittadina francese dove viene prodotto.
Charleston Col nome di questo ballo, veloce e brioso, che si ispira
ai ritmi del jazz e del ragtime, si suole identificare un’epoca, gli anni
Venti, che rappresentò per la donna un importante momento di pro-
tagonismo. Dal 1913 fino al 1930 la stilista francese Coco Chanel rivo-
luzionò il modo di vestire delle donne: portò la lunghezza delle gon-
ne sotto il ginocchio, abbassò il punto vita, promosse l’utilizzo del
jersey e dello stile alla marinara, e per finire introdusse l’utilizzo dei
pantaloni femminili. Nel 1921 presentò il più famoso profumo di tutti
i tempi, Chanel n. 5 e nel 1922, per la prima volta, a Parigi, furono
celebrate le prime olimpiadi femminili. Il sempre maggiore coinvol-
gimento delle donne nelle attività sportive comportò un adegua-
mento anche degli indumenti intimi, che dovevano render le atlete
più libere nei movimenti. Cominciarono, infatti, ad essere impiegati
tessuti sempre più leggeri e sottili: vennero studiate le prime stoffe
sintetiche (chiffon, marabou, satin cangiante, ecc.) La donna degli

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Chiffon 10

anni Venti, stanca di essere considerata un semplice “oggetto” del


desiderio maschile, non metteva in mostra curve prorompenti, non
era appariscente e il suo inti-
mo iniziava ad essere molto
più pratico: nacquero gli
“stepins”, indumenti intimi
privi di bottoni o allacciatu-
re, facili sia da indossare che
da togliere. Lo stile “charle-
ston” era caratterizzato da
abitini semplici, seppure
confezionati con raffinate
sete luccicanti e decorato da
paillettes e perline: il vestito
scendeva morbido sul corpo,
lasciandolo libero di compie-
re qualsiasi movimento ed
era fermato solo lievemente
da una fascia, sui fianchi o più
giù. Il tutto era completato
da lunghe collane di grosse
perle e da accessori come i cerchi di brillantini attorno al capo o sulla
fronte, fermagli con piume o fiocchi di seta, che rendevano più femmi-
nile la sobria ed asciutta figura delle donne, mettendo in evidenza le
gambe, finalmente scoperte e fasciate da calze arrotolate sopra al gi-
nocchio o sorrette da giarrettiere che venivano esibite durante i balli.
Chiffon Lo chiffon è un tessuto mor-
bido, finissimo e molto delicato, vela-
to e leggermente crespato in orizzon-
tale ricavato da filati di seta piuttosto
ritorti oppure da materiali sintetici.
11 Cinema

Cinema Il cinema ha sempre svolto un ruolo importante nella con-


sacrazione della lingerie. Celebri attrici hanno fatto della biancheria
intima un mezzo di seduzione ineguagliabile, attraverso scene e im-
magini che sono entrate nell’immaginario collettivo. Come dimenti-
care, ad esempio, il baby doll di Marylin Monroe, le calze nere Mar-
lene Dietrich, il pigiama di Carole Lombard, le sottovesti di seta di
Elizabeth Taylor, la lingerie di pizzo nero di Sophia Loren nello strip
tease di Ieri, oggi e domani.

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Cinema 12

Ogni diva ha interpretato la lingerie attraverso il proprio stile, impri-


mendo un personale contrassegno ai capi indossati. Sono celebri il
modo in cui i tessuti morbidi, setosi, le trasparenze ed i merletti, si
sposano con la bellezza ingenua e dolce di Marilyn Monroe, pro-
rompente di Yvonne Sanson o Anita Ekberg, delicata e perfetta di
Elizabeth Taylor, irresistibile e magnetica di Ava Gardner o Rita
Hayworth, provocante ma “innocente” di Brigitte Bardot, esplosiva
e “mediterranea” di Sophia Loren e Gina Lollobrigida. ”. Il cinema
rilancia seduzione e lingerie negli anni ’50, quando l’immagine della
donna torna ad essere procace e burrosa: dopo il “buio” che le
aziende di biancheria intima avevano necessariamente attraversa-
to, durante la Seconda Guerra Mondiale, dovendo far posto alla
produzione di armi. Spesso è accaduto che il cinema abbia riportato
in auge, capi che sembravano superati, come la sottogonna rilan-

