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STORIA DELLA PEDAGOGIA

Il programma del corso è suddiviso in 3 testi:

- L’educazione nell’Europa moderna (Manuale)


Comprende il periodo tra l’Umanesimo e l’Ottocento (1500-1800), diviso in due parti:
- Parte relativa al pensiero degli autori (classe dirigente/ceti popolari), comprende i modelli
pedagogici.
- Parte antologica (raccolta brani e opere)

- Novecento Pedagogico (prima metà del 900)


Comprende Autori e correnti pedagogiche

- L’altra metà della scuola (educazione femminile)


Comprende l’educazione e il lavoro femminile in Italia → quadro nazionale ed esperienze locali
(Saggi). Vi è la diffusione di Riviste, Autobiografie e Iniziative scolastico-educative.

1° TESTO

Parte dal diffondersi dell’educazione nei CETI POPOLARI.


Qui l’educazione nascerà più tardi rispetto alla classe dirigente, e nascerà attraverso l’apertura delle
Piccole Scuole. Vengono definite piccole perché messe a confronto con le grandi scuole ovvero i
collegi delle classi dirigenti. Queste scuole erano gratuite, definite appunto scuole di carità
promosse da congregazioni religiose o da privati. Avevano contenuti diversi rispetto alle altre
scuole dando un minimo di formazione utile per un futuro lavorativo, quindi basato più sulla
pratica. Ciò che differenzia a livello di contenuto le 2 scuole è l’assenza del latino nelle piccole
scuole in sostituzione con la lingua volgare (idioma). Qui si parla di istruzione elementare senza
latino e come obiettivo principale, garantire un lavoro futuro. L’istruzione nei collegi invece era
un’istruzione primaria proprio perché a questa seguiva poi un’istruzione secondaria mentre quella
elementare era un ciclo a sé che non richiama niente al suo termine ma che offre solamente un
sapere pratico. Non sono promosse dallo Stato il quale si concentrerà sulla classe dirigente.
Le piccole scuole nascono nelle seconda metà del 600. Fino a prima esisteva un tipo di istruzione
definita specialistica perché non era aperta a tutti i ceti popolari ma soltanto in poche categorie
(commercianti e artigiani), legate all’acquisizione di competenze basate sul commercio, cioè
un’esigenza strettamente lavorativa. Gli altri ceti vivevano nell’ignoranza.
Queste piccole scuole inoltre nascono per una serie di ragioni:
-ragioni di tipo sociale
-ragioni di natura religiosa (nel 1500 nasce il protestantesimo con Martin Lutero che influirà
notevolmente sull’alfabetismo).
-ragioni di tipo economico
-ragioni di tipo climatiche
-ragioni di tipo culturali

Oggi possiamo dire che la nostra scuola ha origine dalle piccole scuole.

Ragione Religiosa
Attraverso la riforma protestante, Martin Lutero, monaco cattolico elabora le famose 95 Tesi,
rimasto scontento di alcuni concetti della religione.
Inizialmente si tratta di una protesta molto ristretta per poi espandersi su quasi tutti i concetti
portando alla nascita di una nuova religione. Lutero prima di tutto elabora nuovi contenuti
dottrinali sostenendo che il rapporto tra l’uomo e Dio deve avvenire in maniera diretta. Questo
porta a delle ripercussioni in campo educativo. Avvenendo in maniera diretta, viene meno la
funzione della chiesa e si utilizzeranno le Sacre Scritture con conseguente necessità di sapere
leggere e scrivere da parte del popolo. E’ importante quindi conoscere l’alfabeto e comprendere
quello che è scritto in lingua volgare ed è anche importante la produzione dei testi scritti in tale
lingua ovvero la lingua nazionale.
Proprio per questo motivo nascono le scuole pubbliche e gratuite.
La Chiesa reagisce alla riforma protestante dando vita ad una controriforma cattolica la quale
sostiene che l’unico modo per reagire è di educare i ceti popolari.
Tale controriforma passa attraverso il Concilio di Trento (1545-1563) promosso dalla Chiesa
cattolica la quale pur non accettando i contenuti dottrinali della riforma protestante ha bisogno
anche lei di cambiamenti al suo interno (per esempio la nascita dei Seminari). Si ha quindi una
riforma della Chiesa e una controffensiva al protestantesimo.
Per arginare il protestantesimo, la Chiesa promuove l’educazione delle classi popolari nelle verità di
fede e nelle pratiche religiose. Si tratta di un’educazione comunque strettamente religiosa che si
sviluppa all’interno di scuole di dottrina cristiana (lettura e no scrittura), congregazioni religiose che
si occupano di educazione tramite gli Scolopi (educazione maschile) e le Orsoline (educazione
femminile).
Questi due ordini religiosi si occupano di ricatolicizzare le classi popolari ma anche le classi d’élite.
SCOLOPI→ Giuseppe Calasanzio
ORSOLINE→ Angela Merici

Ragione Economico-Sociale
Per quanto riguarda i fenomeni economici, in questo periodo si hanno importanti innovazioni tra cui
quella della Stampa, molto importante e introdotta da Guttemberg con la stampa del primo libro “La
Bibbia”, nel fine 400.
L’invenzione della Stampa determina la nascita di alcuni mestieri tra cui il Tipografo, lavoro legato
ai caratteri mobili ovvero la Stampa. E’ un mestiere che diventa presto ambito, in sostituzione
dell’attività del contadino poco retribuito e con orari lavorativi molto pesanti. Un altro mestiere è
quello del Cartografo il quale costruisce carte geografiche. Si inventano metodi più veloci di
stampaggio con conseguente aumento dei libri in circolazione.
Oltre ai fattori economici, i fattori sociali si fanno anche sentire. Si pensa che un minimo grado di
istruzione porti ad un maggiore equilibrio all’interno della società perché l’individuo è
maggiormente in grado di leggere e rispettare le leggi, le regole. L’individuo diventa più autonomo.
In questo modo si prevengono fenomeni a rischio quali per esempio la mendicità, il vagabondaggio
con conseguente diminuzione della delinquenza giovanile.

Ragione Climatica (fattori climatici)


Si mette in paragone l’ambiente della montagna con quello della pianura. La ragione che sta alla
base di tale differenza consiste nei fattori climatici. In montagna abbiamo più tempo senza che ci
siamo particolari impieghi e quindi c’è più interesse a occupare tramite l’insegnamento quelli
definiti “tempi morti”. Una volta erano gli stessi genitori o i parroci che pagavano maestri che
insegnassero ai figli. Vi erano quindi come già detto più “tempi morti” da occupare con
l’insegnamento (leggere e scrivere). Questo interessava anche gli adulti perché alla sera soprattutto
quando faceva freddo essi si radunavano per esempio nelle stalle e leggevano insieme.
Ragione Culturale
In questo periodo vi era una grande diffusione di pregiudizi, fino a 1800. proprio perché vi era per
esempio l’idea che un soggetto analfabeto avesse un valore inferiore rispetto a chi sapeva leggere e
scrivere. Vi era l’idea che l’analfabeto fosse volgare, avesse una minore identità. Si aveva una
logica di inferiorità del soggetto analfabeto con conseguente logica di superiorità del soggetto
istruito.

DIFFUSIONE DELLE “PICCOLE SCUOLE”


Ci sono alcuni elementi fondamentali da individuare:

-Diffusione lenta e casuale: non siamo davanti ad un processo determinato ma la diffusione


avviene in maniera lenta e casuale perché queste scuole erano guidate da congregazioni religiose o
da privati. E’ casuale perché non sempre in ogni posto vi erano congregazioni o privati disponibili a
finanziare tali scuole, in alcuni posti non esistevano.

-Diffusione disomogenea: perché in non tutti i posto si sviluppavano le piccole scuole, ci sono
differenze profonde da zona a zona. Questa logica di disuguaglianza comprende anche altri aspetti;
per esempio si parla di realtà urbana e di realtà rurale, differenze tra maschi e femmine (maschi più
avvantaggiati) etc…

-Diffusione avversata: non tutti erano d’accordo alla diffusione di queste scuole. Ci sono ambiti
della società che non sono convinti della loro diffusione. Le ragioni per cui si oppongono sono
essenzialmente 3:
tipo economica→ paura che il popolo cominciasse ad avere il desiderio di proseguire gli studi per
ambire a posizioni sociali sempre più prestigiose, non fermandosi all’insegnamento elementare.
Questo sarebbe stato un problema perché portava ad un impoverimento notevole dell’agricoltura.
tipo sociale→ il popolo non si sarebbe accontentato più della propria condizione aspirando sempre
più ad un miglioramento sociale, mettendo in crisi l’equilibrio sociale, migliorando la propria
posizione.
tipo religioso→ è essenzialmente sostenuta dagli ecclesiastici. Essi hanno paura che la lettura porti
all’interno di queste classi idee contrarie alla religione presente in quel momento.

ESPERIENZE PICCOLE SCUOLE


1°- Promossa da Amos Comenio, pastore protestante, vive nella regione della Moravia.
2°- Promossa da Giuseppe Calasanzio (Scolopi), attraverso le Scuole Pie. Da importanza
all’educazione religiosa ma l’aspetto interessante è che da importanza anche all’integrazione sociale
(apprendere un mestiere in seguito al’istruzione.
3°- Promossa da J.B. de La Salle, francese che fonda la congregazione dei “Fratelli Scuole
Cristiane” comunemente conosciuti come “Ignorantelli”. Fu il primo ad avvertire la necessità di
fornire formazione agli insegnanti.

1° Esperienza
Amos Comenio (1592-1670)
Ha una vita avventurosa, nato in Moravia, regione coinvolta da diverse guerre nel periodo della sua
prima adolescenza, portato ad abbandonare la propria terra e morto profugo. Questo lo porterà ad
aumentare la propria sensibilità verso realtà allora sconosciute.
Pastore protestante e insegnante (scuole secondarie), non si limita ad elaborare una teoria ma ha
anche un sua pratica. Fu anche autore di libri per la scuola. La principale opera che scrive è
“Didattica Magna” dove viene sintetizzato il suo pensiero pedagogico. La sua versione definitiva
viene stampata nel 1657 ad Amsterdam. Per capire il tipo di educazione che propone bisogna partire
dall’idea che ha dell’uomo ovvero un uomo religioso. Pensa che l’uomo è immagine di Dio ed è una
delle manifestazioni della volontà stessa di Dio al pari della Bibbia e della Natura. Il compito che
spetta a ciascun uomo è quello di condurre tutto l’universo a Dio. Egli si chiede come l’uomo possa
capire quale è il compito che deve svolgere. Comenio sostiene che l’uomo parte da un processo di
educazione (leggere) prendendo coscienza del proprio compito con conseguente diffusione
dell’educazione a tutti. Devono essere educati ma non per logica di diritti ma da un’impostazione di
origine religiosa. Il pensiero di Comenio può essere sintetizzato in una espressione ovvero “Tutto a
tutti” (apertura capillare della scuola).
Tutto ciò è dato dal ruolo centrale che assume lo Stato il quale è tenuto ad educare tutti
nell’interesse stesso della collettività.
“TUTTO A TUTTI”→che cosa intende Comenio

TUTTI→ (fa riferimento ad ogni categoria di persona). Quando parla di tutti ha una visione amplia
perché intende tutta una serie di categorie che al tempo nessuno pensava di educare, per esempio le
donne, i portatori di handicap e i ritardati mentali. Non intende quindi solo ricchi o poveri ma
molto di più. Le donne perché anche loro sono immagine di Dio e portatrici della loro Gloria.
Comenio considera la donna su un piano inferiore rispetto all’uomo perché la donna ha un
equilibrio più facilmente influenzabile e fragile proprio per natura emotiva. Bisogna quindi educare
la donna ma fare attenzione a ciò che legge. La formazione della donna è legata più all’educazione
che all’istruzione (poche conoscenze ma più atteggiamenti), centrato sull’aspetto religioso morale.

TUTTO→ non intende solo leggere e scrivere ma anche la disciplina che vanno al di là di questo
aspetto; propone nozioni economiche e pratiche perché dice che il soggetto deve essere in grado di
comprendere nel contesto in cui è inserito. Tutto quindi indica una conoscenza integrale, non
intende una conoscenza enciclopedica (tutto dalla A alla Z), non una conoscenza approfondita ma
solo una conoscenza degli elementi base cioè una conoscenza integrale ma minima, sufficiente al
soggetto per capire la realtà in cui è inserito.

La conoscenza che Comenio definisce integrale, viene promossa all’interno della “Scuola
Vernacolare”, basata sull’idioma nazionale. La lingua nazionale è importante perché è un pastore
protestante e anche perché i fanciulli parlavano questa lingua e quindi vi era la necessità in
incentrare la scuola su questa lingua diventando elemento di continuità con quella che è l’esperienza
quotidiana del fanciullo.
Comenio sostiene che tale scuola deve essere frequentata tra i 6-12 anni. Un aspetto innovativo è
che questa scuola può essere frequentata da maschi e femminine, senza distinzione come avveniva
in precedenza. Questa scuola rappresenta il per Comenio il 2° livello del percorso di studi. Il 1°
livello era una specie di scuola materna, definita scuola del “Grembo Materno (conoscenza
sensoriale). Ha pensato poi ad una scuola che noi possiamo definire secondaria ovvero la “Scuola
Latina” e successivamente un ultimo livello rappresentato dall’ “Accademia”, l’equivalente
dell’università. Propone inoltre un’ampia dimensione scientifica che rappresenta un elemento di
grande novità. Prevede che tutte le conoscenze sociali-economiche vengano acquisite in maniera
pratica dalla futura classe dirigente attraverso viaggi. Comenio pensa anche che l’uomo impari tutta
la vita e quindi ci sarà poi un ulteriore livello ovvero quello della “vecchiaia”.

ORGANIZZAZIONE “SCUOLA VERNACOLARE”


Comenio non lascia nulla all’improvvisazione, ha un programma ben definito, suddiviso in precise
sequenze e orari.
SEQUENZE→ si parla di sequenze mensili, settimanali e giornaliere. Sente questa esigenza di
pianificare dettagliatamente perché secondo lui si rischia di andare in contro ad una situazione di
grande confusione. Tutte le discipline vengono insegnate già dal 1° anno perché sostiene che le
discipline bisogna insegnarle in modo graduale, dalle più semplici a quelle più complesse, fino ad
arrivare al 6° anno.
ORARI→ Ci sono due momenti di scuola, uno al mattino dedicato alla lezione e uno al pomeriggio
dedicato allo studio per un totale di 4 ore (due e due).
Era importante lo studio al pomeriggio perché gli allievi studiavano ciò che era stato fatto al mattino
servendo come ripetizione minuziosa. Comenio però sostiene che ciò non era sufficiente, egli
faceva anche trascrivere, questo perché rafforzava l’acquisizione dei concetti ovvero la memoria.

Dopo tutto possiamo dire che nulla è lasciato al caso.


Oltre al programma Comenio pensa a dove fossero stati presenti i contenuti; proprio per questo
motivo nascono i primi libri di testo i quali rispecchiavano le esigenze del programma. Lui stesso
arriva a scrivere libri di testo. Comenio propone un libro unico per ogni anno che contenga al suo
interno le idee fondamentali insegnate durante l’anno per ogni materia. Fa ancora un altro passo
avanti capendo chi i “giovinetti” hanno esigenze particolari, comincia a sviluppare il fatto che i
giovani devono essere favoriti nello studio. I libri devono tenere conto anche delle modalità di
apprendimento e così introduce per la prima volta le immagini per favorire l’apprendimento da
parte degli studenti.
Il primo testo contenente le immagini si chiama “Orbis Pictus” (1650). Comenio ha anche un altro
obiettivo. L’immagine non solo consente uno studio più accattivante ma permette anche di
conoscere allo studente realtà sconosciute del tutto, fuori dalla propria esperienza quotidiana. Nel
testo del frontespizio si hanno già 2 lingue: latino e lingua tedesca (traduzione); da questo si può
capire la varietà di elementi che si poteva avere mediante i libri.

ASPETTO METODOLOGICO
Il metodo utilizzato da Comenio prevede essenzialmente 3 caratteristiche:
1- Ciclico e graduale→ è ciclico perché ripetitivo; è graduale perché i contenuti vengono presentati
per gradi, dal più semplice al più complesso. Si ha un progressivo ampliamento delle discipline.
2- Ordine rigoroso→ la struttura della scuola è dettagliata in tutti i suoi aspetti. Comenio si chiede
quale sia il modello da ispirarsi e secondo lui è la Natura in cui ritroviamo un ordine perfetto e
rigoroso. E’ la Natura che ci insegna la proporzione e l’ordine tra le varie parti; più c’è ordine più
l’insegnamento è efficace.
3- Non individuale→ fino all’epoca di Comenio si utilizzava un metodo individuale (per esempio
l’insegnante interagiva con ogni singolo alunno e non con tutti contemporaneamente). Come mai
non esisteva un metodo come il nostro attuale?
La risposta si trova proprio nel fatto che c’era qualcosa nella realtà che non permetteva un rapporto
simultaneo ma soltanto individuale. Il rapporto individuale esisteva perché più volte l’insegnante
non aveva una classe omogenea e quindi si trovava davanti studenti di diversa età, non era possibile
insegnare a tutti la stessa disciplina. Comenio cambia questa logica introducendo l’insegnamento
simultaneo. Promuove una diffusione delle classi popolari attribuendo il ruolo centrale allo Stato.
Quindi porta un insegnamento basato sul raggruppamento per classi in base alle capacità cognitive
omogenee.

FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE


Si tratta di una congregazione religiosa nata nel XVII secolo, il fondatore è J.B. de La Salle il quale
apre una casa destinata una parte alla scuola e l’altra ad ospitare i maestri che avrebbero poi
insegnato. Si forma il 1° gruppo di discepoli si de La Salle. La finalità di questa congregazione è
essenzialmente educativa e quando pensa a questa finalità, pensa ad un’educazione delle classi
popolari allora classi ignoranti definiti appunto “ignorantelli”. L’azione educativa riguarda 2
tipologie di scuola:
-scuola elementare
-istruzione professionale (elementi fondamentali per esercitare una professione).

Organizzazione
I fratelli vivevano in piccole comunità ispirate alla fratellanza e comunione perché l’obiettivo
principale era di tipo educativo e questi non facevano gli insegnanti come mestiere per guadagnare
ma sceglievano come criterio della propria vita quello di insegnare. Essi infatti non si sposavano
perché tutto il loro tempo era dedicato ad educare tramite l’insegnamento. Era quindi una scelta di
vita radicale. Per evitare di essere distolti, J.B. non consentiva loro di diventare nemmeno sacerdoti
perché come la famiglia così anche il fatto di diventare sacerdote poteva distogliere dall’obiettivo
principale perché potevano puntare alla “carriera religiosa” per esempio da sacerdote potevano
puntare a diventare vescovo e così via.
Questi maestri dovevano però essere aiutati per educare, allora J.B. pensa di dare alcune istruzioni
per svolgere al meglio la funzione di insegnante. Questo lo fa tramite un testo, una sorte di guida
didattica in cui esprime i principi pedagogici e didattici essenziali. Tale testo si chiamava “Conduit”
di cui la versione definitiva sarà pubblicata nel 1720. I punti fondamentali sono:
-regola del silenzio→ interessante perché non si limita a riferirsi solo agli allievi ma anche agli
insegnanti. Deve valere per entrambe infatti sostiene che gli insegnanti a volte possono utilizzare
anche solo i gesti. Il silenzio è importante secondo J.B. per ascoltare la voce di Dio (impostazione
religiosa).
-gradualità dell’insegnamento→ come Comenio, presenta un percorso di studi con una serie
graduale di difficoltà. Si preoccupa anche lui dei libri di testo infatti i discepoli di J.B. scriveranno
diversi testi soprattutto di Aritmetica e Geometria introducendo per primi il sistema metrico-
decimale.
Oltre questo, i discepoli di J.B. offrivano vero e proprio materiale didattico (per esempio cartelloni).
Sarà proprio il governo piemontese a chiedere aiuto a loro. Un’altra caratteristica di questa scuola è
l’introduzione del metodo simultaneo (rivolto a più persone).
J.B. introduce anche altri aspetti e innovazioni per l’epoca. Si preoccupa anche di dare direzioni per
l’organizzazione e gestione degli spazi, alla postura degli allievi…..
Pone attenzione sul fatto che l’ambiente esterno deve essere favorevole per l’allievo per facilitare
l’apprendimento.
La grande novità di J.B. è quella relativa alla figura del maestro. Per potere rendere efficace il
modello scolastico proposto è necessario che il maestro sia competente e adeguato. Il maestro deve
avere 2 caratteristiche fondamentali:
- profonda spiritualità→ l’obiettivo principale è quello di introdurre i fanciulli a conoscere le
verità religiose. Se questa spiritualità deve avere una forte influenza non basta solo la preghiera ma
questa dovrà poi tradursi in una sorta di realtà concreta, non solo astratta. Si configura in un
modello come figura da seguire tramite preghiera e carità, soltanto ispirandosi a questa figura il
fanciullo può ampliare la propria condotta cristiana.
- competenza professionale→ deve conoscere a fondo e trasmettere i contenuti imparando come
farlo, quindi deve possedere conoscenze metodologico-didattiche.

Come assicurare al maestro tutto ciò?...


