Guida E-Commerce
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E-Commerce
Tax & Legal
SOMMARIO
Premessa……………………………………………………………………………………4
SEZIONE I:
Imprese ed E-Commerce: gli aspetti legali del contratto telematico.
1. LE DOT-COM E L’E-COMMERCE……………………………………………….5
1.1. Le Dot-Com…………………………………………………………………..5
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4. GLI ALTRI ELEMENTI ESSENZIALI DEL CONTRATTO………………..22
SEZIONE II:
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8.1. La qualificazione oggettiva delle operazioni telematiche….50
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Premessa
Nelle pagine che seguono forniremo, quindi, una serie di indicazioni utili e
soluzioni pratiche sull’argomento. Sebbene, infatti, la materia abbia una
disciplina organica fin dall’anno 2003, la stessa appare a molti operatori
tutt’oggi ancora non del tutto chiara e intellegibile.
Una prima sezione affronterà l’analisi degli aspetti legali del contratto
telematico, illustrandone la normativa vigente, con particolare attenzione ai
vincoli informativi previsti dalla normativa di settore ed individuando i principali
requisiti per il valido perfezionamento dell’accordo.
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Sezione I
Imprese ed E-Commerce:
1. LE DOT-COM E L’E-COMMERCE.
1.1. Le Dot-Com.
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Per le imprese, si riscontra difatti un risparmio dei costi della rete distributiva,
nonché lo sviluppo della clientela potenzialmente illimitata, l’apertura a nuovi
mercati, la riduzione dei tempi di vendita, la creazione di rapporto più diretto
con la clientela.
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ordina un prodotto digitale (ebook, musica, film, foto, ecc.) ovvero aderisce ad
un servizio che gli viene reso in modalità completamente telematica
(operazioni finanziarie, acquisto di biglietti aerei, prenotazioni alberghiere,
ecc.); in tal caso la transazione commerciale conclusa sul web non si traduce in
alcuna consegna o spedizione all'acquirente di un bene fisico, né comporta
l'esecuzione di una prestazione di servizi in cui l'apporto della componente
umana può dirsi significativo; ciò in quanto l'intero ciclo dell'operazione
avviene interamente in forma telematica.
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per le transazioni internazionali: Convenzione di Vienna del 1980
(ratificata dall’Italia con la L. n. 765 del 1985) sulla vendita
internazionale dei beni mobili;
per le transazioni a livello europeo: Regolamento CE 593/2008 (c.d.
Roma I) sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali,
Regolamento CE 864/2007 (c.d. Roma II) sulla legge applicabile alle
obbligazioni extracontrattuali.
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coloro che accedono alla rete internet con conseguente accesso, per il
venditore, ad un vastissimo numero di potenziali clienti; possibilità, per
le imprese, di un contatto diretto con i clienti; riduzione dei costi di
intermediazione. Per queste tipologie di contratti, si applica la normativa
dettata a tutela dei consumatori (Codice del Consumo) che vedremo
infra.
Come osservato sopra, il contratto telematico è regolato, oltre che dalle norme
sui contratti stabilite dal Codice Civile, specificatamente dalla normativa ad hoc
sul commercio elettronico di cui al D. lgs. n. 70 del 2003.
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2.2. Obblighi informativi.
NOTA BENE
Sono fatte in ogni caso salvo le leggi speciali in materia di obblighi informativi propri
dei singoli beni e servizi, le quali dovranno sempre e comunque essere rispettate
dal venditore on line (ad esempio le norme sulla vendita di beni alimentari).
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Il termine di prescrizione per l’azione di accertamento di tale forma
responsabilità e del relativo risarcimento del danno è di 5 anni.
NOTA BENE
Qualora si tratti di vendita tra parti contrattuali che appartengono a Paesi diversi
all’interno dell’Unione Europea, si applicherà (per disciplinare la responsabilità
precontrattuale) la legge che sarebbe che sarebbe applicabile al contratto
qualora lo stesso venisse concluso (Regolamento CE 539/2008, art. 12).