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13 Collant

ciata da alcuni film degli negli anni Cinquanta , e che tornò ad usarsi,
con una forma a corolla che esaltava la vita stretta ed il busto gene-
roso. Per citare esempi più recenti, si pensi alla sottoveste di Kim
Basinger in Nove settimane e mezzo, oppure al corsetto e reggicalze
che Nicole Kidman rispolvera in Moulin rouge. In alcuni casi il cinema
ha contribuito ad “inventare” capi della moda intima: si pensi al
produttore Howard Hughes che, durante le riprese del film Il bandi-
to, creò un reggiseno per l’esplosiva Jane Russell, servendosi delle
sue conoscenzein materia di aerodinamica. In tema di lingerie il ci-
nema ha sempre lanciato stili e dettato mode, per fare alcuni esem-
pi, si pensi ai reggiseni appuntiti (tipo Kestos) messi in evidenza dal-
la moda dei maglioncini corti alla Lana Turner, imitata da molte
ragazze; le guepiere aderenti alla Christian Dior che, indossata con
abiti attillati e guanti lunghi, aveva reso famosa Ava Gardner; anco-
ra, Marlene Dietrich, Lea Padovani, fra le tante, consolidarono la
moda del reggicalze.
Collant Erede di calzamaglie in-
dossate nel Medioevo e nel Rina-
scimento dagli uomini eleganti e
più tardi utilizzate per lo sport, il
collant ha segnato la fine di giarret-
tiere e reggicalze e da allora non
ha conosciuto crisi. Questo tipo
di calza (vedi ➔) fu inventato nel
1959 da Allan Gant negli Stati Uniti
e, nello stesso anno, la Glen Raven
Mills Company iniziò la produzione
di massa. Solitamente il collant vie-
ne indossato sopra la biancheria in-
tima, oppure, in ambito artistico o
sportivo, sotto i body. Inizialmente
in nylon, oggi i collant sono realiz-
zati in diversi materiali, fantasie e
colori.

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Corpetto 14

Corpetto Solitamente questo indumento viene indossato sopra


la camicetta dalle donne. Tipico di molti costumi popolari, sia ita-
liani che stranieri, può essere dotato
di maniche staccabili o essere del tut-
to smanicato. Questo capo ha avuto la
sua massima diffusione nel XVII e nel
XVIII secolo, ed è visibile ancor oggi nei
costumi folcloristici delle varie regioni.
Anche l’abbigliamento “comune” ha
adottato il corpetto, proponendone
modelli più moderni e adatti al look
quotidiano. Talvolta il corpetto viene
confuso con il corsetto che è, invece,
un indumento di biancheria intima. Il
corpetto si poteva indossare sopra un
corsetto o, più di frequente, in alterna-
tiva a questo.
Corsage Viene così definito un cor-
petto dotato di maniche.
Corsetto Il corsetto nasce nel Sei-
cento, l’età del Barocco, e consiste in
una guaina che avvolge il corpo del-
la donna dal ventre fin sotto il seno.
La sua forma non è molto cambiata
nel tempo, nonostante il succedersi
delle mode e dei diversi stili. In ogni
sua reinterpretazione si è sempre ri-
confermato un capo fra i più sensuali
dell’abbigliamento femminile, rive-
landosi, in ogni epoca, immancabile
complice della seduzione femminile. I
primi corsetti, risalenti al XVI secolo,
erano in metallo con una lunga pun-
ta sul davanti, chiusi sulla schiena con
una molla o una chiave, un esemplare
Extrait de la publication
15 Cotone

