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Notes Sulla Sintesi Della Forma - Christopher Alexander
Notes Sulla Sintesi Della Forma - Christopher Alexander
SULLA
SINTESI
DELLA
FORMA
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IL ~AGGIATOF
Christopher Alexander
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",rea S.B.A.
Biblioteca Centrale
di Ingegneria
Il Saggiatore
© President and Fellow of Harvard College 1964
e Il Saggiatore, Milano 1967
Titolo originale: Notes on the Synthesis 01 Form
Il saggio in Appendice 3 è stato pubblicato
da « The Architectural Forum» (aprile-maggio 1965)
Copertina di Anita Klinz
Prima edizione: aprile 1967
Sommario
Introduzione
11 L'esigenza di razionalità
PARTE· PRIMA
23 Corretta rispondenza
36 La base deUa corretta rispondenza
53 Il processo non-autocosciente
61 Il processo autpcosciente
PARTE SECONDA
79 Il programma
89 L'attuazione del programma
98 Le <jo>finizioni
118 La soluzione
131 Epilogo
APPENDICI
Appendice 1
137 Un esempio sviluppato
Appendice 2
176 Trattazione matematica della scomposizione
Appendice 3
194 Una città non è un albero
223 Note
Note sulla sintesi
della forma
giuntura
..l!.......~~+...~.,. semplicità
basso cosro
Sappiamo che limiti alla capacità individuale esistono nel- Prefigurazione logica
l'aritmetica. Per risolvere un intricato problema -di calcolo delle slrutlure
abbiamo bisogno di un metodo di esposizione che lo tenda
chiaramente esprimibile. Le ordinarie convenzioni aritmeti-
che ci offrono questo metodo. Due minuti con la matita sul
retro di una busta ci permettono di risolvere problemi che,
affrontati mentalmente, rimarrebbero insolubi·li, anche se
tentassimo per cento anni. Ma per quanto riguarda i pro-
blemi della progettazione non abbiamo ancora un mezzo
corrispondente di semplificazione. Queste note propongono
appunto un modo di rappresentate i problemi della proget-
tazione, che rende..piu facil,e la soluzione. È un modo pet
ridurre la sproporzione fra le limitate capacità del proget-
tista e la grande portata del suo compito.
La prima parte condene una relazione generale sulla natura
dei problemi della progettazione. Descrive il metodo con il
quale sono stati risolti questi problemi nel passato: prima,
in culture nelle quali i problemi nuovi sono tanto rari, da
non richiedere veri e propri progettisti; poi, viceversa, in
culture nelle quali i nuovi problemi si presentano continua-
mente, per cui debbono essere risolti dai progettisti coscien-
temente. Dal contrasto fra i due metodi, impareremo come
rappresentare un problema di progettazione in modo tale
da consentirne la soluzione.
La seconda parte descrive la rappresentazione stessa, ed il
tipo di analisi che la rappresentazione permette. L'appendi- 15
ce I mostra con un esempio come il metodo funziona in pra-
tica. Non esistono, si può dire, altri mezzi per analizzare
chiaramente i problemi della progettazione. Vi è una buona
dose di superstizione fra i progettisti riguardo ad un pre-
sunto effetto letale dell'analisi sulle loro intuizioni: con l'in-
felice risultato che ben pochi progettisti hanno tentato di
comprendere analitièamente il processo della progettazione.
Per poter ricominciare dal principio, lasciateci innanzi tutto
tentare di eliminare gli spettri che assillano i progettisti per-
suadendoli che l'analisi sia in qualche modo in contrasto con
il loro vero problema.
Non è difficile spiegare perché l'introduzione della matema-
tica nella progettazione possa irritare i progettisti. La mate-
matica, nella sua accezione popolare, si occupa unicamente
di grandezze. I progettisti sanno, a loro volta. che i calcoli
delle grandezze hanno una utilità limitatissima nell'inven-
zione di una forma, e sono quindi piuttosto scettici circa
le possibilità di basare un progetto su metodi matematici. 8
Essi però non si rendono conto che la matematica moderna
è implicata con questioni di ordine e relazione almeno quan~
te lo è con questioni di grandezza. E benché neppure que-
sto tipo di matematica possa essere considerato uno strumen-
to sufficiente per la prefigurazione della natura fisica delle
forme, esso tuttavia può diventare un potentissimo stru-
mento, se è usato per esplorare l'ordine concettuale e la
struttura di un problema di progettazione. ,.
Anche la logica, come la matematica, è considerata con so-
spetto da molti progettisti. In buona misura, questo sospet-
to si fonda su determinati preconcetti circa l'autorità che
può avere la logi.ca nei suoi pratici suggerimenti. Innanzi
tutto. la parola «logica» che circola fra i progettisti, è rife-
rita ad un certo tipo di formalismo particolarmente sgradito
e funzionalmente inefficace. 9 Per esempio, la cosiddetta logica
di Jacques François Blondel oppure del Vignola, riferita
come è alle regole secondo le quali gli elementi dello stile
architettonico possono essere combinati. 1O Come regole esse
possono dirsi logiche. Ma questo non conferisce loro alcuna
particolare validità se non esiste anche una relazione legit~
tima fra il sistema logico adottato e le esigenze e le forze
con cui ci scontriamo nel mondo reale. Inoltre, la fredda
visione «logica» dello scheletro di acciaio di una costruzio-
ne per uffici sembra orribilmente costretta e, se noi seria-
mente la consideriamo come una manifestazione di logica,
certo ci ritiriamo spaventati dai metodi analitici. li Ma in
pratica nessuna forma può essere piu delle altre il risultato
esclusivo dell'uso della logica ed è un non senso attribuire
alla rigidità della logica la rigidità di una forma fisica. Non
sarebbe possibile porre premesse, percorrere una sequenza
di deduzioni, e approdare infine ad una forma che sia logi-
camente determinata dalle premesse, se queste non conte·
nessero già in se stesse i semi di una particolare intenzione
plastica. Non vi è insomma alcun senso legittimo, secondo il
quale la logica deduttiva possa prescriverci determinate for-
me fisiche.
Ma parlando di logica non abbiamo bisogno affatto di trat-
tare i processi di inferenza. Mentre è vero che gran parte
di ciò che è generalmente noto come logica riguarda la dedu-
zione J la logica nel senso piu ampio si riferisce a qualcosa
di molto piti generale. Si riferisce alla configurazione di strut·
ture astratte, e viene chiamata in causa nel momento in cui
noj, traducendo in immagini la realtà,. cerchiamo di elabo-
rar~ 'queste r~ffigurazioni in modo da poter guardare piu
avanti e piti profondamente entro Ia realtà stessa. È compito
della logica inventare strutture puramente artificiali di ele·
menti e relazioni. Qualche volta una di queste strutture è
sufficientemente vicina alla situazione reale da consentirne
Ia rappresentazione. E allora, è proprio il rigore raggiunto
dal tracciato logico a svelarci una visione approfondita del-
Ia realtà, che prima ci _era preclusaY
Due criteri di Per essere sicuri che una tale distinzione tra culture non
apprendimento autocoscienti e autocoscienti sia ammissibile, occorre una
radicalmente diversi definizione che ci dica' se dobbiamo definire non·cosciente o
autocosciente una cultura sulla base dei soli fatti visibili
e riferibili. Troviamo una distinzione chiaramente visibile
quando osserviamo il modo con cui sono insegnate e im-
parate le arti della costruzione della forma, le istituzioni
per mezzo delle quali il mestiere passa da una generazione
alla sUG(essiva.
Poiché i modi in cui l'educazione può operare sono soltanto
due, essi possono essere distinti senza difficoltà.
Da una parte abbiamo un tipo di insegnamento basato sul·
l'esposizione graduale del mestiete, sulla abilità del novizio
di imitare attraverso ]a pratica, sulla sua reazione alle san-
zioni, alle penalità. o allo stimolo dei sorrisi e delle minac-
ce. Chiaro esempio di questo modo di imparare è il bam-
bino che apprende pratiche elementari. come quella di an-
dare in bicicletta. All'inizio cade goffamente. ma ogni volta
che fa una cosa in modo sbagliato. è riprovato; quando ac-
cade che la faccia bene, il suo successo ed il fatto che que·
sto sia riconosciuto rendono piu probabile una ripetizione
giusta. 18 Un esteso sistema di apprendimento di questo tipo
gli dà una sensibilità «totale» per la cosa imparata: si trat-
ti di andare in bicicletta o di nuotare, di costruire una
casa o di tessere. La caratteristica piu importante di questo
tipo di sapere è che le regole non sono esplicite, ma si rive-
lano, praticamente, attraverso la correzione degli errori. 19
Il secondo tipo di insegnamento tenta, in qualche grado, di
rendere esplicite le regole. In questo caso il novizio impara
molto piti rapidamente, sulla .base· di «principi» generali.
L'educazione diventa formale; fa assegnamento sull'istruzio-
ne e sugli insegnanti che istruiscono i loro allievi, non 50]-
42 tanto indicando gli errori, ma inculcando regole positive
ed esplicite. Un buon esempio è il salvataggio deUa vita,
dove la gente ha raramente la possibilità di imparare per
mezzo della prova ed errore. Nella situazione non formale
non vi sono «insegnanti» I poiché gli errori del novizio sa-
ranno corretti da chiunq"ue ne sappia piu di lui. Ma nella
situazione formale, dove l'imparare è un'attività specializ.
zata e non avviene piu automaticamente, vi sono «inse-
gnanti» specifici dai quali si impara il mestiere?)
Questi insegnanti, o istruttori, devono condensare la cono-
scenza che una volta era stata faticosamente acquisita dal-
l'esperienza, perché senza tale condensazione il problema
dell'insegnare sarebbe pesante ed intrattabile. L'insegnante
non può riferirsi esplici tamen te ad ogni singolo errore pos-
sibile, poiché se anche vi fosse il tempo di fado, lo stesso
elenco non potrebbe essere imparato. Un elenco necessita di
una struttura per essere ricordato. 21 Cosi l'insegnante inven-
ta regole che si insegnano facilmente entro le quali adatta
quanto può del suo ammaestramento inconscio: un insieme
di principi stenografici.
Nella cultura non autocosciente la stessa forma è ripetuta
sempre di nuovo; per imparare a creare forma la gente ha
bisogno solo di imparare a ripetere un singolo modello fisi-
co famigliare. Nella cultura autocosciente si presentano con-
tinuamente nuovi propositi; le persone che creano forme
devono costantemente trattare problemi che sono comple-
tamente nuovi 0, nel caso migliore, modifìcazioni di vecchi
problemi. In queste circostanze non è sufficiente copiare
vecchi modelli fisici. Petché la gente abbia la possibilità di
fare innovazioni e modificazioni secondo le necessità, si
devono introdurre idee sul come e sul perché le cose hanno
una loro forma. L'insegnamento deve essere basato su espli-
citi principi generali riferiti alla funzione, piuttosto che im-
pliciti e specifici principi di model1azione.
Chiamerò una cultura «non autocosciente» se la creazione
di forma è imparata senza regole, attraverso Fimitazione e
la correzione. E chiamerò una cultura « autocosciente» se
la creazione di forma è insegnata accademicamente, secondo
tegole esplicite." 43
Ora, perché le forme, neJJa cultura autocosciente, non sono
plasmate in modo altrettanto idoneo e chiaro quanto lo
sono quelle deIJa cultura non autocosciente? Nel primo caso
il processo del creare forma lo consideriamo buono, nell'al·
tro lo consideriamo cattivo. Ma cos'è che rende buono O
cattivo un processo creativo di forma?
Nei tentativi di spiegare perché il processo non autocoscien-
te è valido, quasi nessuno si era dato la pena, praticamente
fino ad oggi, di porre in dubbio il mito del genio primitivo,
presumente che l'artigiano non sofisticato sia enormemente
piu dotato della sua controparre sofisticata." Il mito del
darwinismo architettonico ha ora preso il posto di quello.2~
Eppure, sebbene questo nuovo mitO sia piti accettabile, nella
sua forma consueta non è realmente piu informativo del·
l'ahro. '"
Esso-dice, press'a.poco, che le forme primitive sono buone
in quanto sono un risultato di un processo di adattamento
graduale, in base al quale attraverso i secoli tali forme- sono
state gradualmente rese adeguate alle loro culture da serie
di cortezioni intermittenti ma persistenti. Ma questa spie-
gazione è solo UI) vago cenno. 2S Non ci dice infatti cosa im-
pedisce che tali adàttamenti avvengano con successo nella
cultura autocosciente, mentre invece è proprio questo che
vogliamo sapere con la massima urgenza. E dopotutto, co-
me spiegazione dell'adeguata rispondenza riscontrata nella
cultura non autocosciente, il concetto grezzo di adattamento
non è affatto soddisfacente. Se le forme in una cultura non
autocosciente rispondono idoneamente ora, è probabile che
.10 abbiano sempre fatto. Non conosciamo nessuna diffe-
renza notevole fra lo stato presente e gli stati passati delle
culture non autocoscienti; e questo assunto, che l'adatta-
mento delle forme in tali culture sia il risultato di 'aggiu-
stamento graduale (cioè, miglioramento) attraverso il tem-
po, non fa luce su quale dovrebbe essere attualmente un
processo dinamico nel quale forma e contesto cambiano en-
trambi di continuo, pur rimanendo sempre mutualmente
equilibrati. 26
Per cogliere nella sua natura il processo creativo della for-
44 ma, non è sufficiente rimettersi a quella conCisa, monover-
baIe, significazione del suo meccanismo che si raccoglie nel-
la parola «adattamento». Dovremo invece confrontare nei
suoi dettagli il funzionamento interno del processo forma-
tivo non autocosciente, con quello del processo autocoscien-
te, chiedendoci per qual motivo l'uno funziona e l'altro no.
In prima approssimazione, dirò che il processo non auto-
cosciente possiede una struttura che lo rende orneostatico
(vale a dire: organizzante sé medesimo), e che esso perciò
produce, in modo coerente forme sempre idoneamente ri-
spondenti, anche in presenza di qualsivoglia mutamento. E
dirò che invece, nella cultura autocosciente la struttura
omeostatica del processo è infranta, di modo che la produ-
zione di forme non adatte al loro contesto è non solo pos-
sibile, ma addirittura probabile."
49
Adesso torniamo indietro alla questione dell'adattamento. È
chiaro che le variabili di non-rispondenza, essendo intercon-
nesse, non possono essere risolte indipendentemente, una
per una. D'altra parte, poiché Don tutte le variabili sono
connesse in modo ugualmente stretto (in altre parole non vi
sono solamente dipendenze fra le variabili, ma anche indi-
pendenze) vi saranno sempre dei sottosistemi come quelli
J
L'azione di un tale processo non grava quasi per niente Semplice correzione
sull'abilirà dell'artigiano individuale. L'uomo che crea la delle deficienze
forma è semplicemente un operatore, e molto poco è ri.chie-
sto a lui durante l'evoluzione della forma. Anche i cam-
biamenti piu involontari condurranno alla fine a forme ido-
neamente rispondenti, perché la tendenza all'equilibrio è
inerente all'organizzazione del processo. Tutto ciò di cui ha
bisogno un operatore è di riconoscere le deficienze quando
si presentano, e di reagire ad esse. E questo può farlo anche
l'uomo piu semplice. Poiché, mentre solo pochi uomini han·
no una capacità integrativa sufficiente per inventare forme
dotate di chiarezza, tutti invece sono capaci di criticare le
forme già esistenti,30 È importante comprendere e stabilire
che in un processo non autocosciente l'operatore non ha
alcun bisogno di forza creativa. Non ha bisogno di saper'
migliorare la forma, ma soltanto di introdurre qualche cam~
biamento quando rileva una deficienza. I cambiamenti pos-
sono non essere sempre per il meglio; ma non è necessario
che lo siano, poiché l'azione del processo assimila solo i mi· '
glioramenti.
Per rendere veramente chiara l'analisi precedente, la userò
per illuminare un fenomeno piuttosto curiosoY I contadini
slovacchi erano una volta famosi per la loro maestria nel
tessere scialli meravigliosi per colori e disegni, con filati che
erano stati immersi in tinture fatte in casa. All'inizio del
XX secolo, cominciarono a utilizzare tinture all'anilina e su~
bito la qualità estetica degli scialli decadde; non erano piu
tenui e delicati, ma grossolani. Questo cambiamento non
può essere attribuibile al fatto che le nuove tinture fossero
in qualche modo peggiori perché erano brillanti come le 59
altre e perfino superiori per varietà di colori. Eppure i nuo-
vi scialli finirono per risultare volgari e privi d'interesse.
Ora se, come sarebbe tanto piacevole supporre, coloro che
face~ano.gli scialli avessero posseduto un'abilità artistica in·
nata, se fossero stati -tanto dotati da essere assolutamente
«capaci» di creare comunque bellissimi scialli, sarebbe qua·
si impossibile spiegare la loro successiva goffaggine. Ma se
consideriamo la situazione in modo differente, è molto faci-
le spiegarla. Gli autori degli scialli erano solo capaci - co-
me lo sarebbero molti di noi - di distinguere gli scialli ma].
riusciti e di correggere i propri errori.
Indubbiamente; nel corso delle generazioni, gli scialli erano
riusciti spessò molto male. Ma ogni volta che se ne faceva
uno scadente lo si riconosceva come tale, e perciò non lo
si ripete:va. E sebbene nulla potesse garantire che il cambia-
mento sarebbe stato per il meglio, si trattava comunque di
un cambiamento. Quando poi i risultati. erano ancora insod-
disfacenti, si provve;deva ad ulteriori modifiche che pote-
vano continuare finché gli scialli non avessero riacquistato
la loro bellezza, facendo cosi venir meno lo stimolo a rie-
laborare il modellp.
Non oc<;orre dunque riconoscere a quegli artigiani doti di
straordinaria abilità. Facevano magnifici scialli rimanendo
entro una lunga tradizione, e operando lievi modifiche ogni
volta che qualcosa sembrava richiedere un miglioramento.