J.B. pensa di istituire dei Seminari intesi non come logica religiosa ma intesi in senso accademico
ovvero come gruppo ristretto di persone che approfondiscono i contenuti. Questi seminari sono
corsi a breve durata (pochi mesi) e vengono istituiti tra il 1686-1699. Si afferma per la prima volta
la necessità di una formazione specifica per il maestro. Il testo della “Conduit” introduce nuovo
elementi. J.B. da una serie di indicazioni per come il maestro deve affrontare le relazioni con gli
allievi.
Indicazioni per tipologie di allievi
Per prima cosa J.B. sostiene che il maestro deve dare tutto se stesso. Gli allievi sono tutti uguali per
il maestro, non ci sono preferenze per evitare invidie e gelosie. Si introduce quindi una tipologia di
allievi, quella che noi chiamiamo personalizzazione dell’insegnamento. Anche se gli allievi sono
tutti cari al maestro, questi hanno però specifiche caratteristiche che il maestro deve tenere conto
rapportandosi con loro. Essenzialmente sono 4 le tipologie di allievi:
1- allievi irrequieti→ nei loro confronti bisogna avere affetto e comprensione per conquistarli
altrimenti si rischia quella che oggi chiamiamo DISPERSIONE SCOLASTICA. Il maestro però
deve correggere comunque i propri allievi affidando loro incarichi per affezionarli all’ambiente,
dando loro fiducia.
2- allievi timidi→ il maestro non deve porre l’accento sui propri difetti non del tutto esagerati,
senza correggerlo enormemente, evitando che si blocchi di fronte ai suoi compagni.
3- allievi idioti→ intesi non in una logica offensiva e negativa. Sono allievi che hanno difficoltà di
apprendimento; il maestro non deve esigere dall’alunno ciò che l’alunno non è in grado di dargli.
Questo purtroppo ancora oggi mon è mai così scontato. L’aspetto innovativo di J.B. è che
nonostante le difficoltà dell’allievo, il maestro deve impegnarsi al massimo per aiutarlo ad
apprendere in maniera uguale a tutti gli altri allievi. Il maestro non deve tralasciare nulla di quello
che è il suo potere.
4- allievi nuovi→ soggetti che arrivano in una classe in un 2° momento quando la classe si è già
costituita. Il maestro, non conoscendo l’allievo, prima di intervenire dovrà conoscere l’alunno. Se
interviene prima può provocare un gravissimo danno a livello personale. Deve basarsi
sull’OSSERVAZIONE in un secondo momento l’INTERVENTO mirato sull’allievo.
Se si sbaglia approccio con l’allievo nuovo può verificarsi un rischio di abbandono scolastico da
parte dell’allievo. Posso creare danni perché non ho idea del tipo di inclinazione dell’allievo la sua
indole.

J.B. soprattutto in Piemonte, propone un insegnamento simultaneo della scrittura, lettura e far di
conto; fu una grande novità perché fino a quel tempo erano attività disgiunte e insegnate in periodi
diversi.
I percorsi scolastici degli allievi non erano sempre regolari. Per esempio quando arrivava l’epoca
dei raccolti agricoli, l’allievo abbandonava la scuola per lavorare e quindi ciò portava ad una
frequenza irregolare. Tale comportamento può portare ad un analfabetismo di ritorno→ quando
smettendo di imparare per esempio a leggere, vivendo per un certo periodo in realtà dove tale
attività non è presente, si può ritornare ad una sorte di analfabetismo come in precedenza.

L’ESPERIENZA A TORINO DEI “FRATELLI” (1829-1856)


I “fratelli” arrivano a Torino perché invitati dal Re Carlo Felice. Il Re li invita perché in quel
periodo comincia a diffondersi in Piemonte l’istruzione delle classi popolari, una istruzione pratica
basata sulla lingua nazionale. Infatti fu nel Regno di Sardegna (Piemonte, Liguria, Sardegna), che si
comincia a promuovere le scuole elementari (1822) facendo riferimento al modello delle piccole
scuole. Il Re ritiene che i “fratelli” sarebbero stati quelli più adatti a diffondere queste scuole
interamente a spesa del comune (tutti i costi erano interamente a suo carico) fino al 1900Uno dei
motivi per cui il processo di alfabetizzazione è molto lento è dato proprio dall’affidamento delle
scuole al comune perché quando questi non avevano i soldi le scuole non c’erano. . Dal 1911 le
prime scuole cominciamo a passare sotto il controllo dello Stato per poi passare tutte le altre scuole.
Essenzialmente vi sono 2 ragioni per il quale il Re chiede aiuto ai “fratelli” e non ad altri:
- affidabilità sotto il profilo religioso→ proprio perché i “fratelli” erano una congregazione
religiosa e quindi si aveva il mantenimento dell’ordine comune e sociale.
- esperienza scolastica→ i “fratelli” erano molto esperti proprio per aver utilizzato il loro metodo
scolastico per molti anni.
Fu così che iniziarono ad insegnare i piccole scuole e il Comune di Torino decide di avvalersi delle
loro opere affidando loro nel 1830 la direzione di tutte le scuole elementari maschili.
Nel 1856 si ha però la fine del rapporto tra il Comune di Torino e i “fratelli” dovuto da fattori
esterni e non didattici. In Piemonte cominciano a crearsi difficoltà nella relazione tra Stato e Chiesa;
negli anni ’50 il Regno di Sardegna emana leggi che portano difficoltà nel rapporto tra i due. Per
questo non era normale che il Comune continuasse ad affidare le scuole ad una congregazione
religiosa, sarebbe stata una contraddizione.

EDUCAZIONE FEMMINILE

Gli studi sono ancora pochi. Sono due professoresse italiane, Cobato e Bolivieri. Sono soprattutto
queste due che hanno introdotto lo studio di tale tematiche. Sono studi recenti, risalgono agli anni
’80-’90 del secolo scorso. Questo studio chiamato “Storia di genere” è recente, sono studi tardivi
perché:
- fonti che gli storici hanno a disposizione sono fonti scarse perché quando si da poca importanza si
conservano anche pochi ricordi, fonti rare. L’unica fonte possibile nel 500-600 erano i registri
parrocchiali (il matrimonio) per vedere se moglie e marito erano in grado di firmare l’atto di
matrimonio. Questo è un po’ arbitrario però unica fonte attendibile solo in parte. Questa scarsezza
ha determinato che gli studi andassero a rilento.
- idea che c’era della Storia. Si pensava che fosse un insieme di date con una serie di eventi politici.
Negli ultimi 30-40 anni l’idea di storia è cambiata. Studiare il periodo storico voleva dire studiare la
vita di quel tale periodo in tutte le sue dimensioni. Questa idea di storia si è anche arricchita perché
deve essere materiale. Bisogna quindi cercare gli elementi della quotidianità e non solo quelli
teorici ma anche quelli pratici. Questa nuova prospettiva è difficile da applicare; l’idea di storia che
c’è alla base è molto più ampia.

Se noi vogliamo parlare di educazione femminile si tratta di un processo più lento di


alfabetizzazione. Questa lentezza si può desumere da diversi elementi:
- maschi più numerosi
- i percorsi condotti dai maschi sono più regolari nel tempo.
- i programmi scolastici nelle scuole maschili erano più articolati e complessi.
I contenuti delle femmine erano più scarsi. Che cosa si insegnava alle femmina?
Hanno bisogno di un minore livello di istruzione rispetto ai maschi ovvero dovevano avere meno
conoscenze ma più educazione. Non tanto conoscenze intellettuali quindi il sapere ma l’educazione,
ovvero i comportamenti. Comportarsi in maniera adeguata privilegiando la dimensione morale. A
cosa doveva essere adeguata la condotta?...L condotta doveva essere adeguata a quelli che erano i
compiti che la donna doveva svolgere. I compiti erano quelli di moglie e madre. Ecco perché la
centralità sull’educazione. Come mai erano riconosciuti solo questo compiti e non verso una
prospettiva lavorativa al di fuori della casa?...La risposta sta nel fatto che la donna aveva
caratteristiche naturali che le permettevano di svolgere essenzialmente questi due compiti. Si
diffonde l’idea della dona come essere che ha una mentalità più sentimentale-affettiva, poco
razionale ma molto emotiva. Di conseguenza ha una natura poco equilibrata. Ciò porta ad essere un
soggetto facilmente influenzabile per quello che bisogna fare attenzione a ciò che le si insegna (ci si
rifà al pensiero di Comenio). L’idea che i compiti della donna siano solo questi ci spiega il fatto che
quando parliamo di alfabetizzazione della donna si tiene conto soltanto della lettura in quanto era
importante che sapesse leggere in quanto non lavorando al di fuori della casa non le serviva anche
saper scrivere. Devono solo saper leggere in modo da saper leggere la Bibbia ai figli.
Alcuni autor che si soffermano sull’educazione femminile:
Silvio Antoniano (1540-1603) → tenere conto del periodo storico in cui ci troviamo. Scrive “Tre
libri dell’educazione christiana dei figliuoli”. Era un latinista, studioso, cardinale appartenente alla
Chiesa cattolica. Un fatto importante è l’incontro che avrà con il cardinale Borromeo che
influenzerà le scelte della sua vita. E’ importante perché tramite l’incontro Antoniano abbraccia la
carriera ecclesiastica in quanto vede in Borromeo l’idolo. E’ importante anche in una prospettiva
dei suoi scritti. L’opera che scrive è scritta per volere di Brromeo. Scritto nel 1580, ha difficoltà a
scriverla ma avrà successo anche nei secoli successivi. Come si spiega il successo?
Si spiega nel fatto che quest’opera presenta la massima espressione pedagogica ed educativa
successiva al Concilio di Trento. I modelli pedagogici e educativi sono l’oggetto principale
dell’opera, i principi della Chiesa Cattolica. L’opera è scritta in lingua volgare e non in latino
perché tutti possano leggerla in quanto siamo nella fase della Controriforma e si vuole diffondere
l’idea del cattolicesimo e quindi l’educazione cristiana deve venire veicolata tramite appositi testi
come questo. E’ un testo rivolto soprattutto agli adulti per educare poi i propri figli. L’opera è
composta da tre libri:
1°- vengono indicati i principi teologico-morali sul matrimonio e sulla famiglia. Quale è il pensiero
della Chiesa verso questi principi sui compiti educativi che spettano alla famiglia stessa.
2°- più importante e più ampio, centralità dello studio. Contiene le indicazioni ai padri
sull’insegnamento della dottrina e della morale cristiana. Antoniano spiega quali sono i
comandamenti, le preghiere, in modo poi che i genitori educhino i propri figli.
3°- si sofferma sulla figura del fanciulli e in questo libro tratta l’educazione fisica, morale e
intellettuale del fanciullo. Come?
Bisogna assecondare le inclinazioni naturali del fanciullo. Lo sviluppo del fanciullo deve avvenire
secondo determinate fasi. I genitori devono correggere i propri figli in maniera moderata.

L’idea di educazione vuol dire dare una sorte di disciplina. Disciplina = dicsiplinamento nel corpo e
nello spirito. Questo avviene mediante l’assimilazione dei principi religiosi e morali. In questo libro
sui trova l’educazione femminile, la sua poca importanza sta proprio in una dimensione quantitativa
perché soltanto poche pagine del 3° libro sono dedicate all’educazione femminile.
Per capire questo dobbiamo tenere conto di un altro aspetto della donna ovvero che nella figura
della donna incide anche una logica teologica, pregiudizio del peccato originale (tentazione per
l’uomo).
Antoniano vuole dare alla donna un’istruzione limitata, poco svago in cui con si contemplano
nemmeno le esibizioni teatrali e alcune perplessità venivano pure espresse per la musica.
Nell’arco del periodo successivo ci sono progressi per quanto riguarda l’educazione femminile.
François Fenelont (1651-1715) sacerdote, studioso e educatore sotto il Regno di Luigi XIV.
Mentre Antiniano dedica poco spazio all’educazione femminile, Fenelont dedica un vero e proprio
trattato intitolato “De l’education des filles” (1687). L’idea di dedicare un’intera opera ci da l’idea
di dedicare maggiore importanza all’educazione femminile. Fenelont propone una concezione della
donna meno diffidente e più positiva. Dice che non c’è cosa più negletta (dimenticata)
dell’educazione delle fanciulle che spesso viene basata solo sui capricci della mamma la quale
decide il tipo di educazione. Si crede di dare poca istruzione alla donna e le spettano soltanto due
cose:
- gestire la casa
- obbedire al marito
Fenelont allora cosa propone?
Dice che educare la donna vuol dire potenziare quegli aspetti che la differenziano dall’uomo e
costituiscono la sua natura. Bisogna però capire quali sono. Le disposizioni peculiari sono
essenzialmente 3:
- industria (operosità)
- senso dell’ordine
- senso dell’economia
Si muove comunque nella mentalità di quel tempo di pensare la donna. L’immagine della donna
non si discosta molto dalla mentalità che si aveva in quel tempo. E’ comunque considerata più
fragile e il tipo di educazione che lui ha è funzionale alle esigenze della società; consente l’ordine
della società stessa per evitare il disordine sociale.

Fanciulle dei ceti più elevati


Sono fanciulle appartenenti al ceto aristocratico. L’educazione avviene prima in famiglia e poi verrà
pensata un educazione scolastica.
Educazione di famiglia → ruolo specifico a seconda dei genitori. I genitori decidevano il futuro dei
propri figli. Il padre decideva per esempio la sorte della propria figlia. Il ruolo svolto dalla madre
era quello in insegnare il rispetto dei valori e dare una formazione di tipo religioso. Era una sorte di
esempio vivente, un modello di vita vero e proprio. Oltre al padre e alla madre in alcune famiglie vi
erano per esempio i governanti o precettori i quali trasmettevano ai figli le prime rudimentali
conoscenze.
Educazione scolastica → specifiche scuole rivolte alle fanciulle. Queste scuole si chiamavano
“educandati”. Il termine riflette che la logica dell’educazione femminile era pensata in termini di
educazione. Queste scuole rappresentano l’equivalente sei “collegi”in ambito maschile. Esistevano
però differenze tra queste 2 strutture:
- strutture diverse
- contenuti diversi
Si tratta comunque di strutture dedicate ai ceti elevati, sono dei “convitti”(a pagamento) in cui
trascorrevano l’intera vita dentro la struttura. Si parla invece di “scuola” (gratuita) per i ceti
popolari.
La differenza sta nella durata del corso. Nei collegi i corsi duravano 6-7 anni mentre negli
educandati duravano al massimo un biennio. La differenza riguarda anche la modalità di frequenza.
Uno che si iscriveva ai collegi doveva farlo a inizio anno mentre le donne potevano anche iscriversi
a anno già iniziato. Questo perché prevedeva differenze di programma. Per esempio nei collegi
c’era il latino (materia sequenziale). Negli educandati invece c’erano discipline che non
richiedevano u n percorso “a fasi” e quindi iniziando anche dopo il corso non comprometteva
niente. Diversità quindi di contenuti.
Alle fanciulle veniva insegnato il fatto che doveva eseguire determinati obblighi. Per essere una
mogli adeguata per esempio non doveva far sfigurare il marito, doveva saper parlare dei salotti
aristocratici e quindi doveva imparare il francese. Doveva anche saper ballare e quindi veniva
insegnata anche la musica. Doveva non solo sapere la lingua ma dimostrare anche competenze in
altro campi. Altre discipline quindi erano la Storia o Geografia che venivano insegnate non perché
la donna nobile fosse più intelligente rispetto a quella del ceto popolati ma in base sempre al suo
ruolo svolto al meglio. Non erano considerate di serie A rispetto a quelle di serie B del ceto
popolare a erano sempre e solo viste come moglie e madre per esercitare al meglio le loro funzioni.

Fanciulle delle classi popolari


Aspetti che le accomunano con le precedenti:
- hanno entrambe due momenti di educazione, un’educazione famigliare e un’educazione scolastica
con profonde differenze da quelle dei ceti aristocratici.
- persone che insegnavano nelle scuole femminile erano suore le quali si basavano su un modello
educativo religioso e morale. Per esempio le Orsoline le quali insegnavano alle fanciulle del ceto
popolare insegnando loro che dovevano adeguarsi ad un basso compenso economico.

DIFFERENZE
Educazione familiare → la fanciulla una volta sposata era importante che sapesse reggere la cura
adeguata della casa, acquisire competenze di carattere pratico. Deve avere:
- senso del risparmio
- conoscenza orto e allevamento (animali domestici)
- cura della casa stessa.
Educazione scolastica → si hanno le “scuole della dottrina cristiana”. Prospettiva post-Concilio di
Trento, investire da parte della Chiesa nelle classi popolari. Queste scuole erano avanzate dalle
Orsoline ovvero dalla Merici.

Struttura → diverse dagli educandati. Sono scuole esterne cioè non vivevano lì e non erano a
pagamento. Le scuole si tenevano alla Domenica o prima o dopo la messa. Non è quindi una scuola
con frequenza regolare quotidiana ma soltanto settimanale legato comunque all’aspetto religioso.
Contenuti → di tipo religioso. Viene insegnato il catechismo ma per capirlo era necessario un
minimo di competenza elementare tramite appunto le scuole della dottrina christiana. Non avevano
necessità di scrivere ma era importante soprattutto saper leggere.

EDUCAZIONE CLASSE DIRIGENTE


(Aristocrazia e clero)

Avviene in 2 fasi:
1- Fino al Concilio di Trento → incide perché esisteva un unico percorso di studi (per aristocratici e
clero). Esistevano solo le scuole per gli ecclesiastici. I nobili che non avevano una vocazione si
fermavano prima di prendere i voti. Non c’era differenza tra aristocratici e clero.
2- Con la Riforma Protestante e Controriforma, Lutero era partito con una denuncia ai problemi
della chiesa. Una era quella dei sacerdoti ritenuti ignoranti, non competenti. La chiesa sostiene che
ciò che dice Lutero in parte è vero e quindi decide di intervenire secondo una logica morale. Si
capisce che se si vuole un clero non più ignorante bisogna pensare ad una specifica formazione.
Prima della riforma c’era un unico percorso, dopo ne nascono due (laici e ecclesiastici). Per gli
ecclesiastici ci sono i “seminari” mentre per i laici c’è il “collegio”.
Collegio → a livello di struttura ripropone il modello dei seminari. La finalità però è completamente
diversa. I collegi vengono anche chiamati “seminari nobilium”.

COLLEGIO (Struttura e finalità)


Collegio → dal latino “Collegium” che significa persone unite da interessi comuni.
Per capire come è strutturato dobbiamo soffermarci su tre aspetti:
- origini (come nasce) → varia nell’arco del tempo. Quando nasce non era ancora pensato come
scuola.
- contenuti (offerta formativa)
- struttura (come è organizzato)

Origini
Come collegio in sé nasce all’interno dell’Università medievale verso la fine del 1200 ma soltanto
nel 1500 nasce in una logica moderna di come lo intendiamo noi oggi. Nasce nel 1200 come luogo
di accoglienza per gli studenti universitari (come una sorte di pensionato), per coloro che non
potevano viaggiare. Non ha nulla a che fare con un fine scolastico-educativo. Si trasforma
diventando una sede di apprendimento (vengono trasmesse conoscenze) dal 1500 in poi. Tra la
logica originaria e quella moderna c’è una fase intermedia. Non nasce subito come scuola
secondaria ma si ritiene che bisogna dare agli allievi nozioni fondamentali per una carriera
universitaria. Questo ci porta a pensare che non è una scuola secondaria ma soltanto più tardi lo
diventa, separandosi dall’università e diventando una vera e propria scuola secondaria nella
prospettiva che intendiamo noi oggi.

Contenuti
Quali sono le discipline che caratterizzano il collegio? Esso è centrato su una formazione di tipo
umanistico-letterario (filosofia e letteratura). Siamo nel 1500, non si studia italiano ma il latino. La
centralità del latino porta non solo ad una conoscenza e padronanza della lingua ma anche lo studio
della letteratura latina. Veniva insegnato il latino perché i settori in cui venivano poi impiegati i ceti
aristocratici richiedevano la conoscenza di tale lingua. Tutte le carriere prestigiose (pubblica
amministrazione, giurisprudenza..) richiedevano il latino. Importante è anche la formazione
umanistica ovvero il saper padroneggiare l’uso della parola, elemento fondamentale alla base della
carriera prestigiosa (dialettica, retorica…).

Struttura
Pur nascendo come struttura a parte, i collegi si rifanno in parte ai seminari. All’interni del collegio
c’è una disciplina rigorosa → controllo continuo su chi vive all’interno del collegio.
All’interno di tale struttura c’era un’organizzazione funzionale sia per le attività scolari che extra.

Il collegio secondo il modello Gesuitico.


Quando parliamo di collegi ci rifacciamo ai Gesuiti dal punto di vista religioso. Ma i collegi non
sono solo di carattere cattolico ma anche il mondo protestante si fa avanti. Si ripropone così anche
nelle classi dirigenti e non solo quelle popolari.
Gesuiti → “compagnia do Gesù”, è stata fondata dopo il Concilio di Trento da San Ignazio di
Loyola per educare in una prospettiva cattolica. Si preoccupa delle classi dirigenti.
Come mai proprio loro?
Questo modello ha avuto una grande fortuna di tipo geografico in quanto si diffonde rapidamente
ma ance una fortuna di tipo storico in quanto è durato per moltissimi anni.
Ignazio scrive un documento che sottolinea le caratteristiche pedagogiche e educative del collegio.
Importante è la condotta dei professori e alunni. Questo documento è noto come “Ratio Studiorum”
(sintesi del pensiero pedagogico-educativo). Si rende conto che l’aspetto teorico è importante quindi
sottopone la sua visione teorica all’esperienza nei collegi per vedere se la pratica dei principi
richiedeva delle modifiche. Infatti vedremo che questo documento subirà variazioni e soltanto nel
1599 abbiamo la versione definitiva.
Percorso di studi (proposto da san Ignazio)
Essendo una scuola secondaria gli allievi avevano già una sorte di conoscenza base data dai
precettori in precedenza. Si tratta di una formazione elementare, primaria indispensabile per
accedere al collegio.
Il percorso di studi del collegio si articola in 3 cicli:
1- umanistico (letterario) → la durata è di 5 anni. E’ una durata significativa per farci capire la
centralità di tale ciclo all’interno del percorso. Sono studi di umanità.
2- filosofico → la durata è di 3 anni. E’ una durata inferiore perché è un ciclo meno centrale.
3- teologico → la durata è di 4 anni. Siamo in una prospettiva intermedia. Tale ciclo non era
obbligatorio ma l’individuo poteva concentrarsi nei primi due. Questo per gli aristocratici che non
volevano entrare nel ciclo teologico e quindi religioso. I laici si limitavano ai primi due cicli (8
anni) mentre il terzo ciclo era soltanto per chi voleva entrare nella compagnia di Gesù (Gesuiti).

Umanistico
E’ importante lo studio dei classici (latino e greco). Lo studio avveniva secondo criteri di scelta.
Erano criteri che prevedevano lo studio degli autori che in qualche modo avevano dei pensieri di
carattere cattolico. Gli autori che non avevano niente a che fare col pensiero religioso non venivano
studiati. Venivano quindi esclusi autori, opere o parti dell’opera.

Filosofico
Il filosofo più studiato è Aristotele (filosofo che vive in un periodo classico). Bisogna studiarlo
tramite la rilettura che fa San Tommaso del suo pensiero. San Tommaso dice che il primo motore
immobile è Dio. La filosofia di Aristotele si basa su un metodo deduttivo (si parte da una
dimensione teorica per arrivare ad una dimensione più pratica.
Teologico
Viene studiata la teologia e insegnata la lingua ebraica per poter studiare le Sacre Scritture.

