Pedagogia Riassunto
Pedagogia Riassunto
1° TESTO
Oggi possiamo dire che la nostra scuola ha origine dalle piccole scuole.
Ragione Religiosa
Attraverso la riforma protestante, Martin Lutero, monaco cattolico elabora le famose 95 Tesi,
rimasto scontento di alcuni concetti della religione.
Inizialmente si tratta di una protesta molto ristretta per poi espandersi su quasi tutti i concetti
portando alla nascita di una nuova religione. Lutero prima di tutto elabora nuovi contenuti
dottrinali sostenendo che il rapporto tra l’uomo e Dio deve avvenire in maniera diretta. Questo
porta a delle ripercussioni in campo educativo. Avvenendo in maniera diretta, viene meno la
funzione della chiesa e si utilizzeranno le Sacre Scritture con conseguente necessità di sapere
leggere e scrivere da parte del popolo. E’ importante quindi conoscere l’alfabeto e comprendere
quello che è scritto in lingua volgare ed è anche importante la produzione dei testi scritti in tale
lingua ovvero la lingua nazionale.
Proprio per questo motivo nascono le scuole pubbliche e gratuite.
La Chiesa reagisce alla riforma protestante dando vita ad una controriforma cattolica la quale
sostiene che l’unico modo per reagire è di educare i ceti popolari.
Tale controriforma passa attraverso il Concilio di Trento (1545-1563) promosso dalla Chiesa
cattolica la quale pur non accettando i contenuti dottrinali della riforma protestante ha bisogno
anche lei di cambiamenti al suo interno (per esempio la nascita dei Seminari). Si ha quindi una
riforma della Chiesa e una controffensiva al protestantesimo.
Per arginare il protestantesimo, la Chiesa promuove l’educazione delle classi popolari nelle verità di
fede e nelle pratiche religiose. Si tratta di un’educazione comunque strettamente religiosa che si
sviluppa all’interno di scuole di dottrina cristiana (lettura e no scrittura), congregazioni religiose che
si occupano di educazione tramite gli Scolopi (educazione maschile) e le Orsoline (educazione
femminile).
Questi due ordini religiosi si occupano di ricatolicizzare le classi popolari ma anche le classi d’élite.
SCOLOPI→ Giuseppe Calasanzio
ORSOLINE→ Angela Merici
Ragione Economico-Sociale
Per quanto riguarda i fenomeni economici, in questo periodo si hanno importanti innovazioni tra cui
quella della Stampa, molto importante e introdotta da Guttemberg con la stampa del primo libro “La
Bibbia”, nel fine 400.
L’invenzione della Stampa determina la nascita di alcuni mestieri tra cui il Tipografo, lavoro legato
ai caratteri mobili ovvero la Stampa. E’ un mestiere che diventa presto ambito, in sostituzione
dell’attività del contadino poco retribuito e con orari lavorativi molto pesanti. Un altro mestiere è
quello del Cartografo il quale costruisce carte geografiche. Si inventano metodi più veloci di
stampaggio con conseguente aumento dei libri in circolazione.
Oltre ai fattori economici, i fattori sociali si fanno anche sentire. Si pensa che un minimo grado di
istruzione porti ad un maggiore equilibrio all’interno della società perché l’individuo è
maggiormente in grado di leggere e rispettare le leggi, le regole. L’individuo diventa più autonomo.
In questo modo si prevengono fenomeni a rischio quali per esempio la mendicità, il vagabondaggio
con conseguente diminuzione della delinquenza giovanile.
-Diffusione disomogenea: perché in non tutti i posto si sviluppavano le piccole scuole, ci sono
differenze profonde da zona a zona. Questa logica di disuguaglianza comprende anche altri aspetti;
per esempio si parla di realtà urbana e di realtà rurale, differenze tra maschi e femmine (maschi più
avvantaggiati) etc…
-Diffusione avversata: non tutti erano d’accordo alla diffusione di queste scuole. Ci sono ambiti
della società che non sono convinti della loro diffusione. Le ragioni per cui si oppongono sono
essenzialmente 3:
tipo economica→ paura che il popolo cominciasse ad avere il desiderio di proseguire gli studi per
ambire a posizioni sociali sempre più prestigiose, non fermandosi all’insegnamento elementare.
Questo sarebbe stato un problema perché portava ad un impoverimento notevole dell’agricoltura.
tipo sociale→ il popolo non si sarebbe accontentato più della propria condizione aspirando sempre
più ad un miglioramento sociale, mettendo in crisi l’equilibrio sociale, migliorando la propria
posizione.
tipo religioso→ è essenzialmente sostenuta dagli ecclesiastici. Essi hanno paura che la lettura porti
all’interno di queste classi idee contrarie alla religione presente in quel momento.
1° Esperienza
Amos Comenio (1592-1670)
Ha una vita avventurosa, nato in Moravia, regione coinvolta da diverse guerre nel periodo della sua
prima adolescenza, portato ad abbandonare la propria terra e morto profugo. Questo lo porterà ad
aumentare la propria sensibilità verso realtà allora sconosciute.
Pastore protestante e insegnante (scuole secondarie), non si limita ad elaborare una teoria ma ha
anche un sua pratica. Fu anche autore di libri per la scuola. La principale opera che scrive è
“Didattica Magna” dove viene sintetizzato il suo pensiero pedagogico. La sua versione definitiva
viene stampata nel 1657 ad Amsterdam. Per capire il tipo di educazione che propone bisogna partire
dall’idea che ha dell’uomo ovvero un uomo religioso. Pensa che l’uomo è immagine di Dio ed è una
delle manifestazioni della volontà stessa di Dio al pari della Bibbia e della Natura. Il compito che
spetta a ciascun uomo è quello di condurre tutto l’universo a Dio. Egli si chiede come l’uomo possa
capire quale è il compito che deve svolgere. Comenio sostiene che l’uomo parte da un processo di
educazione (leggere) prendendo coscienza del proprio compito con conseguente diffusione
dell’educazione a tutti. Devono essere educati ma non per logica di diritti ma da un’impostazione di
origine religiosa. Il pensiero di Comenio può essere sintetizzato in una espressione ovvero “Tutto a
tutti” (apertura capillare della scuola).
Tutto ciò è dato dal ruolo centrale che assume lo Stato il quale è tenuto ad educare tutti
nell’interesse stesso della collettività.
“TUTTO A TUTTI”→che cosa intende Comenio
TUTTI→ (fa riferimento ad ogni categoria di persona). Quando parla di tutti ha una visione amplia
perché intende tutta una serie di categorie che al tempo nessuno pensava di educare, per esempio le
donne, i portatori di handicap e i ritardati mentali. Non intende quindi solo ricchi o poveri ma
molto di più. Le donne perché anche loro sono immagine di Dio e portatrici della loro Gloria.
Comenio considera la donna su un piano inferiore rispetto all’uomo perché la donna ha un
equilibrio più facilmente influenzabile e fragile proprio per natura emotiva. Bisogna quindi educare
la donna ma fare attenzione a ciò che legge. La formazione della donna è legata più all’educazione
che all’istruzione (poche conoscenze ma più atteggiamenti), centrato sull’aspetto religioso morale.
TUTTO→ non intende solo leggere e scrivere ma anche la disciplina che vanno al di là di questo
aspetto; propone nozioni economiche e pratiche perché dice che il soggetto deve essere in grado di
comprendere nel contesto in cui è inserito. Tutto quindi indica una conoscenza integrale, non
intende una conoscenza enciclopedica (tutto dalla A alla Z), non una conoscenza approfondita ma
solo una conoscenza degli elementi base cioè una conoscenza integrale ma minima, sufficiente al
soggetto per capire la realtà in cui è inserito.
La conoscenza che Comenio definisce integrale, viene promossa all’interno della “Scuola
Vernacolare”, basata sull’idioma nazionale. La lingua nazionale è importante perché è un pastore
protestante e anche perché i fanciulli parlavano questa lingua e quindi vi era la necessità in
incentrare la scuola su questa lingua diventando elemento di continuità con quella che è l’esperienza
quotidiana del fanciullo.
Comenio sostiene che tale scuola deve essere frequentata tra i 6-12 anni. Un aspetto innovativo è
che questa scuola può essere frequentata da maschi e femminine, senza distinzione come avveniva
in precedenza. Questa scuola rappresenta il per Comenio il 2° livello del percorso di studi. Il 1°
livello era una specie di scuola materna, definita scuola del “Grembo Materno (conoscenza
sensoriale). Ha pensato poi ad una scuola che noi possiamo definire secondaria ovvero la “Scuola
Latina” e successivamente un ultimo livello rappresentato dall’ “Accademia”, l’equivalente
dell’università. Propone inoltre un’ampia dimensione scientifica che rappresenta un elemento di
grande novità. Prevede che tutte le conoscenze sociali-economiche vengano acquisite in maniera
pratica dalla futura classe dirigente attraverso viaggi. Comenio pensa anche che l’uomo impari tutta
la vita e quindi ci sarà poi un ulteriore livello ovvero quello della “vecchiaia”.
ASPETTO METODOLOGICO
Il metodo utilizzato da Comenio prevede essenzialmente 3 caratteristiche:
1- Ciclico e graduale→ è ciclico perché ripetitivo; è graduale perché i contenuti vengono presentati
per gradi, dal più semplice al più complesso. Si ha un progressivo ampliamento delle discipline.
2- Ordine rigoroso→ la struttura della scuola è dettagliata in tutti i suoi aspetti. Comenio si chiede
quale sia il modello da ispirarsi e secondo lui è la Natura in cui ritroviamo un ordine perfetto e
rigoroso. E’ la Natura che ci insegna la proporzione e l’ordine tra le varie parti; più c’è ordine più
l’insegnamento è efficace.
3- Non individuale→ fino all’epoca di Comenio si utilizzava un metodo individuale (per esempio
l’insegnante interagiva con ogni singolo alunno e non con tutti contemporaneamente). Come mai
non esisteva un metodo come il nostro attuale?
La risposta si trova proprio nel fatto che c’era qualcosa nella realtà che non permetteva un rapporto
simultaneo ma soltanto individuale. Il rapporto individuale esisteva perché più volte l’insegnante
non aveva una classe omogenea e quindi si trovava davanti studenti di diversa età, non era possibile
insegnare a tutti la stessa disciplina. Comenio cambia questa logica introducendo l’insegnamento
simultaneo. Promuove una diffusione delle classi popolari attribuendo il ruolo centrale allo Stato.