Ma quando si presentarono scelte piti complicate, la loro ap-
parente maestria e la loro stessa facoltà di giudizio scampar·
vero. Fallirono di fronte al compito complesso e poco fami·
liare di inventare forme dal nulla.
4111 processo autocosciente
bollilOre
funzionalità economia
~f'à
produzione sicurezza uso costo manutenzione
~A\A\'~~
21 requisiti specifici
realtà oggettiva
contesto forma
EJ El realtà oggettiva
•
1;21· .1]]
t raffigurazione mentale
contesto forma
EJ El realtà oggettiva
•
[§]
t
El raffigurazione mentale
•
ffil4C .1]]
t espressione formale
della raffigurazione
mentale
I
31 Le definizioni
x, x,
o 2 O
x, 2 O -1
x, O -1 O
x,
Per finire questo capitolo, darò un esempio del modo in Una nuova idea
cui un insieme di requisiti, presi insieme, crea una nuova della. forma
idea di quelIo che dovrebbe essere la caratteristica princi-
'pale di una forma fisica. Prendiamo ancora in considerazio--
ne il progetto delI'ormai familiare bollitore a un becco. Il
becco singolo, largo e corto, corrisponde a un certo numero
di requisiti: tutti quelIi che si concentrano nel problema di
mettere e togliere acqua dal bollitore, di farlo con sicurezza
senza che cada il coperchio, di rendere la produzione piti 127
semplice possibile, di fornire un avvertimento quando il
bollitore bolle, e di consentire una facile pulizia dell'interno.
Nei vecchi. bollitori questi requisiti erano soddisfatti sepa-
ratamente da tre componenti: un becco per versare, un
buco in alto per riempire e pulire, e un coperchio che trat-
teneva il vapore e si 'agitava quando l'acqua bolliva. 1m·
provvisamente, quando divenne possibile mettere sul merca-
to metalli incorruttibili e poco costosi e di piu efficace disin-
crostazione, per cui non era piu necessario raggiungere l'in_
terno del bollitore per disincrostarlo, divenne chiaro che i
requisiti avevano in realtà un unico centro di implicazioni
fisiche e n~n· tre. Il becco largo può essere usato per riem-
pire, per versare, e come fischio, e non c'è piu bisogno di
coperchio, che può sempre cadere fuori e versare l'acqua
bolleRte sulle mani di chi usa il bollitore. L'insieme di re-
quisiti, una volta riconosciuta la sua unità, conduce ad una
singola componente fisica del bollitore.
Religione e casta
1 Hari;ans considerati ritualmente impuri, intoccabili.
2 Appropriata sistemazione dei morti.
3 Regole sull'orientamento non a sud delle porte di casa. 137
4 Certe acque e certi alberi sono considerati sacri.
5 Servizi per cerimonie festive o religiose.
6 Richiesta di templi.
7 Bestiame considerato sacro e tendenza vegetariana.
8 I membri delle caste mantengono la loro professione di
casta il piti a lungo possibile.
9 I membri di una casta desiderano stare assieme, e sepa~
rati da altri, e non mangerebbero né berrebbero insie-
me con loro.
lO Necessità di matrimoni elaborati.
Forze sociali
Il Il matrimonio aVVIene con una persona proveniente da
un altro villaggio.
12 TuH'a una grande famiglia suole vivere in una casa
singola.
13 Solidarietà famigliare e buon vicinato anche dopo la
I scissione della famiglia.
14 Integrazione economica del villaggio e pagamenti in ge~
neri base.
15 Tendenza attuale verso il passaggio dalla permuta al pa-
gamento in denaro.
16 Le donne pettegolano molto mentre fanno il bagno, men-
tre prendono l'acqua, mentre vanno «alle latrine» nei
campi.
17 Il villaggio ha gruppi sociali fissi.
18 Necessi tà di dividere il terreno fra i figli di successive
generazioni.
19 La gente vuole possedere terra propria.
20 Gente di diverse fazioni preferisce non avere alcun con~
tatto.
21 Sradicamento dell'intoccabilità.
22 Abolizione dello zamindari e della distribuzione inegua-
le della terra.'
23 Gruppi di uomini che chiacchierano, fumano anche fino
a tarda notte.
24 Posto per le manifestazioni del villaggio: balli, giochi,
canti, competizioni.
U8 25 Assistenza per vedove, minorati fisici o anziani.
26 Disposizione sentimentale - desi.derio di non distrugge-
re il vecchio modo di vivere - amore per le abitudini
presenti che regolano il bagno, il pasto, ecc.
27 La famiglia è autoritaria.
28 Limiti di proprietà e responsabilità di manutenzione.
29 Provvedimenti per il bagno giornaliero, distinto per
sesso, casta ed e'tà.
Agricoltura
30 Efficiente e rapida distribuzione di semi, fertilizzanti,
ecc.
31 Efficiente distribuzione di fertilizzanti, concime, seml,
dai magazzini del villaggio ai campi.
32 Richiesta ed utilizzazione di campi incoltivati.
33 Campi fertili che devono essere usati meglio.
34 Raccolta di concime natu;ale (animale ed umano).
35 Protezione del raccolto dagli insetti, dalle erbacce e dal-
le malattie.
36 Protezione del raccolto dai ladri, dal bestiame, dalle ca-
pre, dalle scimmie.
37 Disponibilità di magazzini per la distribuzione e il mer-
cato del raccolto.
38- Disponibilità di aie e loro protezione dai predoni.
39 Cotone migliore e ammasso del raccolto.
40 Migliore raccolto di grano.
41 Buon raccolto di verdura.
42 Efficiente ar.atura, estrazione di erbe cattive, raccolto,
livellamento.
43 Consolidamento del terreno.
44 Il raccolto deve essere portato a casa attraverso i campi.
45 Sviluppo dell'agricoltura. ,
46 Rispetto per le pratiche tradizionali dell'agricoltura.
47 Necessità di nuovi strumenti quando i -vecchi sono dan-
neggiati.
48 Scarsità di terra.
49 Fattorie in cooperativa.
Allevamento animali
50 Magazzino protetto del foraggio. 139
51 Miglioramento della qualità del foraggio disponibile.
52 Miglioramento della quantità di foraggio.
53 Miglioramento del bestiame.
54 Provvedimenti per nutrire il bestiame.
55 Accesso del bestiame all'acqua.
56 Riparo del bestiame {nutrimento, riposo, mungitura}.
57 Protezione del bestiame dalle malattie.
58 Sviluppo di attività connesse all'allevamento del be·
stiame.
59 Efficiente uso e smercio dei prodotti caseari.
60 Minima utilizzazione degli animali per il traino, allo sc<>:,
po di alleggerire il deperimento del bestiame.
Occupazione
61 OccU'pazione abbastanza fluida per i lavoratori stagional.
mente disoccupati.
62 Incentivi al sOrgere di piccole industrie o laboratori· aro
tigiani, e all'apprendistato.
63 Sviluppo dell'industria del villaggio.
64 Semplificazione della mobilità dei lavoratori tra il vil·
laggio, i campi, le industrie e le case.
65 Differenziazione dell'economia di base del villaggio
non tutta legata all·agri~o1ttlra.
66 Efficiente fornitura e uso della forza motrice.
Acqua
.67 Acqua potabile che sia buona e dolce.
68 Facile accesso all'acqua potabile.
69 Beneficio di una possibile completa irrigazione derivato
dalla disponibilità di acqua.
70 Completa raccolta dell'acqua sotterranea per l'irrigazione.
71 Completa raccolta e utilizzazione dell'acqua dei monsoni.
72 Prevenz{one della carestia in caso di assenza di monsoni.
73 Conservazione delle risorse di acqua per il futuro.
74 Manutenzione degli impianti per l'irrigazione.
75 Drenaggio del terreno per prevenire gli allagamenti.
76 Controllo delle alluvioni per proteggere le case, le stra·
140 de, ecc.
Benessere materiale
77 Il villaggio e le case iiIdividuali devono essere protette
dal fuoco.
78 Ombra per riposare e passeggiare.
79 Assicurazione di aria fresca.
80 Sicuretza per il bestiame.
81 Sicurezza per donne e bambini.
82 Attrezzature per far giocare i bambini (sotto controllo).
83 Durante l'estate la gente dorme all'aperto.
84 Sistemazioni per i panchayat, gli incontri ecc.
85 Ogni sistemazione p'er sedersi e riposare dovrebbe es-
sere protetta dalla pioggia.
86 Non sovraffollamento.
87 Ricovero sicuro dei beni.
88 Posto per lavare ed asciuge.re gli indumenti.
89 Servizi per la vendi ta dene merci.
90 Migliori sistemazioni per preparare i cibi.
91 Fornitura e immagazzinamento di combustibile.
92 Le case devono essere pulite, lavate, difese dall'umidità.
93 Luce.
Trasporto
94 Provvedimenti per il traffico animale.
95 Accesso piu vicino possibile alla corriera.
96 Accesso alla ferrovia.
97 Minimizzare il costo del trasporto di derrate.
98 La produzione giornaliera richiede un accesso costante
(anche in caso di monsone) ed economico al mercato.
99 L'industria richiede una buona attrezzatura di trasporto.
100 Sistemazione per le biciclette in ogni villaggio, dal
1965. ,
101 Traffico pedonale nel villaggio.
102 Sistemazione per le processioni.
103 Accesso dei carri trainati da buoi alle case, per caricare
il grano, il foraggio.
Foreste e terreni
104 Mantenere sana la struttura ecologica.
105 Terreno forestale insufficiente. 141
106 Le piante giovani hanno bisogno di protezione dalle
pecore.
107 Conservazione della terra.
108 Erosione delle strade e delle abitazioni.
109 Riparazione di terre erose, canali, ecc.
110 Prevenire l'erosione del terreno.
Educazione
111 Attrezzature per l'educazione primaria.
112 Accessi alle scuole secondarie.
113 Buona assistenza a scuola.
114 Sviluppo delle attività indipendenti delle donne.
115 Opportunità di attività giovanili.
116 Aumenro della capacità di leggete negli adulti.
117 Dillusione delle informazioni sul controllo delle na-
scite, sulle malattie.
118 Progetti di divulgazione attraverso esempi.
119 Uso efficiente delle scuole; nessuna distrazione degli
studenti.
Salute
120 Provvedimenti sanitari per le malattie degli indigeni. I
121 Facilitazioni per le nascite, cure pre e post-natali, con-
trollo delle nascite.
122 RegQlamentazione delle fognature.
123 Prevenzione della diffusione di bacilli e di germi pa-
togeni
124 Prevenzione del diffondersi di malattie umane attra-
verso i contagi p-eesonali, le infezioni, le epidemie.
125 Prevenzione della denutrizione.
Procedure di intervento
126 Stretti contatti con i lavoratori del villaggio.
127 Contatti con i funzionari del centro per lo sviluppo.
128 Assicurazioni sul bestiame.
129 Rifiuto delle fazioni a cooperare e accordarsi.
130 Necessità di incrementare gli incentivi e le aspirazioni.
142 131 Il pfJnchayat deve avere piu forza e rispetto.
132 Necessità di sviluppare progetti che beneficino dei sus-
sidi governativi.
2 interagisce con 3, <·6, 26, 29, 32, 52, 71, 98, 102,
105, 123, 133.
3 interagisce con 2, 12, 13, 17, 26, 76, 78, 79, 88, 101,
103, 119.
4 interagisce con 2,5,6, 17,29, 32, 45, 56, 63, 71, 74,
78, 79, 88, 91, 105, 106, 110, 124. 143
5 interagisce con 4,6, lO, 14, 17,21,24,46, 102, 113, r
116, 118, 131, 133, 140.
6 interagisce con 2, 4, 5, 20, 21, 53, 58, 61, 63, 82, 102,
111, 117, 130, 134, 135.
7 interagisce con 20, 31, 34, 53, 57, 58, 59, 80, 85, 86,
94, 105, 106, 123, 124, 125.
8 interagisce con 1,9, 14, 15,21,22,25,27,48,58,59,
61, 62, 64, 65, 89, 95, 96, 99, 111, 112, 114, 115,
116, 121, 129, 136, 140, 141.
9 interagisce con 1,8,11,12,13,15,17,18,20,21,28,
29, 36, 43, 49, 56, 62, 64, 80, 81, 101, 113, 118, 124,
129, 136, 140, 141.
lO interagisce con 5, 13, 14, 15, 18, 24, 26, 65, 68, 93,
102.
11 interagisce con 9, 12, 64, 95, 96, 114, 133, 134.
, 12interagisce con 1,3,9, Il, 17, 18, 19,25,26,28,34,
36,41,43,49,56,62,63,76,80,81,85,86,87,90,
91, 93, 121, 122, 129, 140, 141.
13 interagisce con l, 3, 9, lO, 17, 20, 25,,28, 33, 34, 36,
37,41,45,56,62,68,79, 80,' 81, 83, 86, 91, 94, 101,
106, 108, 121, 122, 129, 137, 140, 141.
14 interagisce con 1,5, 8, lO, 15, 19, 20, 21, 28, 30, 40,
43, 44, 47, 54, 62, 63, 64, 65, 86, 97, 121, 129, 130,
133, 138, 141.
15 interagisce con 8,9, lO, 14, 18, 21, 22, 37, 39, 41, 44,
45, 46, 58, 59, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 95, 96, 97, 98,
112, 116, 125, 127, 128, 129 130, 132, 133, 135, 137,
138, 141.
16 interagisce con 27,29,34,68,78,79,82,88,95, 101,
114, 117, 119, 122.
17 interagisce con 3,4,5,9, 12, 13, 20, 23, 27, 37, 38,
43,49,65,69,80,81,86,89,101,110,115,116,117,
J44 118, 126, 129, 135.
18 interagisce con 9, lO, 12, 15, 19, 26, 28, 31, 33, 42,
43, 44, 47, 48, 49, 60, 65, 70, 74, 77, 79, 85, 97, 98,
103, 110, 140, 141.
19 interagisce con 12, 14, 18, 22, 26, 28, 32, 33, 36, 37,
38, 41, 45, 49, 69, 71, 86, 104, 106, 107, 110, 118,
126, 140.
20 interagisce con 6,9,13,14,17,24,29,30,36,37,43,
54, 64, 68, 80, 84, 89, 102, 116, 117, 129, 131, 133,
140.
21 interagisce con l, 5, 6, 8, 9, 14, 15, 24, 61, 63, 89,
95, 96, 111, 112, 113, 115, 116, 137, 139, 140, 141.
22 interagisce con 8, 15, 19, 21, 32, 33, 36, 42, 44, 47,
49, 60, 61, 64, 69, 71, 74,97, 98, 104, 107, 110, 127,
140.
23 interagisce con 4, 17, 31, 34, 62, 63, 71, 76, 78, 79,
82, 83, 93, 95, 100, 101, 105, 115, 116, 119, 126,
132, 137.
24 interagisce con 5, lO, 20, 21, 38, 82, 93, 100, 101,
102, 108, 115, 130, 133, 135, 140, 141.
25 interagisce con 8, 12, 13, 26, 27, 36, 62, 81, 90, 92,
111, 114, 116, 120.
26 inreragisce con 2,3, lO, 12, 18, 19, 25, 29, 31, 33, 34,
41,53,56,58,62,67, 68, 76, 85, 90, 91, 92, 93, 108,
113, 122, 123, 124, 130.
27 interagisce con 8, 16, 17,25,29,62, 68, 81, 86, 88,
90, 92, 113, 114, 122, 130. ,
28 interagisce con 1,9, 12, 13, 14, 18, 19, 29, 31, 33, 34,
35, 36, 37, 38, 42, 45, 49, 50, 54, 55, 56, 62, 74, 92,
103, 106, 107, 108, 109, 110, 118, 127, 129, 131.
29 interagisce con l, 2, 4, 9, 16, 20, 26, 27, 28, 41, 67,
71,81,85,88,92, 101, 119, 122, 124.
30 inreragisce con 7, 14, 20, 31, 33, 35, 40, 47, 63, 95,
97, 98, 107, 126, 127, 129, 130, 131, 132, 133, 139. 145
31 interagisce con 7, 18, 22, 23, 26, 28, 30, 33, 34, 35,
37, 40, 43, 44, 49, 50, 52, 54, 59, 60, 80, 89, 94, 98,
106, 107, 109, 128, 131, 132.
32 interagisce con 2,4, 19,22,34,42,43,46,48,52,54,
60, 61, 63, 65, 69, 70, 71, 73, 74, 75, 104, ·105, 107,
109, IlO, 122, 129.
33 interagisce con 13, 18, 19, 22, 26, 28, 30, 31, 34, 35,
36,41,54,56,59,74,78,80,90,91,92,94, 105, 107,
118, 122, 123, 124, 136.
34 interagisce con 7, 12, 13, 16, 23, 26, 28, 31, 32, 33,
41, 54, 56, 59, 74, 78, 80, 90, 91, 92, 94, 105, 107,
118, 122, 123, 124, 136.
35 inreragisce con 28, 30, 31, 33, 39, 42, 43, 46, 61, 79,
104, 118, 137.
36 interagisce con 9, 12, 13, 19, 20, 22, 25, 28, 33, 38,
40, 41, 43, 45, 52, 54, 61, 68, 80, 81, 86, 94, 106,
IlO, 136.
37 interagisce .con 13, 15, 17, 19,20,28,31,38,43,44,
49, 50, 72, 76, 97, 103, 128, 133, 140.
38 interagisce con 17, 19,24,28,36,37,40,42,43,44,
50,52, 58, 61, 68, 76, 78, 79, 94, 97, 106, 128.
39 interagisce con 15, 33, 35, 44, 48, 62, 69, 70, 72, 75,
97,104,118,127, 134, 137, 138.
40 inreragisce con 14, 39, 31, 33, 36, 38, 42, 44, 48, 69,
70, 97, 104, 107, 118, 125, 127, 134, 137, 138.