di questo periodo è conservato a Parigi al Musée de Cluny. Conside-


rato il più seduttivo degli indumenti intimi, il corsetto è stato anche
un vero strumento di tortura perché i bustini di stecche di balena
che fasciavano le donne hanno, talvolta, provocato malori e addi-
rittura alcuni casi di morti improvvise, causate dalla compressione
eccessiva, dall’asfissia, o dalla rottura delle costole che provocava la
perforazione di organi vitali.
Il corsetto conobbe la massima diffusione nell’’Ottocento, quando
contribuiva a conferire alle donne il classico “vitino da vespa”. Tutti
ricordano la scena di Via col vento, in cui Rossella, preparandosi per
il ballo, si fa stringere il corsetto dalla mamy nera reggendosi a una
colonna del letto per reggere alle manovre di tensione.
Cotone La fibra di cotone ha origini molto anti-
che: già nell’Antico Egitto i geroglifici attestano
una conoscenza delle tecniche della sua realiz-
zazione ed Erodoto, nel V secolo a.C., riferisce
molte notizie sul suo uso. Attualmente i mag-
giori produttori di cotone sono: Cina, Stati Uniti
d’America, Pakistan, Uzbekistan e Brasile. La fi-
bra del cotone è anelastica, resistente, dotata di
buona stabilità all’aria, fresca e molto versatile
nei tessuti a cui può dar vita (il denim, la spugna,
la tela bandiera, il chintz, il fustagno, ecc.), ha il
difetto di indebolirsi ed ingiallirsi con l’asciuga-
tura alla luce diretta del sole. La biancheria inti-
ma utilizza il cotone in quasi tutti i e capi che la costituiscono, anche
in tessuto elastico.
Crinolina La crinolina era un accessorio della gonna che ha fatto
“storia”, in quanto fu una costante dell’Ottocento vittoriano: grazie
alla sua struttura rigida poteva conferire alle gonne la caratteristica
forma “a campana”.
Il termine crinolina, (col quale si intende spesso anche il materiale
con cui questo supporto era fabbricato), trae origine dal crine di
cavallo, il primo materiale con cui fu realizzato, scelto perché resi-
stente, più rigido del tessuto, ma più flessibile delle listarelle di le-
gno che creavano una “gabbia”
Extrait de lasotto la gonna. L’introduzione di
publication
Crinolina 16

questo materiale ha permesso alle donne di sedersi e muoversi con


disinvoltura, senza il cruccio di poter rompere tutta l’imbracatura.
La sua struttura ricalcava quella del guardinfante (vedi sopra), so-
stegno utilizzato durante il Cinquecento per tenere scostate le vesti
dal pancione delle donne incinte e cautelare, quindi, il bambino che
portavano in grembo.

Nell’Ottocento l’originaria funzione si perse: rispetto al guardinfan-


te, infatti, la crinolina si portava molto più bassa ed aveva una fun-
zione puramente estetica, rispecchiando così o la nuova moda. Allo
stile impero, che aveva predominato negli ultimi anni del Settecento
e i primi dell’Ottocento, seguì una moda che ridiede nuovo splendo-
re alla gonna sempre più ampia, detta a campana, portata più bassa,
sull’ombelico e molto svasata, talvolta di dimensioni eccessive gra-
zie a sette o otto strati di sottogonne e sottovesti. La crinolina era il
Extrait de la publication
17 Culotte

supporto perfetto per tutta quest’impalcatura: si indossava sopra


un primo strato di una o due gonne, che non dovevano assoluta-
mente apparire ed erano, per questo, più corte; poi veniva fissata la
crinolina che si chiudeva in vita con una cintura di cuoio o di tessuto
regolabile. Al di sopra si ponevano i rimanenti strati di gonne dal pro-
filo finemente merlettato e ricamato, che comparivano dal bordo
della gonna e, sopra tutto, la gonna stessa o l’abito. Le gonne volu-
minose e svolazzanti di Vivien Leigh nel film Via col vento sono esem-
plari famosi di crinolina. Il materiale con cui fu realizzata si è evoluto,
nel tempo: dal crine di cavallo si è passati al tessuto rigido e imbotti-
to e poi al legno o acciaio, che fu l’ultimo stadio prima del definitivo
tramonto di questo accessorio che era diventato a tutti gli effetti
una gabbia rigida che sollevava le gonne creando non pochi disagi:
per sedersi bisognava raccogliere i cerchi della gonna all’altezza del
bordo della sedia, esattamente alla piegatura delle ginocchia, in
modo che questa non si sollevasse sul davanti, mostrando le sotto-
gonne, che erano considerate biancheria intima. Non solo sedersi,
ma anche muoversi era problematico, specie in passaggi angusti,
corridoi, creando imbarazzi perché si sollevavano le gonne mostran-
do scandalosamente caviglie e sottovesti. La moda della crinolina fu
lanciata dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, sotto sug-
gerimento del grande stilista Charles Frederick Worth, lo stesso che
ne decretò successivamente, anche il declino, intorno al 1860. Se-
condo una leggenda che circolava nei palazzi reali di Francia ed Au-
stria Eugenia e l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, la celebre Sissi, fa-
cevano a gara a chi possedeva la gonna di dimensioni maggiori.
Culotte Tipo di mutanda femminile che copre completamente fian-
chi e glutei. L’etimologia del termine è francese e deriva da “cul”
(sedere). In francese, però, per “culotte” si intende più ampiamen-
te qualsiasi capo che copre separata-
mente le gambe, come anche il polpe,
cioè quella tipologia di pantaloni che
arriva al ginocchio, un tempo tipica
degli aristocratici, a cui i sanculotti
(lett. senza culotte), per contrapposi-
zione, preferivano i pantaloni lunghi.
Den (denari) 18