Importante è anche la metodologia ovvero la didattica. Sant’Ignazio introduce delle novità per il
suo tempo (fine 600). Le grandi novità sono essenzialmente 3:
1- divisione in classi → dividere gli alunni in classi avente ciascuna un maestro e un programma
specifico. Perché si arriva a questa divisione? La risposta sta nel fatto che l’apprendimento avviene
secondo la legge della gradualità cioè attraverso delle tappe. Ogni classe è una tappa.
2- suddivisione degli studenti → all’interno di ciascuna classe suddivide ancora gli studenti in
gruppi che lui chiama decurie. Arriva a fare ciò perché all’interno della classe esistevano ancora
piccole differenze. Ciò però poteva portare problemi organizzativi perché il maestro è solo uno
quindi individua degli studenti da mettere a capo delle decurie. Si introduce così il principio della
mutualità (ci si aiuta a vicenda, reciprocità) che verrà chiamato poi più avanti mutuoinsegnamento
in cui scelgono gli allievi più competenti e con più capacità di relazionarsi con gli altri.
Questo nella prospettiva de La Salle aveva anche un altro scopo ovvero quello dell’emulazione cioè
gli studenti erano sempre più invogliati a migliorare per accedere anche loro in questa prospettiva
positiva.
3- esercitazioni → attività di carattere concreto in modo che gli alunni si esercitassero mediante le
attività didattiche.
Una di questa attività era la disputa. Siccome in futuro gli allievi dovevano comunque imparare a
parlare bene, alla fine di ogni settimana veniva individuato un argomento e venivano creati due
gruppi dove uno doveva difendere l’argomento e l’altro doveva criticarlo. Si creava così una vera e
propria disputa.
Un’altra importante attività era la declamazione ovvero la recitazione. Era importante perché si
recitava davanti ad un pubblico e in una logica futura della professione di avvocato era
indispensabile che il soggetto apprendesse ciò. Le competenze si apprendono anche mediante
attività pratiche.
Una altro fatto importante è quello che secondo de La Salle oltre a studiare un autore bisogna tenere
conto anche del contesto in cui viene elaborato il pensiero. Quindi non bisogna solo studiare solo i
contenuti ma anche la contestualizzazione di carattere storico-geografica.

Ritornando al collegio, esso pone il controllo 24 su 24. E’ un convitto oltre che un collegio perché
l’allievo vive tutti i giorni dentro. Il tempo libero è considerevole e il fatto di esercitare un controllo
continuo portava anche ad una piena organizzazione di questo. San Ignazio prevede una serie di
attività per occupare questi momenti extra. Una prima forma è rappresentata dalle “congregazioni
mariane” → poste sotto la protezione della Madonna, facevano parte di questa congregazione non
tutti ma solo gli allievi migliori non solo nello studio ma anche nell’assiduità delle pratiche
religiose; coloro che si erano distinti per le loro abilità scolastiche ma soprattutto religiose. Ciò
portava gli allievi a migliorarsi sempre più.
Altre iniziative di carattere culturale erano le “accademie” → circolo ristretto di letterati e eruditi.
Soltanto chi aveva abilità nello studio e nella ricerca personale poteva partecipare.

Il modello dei Gesuiti entra in crisi


Metà 700 entra in crisi, come mai?
Il modello di San Ignazio era molto organizzato ma molto rigido e ciò fa si che se questo in un
primo tempo si diffonde, diventa anche la causa della propria crisi in un periodo secondario. Questa
rigidità rappresenta la fortuna ma anche il limite stesso. La crisi avviene nel diciottesimo secolo
(seconda metà 700). Si tratta di un secolo tormentato per i Gesuiti; alcuni stati europei cominciano a
non gradire più i Gesuiti per l’educazione delle classi dirigenti. Il primo paese sarà il Portogallo fino
ad interessare poi tutti gli altri paesi europei. Fanno forti pressioni sul Papa essendo i Gesuiti una
congregazione religiosa e proprio per questo lo scioglimento vero e proprio doveva venire dal Papa.
Nel 1773 il Papa cede alle pressioni e scioglie i Gesuiti. Nonostante questo li troviamo ancora oggi
perché nel 1814 si ricostituiranno. Fino ad allora dal 1773 non venivano più riconosciuti dalla
Chiesa e continuavano a veicolare il modello di San Ignazio per conto loro. La crisi non dipende
solo dalla politica dei paesi europei. Questo ha influito notevolmente ma ci sono più ragioni: per
esempio la Rivoluzione Scientifica la quale propone l’utilizzo di un nuovo modello scientifico
tramite alcuni autori quali Bacone e Galileo. L’obiettivo principale era valorizzare l’esperienza
(l’esperimento), cogliere le leggi della natura. E’ un metodo opposto a quello della filosofia
aristotelica, di tratta di un metodo induttivo cioè a partire dall’esperienza. E’ l’esperimento che ci
consente di individuare le leggi generali. Questa importanza data all’esperienza comincia ad
interessare anche il mondo filosofico, per esempio l’Empirismo (Hume) e il Sensismo.
Si tratta di porre il contatto diretto con le cose. Viene meno l’idea che esistano idee innate. Con
questa prospettiva si considera la non esistenza delle idee innate e la conoscenza viene acquisita
dall’uomo solo tramite l’esperienza. L’uomo nasce come “tabula rasa” e solo tramite l’esperienza
arriva a conoscere.
L’elemento che da un “colpo di grazia” ai Gesuiti portando la loro abolizione temporanea è la
nascita degli Stati Nazionali che hanno un potere assoluto cioè un potere totale. Il Re era sciolto da
ogni vincolo e obbligo, era al di sopra di ogni legge perché la sua autorità derivava direttamente da
Dio. Gli abitanti erano quindi dei sudditi ed erano tenuti ad un’obbedienza cieca. Il sovrano voleva
esercitare il suo potere su tutti gli aspetti della società, in una logica non solo politica ma anche
amministrativa, sociale (…). Il sovrano per esercitare il suo potere generale doveva fare riferimento
ad una serie di funzionari. Nasce così la Burocrazia funzionale al sovrano assoluto. In sede locale
rappresenta la “lunga mano del sovrano”. In ambito scolastico ciò avrà delle ripercussioni in quanto
il Re vorrà avere potere anche i ambito scolastico. In che modo?
Le due finalità principali che il sovrano poteva desumere dalla scuola sono:
- i sudditi continuano ad essere obbedienti e devoti al sovrano stesso.
- educare i suoi funzionari burocrati.
Questo determina lo scontro con i Gesuiti. Non è una lotta cattolica ma ci sono ragioni anche di
carattere politico. Non c’è una logica ne anticattolica ne antigesuitica. Lo stato vuole gestire. Questo
principio è un po’ difficile in una determinata logica di quando si passa dall’astratto al concreto.
Quando i Gesuiti se ne vanno, nelle strutture non c’erano più insegnanti adeguati. Il problema
quindi diventa quello di decidere chi insegna nelle scuole. Nascono problemi di natura non
secondaria. Non essendoci insegnanti laici, lo Stato dovrà ricorrere a personaggi religiosi. Il
personale religioso rimane all’interno di queste strutture anche se i Gesuiti se ne vanno.
Questa realtà di regime assoluto, riguarda solo l’Europa continentale. In Inghilterra ciò non arriva e
questo soprattutto per un fattore geografico. Rimane un po’ a parte, è una realtà diversa, regimi
assoluti non prenderanno mai piede. L’Inghilterra costituisce una realtà non solo da un punto di
vista politico ma è diversa per motivi economici-sociali e filosofici-culturali.
Se in Inghilterra non esiste un potere assoluto esiste un potere monarchico-costituzionale. C’è la
figura del Re con accanto una Costituzione a cui deve rendere conto. Il Re è sottoposto alle legge e
non è superiore a questa. Governa insieme al Parlamento eletto dal popolo. Cambia così anche la
posizione di coloro che vivono in Inghilterra. Ci saranno dei cittadini con diritti e doveri da
esercitare e non più dei sudditi. Essi sono in una posizione attiva e non più passiva.

Diversa da un punto di vista economico-sociale.


C’è un impero coloniale che basa la sua attività economica sul commercio e chi detiene il potere
economico è la Borghesia. Chi ha la ricchezza di conseguenza ha anche un potere di tipo politico.
C’è anche una profonda ripercussione in una logica sociale: la Borghesia ha un valore più alto
rispetto a quello che aveva a livello continentale. La Borghesia entra nella classe dirigente più
allargata rispetto all’Europa continentale. E’ importante perché la Borghesia ha la ricchezza
economica e quindi sociale per cui viene maggiormente considerata, ha un peso più elevato. Tutto
ciò è importante a livello educativo perché questo non terrà conto solo dell’Aristocrazia e del clero
ma anche della Borghesia che avrà esigenze diverse dall’Aristocrazia.

Diversa da un punto di vista filosofico-culturale.


Si valorizza l’esperienza, si diffonde l’Empirismo. Nasce in Inghilterra con Locke, necessita di
dare un’educazione adeguata ai cittadini in modo che questi esercitino al meglio i propri diritti.
Sarà proprio lo stesso Locke a proporre un modello che parte dall’esperienza.
Locke → non è solo un pedagogista ma è una figura molto più complessa. Un importante studioso
in prospettiva politica, filosofo, scrive “Saggio sull’intelletto umano” e “Sui pensieri
dell’educazione”. Locke cerca di definire l’uomo che appartiene alla classe dirigente inglese come
un personaggio particolare ovvero come il famoso “gentleman” promuovendo in modo particolare
la sua formazione. L’obiettivo è quello di individuare le caratteristiche di questo e poi il tipo di
proposta formativa. Le caratteristiche sono essenzialmente 3:
1- il gentleman può essere aristocratico, nobile o borghese di medio alta borghesia. Le origini
quindi non sono fondamentali.
2- deve essere esperto e colto. Colto perché deve avere alta responsabilità e ampia cultura. Esperto
soprattutto perché essendo uomo politico deve essere abile nella gestione degli affari pubblici.
3- deve avere logica morale e non solo economica. Deve essere un soggetto virtuoso. Non bisogna
escludere la logica economica ma neanche farsi coinvolgere totalmente da questa.

Ci sono alcune differenze tra il modello morale di Locke da quello dei Gesuiti.
1° differenza riguarda la metodologia:
Locke → modello morale parte dall’esperienza
Gesuiti → modello morale passa attraverso “il fare o non fare”. Prospettiva del sapere teorico
(obblighi e doveri)
2° differenza riguarda la finalità:
Locke → educare sotto il profilo morale perché sotto l’educazione morale il soggetto acquisisce
una certa maturità, è in grado di auto gestirsi. Il soggetto ha una certa autonomia, la capacità di
scelta in quanto i cittadini sono “self governament” cioè soggetto autonomi
Gesuiti → formare un buon suddito e un buon cristiano
3° differenza riguarda l’impostazione di fondo:
Locke → modello di tipo relogioso
Gesuiti → modello di tipo laico

Come si fa a partire dall’esperienza per educare moralmente?


Il metodo migliore sta proprio in una rigorosa disciplina nelle sue attività quotidiane e sottoporre il
soggetto a dure prove fisiche.
Le prove fisiche sono importanti perché rendono il soggetto più forte, più temprato per fortificare il
carattere. Siamo comunque in una logica della classe dirigente in quanto c’è una preferenza
maggiore da parte di Locke dell’educazione privata.
Se questa è la realtà inglese, perché allora il modello educativo dei Gesuiti non può funzionare in
Inghilterra? La risposta sta nel fatto che la classe dirigente dei Gesuiti non comprende la Borghesia
come in Inghilterra. Il modello dei Gesuiti è ottimo in una logica continentale dove la classe
dirigente è formata da aristocratici e clero ma non risponde alla Borghesia e quindi non adatta in
Inghilterra. Bisogna trovare qualcosa che risponda alle esigenze della Borghesia.
Alcuni aspetti del modello che non vanno bene per la Borghesia:
1- molto costosi e eccessiva durata degli studi. Era costoso a due livelli:
denaro → bisognava avere un certo reddito per poterselo permettere.
Tempo → il soggetto è sottratto all’attività lavorativa, non poteva guadagnare.
In una prospettiva inglese già questo primi aspetto era negativo.
2- centralità della cultura classica → per i borghesi non era funzionale alle loro esigenze perché
avrebbero poi lavorato soprattutto in ambito commerciale. Oltre ad essere inutile pensavano fosse
dannoso perché studiando ciò c’era la paura che i figli dei borghesi decidessero di seguire questi
studi classici abbandonando la loro attività principale ovvero il commercio.

3- metodo di insegnamento opposto → quello dei Gesuiti era un metodo deduttivo mentre le nuove
correnti propongono un modello induttivo. Locke critica il modello dei gesuiti ma non perché
questo non sia efficace a livello continentale anzi, ma pensando al modello inglese lo ritiene errato.

Che modello pensare per gli inglesi da sostituire con quello dei Gesuiti?
La proposto educativa avviene da parte di Locke. Il fatto che il Gentleman deve avere un’ampia
cultura deve essere tenuto presente nell’ambito delle discipline. Il Gentleman deve studiare le lingue
antiche in quanto definito come uomo di ampia cultura. Quindi lo studio delle lingue classiche si
mantiene ancora. La novità sta nel fatto che Locke affianca allo studio delle lingue antiche (latino-
greco), lo studio delle lingue moderne. Le lingue antiche saranno importanti ma non più centrali
come prima, non viene eliminato il latino ma ne viene ridimensionato notevolmente lo spazio. Le
lingue moderne insegnate sono principalmente l’inglese in quanto lingua del proprio paese e il
francese in quanto lingua parlata nei salotti.
Locke vive in un contesto filosofico particolare, proporrà come nuove discipline la matematica e la
fisica che erano discipline sconosciute nei collegi dei Gesuiti. Questo recupero che svolge risente
del fatto che vive in Inghilterra, si forma a Oxford e ciò lo influenza notevolmente portandolo a
introdurre tali discipline. Locke introdurrà ancora la Geografia non presente nei Gesuiti. Tale
disciplina è importante perché la realtà inglese è un impero coloniale e quindi è indispensabile per
conoscere già solo la propria realtà. Introduce poi anche altre discipline come la scherma,
l’equitazione e il giardinaggio ovvero attività più pratiche e fisiche.

ROUSSEAU
Ha una concezione dell’uomo secondo due tipologie:
- uomo naturale → uomo così com’è allo stato di natura che esce dalle mani del creatore.
- uomo civile → uomo che vive all’interno di una società, ha subito l’influsso della società stessa.

In merito a queste due tipologie, Rousseau pensa che quando parla dell’uomo naturale esprime un
giudizio positivo. Quando parla invece dell’uomo civile esprime un giudizio negativo, l’uomo
diventa corrotto, influenzato dalla società. L’uomo quindi nasce buono ma entrando in una società
diventa corrotto. Secondo Rousseau bisogna preservare più a lungo possibile la bontà naturale
dell’uomo. Bisogna allontanare quindi l’uomo dalla società.
Ci sono alcune caratteristiche che Rousseau dà all’educazione:
1- educazione in campagna → educare in campagna però non basta. Bisogna che anche il tipo di
educazione non risenta dell’influsso della società. Si ha così la 2° caratteristica.
2- educazione privata → data da un precettore. Non un’educazione pubblica perché l’educazione
pubblica veicola degli ideali tipici della società e la bontà dell’uomo non viene assicurata.

Queste sono le due caratteristiche per permetterebbero all’uomo di mantenere la propria bontà.

Come Locke, anche Rousseau pensa che l’apprendimento ha origine dall’esperienza e di


conseguenza avrà la stessa idea di uomo che aveva Locke. Questo significa che l’uomo comincia il
suo apprendimento già dalla nascita, fa esperienza ancora prima di parlare e comprendere (alcuni
esempi presi dal libro scritto “Emilio”).
1° esempio → modo in cui il precettore di Emilio fa acquisire il concetto di proprietà privata. Un
apprendimento tradizionale di tipo teorico ma Rousseau vuole promuovere un apprendimento che
parte dall’esperienza e quindi parte da un’esperienza concreta per apprendere (esempio fave e
meloni).
2° esempio → l’educazione di Sofia (sposa di Emilio). Il pensiero di Rousseau è innovativo ma non
nella logica dell’educazione femminile. L’idea della donna è sempre quella tipica degli uomini di
quel tempo. Sofia deve fare la moglie e mamma. Per insegnarle ciò affida a Sofia una bambola di
cui si deve prendere cura. Vediamo qui come fa un’esperienza diretta, concreta.

Rousseau pensa che oltre all’esperienza, all’origine dell’apprendimento è importante la curiosità.


Per esempio l’acquisizione del sapere leggere e scrivere avviene se il precettore fa leva sulla
curiosità di Emilio. E’ la curiosità dio Emilio che lo induce a chiedere egli stesso al precettore di
imparare a leggere e scrivere.

Alcuni aspetti del pensiero di Rousseau che portano ad una “rivoluzione pedagogica”.
Sono essenzialmente 3 gli aspetti che vengono valorizzati:
1°- soggetto dotato di potenzialità originali → ciascuno ha delle proprie caratteristiche e capacità
che lo distinguono dagli altri. La finalità del processo educativo è promuovere lo sviluppo di tali
capacità. Vuole formare l’uomo come persona e non legato ad una professione, aiutando il soggetto
a diventare se stesso. Quando si inizia un processo, l’educatore non sa cosa il soggetto diventerà.
Tutto questo è innovativo perché prima ciò non era mai stato affermato. Qui si da la centralità al
soggetto, in precedenza invece c’era un modello prestabilito a cui tutti i soggetti dovevano aderire,
dovevano confermarsi a tale modello. C’era una prospettiva totalmente opposta. Cambiando l’idea
di educazione, cambierà anche il ruolo del maestro a seconda del modello utilizzato.

2°- ruolo del maestro → se esiste già un modello predefinito, il maestro deve guidare l’alunno e
mostrargli la strada da percorrere. E’ una funzione direttiva. In una prospettiva inversa il maestro
deve assecondare lo sviluppo del soggetto. Se ragioniamo quindi in una prospettiva direttiva il
maestro dovrà essere un passo avanti rispetto all’alunno, non camminano allo stesso livello. In una
prospettiva invece inversa, il maestro camminerà qualche passo indietro al soggetto. Se i due
arrivano a camminare uno fianco all’altro, la centralità è posta sulla relazione che si instaura tra i
due.
Per assecondare lo sviluppo il maestro come fa?
E’ vero che l’apprendimento nasce dall’esperienza ma il ruolo del maestro è importante. Il maestro
quindi asseconda lo sviluppo predisponendo le condizioni ideali per ogni genere di esperienza.
Questo è il famoso concetto di “educazione negativa o indiretta”→ il maestro non è passivo ma non
interviene direttamente e lascia che l’esperienza prenda luogo. Il maestro svolge un ruolo di regista
ma è comunque importante.

3°- dimensione evolutiva → ripresa e valorizzata. Si pensava che l’infanzia avesse caratteristiche
distinte dal mondo degli adulti e quindi il processo educativo deve tenere conto anche di ciò. Questo
in Rousseau non esiste più. Un autore francese fa uno studio concreto esaminando i vestiti utilizzati
per i fanciulli e nota che i fanciulli hanno gli stessi vestiti degli adulti in dimensione ridotta. Lo
stesso vale anche per i giochi svolti.
Fino a Rousseau esiste l’idea dell’uomo in miniatura. Rousseau dice che lo sviluppo del soggetto
avviene in modo progressivo attraverso una serie di fasi. Le fasi sono 4 e vengono descritte
all’interno dell’ “Emilio”, caratterizzato da quattro libri. Qui troviamo tutta l’esperienza educativa
dalla nascita del fanciullo fino al matrimonio. Ogni libro è dedicato ad una singola fase, non c’è una
proporzione tra le fasi.

1° fase → sviluppo biologico del soggetto. Periodo da o-2 anni, tipico di ogni persona. Per farlo è
necessario istruire l’educatore in pratiche igieniche e nei principi della policultura.
2° fase → dura circa 10 anni. Coincide con l’idea di una conoscenza di tipo sensoriale. Tutto ciò
che il soggetto apprende avviene mediante i sensi. Il soggetto da 2 a 12 anni vive un po’ in maniera
selvaggia attraverso solo la conoscenza sensoriale. Non è previsto alcuna forma di conoscenza
razionale.

3° fase → va dai 12 ai 15 anni e riguarda l’educazione intellettuale. Sviluppo delle capacità


intellettive. Il soggetto non ha ancora una conoscenza morale perché non agisce capendo se quella
determinata cosa è buona o no ma si tratta solamente di una reazione che l’atteggiamento può
dedurre. Soltanto quando arriverà a capire se è buona o no allora lì ci sarà la coscienza morale.
Soltanto dai 15 anni in poi avrò un’educazione sensoriale e morale.

4° fase → va dai 15 ai 25 anni e riguarda la dimensione morale o religiosa. Si ha così tardi perché
il fanciullo che oltre alla conoscenza sensoriale ha anche una conoscenza intellettuale, comincia a
porsi delle domande e a questo punto ha senso introdurre una dimensione morale, religiosa.

Critiche della Chiesa a Rousseau


Un autore che raccoglie nel suo testo le critiche principale è Sigismondo Gerdil. Il suo testo passa
alla storia come l’ “antiemilio” in quanto si contrappone in maniera decisa a Rousseau, è un testo
del 1763. Ci sono prevalentemente 3 punti controversi:
1- educazione in solitudine → critica perché il modello è solo per le classi dirigenti. E’ una logica
elitaria e non praticabile nella realtà.
2- posizione sull’insegnamento religioso → critica perché si effettuano le pratiche religiose troppo
tardi. Il battesimo deve essere fatto già dl primo anno di vita, dipende da una diversa idea
dell’uomo.
3- idea dei sensi come strumento di conoscenza → critica perché Gerdil essendo religioso
sostiene che l’uomo nasce già con idee innate. L’idea di usare solo i sensi può produrre al soggetto
anche una concezione sbagliata della realtà.

Si può educare un uomo fuori dalla società? E’ un’esperienza possibile?