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il numero di iscrizione al repertorio delle attività economiche (REA) o al
registro delle imprese;
Vi sono, poi, una serie di obblighi informativi relativi alla conclusione del
contratto che il venditore è tenuto a rispettare.
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In base all’art. 12 del D.Lgs. 70/2003, il venditore (a prescindere dalla qualifica
di consumatore dell’altro contraente) deve fornire in modo chiaro,
comprensibile ed inequivocabile, prima dell'inoltro dell'ordine da parte del
destinatario del servizio, le seguenti informazioni:
d) gli eventuali codici di condotta cui aderisce e come accedervi per via
telematica;
b) chi sia la persona fisica o giuridica per conto della quale è effettuata la
comunicazione commerciale;
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c) che si tratta di un’offerta promozionale come sconti, premi o omaggi e le
relative condizioni di accesso;
NOTA BENE
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venditore è tenuto a fornire, al consumatore, sia in fase precontrattuale sia
contrattuale.
Il novellato art. 51 del Codice del Consumo stabilisce, in primo luogo, l’obbligo
del professionista di fornire o comunque mettere a disposizione del
consumatore, in modo appropriato al mezzo di comunicazione a distanza
impiegato, in un linguaggio semplice e comprensibile, gli obblighi
informativi stabiliti dalla legge per i contratti a distanza e per quelli negoziati
fuori dai locali commerciali di cui all’art. 49, comma 1, lettere da a) a v) del
Codice del Consumo.
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la durata del contratto, se applicabile, o, se il contratto è a tempo
indeterminato o è un contratto a rinnovo automatico, le condizioni per
recedere dal contratto;
Il professionista dovrà inserire nel modulo d’ordine del prodotto o del servizio
che il consumatore intende acquistare la formula «ordine con obbligo di
pagamento» o altra formula analoga che faccia comprendere chiaramente al
medesimo consumatore che sta effettuando una transazione commerciale.
NOTA BENE
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il prezzo totale dei beni o dei servizi comprensivo delle imposte o, se
la natura dei beni o servizi comporta l'impossibilità di calcolare
ragionevolmente il prezzo in anticipo, le modalità di calcolo del prezzo e,
se del caso, tutte le spese aggiuntive di spedizione, consegna o
postali e ogni altro costo oppure, qualora tali spese non possano
ragionevolmente essere calcolate in anticipo, l'indicazione che tali spese
potranno essere addebitate al consumatore; nel caso di un contratto a
tempo indeterminato o di un contratto comprendente un abbonamento, il
prezzo totale include i costi totali per periodo di fatturazione; quando tali
contratti prevedono l'addebitamento di una tariffa fissa, il prezzo totale
equivale anche ai costi mensili totali; se i costi totali non possono essere
ragionevolmente calcolati in anticipo, devono essere fornite le modalità
di calcolo del prezzo;
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La formazione del contratto avviene con l’incontro delle volontà (c.d. accordo
delle parti):
NOTA BENE
L’accettazione deve essere conforme alla proposta, altrimenti deve intendersi come
nuova proposta.
la causa;
l’oggetto;
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Per i contratti B2B tra imprese con sede sia in Italia che all’estero, in base
all’art. 15 della Convezione di Vienna sulla vendita internazionale, il contratto si
conclude nel momento in cui l'accettazione della proposta perviene al
proponente. Inoltre, in base all’art. 24 di tale Convenzione, la proposta,
l’accettazione e qualsiasi altra manifestazione di volontà si considerano
pervenute al destinatario quando gli siano rivolte verbalmente o consegnate
mediante qualsiasi altro mezzo presso la sua sede di affari, al suo indirizzo
postale o, in mancanza, presso la sua dimora abituale.
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- Per quanto riguarda la modalità sub. 1), il contratto telematico si
conclude mediante la tecnica del c.d. “tasto negoziale virtuale” o
“point and click”, cioè tramite il puntamento del mouse sul tasto di
accettazione e la conseguente pressione sullo stesso mouse o, direttamente
sulla tastiera del computer o, se si tratta di touch screen, di pressione sullo
schermo del computer (o di altro strumento informatico).