Den (denari) Abbreviazione di danatura, unità di misura con


cui è classificato il diametro del filo di nylon. Con questo termine
si suole indicare il grado di spessore delle calze femminili. Man
mano che il numero dei den aumenta cresce anche la consistenza
della calza.
Direttorio La moda del Direttorio prende il nome dall’organo
politico che governò la Francianell’ultima fase della Rivoluzione,
fra il 1795 ed il 1799, dopo il periodo della Convenzione. Questo
stile attraversò gli anni a cavallo tra i due secoli e rappresentò,
nella moda, un momento di rivendicazione della libertà delle don-
ne, che, per la prima volta, venivano “liberate” dalla prigionia di
busti, abiti pesanti e potevano “respirare” con le fresche tuniche
della Merveilleuses. Questi abiti, che si ispiravano all’antica Grecia,
erano molto scollati, trasparenti e bizzarri. La loro linea anticipava
lo “stile Impero”, con la cucitura e cintura sotto il seno. L’abbi-
gliamento in stile Direttorio si coordinava con un tipo di stivaletti
ispirata ai coturni, la tipica calzatura, fatta di strisce intrecciate di
cuoio, che si usava nell’antica Grecia e con ampi cappelli coi nastri
pendenti.

Eros Eros e lingerie sono strettamente collegati, vista la natura della


biancheria intima, da sempre strumento di seduzione da parte delle
donne. Basti pensare agli articoli particolarmente arditi di lingerie
19 Giarrettiera

venduti nei sexy shop o addirittura ai capi


intimi “da mangiare”. Le mutandine al gu-
sto di fragola o limone hanno addirittura
sfilato al Salon de la lingerie, grande mostra
internazionale di biancheria intima france-
se, lanciando un’iniziativa che evoca più un
senso di ironico divertimento che un omag-
gio all’eleganza e alla bellezza.
Giarrettiera Accessorio nato, in forma
embrionale nel Rinascimento: era costitui-
ta da lacci che reggevano e stringevano le
calze sulle gambe. In forme via via sempre
più finemente decorate, erano, in realtà,
già presenti nell’abbigliamento maschile da
secoli. Già nel IX secolo d.C., Eginardo, bio-
grafo di Carlo Magno, in uno dei suoi scritti, descrivendo gli abiti
dell’Imperatore, parlò di giarrettiere che sostenevano le sue calze. Ma
fu dal XIII secolo che divennero parte integrante dell’abbigliamento
maschile. Il più simpatico aneddoto riguardante questo accessorio è
legato a Edoardo d’Inghilterra: durante un ballo di corte in cui la sua
amante, la Contessa di Salisbury, perse la giarrettiera, nel raccoglierla
ed aiutare la speciale ospite ad indossarla di nuovo, di fronte a bisbiglii
e risatine maliziose, pronunciò la celeberrima frase “Honni soit qui mal
y pense” (motto presente ancora oggi sullo stemma reale, a lettere
dorate su velluto blu, che significa “sia vituperato chi ne pensa male!”).
In seguito a quest’episodio egli designò, addirittura, la giarrettiera
come simbolo dell’onorificenza più prestigiosa della corona inglese,
fondando l’Ordine della Giarrettiera. In realtà, secondo un’altra leg-
genda, quest’Ordine sarebbe nato come omaggio di Edoardo III al suo
antenato Riccardo Cuor di Leone il quale, durante una crociata, pare
abbia fatto indossare una giarret-
tiera ai suoi soldati, prima di una
battaglia, come ordinatogli da San
Giorgio, in sogno, al fine di vincere
la battaglia.
Guaina 20