All’inizio dell’800, il dottor Itard si occupò di un soggetto nato e cresciuto in uno stato di natura,
senza alcun contatto in una zona della Francia chiamata Aveyron. Itard parla di un “ragazzo
selvaggio”ovvero un ragazzo cresciuto allo stato brado. Siamo nella Francia d inizio 800, questo
ragazzo definito selvaggio viene portato nell’istituto dei sordo-muti ma il fatto di educarlo risulta
subito impossibile in quanto ha una carattere aggressivo nei confronti dei sordo-muti. Soltanto più
tardi nasce la curiosità di vedere cosa farà il ragazzo. Itard si rende conto che il luogo non è adatto
per il ragazzo e quindi decide di portarlo a casa sua (film “Ragazzo selvaggio” in cui emerge la
diversità di approccio tra la governante e il medico che si tratta di un approccio molto più staccato.)
Attraverso la sua logica educativa tenta il recupero. Si rifà alle teorie di Rousseau quindi sullae
capacità sensoriali e cognitive. Itard lavora per circa 5 anni si questo fanciullo lasciando una serie di
annotazioni (1801-1806). E’ interessante perché crea anche una serie di materiale didattico per il
ragazzo che si chiama Victor, creando anche una sorte di alfabeto particolare. C’è quindi una
grande scrupolosità da parte del medico. Il soggetto non ha alcuna anomalia di tipo genetico ma
soltanto che ha vissuto per molto tempo senza stare a contatto con nessuno.
Risultati
Sono risultati minimi e scoraggianti. Il dottore riesce ad ottenere minimi progressi a livello
sensoriale (per esempio arriva a percepire il caldo e il freddo arrivando a vestirsi sentendo freddo,
cosa che prima non faceva perché abituato a vivere sempre nudo). I risultati però si fermano qui.
Dal momento che cerca di passare dal livello sensoriale a quello astratto non va più avanti (per
esempio il linguaggio non lo apprende). Questo esperimento ci aiuta a capire che è importante il
fattore educativo nella costruzione di una personalità e non soltanto un fattore biologico. Questo
diventa vincolante ad una certa età, se no è più possibile agire successivamente. C’è anche il
tentativo di dare un’educazione entro limiti molto ristretti.

Cosa accade a fine 700 in termini filosofici-culturali? (Illuminismo)


Pensiamo ad un’opera particolare che è l’ “Enciclopedia…..” scritta nel 700 costituita da una serie
di volumi. La considerano come il manifesto dell’illuminismo perché è un enciclopedia moderna
scritta da una serie di intellettuali francesi. Decidono di scrivere ciò per un motivo intellettuale-
conoscitivo per dare una conoscenza universale-sistematica del sapere, ma ciò sarebbe comunque
riduttivo. Il loro obiettivo è quello di diffondere gli ideali dell’illuminismo incidendo sulla cultura e
sul modo di pensare. Essendo un’opera a più volumi viene scritta in un ampio arco di tempo.
Diderot crea all’interno delle voci, dei rimandi pere rendere il sapere collegato e non più
sistematico. Importante è la fede della ragione → conoscenza centrata essenzialmente sulla
ragione. La ragione è l’unico strumento per l’uomo perché ciò promuove un rapporto diverso con la
religione. All’interno del creato l’unico soggetto dotato di ragione è l’uomo e quindi affermare che
la ragione è l’unico strumento porta ad esaltare la figura dell’uomo in sé. E’ lui il criterio
fondamentale della conoscenza. Si forma quindi una sorte di autonomia della ragione dalla
religione. Gli illuministi arrivano a sostenere che è possibile identificare un Dio non in una realtà
precisa ma un Dio che corrisponde ad un’identità particolare (deismo). L’uomo quindi non ha più
bisogno di Dio perchè possiede già la ragione.

Conseguenze in ambito educativo


L’idea di una ragione autonoma porta a promuovere una nuova idea di Pedagogia. Affermando
quanto detto prima, in termini pedagogici l’uomo diventa autonomo ad agire e quindi si costruirà
una pedagogia autonoma come avviene per religione. La pedagogia non è legata ad un fattore
filosofico o religioso ma si struttura come disciplina autonoma, non più dipendente. La pedagogia
viene vista come disciplina a sé e deve ragionare come tale. Ha un proprio campo d’indagine
utilizzando anche un proprio metodo. La grande conquista sta proprio in questo. Questa autonomia
quindi porta ad un cambiamento notevole. Tutto ciò non significa che la pedagogia non debba più
avere più rapporti con le altre scienze ma deve avere un proprio settore di indagine e un proprio
metodo. I rapporti sono di tipo ausiliare cioè le altre scienze possono aiutare.

I due autori principale di tale passaggio sono due autori tedeschi: Kant e Herbart.
Herbart → ha una diversa esperienza rispetto a Kant. Promuove direttamente alcune esperienze
utili per i propri studi in campo pedagogico-educativo. La 1° esperienza è quella di precettore. Fa il
precettore presso una famiglia svizzera che ha tre figli, dai 8 ai 13 anni. E’ un’esperienza breve ma
qui lascia già una serie di relazioni. Nel periodo in cui risiede in Svizzera, interviene un altro fattore
ovvero la visita alla scuola di Pestalozzi che lo influenza notevolmente. Ha inizio così la sua 2°
esperienza in quanto visitando tale scuola comincia ad entrare nel pensiero di Pestalozzi definendo
la sua esperienza educativa. La 3° esperienza riguarda il periodo in cui dopo la laurea in filosofia,
fonda un istituto didattico a Königsberg (1809-1831) chiamato “Pedagogium”. Nel gestire questo
istituto viene affiancato dalla moglie quindi si avrà una conduzione familiare come era già stato per
Pestalozzi (1831). Herbart però muore nel 1841 e negli ’30 muore Hegel a Berlino. Spera di andare
ad insegnare al suo posto ma in realtà non sarà così. Gli ultimi anni della sua vita quindi saranno
non del tutto felici ma molto tormentati. Herbart scrive moltissime opere ma quella più importante
che rappresenta tutto il suo pensiero e scritta per ultima è intitolata “Compendio delle lezioni di
Pedagogia” la quale raccoglie gli aspetti essenziali del suo pensiero.
Contributo originale di Herbart
Primo a proporre un modello di Pedagogia come scienza autonoma. Si deve configurare come
scienza, come sapere propriamente scientifico. Questo è innovativo perché all’epoca chi operava
non solo aveva l’idea di un pensiero autonomo ma neanche l’idea che questo concetto dovesse
avere una base teorica. Si pensava che contasse soltanto l’esperienza quindi molto legato alle
contingenze. E’ necessario imparare ad elaborare un “teoria dell’educare” per considerarla come
scienza. Bisogna elaborare una teoria dell’istruzione, idea di sistematicità e rigorosità. Le altre
discipline devono essere usate soltanto come fonti, come aiuto per la pedagogia. La centralità è
affidata alle discipline pedagogiche. Quali sono le fonti utili per elaborare il concetto di pedagogia?
Sono essenzialmente 2 le scienze utili per la pedagogia e sono: la Psicologia e la Filosofia (intesa
come specifico ramo, non tutto). La fonte a cui attinge la pedagogia è la Filosofia pratica → definire
meglio quello che è il fine dell’educazione da parte della pedagogia.
La Psicologia aiuta la pedagogia a definire i metodi e i mezzi per promuovere il processo educativo,
come educare concretamente la persona. Il ricorso alla psicologia è un’innovazione che si spiega
con la sua propensione da studente che lo portano a capire l’importanza di tale scienza.
Il fatto che Herbart affermi tutto ciò sulla pedagogia non vuole dire che creda nell’onnipotenza
dell’educazione. Non crede che esista un’onnipotenza educativa ma ci sono dei limiti. Il soggetto
per esempio può anche non essere educato quando ha dei problemi. Non è possibile anche per
motivi contestuali alle circostanze di tempo e luogo. Non esiste quindi una illimitata capacità
educativa.

Fine dell’educazione secondo Herbart


Il fine principale è costituito dalla moralità in quanto il soggetto diventa essere morale. Qui si ha un
rapporto con Kant il quale ha un’idea un po’ diversa di moralità. Kant fa ruotare l’idea d morale
sull’imperativo categorico → raggiungere la virtù attraverso l’adempiamento del dovere verso se
stessi e gli altri. L’imperativo è una massima di carattere morale e categorico perché è universale,
vale per tutti. Non è una massima che varia in relazione a diversi fattori ma vale in tutte le
condizioni e per tutti. Per Kant quindi il soggetto non incide quasi a definire la morale. La moralità
è già stata definita e il soggetto si deve adeguare e uniformare ad essa.
Herbart invece riconosce la possibilità di un ruolo anche per il soggetto il quale ha un ruolo attivo
e non esegue e si adegua soltanto ma si rende partecipe.
La moralità per Herbart consiste in 2 elementi:
- formarsi un proprio carattere → nel carattere ci sono componenti oggettive (già date) che si
hanno fin dalla nascita, e anche delle componenti soggettive su cui la persona può esercitare un
maggior controllo, dipende dalla mia volontà (per esempio uniformarsi alle norme morali).
- raggiungere la virtù → come faccio a stabilire se il mio comportamento è stato adeguato in quella
determinata circostanza? E’ proprio qui che entra in gioco il soggetto il quale mette a confronto il
mio comportamento con quelli che sono i principi di carattere generale. L’uomo è chiamato
quotidianamente in tutte le situazioni a fare questo processo. Anziché parlare di principi generali
parla di idee modello.
Kant → da un modello predefinito, il soggetto non è attivo.
Herbart → il soggetto ha un ruolo attivo, bisogna tenere conto del carattere e aiutarlo a formarsi. Il
soggetto pensa ad un comportamento facendo sempre un paragone con i principi generali della virtù
ovvero con le idee modello (equità, benevolenza….). Non partiamo da una massima già predefinita.
Per fare tutto ciò bisogna però essere almeno un minimo educati. Diventa fondamentale il ruolo
dell’ educatore. Come deve fare l’educatore per consentire al soggetto educato tutto quanto
affermato? Basta applicare il concetto di “istruzione educativa”.
Istruzione → inteso come insieme di conoscenze. Dare più conoscenze possibili al soggetto. Ma
solo queste non bastano in quanto tali conoscenze devono poi anche incidere su quello che è il
comportamento del soggetto stesso.
Educativa → perché le conoscenze devono incidere sulla vita di tutti i giorni, sulle scelte di vita.

L’educatore quindi deve aiutare il soggetto ad organizzare meglio le sue conoscenze perché questa
istruzione possa incidere in maniera più concreta e reale nella vita di tutti i giorni.
ISTRUZIONE EDUCATIVA
Per quanto riguarda i contenuti, Herbart comprende 3 grandi ambiti disciplinari:
1- segni → l’ambito disciplinare dei segni è costituito dalla lingua.
2- forme → fa riferimento all’ambito matematico. Tutto quello che si può ricavare dall’esperienza
concreta.
3- cose → fa riferimento a qualcosa di più concreto, cioè le opere della natura e della civiltà, cioè
dell’uomo. Quindi Geografia e Storia. Pone attenzioni diverse a seconda del grado di studio (scuola
primaria o secondaria).

Come devono essere trasmessi?


Herbart sostiene che all’inizio si tratta di uno studio descrittivo, poi si passa ad uno studio analitico
fino ad arrivare ad uno studio più complesso ovvero quello sintetico.
L’istruzione educativa costituisce una delle fasi di quel processo educativo che essendo molto lungo
e lento si articola in due fasi. Presuppone una certa evoluzione con determinate tappe. L’istruzione
educativa è una tappa intermedia. Lui individua 3 tappe:
1°- tappa del governo → governare ha il significato di dirigere. La centralità è svolta dal maestro. Il
soggetto non è in grado da solo di compiere le sue scelte ma queste avvengono secondo criteri
stabiliti dal mestro.
3°- tappa della cultura morale → il soggetto autonomo è i grado di compiere le proprie scelte,
raggiunge completamente il suo obiettivo.

In mezzo a queste due sta una tappa intermedia:


2°- tappa dell’ istruzione educativa → il soggetto non è completamente determinato dall’esterno
ma neanche non è ancora in grado di compiere le proprie scelte. E’ in una fase appunto intermedia.
Il maestro non ha più un ruolo decisivo come prima ma anzi adesso si affianca al soggetto.

Per scegliere autonomamente, l’educatore deve fare leva sull’ interesse del soggetto in quanto
ciascun soggetto ha un interesse per tutto ciò che lo circonda.
Herbart si rende conto che basarsi sull’interesse richiede un intervento da parte dell’educatore e del
soggetto perché comunque a colte il soggetto non sempre fa vedere in modo evidente il suo
interesse. Inoltre gli interessi dei soggetti possono essere mutevoli.
Interesse → sorta di attesa o aspettativa che il fanciullo ha nei confronti di qualcosa. Deve essere
individuato e sviluppato da parte dell’educatore. Deve saperlo orientare verso il fine del processo
educativo arrivando ad essere autonomo, in grado di compiere le proprie scelte.

Aspetto metodologico
Il metodo di insegnamento è simile a quello di Pestalozzi. L’insegnante deve fare leva sull’interesse
dell’allievo ma ciò non basta. Molto importante è l’intuizione ovvero l’impressione molto vaga che
uno si forma a contatto con le “cose”. Soltanto quando si passa alla conoscenza vera e propria allora
si arriva al giudizio. Quindi l’educatore deve guidare il fanciullo a passare da questa impressione
vaga alla conoscenza vera e propria.
Come avviene tale passaggio?
E’ un procedimento molto lungo che richiede tempo. Herbart individua 4 fasi:
1- chiarezza
2- associazione
3- sistema
4- metodo

Chiarezza
Il soggetto deve comprendere i contenuti di quello che studia trasformandoli in un’idea chiara.
Questo non è però sufficiente per promuovere l’idea vera e propria quindi è importante una 2° fase.
Associazione
Dopo che il soggetto è passato dall’idea vaga a quella chiara deve collegarla con le idee che aveva
già in precedenza.

Sistema
Non basta collegare le idee ma questo deve avvenire in un ordine preciso, organizzato e articolato.
Questa operazione non può essere fatta dall’educatore ma deve essere fatta anche dal soggetto il
quale deve fare un lavoro personale. Si arriva così alla 4° fase.

Metodo
Riguarda il lavoro personale che deve fare il soggetto per applicare ciò che ha appreso alla realtà di
tutti i giorni in modo che l’istruzione diventi educativa. Qui il soggetto si può definire maturo, in
grado di scegliere autonomamente.

EDUCAZIONE CLASSI POPOLARI (Autori)


Pestalozzi → (1746-1827) Siamo in un’epoca già avanzata. E’ un autore svizzero che avrà contatti
con Herbart. In Pestalozzi il processo di un rapporto tra le sue vicende personali e il suo pensiero è
molto evidente. Ciò che conta è la propria esperienza che lo porterà a sviluppare il suo pensiero
pedagogico. Ciò che influenzerà fin dall’inizio il suo pensiero è il fatto che rimane orfano di padre
facendo peso tutto sulla madre riconoscendo poi nei suoi studi proprio alla madre la centralità
educativa che svolge. La madre per sollevare il suo compito a volte mandava Pestalozzi dal nonno
materno che viveva in campagna. Quindi è un altro elemento che lo influenzerà è il contatto con il
mondo contadino delle campagne nel periodo in cui nasce l’industria tessile e quindi si vive un
periodo drammatico (Rivoluzione Industriale). Pestalozzi si dedicherà infatti proprio all’educazione
delle classi popolari. Perché proprio questo?
E’ importante darli un’educazione perché devono trarre al massimo i vantaggi di questo
cambiamento riducendo al minimo gli svantaggi. Solo tramite l’educazione potevano fare ciò.
Questa conoscenza del mondo contadino e della sua sensibilità lo porteranno ad educare la classe
contadina. L’educazione diventa strumento importante, critico e positivo.
Il 3° episodio che riguarda sempre la sua vita Ma in maniera più indiretta è la Rivoluzione Francese
(epoca napoleonica). Nascono le così dette “Repubbliche sorelle”. Anche se non è un’esperienza
personale lo influenzerà notevolmente. In che maniera?
Pestalozzi prima dello scoppio della rivoluzione, conosceva già in parte il pensiero illuministico e
quello di Rousseau, rivelandosi un sostenitore entusiastico di questo. Tale ammirazione si nota dal
tipo di educazione che darà al proprio figli seguendo appunto i principi di Rousseau oltre ad averlo
chiamato con lo stesso nome.
La rivoluzione francese nasce da motivazioni valide ribellandosi alla monarchia con l’idea di creare
un sistema sociale più giusto. Questa rivoluzione però arriva poi a degenerare fino a seguire una
fase detta del “terrore” (crudeltà incredibile). Questo avrà un peso sul suo pensiero perché arriva a
sostenere che l’uomo non è naturalmente buono come sosteneva Rousseau. L’uomo è incline al
male e quindi no si può pensare un’educazione al di fuori della società. Diventa fondamentale
quindi il ruolo della società stessa. Questa revisione del pensiero di Rousseau non porta ad un
allontanamento definitivo da Rousseau ma su alcuni aspetti ha un pensiero diverso. Quali sono gli
aspetti che in qualche modo “salva” di Rousseau?
Uno è quello dell’esperienza e dell’individualità del soggetto da educare (potenzialità propria da
sviluppare). Pestalozzi quindi ha un’adesione critica nei confronti di Rousseau criticando appunto
alcuni suoi aspetti. Pestalozzi è un soggetto particolare perché ha un grande spirito di iniziativa però
senza costanza. Sono esperienze di breve durata, ha difficoltà a concretizzare la sua vastità di idee.
Nell’arco della sua esistenza sono ben 4 le proposte scolastiche che propone:
1- esperienza di Neuhof (nuova fattoria, 1775-1779). Avvia un’azienda agricola affiancando una
scuola-collegio (permanenza perenne). Questa esperienza è destinata ai figli di contadini ma non si
limita a questi allargandola anche ai ragazzi orfani, abbandonati quindi alle classi popolari in
generale. E’ un’esperienza breve perché subentrano difficoltà organizzative e amministrative. E’
gestito insieme alla moglie creando una sorte di atmosfera familiare ispirata ad un sentimento
religioso. Puntava anche ad un inserimento lavorativo in futuro quindi dando anche una formazione
morale, intellettuale e lavorativa.

2- esperienza tra il 700-800. L’Europa è sconvolta da continue guerre che producono morti e di
conseguenza molti orfani. Pestalozzi decide di aprire un istituto rivolto agli orfani di guerra. Questa
esperienza durerà solo 7 mesi e fu fallimentare soprattutto per il periodo in cui ci si trovava.
Pestalozzi non si dà però per vinto, nonostante i fallimenti persevera.

3- esperienza di Burgdorf (1801-1805). Non è un’iniziativa creata direttamente da Pestalozzi ma


esisteva già una scuola ovviamente popolare ma la considera come sua perché dalla funzione di
semplice maestro diventa direttore sperimentando concretamente le sue teorie e i suoi metodi
pedagogici.

4- esperienza di Yverdon (1805-1825). Nel 1805 le autorità locali hanno bisogno di usare i locali
della scuola. Pestalozzi si trasferisce allora a Yverdon in cui fa la sua esperienza. dura 20 anni e tale
scuola verrà poi visitata da numerosissimi personaggi importanti.

Negli ultimi anni di questa scuola si trova in difficoltà. Ci sono critiche da parte di chi lavora
all’interno stesso della scuola e anche da parte sei suoi collaboratori. Muore pochi anni dopo ma
prima fa una sorte di bilancio di tutte le sue esperienze. Scrive un libro “Il canto del cigno”(1826).
Dà questo titolo perché fa un bilancio, rappresenta una sorte di testamento esperienziale di
Pestalozzi con aspetti negativi e positivi. Arriva ad individuare come causa della sua debolezza
proprio la morte del padre durante la sua omfanzia. Analizza in modo critico il suo pensiero. La
centralità educativa viene riconosciuta da Pestalozzi alla famiglia soprattutto alla madre.
Famiglia → istituzione naturale per l’educazione che si deve occupare dell’educazione dei figli con
centralità alla figura della madre. Che tipo di educazione?
E’ chiamata a dare in primo luogo una corretta educazione morale. Ma non si limita a ciò
promuovendo un modello concreto femminile rappresentato da un personaggio di nome Gertrude
descritto nelle sue opere (personaggio immaginario). Principalmente sono 2 le opere che parlano di
questo personaggio:
1- “Come Gertrude istruisce i propri figli” la quale si tratta di una raccolta di saggi pedagogici.
2- “Leonardo e Gertrude”. E’ diversa da quella precedente in quanto si tratta di un romanzo e
attraverso le vicende riusciamo a capire qual è il ruolo che deve assumere Gertrude nell’educazione.
Si è in un villaggio a carattere agricolo in cui la classe politica vive da tiranni. Gertrude è una
popolana e con l sua denuncia gli amministratori corrotti vengono allontanati. Per evitare che si
riproduca di nuovo questo, deve avere una coscienza chiara del perché erano corrotti. Solo così
potrà intervenire proponendo un modello educativo diverso, deve quindi analizzare le cause per
evitare che si ripeta. Con l’aiuto del parroco è stata fatta un’indagine per capire il perché capendo
che tutto ciò è causato da una scorretta educazione. Soltanto Gertrude può dare una corretta
educazione morale che utilizza con i propri figli. Gertrude si preoccupa di sviluppare uno sviluppo
armonico cioè che comprenda tutte le dimensioni. Ma ciò deve avvenire in un contesto in cui
ciascuno accetta la propria posizione sociale in maniera serena. Questo perché lo stato sociale in cui
uno vive è espressione della volontà di Dio. Il fatto che uno nasce povero non deve diventare una
scusa per non “fare niente” ma deve comunque darsi da fare per migliorare la propria posizione.
Infatti Gertrude insegna anche un’attività lavorativa nonostante uno nasca povero portandolo a
conoscenza della logica del lavoro.
Pestalozzi quindi mette in evidenza che la povertà non deve essere vissuta passivamente e usta
come alibi.
Pestalozzi non ha un’idea democratica ma la forma di educazione che lui propone è calata dall’alto
ovvero sono le classi più elevate ad educare quelle popolari (hanno quasi una funzione come quella
del padre). Quindi non sono le classi popolari le protagoniste ma anche quelle più elevate. Questo
modo di vedere, nell’800 è un pensiero condiviso in parte anche da Mazzini il quale sosteneva che il
popolo stesso per passare da plebe a popolo ha bisogno di un’educazione.
Pestalozzi pensa che la famiglia non sia in grado di provvedere concretamente all’educazione dei
figli. C’è un’altra istituzione educativa ovvero la scuola la quale si tratta di un’istituzione
complementare. La famiglia non può integrare completamente e ha bisogno della scuola anche
proprio per il periodo storico in cui ci trova ovvero quello della rivoluzione industriale. Prima di
tale fenomeno la società aveva determinate caratteristiche, con la rivoluzione la società arriva ad
assumerne altre. Prima, basandosi sull’agricoltura, la famiglia poteva provvedere da sola
all’educazione dei figli. Il padre tramandava ai figli le conoscenze in una logica lavorativa. Dopo la
rivoluzione, bisognava avere molte più competenze e quindi è necessaria la scuola per completare
l’educazione in quanto bisognava entrare nel mondo lavorativo. La centralità viene sempre
comunque riconosciuta alla famiglia mentre la scuola ha soltanto un ruolo complementare.