Quindi porta un insegnamento basato sul raggruppamento per classi in base alle capacità cognitive
omogenee.
Organizzazione
I fratelli vivevano in piccole comunità ispirate alla fratellanza e comunione perché l’obiettivo
principale era di tipo educativo e questi non facevano gli insegnanti come mestiere per guadagnare
ma sceglievano come criterio della propria vita quello di insegnare. Essi infatti non si sposavano
perché tutto il loro tempo era dedicato ad educare tramite l’insegnamento. Era quindi una scelta di
vita radicale. Per evitare di essere distolti, J.B. non consentiva loro di diventare nemmeno sacerdoti
perché come la famiglia così anche il fatto di diventare sacerdote poteva distogliere dall’obiettivo
principale perché potevano puntare alla “carriera religiosa” per esempio da sacerdote potevano
puntare a diventare vescovo e così via.
Questi maestri dovevano però essere aiutati per educare, allora J.B. pensa di dare alcune istruzioni
per svolgere al meglio la funzione di insegnante. Questo lo fa tramite un testo, una sorte di guida
didattica in cui esprime i principi pedagogici e didattici essenziali. Tale testo si chiamava “Conduit”
di cui la versione definitiva sarà pubblicata nel 1720. I punti fondamentali sono:
-regola del silenzio→ interessante perché non si limita a riferirsi solo agli allievi ma anche agli
insegnanti. Deve valere per entrambe infatti sostiene che gli insegnanti a volte possono utilizzare
anche solo i gesti. Il silenzio è importante secondo J.B. per ascoltare la voce di Dio (impostazione
religiosa).
-gradualità dell’insegnamento→ come Comenio, presenta un percorso di studi con una serie
graduale di difficoltà. Si preoccupa anche lui dei libri di testo infatti i discepoli di J.B. scriveranno
diversi testi soprattutto di Aritmetica e Geometria introducendo per primi il sistema metrico-
decimale.
Oltre questo, i discepoli di J.B. offrivano vero e proprio materiale didattico (per esempio cartelloni).
Sarà proprio il governo piemontese a chiedere aiuto a loro. Un’altra caratteristica di questa scuola è
l’introduzione del metodo simultaneo (rivolto a più persone).
J.B. introduce anche altri aspetti e innovazioni per l’epoca. Si preoccupa anche di dare direzioni per
l’organizzazione e gestione degli spazi, alla postura degli allievi…..
Pone attenzione sul fatto che l’ambiente esterno deve essere favorevole per l’allievo per facilitare
l’apprendimento.
La grande novità di J.B. è quella relativa alla figura del maestro. Per potere rendere efficace il
modello scolastico proposto è necessario che il maestro sia competente e adeguato. Il maestro deve
avere 2 caratteristiche fondamentali:
- profonda spiritualità→ l’obiettivo principale è quello di introdurre i fanciulli a conoscere le
verità religiose. Se questa spiritualità deve avere una forte influenza non basta solo la preghiera ma
questa dovrà poi tradursi in una sorta di realtà concreta, non solo astratta. Si configura in un
modello come figura da seguire tramite preghiera e carità, soltanto ispirandosi a questa figura il
fanciullo può ampliare la propria condotta cristiana.
- competenza professionale→ deve conoscere a fondo e trasmettere i contenuti imparando come
farlo, quindi deve possedere conoscenze metodologico-didattiche.
J.B. soprattutto in Piemonte, propone un insegnamento simultaneo della scrittura, lettura e far di
conto; fu una grande novità perché fino a quel tempo erano attività disgiunte e insegnate in periodi
diversi.
I percorsi scolastici degli allievi non erano sempre regolari. Per esempio quando arrivava l’epoca
dei raccolti agricoli, l’allievo abbandonava la scuola per lavorare e quindi ciò portava ad una
frequenza irregolare. Tale comportamento può portare ad un analfabetismo di ritorno→ quando
smettendo di imparare per esempio a leggere, vivendo per un certo periodo in realtà dove tale
attività non è presente, si può ritornare ad una sorte di analfabetismo come in precedenza.
EDUCAZIONE FEMMINILE
Gli studi sono ancora pochi. Sono due professoresse italiane, Cobato e Bolivieri. Sono soprattutto
queste due che hanno introdotto lo studio di tale tematiche. Sono studi recenti, risalgono agli anni
’80-’90 del secolo scorso. Questo studio chiamato “Storia di genere” è recente, sono studi tardivi
perché:
- fonti che gli storici hanno a disposizione sono fonti scarse perché quando si da poca importanza si
conservano anche pochi ricordi, fonti rare. L’unica fonte possibile nel 500-600 erano i registri
parrocchiali (il matrimonio) per vedere se moglie e marito erano in grado di firmare l’atto di
matrimonio. Questo è un po’ arbitrario però unica fonte attendibile solo in parte. Questa scarsezza
ha determinato che gli studi andassero a rilento.
- idea che c’era della Storia. Si pensava che fosse un insieme di date con una serie di eventi politici.
Negli ultimi 30-40 anni l’idea di storia è cambiata. Studiare il periodo storico voleva dire studiare la
vita di quel tale periodo in tutte le sue dimensioni. Questa idea di storia si è anche arricchita perché
deve essere materiale. Bisogna quindi cercare gli elementi della quotidianità e non solo quelli
teorici ma anche quelli pratici. Questa nuova prospettiva è difficile da applicare; l’idea di storia che
c’è alla base è molto più ampia.
L’idea di educazione vuol dire dare una sorte di disciplina. Disciplina = dicsiplinamento nel corpo e
nello spirito. Questo avviene mediante l’assimilazione dei principi religiosi e morali. In questo libro
sui trova l’educazione femminile, la sua poca importanza sta proprio in una dimensione quantitativa
perché soltanto poche pagine del 3° libro sono dedicate all’educazione femminile.
Per capire questo dobbiamo tenere conto di un altro aspetto della donna ovvero che nella figura
della donna incide anche una logica teologica, pregiudizio del peccato originale (tentazione per
l’uomo).
Antoniano vuole dare alla donna un’istruzione limitata, poco svago in cui con si contemplano
nemmeno le esibizioni teatrali e alcune perplessità venivano pure espresse per la musica.
Nell’arco del periodo successivo ci sono progressi per quanto riguarda l’educazione femminile.
François Fenelont (1651-1715) sacerdote, studioso e educatore sotto il Regno di Luigi XIV.
Mentre Antiniano dedica poco spazio all’educazione femminile, Fenelont dedica un vero e proprio
trattato intitolato “De l’education des filles” (1687). L’idea di dedicare un’intera opera ci da l’idea
di dedicare maggiore importanza all’educazione femminile. Fenelont propone una concezione della
donna meno diffidente e più positiva. Dice che non c’è cosa più negletta (dimenticata)
dell’educazione delle fanciulle che spesso viene basata solo sui capricci della mamma la quale
decide il tipo di educazione. Si crede di dare poca istruzione alla donna e le spettano soltanto due
cose:
- gestire la casa
- obbedire al marito
Fenelont allora cosa propone?
Dice che educare la donna vuol dire potenziare quegli aspetti che la differenziano dall’uomo e
costituiscono la sua natura. Bisogna però capire quali sono. Le disposizioni peculiari sono
essenzialmente 3:
- industria (operosità)
- senso dell’ordine
- senso dell’economia
Si muove comunque nella mentalità di quel tempo di pensare la donna. L’immagine della donna
non si discosta molto dalla mentalità che si aveva in quel tempo. E’ comunque considerata più
fragile e il tipo di educazione che lui ha è funzionale alle esigenze della società; consente l’ordine
della società stessa per evitare il disordine sociale.
DIFFERENZE
Educazione familiare → la fanciulla una volta sposata era importante che sapesse reggere la cura
adeguata della casa, acquisire competenze di carattere pratico. Deve avere:
- senso del risparmio
- conoscenza orto e allevamento (animali domestici)
- cura della casa stessa.
Educazione scolastica → si hanno le “scuole della dottrina cristiana”. Prospettiva post-Concilio di
Trento, investire da parte della Chiesa nelle classi popolari. Queste scuole erano avanzate dalle
Orsoline ovvero dalla Merici.
Struttura → diverse dagli educandati. Sono scuole esterne cioè non vivevano lì e non erano a
pagamento. Le scuole si tenevano alla Domenica o prima o dopo la messa. Non è quindi una scuola
con frequenza regolare quotidiana ma soltanto settimanale legato comunque all’aspetto religioso.
Contenuti → di tipo religioso. Viene insegnato il catechismo ma per capirlo era necessario un
minimo di competenza elementare tramite appunto le scuole della dottrina christiana. Non avevano
necessità di scrivere ma era importante soprattutto saper leggere.
Avviene in 2 fasi:
1- Fino al Concilio di Trento → incide perché esisteva un unico percorso di studi (per aristocratici e
clero). Esistevano solo le scuole per gli ecclesiastici. I nobili che non avevano una vocazione si
fermavano prima di prendere i voti. Non c’era differenza tra aristocratici e clero.
2- Con la Riforma Protestante e Controriforma, Lutero era partito con una denuncia ai problemi
della chiesa. Una era quella dei sacerdoti ritenuti ignoranti, non competenti. La chiesa sostiene che
ciò che dice Lutero in parte è vero e quindi decide di intervenire secondo una logica morale. Si
capisce che se si vuole un clero non più ignorante bisogna pensare ad una specifica formazione.
Prima della riforma c’era un unico percorso, dopo ne nascono due (laici e ecclesiastici). Per gli
ecclesiastici ci sono i “seminari” mentre per i laici c’è il “collegio”.
Collegio → a livello di struttura ripropone il modello dei seminari. La finalità però è completamente
diversa. I collegi vengono anche chiamati “seminari nobilium”.
Origini
Come collegio in sé nasce all’interno dell’Università medievale verso la fine del 1200 ma soltanto
nel 1500 nasce in una logica moderna di come lo intendiamo noi oggi. Nasce nel 1200 come luogo
di accoglienza per gli studenti universitari (come una sorte di pensionato), per coloro che non
potevano viaggiare. Non ha nulla a che fare con un fine scolastico-educativo. Si trasforma
diventando una sede di apprendimento (vengono trasmesse conoscenze) dal 1500 in poi. Tra la
logica originaria e quella moderna c’è una fase intermedia. Non nasce subito come scuola
secondaria ma si ritiene che bisogna dare agli allievi nozioni fondamentali per una carriera
universitaria. Questo ci porta a pensare che non è una scuola secondaria ma soltanto più tardi lo
diventa, separandosi dall’università e diventando una vera e propria scuola secondaria nella
prospettiva che intendiamo noi oggi.