41 interagisce con 12, 13, 15, 19, 26, 29, 33, 34, 36, 44,
48,51, 65, 69, 70, 71, 72, 92, 98, 104, 107, 118,122,
125; 127, 138.
42 interagisce con 18, 22, 28, 32, 33, 35, 38, 40, 43, 48,
49, 50, 57, 69, 104, 105, 107, 110, 118, 137.
43 interagisce con 9, 12, 14, 17, 18, 20, 31, 32, 33, 35,
36,37, 38, 42, 48,.)1, 60, 64, 69, 71, 86, 101, 104,
146 107, 109, 119, 129, 140.
44 interagisce con. 14, 15, 18, 22, 31, 37, 38, 39, 40, 41,
51, 52, 60, 62, 87, 97, 98, 110.
45 interagisce con 4, 13, 15, 19, 28, 36, 48, 54, 65, 69,
70, 71, 73, 74, 78, 79, 91, 104, 105, 106, 110, 118,
125, 127, 130, 138.
46 interagisce con 5, 15, 32, 33, 35, 47, 66, 106, 107,
118, 130.
47 interagisce' con 14, 18, 22, 30, 33, 46, 62, 107, 118,
130.
48 interagisce con 1,8, 18, 32, 33, 39, 40, 41, 42, 43, 45,
52, 63, 71, 75, 85, 86, 97, 99, 105, 107, 109, IlO,
119, 129, 130, 141.
49 interagisce con 9, 12, 17; 18, 19,22,28,31,37,42,
51,64,68,86,97,107,110,117, li8, 128, 129, 130,
132, 133, 138, 140.
50 interagisce con 28, 31, 37, 38, 42, 52, 54, 60, 76, 77,
85, 87, 94, 103.
51 interagisce con 33, 41, 43, 44, 49, 53, 54, 59, 69, 77,
.104, 107, 118, 127, 136.
52 interagisce con 2, 31, 32, 36, 38, 44, 48, 50, 53, 54,
59, 71, 91, 104, 106, 107, 136.
53 interagisce con 6,7,26,51,52,56,57,59,60,66,72,
118, 126, 127, 137.
54 intetagisce con 14, 20, 28, 31, 32, 33, 34,36, 45, 50,
51,52,56,57,59,71,80,91,94,106,107,110,115.
55 interagisce con 28, 67, 68, 71, 8'0, 119, 123, 124.
56 interagisce con 4,9, 12, 13,26,28,34,53,54,57,59,
76, 78, 80, 85, 86, 92, 102, 123, 124.
57 interagisce con 7, 42, 53, 54, 56, 59, 60, 70, 86, 94,
. 117, 118, 123, 126, 127, 137.
58 interagisce con 6, 7, 8, 15, 26, 38, 65, 72, 76, 78, 93,
96, 98, 99, 125, 127, 130, 138. 147
59 inreragisce con 7,8, 15,31,34,51,52,53,54,57,58,
60,65,66,72,96,98,99, 125, 127, 130, 138.
60 interagisce con 18, 22, 31, 32, 43, 44, 50, 53, 57, 59,
91, 94, 97, 98, 103, 131.
61 interagisce con 1, 6, 8, 15, 21, 22, 32, 35, 36, 38, 63,
74, 86, 95, 96, 97, 98, 99, 105, 108, 109, 110, 119,
120, 127, 131, 139, 140, 141.
62 imeragisce con 8, 9, 12, 13, 14, 15, 23, 25, 26, 27,
28, 39, 44, 47, 65, 66, 72, 85, 86, 87, 89, 93, 114,
115, 116, 119, 127, 130, 132, 138, 141.
63 interagisce con 4, 6,8, 12, 14, 15, 21, 23, 30, 32, 48,
61, 64, 65, 66, 68, 70, 71, 72, 75, 86, 93, 96, 99, 100,
116, 119, 127, 129, 130, 132, 133, 134, 136, 138,
140, 141.
64 interagisce con 8,9, 11, 14, 15,20,22,43,49,63,81,
85, 86, 95, 99, 100, 101, 109, 112, 113, 127, 130,
133, 136, 139.
65 interagisce con 8, lO, 14, 15, 17, 18, 32, 41, 45, 58,
59, 62, 63, 66, 72, 84, 99, 111, 114, 116, 127, 130,
133, 134, 138, 139, 141.
66 interagisce con 15, 46, 53, 59, 62, 63, 65, 68, 70, 71,
75, 93, 130, 132, 133, 137, 139, 141.
67 imeragisce con 1, 26, 29, 55, 76, 86, 92, 122, 123.
68 interagisce con 1, lO, 13, 16, 20, 26, 27, 36, 38, 49,
55, 63, 66, 71, 86, 94, 101, 109, 110, 114, 119, 124,
129, 131, 132, 141.
69 interagisce con 17, 18, 19, 22, 32, 33, 39, 40, 41, 42,
43, 45, 51, 74, 75, 92, 104, 105, 107, 132.
70 interagisce con 1, 18, 32, 33, 39, 40, 41, 45, 57, 63,
66, 71, 72, 73, 86, 104, 110, 131, 132.
71 interagisce con 2,4, 19, 22, 23, 29, 32, 33, 41, 43, 45,
48, 52, 54, 55, 63, 66, 68, 70, 73, 75, 76, 79, 88, 98,
148 104, 105, 107, 108, 109, 110, 120, 129, 131, 132, 133.
72 interagisce con 33, 37, 39, 41, 53, 58, 59, 62, 63, 65,
70, 104, 128, 130, 131.
73 interagisce con 32, 45, 70, 71, 78, 91, 104, 105, 108,
109, 110.
74 interagisce con 4, 18, 22, 28, 32, 33, 34, 45, 61, 69,
105, 107, 109, 110, 127.
75 interagisce con 32,33,39,48,63,66,69, 71,98, 100,
104, 107, 123, 124, 133.
76 interagisce con 3, 12, 23, 26, 37, 38, 50, 56, 58, 67,
71, 85, 87, 90, 91, 92, 95, 98, 101, 108, 113, 120,
122, 123, 124, 127.
77 interagisce con 1, 18, 50, 51, 79, 83, 86, 90, 93, 103.
78 interagisce con 3,4, 16, 23, 34, 38, 45, 56, 58, 73, 79,
85, 86, 101, 105, 130.
79 interagisce con 3,4, 13, 16, 18, 23, 35, 38, 45, 71, 77,
78) 86, 88, 90, 104, 105, 111, 116, 124, 127, 130.
80 interagisce con 7,9,12,13,17,20,31,34,36,54,55,
56, 86, 94, 103, 106, 123, 136.
81 interagisce con 9, 12, 13, 17, 25, 27, 29, 36, 64, 82,
83,85,86,92,93, 113, 114, 119, 122, 133, 136.
82 interagisce con 6, 16,23,24,81,,111,113,115.
85 interagisce con 7, 12, 18, 26, 2\{, 48, 50, 56, 62, 64,
76, 78, 81, 83, 86, 87, 93, 108, 136.
86 interagisce con 1, 3, 7, 12, 13, 14, 17, 19, 27, 36, 43,
48, 49, 56, 57, 61, 62, 63, 64, 67, 68, 70, 77, 78, 79,
80,81,83,85,103,111,117,119,120,121,123,124,
125, 140, 141.
87 interagisce con 12, 44, 50, 62, 76, 85, 90, 91, 93, 95,
100, 128. 149
88 interagisce con 4, 16, 27, 29, 71, 79, 114, 123.
89 interagisce con 8, 17, 20, 21, 31, 62, 100, 130, 138,
141.
90 interagisce con 12,25,26,27,33,34,76,77,79,87,
91, 93, 113, 114, 121, 124, 132.
9l interagisce con 4, 12, 13, 26, 33, 34, 45, 52, 54, 60,
73, 76, 87, 90, 103, 105, 121, 132.
92 interagisce con 25,26,27,28,29,34,41,56,67,69,
76, 81, 114, 122, 123, 124, 132.
93 interagisce con lO, 12, 23, 24, 26, 62, 63, 66, 77, 81,
87,90,116,130,132,137,141.
94 interagisce con 13,31,34,36,38,50,54,55,57,60,
68, 80, 103, 106, 119, 136.
95 interagisce con 8, .11, 15, 16, 21,.23, 30, 61, 64, 76,
87,102,112,117,119,121,130,132,133,1,35,139,
141.
96 imeragisce con 8, 11, 15,21,58,59,61,63,97, 102',
119, 121, 130, 132, 133, 139, 141.
97 interagisce con 14, 15, 18,22,30,37,38,39,40,44,
48, 49, 60, 61, 96, 98, 119, 132, 133, 135.
98 interagisce con 2, 15, 18, 22, 30, 31, 41, 44, 58, 59,
60,61,71,75,76,97,109, 110, 119, 120, 121, 132,
133, 139.,
99 interagisce con 8, 48, 58, 59, 61, 63, 64, 65, 131,
132, 133, 138.
100 interagisce con 23, 24, 63, 64, 75, .87, 89, 101, 112,
ID, 115, 121, 126, 130, 132, 133, 135, 141.
101 interagisce con 1,3,9,13,16,17,23,24,29,43,64,
68, 76, 78, 83, 100, 102, 112, 113, 117, 119, 122,
133.
102 interagisce con 2, 5, 6, lO, 20, 24, 56, 95, 96, 101,
150 115.
103 interagisce C0n 3, 18, 28, 37, 50, 60, 77, 80, 86, 91,
94.
104 interagisce con 19,22,32,33,35,39,40,41,42,43,
45,51,52,69, 70, 71, 72, 73, 75, 79, 105, 107, 109.
105 interagisce con 2,4,7,23,32,33,34,42,45,48,61,
69,71,73,74,78,79,91, 104, 106, 110, 119, 137.
106 inreragisce con 1,4,7,13,19,28,31,36,38,45,46,
52, 54, 80, 94, 105, 129, 136.
107 interagisce con 19, 22, 28, 30, 31, 32, 33, 34, 40, 41,
42, 43, 46, 47, 48, 49, 51, 52, 54, 69, 71, 74, 75,
104, 110, 122, 136.
108 inreragisce con 13, 24, 26, 28, 61, 73, 76, 85, 109,
110. .
109 interagisce con 28, 31, 32, 43, 48, 61, 64, 68, 71, 73,
74, 98, 104, 108, 110.
110 interagisce con 4, 17, 18, 19,22,28,32,33,36,42,
43,44,45,48,49,54,61,68,70,71,73,74,98, 105,
107, 108, 109, 137,
111 interagisce con 6,8,21,25,65,79,82,86,113,115,
116, 117, 120, 130, 132, 134.
112 interagisce con 8, 15, 21, 64, 95, 100, 101, 130, 133,
139, 141.
114 interagisce con 8, 11, 16, 25, 27, 62, 65, 68, 81, 88,
90,92, 113, 117, 123, 127, 130, 132.
115 interagisce con 8, 17, 21, 23, 24, 54, 62, 82, 100,
102, 111, 127, 132, 137, 140, 141.
116 interagisce con 5, 8, 15, 17, 20, 21, 23, 25, 62, 63,
65,79, 111, 117, 121, 127, 128, 131, 132, 135, 137.
117 interagisce con 6, 16, 17, 20, 49, 57, 86, 95, 101, 151
111, 113, 114, 116, 121, 123, 124, 125, 133, 135,
137.
118 imeragisce con 5, 9, 17, 19, 28, 33, 34, 35, 39, 40,
41, 42, 45, 46, 47, 49, 51, 53, 57, 126; 127, 130,
131, 134.
119 imeragisce con 3, 16,23,29,48,55,61,62,.63,68,
81, 86, 94, 95, 96, 97, 98, 101, 105, 113, 136.
120 inreragisce con 25, 61, 71, 76, 84, 86, 98, 111, 121,
126, 132, 133, 139.
121 inreragisce ·con 8, 12, 13, 14, 86, 90, 91, 95, 96, 98,
100, 116, 117, 120, 123, 124, 125, 127, 132, 133,
139.
122 inreragisce con 12, 13, 16, 26, 27, 29, 32, 33, 34, 41,
67, 76, 92, 101, 107, 123.
123 inreragisce con 2, 7, 26, 34, 55, 56, 57, 67, 75, 76,
80, 86, 88, 92, 114, 117, 121, 122, 127, 137.
124 inreragisce con 1,4, 7, 9, 26, 29, 34,55, 56, 68, 75,
76,79,86, 90, 92, 113, 117, 121, 137.
128 imeragisce con 15, 31, 33, 37, 38, 49, 72, 87, 116,
138, 140.
129 interagisce con 8, 9, 12, 13, 14, 15, 17, 20, 28, 30,
43,48,49,63,68,71, 106, 131, 140.
130 inreragisce con 6, lO, 14, 15,24, 26, 27, 30, 45, 46,
47,48,49,58,59,62,63,64,65,66,72,78,79, 89,
152 93, 95, 96, 100, 111, 112, 114, 118, 134, 137, 141.
131 intetagisce con 5, 20, 28, 30, 31, 60, 61, 68, 70, 71,
72, 84, 99, 116, 118, 129, 135.
132 interagisce con 15,23, 30, 31, 49, 62, 63, 66, 68, 69,
70, 71, 84, 90, 91, 92, 93, 95, 96, 97, 98, 99, 100,
111, 114, 115, 116, 120, 121, 127.
133 interagisce con 2, 5, lO, Il, 14, 15, 20, 24, 30, 37,
49,63,64,65,66,71,75,81,95,96,97,98,99, 100,
101, 112, 117, 120, 121, 126, 134, 136, 139, 140.
134 interagisce con 6, lO, 11, 33, 39, 40, 63, 65, 84, 111,
118, 130, 133.
135 interagisce con 6, 15, 17,24,84,95,97, 100, 116,
117, 127, 131, 137.
136 interagisce con 8, 9, 34, 36, 51, 52, 63, 64, 80, 81,
85, 94, 106, 107, 119, 133, 140.
138 interagisce con 14, 15, 33, 39, 40, 41, 45, 49, 58,
59, 62, 63, 65, 89, 128, 140, 141.
139 'interagisce con 21, 30, 61, 64, 65, 66, 95, 96, 98,
112, 120, 121, 133.
140 interagisce con 1, 5, 8, 9, 12, 13, 18, 19, 20, 21, 22,
24, 37, 43, 49, 61, 63, 86, 115, 128, ,129, 133, 136,
137, 138, 141.
..o.
INTERO VILLAGGIO
A B C D
~~~~
Al A2 A3 BI B2 B3 B4 Cl C2 DI D2 D3
82
deriva la necessità di alloggi per i funzionari (127). Le esi-
genze (118) e (44) suggeriscono che la fattoria sia disposta
in modo che giornalmente ogni contadino ci passi davanti,
sulla strada di andata e ritorno dai calnpi.
B2: 30 Efficiente e rapida distribuzione di semi, fertiliz-
zanti ecc.
35 Protezione del raccolto dagli insetti, dalle erbacce
e dalle malattie.
46 .Rispetto per le pratiche tradizionali nella agri-
coltura.
47 Necessi tà di nuovi strumenti quando i vecchi so-
no danne~giati. 163
61 Occupazione abbastanza fluida per i lavoratori
stagionalmente disoccupati.
97 Minimizzare il costo del traspotto :li derrate.
98 La produzione giornaliera richiede un accesso co-
stante (anche in caso di monsone) ed economico
al mercato.
Le esigenze (97) e (98) sono topiche, e richiedono accessi
da e per i campi su una strada che non rischi di essere
chiusa dal monsone'; cioè posta su un argine. Le esigenze
(30) e (35) richiedono una efficiente distribuzione nei lotti
dei semi, dei fertilizzanti, degli insetticidi, ecc. Questi de-
vono essere immagazzinati in qualche punto dove lo smista·
mento sia facile, cioè sulla strada. Di qui l'idea di centri di
distribuzione disposti ad intervalli regolari lungo la strada
83 principllle, che servano unità di terra agricola cuneiformi o
quasi circolari. Le esigenze (46, 47, 61) hanno implica-
zioni fisiche irrilevanti.
B3: 18 Necessità di dividere il terreno fra i figli di suc-
cessive generazioni.
19 La gente vuole possedere terra propria.
22 Abolizione dello zamindari e della distribuzione
ineguale della terra.
28 Limiti esatti di proprietà e responsabilità di ma-
nutenzione.
33 Campi fertili che devono essere usati meglio.
42 Efficiente aratura, estrazione di erbe cattive, rac-
colto, livellarnento.
43 Consolidamento del terreno.
49 Fattorie in coope,rativa.
69 Beneficio di una possibile completa irrigazione
derivata dalla disponibilità di acqua.
74 Manutenzione degli impianti per l'irrigazione.
107 Conservazione della terra.
110 Prevenire l'erosione del terreno.
Le esigenze (18) e (49) puntano allo sviluppo di fattorie
in cooperativa di qualsiasi genere, per ottenere un aumento
di efficienza nelle risorse, nella mano d'opera, nelle macchi-
ne, un raccolto migliore, una rotazione del raccolto ecc.
164 L'esigenza (69) non può essere assolta a meno che l'acqua
non sia distribuita dai centri di tali cooperative; poiché altri-
menti fazioni e rivalità personali, ecc., impedirebbero il
pieno impiego delle fonti. Occupando i terreni prossimi alle
sorgenti di acqua (potabile) non accetterebbero di coopera-
re e di dividerne l'uso. L'irrigazione (74) richiede la pro-
prietà consolidata dei canali, altrimenti tralasciata da una
parte permette l'uso efficiente da qualche altra parte. La
conservazione della terra (107) dipende dalla rotazione del-
le colture, che è fattibile solamente se grandi appezzamenti
di terra sono sotto il controllo di una singola proprietà,
cosi che si possa compiere l'intero ciclo di rotazione. L'ero-
sione (110) è prevenuta da lunghi continui terrapieni, che
possono essere costruiti solo su grandi appezzamenti di pro-
prietà indivisa. I terrapieni e le recinzioni sui confini danno
luogo a strisce di terra terra.zzate come unità di fattoria
84
cooperativa, alimentate da.una singola sorgente a monte.