Guaina Dai primi decenni del Novecento la guai-


na intima ha assolto la funzione contenitiva che un
tempo era propria del corsetto. Il suo scopo era ed
è quello di comprimere le curve per snellire la figu-
ra, soprattutto relativamente ad addome, cosce,
fianchi. Solitamente di tessuto elastico, la guaina è
disponibile in diversi modelli: da quella “a mutandi-
na” (esiste perfino la guaina “a perizoma”) a quel-
la che abbraccia anche la pancia fin sotto il seno,
da quella tipo body, con le spalline, per modellare
il busto, fino a quella che avvolge anche le gambe,
come un pantalone da “ciclista”. In base ai difetti
da mascherare o correggere, c’è un’ampia scelta di
varianti. Tuttavia, la caratteristica comune a tutti i
modelli di guaine contenitive è, necessariamente,
un’intrinseca scomodità alla quale hanno cercato
di sopperire capi più moderni, quali mutandine ela-
stiche contenitive, sottovesti o sottogonne elasti-
cizzate, collant col corpino elasticizzato e modellante. Ma c’è da dire
che nessuna di queste soluzioni più confortevoli abbia mai raggiun-
to la medesima efficacia delle classiche guaine.
Guardinfante Questa struttura era molto in uso in Europa nel XVI
e XVII secolo e nacque con lo scopo principale di scostare le vesti dal
pancione delle donne incinte per salvaguardare il bambino che por-
tavano in grembo. Era costituita, generalmente, da cerchi di metallo
di misura crescente, ma poteva essere
anche in vimini. Il periodo di maggiore
diffusione fu il XVIII secolo. Nello stile
Rococò il guardinfante era diverso ri-
spetto a quello seicentesco e assunse il
nome di panier (paniere, poiché ricorda-
va i grandi cesti per il pane). Tra i perso-
naggi che ne hanno fatto elemento im-
prescindibile del proprio look vi furono:
Maria Antonietta, Rose Bertin, Caterina
la Grande, Maria Luisa di Borbone, ecc.
21 Guepiére

Guepiére Questo capo è stato inventato nel 1945 da Marcel Ro-


chas ed è fra i più sensuali della biancheria intima femminile. È co-
stituito da un bustino chiuso dietro la schiena, con ganci o laccetti
a cui, sotto, è cucito un reggicalze. Il nome trae origine dal francese
“guepe”, cioè “vespa”, a sottolineare la funzione snellente e conte-
nitiva della vita delle donne che la indossavano e speravano di otte-
nerne un “vitino da vespa”. Le varianti di guepiere offrono modelli
con o senza spalline, con o senza ferretti per sostenere il seno, lisce
od operate, comunque fascianti e decisamente sexy. La più nota te-
stimonial della guepiére è Madonna (sono passati alla storia i cor-
setti e le guepiere realizzati per la rock-star negli anni ottanta dagli
stilisti italiani Dolce & Gabbana).
Latex 22