Esempio: la pressione del c.d. “tasto negoziale virtuale” è quella usata dalla
nota piattaforma eBay nella proprio sito internet, in cui l’utente può accedere
ai servizi di eBay registrandosi mediante la creazione di un account personale,
previa attribuzione di un “ID utente” e “password” e “click” di accettazione del
regolamento contrattuale.
- Per quanto riguarda la modalità sub. 2), essa si verifica quando sul sito
del venditore vi sono le indicazioni “senza impegno” o “salvo conferma”. Il
contratto si considererà pertanto concluso quando il venditore, dopo
un’eventuale trattativa con il potenziale acquirente, accetti la proposta
ricevuta. Tale tecnica è solitamente impiegata per consentire alle aziende di
gestire le domande ed ovviare alle problematiche di approvvigionamento dei
magazzini.
- Per quanto riguarda la modalità sub. 3), esso si basa sullo scambio di
corrispondenza e-mail tra le parti (non di posta certificata): il proponente
invia un’e-mail contenente una proposta alla quale il destinatario risponde
mediante l’invio con un’e-mail di accettazione. Il contratto si considera
concluso nel momento in cui l’e-mail contenente l’accettazione della proposta
contrattuale giunge presso il server del fornitore di posta elettronica del
proponente mentre, il luogo di conclusione del contratto è quello della sede
dell’azienda fornitrice o della residenza del proponente.
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NOTA BENE
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NOTA BENE
La normativa stabilita dal novellato Codice del Consumo lascia, in ogni caso,
impregiudicate le disposizioni relative alla conclusione dei contratti elettronici e
all’inoltro degli ordini per via elettronica di cui agli art. 12-13 del D. Lgs. 70/2013.
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anche da parte sua, costituisca un’offesa al buon costume, non può ripetere
quanto ha corrisposto (art. 2035 c.c.).
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La nozione di determinabilità dell’oggetto è soggetta a varie interpretazioni.
Secondo un’interpretazione letterale, la determinabilità equivale alla mera
possibilità di determinazione successiva: l’oggetto è determinabile quando il
contratto preveda i criteri, le modalità o gli atti determinazione.
IL CASO PRATICO
Non si possono vendere beni che la legge non considera commerciabili quali gli organi
umani; non si possono vendere beni (ad esempio creme o prodotti di bellezza
miracolosi con effetti istantanei che spesso circolano su internet) la cui esistenza ed
efficacia non sia documentata al momento della loro commercializzazione.
NOTA BENE
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4.2. La “forma” nel contratto telematico.
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Essa offre le seguenti definizioni:
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strumenti telematici conformi alle regole tecniche di cui al medesimo decreto
sono validi e rilevanti agli effetti di legge.
NOTA BENE
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5. LE CONDIZIONI GENERALI DI CONTRATTO E L’ACCETTAZIONE
DELLE CLAUSOLE VESSATORIE.
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o avrebbe dovuto conoscerle usando l’ordinaria diligenza (I
comma, art. 1341 c.c.).Pertanto, l’altro contraente resta vincolato
anche se non abbia conosciuto tali condizioni e non le abbia perciò
volute: è infatti sufficiente che esse siano rese conoscibili.
Ai fini della conoscibilità delle condizioni generali di contratto dei contratti B2B,
è stato ritenuto sufficiente il risalto effettuato sul sito del venditore a tali
condizioni e la loro consultabilità mediante il collegamento c.d. “link”. Tale
modalità non è stata invece ritenuta sufficiente con riguardo ai contratti B2C
dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (sentenza
C49/11 del 5.7.2012).
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contratto, clausole compromissorie o deroghe alla competenza
dell’autorità giudiziaria.
Nei contratti conclusi on line pertanto, siano essi B2B o B2C, qualora il
contratto contenga una o più delle predette clausole vessatorie, esse dovranno
essere specificatamente approvate. Ciò potrà avvenire con le seguenti
modalità:
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La vessatorietà di una clausola dovrà essere valutata tenendo conto della
natura del bene o del servizio oggetto del contratto. Occorre inoltre fare
riferimento alle circostanze esistenti al momento della conclusione del
contratto, nonché complessivamente alle altre clausole del contratto
medesimo.