Modello educativo di Pestalozzi: fine e contenuti


Il fine del processo educativo è quello di sviluppare la natura della persona umana secondo 2
caratteristiche:
- sviluppo integrale → tutte le dimensioni della persona umana
- sviluppo armonico → equilibrato e integrato, non individuale

Per avere uno sviluppo integrale bisogna sviluppare 3 dimensioni che si rifanno a 3 parti del corpo:
1- dimensione morale → non solo la logica di una condotta quindi un comportamento ma anche i
sentimenti, una dimensione affettiva. Ciò corrisponde al cuore (forza del cuore).
2- dimensione fisica → idea della forza. Corrisponde alle braccia (forza del braccio).
3- dimensione cognitiva → forza della mente.

Individua anche un verbo per ogni dimensione:


- morale → volere
- fisica → potere
- cognitiva → sapere

Arriva poi a rivedere questo pensiero pensando che ci sia una dimensione che prevale sulle altre;
proprio quella morale o del cuore prevale sulle altre. C’è un distacco dall’illuminismo in quanto la
dimensione cognitiva bisogna considerarla funzionale a quella morale.

Per quanto riguarda i contenuti i fanciulli possono conoscere gli elementi che danno vita alla
struttura della realtà. Solo in questo modo possono prendere la piena coscienza del luogo in cui
vivono. Ogni oggetto ha una struttura la quale è formata da diversi elementi. Quali sono questo
elementi?
- parola → educazione linguistica
- forma → Geometria e Disegno (premessa per apprendere la scrittura)
- numero → Matematica o Aritmetica. Pestalozzi mette in evidenza il rischio di tale insegnamento.
La matematica va insegnata partendo dall’esperienza, verificando se il bambino nella realtà è in
grado di associare il numero alla quantità corrispondente.

Caratteristiche del metodo di Pestalozzi


1- elementare → si basa sugli elementi base e fondamentali dell’insegnamento.
2- conforme alla natura dell’uomo → deve aderire allo sviluppo dell’uomo. Facciamo riferimento
all’essenza dell’uomo cioè a quelle caratteristiche che lo definiscono in quanto natura umana. Ne
deriva che il metodo è unico e universale.

Questo metodo partire dall’esperienza (ci rifacciamo in parte a Herbart) e all’intuizione (percezione
vaga nei confronti dell’oggetto in sé). L’educatore deve partire dall’idea vaga che hanno i ragazzi a
contatto con le cose per poi arrivare ad un’idea chiara e precisa cioè il giudizio. Questo processo
richiede da parte dell’educatore un lavoro molto lungo. Uno dei principi del modo è quello dell
gradualità (partire da ciò che è semplice a ciò che è più complesso).
Dire che il metodo è unico e universale è un limite perché non tutti gli studenti sono uguali. C’è
un’idea di didattica verbalistica con uno schema predefinito senza tenere conto delle caratteristiche
di ciascuno.

FRÖBEL (1782-1852)
Si interroga su chi è l’uomo arrivando a dare 2 risposte:
- uomo è una manifestazione visibile di Dio insieme alla natura.
- uomo è un soggetto dotato di potenzialità innate. Le potenzialità sono caratteristiche che devono
essere coltivate nel tempo per raggiungere il loro pieno svolgimento.
Fröbel utilizza l’immagine del “seme” il quale contiene già in sé tutti gli elementi che tramite la
coltivazione ovvero il processo di cura, darà poi vita alla pianta. Perché questa idea dell’uomo?
Rousseau pensava che l’uomo nasceva come “tabula rasa”(empirismo) e soltanto tramite
l’esperienza poteva conoscere. L’idea di Fröbel è diversa ma ciò non vuole dire che non valorizzi
nulla di Rousseau in quanto come lui pensa che il soggetto sia sottoposto alle leggi della natura per
il suo sviluppo. Fröbel sottolinea come l’evoluzione dell’uomo sia differente da piante e animali.
Questi non si rendono conto che durante la loro vita avvengono delle trasformazioni mentre gli
uomini sì. Quindi come Rousseau sostiene che esista una dimensione evolutiva.
Fröbel individua alcuna tappe fondamentali (stadi):
1- stadio dell’infanzia (0-6 anni)
2- stadio della fanciullezza (6-10 anni)

1- l’infanzia è importante perché il fanciullo ottiene una conoscenza graduale degli oggetti che lo
circondano. E’ fondamentale in questa conoscenza graduale l’acquisizione del linguaggio. Il ruolo
fondamentale è assegnato ai genitori e soprattutto alla mamma.
2- la fanciullezza porta il soggetto ad acquisire una educazione intellettiva e uno sviluppo della
volontà. In questa idea recupera la dimensione del cuore nell’ottica di Pestalozzi.
Attraverso l’intelligenza il soggetto arriva a conoscere la realtà mentre attraverso la volontà arriva a
conoscere il senso, il valore della realtà ovvero il fatto di essere creazione di Dio.

Il pensiero di Fröbel è importante perché elabora il modello dell’educazione dell’infanzia, “I


Kindergarten” (giardini di infanzia). Si tratta di un luogo dove le maestre possono svolgere un
proprio tirocinio e nello stesso tempo educare i soggetti dell’infanzia.
E’ un’esperienza contrassegnata da una alterna fortuna. Aperto nel 1837, si diffonde in Germania.
Ha un successo che non deriva da motivazioni pedagogiche ma politiche. In questo periodo si
creano quelle situazioni per formarsi un’identità nazionale, siamo nel periodo dei moti, movimenti
politici. Questi guardano con simpatia il modello di Fröbel portandolo alla sua diffusione aderendo
loro stessi per primi. Più tardi sarà però fattore di crisi in quanto per coloro che non volevano
cambiare il modello ovvero i reazionari, arrivano a fare una sorte di equazione sbagiata tra il
modello di Fröbel e i moti che volevano portare alla formazione di un unico stato. Allora il sovrano
porta alla loro chiusura e considerati come esperienza antichiericale. E’ un’accusa però lontana
rispetto all’esperienza reale di Fröbel di carattere appunto religioso. Vengono chiusi nel 1851 e
riaperti poi negli anni ’60.
I “Kindergarten” sono importanti perché tutta l’attività didattica fa ricorso in modo sistematico al
gioco → elemento indispensabile per promuovere una forma di educazione. Il gioco ancora oggi è
considerato come attività lavorativa dei bambini. Attraverso il gioco il bambino può acquisire
intuitivamente gli elementi costitutivi delle realtà proprio perché il bambino simula e prova ed è un
modo in cui il bambino esprime la propria personalità.
All’interno dei Kindergarten operavano delle educatrici femmine che costituiscono una sorte di
ponte per il bambino e di continuità per la sua educazione.
Fröbel allora si pone un ulteriore problema. Se il gioco fa tutto ciò, cosa può fare l’educatore per
facilitare il bambino in questo processo? E’ una sorte di materiale didattico costituito dai così detti
“doni”. Tiene conto di una serie di aspetti:
- hanno un valore simbolico e consentono attraverso il gioco di cogliere gli elementi fondamentali
della struttura della realtà.

Questi aspetti devono rispettare una specifica sequenza. Il 1° dono in assoluto da fare al bambino è
la palla. Fröbel scopre che il bambino quando conosce, conosce prima in una logica globale e poi
analitica, ecco perché vuole partire proprio dalla palla la quale è simbolo di totalità.
Il 2° dono è la scatola con cubo, sfera, cinlindro.
Vengono proposti come realtà intere, soltanto dopo verranno presentati in singole parti, in modo più
analitico. Il gioco quindi è importante e per facilitare questo processo viene creato un materiale
adeguato.
L’unico vincolo che dà Fröbel è quello delle leggi della natura dello sviluppo. Tutto il resto viene
lasciato fare liberamente dalle insegnanti.
Non si basa soltanto sui doni ma introduce anche altri tipi di attività, principalmente 2 tipologie: il
giardinaggio e l’ allevamento.
Il fine di queste attività è il contatto diretto con la natura e gli animali. Vede in queste attività anche
il modo per promuovere la socializzazione. Fröbel non si limita a dire solo ciò ma arriva a stabilire
come devono essere organizzate le attività. Nel giardino per esempio devono esserci 2 tipi di aiuole:
piccole e grandi. In quest’ultime si è costretti a chiedere la collaborazione agli altri coetanei. Si ha
così la socializzazione. In quelle piccole invece, portano ad ampliare la propria personalità. Queste
attività permettono di conoscere la realtà materialmente mentre l’idea di Fröbel era più religiosa e
quindi proponeva attività di canto per avvicinarsi alla dimensione religiosa e spirituale. Un altro
modo era anche il dialogo con le educatrici.
Esisteva quindi l’idea di Dio presentato come autore del mondo e fine dell’umanità.

Asili nel Piemonte dell’800


1° esperienza → “I Marchesi di Barolo”(Giulia e Tancredi). E’ una famiglia aristocratica tra le
dieci più ricche del Regno di Sardegna. La marchesa aveva origini francesi, costretta a scappare
dalla Francia fino poi a Torino. Donna che studia anche il latino. I due marchesi non hanno figli e
vivono la loro vocazione matrimoniale aperta ai bisogni della comunità. L’attenzione verso le classi
popolari nasce da questa aspirazione (storia personale) e attraverso la carità attiva cioè che l’amore
per Dio passa tramite l’amore per il prossimo. Promuovono le stanze di ricovero (asili) nel 1830 le
quali non sono l’unica iniziativa ma la loro carità si mostra anche nell’apertura delle scuole
elementari, delle carceri femminili e molte altre strutture. Erano chiamate stanze di ricovero perché
l’idea è quella di prendersi cura dei fanciulli (una sorta di sale di custodia) in cui i fanciulli possano
trovare ospitalità. L’inizio di questa esperienza è nel 1830, periodo di industrializzazione che
interessa maschi e femmine perché nascono le industrie tessili e molte donne cominciano a lavorare
al loro interno. Siccome anche le donne iniziano a lavorare, non c’è più nessuno che si prenda cura
dei figli e quindi nascono queste stanze di ricovero.
Questo processo di industrializzazione porta anche a problemi morali e sociali perché tale sviluppo
non avviene in maniera omogenea anzi la città cresce in modo sproporzionato. Un altro fattore delle
classi popolari è quindi la povertà. Proprio per questo motivo il marchese, quando pensa a queste
stanze di ricovero, fornisce ai fanciulli un posto caldo, un piatto caldo (minestra) il quale il più delle
volte era l’unico pasto che facevano i fanciulli durante la giornata.
Non venivano chiamati asili perché non siamo in una logica educativa ma siamo in una logica
caritevole-assistenziale. L’obiettivo non era quello di dare una formazione educativa, un’istruzione
ma soltanto una prima alfabetizzazione perché poi funzionale all’attività religiosa. Quindi
l’obiettivo principale era la formazione religiosa (carità-assistenza). L’opera principale che delinea
le finalità cioè lo scopo e le caratteristiche di tale esperienza si intitola “Sull’educazione della prima
infanzia”. Pubblicata nel 1832 in forma anonima e soltanto più tardi si scoprirà l’autore vero ciòè il
marchese.

2°esperienza → “Don Ferrante Aporti”


Sacerdote che però a differenza della prima esperienza non è piemontese. E’ un sacerdote lombardo
(Cremona) e si occupa di educazione della prima infanzia perché a Cremona il governo austriaco
(Veneto e Lombardia fanno parte dell’impero austro-ungarico) incarica Ferrante a gestire come
direttore una scuola elementare. Questa esperienza lo influenzerà notevolmente in quanto arriverà a
pensare che è importante un’educazione dell’infanzia perché sostiene che i problemi che subentrano
durante la scuola elementare derivano da una scorretta educazione durante l’infanzia.
Inizialmente apre una scuola per i figli delle classi più benestanti (2-6 anni), ma inseguito aprirà una
scuola gratuita per i figli delle classi popolari. Crea un asilo infantile facendo così un passo avanti
rispetto ai marchesi.
La prima esperienza in Piemonte è costituita da un asilo aperto a Rivarolo Canavese (1837) gestito
da suore e gli storici sostengono che la prima e vera esperienza di asilo sarà questa nonostante
venga dopo a quella dei marchesi.

Modello di Ferrante Aporti


Si tratta di un modello basato su una logica scolastica-educativa che è molto più marcata rispetto
alle stanze. L’idea è proprio quella di dare una vera e propria educazione:
- educazione morale → basata sulle pratiche religiose, recitare le preghiere, studiare il catechismo.
- educazione intellettuale → si basa sulle nomenclatura cioè far conoscere ai fanciulli il nome
degli oggetti più comuni, si insegna a leggere, scrivere e a “far di conto”.
- educazione fisica → intesa da Aporti come cura del proprio corpo e la pratica di esercizi per la
crescita del soggetto.

Si tratta quindi di un modello più completo rispetto a quello dei Marchesi. Questo modello ha avuto
molta fortuna in Piemonte perché dal 1848 Aporti è costretto ad abbandonare la Lombardia e vivrà
gli ultimi 10 anni della sua vita, fino alla morte in Piemonte. Tale modello si diffonderà in quasi
tutta Italia perché come i Kindergarten di Fröber, si trova in un periodo favorevole per la sua
diffusione.

Critiche al modello
Sono critiche che riguardano in modo particolare il metodo e i programmi d’istruzione.
Metodo → essendo soggetti di piccola età, la critica fondamentale sottolinea la vastità di attività
insegnate (lettura, scrittura, far di conto…). La ragione di ciò risiede nel fatto che molte volte questi
fanciulli non avevano più la possibilità di studiare perché alcuni comuni erano talmente poveri che
la scuola non esisteva o anche perché i bambini stessi erano obbligati ad orientarsi al lavoro per
poter vivere. Soltanto dagli anni ’60 in poi si diffonderà il modello di Fröber.

Queste due esperienze sono importanti perché ci spiegano come in Italia l’attenzione educativa
viene posta sulle classi popolari. Come mai?...La risposta si spiega in una preoccupazione politica e
religiosa.
Politica → nell’800 cominciavano i Moti rivoluzionari in cui nasce l’idea di creare un’unificazione
sistematica della penisola. Questo che influenza ha in campo educativo? I politici si rendono conto
che prima di ottenere un’unità politica è importante avere un’unità culturale, bisogna portare il
popolo a conoscere la realtà italiana, a conoscere la propria patria. L’educazione viene vista così
come mezzo importante per formare un’unità culturale e poi nazionale. Nascono le società di
mutuo-soccorso cioè l’aiuto reciproco. Gli operai cominciano ad organizzarsi e associarsi per
preoccupazioni di tipo economico. Hanno anche iniziative di tipo educativo. Leggendo lo statuto di
tali società si scopre una finalità economica ma anche educativa dando vita alle scuole serali o
festive rivolte alla popolazione adulta. Nasceranno inseguito delle vere e proprie organizzazioni
operaie nell’ultimo ventennio dell’800 si qualificano.

Religiosa → valorizza l’educazione delle classi popolari secondo un’ottica differente da quella
politica. La principale preoccupazione è quella di fare conoscere le verità di fede ma ciò che muove
l’adulto cattolico sono anche scopi sociali e di carattere caritativo. Qui non c’è un obiettivo
prestabilito come prima ma tutte le iniziative che nascono, sorgono in risposta ai problemi sociali e
caritativi. I protagonisti qui sono gli esponenti del clero e le donne di forte spiritualità.

L’educazione quindi diventa elemento fondamentale.

L’educazione nazionale
Pensata per formare i futuri cittadini italiani secondo due fasi: fase preunitaria e fase postunitaria.
- Fase preunitaria → il primo riferimento sono i moti rivoluzionari. Giuseppe Mazzini è il primo
che si rende conto dell’educazione. Le insurrezioni popolari falliscono perché non riesce a
trasmettere al popolo l’amore per la patria. Lo sviluppo così ad educare le classi popolari diventa
sempre più forte. Durante la sua esperienza a Londra istituisce una scuola elementare gratuita e
serale (1841-1848).
Mazzini aveva l’idea che l’educazione doveva essere promossa dallo Stato. L’interesse del singolo è
subordinato a quello della collettività. Solo lo Stato è in grado di interpretare gli interessi della
comunità. La libertà di insegnamento proposta dal mondo cattolico andava contro a Mazzini. Aprire
scuole private concorrenziali a quelle dello Stato.

Decennio di preparazione all’unità


Il governo piemontese prende coscienza del fatto di dare un’identità nazionale. Lo Stato subalpino
decide di promuovere un’educazione elementare (1848-1859). Queste due date corrispondono a due
leggi importanti. Fino al 1848 in Italia tutte le scuole erano sottoposte alle autorità ecclesiastiche.
Lo Stato cerca di avere un ruolo più preciso sottraendo il controllo delle scuole dalle autorità
ecclesiastiche. Ciò avviene appunto nel 1848 con la legge “Buoncompagni” il quale pensa che lo
Stato ha un ruolo importante ma non fa da solo e deve tenere conto dei comuni, province, i cittadini
e gli insegnanti stessi. Il governo piemontese pensa anche che bisogna modificare i contenuti con
centralità alle discipline a connotazione nazionale ciò vuol dire che bisogna insegnare l’Italiano
(centralità lingua italiana), la Storia (riscoperta del proprio passato e delle proprie origini), la
Geografia (conoscere il territorio italiano). Anche discipline viste da noi così lontano venivano
utilizzate per costruire l’identità. Per esempio anche i problemi di matematica erano funzionali a
creare la coscienza universale. Questa linea di potenziamento dei contenuti proseguirà poi anche in
futuro.

- Fase postunitaria → non c’è più lo Stato subalpino ma l’italiano pensa ad un’esperienza non solo
più giovanile tramite la scuola ma arriva a pensare che la formazione di una coscienza nazionale
interessa anche il mondo adulto. La popolazione adulta analfabeta viene educata attraverso:
- scuole serali e festive → introdotte in Italia dalla legge Coppino (1877). Questa idea proprio per la
sua formulazione non viene messa in pratica perché di carattere facoltativo e quindi i Comuni con
pochi soldi non la prendevano neanche in considerazione.
- pedagogia degli spazi urbani → la classe politica utilizza la città per veicolare il concetto di
identità nazionale. Ciò avviene mediante i monumenti o la toponomastica (denominazione delle
vie). La maggior parte delle vie avevano nomi di santi e quindi l’obiettivo fu quello di cambiare i
nomi arrivando a dare nomi dei generali, battaglie, guerre di indipendenza. Queste vie si trovavano
ovviamente in centro dove passa la maggior parte delle persone. Un altro modo era quelli tramite i
monumenti i quali erano personaggi famosi di quel tempo. In una logica ottocentesca dove la piazza
era luogo di ritrovo, la gente andava a piedi e quindi i monumenti erano molto visibili. Venivano
considerati molto più importanti rispetto ad oggi.
Un ultimo modo ancora era quello delle celebrazioni di anniversari e ricorrenze. A partire dal 1861
viene istituita la Festa della Nazione. Importante perché l’organizzazione di tale festa teneva conto
di tutti gli aspetti della società. Bisognava quindi promuovere iniziative per colpire l’immaginario
collettivo.

2° TESTO
Impegno sociale della Chiesa
Don Bosco → fonda l’oratorio nel 1840 a Torino come risposta ad esigenze naturali (religiose) e
materiali, subendo processi di industrializzazione con problemi sociali e morali. La crescita della
vita avviene in maniera improvvisa con problematiche sociali e morali. Chi ne risente
maggiormente sono le giovani generazioni. I principali destinatari di questa struttura, ovvero
l’oratorio, è la gioventù povera e abbandonata. A questa si aggiungono altri quali i lavoratori
stagionali che non abitavano a Torino ma per questioni lavorative abbandonavano i loro territori.
Venivano così a trovarsi in un nuovo territorio e quindi sradicati.
L’oratorio nasce soprattutto per la domenica perché i giovani lavoravano durante la settimana e
anche per evitare che i giovani frequentassero le osterie, luogo cui la domenica frequentavano gli
adulti. Quindi l’oratorio era un’alternativa. In che zona di Torino viene aperto l’oratorio?
Don Bosco lo apre a Valdocco (1840) che una volta era all’inizio della periferia. C’erano campagne
in cui si sviluppa una logica di industrializzazione. Si costruisce in questa zona perché è una zona
povera e i terreni costavano di meno. Don Bosco non è l’unico sacerdote a Torino che promuove
tale struttura. Per esempio ci sono i Salesiani perché il modello cui faceva riferimento Don Bosco
era San Francesco di Sales. C’è poi un altro sacerdote ovvero Don Cocchi che avvia come Don
Bosco l’oratorio però con meno fortuna. Capisce la necessità di rispondere a bisogni sociali ed
economici. L’azione e il compito svolto dal sacerdote deve cambiare, deve aprirsi ai bisogni del
territorio. Erano i sacerdoti ad andare incontro ai ragazzi. Ciò è quello che li accomuna.
Per quanto riguarda i contenuti sono diversi in quanto i due valorizzano attività educative diffrenti:
Don Bosco → propone preghiere e studio del catechismo. Come forma innovativa i ragazzi
giocavano e soprattutto un ruolo centrale era affidato al teatro.
Don Cocchi → punta sulla ginnastica, su attività di carattere più fisico.

Don Bosco ha fortuna rispetto a Don Cocchi perché quando parliamo del mondo cattolico al suo
interno non tutti la pensavano allo stesso modo. All’interno c’era un settore intransigente (guarda
con sospetto il nuovo stato liberale → Don Bosco) e un settore cattolico-liberale (dialoga con
questa nuova forma politica → Don Cocchi).
Perché questa diversa appartenenza segna la loro fortuna?
Un motivo sta proprio nel fatto che Don Cocchi arriva quasi a creare un rapporto esclusivo con le
autorità politiche. Don Bosco invece accetta finanziamenti da tutti ma mantiene una gestione
autonoma. Don Cocchi arriva a ciò determinando la sua crisi perché nel momento in cui i rapporti
tra Stato e Chiesa (1870) diventano difficili, le autorità politiche non finanziano più e quindi Don
Cocchi si trova senza finanziamenti a differenza appunto di Don Bosco.