B4: 32 Richiesta ed utilizzazione dl campi incoltivati.
45 Sviluppo dell'orticoltura.
48 Scarsità di terra.
70 Completa raccolta dell'acqua sotterranea per l'ir-
ngazlOne.
71 Completa raccolta. e utilizzazione dell'acqua dei
monsoni.
73 Conservazione delle risorse di acqua per il futuro.
75 Drenaggio del terreno per prevenire gli allagamenti. 165
104 Mantenere sana· la struttura ecologica.
105 T~rreno forestale insuflìciente.
108 Erosione delle strade e delle abitazioni.
109 Riparazione di terre erose, canali, ecc.
Le esigenze (32) e (48) richiedono la messa a coltura di
terra improduttiva, che spesso comprende alvei. L'esigenza
(48) richiede l'irrigazione di queste aree. Le esigenze (71,
73, 75) suggeriscono l'utilizzazione dell'acqua dei monsoni
in sostituzione dell'irrigazione sorgiva o in aggiunta a que-
st'ultima, che a lungo andare è incostante poiché determina
un abbasamento della falda. Anche indipendentemente dal-
l'uso dell'acqua. piovana dei monsoni (che va raccolta) il
livello dell'acqua sorgiva può essere conservato solo ricor-
rendo a cisterne. Di qui un terrapieno curvo, che raccoglie
acqua al di sopra delle sorgenti poste sotto il terrapieno
(70). L'acqua piovana nell'area di raccolta (ancora una ri-
sorsa di acqua (73) ) sarà migliorata da una piantagione
di alberi (104) e (,105). E questo suggerisce di sistemare
alberi da frutta (45) nella curva del terrapieno (tra l'altro,
sistemando gli alberi in modo che il terrapieno consenta di
proteggere le giovani piante dal bestiame, tenendo il be-
stiame dall'altra parte del terrapieno che funziona da bar·
riera naturale). Se l'acqua deve fluire nelle cisterne, i con-
torni orizzontali dei terrapieni non possono essere usati per
166 B
rettificare l'erosione come in B3, per cui l'erosione dei fos-
sati di scolo, dei ruscelli, ecc., può essere controllata solo
da piantagioni di albeti (109). L'erosione della sttada è
evitata se la strada cotte sul colmo del tettapieno (108).
Cl: 8 I membri delle caste mantengono la loro profes-
sione di casta il piu a lungo possibile.
lO Necessità di matrimoni elaborati.
Il Il matrilùonio avviene con una persona provenien-
te da un altro villaggio.
14 Integrazione economica del villaggio e pagamento
in generi base.
i
le industrie (133, 134, 61); dallo sviluppo di una atmosfe-
ra moderna e quasi urbana che ~stacoli l'emigrazione della
gente migliore verso le città (141), e sviluppi incentivi
(14,15,130,132). Un centrC? industriale può promuovere
le esigenze 8, 63, 64. La strada può soddisfare le esigenze
64, 95, 98, 99, 100, 139. Il centro sarà la localizzazione
fisica naturale per le fonti di energia e per le centrali di tra-
sformazione elettrica (66, 93); e sarà anche il posto piu "
efficiente per l'allevamento del pollame e per il caseificio che
\.
richiede un accesso alla strada (58); la fermata dell'auto-
bus è il posto di arrivo naturale per le processioni nuzia-
li (lO)
C2: 5 Servizi per cerimonie festive e religiose.
6 Richiesta di templi.
:W Genti di diverse fazioni preferiscono non avere
alcun contatto.
21 Sradicamento dell'intoccabilità,
24 Posto per le manifestazioni del villaggio - ballo,
gioco, canto, competizioni.
84 Sistemazioni per il panchayat, incontri, ecc.
89 Servizi per la vendita dellè merci.
102 Sistemazione per le processioni.
111 Attrezzature per l'educazione primaria.
115 Opportunità di atti~ità giovanili.
116 Aumento della capacità di leggere negli adulti.
117 Diffusione delle informazioni sul controllo delle
nascite, sulle malattie.
120 Provvedimenti sanitari per le malartie degli indi-
gemo
129 Rifiuto delle fazioni a cooperare e accordarsi.
, 135 Diffusione di informazioni ufficiali sulle elezioni,
le tasse ecc.
137 Comunicazioni radiofoniche.
140 Sviluppo dello spirito comunitario rurale, distru·
zione dell'egoismo e dell'isolamento.
Il farto piu importante della vita sociale del villaggio è la
presenza di fazioni, partiti politici ecc.; questi possono rap·
presentare grandi ostacoli allo sviluppo (20, 129). Se alle
varie attrezzature collertive del villaggio (5, 6, 24, 84, 89,
IlI, 115, 120, 137) si assegna un p>osto centrale, questo
posto diverrà probabilmente appropriazione di un partito, o
di certe famiglie, e probabilmente non contribuirà in alcun
modo efficace allo sviluppo della vita sociale.. D'altra parte,
è importante dal punto di vista dell'integrazione sociale (21,
140) dar luogo ad una struttura centralizzata piuttosto che
ad una serie di edifici isolati che tra l'altro possono divenire
appropriazione di singole famiglie ad essi vicine, col risul-
tato di scoraggiare altre famiglie dal" recarvisi. Ciò che ~i 169
richiede è un centro comunitario che riesca a riunire tutte
le funzioni comunali, in modo che nessuna sia lasciata iso-
lata e non abbia una localizzazione piu favorevole ad alcune
famiglie piuttosto che ad altre. Per raggiungere questo è
necessario un centro lineare, che contenga alcuni edifici ri-
volti verso l'interno ed altri verso l'esterno, zigzagando fra
le diverse fatrorie. Quesro soddisfa (102) le esigenze di
svolgere le processioni e di avere per queste dei posti di
sosra. L'incremenro deUa capacirà di leggere degli adulri
,
Appendice 2
Trattazione matematica
,
della scomposizione
mare S.
Associata con l'i-esimo vertice di G è una variabile binaria
arbitraria Xi. che assume i valori O e 1 con probabilità, ri-
spettivamente, p e 1 - P (essendo p il medesimo per tutte
le variabili).
A questo punto dobbiamo inserire una breve nota intorno
al significato di p. In pratica è possibile che vi sia un Pi
differente per ogni variabile. Tuttavia è chiato che la scom-
posizione del sistema in sottQsisterni non può essere inva~
riante per ogni schema dei Pio In altre parole, se la varia-
bile x, ha una grande ptobabjlità di essere O, ma tutte le
altre variabili hanno una grande ptobabilità di essere 1, non
possiamo aspettarci di ottenere la medesima scomposizione
in sottosistemi come nel caso in cui queste probabilità sono
molto diverse.
Se ammeuessimo che Pi fosse differente per differenti varia-
bili Xi, dovremmo portare questa assunzione anche nelle
analisi seguenti, il che ci condurrebbe a equazioni molto
complicate, e renderebbe impossibile trovare una base sem-
plice e generale per la scomposizione. È per questa ragione,
per evitare un problema matematico intollerabilmente diffi-
cile che abbiamo convenuto - come si è descritto nel capi-
tplp 8· - di far si che tutte le variahili in M abbiano appros-
simativamente un uguale scopo o significato. E scriviamo
p, = p'per tutti i p" COSI che p(x, = O) = P per rutti gli i,
e p( Xi = 1) = 1 - P per tutti gli i.
Ora dobbiamo fare una ulteriore ass\lnzione, per semplifi-
care ulteriormente i procedimenti matematici. La scompo-
sizione di M dipende dalla relativa quantità di informazione
trasmessa da un sottosistema a un altro. Mentre la quantità
assoluta di informazione ovviamente deve dipendere dai va-
lori assoluri delle probabilità di stato, la quantità relativa
dovrebbe dipendere soltanto dai valori relativi delle proba-
bilità di stato. Dovremmo perciò aspettarci che la scomposi-
zione del sistema in sottosistemi sia la stessa, indipenden- 177
,.
temente dal valore assoluto di p. In altre parole sarebbe
molto strano se, sulla base della sola simmetria, cclmbiando
la probabilità p in un certo nuovo valore p* simultanea·
mente per tutte le variabili, potessimo alterare i sottosiste·
mi del sistema. Non cercheremo di dimostrare questa intuiM
zione. Il lettore è invitato a riprenderla in considerazione
dopo aver letto le prove che seguono. Assumeremo che sia
COSI, e che possiamo perciò basare la nostra scomposizione
sul valore piu conveniente possibile di p. Il valore che
scegliamo per comodità di calcolo è quello che soddisfa
p = 1 - p; cioè p = Y2. Torneremo perciò a definire il
sistema ai fini del calcolo, cosi che vi sia, associata con
l'i-esimo vertice di G, mia variabile stocastica binaria Xi,
che assume i valori O e 1 con probabilità uguali, e scriviamo
p(x; = a.) = p(x; = 1) = Y2 per tutti gli x;.
Poiché vi sono m variabili in M, chiaramente vi sono 2m
modi di assegnare valori ad esse. Ognuno di questi 2m modi
è chiamato uno stato del sistema M. (Da un. ponto di vista
astratto, possiamo anche pensare che ogni vertice deI grup-
po M sia in una delle due condizioni, per esempio: o bianco
o nero; neI qual caso ci riferiremo convenientemente agli
stati del sistema come a coloriture del gruppo M.) Ogni
stato del sistema di m variabili è completamente definito
da una linea di 1 e di O di m (nell'ordine lessicografico delle
variabili); per brevità possiamo chiamarlo 0". E analoga-
mente lo stato di ogni sottosistema di s variabili è defÌnito
da una linea di 1 e di O di s, che per brevità chiameremo À.
In ciò che segue associeremo ogni sistema a una distribu-
zione di probabilità dei suoi stati. Adotteremo la notazione
che p(OllOO···), per esempio, sia la probabilità dello sta-
to definito dalla linea di lodi O in parentesi. Per il caso
estremo di un sistema a una variabile, abbiamo, come os-
servato precedentemente, p(O) = p(l) = Y2 per tutte le
variabili. Nel caso che sussista .qualche ambiguità intorno a
ciò cui le variabili si riferiscono, denoteremo gli 1 e gli O
con indici sottoscritti. CosI p(Oj) è, speci6camente, la pro-
babilità che Xj assuma il valore o.
Consideriamo M, o qualcuno dei suoi sottosistemi S. Posto
178 che ogni variabile separata assume con uguale probabilità i
valori O e l, se le variabili fossero tutte indipendenti l'una
dall'altra, i r stati di M sarebbero equiprobabili, e cosi
pure i 25 stati di ogni S. Avremo perciò:
l l
p(fJ) = - - per tutti i fJ, e p(À.) = - - per tutti i À..
2m 25
In generale, tuttavia, dal momento che vi è qualche tipo di
intera~ione fra le variabili, rappresentato dai legami, i vari
stati di un sistema non saranno equiprobabili; e ei trove-
remo di fronte al problema di determinare p(fJ) o p(À.)
per differenti fJ e À.. Quali sono le condizioni che queste
distribuzioni devono soddisfare?
Condizione l
La correlazione nel momento del prodotto di due variabili
per ciascuna coppia di variabili (Xi, Xj) è 'VijO, dove 'Vi; =
(I l,t 1-11,,- I) è il numero, segnato, di legami fra i ver-
tiei i e ; di G l e dove o è una costante, che soddisfa la con-
dizione lo : : :
1. Poiché al massimo uno dei Iii+' ljr è diverso
da O, questo rende 'Vij un numero intero compreso fra - v
e + v. Ciò significa anche che ciascun legame singolo dà
un eguale contributo di O alla correlazione, positivo o ne-
gativo a seconda del suo segno. Da questo 2 otteniamo il
fatto che in ogni sistema a due variabili (X" Xj), la p(À.)
deve soddisfare
p(OO)p(lI) - p(OI )p( lO)
Condizione 2
Sappiamo anche dalle considerazioni esposte al capitolo 8,
che le correlazioni a tre o piu variabili si annullano. Ciò
significa che il valore della funzione di correlazione per ogni
coppia di variabili non dipende dallo stato di ogni altra
variabile o insieme di variabili in M;3 il che equivale a scri-
vere, formalmente:
p(OOÀ.)p( lIÀ) - p(OIÀ)p( 10À)
Condizio;;e 3
In qualsiasi stato di M, ognuna delle m variabili assume un
valore fissato. Prendiamo qualsiasi sottosistema S. Senza
perdere di generalizzazione, supponiamo di numerare nuo-
vamente le variabili in modo che Xl'" X s siano in S e
Xs+l' ' . X m non siano in S. Allora in qualsiasi stato À di S,
Condizione 4
Infine, dobbiamo avere p (<7) :> O per tutti i <7 6
Condizione 5
E dobbiamo avere LP ( <7) = 1 7
Possiamo usare questi fatti come un modo di dedurre le
probabilità degli stati dei sistemi piu grandi dai piu piccoli,
180 come segue:
Cominciamo col considerare gli stati dei sottosisterni a una
variabile. Sappiamo per postulato, naturalmente, che que-
ste probabilità p(O) e p(l) sono !h e !h. Considetiamo ora
ogni sç>ttosistema a 2 variabili. Conosciamo 4 equazioni del-
la forma: p(OO) + p(Ol) = p(O), di cui 3 sono indipen-
denti, e ricaviamo una ulteriore equazione dal fatto che il
grafo G ci dice il valore del coefficiente di correlazione:
p(OO)p( 11) - p(Ol )p(lO)
[p(O)p(l)p(O)p(l)]!
. Le probabilità degli stati dei sottosistemi a 2 variabili sono
perciò determinate.
Consideriamo ora qualsiasi sottosistema a tre variabili. Le
sue probabilità di stato sono ancora determinate entro un
solo grado di libertà, dalle probabilità degli stati dei sotto-
sistemi a 2 variabili, che conosciamo. Come prima, l'unico
grado di libertà è tisolto dal fatto chè conosciamo il valore
assunto da una delle funzioni di correlazione parziale della
forma:
p(OOO)p( 110) - p(OlO)p( 100)
[p(OO)p(lO)p(OO)p(lO)]!
Cosi vediamo facilmente che ad ogni stadio di questo pro-
cesso le probabilità degli stati di un sottosistema a s varia-
bili sono determinate entro l grado di libertà, dagli stati
di probabilità dei suoi sottosistemi costituenti a· s - 1
variabili. E possiamo fornire l'ulteriore condizione richiesta
per determinare univocameme le probabilità, ricorrendo al·
la correlazione parziale appropriata di cui conosciamo il
valore~
p(OO).)p( 11).) - p(Ol).)p( 10).)
[p(O).)p(l).)p(O).)p(l).)]!
dove ). si riferisce a qualche stato fissato delle s - 2 va-
riabili.
Definiremo ora una distribuzione di probabilità cbe soddisfa
le condizioni 1-5, e deve quindi essere l'unica distribuzione
la cui costruzione è stata per l'appunto descritta. 8
Nello stato 17, diciamo che i legami di L + sono soddisfatti
o non soddisfatti a seconda che i loro punti terminali pren- 181
dano o no gli stessi valori, e diciamo che i legami di L-
sono O no soddisfatti a seconda che i loro punti terminali
rispettivamente non assumano oppure assumano gli stessi
valori. Poi definiamo quanto segue:
elfi = + 1 se il vertice Xi è O nello stato (j,
= _0_
2m
(.~Viie"lie"li + 4.ViieU~ie"2i
II II
_ 2 ~Viieì..ie)..j),
II
[p(O)p(l)p(O)p(I)]!
= 4V;JO/-=- = V;jO
16 4
Xi.
, e soddisfa. COS1 la condizione L
Consideriamo infine il coefficiente di correlazione parziale
per ogni due variabili Xi, Xi, in qualsiasi sottosistema (5 +
Xi.
Xi + xi), mentre le variabili di 5 sono mantenute costanti.
Rappresentiamo questa situazione come segue:
Se supponiamo che le variabili in S siano mantenute co-
stanti in qualche sMto prefissato, possiamo allora scrivere
l + (k oo + k, + k, + kj)o
p(OO).) = - - - - - - - -
2s+ 2
dove k oo è il termine risultante dai legami fra Xi e Xj, k;.. è
il termine risultante dai legami all'interno di S. e ki e kj
sono i termini risultanti dai legami tra 5 e Xi e Xi, rispetti-
vamente. Allora è facile vedere che, similmente,
1+ (k ll + k,-k,-kj)o
p(l1).) =
,2s+ 2
1+ (kOl + k, + k,-kj)o
p(on) = ---------
1+ (k lO + k,.-k, + kj)o
p( 10).) = --------~
2s+ 2
Anche
l + (k, + k;)o
p(O,).)
p(l,).) = - - - - -
21+1
l + (k,. + kj)o
p(Oj).) = ------
p( lj).) =
2 H1
La correlazione parziale è data da
p(OO).)p( 11).) - p(On)p( lO).)
[p(O).)p(l).)p(O).)p(l).)]1
Il numeratore, al primo ordine in o, si r.iduce a
(koo + kll - kOl - k,o)o
2 25 +4
Il denominatore, al primo ordine in o. si riduce a
[.l + ]1 l +
4k,0 2k,.0-
184 245 +4 2 25 + 2
Poiché koo = kll = 'Vii e kOI = k lO = - 'Vii.
questo rende la correlazione parziale uguale a
4'ViiO
-----=VijO
4(1 + 2k,.O)
al primo ordine in O, che è molto piccolo. Quindi la cor-
relazione parziale è 'VijO per tutti i À, e soddisfa la condi-
zione 2.
Si è cosI dimostrato che la misura
1+ k.o
p(rr) = - - -
2m
soddisfa le condizioni 1·5, e che di conseguenza, entro le
approssimazioni stabilite, la distribuzione è univocamente'
determinata da queste condizioni.