Contenuti
Quali sono le discipline che caratterizzano il collegio? Esso è centrato su una formazione di tipo
umanistico-letterario (filosofia e letteratura). Siamo nel 1500, non si studia italiano ma il latino. La
centralità del latino porta non solo ad una conoscenza e padronanza della lingua ma anche lo studio
della letteratura latina. Veniva insegnato il latino perché i settori in cui venivano poi impiegati i ceti
aristocratici richiedevano la conoscenza di tale lingua. Tutte le carriere prestigiose (pubblica
amministrazione, giurisprudenza..) richiedevano il latino. Importante è anche la formazione
umanistica ovvero il saper padroneggiare l’uso della parola, elemento fondamentale alla base della
carriera prestigiosa (dialettica, retorica…).
Struttura
Pur nascendo come struttura a parte, i collegi si rifanno in parte ai seminari. All’interni del collegio
c’è una disciplina rigorosa → controllo continuo su chi vive all’interno del collegio.
All’interno di tale struttura c’era un’organizzazione funzionale sia per le attività scolari che extra.
Umanistico
E’ importante lo studio dei classici (latino e greco). Lo studio avveniva secondo criteri di scelta.
Erano criteri che prevedevano lo studio degli autori che in qualche modo avevano dei pensieri di
carattere cattolico. Gli autori che non avevano niente a che fare col pensiero religioso non venivano
studiati. Venivano quindi esclusi autori, opere o parti dell’opera.
Filosofico
Il filosofo più studiato è Aristotele (filosofo che vive in un periodo classico). Bisogna studiarlo
tramite la rilettura che fa San Tommaso del suo pensiero. San Tommaso dice che il primo motore
immobile è Dio. La filosofia di Aristotele si basa su un metodo deduttivo (si parte da una
dimensione teorica per arrivare ad una dimensione più pratica.
Teologico
Viene studiata la teologia e insegnata la lingua ebraica per poter studiare le Sacre Scritture.
Importante è anche la metodologia ovvero la didattica. Sant’Ignazio introduce delle novità per il
suo tempo (fine 600). Le grandi novità sono essenzialmente 3:
1- divisione in classi → dividere gli alunni in classi avente ciascuna un maestro e un programma
specifico. Perché si arriva a questa divisione? La risposta sta nel fatto che l’apprendimento avviene
secondo la legge della gradualità cioè attraverso delle tappe. Ogni classe è una tappa.
2- suddivisione degli studenti → all’interno di ciascuna classe suddivide ancora gli studenti in
gruppi che lui chiama decurie. Arriva a fare ciò perché all’interno della classe esistevano ancora
piccole differenze. Ciò però poteva portare problemi organizzativi perché il maestro è solo uno
quindi individua degli studenti da mettere a capo delle decurie. Si introduce così il principio della
mutualità (ci si aiuta a vicenda, reciprocità) che verrà chiamato poi più avanti mutuoinsegnamento
in cui scelgono gli allievi più competenti e con più capacità di relazionarsi con gli altri.
Questo nella prospettiva de La Salle aveva anche un altro scopo ovvero quello dell’emulazione cioè
gli studenti erano sempre più invogliati a migliorare per accedere anche loro in questa prospettiva
positiva.
3- esercitazioni → attività di carattere concreto in modo che gli alunni si esercitassero mediante le
attività didattiche.
Una di questa attività era la disputa. Siccome in futuro gli allievi dovevano comunque imparare a
parlare bene, alla fine di ogni settimana veniva individuato un argomento e venivano creati due
gruppi dove uno doveva difendere l’argomento e l’altro doveva criticarlo. Si creava così una vera e
propria disputa.
Un’altra importante attività era la declamazione ovvero la recitazione. Era importante perché si
recitava davanti ad un pubblico e in una logica futura della professione di avvocato era
indispensabile che il soggetto apprendesse ciò. Le competenze si apprendono anche mediante
attività pratiche.
Una altro fatto importante è quello che secondo de La Salle oltre a studiare un autore bisogna tenere
conto anche del contesto in cui viene elaborato il pensiero. Quindi non bisogna solo studiare solo i
contenuti ma anche la contestualizzazione di carattere storico-geografica.
Ritornando al collegio, esso pone il controllo 24 su 24. E’ un convitto oltre che un collegio perché
l’allievo vive tutti i giorni dentro. Il tempo libero è considerevole e il fatto di esercitare un controllo
continuo portava anche ad una piena organizzazione di questo. San Ignazio prevede una serie di
attività per occupare questi momenti extra. Una prima forma è rappresentata dalle “congregazioni
mariane” → poste sotto la protezione della Madonna, facevano parte di questa congregazione non
tutti ma solo gli allievi migliori non solo nello studio ma anche nell’assiduità delle pratiche
religiose; coloro che si erano distinti per le loro abilità scolastiche ma soprattutto religiose. Ciò
portava gli allievi a migliorarsi sempre più.
Altre iniziative di carattere culturale erano le “accademie” → circolo ristretto di letterati e eruditi.
Soltanto chi aveva abilità nello studio e nella ricerca personale poteva partecipare.
Ci sono alcune differenze tra il modello morale di Locke da quello dei Gesuiti.
1° differenza riguarda la metodologia:
Locke → modello morale parte dall’esperienza
Gesuiti → modello morale passa attraverso “il fare o non fare”. Prospettiva del sapere teorico
(obblighi e doveri)
2° differenza riguarda la finalità:
Locke → educare sotto il profilo morale perché sotto l’educazione morale il soggetto acquisisce
una certa maturità, è in grado di auto gestirsi. Il soggetto ha una certa autonomia, la capacità di
scelta in quanto i cittadini sono “self governament” cioè soggetto autonomi
Gesuiti → formare un buon suddito e un buon cristiano
3° differenza riguarda l’impostazione di fondo:
Locke → modello di tipo relogioso
Gesuiti → modello di tipo laico
3- metodo di insegnamento opposto → quello dei Gesuiti era un metodo deduttivo mentre le nuove
correnti propongono un modello induttivo. Locke critica il modello dei gesuiti ma non perché
questo non sia efficace a livello continentale anzi, ma pensando al modello inglese lo ritiene errato.
Che modello pensare per gli inglesi da sostituire con quello dei Gesuiti?
La proposto educativa avviene da parte di Locke. Il fatto che il Gentleman deve avere un’ampia
cultura deve essere tenuto presente nell’ambito delle discipline. Il Gentleman deve studiare le lingue
antiche in quanto definito come uomo di ampia cultura. Quindi lo studio delle lingue classiche si
mantiene ancora. La novità sta nel fatto che Locke affianca allo studio delle lingue antiche (latino-
greco), lo studio delle lingue moderne. Le lingue antiche saranno importanti ma non più centrali
come prima, non viene eliminato il latino ma ne viene ridimensionato notevolmente lo spazio. Le
lingue moderne insegnate sono principalmente l’inglese in quanto lingua del proprio paese e il
francese in quanto lingua parlata nei salotti.
Locke vive in un contesto filosofico particolare, proporrà come nuove discipline la matematica e la
fisica che erano discipline sconosciute nei collegi dei Gesuiti. Questo recupero che svolge risente
del fatto che vive in Inghilterra, si forma a Oxford e ciò lo influenza notevolmente portandolo a
introdurre tali discipline. Locke introdurrà ancora la Geografia non presente nei Gesuiti. Tale
disciplina è importante perché la realtà inglese è un impero coloniale e quindi è indispensabile per
conoscere già solo la propria realtà. Introduce poi anche altre discipline come la scherma,
l’equitazione e il giardinaggio ovvero attività più pratiche e fisiche.
ROUSSEAU
Ha una concezione dell’uomo secondo due tipologie:
- uomo naturale → uomo così com’è allo stato di natura che esce dalle mani del creatore.
- uomo civile → uomo che vive all’interno di una società, ha subito l’influsso della società stessa.
In merito a queste due tipologie, Rousseau pensa che quando parla dell’uomo naturale esprime un
giudizio positivo. Quando parla invece dell’uomo civile esprime un giudizio negativo, l’uomo
diventa corrotto, influenzato dalla società. L’uomo quindi nasce buono ma entrando in una società
diventa corrotto. Secondo Rousseau bisogna preservare più a lungo possibile la bontà naturale
dell’uomo. Bisogna allontanare quindi l’uomo dalla società.
Ci sono alcune caratteristiche che Rousseau dà all’educazione:
1- educazione in campagna → educare in campagna però non basta. Bisogna che anche il tipo di
educazione non risenta dell’influsso della società. Si ha così la 2° caratteristica.
2- educazione privata → data da un precettore. Non un’educazione pubblica perché l’educazione
pubblica veicola degli ideali tipici della società e la bontà dell’uomo non viene assicurata.
Queste sono le due caratteristiche per permetterebbero all’uomo di mantenere la propria bontà.
Alcuni aspetti del pensiero di Rousseau che portano ad una “rivoluzione pedagogica”.
Sono essenzialmente 3 gli aspetti che vengono valorizzati:
1°- soggetto dotato di potenzialità originali → ciascuno ha delle proprie caratteristiche e capacità
che lo distinguono dagli altri. La finalità del processo educativo è promuovere lo sviluppo di tali
capacità. Vuole formare l’uomo come persona e non legato ad una professione, aiutando il soggetto
a diventare se stesso. Quando si inizia un processo, l’educatore non sa cosa il soggetto diventerà.
Tutto questo è innovativo perché prima ciò non era mai stato affermato. Qui si da la centralità al
soggetto, in precedenza invece c’era un modello prestabilito a cui tutti i soggetti dovevano aderire,
dovevano confermarsi a tale modello. C’era una prospettiva totalmente opposta. Cambiando l’idea
di educazione, cambierà anche il ruolo del maestro a seconda del modello utilizzato.
2°- ruolo del maestro → se esiste già un modello predefinito, il maestro deve guidare l’alunno e
mostrargli la strada da percorrere. E’ una funzione direttiva. In una prospettiva inversa il maestro
deve assecondare lo sviluppo del soggetto. Se ragioniamo quindi in una prospettiva direttiva il
maestro dovrà essere un passo avanti rispetto all’alunno, non camminano allo stesso livello. In una
prospettiva invece inversa, il maestro camminerà qualche passo indietro al soggetto. Se i due
arrivano a camminare uno fianco all’altro, la centralità è posta sulla relazione che si instaura tra i
due.