Seconda metà dell’800 → nuove prospettive in Pedagogia attraverso la nascita in particolare di 2


nuove scienze: la Medicina e la Psicologia con ripercussione sui processi educativi.
Medicina → cambia l’idea su questa perché si afferma una concezione sperimentale di questa. I
medici diventano una specie di scienziati. Si fonda su uno studio scientifico, si considerano i fatti,
l’osservazione e gli esperimenti. I medici promuovono una precisa concezione dell’uomo. L’uomo
verrà considerato nelle componenti biologiche, fisiologiche e psichiche. Viene esclusa la
dimensione spirituale, trascendente. Senza tale dimensione, chi meglio del medico è in grado di
educare l’uomo?
Il medico diventa modello ideale di educatore del popolo. Tutto ciò porterà via il posto al
sacerdote. C’è una prospettiva laica della pedagogia in cui il medico diventa alterego del sacerdote.
La fiducia viene assegnata alla scienza.
Il medico è in grado di educare il popolo perché in base alle sue conoscenze può consentire
attraverso i progressi della scienza una vita non più miserabile ma una vita migliore. Nei secoli
precedenti per esempio il tasso di mortalità era altissimo. Un tempo il legame tra genitore e figlio
non era un rapporto affettivo proprio perché sapevano che i figli morivano molto giovani. Questa
logica di non affettività era proprio come una forma di difesa. La medicina invece attraverso la
scienza porta a limitare il tasso di mortalità, combattendo le condizioni di vita, insegnando una
buona educazione soprattutto igienica. Il medico si occuperà principalmente di:
- igiene ed educazione fisica → queste due discipline nel 1894 entrano nella scuola elementare
come insegnamento. Cominciano una serie di pressioni di tipo pubblicitario. Per quanto riguarda
l’igiene, anche gli adulti dovevano essere educati e quindi vengono fatte pubblicazioni per
trasmettere i messaggi. L’igiene diventa un argomento sistematico.
Per quanto riguarda invece l’educazione fisica è importante per un pieno sviluppo dell’individuo
per sviluppare le sue facoltà più alte. Se la società è sana più è produttiva, è una società più forte,
competitiva da un punto i vista bellico.
I medici che operano in questa prospettiva igienica e fisica sono Paolo Mantegazza e Angelo
Mosso.
- educazione dei soggetti anormali (disabili) → settore in cui maggiormente i medici sono
rilevanti. Il medico che dà l’impulso generale in questa prospettiva è Edouard Séguin (1846) il
quale scrive un’opera che ha come argomento l’educazione di questi soggetti. E’ un’anomalia di
tipo psichico. Esiste una precisa differenza a livello di linguaggio. Vengono utilizzati termini per
delineare queste persone che per noi oggi possono sembrare offensivi. Il titolo dell’opera è
“Trattamento morale, igiene ed educazione degli idioti e degli altri fanciulli ritardati”. Si occupa di
questi soggetti perché essendo medico si imbatte in una serie di soggetti con anomalie di tipo
psichico. Esiste un “incerto quadro diagnostico” senza porsi le cause di questo atteggiamento,
nessuno aveva messo in atto un trattamento, non veniva fatta una diagnosi ecco perché questo modo
di dire. Séguin dice che quando noi vogliamo educare i soggetti anormali, lo scopo non deve essere
diverso rispetto ai soggetti normali ma anzi deve essere identico. Allora quale è il modello?
Avviene su 3 piani:
- piano percettivo
- piano intellettuale
- piano morale
Se ci deve essere un uguale scopo anche noi che dobbiamo educare i soggetti anormali, bisogna
tenere conto di tutti questi 3 piani. Séguin predispone una serie di esercizi e materiale didattico per
educare questi soggetti. Ciò che lui propone alla base è presente una competenza medica ma
soprattutto una sensibilità educativa. Per esempio arriva a rendersi conto che se arriviamo a parlare
si soggetti anormali, ciò avviene in una dimensione concreta tramite per esempio il gioco. Capisce
l’importanza della ripetizione necessaria per questi soggetti. La strada percorsa da Séguin sarà poi
anche percorsa da altri suoi colleghi. Ci saranno altri medici laureati in medicina ma soprattutto
specializzati nell’educazione dei soggetti anormali. Si rendono poi conto che il lavoro educativo per
i soggetti anormali è anche valido per i soggetti normali quindi diventano dei veri e propri
Pedagogisti. Questi personaggi sono principalmente 3:
- Montessori Maria (1870-1952) → prima donna italiana laureata in medicina. La laurea dimostra
un interesse per i problemi clinici infantili. Nel 1898 nasce una sperimentazione all’interno di una
classe costituita apposta per un corso do insegnanti per imparare ad educare i bambini deficienti. In
questo periodo non siamo in un’ottica di integrazione di questi soggetti come invece avviene oggi.
C’erano classi solo di “loro” con lo stesso gradi di handicap. Un altro fattore importante per la
Montessori sono i soggiorni all’estero. Per esempio a Parigi dove si avvicina al pensiero di Séguin,
la Montessori si rende conto che tutto ciò che ha imparato sul piano educativo per il soggetti
anormali vale anche per i soggetti normali. Infatti nel 1907 formerà la famosa “Casa dei bambini”.
- Ovide Decroly (1871-1932) → medico belga, nasce come medico laureato e si trasferisce poi a
Bruxelles dove comincia ad interessarsi a soggetti anormali. Aprirà insieme a sua moglie un
laboratorio di psicologia arrivando poi ad una vera e propria istruzione educativa per i soggetti
anormali. Nel 1891 nasce l’ “Ecole d’insegnament spécial pour enfants inrréguliers”. Viene
identificato come ispettore scolastico (1904) di carattere etico presso queste classi speciali di
Bruxelles conoscendo a fondo il sistema scolastico. Amplia il proprio campo d’indagine, si
occuperà anche degli insegnanti predisponendo loro degli itinerari. Passa poi da questi soggetti
anormali alla realtà normale. Nella Montessori il processo è lineare come lo abbiamo descritto. In
Decroly la 2° fase in un periodo della sua vita coincide con la 1°fase. Si occupa
contemporaneamente di soggetti anormali e normali.
- Edouard Claparède (1873-1940) → medico svizzero si laurea in medicina e manifesta subito u
interesse per la psicologia sperimentale. Promuove una serie di attività di recupero per soggetti
anormali psichici e fanciulli ritardati. Rimane in una prospettiva psicopedagogica. Sostiene una
scuola a misura dell’alunno. Avrà successo un istituto pedagogico fondato da Claparède a Ginevra
(1912) chiamato “Saint Jaques Rouse”.
Questi medici conferiscono alla pedagogia una fisionomia sperimentale e scientifica. Sarà una
pedagogia centrata sui fatti, osservazione e sperimentazione.

Influsso della Psicologia sulla Pedagogia (seconda metà 800)


Ragionare in maniera strumentale attraverso osservazione e esperimento. Il centro che promuove
questo modello psicologico strumentale è tedesco, aperto a Lipsia (Wundt).
Wundt cerca di capire quali sono le leggi che caratterizzano il funzionamento della psiche
dell’uomo scoprendo l’udito, vista, sensi di reazione. Ciò ha un’importanza indiretta e non diretta.
La conoscenza di tutti questi aspetti relativi alla conoscenza vengono poi applicati in maniera più
diretta all’età evolutiva dell’adolescenza e fanciullezza. Wundt quindi promuove un’educazione
sperimentale. Uno studioso di nome Stanley capisce come la coscienza della mente infantile ha una
importanza nell’educazione. L’aspetto interessante riguarda i temi che propone nella propria
indagine. Si sofferma su temi non ancora allora utilizzati. Studia la paura, l’amore, esperienze
artistiche, religiose. Si rende conto che i metodi non erano adeguati così ne promuove dei nuovi.
Ecco perché arriva ad uno studio scientifico. Questi metodi rappresentano una grande novità per
quell’epoca. I metodi sono per esempio i questionari, raccogliere i ricordi degli adulti e anche le
composizioni (scritti) degli stessi bambini. L’analisi di questi portano a comprendere più a fondo i
bambini stessi. La proposta di tale psicologo ha aspetti positivi e negativi.
Pregi → aperto a nuove strade per conoscere la mente del fanciullo e anche l’idea di Pedagogia
ispirata ad un criterio evoluzionistico cioè tenere conto le leggi naturali del soggetto. La sua azione
di formazione dell’individuo deve avvenire in maniera non contrastante alla natura del soggetto.
Difetti → quando raccoglie tutti i suoi risultati opera una forma di generalizzazione → la statistica
nasce tardi ed è per questo che generalizza i risultati. Un altro limite è l’introduzione della teoria
della ricapitolazione → nella vita dell’individuo si ripercorre tutto il cammino intero dell’umanità.
Questi aspetti non tolgono nulla all’importanza del contributo che ha dato questo psicologo. Ci sono
altri psicologi che utilizzano nuove tecniche per conoscere a fondo la mente del fanciullo e che
consente di apprendere un’educazione poi più efficace. Tutti questi psicologi girano intorno al
laboratorio di Lipsia, centro di questa nuova visione psicologica.

Un altro strumento per conoscere più a fondo la mente del fanciullo sono i test mentali. I primi
risalgono al 1890 introdotti da Cattel. L’idea è quella di raccogliere sulla psiche dell’uomo dei dati
che sono obiettivi, oggettivi ma ciò non basta. Devono essere anche standardizzati con criteri che
possono valere in generale. Come fare? Una volta elaborato il test dovrò somministrarlo a gruppi
molto vasti di persone per essere più attendibili. Elabora poi i risultati. Questi test mentali sono
importanti perché applicati a soggetti in età evolutiva. La loro applicazione in questo settore
avviene nel periodo evolutivo, elaborando la scala metrica dell’intelligenza dei soggetti in età
evolutiva. Sono Simon e Binet (1905) arrivano ad elaborare questa scala. Come mai?
Questi 2 psicologi arrivano a ciò perché viene commissionato loro un lavoro. La scala viene
elaborata nel 1905 come esito di un processo che dura 3 anni quindi il lavoro ha origine nel 1903. in
questo anno esisteva una società ovvero la società liberale dello sviluppo pedagogico del fanciullo.
Questo chiede agli psicologi di studiare l’intelligenza del fanciullo per individuare quei tipi di
ritardo mentale che avevano gli alunni per poi predisporre delle strutture di recupero. Come fanno i
due? Hanno creato una serie di prove rapide, precise per determinare una risposta esatta, con
difficoltà crescenti in rapporto alle varie età. Queste prove vengono somministrate a più bambini
con età diversa per vedere come questi le affrontavano. Devono vedere il dato medio, una logica
media arrivando anche a stabilire le differenze tra un anno prima o dopo. Stabiliscono così quello
che è il concetto di età mentale → capacità che il soggetto può avere.
Questi studi vanno al di là delle previsioni iniziali perché lo scopo era quello di individuare i ritardi
mentali e strutture di recupero. Qui invece oltre a questo porta uno studio anche della normalità
cioè lo studio dell’età evolutiva. Quindi è utili anche per organizzare la vita scolastica nella
normalità. Si soffermano anche sullo studio del quoziente di intelligenza. Si parte dal concetto di
età mentale e per questo si rifà ai 2 psicologi. Il quoziente equivale al calcolo del rapporto tra l’età
mentale del soggetto e l’età cronologica. Questi studi sono importanti in una logica quantitativa ma
anche qualitativa portando a capire gli psicologi la differenza tra il tipo di intelligenza del bambino
da quella dell’adulto. Cos’è che le differenza?. La differenza sta essenzialmente in 2 concetti:
- la logica quantitativa in quanto l’adulto ha maggiore conoscenze
- l’adulto utilizza in modo diverso la sua intelligenza rispetto al bambino. Il bambino tipicamente
usa i verbi che indicano l’azione. Il suo linguaggio è basato su nomi e verbi quindi ha
un’intelligenza concreta. Mentre quella dell’adulto è molto più articolata con un’intelligenza quindi
astratta. Anche lo sviluppo della logica è maggiore nell’adulto.

Tutti questi strumenti quindi vanno al di là di quelli che erano gli obiettivi prestabiliti. Come si
spiega questa centralità riconosciuta alla scienza, come mai sia la psicologia che l pedagogia
agiscono in maniera sperimentale? Ciò non è sicuramente un caso. Alla base di questa centralità c’è
qualcosa che le accomuna e che spieghi il perchè. Il motivo sta nel fatto che siamo nella seconda
metà dell’800 e in questo periodo nasce il Positivismo. E’ proprio questo che porta alla centralità
della scienza con metodo sperimentale. Colui che per la prima volta utilizza questo termine è Comte
il quale è un sociologo e filosofo francese. Utilizza questo termine all’interno di una sua opera
(1830-1842) la quale richiede parecchio tempo e si intitola “Corso di filosofia positiva”.
Quest’opera è importante perché riflette il cambiamento che avviene all’interno della società. Si
parla di società moderna → ha una forte fiducia sulla scienza, metodo scientifico inteso anche
come modello di assoluzione di tutti i problemi dell’esistenza umana. Nasce la convinzione che tutti
i problemi possano essere risolti. C’è uno sviluppo che interessa il benessere sociale e anche il
campo medico per vivere in condizioni migliori. L’uomo attraverso la scienza è in grado di
risolvere da solo tutti i suoi problemi.
Comte → elabora una teoria all’interno dell’opera ovvero la teoria dei 3 stadi analizza l’umanità
distinguendo al suo interno appunto 3 stadi:
1- stadio teologico
2- stadio metafisico
3- stadio positivo

- Stadio teologico → in questa fase l’uomo guarda tutti gli avvenimenti naturali e umani dicendo
che le cause sono forze sovrannaturali. Forze estranee che intervengono nella natura che spiegano
tutto ciò che avviene nella natura e nell’uomo.

- Stadio metafisico → l’uomo passa dal teologico al metafisico. Ciò vuol dire che l’uomo vuole
sempre capire il perché delle cose che avvengono ma l’origine delle cause cambia. L’uomo pensa
che le cose avvengono in maniera astratta. Non sono più forze esterne a causare le cose ma nella
logica metafisica fa riferimento a forze astratte prodotte da lui stesso. Siamo in una realtà di
esperienza umana prodotta dall’uomo.

- Stadio positivo → l’uomo è maturo. L’uomo capisce che non può spiegarsi tutto quello che
succede, le origini e il destino dell’universo perché non ha dati che glielo consentono. Rinuncia a
tutto ciò perché non è possibile una conoscenza simile, non ha dati indagabili scientificamente. Può
soltanto studiare quello che ha a sua disposizione, studia le leggi che regolano i fenomeni. Si
interessa sul come e non più sul perché. Cerca di capire come accadono le cose. Basa la conoscenza
tutta su quello che esiste. Giunge così alla sua piena maturazione.

Positivismo
L’idea di realtà è fondata sul fatto. La realtà è quindi un tessuto di fatti e di accadimenti osservabili.
Non sono aspetti separati tra di loro ma al contrario sono correlati tra loro eco perché si parla di
tessuto. Siamo in una prospettiva scientifica (osservabili, misurabili). L’unico metodo che mi
permetterà di conoscere tale realtà sarà il metodo razionale-scientifico-sperimentale. Saranno quindi
le scienze matematiche e le scienze naturali. Questa idea di natura è applicata anche all’uomo cioè
cos’ come la realtà è un insieme di fatti osservabili, cos’ anche l’uomo viene considerato come
prodotto di un gioco complesso di forze naturali.
Cambia completamente l’idea dell’uomo in rapporto alla natura. L’uomo non è più sovrano della
natura in grado di gestirla ma diventa un tassello dell’evoluzione naturale e della catena di tutti gli
esseri animati che esistono. C’è una lettura dell’uomo in chiave evoluzionistica. Un autore in
questione sarà proprio Darwin che in questi anni scrive prima “L’origine della specie” e poi nel
1871 scrive “L’origine dell’uomo”. Se l’uomo è veramente così per essere studiato basta che sia
sottoposto a analisi di tipo biologico e sociale.
Un’altra conseguenza è l’idea di conoscenza. L’unico metodo per conoscere la realtà è la
conoscenza che si basa sui fatti.
Fatto → criterio di verità. Solo ciò che posso conoscere attraverso lo studio di fatti osservabili, può
essere una conoscenza vera.

I positivisti considerano l’educazione e la pedagogia come fatto naturale verso il quale si ha una
profonda fiducia. L’educazione può essere una forza che può rigenerare, dare forza. Troviamo in
questo periodo molti scritti infatti che hanno come protagonisti personaggi in difficoltà che grazie
all’educazione migliorano la loro condizione sociale. L’educazione è studiabile mediante le scienze
pedagogiche, psicologiche e biologiche. La pedagogia non può essere una filosofia ma deve
strutturarsi scientificamente. Il suo compito non è quello del “dover essere” ma deve educare
l’uomo così com’è nelle dimensioni sociali e naturali. Importante quindi è l’esperienza dell’uomo.
I positivisti quindi pensano che attraverso l’educazione si possa accrescere l’uomo, come se
l’educazione potesse salvare il soggetto da situazioni difficili. C’è un’idea di educazione come forza
redentrice.
Anche la pedagogia avrà un ruolo diverso. Se c’è una centralità dell’aspetto scientifico, anche la
pedagogia sarà di carattere scientifico (idea che aveva già Herbart). Si cominci a parlare non più di
pedagogia ma di Scienza dell’educazione. Parlare di questo vuol dire che la pedagogia ha bisogno
del supporto di altre scienze (per esempio la psicologia). L’uomo è inteso come complesso di forze
naturali. Il pedagogista che elabora questa idea di scienza è Herbert Spencer (1820-1903). E’
connazionale di Darwin e la sintesi del suo pensiero è espressa in una sua opera del 1896 intitolata
“Saggi sull’educazione fisica, intellettuale e morale”.
Che idea ha dell’educazione? Spencer sostiene che l’evoluzione della specie umana non è altro che
un cammino e attraverso questi passaggi l’uomo passa da una situazione di carattere omogeneo a
una di carattere eterogenea. Come può avvenire tale passaggio? Questo processo avviene grazie a
quello che lui definisce “Principio di differenziazione”(costante). Per garantire questo passaggio,
tale principio non basta. E’ importante anche il “Principio di ereditarietà”(l’uomo deve poter
conservare e riutilizzare tutte quelle esperienze considerate efficaci).
Questa idea di differenziazione porta alla creazione di un processo di carattere logico, di
conoscenza dell’uomo. L’uomo giunge a livelli logici superiori perché è in grado di adattarsi
sempre meglio,dal punto di vista biologico e psicologico, ai cambiamenti che avvengono nella
realtà. Anche la conoscenza umana risponde a tali concetti.
A livello educativo che influenza ha?
Se l’educazione è una pianificazione di tutte le tappe che conducono il soggetto verso una forma di
vita sempre più completa, il soggetto che educa deve pianificare il percorso educativo del proprio
allievo. Si parte da una logica educativa .
Ambiti pianificati:
- educazione fisica
- educazione intellettuale
- educazione morale

- Educazione fisica → fisica perché l’uomo per Spencer è prima di tutto un essere organico. Per
Spencer l’uomo è un buon animale.
- Educazione intellettuale → non vuol dire dare al soggetto tante conoscenze, ma l’importante è il
metodo utilizzato per conoscere la realtà. Il metodo sarà scientifico, sperimentale. L’educazione
intellettuale è un’educazione a metodo scientifico. Il soggetto ha un ruolo attivo come se la
conoscenza fosse una scoperta.
- Educazione morale → se l’educazione è soggetta a leggi naturali e il soggetto ad un’evoluzione,
non possiamo parlare di morale assoluta o universale ma avremo una serie di regole che cambiano
in base alla circostanza. Spencer aggiunge un ulteriore elemento sostenendo che tali norme non
devono essere imposte da nessuna autorità esterna al soggetto. Sarà il soggetto stesso ad accorgersi
che più il suo agire si allontana dalle leggi naturali più diventa dannoso. Arriva a capire da solo che
la sua morale deve configurarsi alle leggi naturali.

Movimento per l’educazione nuova


Movimento → utilizza questo termine perché questa forma di pedagogia non nasce come
un’elaborazione di tipo teorico ma nasce tramite una serie di esperienze concrete promosse da
alcuni educatori. Nasce come movimento.
Educazione nuova → termine introdotto nel 1898 da Demule il quale scrive un testo intitolato
“Education Nouvelle”. Questo nuovo movimento quindi ha inizio verso fine 800. il periodo
complessivo è quello da fine 800 fino agli inizi degli anni ’20 in cui le esperienze concrete
diventano teorie vere e proprie.
Questo movimento è importante perché l’elemento fondamentale rimane nella volontà di condurre il
fanciullo al centro dell’evento educativo. L’attenzione è rivolta totalmente al fanciullo.
Gli educatori arrivano a questa scelta perché evidentemente qualcosa è cambiato rispetto a prima. Il
presupposto teorico che ha orientato questi educatori è la concezione dell’infanzia. Si comincia a
valorizzare l’infanzia come età. Qualcosa era già avvenuto con Rousseau e Pestalozzi però quello
era il pensiero di due autori ma la realtà non cambiava. Si pensava ad un’infanzia come età precaria
perché c’era un’elevata mortalità e anche considerata come precoce adultismo. L’educatore aveva
solo il compito di favorire il passaggio il più veloce possibile dall’infanzia all’età adulta. Questa era
la concezione che c’è stata fino a fine 800.
Diverso è ciò che accade verso fine 900 in cui si cominci a valorizzare l’infanzia considerandola
come età in sé che ha propri ritmi evolutivi, bisogni, interessi. Anche il ruolo dell’educatore cambia
in quanto il suo compito non è pi quello di garantire al soggetto in pieno sviluppo delle sue
caratteristiche perché soltanto un vero fanciullo può diventare u vero adulto.
Tutti gli autori dell’attivismo sono caratterizzati dalla presenza comune di 4 nuclei teorici:
1- Rilevanza alla psicologia del fanciullo
2- Richiamo ad interessi e bisogni
3- Stretto rapporto tra scuola e vita
4- Valorizzare l’intelligenza operativa e pratica

1- La psicologia dice che il fanciullo ha delle sue risorse cioè vuol dire che il fanciullo ha un ruolo
attivo, proprio per questo che si parla di attivismo. Il fanciullo inoltre ha degli interessi e
rispondendo a questi ha una specifica natura che va rispettata.