La distribuzione di probabilit~ generata da questa funzione
per un grafico specifico è illustrata qui sotto.
x,
x,
, x,
H(M) = - l ;
<1.
(l+ k"O)
2m
log
(l +2m
k"o )
l
= - - l; [ (l + U) [1og (l + k"o) - m log 2] }
2m <1
2
l {, k/0 }
= - - l; LI + koo)( + koo - - + ... - m log 2).
m
2 <1 2
l { k/o' . ..In }
termini
= - - l ; -mlog2+(I-mlog2)k,0+--+~3 It
2m <1 2 O e o re
8'
ed analogamente. H (S) = s log 2 :Ev;;'. +-
2 s
Il fatto che Vij .compaia in questa funzione elevato al qua-
drato, sigpifica che la distinzione fra L + ed L-non influen-
zerà il risultato. Allora, come abbiamo notato nel capitolo 8,
procederemo senza fare distinzioni fra L + ed L-, us~ndo
solo L e assumendo che Vij assuma solamente vl1lori positivi.
Ciò significa anche, naturalmente, che non è valido operare
distinzioni fra interazione positiva e negativa, quando si
pone il problema. lI
Consideriamo ora una suddivisione arbitraria di M nei sot-
toinsiemi S"S,·:· S" in modo che S. n S~ = 0, e U S. = M.
Chiameremo questa suddivisione, 7t . "
S,
• • •• S2
• • • •
7r
• • • S,
• • • •
188
• S3
L'informazione contenuta in M è H(M). L'informazione in
S preso separaramente è ~ H(S.). Eccettualo il caso in cui
•
non vi sia alcuna interazione tca i diversi sottosisterm, la
seconda di queste due espressioni sarà piu grande della pri~
ma, poiché qualche informazione sarà. come prima, contata
pitI di una volta. Come risultato, possiamo usare la diffe~
renza fra le due espressioni ([~H(S.)] - H(M)} come
" lagliare dalla suddivi-
misura della forza delle connessioni
sione 7t,u Piu grande essa è, piti forti sono le connessioni
lagliare. Il valore di quesra differenza è dato da
unità di vicinato
"'A"'A
singole abitazioni
Greenbe1t
. superblocco
gruP~~ ~
diC~AÀÀÀ
case
Londra
Kensington Lambeth
nuova Tokyo
anelli medi
anelli minori
quartieri resid. stazione porto uffici pubblici quartieri resid.
e privati
Mesa city
~ centro universitario
~
Università settore residenziale
~
villaggi
~AA\~
piccole unità residehziali
centro di Chandigarh
~
l° arteria principale Ilo arteria principale
/\ À
arterie sussidiarie
§
3
aeroporto ~
~
~
~
ii"'
piccola iodusto;·a;-::::::::::li!
negozi e divertimenti
trasporti pubblici
storia
zoo'
arti
cliniche
riserve
agricoltura
gruppo / " .
chiuso
di amici
singoli individui
società moderna
singoli individui
Nella città naturale, perfino la casa disposta lungo una stra- 211
da (che non appartiene a un piccolo raggruppamento) è un
implicito riconoscimento del fatto che le persone con cui
sussiste un rapporto diretto (come gli amici) non vivono nel-
la porta accanto, ma lontano, e possono essere raggiunti
solo con l'autobus o l'autoQ:lobile. In questo senso Manhal-
tao ha piti sovrapposizioni di Greenhelt. E sebbene si possa
sempre obiettare che il problema Don è fondamentale, po-
sto anche che a Greenbelt, gli amici si trovano, dopotutto,
a pochi minuti di automobile, non è illecito comunque do-
mandarsi: dal momento, proprio, che si è voluto porre l'ac-
cento su certi gruppi facendo loro corrispondere, addirit-
tura, specifiche! distinte unità della struttura fisica, perché
mai proprio i loro rapporti interni dovrebbero venIr consI-
derati, poi, cosI scarsamente rilevanti?
V'è un ..altro aspetto della struttura sociale e urbana che
Don può venire espresso in modo soddisfacente da uno sche-
ma dendromorfo. Per comprendere di che si traiti, consi-
deriamo, ad esempio, il piano di nuovo sviluppo disegnato
da Ruth Glass per Middlesborough (ab. 200 000). Questo
progetto ha proposto una minuta suddivisione della città
in 29 unità di vicinato. Dopo aver distinto e delimitato i
suoi 29 quartieri in base alle piu evidenti differenziazioni
per tipologia architettonica ed edilizia, reddito medio per
abitante, e specie di occupazione prevalente, Ruth Glass si
è poi chiesta se, esaminando uno qualsiasi dei sistemi che
si presentano nella situazione sociologica dej singoli vicinati)
sia possibile poi affermare che le unità fisiche definite dai
vari sistemi determinino a loro volta, in tutti i casi, la me-
desima situazione spaziale. La sua stessa risposta è stata
negativa.
Cias.cuno dei sistemi da lei esaminati ha un carattere noda-
le. È costituito, in altri termini, da una sorta di nodo ceno
trale che deve poi integrarsi con la gent<r che vi aflluisc~ e
ne fa uso. In special modo, Ruth Glass ha inserito nel nodo
centrale: scuole elementari, scuole medie, circoli giovanili,
circoli per adulti, uflici postali, erbivendoli e droghieri. Cia-
scuno di questi centri attira i suoi utenti da una certa area
o unità spaziale che a sua volta è il residuo fisico del siste-
212· ma sociale come totalità, ed è ·perciò una unità proprio nei
termini che abbiamo attribuito a questo concetto. Le unità
corrispondenti a diversi tipi di centri per un singolo circon-
dario (Waterloo Road, nella specie) sono visibili nella figura.
~I
, _.• - • ......0,:
r
" '::::::--'1;
v:-; c>- . . .;;.....!.;',.
<.) ,frr::
\.. I-~~~ ......
'
( ~\
~, II
t,
t, , ~ l.
" ,'"
,c!.. .." -4... --,"",.-,
'..' ;,;-~IJ-i
,, "
o
po da gioco.
Il gioco in sé, quello che i bambini praticano effettivamen-
te, tende ad emigrare di continuo, a spostarsi ogni giorno
in qualche luogo diverso. Un giorno si svolgerà all'interno
delle pareti domestiche, un altro giorno in una stazione di
servizio gestita da persone amiche, e poi continuerà, un
giorno in un edificio in rovina o abbandonato, il giorno dopo
sulla riva di. un fiume e il giorno dopo ancora, .magari nel
terreno circostante una casa che è momentaneamente disa-
bitata, supponiamo, per il week-end.
216 Ogni attività di gioco, inclusi gli oggetti che ç:ssa richiede,
I
1
Cambridge
zona industriale
grande, ovale
2 3 4 5
3 e 5 formano un'unità perché insieme rappresentano un
rettangolo; 2 e ~ perché formano un parallelogrammo; 5 e 6
perché entramb'i sono di colore piu scuro e orientati nella
stessa direzione; 6 e 7 perché uno è lo specchio dell'altro,
spostato lateralmente; 4 e 7 perché sono simmetricamente
contrapposti uno all'altro; 4 e 6 in quanto costituiscono un
altro rettangolo, 4 e 5 perché, insieme, formano una specie
di Z; 2 e 3 perché anch'essi formano una Z, un po' piu
sottile; 1 e 7 per il fatto che si trovano ad angoli opposri;
1 e 2 in quanto anch'essi sono un rettangolo; 3 e 4 perché
sono entrambi rivolti nella stessa direzione (come la coppia
5 e 6, di cui rappresentano una specie di proiezione decen-
trata); 3 e 6 perché racchiudono 4 e 5; l e 5 perché rac·
chiudono 2, 3 ")4.
Mi sono limita"m a enumerare.Ie unità di soli due triangoli.
Quelle risultanti dalla combinazione di piu di due triangoli,
sono anche piu complesse. Il fondo bianco poi lo è in mi·
sura ancora maggiore e non è neppure stat? incluso nel dia-
. gramma perché è troppo arduo venire a capo, con sufEcie.Qte
sicurezza, delle sue componenti elementari.
Il quadro è significativo, non tanto perché cont~ene il prin-
cipio di tante interferenze (ciò vale per molti dipinti), quan-
to, piuttosto, perché non si qualifica per altre ragioni che
questa. È solo questa caratteristica, appunto, e la conseguen-
te molteplicità di aspetti che le forme presentano, a rendere
l'opera tanto affascinante. Sembrerebbe quasi che il pittore
si sia deliberatamente proposto di attenersi rigorosamente
al principio dell'interferenza, evidenziandolo quale elemento
generatore di struttura.
Tutte le città artificiali che ho descritto hanno la struttura
di un albero piuttosto che quella, a semi·lattice, del dipinto
di icholson. E tuttavia sono proprio le immagini come que-
sta che debbono costituire i veicoli della nostra nuova con-
cezione. E il semi-lattice, che rappresenta tutta una vasta
sezione della matematica moderna, costituisce un potente
strumento di analisi, proficuamente utilizzabile, per esplora-
re la struttura di queste immagini. È esso, dunque, che dob·
biamo cercare di individuare, non l'albero.
Quando pensiamo nei termini di organizzazioni dendrornor- 229
fe, non facciamo che barattare l'umanità e la ricchezza della
città vivente con una semplicità concettuale di cui gli unici
a trarre bene:6cio sono i pianificatori, i pubblici amministra-
tori, i progettisti e gli urbanisti. Ogni volta che un settore
della città viene enucleato dal suo contesto globale e una
diramazione dell'albero sostituisce cOSI il legame a semi-
lattice preesistente, la città fa un altro passo in avanti verso
la dissociazione.
In qualsiasi oggetto organizzato, l'est~ema compartimenta-
lizzazione e la dissociazione d~gli elementi interni sono i pri-
mi sintomi di una prossima distruzione. In una società, di'ì-
sociazione vuoI dire anarchia. In una persona, la dissocia-
zione è il segno della schizofrenia e forse dell'imminente
suicidio. Un infausto esempio di dissociazione al livello di
città è...la segregazione dal resto della vita urbana dei pen-
sionati e itl. genere delle persone ormairitiratesi dal lavoro:
segregazione piu acutamente evidente in certe città destinate
alle persone anziane sorte di recente nel deserto dell'Ari-
zona, come Sun City. Soltanto sotto l'influenza di uno sche-
ma categoriale dendroide, è concepibile una simile aber-
raZIOne.
Non soltanto i vecchi sono privati della compagnia dei gio-
vani e viceversa, ma una non minore spaccatura si apre nel-
l'intimo di ogni singolo individuo. Una volta entrati a Sun
City, i vostri legami con il passato non saranno piu rico-
nosciuti e dovrete rassegnarvi a considerarli definitivamente
perduti. La vostra giovinezza nop sopravviverà piu in alcun
modo nella vostra vecchiezza; le due età saranno dissociate;
la vostra stessa vita sarà tagliata in due.
Per la mente umana, l'albero può essere lo strumento piu
adatto al dominio di pensieri complessi. Ma la città non è
un albero, non può e non deve esserlo. La città è il ricet-
tacolo della vita, Ma una città dendromorfa è un tipo d,i
ricettacolo che scinde ogni sov.rapposizione ed ogni interfe-
renza degli elementi vitali. Come in una scatola irta all'in-.
terno di lame affilate pronte a tagliare qualunque cosa' si
voglia riporre in essa, in un simile ricettacolo la vita sfessa
sarà fatta a pezzi. Se f~remo città ispirate alla forma del~
230 l'albero è proprio questo che accadrà delle nostre vite.
No'te
L'esigenza di razionalità
1. D. Bullivant, In/ormation lor tbe Archi/eel, in «Architect's laur-
nal », 129: 504-21 (aprile 1959); $erge ChermayefI e René d'Harnan-
court, Design for use in Art in Progress, New York, 1944, pp. 190-
20!.
2. Per alcuni suggerimenti pratici riguardo al modo in cui questo
potrebbe essere valorizzato, vedi: Christopher Alexander. In/ormation
and an Organized Process 01 Design, in National Academy af Sciences,
(/ Proceedings of the Building Research Institute », Washingron, D.C.,
primavera 1961, pp. 115-24.
3. T. W. Cook, The ReJation between Amount 01 Material and Dii·
ficulty o/ Problem-Solving, in «Journa! af Experimental Psychology »,
20 (1937), 178-83, 288-96; E. J. -Archer, L. E. Boume Jr. e F. G.
Brown, Concept Identification as a Funetion of I,Televant InfoTmation
end InstTuetions, ibid.• 49 (1955): 153-64.
4. Questo pensiero è stato espresso in molte occasioni. fin dall'inizio
del movimento moderno. Vedere, ad esempio. L. Moholy-Nagy, The
New Vision: From Materiai to Architecture, uad. riveduta da Daphne
Hoffman, New York, 1947.. p. 54; Walter Gropius, The New Archi-
tectuTe and the Bauhaus. trad. ingL P. Mortoll Shand, London, 1925.
pp. 17-20.
5. -Karl Duncker. A Qualitative (ExpeTimental and TheoTetieal) Stu-
dy of Productive Thinking (Soivin"g of Comprehensible Problems), in
«Journal of Genetic Psycho1Dgy »,33 (1926): 642-708, e On Probiem
Solving, trad. ingl. Lynnes Lees. «American Psychological Associa-
tion, Psychological Monographs », n" 270, Washington. D.C.. 1945;
Max Wertheimer, PToductive Thinking, New York, 1945.
6. George A. Miller. The Magical Number Seven, Plus or Minus
Two: Some Limits on our capacity /or Processing InfoTmation, « Psy-
chological Review». 63 (1956): 81·97;. D. B. Yntema and G. E. Mue-
ser, RemembeTing the present States o/ a Number of VaTiabies, « Jour-
o'al of Experimental Psychology», lO: 18-22 (luglio 1960).
7. Alex Bavelas e Howarcl Perlmutter, classificazione del lavoro svol-
to al Centro per gli Studi Internazionali, M. L T., citato in The Rela-
tion 01 Knowledge to Action. da Max Millikan, in The Human Mean-
ing o/ the Socia! Sciences, ed. Daniel Lerner. New York. 1959, p. 164.
8. Infatti vi sono casi in cui una forma è stata determinata 'unica- ....
mente attraverso i suoi requisiti. ma tali casi sono molto rari. Un
esempio sorprendente è dato dalla gru. Vedere L. Bruce Archer,
«Design », n. 90 (giugno 1956), pp. 12-19, specialmente p. 16; H. G.
Gough. H. L. Cox, O. G. Sopwith. The Design of Crane Hooks.
« Proceedings of the Institute of Mechanical Engineers» (Inghilterra),
1935; anche « AnnuaI Report of the British Iron and Steel Research
Association ». 1954. 231
9. Una tipica raccolta di dipinti derivati da un atteggiamento di
formalismo « logico» si può trovare nel Kalte Kunst di Karl Gerstner,
pubblicato da Arthur Niggli, Teufen A. R., Svizzera, 1957.
lO. ]acopo Barezzi Vignola, Regola delli Cinque ordini d'architettu-
ra, Roma, 1562; Jacques-François Blondel, eaurs d'architecture, Paris,
1771, Libro IV.
11. Un altro esempio di questo formalismo «logicament~» ispirato
si trova in Ludwig Hilbersheimer, The. New City, Chicago, 1944,
pp. 106·21.
12. Che ci piaccia o no,. per quanto oggettivamente razionali si vo'
glia essere, v'è sempre uri fattore di libero giudizio soggettivo, nella J
scelta e nell'uso di un sistema logico, che non possiamo evitare. Le
rappresentazioni logiche, come qu~lsiasi altra, sono formate attraverso
la semplificazione e la selezione. Dipende da noi stabilire quali sem-
plificazioni operare, quali aspetti scegliere come significativi, quale
rappresentazione adottare. E questa decisione è logicamente arbitraria.
Per quanto ragionevole e corretta la rappresentazione sia interna-
mente, la scelta di una rappresentazione deve essere, alla fine, irra-
l,
zionale. Infatti, anche se possiamo addurre valide ragioni per giusti-
ficare la 4Scelta di uno schema logico anziché di un altro, queste ra-
gioni implicano solamente che vi è un altro schema di decisioni dietro
al primo (molto probabilmente non esplicito). Forse ve ne è ancora
un altro dietro questo secondo. Ma prima o poi finiremo sempre con
l'imbatterci in decisioni che non sono razionali in alcun senso, che
sono soggette a niente piu che alla tendenza personale di colui che
prende la decisione. I metodi logici, nel migliore dei casi, riorganiz-
zano il modo in cui la tendenza personale deve essere applicata a un
problema. Naturalmente questo « migliore dei casi» ha la sua impor-
tanza. r metodi imuitivi attuali introducono la tendenza personale in
modo infelice, tale da rendere i problemi non risolvibili correttamente.
Il nostro proposito deve essere quello di rimodellare la tendenza, per
far si che non interferisca piti col processo della progettazione in modo
distruttivo, e non continui ad ostacolare la chiarezza della forma.
13. Il ruolo importante del pensiero di William Morris si rileva nei
volumi 22 e 23 delÌ'edizione londinese del 1915 delle sue opere com-
plete. Vedere anche Nikolaus Pevsner, Pioneers 01 Modern Design,
New York, 1949, pp. 24-30; trad. it. G. De Carlo, I pionieri del mo-
vimento moderno, da W. Morris a W. Gropius, Milano, Rosa e Bal-
lo, 1945. .
14. Ibid., pp. 18·19.
15. Il loro lavoro e le loro idee sono trattate pienamente da Emil
Haufmann in Architecture and the Age 01 Reason, Cambridge, Mass.,
1955; L'Architettura dell'Illuminismo, Torino, Einaudi, 1966. Non re-
stano scritti di Lodoli, ma vedere F. Algarotti, Saggio sopra l'architet7
tura, in Opere, val. II, Livorno, 1764, e Saggi sull'architettura e pit-
tura, Milano, 1831; Marc-Antoine Laugier, Essai sur- l'architecture, 2a
ed. Paris, 1775, e Observations sur l'architecture, s'Gravenhage,'
1765.