Per assecondare lo sviluppo il maestro come fa?
E’ vero che l’apprendimento nasce dall’esperienza ma il ruolo del maestro è importante. Il maestro
quindi asseconda lo sviluppo predisponendo le condizioni ideali per ogni genere di esperienza.
Questo è il famoso concetto di “educazione negativa o indiretta”→ il maestro non è passivo ma non
interviene direttamente e lascia che l’esperienza prenda luogo. Il maestro svolge un ruolo di regista
ma è comunque importante.
3°- dimensione evolutiva → ripresa e valorizzata. Si pensava che l’infanzia avesse caratteristiche
distinte dal mondo degli adulti e quindi il processo educativo deve tenere conto anche di ciò. Questo
in Rousseau non esiste più. Un autore francese fa uno studio concreto esaminando i vestiti utilizzati
per i fanciulli e nota che i fanciulli hanno gli stessi vestiti degli adulti in dimensione ridotta. Lo
stesso vale anche per i giochi svolti.
Fino a Rousseau esiste l’idea dell’uomo in miniatura. Rousseau dice che lo sviluppo del soggetto
avviene in modo progressivo attraverso una serie di fasi. Le fasi sono 4 e vengono descritte
all’interno dell’ “Emilio”, caratterizzato da quattro libri. Qui troviamo tutta l’esperienza educativa
dalla nascita del fanciullo fino al matrimonio. Ogni libro è dedicato ad una singola fase, non c’è una
proporzione tra le fasi.
1° fase → sviluppo biologico del soggetto. Periodo da o-2 anni, tipico di ogni persona. Per farlo è
necessario istruire l’educatore in pratiche igieniche e nei principi della policultura.
2° fase → dura circa 10 anni. Coincide con l’idea di una conoscenza di tipo sensoriale. Tutto ciò
che il soggetto apprende avviene mediante i sensi. Il soggetto da 2 a 12 anni vive un po’ in maniera
selvaggia attraverso solo la conoscenza sensoriale. Non è previsto alcuna forma di conoscenza
razionale.
4° fase → va dai 15 ai 25 anni e riguarda la dimensione morale o religiosa. Si ha così tardi perché
il fanciullo che oltre alla conoscenza sensoriale ha anche una conoscenza intellettuale, comincia a
porsi delle domande e a questo punto ha senso introdurre una dimensione morale, religiosa.
I due autori principale di tale passaggio sono due autori tedeschi: Kant e Herbart.
Herbart → ha una diversa esperienza rispetto a Kant. Promuove direttamente alcune esperienze
utili per i propri studi in campo pedagogico-educativo. La 1° esperienza è quella di precettore. Fa il
precettore presso una famiglia svizzera che ha tre figli, dai 8 ai 13 anni. E’ un’esperienza breve ma
qui lascia già una serie di relazioni. Nel periodo in cui risiede in Svizzera, interviene un altro fattore
ovvero la visita alla scuola di Pestalozzi che lo influenza notevolmente. Ha inizio così la sua 2°
esperienza in quanto visitando tale scuola comincia ad entrare nel pensiero di Pestalozzi definendo
la sua esperienza educativa. La 3° esperienza riguarda il periodo in cui dopo la laurea in filosofia,
fonda un istituto didattico a Königsberg (1809-1831) chiamato “Pedagogium”. Nel gestire questo
istituto viene affiancato dalla moglie quindi si avrà una conduzione familiare come era già stato per
Pestalozzi (1831). Herbart però muore nel 1841 e negli ’30 muore Hegel a Berlino. Spera di andare
ad insegnare al suo posto ma in realtà non sarà così. Gli ultimi anni della sua vita quindi saranno
non del tutto felici ma molto tormentati. Herbart scrive moltissime opere ma quella più importante
che rappresenta tutto il suo pensiero e scritta per ultima è intitolata “Compendio delle lezioni di
Pedagogia” la quale raccoglie gli aspetti essenziali del suo pensiero.
Contributo originale di Herbart
Primo a proporre un modello di Pedagogia come scienza autonoma. Si deve configurare come
scienza, come sapere propriamente scientifico. Questo è innovativo perché all’epoca chi operava
non solo aveva l’idea di un pensiero autonomo ma neanche l’idea che questo concetto dovesse
avere una base teorica. Si pensava che contasse soltanto l’esperienza quindi molto legato alle
contingenze. E’ necessario imparare ad elaborare un “teoria dell’educare” per considerarla come
scienza. Bisogna elaborare una teoria dell’istruzione, idea di sistematicità e rigorosità. Le altre
discipline devono essere usate soltanto come fonti, come aiuto per la pedagogia. La centralità è
affidata alle discipline pedagogiche. Quali sono le fonti utili per elaborare il concetto di pedagogia?
Sono essenzialmente 2 le scienze utili per la pedagogia e sono: la Psicologia e la Filosofia (intesa
come specifico ramo, non tutto). La fonte a cui attinge la pedagogia è la Filosofia pratica → definire
meglio quello che è il fine dell’educazione da parte della pedagogia.
La Psicologia aiuta la pedagogia a definire i metodi e i mezzi per promuovere il processo educativo,
come educare concretamente la persona. Il ricorso alla psicologia è un’innovazione che si spiega
con la sua propensione da studente che lo portano a capire l’importanza di tale scienza.
Il fatto che Herbart affermi tutto ciò sulla pedagogia non vuole dire che creda nell’onnipotenza
dell’educazione. Non crede che esista un’onnipotenza educativa ma ci sono dei limiti. Il soggetto
per esempio può anche non essere educato quando ha dei problemi. Non è possibile anche per
motivi contestuali alle circostanze di tempo e luogo. Non esiste quindi una illimitata capacità
educativa.
L’educatore quindi deve aiutare il soggetto ad organizzare meglio le sue conoscenze perché questa
istruzione possa incidere in maniera più concreta e reale nella vita di tutti i giorni.
ISTRUZIONE EDUCATIVA
Per quanto riguarda i contenuti, Herbart comprende 3 grandi ambiti disciplinari:
1- segni → l’ambito disciplinare dei segni è costituito dalla lingua.
2- forme → fa riferimento all’ambito matematico. Tutto quello che si può ricavare dall’esperienza
concreta.
3- cose → fa riferimento a qualcosa di più concreto, cioè le opere della natura e della civiltà, cioè
dell’uomo. Quindi Geografia e Storia. Pone attenzioni diverse a seconda del grado di studio (scuola
primaria o secondaria).
Per scegliere autonomamente, l’educatore deve fare leva sull’ interesse del soggetto in quanto
ciascun soggetto ha un interesse per tutto ciò che lo circonda.
Herbart si rende conto che basarsi sull’interesse richiede un intervento da parte dell’educatore e del
soggetto perché comunque a colte il soggetto non sempre fa vedere in modo evidente il suo
interesse. Inoltre gli interessi dei soggetti possono essere mutevoli.
Interesse → sorta di attesa o aspettativa che il fanciullo ha nei confronti di qualcosa. Deve essere
individuato e sviluppato da parte dell’educatore. Deve saperlo orientare verso il fine del processo
educativo arrivando ad essere autonomo, in grado di compiere le proprie scelte.
Aspetto metodologico
Il metodo di insegnamento è simile a quello di Pestalozzi. L’insegnante deve fare leva sull’interesse
dell’allievo ma ciò non basta. Molto importante è l’intuizione ovvero l’impressione molto vaga che
uno si forma a contatto con le “cose”. Soltanto quando si passa alla conoscenza vera e propria allora
si arriva al giudizio. Quindi l’educatore deve guidare il fanciullo a passare da questa impressione
vaga alla conoscenza vera e propria.
Come avviene tale passaggio?
E’ un procedimento molto lungo che richiede tempo. Herbart individua 4 fasi:
1- chiarezza
2- associazione
3- sistema
4- metodo
Chiarezza
Il soggetto deve comprendere i contenuti di quello che studia trasformandoli in un’idea chiara.
Questo non è però sufficiente per promuovere l’idea vera e propria quindi è importante una 2° fase.
Associazione
Dopo che il soggetto è passato dall’idea vaga a quella chiara deve collegarla con le idee che aveva
già in precedenza.
Sistema
Non basta collegare le idee ma questo deve avvenire in un ordine preciso, organizzato e articolato.
Questa operazione non può essere fatta dall’educatore ma deve essere fatta anche dal soggetto il
quale deve fare un lavoro personale. Si arriva così alla 4° fase.
Metodo
Riguarda il lavoro personale che deve fare il soggetto per applicare ciò che ha appreso alla realtà di
tutti i giorni in modo che l’istruzione diventi educativa. Qui il soggetto si può definire maturo, in
grado di scegliere autonomamente.
2- esperienza tra il 700-800. L’Europa è sconvolta da continue guerre che producono morti e di
conseguenza molti orfani. Pestalozzi decide di aprire un istituto rivolto agli orfani di guerra. Questa
esperienza durerà solo 7 mesi e fu fallimentare soprattutto per il periodo in cui ci si trovava.
Pestalozzi non si dà però per vinto, nonostante i fallimenti persevera.
4- esperienza di Yverdon (1805-1825). Nel 1805 le autorità locali hanno bisogno di usare i locali
della scuola. Pestalozzi si trasferisce allora a Yverdon in cui fa la sua esperienza. dura 20 anni e tale
scuola verrà poi visitata da numerosissimi personaggi importanti.
Negli ultimi anni di questa scuola si trova in difficoltà. Ci sono critiche da parte di chi lavora
all’interno stesso della scuola e anche da parte sei suoi collaboratori. Muore pochi anni dopo ma
prima fa una sorte di bilancio di tutte le sue esperienze. Scrive un libro “Il canto del cigno”(1826).
Dà questo titolo perché fa un bilancio, rappresenta una sorte di testamento esperienziale di
Pestalozzi con aspetti negativi e positivi. Arriva ad individuare come causa della sua debolezza
proprio la morte del padre durante la sua omfanzia. Analizza in modo critico il suo pensiero. La
centralità educativa viene riconosciuta da Pestalozzi alla famiglia soprattutto alla madre.
Famiglia → istituzione naturale per l’educazione che si deve occupare dell’educazione dei figli con
centralità alla figura della madre. Che tipo di educazione?