Latex Tessuto in lattice utilizza-


to per un particolare tipo di abbi-
gliamento, intimo e non, partico-
larmente attillato, lucido e sexy,
sia maschile che femminile. Ca-
ratteristiche le tute aderenti
in latex, tipo Cat woman o
diavoletto sexy. Rappre-
senta una delle tendenze
più trasgressive e spregiudi-
cate degli ultimi decenni, per-
ché mette in mostra la sinuosità delle curve esal-
tandola in modo molto vistoso ed esasperato.
Oltre che per l’abbigliamento, questo materiale
è usato anche per dei particolari stivali alti fin sopra al ginocchio, che,
lucidi ed aderenti, mettono in risalto le gambe affusolate.
Lino Il lino, tra le fibre tessili, è quella che ha più tradizione storca, vi-
sto che il suo utilizzo è attestato presso Egiziani, Babilonesi, Fenici ed
altri popoli del Medio Oriente. Fino al Trecento
fu il tessuto più usato sia per la biancheria che
per l’abbigliamento. Anche dopo l’introduzio-
ne del cotone da parte degli Arabi il lino ha con-
servato, nei secoli, un ruolo premi-
nente nell’abbigliamento intimo e
non solo, per la sua resistenza, per
l’eleganza che lo contraddistingue e
la freschezza che conferisce al corpo, anche con le alte
temperature. Ogni stilista ha dedicato modelli o intere
collezioni al lino, sia per un look elegante che casual.
Lycra Il famoso tessuto in cui oggi sono realizzate ca-
notte, top, mutandine, leggins, shorts, ecc. non è altro che
una delle fibre sintetiche in cui si identifica lo “spandex”, tes-
suto elastico il cui nome è anagramma di “expands”, proprio
per la sua straordinaria capacità di espandersi, cedere e, con-
testualmente, essere resistente.
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23 Macramè

Macramè Con questo nome di origine araba si suole intendere un


tipo di ricamo, realizzato “a nodi”, quindi abbastanza complesso e
molto raffinato. La lavorazione del macramè fu introdotta in Italia
nel Quattrocento dai marinai che ne avevano appreso la tecnica in
Arabia e l’avevano messa in pratica nelle lunghe ore di ozio forzate
durante i viaggi. Questo tipo di lavorazione divenne, così, patrimo-
nio artigianale delle donne liguri, fu tramandato di generazione in
generazione, per lungo tempo ha impreziosito corredi da sposa e
arredi ecclesiastici. Purtroppo, oggi quest’arte è andata quasi perdu-
ta, non essendo una tecnica industrializzabile e sono rare le mani
ancora capaci di perpetuarla.
Mamillare Il mamillare fu il primo vero reggise-
no della storia. Il costume romano, riflettendo
una mentalità ben lontana da quella libera e cul-
turalmente più aperta dei Greci, tendeva a mor-
tificare le forme della donna, specie se troppo
abbondanti, attraverso queste fasce di cuoio
che appiattivano il seno. Ma aveva anche la fun-
zione di contenere il seno durante le attività gin-
niche, come si può vedere dalle celebri “ragazze
in bikini” dei mosaici di Piazza Armerina.
Marabou (Marabù) Quest’accessorio, molto
particolare, prende il nome dall’uccello africano
e asiatico con le cui piume viene realizzato. Oggi
è riservato a un abbigliamento stravagante per
feste o esibizioni nel mondo dello spettacolo, a
differenza degli esordi, negli anni Venti,
quando era par-
te integran-
te del look
elegante
dello stile
“charle-
ston”.

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Medioevo 24

Medioevo L’epoca medievale fu caratterizzata da una atmosfera


cupa, severa e da una spiritualità che esaltava la castità e l’astensio-
ne dai piaceri mate-
riali, per cui anche la
visione della donna
e, quindi, il suo look,
rifletteva questo
spirito. L’ideale fem-
minile era un essere
angelicato ed ete-
reo, di una bellezza
delicata, non appari-
scente, in modo da
non turbare gli ani-
mi. In linea col gusto architettonico gotico, anche la figura femminile
si preferiva slanciata e sottile. Dal momento che era considerato
sconveniente mostrare polpacci e caviglie, gli abiti dovevano essere
molto lunghi; al contrario, il seno non evocava alcun richiamo eroti-
co, poteva essere, e difatti era, ben scoperto, attraverso le profonde
scollature degli abiti.
Merveilleuses Le tuniche delle Merveilleuses (letteralmente “mera-
vigliosa” in francese), in auge attorno al 1800, rappresentavano la
moda femminile che, per prima, donava alle donne libertà dai rigori
dei busti e dagli ingombran-
ti volumi degli abiti delle
epoche precedenti. Queste
tuniche, leggere e diritte, ri-
cordavano molto l’abbiglia-
mento della donna greca
dell’antichità, rivisitata in
modo stravagante, e veni-
vano portate con i caratteri-
stici sandali intrecciati ispi-
rati a quelli dell’antica
Roma. La linea semplice e
diritta di queste tuniche ri-
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