16. Nikolaus Pevsner, An Outline 01 European Architecture, Pen-
guin Books, London, 1953, pp. 242-62; trad. it. Storia dell'architettura
europea, Bari, Laterza, 1959; nuova ed. illustr. Milano, Il Saggiatore,
232 1966.
\
17. \ Nel negare la possibilità di comprendere ragionevolmente i pro-
cessi 'della produzione di forma; il feticcio dell'intuizione è il diretto
corrispondente di altri famosi tentativi di mettersi al sicuro sotto le
ali deUa magia e del tabu; vedere: Sigmund Freud, Vas Unbehagen
in der Kultur. Trad. iL Il disagio della civiltà, Roma 1949, o K. R.
Popper in The Open Society and It! Enemies, Princeton, 1950.
18. Per alcune recenti proteste contro il velleitadsmo dell'intuizione
nella progettazione contemporanea, vedere Serge Chermayeff, The
Shape oj Quality, «Architecture Plus~. Division of Architecture,
A. & M. College of Texas, 2, 1959.(,(), 16-23.
19. W. Ross Ashby ha già accennato alla possibilità di amplificare
l'intelligenza in Design for an Intelligence Amplifier, in «Automata
Studies », ed C. E, Shannon e J. McCarthy, Princeton, 1956, pp. 215-
34. Vedere nnche M. Minsky, Steps toward Artificial Intelligence,
«Proceedings cf the Insdtute of Radio,. Engineers », 49: 8-30, gen-
naio 1961.
Corretta rispondenza
1. L'origine della forma è nel fatto che il mondo tenta di compen-
sare le proprie irregolarità il pio economicamente possibile. Questo
principio, chiamato talvolta il principio della minima azione, è stato
notato in campi diversi: in particolare da Le Chatelier, il quale osser-
vò che 'j sistemi chimici tendono a reagire alle forie esterne in modo
tale da neutralizzarle; lo stesso è stato tratto dalla legge di Newron
nella meccanica, dalla legge di Lenz nell'elettricità, e dalla teoria del-
le popolazioni di Volterra. Vedere AdoIph Mayer, Geschichte des
Prin:t.ips der-kleinsten Action, Leipzig, 1877.
2. D'Arcy Wenrworth Thompson, On Growth and form, 2a ed.
Cambridge 1959, p. 16.
3. Questa idea è· antica quanto Platone: si veda ad es. Gorgia,
474-75.
4. La si.mmetria di questa situazione (cioè, il fatto che l'adattamento
è un fenomeno mutuo che deve essere inteso sia come adattamento
del contesto alla forma che come ~dattametlto della forma al suo con-
testo) è molto importante. Vedere L. J. Hende'rson, The Fitness 01
the Environment, New York, 1913, pagina V; «L'adattanza darwi-
niana ~onsta di una relazione mutua fra l'organismo e il suo ambien-
te.» Anche il commento di E. H. Starling: «Organismo e ambiente
formano un tutto; e devono essere visti come tali.» Per una concisa
e bella descrizione del concetto «forma », ve;dere Alben M. Dalcq,
Form and Modern Embryology, in Aspects 01 Fo"n, ed. Lancelot
Whyte. Landon, 1951, pp. 91-116, ed altri articoli dello stesso sim-
posio. - ...
5. Piu avanti nel testo dove userò la parola «sistema ». essa deve
intendersi riferita sempre a tuttO l'insieme. Bisogna però porre su
questo punto qualche attenzione, poiché molti studiosi parlano di
« ambiente» riferendosi a quella parte dell'insieme che si mantil:;ne
costante e chiamano «sistema» soltanto quella parte che è soggetta
~d un processo di adattamento. Per questi studiosi la mia forma, non
il mio insieme, sarebbe il sistema. 233
6. Essenzialmente questa è una idea molto vecchia. Per la prima
volta fu chiaramente formulata da Darwin in The Origin o/ Specie!;
traci. it. L'origine della specie, Torino, Einaudi, 1964, poi sviluppata
da scriuori come W. B. Cannon, The Wisdom o/ the Body, London,
1932; trad. it., La saggezza del corpo, Milano, Feltrine11i, 1.956, e W.
Ross Ashby, Design for a Brain. 2" ed., New York, 1960.
7. Wolfgang Hohler, Tbe P/ace o/ Value in a World o/ Facls, New
York, 1938, p. 96.
8. A.. D. de Groot, Ueber dar Denken de! Schacbspielers, « Rivista dj
Psicologia », 50: 90-91 (ouobre-dicembre 1956). Ludwig Wittgenstein.
Philosopbical Investigations, Oxford, 1953, p. 15.
9. Vedere Max Wertheimer, Zu dem Problem der Unterrcheidung
von Einzelinhalt und TeiI, «Zeitschrift rur Psychologie », 129 (1953):
356, e On Truth, «Socia! Research », 1: 144 (maggio 1934).
lO. K. Lonberg Holm e C. Theodore Larsen, Development l ndex,
Ann Arbor, 1~53 ..
11. Anche quest'idea non è nuova. Era certamente presente a Frank
Uoyd Wright, nell'uso dell'espressione « archirettura or~anica », an-
che se nel suo caso la frase conteneva COSI tante intenzioni che è
difficile comprenderla chiaramente. Per una buona trattazione vedere
Peter Collins, Biological Analogy, « Architectural Review », 126: 303-6
(dicembre 1959).
12. Questa osservazione compare con molta chiarezza in Foundations
of Modern Art di Ozenfant, New York, 1952, pp. 34041. Anche
Kurr KoiIka, Principles. of Gestalt Psichology, London, 1953, pp.
638-44.
13. L'idea che gli schemi residui dei processi di adattamento sono
intrinsecamente ben' organizzati è espressa da W. Ross Ashby in
Design for a Brain-> p. 23 e da Norbert Wiener in The Human Use
of Human Beings, New York, 1954, p. 37; trad. it. Introduzione alla
cibernetica, Torino, Boringhieri, 1961.
14. Vedere nota 2.
15. Il concetto di una immagine, comparabile alla determinazione
del campo ideale di un problema, è trattata ampiamente in G. A. Mil-
ler; Euge'ne Galanter e :Eçarl H. Pribram, Plans and the Strueture 01
Behavior, New York, 1960. L'« immagine» vi è considerata come
presente nella mente di chi risolve un problema, come un criterio
usato per la soluzione del problema e quindi come guida principale
nel programmarlo e nel risolverlo. Nella maggioranza, dei casi inte-
ressanti non credo che' una tale immagine esista a' livello psicologico;
di conseguenza, il parametro di riferimento descritto da Miller ed
altri in Plans, sembra una descrizione scorretta del comportamento
complesso che si assume nel risolvere problemi. Nei casi interessanti
la soluzione del problema non può essere verificata in relazione a una
immagine, perché la ricerca dell'immagine procede contemporaneamen-
te alla ricerca della soluzione. Miller in un breve commento ricono-
sce questa possibilità (pp. 171-72) e si è mostrato d'accordo con la
nostra osservazione in discussioni personali avute ad Harvard nel 1961.
16. Se è COSI, non è difficile capire perché il conceno di piena ri-
spondenza sia relativamente difficile da afferrare. ~ stato dimostrato
da numerosi ricercatori - come lerome Bruner ed altri, A study of
234 Thinking, New Yoik, 1958, - che la gente accetta molto lentamente
e malvolentieri concetti disgiuntivi. Dire quello che una cosa non è,
è di molta poca utilità quando -si cerca di scoprire quello che è. Ve-
dere pp. 156-81. Vedere anche C. L. Hovland e W. Weiss, Transmìs-
sion o/ In/ormalion Concerning Concepts through Positive and Nega-
tive I nstances, «1ournal of Experimental Psychology », 45 (1953):
175-82.
17. La stretta identità di « forza» da una parte, e « serie di requi-
siti» generati dal contesto dall'altra, è ampiamente discussa da HoWer
in The piace o/ Value in a World o/ Facts, p. 345, e pp. 329-60.
Esiste, secondo me, una stretta similitudine fra la difficoltà di trattare
direttamente della perfetta rispondenza (malgrado la sua primaria 1m-
ponanza), e la difficohà del concetto di zero. Lo zero, come anche
il concetto della condizione di vuoto, sono invenzioni relativamente
tarde, perché è chiaro che non lasciano nulia che serva da supporto
per spiegarle. Ancora oggi troviamo difficile il concetto della condi-
zione di vuoto come tale: riusciamo sahanto a pensarlo come l'as-
senza di qualche cosa di positivo. Tuttavia in molti sistemi metafi-
sici, in particolare quelli orientali, il vuoto e l'assenza sono conside-
rati piu fondamentali e in definitiva. piu sostanziali della presenza.
Questo è anche collegato con il fatto, ora riconosciuto da moltissimi
biologi, che la simmetria, essendo la condizione naturale di- una
situazione non forzata, non richiede una spiegazione, e che al contrario
è la assimetria che ha bisogno di essere spiegata. Vedere D'Arcy Thom-
pson, On Growth and Form, p. 357; Wilhelm Ludwig, Recbt-links-
problem im Tierreich und beim Menschen, Berlin, 1932; Hermann
Weyl, Symmetry, Princeton, 1952, pp. 25-26; Lo simmetria, Milano,
Feltrinelli, 1962; Erost Mach, Ueber die phsikalische Bedeutung der
Gesetze der Symmetrie, «Lotos »,21 (1871): 139-47.
18. L'equivalenza logica di queste due vedute è espressa dalla legge
di De Morgan, che dice essenzialmente che se A, B, C, ecc., sono
proposizioni allora ({Non A) e (Non B) e (Non C) ...} 'è sempre
lo stesso di Non (A o B o C o. .)J.
19. Per l'idea che la mancanza di compimento si pone all'attenzione
con piu forza del compimento stesso, ed è effettivamente la premessa
fondamentale di un certo tipo di esperienza valutativa, nonché per
un numero di esempi specifici (non solo etici), vedere Max Wert-
heimer, Some Problems in Ethics, «Social Research », 2: 352 ss.
(agosto 1935). In particolare, quelle che io ho descritto come disatti-
tudini sono colà indicate come Leerstellen o condizioni di vuoto. La
sensazione che qualche cosa manca, e la necessità di completare qual-
siasi cosa che si mostri incompleta (Liicken/iillung), è discussa in
modo particolareggiàto.
20. Qualsiasi teoria psicologica che tratti la percezione o la cono-
scenza come un processo d'informazione è ricondotta allo stesso tipo
di conclusione. Per una trattezione tipica dei processi di riduzione ....
all'informazione, vedere Bruner ed altri, A Study o/ Thinkihg. p. 166.
21. b forse istruttivo notare che entrambi i concetti di salute orga-
nica in medicina e di normalità psicologica in psichiatria sono sog-
getti allo stesso genere di difficoltà della mia concezione di forma
pienamente rispondente o insieme coerente. Nelle loro rispettive ma-
terie i due concorsi sono considerati come ben definiti. Tuttavia le
definizioni che si possono dare sono solo di tipo negativo. Vedere, ad 235
esempio, Sir Geoffrey Vickers, l'he concept of SÙe;s in Relation to
the Disorganization 01 Human Behavior, in Stress and Psychiatric Di-
sorder, ed. J. M. Tanner, Oxford, 1960.
22. Qualora sembri dubbio che tutte le proprietà rilevanti di un
insieme possano essere espresse come variabili, bisognerà essere chiari
sul fatto che non necessariamente queste variabili sono capaci di va-'
riazioni continue. In verità, è ovvio che la maggior parte delle con-
seguenze che incontriamo in un problema di progettazione non pos-
sono essere quantificate, come questo richiederebbe. Una variabile
binaria è semplicemente un modo stenografico formale di classificare
le situazioni; è un indicatore che distingue fra forme funzionanti e
non funzionanti, in un contesto dato.
Il processo non-autocosciente
1. Dalla definizione di cui al capitolo 3, p. '43.
2. Aléxander SchartI, Archeologische Beitrage zur Frage der Entste-
hung der Hieroglyphenscrift (Miinchen, 1942), e Aegypten in« Hand-
buch der Archaologie », ed. Walter Otto (Miinchen, 1937), pp. 431-
642, specialmente pp; 437-38.
3.' L. G. Bark, Jjeehive~ Dwellings of Apulia, <, Antiquity », 6 (1932):
410.
4. Werner Kissling, House Traditions in the Outer Hebrides,
«Man »,44 (1944): 137; H. A. e B. H. Huscher, The Hogan Builders
of Colorado, «Southwestern Lare », 9 (1943): 1-92.
5. Nel Cantico dei Cantici, I. 5 troviamo: «O figliole di Gerusalem-
me, io san bruna ma bella, come le tende di Ched.ar... » (<< nigra sum,
sed formosa, filiae ]erusalem... »). E nell'Esodo troviamo molte de-
scrizioni del tabernacolo (la forma ieggendaria della tenda) piene di
colori, XXVI, 14; «Fai ancora alla Tenda una coverta di pelli di mon-'
tane, tinte in rosso; e un'altra coverta di pelli di tasso, disopra.» E
XXVI. 36: «Fa eziandio, per l'entrata del Tabernacolo, un tappeto di·
violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritotto, di lavoro
di ricamatore.» C. G. Peilberg, La Tente Noire, (, Nationalmuseets
238 Skrifter », Etnografisk Raekke, val. 2, Copenhagen, 1944, pp. 205-9.
6. Tutte le case nella contea di Kerry hanno due porte, ma si deve
sempre uscire dalla porta dalla quale si eQtra, perché un uomo che
entri da una porta ed esca dall'altra porta via cori sé la fortuna della
casa. Ake Campbell, Notes on tbe Irisb House, «Folk-Liv », Stock-
holm, 2 (1938): 192; E. E. Evans, Donegal Survivals, «Antiquity »,
13 (19"39), 212.
7. Thomas Whiffen, The Nortb-West Amazons (London, 1915), p.
225. E lo stesso vale per molti altri popoli. Per esempio: Gunnar
Landtman, The Folk Tales 01 tbe Kiwai Papuans, «Acta Societatis
Scientiarum Fennicae» (Helsinki), 47 (1919): 116, e Papuan Magie
in the Buildin 01 Houses, «Acta Academiae Aboensis, Humaniora »,
1 (1920), 5.
8. Margaret Mead, An Inquiry' into tbe Question 01 Cultural Stahi·
lity in Polynesia, in Columbia University Contributions to Anthropcr
/ogy, voI. 9, New York, 1928, pp. 45, 50, 57, 68-69. .
9. Il ri"to della lienedizione del sentiero, una raccolta di leggende e
" preghiere, costituisce un legame positivo fra la loro visione del mon-
do e la forma della casa mettendo in relazione lo bogan, quadripar.
tito, con i quattro punti cardinali, e riferendosi ad essi, secondo il
cammino del sole a est, sud, ovest, nord. CoSI una canzone descrive
la struttura dello bogan: «Un palo ornato di bianco a est, un palo
turchese a sud, un palo arancione a ovest, un palo nero a nord.» Il
rituale connesso con lo hogan va ancora oltre, 6no a fornire partico-
lari su come le ceneri devono essere tolte dal fuoco dell'bogan. Berard
Haile, Some Cultural Aspeets 01 tbe Navabo Hogan, copia mimeo-
grafica, Dept. of Anthropology, University of Chicago, 1937, pp. 5-6,
e Why the Navabo Hogan, «( Primitive Man ), voI. 15, numeri 3-4
(1942), pp. 41-42.
10. H.iroa Te Rangi (P. H. Buck), Samoan Material Culture, «Berni-
ce 1'. Bishop Museum Bulletin », n. 75, Honolulu, 1930, p. 19.
11. L. G. Bark, Beebive Dwellings 01 Apulia, p. 409.
12. William Edwards, To 'Build a Hut, « Tbe South Rhodesia Na-
rive Affairs Departmem Annuall'1, Salisbury, Rhodesia, n. 6 (1928):
73-74.
13. Iowerth C. Peate, Tbe Welsh House, Honorary Society of Cymm·
rodorion, London, 1940, pp. 183·90.
14. L. frobenius, Oeeaniscbe Bautypen, Bedin, 1899, p. 12.
15. CampbelL Notes on the Irisb House, p. 223.
16. Clark Wissler, Material Culture 01 tbe Backloot I ndians, « An-
thropological Papers of the American Museum of History », voL 5,
parte I, New York, 1910, p. 99.
17. L. G. Bark, Beehive Dwellings 01 Apulia, p. 408.
18. A.!. Richard, Huts and Hut.Building among tbe Bembo,
" Man ", 50 (1950), 89.
19. È vero che l'artigiano compare in certe culture che vorremmo ...
chiamare non autocoscienti (per esempio, carpentieri nelle Marqucsas,
costruttori di tetti di paglia nel Galles meridionale), ma il loro effetto
non è' mai piu che parziale. Non hanno l'esclusiva della specialità,
ma semplicemente fanno quello che fanno con un certo grado di abi-
lità, relativamente maggiore di quella degli altri membri della comu-
nità. E mentre i maestri costruttori dei tetti di paglia o i carpentieri
possono essere impiegati durante la costruzione della casa, le ripara- 239
,."
zioni sono ancora assunte dagli stessi proprietari, che vi abitano. Le
abilità necessarie sono universali e, ad un livello o ad un alero, prati-
cate da chiunque. Ralph Linto'n, Material Culture 01 tbe Marquesas,
<~Bernice P. Bishop Museum Memoirs», val. 8, n. 5, Honolulu, 1923,
p. 268. Peate, The Welsb Rouse, pp. 201-5.
20. Barr Ferree, Climatic In/luenee in Primitive architecture, «The
American Anthropologist », (1890): 149.