E’ chiamata a dare in primo luogo una corretta educazione morale. Ma non si limita a ciò
promuovendo un modello concreto femminile rappresentato da un personaggio di nome Gertrude
descritto nelle sue opere (personaggio immaginario). Principalmente sono 2 le opere che parlano di
questo personaggio:
1- “Come Gertrude istruisce i propri figli” la quale si tratta di una raccolta di saggi pedagogici.
2- “Leonardo e Gertrude”. E’ diversa da quella precedente in quanto si tratta di un romanzo e
attraverso le vicende riusciamo a capire qual è il ruolo che deve assumere Gertrude nell’educazione.
Si è in un villaggio a carattere agricolo in cui la classe politica vive da tiranni. Gertrude è una
popolana e con l sua denuncia gli amministratori corrotti vengono allontanati. Per evitare che si
riproduca di nuovo questo, deve avere una coscienza chiara del perché erano corrotti. Solo così
potrà intervenire proponendo un modello educativo diverso, deve quindi analizzare le cause per
evitare che si ripeta. Con l’aiuto del parroco è stata fatta un’indagine per capire il perché capendo
che tutto ciò è causato da una scorretta educazione. Soltanto Gertrude può dare una corretta
educazione morale che utilizza con i propri figli. Gertrude si preoccupa di sviluppare uno sviluppo
armonico cioè che comprenda tutte le dimensioni. Ma ciò deve avvenire in un contesto in cui
ciascuno accetta la propria posizione sociale in maniera serena. Questo perché lo stato sociale in cui
uno vive è espressione della volontà di Dio. Il fatto che uno nasce povero non deve diventare una
scusa per non “fare niente” ma deve comunque darsi da fare per migliorare la propria posizione.
Infatti Gertrude insegna anche un’attività lavorativa nonostante uno nasca povero portandolo a
conoscenza della logica del lavoro.
Pestalozzi quindi mette in evidenza che la povertà non deve essere vissuta passivamente e usta
come alibi.
Pestalozzi non ha un’idea democratica ma la forma di educazione che lui propone è calata dall’alto
ovvero sono le classi più elevate ad educare quelle popolari (hanno quasi una funzione come quella
del padre). Quindi non sono le classi popolari le protagoniste ma anche quelle più elevate. Questo
modo di vedere, nell’800 è un pensiero condiviso in parte anche da Mazzini il quale sosteneva che il
popolo stesso per passare da plebe a popolo ha bisogno di un’educazione.
Pestalozzi pensa che la famiglia non sia in grado di provvedere concretamente all’educazione dei
figli. C’è un’altra istituzione educativa ovvero la scuola la quale si tratta di un’istituzione
complementare. La famiglia non può integrare completamente e ha bisogno della scuola anche
proprio per il periodo storico in cui ci trova ovvero quello della rivoluzione industriale. Prima di
tale fenomeno la società aveva determinate caratteristiche, con la rivoluzione la società arriva ad
assumerne altre. Prima, basandosi sull’agricoltura, la famiglia poteva provvedere da sola
all’educazione dei figli. Il padre tramandava ai figli le conoscenze in una logica lavorativa. Dopo la
rivoluzione, bisognava avere molte più competenze e quindi è necessaria la scuola per completare
l’educazione in quanto bisognava entrare nel mondo lavorativo. La centralità viene sempre
comunque riconosciuta alla famiglia mentre la scuola ha soltanto un ruolo complementare.
Per avere uno sviluppo integrale bisogna sviluppare 3 dimensioni che si rifanno a 3 parti del corpo:
1- dimensione morale → non solo la logica di una condotta quindi un comportamento ma anche i
sentimenti, una dimensione affettiva. Ciò corrisponde al cuore (forza del cuore).
2- dimensione fisica → idea della forza. Corrisponde alle braccia (forza del braccio).
3- dimensione cognitiva → forza della mente.
Arriva poi a rivedere questo pensiero pensando che ci sia una dimensione che prevale sulle altre;
proprio quella morale o del cuore prevale sulle altre. C’è un distacco dall’illuminismo in quanto la
dimensione cognitiva bisogna considerarla funzionale a quella morale.
Per quanto riguarda i contenuti i fanciulli possono conoscere gli elementi che danno vita alla
struttura della realtà. Solo in questo modo possono prendere la piena coscienza del luogo in cui
vivono. Ogni oggetto ha una struttura la quale è formata da diversi elementi. Quali sono questo
elementi?
- parola → educazione linguistica
- forma → Geometria e Disegno (premessa per apprendere la scrittura)
- numero → Matematica o Aritmetica. Pestalozzi mette in evidenza il rischio di tale insegnamento.
La matematica va insegnata partendo dall’esperienza, verificando se il bambino nella realtà è in
grado di associare il numero alla quantità corrispondente.
Questo metodo partire dall’esperienza (ci rifacciamo in parte a Herbart) e all’intuizione (percezione
vaga nei confronti dell’oggetto in sé). L’educatore deve partire dall’idea vaga che hanno i ragazzi a
contatto con le cose per poi arrivare ad un’idea chiara e precisa cioè il giudizio. Questo processo
richiede da parte dell’educatore un lavoro molto lungo. Uno dei principi del modo è quello dell
gradualità (partire da ciò che è semplice a ciò che è più complesso).
Dire che il metodo è unico e universale è un limite perché non tutti gli studenti sono uguali. C’è
un’idea di didattica verbalistica con uno schema predefinito senza tenere conto delle caratteristiche
di ciascuno.
FRÖBEL (1782-1852)
Si interroga su chi è l’uomo arrivando a dare 2 risposte:
- uomo è una manifestazione visibile di Dio insieme alla natura.
- uomo è un soggetto dotato di potenzialità innate. Le potenzialità sono caratteristiche che devono
essere coltivate nel tempo per raggiungere il loro pieno svolgimento.
Fröbel utilizza l’immagine del “seme” il quale contiene già in sé tutti gli elementi che tramite la
coltivazione ovvero il processo di cura, darà poi vita alla pianta. Perché questa idea dell’uomo?
Rousseau pensava che l’uomo nasceva come “tabula rasa”(empirismo) e soltanto tramite
l’esperienza poteva conoscere. L’idea di Fröbel è diversa ma ciò non vuole dire che non valorizzi
nulla di Rousseau in quanto come lui pensa che il soggetto sia sottoposto alle leggi della natura per
il suo sviluppo. Fröbel sottolinea come l’evoluzione dell’uomo sia differente da piante e animali.
Questi non si rendono conto che durante la loro vita avvengono delle trasformazioni mentre gli
uomini sì. Quindi come Rousseau sostiene che esista una dimensione evolutiva.
Fröbel individua alcuna tappe fondamentali (stadi):
1- stadio dell’infanzia (0-6 anni)
2- stadio della fanciullezza (6-10 anni)
1- l’infanzia è importante perché il fanciullo ottiene una conoscenza graduale degli oggetti che lo
circondano. E’ fondamentale in questa conoscenza graduale l’acquisizione del linguaggio. Il ruolo
fondamentale è assegnato ai genitori e soprattutto alla mamma.
2- la fanciullezza porta il soggetto ad acquisire una educazione intellettiva e uno sviluppo della
volontà. In questa idea recupera la dimensione del cuore nell’ottica di Pestalozzi.
Attraverso l’intelligenza il soggetto arriva a conoscere la realtà mentre attraverso la volontà arriva a
conoscere il senso, il valore della realtà ovvero il fatto di essere creazione di Dio.
Questi aspetti devono rispettare una specifica sequenza. Il 1° dono in assoluto da fare al bambino è
la palla. Fröbel scopre che il bambino quando conosce, conosce prima in una logica globale e poi
analitica, ecco perché vuole partire proprio dalla palla la quale è simbolo di totalità.
Il 2° dono è la scatola con cubo, sfera, cinlindro.
Vengono proposti come realtà intere, soltanto dopo verranno presentati in singole parti, in modo più
analitico. Il gioco quindi è importante e per facilitare questo processo viene creato un materiale
adeguato.
L’unico vincolo che dà Fröbel è quello delle leggi della natura dello sviluppo. Tutto il resto viene
lasciato fare liberamente dalle insegnanti.
Non si basa soltanto sui doni ma introduce anche altri tipi di attività, principalmente 2 tipologie: il
giardinaggio e l’ allevamento.
Il fine di queste attività è il contatto diretto con la natura e gli animali. Vede in queste attività anche
il modo per promuovere la socializzazione. Fröbel non si limita a dire solo ciò ma arriva a stabilire
come devono essere organizzate le attività. Nel giardino per esempio devono esserci 2 tipi di aiuole:
piccole e grandi. In quest’ultime si è costretti a chiedere la collaborazione agli altri coetanei. Si ha
così la socializzazione. In quelle piccole invece, portano ad ampliare la propria personalità. Queste
attività permettono di conoscere la realtà materialmente mentre l’idea di Fröbel era più religiosa e
quindi proponeva attività di canto per avvicinarsi alla dimensione religiosa e spirituale. Un altro
modo era anche il dialogo con le educatrici.
Esisteva quindi l’idea di Dio presentato come autore del mondo e fine dell’umanità.
Si tratta quindi di un modello più completo rispetto a quello dei Marchesi. Questo modello ha avuto
molta fortuna in Piemonte perché dal 1848 Aporti è costretto ad abbandonare la Lombardia e vivrà
gli ultimi 10 anni della sua vita, fino alla morte in Piemonte. Tale modello si diffonderà in quasi
tutta Italia perché come i Kindergarten di Fröber, si trova in un periodo favorevole per la sua
diffusione.
Critiche al modello
Sono critiche che riguardano in modo particolare il metodo e i programmi d’istruzione.
Metodo → essendo soggetti di piccola età, la critica fondamentale sottolinea la vastità di attività
insegnate (lettura, scrittura, far di conto…). La ragione di ciò risiede nel fatto che molte volte questi
fanciulli non avevano più la possibilità di studiare perché alcuni comuni erano talmente poveri che
la scuola non esisteva o anche perché i bambini stessi erano obbligati ad orientarsi al lavoro per
poter vivere. Soltanto dagli anni ’60 in poi si diffonderà il modello di Fröber.
Queste due esperienze sono importanti perché ci spiegano come in Italia l’attenzione educativa
viene posta sulle classi popolari. Come mai?...La risposta si spiega in una preoccupazione politica e
religiosa.