2- Il soggetto ha bisogni e interessi e quindi l’azione educativa deve fare riferimento a questi
aspetti. Parte dall’idea che il piano educativo deve essere individualizzato perché non tutti hanno gli
stessi interessi. Questa idea suscita all’inizio numerose critiche perché i questo modo si promuove
un’educazione pratica e attraente. Questo all’inizio del 900 non era così scontato. Gli attivisti
dicono che promuovendo tale scuola non è vero che non c’è più l’impegno dei soggetti anzi, il fatto
di promuovere ciò vede uno sviluppo ancora maggiore.

3- Proporre un modello educativo con stretto rapporto tra scuola e vita. Anche questo all’inizio
del 900 crea scalpore. L’organizzazione della scuola quindi deve riflettere il tipo di vita presente
nella società.
4- L’intelligenza non deve essere astratta ma operativa e pratica con utilizzo dei lavori manuali.

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24-25 Novembre (parte che manca)

Situazione in Italia
Nuova sensibilità verso l’infanzia
Cambia l’atteggiamento verso la condotta del bambino. Tutti gli elementi riferiti al bambino erano
considerati negativi, come difetti. In Itali invece, c’è una prospettiva positiva verso questi elementi
indispensabili al bambino per esplorare il mondo. Gli elementi sono la curiosità, ingenuità,
spontaneità, sensibilità….
Questo cambiamento avviene in diversi settori:
1- libri per l’infanzia → se andiamo a leggere i testi dell’800, la “marachelle” dei bambini erano
viste come “uomo avvisato mezzo salvato” e la punizione che derivava era irreversibile in quanto il
bambino non poteva rimediare il proprio errore. Nel 900 questa idea di punizione cambia. Nei libri,
il problema non è il fatto in sé ma il problema si sposta dall’atto alla motivazione, l’intenzione che
c’è all’origine dell’atto. Non c’è più una punizione irreversibile, si valuta l’intenzione dei bambini.
Se l’intenzione è buona il soggetto non viene punito. Si comincia a considerare la dimensione dell’
interiorità del bambino. Come mai tra 800-900 avviene ciò? La risposta sta proprio nel fatto che
nascono le ricerche legate alla Psicoanalisi (Freud). Viene sottolineata l’importanza dell’infanzia. Il
soggetto prova un senso di colpa per l’errore fatto e utile per migliorarsi. Si valorizzano i desideri
dei bambini. Nei libri del 900, ci sono termini più affettuosi che sottolineano il rapporto tra genitori
e figli. Spesso i protagonisti sono i bambini stessi. Cambia radicalmente la prospettiva e così
cambia anche l’atteggiamento dell’adulto.

2- stampa per i ragazzi → le riviste scritte in questo periodo propongono il cambiamento di


mentalità che avviene in questo periodo, il passaggio dal fatto in sé all’intenzione. Un autore
importante è Luigi Bertelli (1858-1920) conosciuto con il nome di Vamba. Percepisce questo nuovo
clima proprio perché vive tra 800-900. Autore che nasce a Firenze e inizia come scrittore e
giornalista. Soltanto in un secondo momento diventa autore di testi per l’infanzia (libri e giornali).
In questa fase del 900 c’era uno stretto rapporto tra libri e riviste. Iniziavano con le riviste per poi
essere raggruppate in un unico volume, formando quindi un libro. Vamba fonda il “Giornalino della
domenica” e scrive anche delle opere. La più famosa è il “Giornalino di Giamburrasca”.
Giamburrasca è il nominativo dato al fanciullo protagonista. Racconta le avventure di questo
bambino iniziate il 20 Settembre del 1905. questo fanciullo in realtà si chiama Giannino Stoppani.
Questo libro entra nella cultura dell’epoca. Il fanciullo arriva da una famiglia di un commerciante.
Aveva 3 sorelle e il suo essere irrequieto deriva dal fatto di fare “marachelle” le cui vittime erano in
prevalenza le sorelle ma non solo. Di fronte a questo soggetto il padre prende la decisione di
rinquadrarlo mandandolo in collegio. Le prospettive del padre non vengono rispettate ma anzi
promuove una vera e propria ribellione coinvolgendo tutti gli altri bambini del collegio. Il motivo
della loro ribellione si riguarda il mangiare perché volevano cambiare alimentazione. Si percepisce
benissimo l’atmosfera del 900 perché le marachelle vengono viste in un’ottica positiva. Il libro
viene pubblicato prima nel 1907 sul Giornalino della domenica e poi nel 1920 come libro. Un
motivo di esplosione di queste riviste e libri è dato dal fatto che tra 800-900 si ha una maggiore
attenzione ai processi si scolarizzazione. Aumentano i soggetti che frequentano le scuole, c’è un
maggior numero di lettori.
Il giornalino della domenica → questo periodico viene fondato nel 1906 fino al 1911 e poi resterà
chiuso per un periodo. Vamba andrà a collaborare per il “Corriere dei piccoli” e poi ritornerà.
Diciamo però che dal 1906 al 1911 viene dato il contributo più originale.
Una novità introdotta è quella della grafica. Fino a fine 800 con c’erano immagini e ancora meno a
colori. Nel 900 c’è una grafica accattivante, nascono anche illustratori che diventeranno famosi. Ciò
non vuol dire che nell’800 non esistevano riviste però erano diverse rispetto a quelle del 900. Gli
autori che scrivono su queste riviste sono autori per l’infanzia ma sono anche veri e propri letterati
che scrivono i propri racconti su questi testi. Questo giornalino che appunto usciva tutte le
domeniche, cominciava a filtrare questo nuovo approccio verso l’infanzia. C’era una rubrica
chiamata “Epistole di Omero” in cui c’erano una serie di rivendicazioni delle libertà dei fanciulli. In
quel periodo era presente una realtà grigia, con errori di carattere didattico con clima di forte
moralismo. Il giornale sollecitava i ragazzi ad esprimere le proprie opinioni attraverso dei
referendum.
Il corriere dei piccoli → nasce nel 1908 e viene chiamato così perché nasce come supplemento al
corriere sella sera. Nel rivolgersi ai fanciulli, il fondatore sostiene che devono considerare il
giornale come il padre considera il corriere della sera. Vengono introdotte delle didascalie proprio
per stimolare i ragazzi. Tale rivista è innovativa non solo graficamente ma anche per i contenuti. I
soggetti sono diversi rispetto a prima.
Contenuti → gli autori propongono una versione italiana di fumetti americani. Storie spontanee e
storie divertenti. Questo duplice aspetto caratterizza una grande novità. Il corriere propone storie
che non hanno più la pesantezza della pedagogia ottocentesca ma ci sono novità.
Struttura → didascalie al termine dei disegni per stimolare i fanciulli. Il Corriere contiene anche
racconti, versi, giochi, barzellette. Contiene anche pagine integrative riguardanti passatempi
caratterizzati dalla costruzione di oggetti, esperimenti….E’ una rivista molto ricca. Propone una
dimensione anche di carattere pratico.

Compaiono sul corriere una serie di personaggi, alcuni più famosi di altri, presenti con una certa
regolarità. Il 1° personaggio è caratterizzato da un soggetto chiamato “Quadratino” sdraiato su un
libro. Si tratta di un’immagine caratterizzata da forme geometriche. Ciascuno dei personaggi è ben
definito sia fisicamente che moralmente per il suo temperamento. Quadratino è molto goloso, si
infilava sempre in situazioni pericolose rischiando di perdere la propria fisionomia.
Il 2° personaggio è “Fortunello”, esempio di fumetto americano e versione italiana di un
personaggio degli USA chiamato “Happy Hooligan”. Personaggio con fisionomia ben definita. La
caratteristica di questo personaggio è quella di attrarre i guai su di sé. L’aspetto paradossale di
questo personaggio è quello di partire sempre con l’intenzione di fare una buona azione ma poi tale
situazione si trasforma in un guaio per lui. La storia ha sempre la stessa struttura ed è predefinita.
Il 3° personaggio riguarda “Petronilla” e “Arcibaldo”. Donna autoritaria che controlla il marito il
quale deve cercare ogni tanto di sottrarsi al controllo opprimente della madre. Anche questo è preso
dal contesto americano.
Il 4° personaggio, il più famoso, è “Bonaventura”. Non viene pubblicato subito sul Corriere ma
comincia a comparire soltanto nel 1917 con grande fortuna e resterà presente fino al 1940. Abbiamo
anche qui una caratterizzazione ben precisa. Quando compare, si presenta sempre nella stessa
maniera, abbiamo una struttura ben definita della storia. La struttura predefinita è caratterizzata da
una situazione iniziale sfortunata, da qui la storia arriverà ad una fine che invece sarà fortunata.
Arriva a guadagnare il famoso milione con cui è rappresentato nell’immagine sotto l’ascella.
Si fa ricorso spesso alla rima. Le avventure iniziavano quasi sempre così: “Qui comincia
l’avventura del signor Bonaventura….”. L’inizio delle sue storie però non erano quasi mai
favorevoli allora iniziavano anche così: “Qui inizia la sfortuna…..”.
Avventura → poteva essere sostituito soltanto con termini negativi in rima con “ Bonaventura”.
Il 5° personaggio è il gatto “Fenix” chiamato in america gatto “Maomao”. Anche qui c’è una
caratteristica definita e la storia ha una sua struttura. Questo gatto combina sempre guai ma alla fine
della storia riesce sempre a salvarsi perché è un gatto intelligente ma anche fortunato. Anche se è un
gatto, lo fa avvicinare al protagonista della Walt Disney ovvero Topolino.

MARIA MONTESSORI (1870-1952)


Presupposti teorici
Dobbiamo tenere in considerazione 3 aspetti teorici:
- scritta nel 1909 e fa riferimento all’apertura della “Casa dei bambini”(1907) e si intitola “Il
metodo della Pedagogia scientifica e la Casa dei bambini”. Con questo titolo ci fa capire l’idea di
pedagogia che promuove.
- scritta nel 1925 intitolata “L’auto educazione dei bambini nelle scuole elementari”. Il titolo ci fa
capire che la Montessori pensa ad un’ auto educazione.
- scritta negli ultimi anni della sua esistenza e rivela un’evoluzione del suo pensiero pedagogico.
Prende spunto da alcune critiche e arriva a fare delle modifiche. Arriverà così ad elaborare la
“Teoria della mente assorbente” anche titolo dell’opera del 1949.
1- idea di pedagogia
2- idea di educazione
3- ruolo dell’educatore nel processo educativo

1 → idea di una pedagogia scientifica. Si basa quindi su lacune leggi che regolano lo sviluppo del
fanciullo. La pedagogia deve conoscere e rispettare tali leggi. Dice che ciò spesso non avviene
perché a volte quando gli adulti si relazionano con i bambini ciò avviene o per consuetudine o
dall’idea che hanno di come deve essere il fanciullo. E’ un modello che parte dal punto di vista del
fanciullo.
Fanciullo → colui che racchiude in sé l’elemento della natura ma anche la libertà.

2 → il modello educativo efficace è quindi quello che parte da ciò che il fanciullo è e non deve
partire dall’adulto. Devo conoscere e rispettare la dimensione del fanciullo quando voglio educarlo.
Sviluppo del fanciullo legato a natura e libertà.
Educare il fanciullo vuol dire quindi favorire la crescita fisica e intellettuale del bambino tenendo
conto di quello che è, delle sue potenzialità. E’ proprio per questo motivo che si parla di auto
educazione in quanto il soggetto ha già in sé delle forze interiori e delle potenzialità, capacità da
sviluppare.

3 → il ruolo dell’educatore è quindi quello di creare un ambiente a misura di bambino. Deve


limitarsi a fare soltanto ciò per rispondere ai suoi bisogni essenzialmente quello di agire, giocare e
assimilare in maniera anche spontanea. E’ importante un ambiente ordinato per far sì che il soggetto
sviluppi a pieno la propria libertà e la propria autonomia.

MATERIALE DELLA MONTESSORI


Viene sperimentato in un primo luogo su bambini anormali e successivamente adattata ai bambini
normali. Questo sarà alla base di una critica che verrà fatta alla Montessori che definisce tale
materiale come materiale di sviluppo: finalità e caratteristiche.
Finalità → la finalità che la Montessori riconosce al suo materiale è duplice. La prima finalità è
quella di promuovere lo sviluppo del fanciullo permettendogli il gioco e la manipolazione. Tutte e
due rispondono al bisogno del fanciullo di essere attivo per conoscere la realtà. Ciò non è
sufficiente ma lo sviluppo del fanciullo deve avvenire in maniera ordinata (2° finalità), deve
mantenere un certo ordine, deve avvenire in maniera graduale che riflette la legge della gradualità.
Per sviluppo infantile si intendono 2 aspetti:
1- sensi
2- attività logiche
Bisogna sviluppare entrambi le dimensioni. Per esempio lo sviluppo sensoriale avviene mediante
oggetti con forme, colori attraverso lo svolgimento di alcune attività.
Le capacità logiche però devono anche essere sviluppate per poter scrivere, leggere e contare.
Caratteristiche → il materiale deve avere fondamentalmente 4 caratteristiche:
1- controllo dell’errore → il materiale adatto per tale caratteristica sono gli oggetti ad incastro.
Consentono al bambino di controllare materialmente che sta sbagliando. Permette il ragionamento e
la critica nel fanciullo. Si rende sempre più conto che esistono delle differenze tra gli oggetti
arrivando a distinguerle. Questo porterà il bambino ad applicare il controllo dell’errore anche su
materiali che non sono del tutto evidenti ma astratti.
2- attraenza → gli oggetti sono colorati, lucenti…che attraggono il bambino e lo portano ad
interessarsi a questi oggetti. La Montessori però dice che non dobbiamo solo fornire oggetti
attraenti ma anche l’ambiente deve attrarre il fanciullo. Se è attraente porta il bambino ad
avvicinarsi sempre più alla realtà.
3- dimensione attiva → l’oggetto deve permettere al bambino in interagire.
4- limitato in quantità → il problema non è quello di stimolare il fanciullo perché ciò avviene già
spontaneamente. Il bambino deve essere messo nelle condizioni di fare ordine nel caos che si crea
dalle stimolazioni esterne. Il bambino parte da un numero limitato di cose in cui lui si attacca in
maniera appassionata, cerca di riordinare tale caos partendo da ciò, cioè attaccandosi ad un numero
limitato di cose. Anche il materiale deve rispondere a queste caratteristiche, il materiale deve essere
quindi limitato.
Lavori conservativi
Oltre al materiale, la Montessori propone attività conservative che permettono di conservare ciò che
esiste già. Si tratta di lavori che hanno come termine di riferimento gli oggetti o le persone. Aiuta il
bambino a capire che bisogna conservare ciò che si possiede già. Questi lavori conservativi sono
anche legati al momento del pranzo, significativo ma anche momento complesso per il fanciullo.

Critiche al materiale della Montessori


Alcune nascono proprio all’interno del mondo dell’attivismo pedagogico, dai suoi esponenti. Due
attivisti: John Dewei → critica nel libro “Democrazia ed educazione”. Edouard Claparède.
Rivolgono critiche perché la Montessori propone un materiale già prestabilito che viene dato al
fanciullo.
Dewey → sostiene che è importante il materiale prestabilito ma il bambino svolge anche attività
spontanee, capace di giocare anche con un materiale rudimentale. Si tende a sottovalutare questo
aspetto perché non sempre il fanciullo ha bisogno di un materiale prestabilito. E’ come se noi adulti
volessimo imporre le distinzioni di carattere intellettuale al bambino, imponesse il suo modo di
ragionare e pensare (critica Dewey). Il bambino deve sperimentare in maniera spontanea.
Claparède → critiche più profonde. Pensa che il materiale sia preordinato, precostituito, limitando
la spontaneità del bambino. Il materiale è nato per soggetti anormali e lui lo considera come limite
perché pensa che questi abbiano caratteristiche diverse dai soggetti normali. Hanno bisogno di una
stimolazione maggiore perché il soggetto anormale ha impulsi intellettivi naturali meno forti in
condizioni naturali. Il soggetto anormale deve essere sollecitato di più.

Esiste poi una 3° critica proposta da Claparède ed è quella che sostiene che il materiale è già
prestabilito e non viene associato alla soluzione di un problema di natura pratica. Non riguarda la
quotidianità del fanciullo, la realtà in cui è inserito. Ecco perché parla di frammentazione
analitica → non ha nessun legame con problemi concreti della realtà. Presenta singoli aspetti della
realtà in cui il soggetto è inserito.

Il bambino prima deve avere una conoscenza globale e soltanto in un secondo momento avrà una
conoscenza analitica.
Attivisti → bambini conoscono in maniera globale e poi analitica. Il materiale che presenta la
Montessori è invece subito analitico non corrispondendo alla conoscenza vera del fanciullo.

La Montessori fa tesoro di queste critiche e cerca di attenuare le rigidità presenti nel suo modello e
arriva ad elaborare la famosa teoria della “Mente assorbente” (1949). Scritta in inglese e tradotta
poi in italiano nel 1952, viene intitolata “Mente del bambino”. Questo testo completa il suo
processo di previsione. Il 1° segno di revisione è uno scritto intitolato “Segreto dell’infanzia”(1938)
che fu l’ultimo testo conclusivo, scritto in India e poi approdato in Italia.

Aspetti modificati
Vi è una risistemazione del suo pensiero che rivela il fatto che la Montessori modifica in parte la
sua idea di infanzia proprio per operare il cambiamento che era stato sottolineato. La Montessori
dice che: all’interno del bambino sono presenti specifiche sensibilità che si risvegliano durante il
suo percorso psichico. La prima cosa importante è il carattere della sensibilità, sostenendo che
hanno un proprio dinamismo. Ciò vuol dire che siamo di fronte ad una realtà dinamica e non
statica.
Per definire queste sensibilità fa ricorso al discorso astronomico e le chiamerà nebule → termine da
cui deriverà nebuloso che significa confuso, indistinto. Un’altra caratteristica riconosciuta alla
sensibilità è la totalità indistinta → compare il termine totalità. Ci fa capire che la Montessori si
avvicina a coloro che espongono critiche. Dice che proprio perché il bambino possiede determinate
sensibilità, anche l’agire del bambino seguirà tali caratteristiche. Il bambino apprenderà prima
iniziando ad assorbire la realtà totalmente e in un secondo tempo arriverà ad apprendere
singolarmente.

Difficoltà di affermazione del metodo Montessoriano


Differenze tra il panorama internazionale e italiano. A livello nazionale c’è un consenso generale
perché nell’arco di brevissimo tempo nelle diverse parti del mondo vengono aperte le “casa dei
bambini” che testimoniano il suo successo.
In Italia il metodo incontra difficoltà che sono sostanzialmente di 3 tipi:
1- clima antipositivistico → tra 800-900 esisteva un forte clima antipositivista che non
condivideva un modello di carattere sperimentale e scientifico e quindi contrario al modello della
Montessori. si trattava di un clima che si basava sulla dimensione spirituale (Spritualismo) che a
livello filosofico sfocia nell’Idealismo. A livello politico viene riproposta un’idea di nazione basata
sul modello dell’800 di Mazzini, ricorrendo agli interessi civili. Un clima spiritualistico propone
l’esaltazione della dimensione spirituale. Gli idealisti dicevano che era stata annullata dai positivisti
perché sostenitori di un modello scientifico. Difendere la prospettiva spirituale voleva dire
condannare tutta la cultura psicologica e pedagogica di carattere sperimentale. La figura più
rappresentativa di questo clima antipositivista è Giovanni Gentile, portavoce di questo nuovo clima.
E’ un filosofo e ha un ruolo importante perché durante il periodo di Mussolini è capo dell’istruzione
i cui principi di fondo sono ancora alla base della nostra scuola, “Riforma Gentile”. Il suo pensiero
si trova in un’opera del 1913 intitolata “Sommario di pedagogia”. Opera contemporanea delle opere
dell’attivismo anche se radicalmente opposta. Quest’opera è importante perché siccome era molto
colto, conosciuto in Italia, il suo giudizio porta a stroncare le poche esperienze di positivismo e
sperimentalismo presenti in Italia. Il suo giudizio stronca queste esperienze in virtù del livello
culturale.
Prima di stroncare la Montessori, stronca altre 2 correnti:
- esisteva una rivista chiamata “Rivista pedagogica” di Luigi Credaro e con Gentile viene stroncata.
- un’altra rivista di psicologia di carattere positivista creata da Ferrari viene anche questa stroncata
da Gentile.
Il modello della Montessori verrà poi stroncato non direttamente da Gentile ma da un suo esponente
lombardo.
2- organizzazione complessa → il metodo ha un materiale molto ricco e la diffusione sarà difficile
perché è un materiale molto costoso. Questo incide negativamente sulla sua diffusione. Un altro
problema è quello di educare gli insegnanti in quanto più difficile e costoso.
In questo periodo ci sono grandi città con grandi processi di industrializzazione ma all’esterno si
trovavano villaggi contadini e l’Italia si trattava di una società in prevalenza rurale. Dire che il
contesto era rurale all’inizio del 900 voleva dire che era un paese povero.
3- riserve del mondo cattolico sull’attivismo → quando risalgono le prime posizioni della Chiesa?
Siamo negli anni ’20-’30, ci sono articoli che compaiono su una rivista cattolica intitolata “Civiltà
cattolica” → ordine di stampa dei Gesuiti. Sorgono articoli scritti da Barbera (gesuita). La posizione
del mondo cattolico dispone alcune riserve:
1- concezione dell’uomo da parte dell’attivismo considerato come uomo naturale. L’idea di uomo
della Chiesa non coincide con quella spiritualistica. La riduzione dell’uomo ad un essere naturale
porta i positivisti a sostenere che l’educazione dovrà essere naturale. Le teorie di Rousseau erano
state ad alti livelli culturali così come il positivismo.
L’attivismo invece arriva ad ottenere livelli comunque quotidiani, nelle pratiche educative
quotidiane. Non è rivolto solo alle classi degli aristocratici intellettuali ma anche alle classi meno
elevate. Caratterizza la quotidianità, incidendo sul tessuto sociale.
2- l’attivismo nasce in una cultura protestante, America e Svizzera. In Svizzera essendoci una forte
cultura protestante, porta alla seconda riserva. L’attivismo applicherà in termini pedagogici alcuni
aspetti religiosi protestanti. Il 1°aspetto che viene desunto dalla religione protestante è la visione
ottimistica dell’uomo. Arriva a ridurre e ridimensionare il peccato originale. Il 2°aspetto è la
relazione tra Dio e l’uomo. Si tratta di una relazione individuale e non più comunitaria, è l’uomo
che instaura una relazione cattolica (questa è l’idea della religione protestante).
L’attivismo è interprete di questi 2 aspetti che lo differenziano dalla religione cattolica. E’ in gioco
l’essenza stessa della religione cattolica e non solo il modello educativo. Questa controffensiva
avviene mediante il Papa Pio XI che scrive un’enciclica nel 1929 chiamata “Divini illustri
magistri”(titolo che deriva dalle prime parole dell’enciclica stessa). Il Papa passa alla controffensiva
proprio facendo ciò: il 1°aspetto da cui parte è l’idea di UOMO che ha la chiesa cattolica. Bisogna
avere in mente il soggetto che si prende in considerazione, soggetto dell’educazione. La chiesa dice
che l’uomo non viene considerato nella sua completezza. L’uomo è una sintesi tra natura e spirito, è
un essere integrale. A partire da ciò, il Papa arriva a indicare le finalità e contenuti dell’educazione.
L’obiettivo sarà quello della vita cristiana cioè l’uomo cristiano mira alla santità e il fatto che
l’obiettivo sia questo arriva a definire le caratteristiche che sono:
- centralità dell’insegnamento religioso
- centralità della scuola cattolica
Il Papa sottolinea il principio della coeducazione, principio cioè delle classi miste. Sono 2 gli aspetti
importanti:
- critica all’attivismo per come considera l’uomo
- attivismo portavoce di concetti religiosi protestanti