21. Richard King, On tbe Industriai Arts o/ the Esquimaux, «]our-
nal of the EthJlological Society of London », 1 (1848): 281-82. Dia-
mond Jennes, Report 01 the Canadian Aretie Expedition (1913-1918),
vaL 12: The Lile 01 the Cppper Eskimos, Ottawa, 1922, p. 63;
]. Gabus, La Cons/mc/fon des iglous eheI. les Padleirmiu/, «Bullecin
de la Société Neuchatelois de Géographie », 47 (1939-40): 43-5L
D. B. Marsh, Li/e in a Snowhouse, «Natural History., 60, 2:66 (feb-
braio 1951).
22. W. G. Summer, Folkways, p. 2.
23. ]enness, Copper Eskimos, p. 60.
24. W. McClintock, l'he Blackloot Tipi, «Squ.,Wwestern Museum
Leaflets », n. 5, Las Angeles, 1936, pp. 6-7.
25. NQIl solo i muri sono intonacati quando hanno bisogno di es-
serlo, ma imere s[anze sono aggiunte e sottratte quando si sente che
la sistemazione è inadeguata o superflua. Meyer Fones, Tbe Web 01
Kinship among tbe Tallenri, London, 1949, pp. 47-50. Jack Goody,
l'he Firrion 01 Domestic Croups among tbe LoDagoba, in The De-
veJopment Cyde in Domestfc Croups, a cura di J. Goody, Cambrid-
ge, 1958, p. 80.
26. WhifIen, The North-West Amazonr, p. 41.
27. Norbert Wiener, Cybernetics, New York, 1948, pp. 113-36; trad.
il. La cibernetica, Milano, Bompiani, 1953.
28. Ibid., pp. 121-22; Ross Ashby, Design lor a Brain, New York,
1960, pp. lODA.
29. A rigor di termini, quello che abbiamo detto riguarda solo la
reazione della cultura non autocosciente alla disattitudine. Non abbia-
mo tuttavia ancora spiegato come avvenga, il buon adattamento. Ma
l'unico mezzo che abbiamo per spiegarl0 è il procedimento induttivo.
Dobbiamo assumere che si sia data, in tempi lontani, una situazione
di estrema semplicità in cui ogni forma appartenente alla cultura ma-
teriale rispondeva perfettamente alle reali esigenze. Una volta verifi-
catasi questa premessa, la tradizione e l'immediatezza del sistema non
autocosciente avrebbero continuato a garantire l'idonea rispondenza
anche di fronte ad ogni successivo mutamento nelle circostanze della
cultura. Poiché il «momento» dei primi adattamenti accidentali risa-
Ie con tuHa probabilità al piu remoto passato preistorico, quando la
cultura era nella sua infanzia (e la piena rispondenza era facilmente
raggiungibile data l'estrema semplicità della cultura), l'assunzione non
è veri6cabile.
30. Questa è una questione ovvia. In un altro contesto Pericle lo
espresse con elegante stringatezza: «Anche se sono pochi quelli che
possono dar vita a una politica, siamo tutti capaci di giudicarla.»
Tucidide n. 41.
31. Sono debitore a E. H. Gombrich per aver diretto la mia atten-
240 zione su questo fenomeno. L'interpretazione è mia.
Il processo autocosciente
1. Cost l'autocoscienza può sorgere per naturale conseguenza dello
sviluppo scientifico e tecnologico, per l'imporsi di una civiltà conqui-
statrice, o per mera infiltrazione, come accade oggi nei paesi sottosvi-
luppati. Vedere Bruno Snell, The Discovery 01 the Mind, traduzione
inglese di T. G. Rosenmeyer, Cambridge, Mass., 1953, e in particolare
il capitolo lO: « The Origin of Sdenti~c Thought ».
2. Hiroa Te Rangi (P. H. Buck), Samoan Material Culture, <~ Berni-
ce P. Bishop Museum Bulletin », n. 75, Honolulu, 1930, pp. 85-86.
3. Ibid" p. 86.
4. Per l'analisi di questa fase di sviluppo della architettura contem-
poranea vedere Serge Chermayeff, The Shape of Quality, « Architec-
ture Plus », Division of Architecture, A. & M. College of Texas,
2 (1959-60): 16-23. Per un acuto e ancor precedente commento, ve-
dere J. M. Richards, The Condition 01 Architecture, and the Principle
01 Anonymity, i.n Circle a cura dj J. L. Martin, Ben Nicholson, e
Naum Gabo, Landon, 1937, pp. 184-89.
5. Ne"! capitolo 3 si stabiliva che la cultura è autocosciente nell'ar-
chitettura quando le leggi ed i. precetti della progettazione sono stati
resi espliciti. Nell'Europa occidentale, un vero addestramento tecnico
formale iniziò circa intorno alla metà del quinto secolo a. C. Le stesse
accademie architettoniche furono introdotte nel tardo Rinascimento.
W'erner ]aeger, Paideia, val. I, New Yo.rk, 1~45, pp. 314-16; trad.
it. Paideia, Firenze, La nuova Italia, 1964; H. M. Colvin, A Biogra-
phical Dictionary 01 English Architects, 1660-1840, Cambridge, Mass.,
1954~ p. 16. Non a caso, naturalmente, il primo di questi due perio-
di coincide con la prima delle" accademie di Platone (la prima istitu-
zione nella quale era sollecitata e bene accolta l'autocritica intellet-
tuale), ed anche con il primo ampio riconoscimento dell'architetto
come individuo dotato di un suo proprio nome; il secondo coincide
invece con la prima estesa raccolta di trattati di architettura. F. M.
Caroford, Belare and After Sacrates, Cambrid~e, 1932; Eduard Sek-
ler, Der Architekt im Wandel der Zeiten, «Der Aufbau '>, 14: 486,
489 (dicembre 1959).
6. Per una dettagliata trattazione sulle origini delle accademie, ve-
dere la monografia di Nikolaus Pevsner, Academies of Art, Cambrid-
ge, 1940, esp. pp. 1-24, 243-95.
7. Margaret Mead, Art and Reality, «College Art Journal », 2: 119
(maggio 1943); Ralph Linton, Primitive Art, «Kenyon Review.»,
3:42 (inverno 1941).
8. Ralph Linton, The Study 01 Man, New York, 1936, p. 311.
9. Vedere capitolo 2, pp. 48-49.
lO. L'invenzione e l'uso di concetti sembra essere un fatto comune
a quasi tutti i comportamenti umani nella risoluzione di un proble-
ma. Jerome Bruner e altri, A Study 01 Thinking, Ne,w Yotk, 1956,
pp. 10-17. Per una descrizione di questo processo come ricodificazione,
vedere George A. Miller, The Magical Number Seven, Plus or Minus 241
Two: Some Limits 0/1 aur Capacify for Processing Information, ~< Psy-
chological Review», 63 (1956): 108.
11. Vedere, ad esempio, American Association cf State Highway Of~
ficials. A Policy on Geometrie Design 01 Rural Highways, Washing:
too, D. c., 1954, Contents; o F. R. S. Yorke, Specification, Landoo,
1959, p. 3; o E. E. See1ye, Specifica/ion and Costs, voI. II, New York,
1957, pp. XV-XVIII.
12. loho Summerson, The case for a theory 01 Modern Archi/cc/ure,
~< Royal If!stitute af British Architects Journal », 64: 307-11 (giugno,
1957).
13. Serge ChermayefE e Christopher Alexander, Community and
Privacy, Ncw York, 1963, pp. 159-175.
14. Reginald Isaacs, The Neighhorhoods Theory: An Analysis oJ
ilS Adequacy, «Journal af American Institute of Planners », 14.2:
15-23 (primavera 1948).
15. Per una ttattazione completa di questo argomento, vedere Ru-
dolph Carnap, Meaning and Necessity, Chicab;o, 1956. Vedere pp.
23-42, e per un sommario, vedere pp. 202-4. Vedere inoltre Signifi-
cato e sinonimità nei linguaggi naturali in: «Rivista critica della filo-
sofia »,.. e I fondamenti logici dell'unità 'della scienza in Neopositivi-
smo e unità della scienza, con introduz. di E. Paci, Milano, Bompiani,
1958.
16. Ibid., p. 45.
17. Probabilmente si potrebbe arguire che la parola (, acustica» non.
è arbitraria ma corrisponde a una raccolta di requisiti chiaramente
oggettiva - precisamente quelli che hanno a che fare con i fenomeni
acustici. Ma questo serve soltanto ad accentuarne l'arbitrarietà. Dopo-
tutto, cosa ha a che fare con la struttura causale del problema il fatto
che ci capiti di avere gli orecchi?
18. Per una piÙ ampia trattazione sulla arbitrarietà del linguaggio
in quanto descrizione del mondo e sulla dipendenza di .queste descri-
zioni dalla struttura interna del linguaggio, vedere B. H. Whorf, The
Relation of Habitual Though and Behavior to Languaf,e, in Langua-
ge, Culture and Personality: Essays in Memory of Edward Sapir, a
cup di LesEe Spier, Menasha, Wis., 1941, pp. 75-93.
19. L. Carmichae1 H. P. Hogan e A. A. Walter, An Experimental
Study 01 the EjJect 01 Langua/!,e on the Reproduction 01 Visually Per-
ceived Form, «Journal of Experimental Psychology », 15 (1932):
7H6.
20. Whorf, Relation 01 Habitual Thought and Behavior Language,
p. 76. Whorf, che per un po' di tempo h!vorò come agente di assicu-
razione contro gli incendi, trovò che certi incendi scoppiavano perché
gli operai, anche se stavano àttenti a non accendere fiammiferi e siga-
rette accanto ai serbatoi pieni di benzina, diventavano incuranti ac-
canto ai bidoni vuoti. Naturalmente i serbatoi vuoti contenevano va-
pore, e perciò erano piu pericolosi di quelli pieni, relativamente inerti.
Ma la parola «vuoti» porta con sé l'idea della sicurezza, mentre la
parola «pieni» sembra suggerire grande pericolo. CosI i concetti
« pieno» e (, vuotO» effettivamente rovesciano la struttura reale clelIa
situazione, e quindi provocano il fuoco. L'effetto dei concetti sulla
242 struttura. dei problemi architettonici è esattamente la stessa. Ibid.,
pp. 75-76. Vedere anche Ludwig Wittgenstein, The Blue and Brown
Books, Oxford, 1958, pp. 17-20.
21. Vitruvio, De Architectura, 3.1, 3, 4. E. R. De Zurko, Origins 01
the Functionalist Theory, New York, 1957, pp. 26-28.
22. Werner Sombart, citato in Intellectual and Cultural History 01
the Wester World, da Harry Elmer Barnes, New York, 1937, p.
509: «Le idee della ricerca del profitto e del razionàlismo economico
in principio diventarono possibili con l'invenzione della contabilità a
partita doppia. Attraverso questo' sistema si può afferrare una sola
cosa: l'aumento della somma dei valori considerati dal punto di vista
puramente quantitativo. Chiunque si faccia afferrare dalla contabilità a
partita doppia deve dimenticare tutte le qualità dei beni e dei ser-
vizi, abbandonare le limitazioni imposte dal principio della soddisfa-
zione dei bisogni, ed accontentarsi della sola idea di profitto; non può
pensare di utili e spese, di farina é cotone, ma solo di somme di va-
lori che crescono e decrescono.» Per di piti, questi concetti esclu-
dono anche requisiti molto vicini al centro del significato! designato.
Cosi in materia di «economie », perfi~6 ~ariabili di disadattamento
tanto ovvie come il costo di manutenzione e il deprezzamento, solo
recentemente sono diventate oggetto di considerazione architettonica.
Vedere }. C. Weston, Economics o{ Building, <~ Royal Institute of Bri-
tish Architects }ournal », 62: 316-29 (giugno 1956). Allo stesso modo
in rapporto ai costi sociali - i giri del lattaio, le lavanderie e i sana-
~ tori TBC per la tubercolosi che si rendono necessari a causa degli
effetti del fumo che esce da camini aperti - si sono comportati perfino
gli economisti che solo ora cominciano a tenerne conto. Vedere Be-
njamin Higgins, Economie Development, 'New York, 1959, pp. 254-56,
660-61. In tutte queste cose si trova ancora il costo della forma. Il
costo di una forma è assai pitl difficile da valutare delle diverse « eco-
nomfe » cui ho accennato finora.
Il programma
1. }ohn von Neumann ed Oscar Morgenstern, Theory 01 Games and
Economie Behavior, Princeton, 1944; Allen Newell, }. C. Shaw e
H. A. Simon, éhess-Playing Programs and Problem 01 Complexity,
«IBM }ournal of Research and Deve10pment », 2:320-35 (ottobre
1958); Hao Wang, Toward Mechanical Mathematics, «IBM Joumal
af Research and Development », 4: 2-22 (gennaio 1960); A. S. Lu-
chins, Mechanization in Problem Solving, American Psychological As-
sociation, «Psychological Monography», n. 248, Washington, D. c.,
1942; Allen Newell, J. C. Shaw e H. A. Simon, Elements 01 a Theo-
ry 01 Human Problem Solving, «Psychological Review», 65 (1958): .."
151-66.
2. Marvin Minsky, Heuristic Aspects 01 the Artificial Intelligence
Problem, Group Repo~ts 34-55, Lincoln Laboratory, M.I.T., 1956, e
Steps Towards Artificial Intelligence, «Proceedings of the Institute
of Radio Engineers », 49:8~30 (gennaio 1961). Per ulteriori riferi-
menti, vedere Donald T. Campbell, Blind Variation and Selective 243
Retention in Creative Thought as in Olher Knowledge Processes,
« Psychological Review», voI. 67 (1960), esp. pp. 392-95.
3. Vedere pp. 93-94 e 27-28.
4. Vedere, per esempio, Karl R. Popper, The Lagie 01 Scientific Di-
scovery, New York, 1959, pp. 53-54, 136-45, 278-81; George Po1ya,
Patterns 01 Plausible Inference, Princeton, 1953; Ne1son Goodman,
FacI, Fiction, and Farecasl, Cambridge, Mass., 1955, pp. 82-120, e
La revisione delta filosofia in La filosofia contemporanea in USA,
Roma, 1959; W. Pitts e W. S. McCulloch, How We Know Univer-
sals, « Bulletin of Mathematical Biophisics », 9 (1947): 124-47.
5. Vi sono molti·· studi sulla natura di questo processo nell~ lette-
ratura. Vedere libri come Brewster Ghise1io, The Creative Process,
Berkeley, 1952, e Paul Souriau, Théorie ·de l'invention, Paris, 1881.
6. Dal fallimento dell'autocoscienza si potrebbe concludere che do-
vremmo fare del tutto a meno dei progettisti, e perciò dovremmo
prendere come punto di partenza il carattere auto-organizzativo del-
l'insieme non autocosciente. Con questo scopo nella mente, potrem-
mo concentrarci nell'attribuire all'insieme stesso proprietà capaci di
aumentare l'attitudine all'adattamento interno. Praticamente lo fac-
ciamç> già...quando adattiamo una macchina a vapore con un regolatore.
Il controllo di una serie di dighe o di una linea di produzione per
mezzo di regolatori elettronici automatici è un esempio piti elaborato
della stessa situazione. E ancora un esempio è dato ,-dal fornire a una
città una struttura governativa che le permetta di essere ammini·
strata senza intralci e ritardi. Potrebbe anche essere possibile che
in futuro la stessa organizzazione fisica delle città divenisse un ele-
mento di sollecitazione per la crescita e l'instaurazione di condizioni
piu favorevoli di quelle attuali. Cfr. Lancelot Whyte, Some Thoughts
on the Design 01 Nature and Their Implicatiqn /Or Education, «Arts
and Architecture », 73: 16-17 (gennaio 1956). Tutti questi tipi di
soluzione tendono a rendere l'insieme auto.organizzato. come nel pro-
cesso non autocosciente.
Il loro svantaggio è di essere utili solo in situazioni molto partico-
lari e limitate. La loro applicazione esige pedinò una maggiore com-
grensione della condizione dell'insieme di quanto non richieda il
progettista autocosciente. Quando ci si trova di fronte a circostanze
non familiari dove quei tipi, di soluzione non possono essere applicati,
non resta alcuna alternativa per le facoltà inventive; e bisogna am-
mettere l'importanza di un punto su cui fino ad ora non si è forse
a1bbastanza insistito: il cervello umano, malgrado il suo svantaggio, è
capace, potenzialmente, di una risoluzione e di un intuito molto piti
profondi di quelli raggiungibili da un processo esterno auto-organiz-
zato. La sua grande forza potenziale sta nel fatto che esso fa deri-
vare le forme da una immagine concettuale dell'insieme, piuttosto
che dall'insieme stesso. Questo permette di sviluppare una serie molto
piu estesa di forme, a loro volta piu flessibili e interrelate di quelle
prodotte dal processo non autocosciente.
7. Per una rapida introduzione alla teoria degli insiemi; vedere Paul
R. Halmos, Native Se! Theory, New York, 1960. Una discussione
piu completa clelIa" teoria si trova in Felix Hausclorff, Se! Theory,
traduz. ingl. J. R. Aumann, New York, 1957.
244 8. Vedi l'assioma della specificazione, Halmos, Native Set Theory,
p. 6. Per i concetti che ne derivano, vedi ibid., pp. 2, 3, 12, 14.
9. Nella generalità dei casi i proge~tisti considerano che loro primo
compiro, nell'affrontare un problema di progettazione, sia quello di
ridurre la definizione del problema in termini pratici, per stabilire
esattamente e unicamente quali siano le condizioni che la forma
deve soddisfare. Come dice un famoso designer, Louis Kahn, quando
si vuole sapere quali siano le reali funzioni della forma, ci si doman-
da « cosa la forma stessa voglia essere· ». L'insieme M è semplicemente
un modo preciso per riassumere gli elementi di ciò che la forma, ap-
punto, « vuole essere ».
lO. Vedere pp. 4;-;0, 69·7l.