Politica → nell’800 cominciavano i Moti rivoluzionari in cui nasce l’idea di creare un’unificazione
sistematica della penisola. Questo che influenza ha in campo educativo? I politici si rendono conto
che prima di ottenere un’unità politica è importante avere un’unità culturale, bisogna portare il
popolo a conoscere la realtà italiana, a conoscere la propria patria. L’educazione viene vista così
come mezzo importante per formare un’unità culturale e poi nazionale. Nascono le società di
mutuo-soccorso cioè l’aiuto reciproco. Gli operai cominciano ad organizzarsi e associarsi per
preoccupazioni di tipo economico. Hanno anche iniziative di tipo educativo. Leggendo lo statuto di
tali società si scopre una finalità economica ma anche educativa dando vita alle scuole serali o
festive rivolte alla popolazione adulta. Nasceranno inseguito delle vere e proprie organizzazioni
operaie nell’ultimo ventennio dell’800 si qualificano.
Religiosa → valorizza l’educazione delle classi popolari secondo un’ottica differente da quella
politica. La principale preoccupazione è quella di fare conoscere le verità di fede ma ciò che muove
l’adulto cattolico sono anche scopi sociali e di carattere caritativo. Qui non c’è un obiettivo
prestabilito come prima ma tutte le iniziative che nascono, sorgono in risposta ai problemi sociali e
caritativi. I protagonisti qui sono gli esponenti del clero e le donne di forte spiritualità.
L’educazione nazionale
Pensata per formare i futuri cittadini italiani secondo due fasi: fase preunitaria e fase postunitaria.
- Fase preunitaria → il primo riferimento sono i moti rivoluzionari. Giuseppe Mazzini è il primo
che si rende conto dell’educazione. Le insurrezioni popolari falliscono perché non riesce a
trasmettere al popolo l’amore per la patria. Lo sviluppo così ad educare le classi popolari diventa
sempre più forte. Durante la sua esperienza a Londra istituisce una scuola elementare gratuita e
serale (1841-1848).
Mazzini aveva l’idea che l’educazione doveva essere promossa dallo Stato. L’interesse del singolo è
subordinato a quello della collettività. Solo lo Stato è in grado di interpretare gli interessi della
comunità. La libertà di insegnamento proposta dal mondo cattolico andava contro a Mazzini. Aprire
scuole private concorrenziali a quelle dello Stato.
- Fase postunitaria → non c’è più lo Stato subalpino ma l’italiano pensa ad un’esperienza non solo
più giovanile tramite la scuola ma arriva a pensare che la formazione di una coscienza nazionale
interessa anche il mondo adulto. La popolazione adulta analfabeta viene educata attraverso:
- scuole serali e festive → introdotte in Italia dalla legge Coppino (1877). Questa idea proprio per la
sua formulazione non viene messa in pratica perché di carattere facoltativo e quindi i Comuni con
pochi soldi non la prendevano neanche in considerazione.
- pedagogia degli spazi urbani → la classe politica utilizza la città per veicolare il concetto di
identità nazionale. Ciò avviene mediante i monumenti o la toponomastica (denominazione delle
vie). La maggior parte delle vie avevano nomi di santi e quindi l’obiettivo fu quello di cambiare i
nomi arrivando a dare nomi dei generali, battaglie, guerre di indipendenza. Queste vie si trovavano
ovviamente in centro dove passa la maggior parte delle persone. Un altro modo era quelli tramite i
monumenti i quali erano personaggi famosi di quel tempo. In una logica ottocentesca dove la piazza
era luogo di ritrovo, la gente andava a piedi e quindi i monumenti erano molto visibili. Venivano
considerati molto più importanti rispetto ad oggi.
Un ultimo modo ancora era quello delle celebrazioni di anniversari e ricorrenze. A partire dal 1861
viene istituita la Festa della Nazione. Importante perché l’organizzazione di tale festa teneva conto
di tutti gli aspetti della società. Bisognava quindi promuovere iniziative per colpire l’immaginario
collettivo.
2° TESTO
Impegno sociale della Chiesa
Don Bosco → fonda l’oratorio nel 1840 a Torino come risposta ad esigenze naturali (religiose) e
materiali, subendo processi di industrializzazione con problemi sociali e morali. La crescita della
vita avviene in maniera improvvisa con problematiche sociali e morali. Chi ne risente
maggiormente sono le giovani generazioni. I principali destinatari di questa struttura, ovvero
l’oratorio, è la gioventù povera e abbandonata. A questa si aggiungono altri quali i lavoratori
stagionali che non abitavano a Torino ma per questioni lavorative abbandonavano i loro territori.
Venivano così a trovarsi in un nuovo territorio e quindi sradicati.
L’oratorio nasce soprattutto per la domenica perché i giovani lavoravano durante la settimana e
anche per evitare che i giovani frequentassero le osterie, luogo cui la domenica frequentavano gli
adulti. Quindi l’oratorio era un’alternativa. In che zona di Torino viene aperto l’oratorio?
Don Bosco lo apre a Valdocco (1840) che una volta era all’inizio della periferia. C’erano campagne
in cui si sviluppa una logica di industrializzazione. Si costruisce in questa zona perché è una zona
povera e i terreni costavano di meno. Don Bosco non è l’unico sacerdote a Torino che promuove
tale struttura. Per esempio ci sono i Salesiani perché il modello cui faceva riferimento Don Bosco
era San Francesco di Sales. C’è poi un altro sacerdote ovvero Don Cocchi che avvia come Don
Bosco l’oratorio però con meno fortuna. Capisce la necessità di rispondere a bisogni sociali ed
economici. L’azione e il compito svolto dal sacerdote deve cambiare, deve aprirsi ai bisogni del
territorio. Erano i sacerdoti ad andare incontro ai ragazzi. Ciò è quello che li accomuna.
Per quanto riguarda i contenuti sono diversi in quanto i due valorizzano attività educative diffrenti:
Don Bosco → propone preghiere e studio del catechismo. Come forma innovativa i ragazzi
giocavano e soprattutto un ruolo centrale era affidato al teatro.
Don Cocchi → punta sulla ginnastica, su attività di carattere più fisico.
Don Bosco ha fortuna rispetto a Don Cocchi perché quando parliamo del mondo cattolico al suo
interno non tutti la pensavano allo stesso modo. All’interno c’era un settore intransigente (guarda
con sospetto il nuovo stato liberale → Don Bosco) e un settore cattolico-liberale (dialoga con
questa nuova forma politica → Don Cocchi).
Perché questa diversa appartenenza segna la loro fortuna?
Un motivo sta proprio nel fatto che Don Cocchi arriva quasi a creare un rapporto esclusivo con le
autorità politiche. Don Bosco invece accetta finanziamenti da tutti ma mantiene una gestione
autonoma. Don Cocchi arriva a ciò determinando la sua crisi perché nel momento in cui i rapporti
tra Stato e Chiesa (1870) diventano difficili, le autorità politiche non finanziano più e quindi Don
Cocchi si trova senza finanziamenti a differenza appunto di Don Bosco.
Un altro strumento per conoscere più a fondo la mente del fanciullo sono i test mentali. I primi
risalgono al 1890 introdotti da Cattel. L’idea è quella di raccogliere sulla psiche dell’uomo dei dati
che sono obiettivi, oggettivi ma ciò non basta. Devono essere anche standardizzati con criteri che
possono valere in generale. Come fare? Una volta elaborato il test dovrò somministrarlo a gruppi
molto vasti di persone per essere più attendibili. Elabora poi i risultati. Questi test mentali sono
importanti perché applicati a soggetti in età evolutiva. La loro applicazione in questo settore
avviene nel periodo evolutivo, elaborando la scala metrica dell’intelligenza dei soggetti in età
evolutiva. Sono Simon e Binet (1905) arrivano ad elaborare questa scala. Come mai?
Questi 2 psicologi arrivano a ciò perché viene commissionato loro un lavoro. La scala viene
elaborata nel 1905 come esito di un processo che dura 3 anni quindi il lavoro ha origine nel 1903. in
questo anno esisteva una società ovvero la società liberale dello sviluppo pedagogico del fanciullo.
Questo chiede agli psicologi di studiare l’intelligenza del fanciullo per individuare quei tipi di
ritardo mentale che avevano gli alunni per poi predisporre delle strutture di recupero. Come fanno i
due? Hanno creato una serie di prove rapide, precise per determinare una risposta esatta, con
difficoltà crescenti in rapporto alle varie età. Queste prove vengono somministrate a più bambini
con età diversa per vedere come questi le affrontavano. Devono vedere il dato medio, una logica
media arrivando anche a stabilire le differenze tra un anno prima o dopo. Stabiliscono così quello
che è il concetto di età mentale → capacità che il soggetto può avere.
Questi studi vanno al di là delle previsioni iniziali perché lo scopo era quello di individuare i ritardi
mentali e strutture di recupero. Qui invece oltre a questo porta uno studio anche della normalità
cioè lo studio dell’età evolutiva. Quindi è utili anche per organizzare la vita scolastica nella
normalità. Si soffermano anche sullo studio del quoziente di intelligenza. Si parte dal concetto di
età mentale e per questo si rifà ai 2 psicologi. Il quoziente equivale al calcolo del rapporto tra l’età
mentale del soggetto e l’età cronologica. Questi studi sono importanti in una logica quantitativa ma
anche qualitativa portando a capire gli psicologi la differenza tra il tipo di intelligenza del bambino
da quella dell’adulto. Cos’è che le differenza?. La differenza sta essenzialmente in 2 concetti:
- la logica quantitativa in quanto l’adulto ha maggiore conoscenze
- l’adulto utilizza in modo diverso la sua intelligenza rispetto al bambino. Il bambino tipicamente
usa i verbi che indicano l’azione. Il suo linguaggio è basato su nomi e verbi quindi ha
un’intelligenza concreta. Mentre quella dell’adulto è molto più articolata con un’intelligenza quindi
astratta. Anche lo sviluppo della logica è maggiore nell’adulto.
Tutti questi strumenti quindi vanno al di là di quelli che erano gli obiettivi prestabiliti. Come si
spiega questa centralità riconosciuta alla scienza, come mai sia la psicologia che l pedagogia
agiscono in maniera sperimentale? Ciò non è sicuramente un caso. Alla base di questa centralità c’è
qualcosa che le accomuna e che spieghi il perchè. Il motivo sta nel fatto che siamo nella seconda
metà dell’800 e in questo periodo nasce il Positivismo. E’ proprio questo che porta alla centralità
della scienza con metodo sperimentale. Colui che per la prima volta utilizza questo termine è Comte
il quale è un sociologo e filosofo francese. Utilizza questo termine all’interno di una sua opera
(1830-1842) la quale richiede parecchio tempo e si intitola “Corso di filosofia positiva”.