Posizione dei pedagogisti cristiani


La loro posizione sul piano teorico, sui principi fondanti, sul piano pratico. Valutano le esperienze
concrete. Distinzione tra piano teorico e piano pratico. Perché? C’è una distinzione perché la
posizione assunta ai due piani è differente.
- piano teorico → panorama omogeneo. La loro posizione è abbastanza condivisa, giudizio
comune, tutti sono unanimi nel condannare l’idea di uomo incapace di scegliere tra bene e male.
L’uomo considerato come sintesi tra natura e spirito. L’uomo non è solo realtà sensibile, ma è
razionale, spirituale. Ciò vuol dire che non esiste solo un destino sociale ma anche religioso e
individuale.
- piano pratico → la valutazione riguardo all’esperienza è sostanzialmente diversa. Considerando
le esperienze concrete, la posizione del mondo cattolico non è più univoca. Raggiunge una pluralità
di giudizio, 3 posizioni:
1- totale chiusura all’esperienza dell’attivismo → rifiuto totale da tutto ciò che rappresentato dalle
scuole attive. L’attivismo non va considerato. Questa posizione è espressa da Luigi Stefanini che
scrive un’opera nel 1933 intitolata “Giudizio sull’attivismo moderno” che stronca le scuole
dell’attivismo.
2- negazione del carattere innovativo dell’esperienza → si riconoscono all’attivismo aspetti positivi
ma non vengono riconosciuti all’attivismo ma si sostiene che esistevano già prima. Non è che non si
riconosce nessun valore, ma ciò che si riconosce non è nulla di nuovo, esisteva già. Viene
considerata positiva la valorizzazione degli interessi individuali. Risponde ai bisogni, vengono
predisposti programmi proporzionali alle capacità dei singoli individui. Un ultimo aspetto è quello
di proporre una scuola attiva in cui il fanciullo sia attivo. Questa è la posizione che assume Mario
Casatti che scrive nel 1935 un testo intitolato “La scuola attiva”. Dove individua questi aspetti?
Casatti sostiene che erano già presenti in Don Bosco e quindi non sono dell’attivismo. La sua lettura
è parziale, di parte.
3- logica di confronto → la logica con cui si affronta l’attivismo è una logica critica. E’ interessante
perché arrivano loro stessi a proporre una sorte di sintesi tra attivismo e religione cattolica. Questa
logica è espressa da un gruppo bresciano guidato da un sacerdote chiamato Zammarchi. Sono
giovani collaboratori di Casatti perché avevano scritto con Casatti una rivista intitolata
“Supplemento pedagogico della scuola italiana moderna”.
Sono persone interessanti perché viaggiano molto e si informano di ciò che accade in Europa. Ciò è
anormale perché avviene in Italia tra gli anni ’30 e ’40 in cui c’è un regime totalitario, fascista. E’
una novità perché la politica del regime fascista si basa su alcuni principi:
- autoarchia → provvedere da sola alle proprie esigenze ma questa autoarchia doveva riguardare
anche la cultura stessa. Nonostante ciò il fatto che riescono a viaggiare è un fatto molto importante.
L’aspetto interessante è che la conoscenza di questi che matura sull’attivismo non è diretta ma
mediata cioè attraverso l’incontro con un’altra personalità del mondo cattolico, non italiana ma
svizzera. E’ un sacerdote chiamato Devaud il quale vive e insegna nelle scuole elementari e in
pedagogia svizzera aveva delineato i principi dell’attivismo. Scrive articoli raccolti poi in un
volume pubblicato e tradotto in Italia in cui sostiene una logica di integrazione e sintesi tra
attivismo e religione cattolica. Assume una posizione di integrazione, sintesi, aperta verso
l’attivismo. Devaud è convinto dell’importanza dell’attivismo che promuove i principi di Decroly.
Dice però che l’uomo deve essere considerato nella totalità delle sue espressioni. Accetta quello che
dice Decroly però l’attività intelligente non è solo quello che consente uno sviluppo psicologico e
fisico ma consente anche al soggetto di formarsi un giudizio che lo aiuta di prendere
consapevolezza di ciò che fa. Giudizio chiaro su quello che è la sua natura e quello che fa. E’
proprio in questo senso che c’è integrazione.
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7 Dicembre (parte che manca)

RIFORMA GENTILE
Orientato alla formazione della classe dirigente (impostazione elitaria, struttura verticale) con base
allargata, per arrivare a pochi. La centralità di Gentile è rivolta alla scuola secondaria che
cominciava subito dopo il ciclo elementare e si accedeva mediante un esame selettivo.
L’attenzione era rivolta ad un indirizzo specifico della scuola secondaria ovvero l’indirizzo classico
(ginnasio e liceo). Scuola selettiva perché doveva formare la classe dirigente, doveva sfoltire e
innalzare il livello qualitativo degli alunni rimasti. Si tratta di insegnare discipline umanistiche e
una piccola percentuale di materie scientifiche. L’istruzione tecnica era ai margini della scuola
formativa.
Questa idea di impostazione elitaria e classicista non era una novità in quanto ereditata dalla legge
Casati già presente in precedenza in Italia.
All’interno della riforma Gentile vengono però introdotte delle novità: una è la scuola
complementare (non del tutto affermata). La prima vera grande novità è l’istituto magistrale che
non ha il greco e ha una durata di sette anni e non di otto come il classico. La seconda è il liceo
femminile.

1°novità → costituito da un corso inferiore e un corso superiore (equivalente al ginnasio del


classico). E’ molto innovativo perché Gentile ragiona in termini di formazione dei maestri come
istruzione di carattere secondaria e non più come appendice di primaria. La formazione appartiene
ad un ordine di carattere secondario rispetto a prima. Il maestro è formato come il professore, viene
riconosciuta una maggiore dignità. I contenuti che Gentile propone per l’istituto magistrale sono
diversi da quelli di Casati.
Casati → chi voleva insegnare, doveva frequentare una scuola magistrale o normale (1859) che
avevano una durata biennale o triennale in base all’insegnamento che si voleva poi svolgere. Il
maestro studiava all’interno di queste scuole essenzialmente quello che poi doveva insegnare. Non
si pensa a portare il maestro ad una conoscenza perfetta o superiore ma soltanto quello che poi
doveva insegnare nelle scuole elementari ai suoi alunni.
Gentile → il maestro non è più solo colui che deve trasmettere le conoscenze ai suoi allievi. Deve
essere un uomo di cultura con un’ampia conoscenza, capacità critica. E’ un modello diverso rispetto
al passato in cui il maestro deve saper pensare. Nascono nuove discipline quali il latino, pedagogia e
filosofia.
Ciò spiega perché nella classe magistrale ci sarà grande adesione al regime fascista proprio perché
Gentile riconosce una nuova identità al maestro. Si tratta di una grande fortuna in quanto gli iscritti
sono numerosi. Grande adesione avviene da parte delle donne perché garantisce un grande sbocco.
2°novità → il liceo femminile si rivela un totale fallimento. Il termine liceo ci fa entrare in un’ottica
di scuola secondaria superiore. Ciò significa che le fanciulle per aderire dovevano prima frequentare
un corso inferiore elementare. Gentile pensava che il liceo femminile dovesse dare un
completamento della cultura generale alle fanciulle piuttosto di frequentare un’altra scuola. Si
trattava di una sorte di canale alternativo ad altre scuole.
Contenuti → il liceo prevedeva un corso di studi molto ricco. Si trovavano discipline già presenti in
altri licei e in aggiunta a questi abbiamo una forte presenza delle lingue (tedesco-inglese) perché
nelle altre scuole era già obbligatorio lo studio del francese. Discipline di carattere domestico e
femminile come la danza, disegno…La logica del liceo femminile è quella di selettività come in
tutte le altre scuole con esame di sbarramento. Queste studentesse che studiavano tutte queste
discipline al loro termine si trovavano semplicemente un diploma che aveva soltanto un valore
cartaceo e per niente professionale.
Se confrontiamo il numero di adesione delle fanciulle all’istituto magistrale e al liceo femminile
sono dati impetuosi. Solo 113 nel liceo femminile contro 8.870 di fanciulle che frequentavano
l’istituto magistrale. Questo è simbolo di fallimento del liceo femminile. Il regime fascista ha
un’idea diversa di donna rispetto alla donne dell’istituto magistrale. Si tratta di una donna forte,
decisa.

Due concetti fondamentali della riforma Gentile


1-libertà di insegnamento → fa riferimento a due preposizioni:
-libertà nella scuola
-libertà della scuola
Libertà nella scuola → libertà del singolo docente. E’ quella che esiste ancora oggi. Nella
prospettiva di Gentile la libertà del singolo docente è ancora più ampia rispetto ad oggi. Gentile
parla di libertà di esame (docente indica gli argomenti che poi chiederà all’esame). Viene
riconosciuta piena libertà al docente di scegliere.
Libertà della scuola → creare delle scuole alternative e concorrenziali alla scuola pubblica, creare
scuole private. La prima università privata infatti nasce proprio in questi anni. Gentile è favorevole
a ciò perché l’obiettivo principale è appunto quello di formare la classe dirigente quindi attraverso
la scuola pubblica. Proprio per questo, se l’unico modo secondo lui per educare bene è la scuola
pubblica, la creazione della scuola privata è proprio un modo per sfoltire gli studenti. Chi non è in
grado di stare al livello della scuola pubblica (elevata), va nelle scuole private. Può selezionare
maggiormente e quindi ciò gli permette di tenere un livello di eccellenza nella scuola pubblica.
Quindi la scuola privata nasce per esaltare sempre più la scuola pubblica.
Ruolo dello Stato in questo contesto
Il ruolo che svolge lo Stato è proprio quello di verificare che le scuole private diano comunque un
insegnamento buono, di carattere secondario. Per verificare questo, Gentile introduce l’esame di
stato che serve al ministro per vedere se anche nelle scuole private ci fosse insegnamento adeguato
al titolo che veniva poi rilasciato.
2-insegnamento religioso → riconosce un valore formativo e lo ritiene obbligatorio solo nella
scuola elementare. Questo porta a Gentile una serie di critiche. Gentile reintroduce l’insegnamento
religioso perché il livello di insegnamento religioso a livello elementare riflette un modo di pensare
di Gentile. Non lo fa per farsi appoggiare dai cattolici, non è mosso da strategie politiche o di
consenso ma secondo un suo modo di pensare.
Nelle scuole secondarie la religione viene poi sostituita dalla filosofia la quale presuppone un
possedimento di capacità critica e di pensiero logico che il bambino ovviamente non possiede a
livello elementare. Tutto questo crea soddisfazione nei cattolici ma anche critiche da parte del
mondo laico.
Presupposti teorici della riforma Gentile
Le idee, concetti da cui parte Gentile sono contenuti nei suoi scritti tra il 1900 e il 1920. E’ in
questo ventennio che abbiamo le opere più significative in ambito pedagogico. L’opera principale è
“Sommario della pedagogia” (1913-1914). Metà della sua epoca degli scritti pedagogici.
Rappresenta l’opera più sistematica, articolata in 2 volumi pubblicati in anni differenti:
1-tratta questioni pedagogiche in senso generale (1913)
2-tratta questioni relative alla didattica (1914)
La pedagogia non è secondaria rispetto alla filosofia secondo Gentile. La trattazione pedagogica è
centrale al suo pensiero. Le questioni educative sono centrali. La pedagogia è così importante per 2
ragioni:
1-di carattere storico → Gentile analizza il processo di unificazione nazionale tra 800-900 arrivando
a dire che l’obiettivo finale di tale processo non è mai stato raggiunto. E’ vero che l’unificazione è
avvenuta ma si tratta di un’unificazione territoriale ma non si è creato un sentimento nazionale vero
all’interno della popolazione. Non c’è una logica unitaria all’interno di valori condivisi.
Bisogna promuovere una riforma morale. Ciò che permetterà questo è il canale educativo.
Attraverso l’educazione possiamo promuovere una riforma morale che completi il processo di
unificazione.
2-di tipo teorica → idea che Gentile ha della pedagogia. E’ centrale perché permette la riforma
morale ma anche perché considerata come scienza filosofica. Arriva a pensare la pedagogia come
un tuttuno con la filosofia. Per dire ciò bisogna dire cos’è l’educazione per Gentile.

Gentile appartiene alla corrente filosofica che esalta la dimensione spirituale che si rifletterà poi
anche nell’educazione. Gentile la intende come formazione dello spirito cioè dell’uomo. L’uomo
non è solo spirituale, si incarna in soggetti concreti. La formazione dello spirito coincide come
formazione dell’uomo in quanto spirito ma anche come soggetto concreto (realtà storica).
Individuo → sviluppo storico di questa realtà che accomuna tutti gli uomini.
L’educazione in generale presuppone il rapporto tra due persone (educatore e educando).
L’educatore è espressione del concetto di autorità e l’educando è concetto di libertà.
Autorità e libertà = educazione.
Gentile pensa di risolvere questo enigma partendo dall’idea di libertà. Gentile dice che la libertà è
un processo di autoeducazione. E’ un processo infinito cioè senza termine, coinvolge l’intera
esistenza dell’uomo. Soggetto è protagonista. In Gentile l’individuo = sviluppo storico quindi non è
un individuo sradicato dalla storia e dalla società. L’uomo vive però all’interno di una storia la
quale non è altro che manifestazione di una realtà più ampia rappresentata dallo spirito assoluto. Ciò
vuol dire che la libertà non è individualistica (uno si concepisce da solo) ma il soggetto è libero
quando non solo attiva il processo di autoeducazione (in termini individualistici) ma quando si sente
libero in una realtà ancora più ampia che lo trascende.
Per Gentile non esiste alcuna realtà al di fuori dello spirito assoluto. In questa prospettiva la
distinzione tra educatore e educando viene meno. L’autorità dell’educatore diventerà
automaticamente libertà dell’educando.
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14-15-16-21 Dicembre (parte che manca)

Tematiche della rivista


Tema dominante è la necessità di promuovere l’istruzione femminile considerata alla luce di
differenti aspetti:
1- logica professionale → garantire una professione futura. Necessità di organizzare scuole
professionali femminili che esistevano già ma erano inefficienti, distanti dagli obiettivi prefissati.
Ultimo limite era quello che potevano accedere soltanto ragazze di ceto elevato. Bisognava far
riferimento a professioni di carattere femminile, per esempio la maestra. Le maestre erano mal
retribuite, sottopagate in rapporto anche agli stessi colleghi maschi. Bisognava quindi fornire
strumenti più adatti per uno sbocco professionale.
2- prospettiva familiare e sociale → l’istruzione femminile porta positività anche in famiglia e nella
società. Sugli articoli del tempo compaiono già tematiche riguardanti la parità tra madre e padre…
anche articoli riguardanti il fatto che il progredire della donna andasse di pari passo con quello della
società. Queste posizioni finiscono per avere uno sbocco verso un’idea di emancipazione. Questo
perché l’istruzione non consentiva solo alla donna di apprendere una maggiore consapevolezza ma
le consentiva anche di trovare delle strade, delle soluzioni per uscire dalla sua inferiorità. Questo
sbocco naturale verso l’emancipazione è evidente in un articolo (Marzo 1866) “Le aspirazioni delle
Donne”(Adele Campana). Sottolinea che la donna al pari o più degli uomini è in grado di farsi
strada a livello sociale tramite l’istruzione. Per la prima volta in questo articolo compare una nota
pungente verso l’altro sesso ovvero il più. Comincia ad emergere una sorta di coscienza di genere,
battaglia che le donne devono fare verso l’altro sesso. L’emancipazione è possibile ma solo se
promossa dalle donne stesse. Queste donne devono lavorare insieme per far si che avvenga il
processo. Le donne dei ceti più elevati promuovono iniziative rendendosi a disposizione delle donne
delle classi popolari. Ciò è evidente tramite gli articoli della rivista. Lo vediamo perché a partire da
questo punto la rivista dava voce ad azioni non più di singole persone ma di veri e propri gruppi
femminili. Troviamo ricostruite attività e iniziative che riguardano gruppi di donne e questi articoli
sono scritti delle dirette protagoniste a livello sia pratico che teorico.
Un’altra professione è quella della levatrice fino al 1700, il quale era un mestiere esclusivamente
femminile:
- l’apprendistato per poter svolgere tale professione era informale, non veniva richiesto di
percorrere un percorso di studio organico e articolato. Veniva appreso attraverso l’esperienza, con
la trasmissione di conoscenze orali e non scritte di madre in figlia.
La professione veniva esercitata in casa, in ambito domestico.
La levatrice veniva chiamata tramite 2 parole: figura della mammana o comare. E’ una donna
conosciuta in paese godendo della fiducia da parte delle donne del paese. Chiedeva una scarsa
retribuzione attraverso scambi di consumo essendo prevalentemente in ambito contadino. Si trattava
di un pagamento in natura e non in soldi.
La grande trasformazione sta nel fatto che tali caratteristiche dal 1700 in poi cambiano
radicalmente. Dal 1800 cambiano perché si entra nell’età napoleonica (esperienza di Novara).
Novara non viene annessa alla Francia ma passa sotto il controllo della Lombardia. Questa
professione in cosa cambierà?
Diventa mestiere non più solo a carattere femminile ma cominciano ad emergere anche gli uomini
perché vengono istituiti il controllo maschile sul parto in quanto nascono delle cattedre di ostetrici
nelle facoltà mediche.
Si passa ad una logica di apprendimento istituzionale, cioè formale. Si frequentano corsi in scuole
per diventare levatrici. Si aprono scuole e corsi non solo più a trasmissione orale.

A Novara per esempio vengono proposti richiesti alcuni requisiti per diventare levatrici:
- età tra 20-35 anni
- saper leggere e scrivere
- buona condizione fisica
- buona condotta
Se la persona riusciva a soddisfare i requisiti accedeva al corso che durava 2 anni (in realtà 6 mesi
effettivi). Nei primi 3 mesi (1°anno), lezioni di carattere teorico mentre negli ultimi 3 mesi (2°anno)
più pratico.
1°anno → anatomia, fisiologia, patologia. Si facevano esercitazioni pratiche sul fantoccio.
2°anno → pratica presso l’ospedale, partecipavano insieme al chirurgo per far nascere il fanciullo
approfondendo le conoscenze.
Dopo il biennio bisognava sostenere un esame. Mettere la candidata a proprio agio durante l’esame.
Al termine degli esami ottenevano un certificato di abilitazione che permetteva loro di esercitare la
professione di levatrice. Le ex comare cominciano comunque ad avere in ogni modo un ruolo
secondario rispetto al medico.

Tutti questi progressi portano ad un passo avanti in quel periodo, tale cambiamento porta ad una
difficile accettazione di questa figura in quanto è un cambiamento talmente grande che incontra
difficoltà perché le mamme di fronte alle levatrici non sapevano chi erano queste, non le
conoscevano. Le riconoscevano soltanto il certificato e in più dovevano anche pagarla. Aveva
appreso l’istruzione da un uomo in quanto medico e aveva abbandonato la famiglia. Questo non era
visto benissimo dalle donne/mamme del paesino in campagna.
Le levatrici tollerano che le mammane continuino ad esercitare la loro funzione e successivamente
si arriva ad una loro riqualificazione in quanto le levatrici erano poche per far nascere i bambini. Le
mammane vengono sottoposte anche loro ad un esame per esercitare la professione.

Età della restaurazione (dopo quella napoleonica)


Sempre a Novara, ritornano i Savoia e quindi la città ritorna sotto il controllo dei Savoia
abbandonando la Lombardia.
In questa età cosa succede? Si distinguono 2 fasi:
- fase dal 1816-1833
- fase dal 1834
Nella 1°fase non compare nessun riferimento alle cattedre da ostetricie ne alle scuole per le
levatrici. Questo fa pensare alla loro soppressione portando a pensare che queste scuole erano
qualificate. Venne il dubbio che le donne che le donne non erano alfabetizzate e per frequentare il
corso dovevano abbandonare le famiglie in quanto non era possibile il pendolarismo. Tutto ciò
rendeva scarse tali scuole e quindi vennero soppresse. Però ci si rende conto che queste scuole
erano un’idea positiva per le levatrici.
Dal 1834 vengono fatte le disposizioni del legislatore (antenato del ministro della pubblica
istruzione). Si cerca di reintrodurre scuole per le levatrici dal 1°Gennaio 1836 e per partecipare
dovevano aver fatto esperienza di 6-12 mesi in ospedale o presso un chirurgo (12 mesi) sostenendo
poi un esame finale simile a quello che esisteva già in precedenza.
Sul piano pratico si incontrano però delle difficoltà in quanto erano necessari:
- locali adatti
- materiale didattico sufficiente
- fondi finanziari (per pagare gli insegnanti)
- donne incinta (materia prima)
Questa scuola quindi ha successo? Diciamo che inizialmente si avvia seguita da un numero discreto
di fanciulle destinato a scemare nel tempo. Perché? Per accedere una donna doveva essere sposata o
vedova soltanto dopo si pensa di aprire l’iscrizione anche alle donne non sposate degli ospizi ma ciò
non va importo perché non era permesso che queste andassero a scuola abbandonando appunto gli
ospizi. Tutto questo porta a diminuire sempre più il numero di fanciulle che volevano iscriversi.

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