Il. Le opere principali sulla teoria dei grafi sono: Dénes Konig,
Theorie der endlichen und tmendlichen Graphen, New York, 1950,
Claud Berge, Théorie des graphes et ses applications, Parigi, 1958,
e Oystein Ore. Theory 01 Graphs, «American Mathematical Society
Colloquium Publications », vol. 38, Providence, 1962). Vedere anche,
come breve introduzione, Frank Haravy e Robert Z. Norman, Graph
Theory as a Mathematical Mode! in Social Science, Ano Arbor, 1955.
12. In un certo senso la trama di questo grafo può essere consi-
derata come una versione esplicita di ciò che artisti e progettisti
spesso definiscono «logica interna» di un problema.
13. Una scomposizione è un caso speciale di un sisrema parzialmen-
te ordinato; vedere a proposito di questo Garrett Birkhofl, Lattice
Theory, «American Mathematical Society Colloquium Publications »,
voI. 2;, New York, 1948, pp. 1-2.
14. Per una trattazione sul ruolo delle gerarchie concettuali n~1
comportamento conoscitivo, vedere George A. Miller, Eugene Galan-
ter, e Karl H. Pribram, Plons and the StructuTe 01 Behavior, New
York, 1960, p. 16.
15. La parola « programma» ha occupato un posto importante nella
recente letteratura sulla psicologia della risoluzione di problemi -
poiché essa implica che il metodo piu naturale per risolvere problemi
complessi è quello di renderse1i piu faciIi attraverso l'uso di mez~i
euristici che .conducono a soluzioni graduali. A. D. de Groot, Ueher
das Denken des Schachspielers, «Rivista di psicologia », 50: 89-90
(ottobre-dicembre 1956); Newell, Shaw e Simon. Elements 01 a
Theory 01 Human Problem Solving, pp. 151-66; Miller ed altri. Plans
and the Structure 01 Behavior, completo; James G. March e Herbert
A. Simon, OrganizationJ, New York, 1958, pp. 190-91. È interes-
sante rilevare come lohn Summerson abbia recentemente individuato
nell'uso del programma come sorgente di unità architettonica la
caratteristica distintiva della architettura moderna. Thc Case for a
Theory 01 Modern Architecture. «RoyaI Insritute of British Architecr
Joumo1., 64,307-11 (giugno 19;7).
Le definizioni
1. Spesso nei casi in cui un progettista esprime le sue intenzioni in
medo esplicito e dettagliato, compila una lista di requisiti che in pra-
tica equivale quasi integralmente a un insieme di variabili di disat-
titudine. Vedere, ad esempio, A. e P. Smithson, Criteria for Mass
Housing, in New Frontiers In Architeeture: CIAM '59 in Otterlo,-a
cura di Oscar Newman, New York, 1961, p. 79.
2. Nel testo che segue, parleremo con significato equivalente e inter-
cambiabile di « soddisfare il requisito x », di «evitare la disattitudi·
ne x» (o 1'« inidonea rispondenza x », o «il disadattamento x»), op-
pure~ anche della «variabile x che prende il valore O »; e cOSI par-
ler!rTlO, vicèversa, di « mancata soddisfazione del requisito x » (o « del
disadattamento x;») e, oppure, anche di «variabile x che assume il
valore 1» (tutte espressioni, anche qui, fra loro ,pari e fungibili).
3. È abbastanza naturale che intercorra sempre un certo lasso di
tempo fra l'introduzione di qualche nuova- scala e il momento in cui
il suo valore può essere stabilito predicativamente per qualsiasi forma
data. Cosi il sabio, una unità di misura dell'assorbimento acustico,
fu introdotto nel 1920. Ed ancora oggi, nel 1963, l'assorbimento acuo
stico in un auditorium di formn complicata può risultare non esatta-
mente o integralmente descrivibile, e deve essere determinato speri·
mentalmente. Védere Wallace C. Sabine, Colleeted Papers, Cambrid·
ge, Mass., 1922; V. O. Knudsen, Architeetura! Acoustics, New York,
1932, pp. 119-239.
4. Vedere qualsiasi manuale tipico. Ad esempio, il Dodge Corpora-
tion's Time-Saver Standards: A Manual 01 Essentia! Architectural
Data, New York, 1946. ....
5. Herbert Simon ha introdotto il concetto di «soddtsfacimento»
per definire con piu esattezza di quanto non faccia il termine di
« ottimizzazione;) il reale atteggiamento che si assume in situazioni
di decisioni complesse. Vedi i tre scritti Rationality and Administra·
!ive Decision Making, A Behavioral Mode! 01 Rational Choice, e
Rational Choice and the Structure of the Environment, tutti pubbli-
cati in Models of Man, New York, 1957, specialmente pp. 204-5, 247
/
247-52, e 261-71. Vedi anche }ames G. March e Herbert A. Simon,
Organizations, New York, 1958, pp. 140-4l. /
6. Ibid., pp. ]g63.
7. Karl R. Popper, Thc Open Society and Ils Enemies, Princetort,
1950, p. 155. «Il tecnico di questo settore, conseguentemente adot-
terà il metodo di ricercare, e combattere contro i mali piti grandi e
pressanti della società piuttosto che ricercare, e combattere per il suo
massimo ultimo bene.» È chiamata anche «ingegneria sociale >'> da
Roscoe Pound, Introduction 01 the Philosophy 01 Law, New Haven,
1922, p. 99. Per un esempio economico vedere C. G. F. Simkin,
Budgetary Re/orm, «Economie Record », 17 (1941): 192s5, e 18
(1942), 16ss.
8. Per convincerci che il luogo D è per principio finito (anche se
naturalmente molto ampio), dobbiamo prima porre limiti arbitrari
all'effettiva dimensione fisica della forma da progettare. Indipenden-
temente da quale dimensione scegliamo, possiamo rendere questi li-
miti grandi abbastanza da comprendere qualsiasi cosa immaginabile.
Nel caso di un riscaldatore per acqua potabile, che deve entrare in
una casa, non è irragionevole aspettarsi che, indipendentemente dalle
relazioni a1'l.che molto complesse che dovrà avere con gli altri mobili,
esso non debba comunque occupare uno spazio pi6 grande di dieci
per dieci per dieci metri. Supponiamo di considerare un volume cu-
bico, di dieci metri di lato. Non è irragionevole assumere che qual-
siasi bollitore deve essere compreso in quel volume. Dividiamo il
cubo, per mezzo di una griglia tridimensionale, in tante piccole celle
cubiche. Diciamo, a scopo di discussione, che scegliamo celle di 1
micron di lato (l/lODO mm). Vi sono allora (107)3 o 1021 di questi in
un cubo. Consideriamo ora la possibilità di rierripire ognuna di queste
celle, cella per cella, con uno di 1000 000 materiali (aria, rame, ac-
qua, silice, ecc.). Vi sono allora i 106)1011, ovvero circa 101()22, differenti
possibili modi di distribuire i materiali, nelle- celle. (Scrivendo tre
zeri al secondo, impiegheremmo lQll secoli per scrivere questo nu-
mero.) Consideriamo che ciascuno di questi modi sia una tra le con·
figurazioni possibili. E chiamiamo l'insieme di tutte le 10102l possibili
configurazioni, il luogo D delle configurazioni possibili. Gran parte
delle configurazioni, come la distribuzione in celle alterne di acqua
e aria, è chiaramente assurda. Ma è anche evidente che qualsiasi tipo
concepibile di bollitore corrisponde a una delle 10 1022 configurazioni
incluse nel luogo D. Per la trattazione di questi luoghi (che gli sta-
tistici chiamano spesso « spazi campione») vedere William FelIer, An
Introduction to Probability Theory and Its Applications, I, New
York, 1957, 7-25.
9. Ibid., I, 114.
lO. G. U. Yule e M. G. Kendall, An Introductio,n lo the Theory 01
Statislics-, 14 ft ed., Landon, 1950, pp. 1-9-29. Possiamo anche confronta-
re P{Xi = 1) con P(Xi = l/Xi = O), con la probabilità, cioè, del presenc
tarsi di Xi dato che Xi non si presenti. Oppure P(Xi = O) con p(x; = O/
Xi = 1). Tali prove sono otto. Mentre sono eguali nel caso della
indipendenza, nel caso della dipendenza esse presentano quattro casi
leggermente differenti. Ed è perciò piti normale valutare la differenza
comune che è simmetrica; cf. p. 37.
248 11. Yule e Kendall p. 271. Questa funzione (il coefficiente di corre-
fazione nel momento della produzione) è anche eguale a x2 /N; ibid.,
p. 272.
12. I requisiti non sono connessi soltanto perché sembrano in qual-
che senso simili. In particolare, ad esempio, il tipo di connessione che
attribuiamo a due variabili aventi entrambe « a che fare con l'acu-
stica» non ha implicazioni fisiche, ed è perciò irrilevante. È uno dei
casi in cui il linguaggio è diventato senza alcuna' giustificazione co-
strittivo; per cui è in larga misura dovuta a fattori accidentali l'esi-
stenza di un concetto chiamato «acustica ».
Dobbiamo anche stare attenti a non considerare connessi i requisiti
per il fatto che sembrano idee di buona progettazione. Sembra forse
ragionevole, dare a una casa un nucleo di servizi contenente la cucina,
la lavanderia, l'impianto idraulico, i bagni. Ma il semplice fatto che
il centro dei servizi soddisfi simultaneamente molti requisiti, non ren-
de di per sé connessi questi requisi ti.
13. Vedere p. 111.
14. R. B. Braithwaite, Scientific Explanation, Cambridge, 1953, pp.
257-64, 367-68; trad. it. La spiegazione scientifica, Milano, Feltrinelli,
1966.
15. Questo è simile alla idea di interpretare la probabilità di un
evento come una proprietà della situazione che regola quell'evento,
piuttosto che 1la frequenza che limita il suo accadere ad un certo
numero di tentativi. Vedere Karl R. Popper, The Propensity Inter-
pretation 01 the Calculus 01 Prohability, and the Quantum Theory, in
Observation and Interpretation, a cura di S. Korner, «Proceedings
of the Ninth Symposium of the Colston Research Society, Bristol»
(Landon, 1957), pp. 65-70, ed il commento di D. Bohm a pago 82
dello stesso volume. Vedere anche W. Kneale Probability and Induc-
tiott,. Oxford, 1949, p. 198.
16. Per l'isomorfismo fra le relazioni bivalenti ed i grafi vedere Dé"
nes Konig, Theorie der endlichen und unendlichen Graphen, New
York, 1950, pp. 107-9, e Claude Berge, Théorie des graphes et ses
application, Paris, 1958, p. 6. Anche per l'isomorfismo delle rela-
zioni binarie e le matrici quadrate vedere Irving M. Copilwish, Ma-
trix Developments 01 the Calculus 01 Relations, « Journal of Symbolic
Logic », 13: 193-203 (dicembre 1948). Per la definizione estensionale
Alfred Tarski, On the Calculus 01 Relations, <~ Journal of Symbolic
di una relazione come !'insieme di coppie legate sotto essa, vedere
Logic », 6: 73-89 (marzo 1941).
17. Infatti, come vedremo nell'appendice 2, p. 189, la distinzione
tra legami positivi e legami negativi è irrilevante, e abbiamo bisogno
soltanto di stabilire L, non L + o L - separatamente. Troveremo an-
che conveniente in pratic~ porre v = 1, così che Vi; possa soltanto
essere O o 1.
18. Qualche volta è difficile disegnare il grafo in modo semplice?"
in modo che i legami non risultino tutti ingarbugliati. Per un modo
di disegnare i grafi, data la matrice dei legami, vedere un recente
articolo pubblicato nel «Journal of the AcO'Ustical Society of Ame-
rica »,33 (1961): 1183, su Realization 01 a Linear Graph Given Its
Algehraic Specijication. .
19. Vedere Appendice 2, p. 179.
20. Vedere Appendice 2, p. 179. 249
21. Vedere Appendice 2, p. 177.
22. Notiamo che la condizione di eguale «dimensione» si riferisce
soltanto al carattere puramente formale del sistema di variabili. Ciò
non implica che le differenti variabili abbiano eguale importanza nel-
la soluzione del problema. La decisione se sia piu importante soddi-
sfare un requisito piuttosto che un altro, non trov~ ancora posto nel-
l'analisi della struttura causale del problema, ma deve essere presa
quando sorge il problema immediato, durante la realizzazione del pro-
gramma.
23. Sappiamo che non troveremo mai requisiti del tutto indipen-
denti. Se cost fosse, potremmo soddisfarti uno dopo l'altro, senza mai
cadere in contrasti. Il vero problema della progettazione sorge dal
fatto che questo non è possibile per il carattere del campo di inte·
razione forma-eontesto.
24. Vedere la lista delle variabili date nell'esempio sviluppato, pp.
137-143.
La soluzione
1. Per una trattazione generalè vedere Max Wertheimer, Untersu-
chungen zur Lehre von Gestalt, II, «Psychologische Forschung »" 4
(1923): 301-50, ridotto in forma abbreviata in Readings in Percep-
tion, curato da David C. Beardslee e Michael Werteimer" New York,
1958, pp. 115-35, per un riferimento specifico a questo punto vede-
re Woltgang Kohler, Gestalt Psychology, New York, 1929, pp. 148-
186, trad. it. La psicologia della Gestalt, Milano, Feltrinelli, 1961.
2. L. S. Pontryagin, Foundations 01 Combinatorial Topology, New
York, 1952, p. 13. Gli aspetti pratici di questo metodo sono s'tati
sviluppati principalmente da studiosi di sociometria: Fnink Harary e
Ian C. Ross, A procedure lor Clique Detection Using the Group
Matrix, « Sociometry », 20: 205-15 (settembre 1957); R. Duncan Luce
e A. D. Perry, A Metbod 01 Matrix Analysis pl Group Structure,
«Psychometrika », 14 (1949): 95-116; R. D. Luce, Connectivity and
Generalized Cliques in Sociometric Group Structure, «Psychometri-
ka », 15 (1950): 169-90; Dénes Konig, Theorie der endlichen und
unendlichen Graphen, New York, 1950, pp. 224-37; Cbude Berge,
Théorie des Graphes et ses applications, Paris, 1958, pp. 195~201;
G. A. Dirac, Some Theorems on Abstract 'Graph, «Proceedings of
the Londra Mathematical Society», 3.2 (1952), 69. Vedere anche
W. Ross Ashby, Design lor a Brain, New York, 1960, p. 160; R.
Duncan Luce, Two Decomposition Theorems lor o Clan 01 Finite
Oriented Graphs, «American Journal of Mathematics », 74: 701·22,
esp. 703 {luglio 1952}; H. Whitney, Non-separable and Planar
Grapbs, «Transactions of the American Mathematical Society », 34
(1932): 339-62, e Congruent Graphs and the Connectivity o/ Graphs,
«American Journa~ of Mathematics », 54 (1932): 150; A. Shimbel,
Structural Parameters 01 Communications Networks, « Bulletin of Ma-
thematical Biophysics», 15 (1953): 501-7, Structure in Communico-
tion Nets, «Proceedings of the Symposium on Information Net-
~50 works », aprile 1954, Polytechnic Institute, Brooklyn (1955); Satosi
Watanabe, Concept Formation and Classification by In/ormation -
Theoretical Correlation Analsis, lettera al direttore, «IBM Joumal
of Research of Deve10pment », gennaio 30, 1961.
Forse una descrizione piu ampia si trova in Kurt Lewin, Field Theory
in Social Science, New York, 1951, nell'appendice intitolata Ana-
lysis o/ the Concepts Whole, Di/ferentiation, and Unity, pp. 305-38,
esp. pp. 305-11; v. in ita!': La determinazione dei mutamenti per-
manenti in Antologia di scienze sociali, Bologna, Il Mulino, 1960.
3. Luce, Two Decomposition Theorems, p. 703.
4. In pratica G sarà di solito collegato; esiste, cioè, un tracciato di
legami che collegano i vertici due a due. f: impossibile, naturalmente,
trovare una divisione che non tagli alcun legame, dobbiamo limitarci
a ricercarne una nella quale l'interazione sia minima. Vale la pena di
metlere in evidenza immediatamente che è possibile solo ricercare le
minime interazioni perché le interazioni sono probabilistiche. Come
ha messo in evidenza Ashby, in un sistema caratterizzato da legami
deterministici, anche quando non accade che ogni variabile sia im-
mediatamente legata ad ogni altra, il sistema si comporta come se
questo accadesse, cosi .che nessuna parte è legata meno delle altre, e
non significa niente il confrontare i gradi di indipendenza. Ross
Ashby, Design /or a Brain, prima ed., London, 1952, pp. 161-62,
251·52.
5. Vedere pp. 178·86.
6. Vedere pp. 191·2.
7. Ludwig von Bertaianffy, Problems 01 Li/e, New York, 1960,
pp. 37-47.
8. La seguente nota deve essere integrata a questo concetto. Se è
vero che la struttura causale del problema definisce realmente le
componenti fisiche di una forma soddisfacente, noi naturalmente de-
sideriamo sapere se il risultato dell'analisi è indipendente dal parti-
colare insieme di variabili che sono state scelte per descrivere il -pro-
blema. È chiaro che lo stesso problema può essere espresso nei ter-
mini di un insieme di variabili completamente diverso, che com-
plessivamente copre tutto il campo, ma lo divide in modo diverso,
articolandosi in diversi insiemi e sistemi. Il contenuto di questi nuo-
vi sistemi, o piu esattamente le componenti fisiche che essi impli-
cano, sarebbero stati dunque, in definitiva, eguali. L'intuizione ci
dice chiaramente che è cosI. In effetti, credo che qualche genere di
teorema invariante di .'luesto tipo sia necessario come una sicura base
per tutto il metodo (come i.l mostrare che le proprietà di uno spazio
veuoriale sono invarianti rispetto a basi diverse); ma non sono anco-
ra tiuscito a trovare una conferma per questo teorema.