Quest’opera è importante perché riflette il cambiamento che avviene all’interno della società. Si
parla di società moderna → ha una forte fiducia sulla scienza, metodo scientifico inteso anche
come modello di assoluzione di tutti i problemi dell’esistenza umana. Nasce la convinzione che tutti
i problemi possano essere risolti. C’è uno sviluppo che interessa il benessere sociale e anche il
campo medico per vivere in condizioni migliori. L’uomo attraverso la scienza è in grado di
risolvere da solo tutti i suoi problemi.
Comte → elabora una teoria all’interno dell’opera ovvero la teoria dei 3 stadi analizza l’umanità
distinguendo al suo interno appunto 3 stadi:
1- stadio teologico
2- stadio metafisico
3- stadio positivo
- Stadio teologico → in questa fase l’uomo guarda tutti gli avvenimenti naturali e umani dicendo
che le cause sono forze sovrannaturali. Forze estranee che intervengono nella natura che spiegano
tutto ciò che avviene nella natura e nell’uomo.
- Stadio metafisico → l’uomo passa dal teologico al metafisico. Ciò vuol dire che l’uomo vuole
sempre capire il perché delle cose che avvengono ma l’origine delle cause cambia. L’uomo pensa
che le cose avvengono in maniera astratta. Non sono più forze esterne a causare le cose ma nella
logica metafisica fa riferimento a forze astratte prodotte da lui stesso. Siamo in una realtà di
esperienza umana prodotta dall’uomo.
- Stadio positivo → l’uomo è maturo. L’uomo capisce che non può spiegarsi tutto quello che
succede, le origini e il destino dell’universo perché non ha dati che glielo consentono. Rinuncia a
tutto ciò perché non è possibile una conoscenza simile, non ha dati indagabili scientificamente. Può
soltanto studiare quello che ha a sua disposizione, studia le leggi che regolano i fenomeni. Si
interessa sul come e non più sul perché. Cerca di capire come accadono le cose. Basa la conoscenza
tutta su quello che esiste. Giunge così alla sua piena maturazione.
Positivismo
L’idea di realtà è fondata sul fatto. La realtà è quindi un tessuto di fatti e di accadimenti osservabili.
Non sono aspetti separati tra di loro ma al contrario sono correlati tra loro eco perché si parla di
tessuto. Siamo in una prospettiva scientifica (osservabili, misurabili). L’unico metodo che mi
permetterà di conoscere tale realtà sarà il metodo razionale-scientifico-sperimentale. Saranno quindi
le scienze matematiche e le scienze naturali. Questa idea di natura è applicata anche all’uomo cioè
cos’ come la realtà è un insieme di fatti osservabili, cos’ anche l’uomo viene considerato come
prodotto di un gioco complesso di forze naturali.
Cambia completamente l’idea dell’uomo in rapporto alla natura. L’uomo non è più sovrano della
natura in grado di gestirla ma diventa un tassello dell’evoluzione naturale e della catena di tutti gli
esseri animati che esistono. C’è una lettura dell’uomo in chiave evoluzionistica. Un autore in
questione sarà proprio Darwin che in questi anni scrive prima “L’origine della specie” e poi nel
1871 scrive “L’origine dell’uomo”. Se l’uomo è veramente così per essere studiato basta che sia
sottoposto a analisi di tipo biologico e sociale.
Un’altra conseguenza è l’idea di conoscenza. L’unico metodo per conoscere la realtà è la
conoscenza che si basa sui fatti.
Fatto → criterio di verità. Solo ciò che posso conoscere attraverso lo studio di fatti osservabili, può
essere una conoscenza vera.
I positivisti considerano l’educazione e la pedagogia come fatto naturale verso il quale si ha una
profonda fiducia. L’educazione può essere una forza che può rigenerare, dare forza. Troviamo in
questo periodo molti scritti infatti che hanno come protagonisti personaggi in difficoltà che grazie
all’educazione migliorano la loro condizione sociale. L’educazione è studiabile mediante le scienze
pedagogiche, psicologiche e biologiche. La pedagogia non può essere una filosofia ma deve
strutturarsi scientificamente. Il suo compito non è quello del “dover essere” ma deve educare
l’uomo così com’è nelle dimensioni sociali e naturali. Importante quindi è l’esperienza dell’uomo.
I positivisti quindi pensano che attraverso l’educazione si possa accrescere l’uomo, come se
l’educazione potesse salvare il soggetto da situazioni difficili. C’è un’idea di educazione come forza
redentrice.
Anche la pedagogia avrà un ruolo diverso. Se c’è una centralità dell’aspetto scientifico, anche la
pedagogia sarà di carattere scientifico (idea che aveva già Herbart). Si cominci a parlare non più di
pedagogia ma di Scienza dell’educazione. Parlare di questo vuol dire che la pedagogia ha bisogno
del supporto di altre scienze (per esempio la psicologia). L’uomo è inteso come complesso di forze
naturali. Il pedagogista che elabora questa idea di scienza è Herbert Spencer (1820-1903). E’
connazionale di Darwin e la sintesi del suo pensiero è espressa in una sua opera del 1896 intitolata
“Saggi sull’educazione fisica, intellettuale e morale”.
Che idea ha dell’educazione? Spencer sostiene che l’evoluzione della specie umana non è altro che
un cammino e attraverso questi passaggi l’uomo passa da una situazione di carattere omogeneo a
una di carattere eterogenea. Come può avvenire tale passaggio? Questo processo avviene grazie a
quello che lui definisce “Principio di differenziazione”(costante). Per garantire questo passaggio,
tale principio non basta. E’ importante anche il “Principio di ereditarietà”(l’uomo deve poter
conservare e riutilizzare tutte quelle esperienze considerate efficaci).
Questa idea di differenziazione porta alla creazione di un processo di carattere logico, di
conoscenza dell’uomo. L’uomo giunge a livelli logici superiori perché è in grado di adattarsi
sempre meglio,dal punto di vista biologico e psicologico, ai cambiamenti che avvengono nella
realtà. Anche la conoscenza umana risponde a tali concetti.
A livello educativo che influenza ha?
Se l’educazione è una pianificazione di tutte le tappe che conducono il soggetto verso una forma di
vita sempre più completa, il soggetto che educa deve pianificare il percorso educativo del proprio
allievo. Si parte da una logica educativa .
Ambiti pianificati:
- educazione fisica
- educazione intellettuale
- educazione morale
- Educazione fisica → fisica perché l’uomo per Spencer è prima di tutto un essere organico. Per
Spencer l’uomo è un buon animale.
- Educazione intellettuale → non vuol dire dare al soggetto tante conoscenze, ma l’importante è il
metodo utilizzato per conoscere la realtà. Il metodo sarà scientifico, sperimentale. L’educazione
intellettuale è un’educazione a metodo scientifico. Il soggetto ha un ruolo attivo come se la
conoscenza fosse una scoperta.
- Educazione morale → se l’educazione è soggetta a leggi naturali e il soggetto ad un’evoluzione,
non possiamo parlare di morale assoluta o universale ma avremo una serie di regole che cambiano
in base alla circostanza. Spencer aggiunge un ulteriore elemento sostenendo che tali norme non
devono essere imposte da nessuna autorità esterna al soggetto. Sarà il soggetto stesso ad accorgersi
che più il suo agire si allontana dalle leggi naturali più diventa dannoso. Arriva a capire da solo che
la sua morale deve configurarsi alle leggi naturali.
1- La psicologia dice che il fanciullo ha delle sue risorse cioè vuol dire che il fanciullo ha un ruolo
attivo, proprio per questo che si parla di attivismo. Il fanciullo inoltre ha degli interessi e
rispondendo a questi ha una specifica natura che va rispettata.
2- Il soggetto ha bisogni e interessi e quindi l’azione educativa deve fare riferimento a questi
aspetti. Parte dall’idea che il piano educativo deve essere individualizzato perché non tutti hanno gli
stessi interessi. Questa idea suscita all’inizio numerose critiche perché i questo modo si promuove
un’educazione pratica e attraente. Questo all’inizio del 900 non era così scontato. Gli attivisti
dicono che promuovendo tale scuola non è vero che non c’è più l’impegno dei soggetti anzi, il fatto
di promuovere ciò vede uno sviluppo ancora maggiore.
3- Proporre un modello educativo con stretto rapporto tra scuola e vita. Anche questo all’inizio
del 900 crea scalpore. L’organizzazione della scuola quindi deve riflettere il tipo di vita presente
nella società.
4- L’intelligenza non deve essere astratta ma operativa e pratica con utilizzo dei lavori manuali.
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24-25 Novembre (parte che manca)
Situazione in Italia
Nuova sensibilità verso l’infanzia
Cambia l’atteggiamento verso la condotta del bambino. Tutti gli elementi riferiti al bambino erano
considerati negativi, come difetti. In Itali invece, c’è una prospettiva positiva verso questi elementi
indispensabili al bambino per esplorare il mondo. Gli elementi sono la curiosità, ingenuità,
spontaneità, sensibilità….
Questo cambiamento avviene in diversi settori:
1- libri per l’infanzia → se andiamo a leggere i testi dell’800, la “marachelle” dei bambini erano
viste come “uomo avvisato mezzo salvato” e la punizione che derivava era irreversibile in quanto il
bambino non poteva rimediare il proprio errore. Nel 900 questa idea di punizione cambia. Nei libri,
il problema non è il fatto in sé ma il problema si sposta dall’atto alla motivazione, l’intenzione che
c’è all’origine dell’atto. Non c’è più una punizione irreversibile, si valuta l’intenzione dei bambini.
Se l’intenzione è buona il soggetto non viene punito. Si comincia a considerare la dimensione dell’
interiorità del bambino. Come mai tra 800-900 avviene ciò? La risposta sta proprio nel fatto che
nascono le ricerche legate alla Psicoanalisi (Freud). Viene sottolineata l’importanza dell’infanzia. Il
soggetto prova un senso di colpa per l’errore fatto e utile per migliorarsi. Si valorizzano i desideri
dei bambini. Nei libri del 900, ci sono termini più affettuosi che sottolineano il rapporto tra genitori
e figli. Spesso i protagonisti sono i bambini stessi. Cambia radicalmente la prospettiva e così
cambia anche l’atteggiamento dell’adulto.
Compaiono sul corriere una serie di personaggi, alcuni più famosi di altri, presenti con una certa
regolarità. Il 1° personaggio è caratterizzato da un soggetto chiamato “Quadratino” sdraiato su un
libro. Si tratta di un’immagine caratterizzata da forme geometriche. Ciascuno dei personaggi è ben
definito sia fisicamente che moralmente per il suo temperamento. Quadratino è molto goloso, si
infilava sempre in situazioni pericolose rischiando di perdere la propria fisionomia.
Il 2° personaggio è “Fortunello”, esempio di fumetto americano e versione italiana di un
personaggio degli USA chiamato “Happy Hooligan”. Personaggio con fisionomia ben definita. La
caratteristica di questo personaggio è quella di attrarre i guai su di sé. L’aspetto paradossale di
questo personaggio è quello di partire sempre con l’intenzione di fare una buona azione ma poi tale
situazione si trasforma in un guaio per lui. La storia ha sempre la stessa struttura ed è predefinita.
Il 3° personaggio riguarda “Petronilla” e “Arcibaldo”. Donna autoritaria che controlla il marito il
quale deve cercare ogni tanto di sottrarsi al controllo opprimente della madre. Anche questo è preso
dal contesto americano.
Il 4° personaggio, il più famoso, è “Bonaventura”. Non viene pubblicato subito sul Corriere ma
comincia a comparire soltanto nel 1917 con grande fortuna e resterà presente fino al 1940. Abbiamo
anche qui una caratterizzazione ben precisa. Quando compare, si presenta sempre nella stessa
maniera, abbiamo una struttura ben definita della storia. La struttura predefinita è caratterizzata da
una situazione iniziale sfortunata, da qui la storia arriverà ad una fine che invece sarà fortunata.
Arriva a guadagnare il famoso milione con cui è rappresentato nell’immagine sotto l’ascella.
Si fa ricorso spesso alla rima. Le avventure iniziavano quasi sempre così: “Qui comincia
l’avventura del signor Bonaventura….”. L’inizio delle sue storie però non erano quasi mai
favorevoli allora iniziavano anche così: “Qui inizia la sfortuna…..”.
Avventura → poteva essere sostituito soltanto con termini negativi in rima con “ Bonaventura”.
Il 5° personaggio è il gatto “Fenix” chiamato in america gatto “Maomao”. Anche qui c’è una
caratteristica definita e la storia ha una sua struttura. Questo gatto combina sempre guai ma alla fine
della storia riesce sempre a salvarsi perché è un gatto intelligente ma anche fortunato. Anche se è un
gatto, lo fa avvicinare al protagonista della Walt Disney ovvero Topolino.
1 → idea di una pedagogia scientifica. Si basa quindi su lacune leggi che regolano lo sviluppo del
fanciullo. La pedagogia deve conoscere e rispettare tali leggi. Dice che ciò spesso non avviene
perché a volte quando gli adulti si relazionano con i bambini ciò avviene o per consuetudine o
dall’idea che hanno di come deve essere il fanciullo. E’ un modello che parte dal punto di vista del
fanciullo.
Fanciullo → colui che racchiude in sé l’elemento della natura ma anche la libertà.
2 → il modello educativo efficace è quindi quello che parte da ciò che il fanciullo è e non deve
partire dall’adulto. Devo conoscere e rispettare la dimensione del fanciullo quando voglio educarlo.
Sviluppo del fanciullo legato a natura e libertà.
Educare il fanciullo vuol dire quindi favorire la crescita fisica e intellettuale del bambino tenendo
conto di quello che è, delle sue potenzialità. E’ proprio per questo motivo che si parla di auto
educazione in quanto il soggetto ha già in sé delle forze interiori e delle potenzialità, capacità da
sviluppare.
Esiste poi una 3° critica proposta da Claparède ed è quella che sostiene che il materiale è già
prestabilito e non viene associato alla soluzione di un problema di natura pratica. Non riguarda la
quotidianità del fanciullo, la realtà in cui è inserito. Ecco perché parla di frammentazione
analitica → non ha nessun legame con problemi concreti della realtà. Presenta singoli aspetti della
realtà in cui il soggetto è inserito.
Il bambino prima deve avere una conoscenza globale e soltanto in un secondo momento avrà una
conoscenza analitica.
Attivisti → bambini conoscono in maniera globale e poi analitica. Il materiale che presenta la
Montessori è invece subito analitico non corrispondendo alla conoscenza vera del fanciullo.
La Montessori fa tesoro di queste critiche e cerca di attenuare le rigidità presenti nel suo modello e
arriva ad elaborare la famosa teoria della “Mente assorbente” (1949). Scritta in inglese e tradotta
poi in italiano nel 1952, viene intitolata “Mente del bambino”. Questo testo completa il suo
processo di previsione. Il 1° segno di revisione è uno scritto intitolato “Segreto dell’infanzia”(1938)
che fu l’ultimo testo conclusivo, scritto in India e poi approdato in Italia.
Aspetti modificati
Vi è una risistemazione del suo pensiero che rivela il fatto che la Montessori modifica in parte la
sua idea di infanzia proprio per operare il cambiamento che era stato sottolineato. La Montessori
dice che: all’interno del bambino sono presenti specifiche sensibilità che si risvegliano durante il
suo percorso psichico. La prima cosa importante è il carattere della sensibilità, sostenendo che
hanno un proprio dinamismo. Ciò vuol dire che siamo di fronte ad una realtà dinamica e non
statica.
Per definire queste sensibilità fa ricorso al discorso astronomico e le chiamerà nebule → termine da
cui deriverà nebuloso che significa confuso, indistinto. Un’altra caratteristica riconosciuta alla
sensibilità è la totalità indistinta → compare il termine totalità. Ci fa capire che la Montessori si
avvicina a coloro che espongono critiche. Dice che proprio perché il bambino possiede determinate
sensibilità, anche l’agire del bambino seguirà tali caratteristiche. Il bambino apprenderà prima
iniziando ad assorbire la realtà totalmente e in un secondo tempo arriverà ad apprendere
singolarmente.
RIFORMA GENTILE
Orientato alla formazione della classe dirigente (impostazione elitaria, struttura verticale) con base
allargata, per arrivare a pochi. La centralità di Gentile è rivolta alla scuola secondaria che
cominciava subito dopo il ciclo elementare e si accedeva mediante un esame selettivo.
L’attenzione era rivolta ad un indirizzo specifico della scuola secondaria ovvero l’indirizzo classico
(ginnasio e liceo). Scuola selettiva perché doveva formare la classe dirigente, doveva sfoltire e
innalzare il livello qualitativo degli alunni rimasti. Si tratta di insegnare discipline umanistiche e
una piccola percentuale di materie scientifiche. L’istruzione tecnica era ai margini della scuola
formativa.
Questa idea di impostazione elitaria e classicista non era una novità in quanto ereditata dalla legge
Casati già presente in precedenza in Italia.
All’interno della riforma Gentile vengono però introdotte delle novità: una è la scuola
complementare (non del tutto affermata). La prima vera grande novità è l’istituto magistrale che
non ha il greco e ha una durata di sette anni e non di otto come il classico. La seconda è il liceo
femminile.
Gentile appartiene alla corrente filosofica che esalta la dimensione spirituale che si rifletterà poi
anche nell’educazione. Gentile la intende come formazione dello spirito cioè dell’uomo. L’uomo
non è solo spirituale, si incarna in soggetti concreti. La formazione dello spirito coincide come
formazione dell’uomo in quanto spirito ma anche come soggetto concreto (realtà storica).
Individuo → sviluppo storico di questa realtà che accomuna tutti gli uomini.
L’educazione in generale presuppone il rapporto tra due persone (educatore e educando).
L’educatore è espressione del concetto di autorità e l’educando è concetto di libertà.
Autorità e libertà = educazione.
Gentile pensa di risolvere questo enigma partendo dall’idea di libertà. Gentile dice che la libertà è
un processo di autoeducazione. E’ un processo infinito cioè senza termine, coinvolge l’intera
esistenza dell’uomo. Soggetto è protagonista. In Gentile l’individuo = sviluppo storico quindi non è
un individuo sradicato dalla storia e dalla società. L’uomo vive però all’interno di una storia la
quale non è altro che manifestazione di una realtà più ampia rappresentata dallo spirito assoluto. Ciò
vuol dire che la libertà non è individualistica (uno si concepisce da solo) ma il soggetto è libero
quando non solo attiva il processo di autoeducazione (in termini individualistici) ma quando si sente
libero in una realtà ancora più ampia che lo trascende.
Per Gentile non esiste alcuna realtà al di fuori dello spirito assoluto. In questa prospettiva la
distinzione tra educatore e educando viene meno. L’autorità dell’educatore diventerà
automaticamente libertà dell’educando.
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14-15-16-21 Dicembre (parte che manca)
A Novara per esempio vengono proposti richiesti alcuni requisiti per diventare levatrici:
- età tra 20-35 anni
- saper leggere e scrivere
- buona condizione fisica
- buona condotta
Se la persona riusciva a soddisfare i requisiti accedeva al corso che durava 2 anni (in realtà 6 mesi
effettivi). Nei primi 3 mesi (1°anno), lezioni di carattere teorico mentre negli ultimi 3 mesi (2°anno)
più pratico.
1°anno → anatomia, fisiologia, patologia. Si facevano esercitazioni pratiche sul fantoccio.
2°anno → pratica presso l’ospedale, partecipavano insieme al chirurgo per far nascere il fanciullo
approfondendo le conoscenze.
Dopo il biennio bisognava sostenere un esame. Mettere la candidata a proprio agio durante l’esame.
Al termine degli esami ottenevano un certificato di abilitazione che permetteva loro di esercitare la
professione di levatrice. Le ex comare cominciano comunque ad avere in ogni modo un ruolo
secondario rispetto al medico.
Tutti questi progressi portano ad un passo avanti in quel periodo, tale cambiamento porta ad una
difficile accettazione di questa figura in quanto è un cambiamento talmente grande che incontra
difficoltà perché le mamme di fronte alle levatrici non sapevano chi erano queste, non le
conoscevano. Le riconoscevano soltanto il certificato e in più dovevano anche pagarla. Aveva
appreso l’istruzione da un uomo in quanto medico e aveva abbandonato la famiglia. Questo non era
visto benissimo dalle donne/mamme del paesino in campagna.
Le levatrici tollerano che le mammane continuino ad esercitare la loro funzione e successivamente
si arriva ad una loro riqualificazione in quanto le levatrici erano poche per far nascere i bambini. Le
mammane vengono sottoposte anche loro ad un esame per esercitare la professione.