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a) escludere o limitare la responsabilità del professionista in caso di morte
o danno alla persona del consumatore, risultante da un fatto o da
un'omissione del professionista;
La sanzione prevista dal Legislatore è quindi una c.d. “nullità di protezione” che
“opera soltanto a vantaggio del consumatore” e può essere rilevata anche
d’ufficio dal Giudice.
IL CASO PRATICO
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inadempimento dell’utente, sotto il profilo della gravità della violazione e/o del
numero di condotte denunciate non conformi alle regole contrattuali.
Inoltre, in base al Codice del Consumo, art. 35,nel caso in cui tutte o talune
clausole del contratto siano proposte al consumatore per iscritto, esse devono
sempre essere redatte in modo chiaro e comprensibile. E, in caso di
dubbio sul senso di una clausola, dovrà prevalere l’interpretazione più
favorevole al consumatore.
Il recesso può essere definito come l’atto mediante il quale una delle parti
manifesta la volontà di sciogliere un precedente contratto, precludendo
ovvero estinguendo i suoi effetti giuridici. Esso può essere previsto:
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Il recesso è un negozio giuridico unilaterale e recettizio ed i suoi effetti si
producono soltanto quando esso sia portato a conoscenza del destinatario (art.
1334 c.c.), applicandosi la presunzione di conoscibilità (art. 1335 c.c.).
Ai sensi dell’art. 1373 c.c., il diritto di recesso può essere esercitato finchè il
contratto non abbia avuto un principio di esecuzione.
Ed infatti, ai sensi del novellato art. 52 del Codice del Consumo, per i contratti
a distanza (ivi compresi, pertanto, i contratti telematici),il termine per
l’esercizio del diritto di recesso, da parte del consumatore, è stato prolungato
da 10 a 14 giorni, computati:
dal giorno successivo della conclusione del contratto telematico nel caso
di contratti aventi ad oggetto servizi; ovvero
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tale diritto o sulle modalità di esercizio dello stesso, il termine per
l’esercizio del diritto è prolungato ad un anno (rispetto ai precedenti 60
giorni in base alla vecchia normativa, nel caso di contratti negoziati fuori dai
locali commerciali e 90 giorni nell’ipotesi di contratti a distanza).
A seguito dell’esercitato recesso da parte del consumatore, si configureranno
una serie di obblighi in capo ad entrambe le parti:
NOTA BENE
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6. LE PRATICHE COMMERCIALI SLEALI.
Tale disciplina si applica infatti anche alle microimprese ossia alle entità,
società o associazioni che, a prescindere dalla forma giuridica, esercitano
un'attività economica, anche a titolo individuale o familiare, occupando meno
di dieci persone e realizzando un fatturato annuo oppure un totale di bilancio
annuo non superiori a due milioni di euro.
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NOTA BENE
Ai sensi dell’art. 20 del Codice del Consumo, sono scorrette e, quindi vietate, le
pratiche commerciali:
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NOTA BENE
Non sono tuttavia soggette a tale divieto le pratiche pubblicitarie che consistono in
dichiarazioni esagerate o che non sono destinate ad essere prese alla lettera dai
consumatori.
L’art. 23 del Codice del Consumo fornisce un elenco di pratiche che sono
considerate sempre ingannevoli, quali ad esempio:
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- dichiarare, contrariamente al vero, che il prodotto sarà disponibile solo
per un periodo molto limitato o che il professionista è in procinto di
cessare l’attività o traslocare: in modo da ottenere una decisione
immediata e privare il consumatore della possibilità di avere del temo a
disposizione;
NOTA BENE
E’ altresì considerata sempre ingannevole dalla legge e quindi vietata (art. 57 del
Codice del Consumo) la fornitura non richiesta. In relazione alla quale, peraltro, il
consumatore non sarà tenuto ad alcun pagamento e laddove l’assenza di risposta da
parte del consumatore non implica un suo consenso.
Anche in questo caso la legge fa un elenco delle pratiche commerciali che sono
considerate sempre aggressive (art. 26 del Codice del Consumo) quali ad
esempio quelle volte a:
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- effettuare numerose ripetute e non richieste sollecitazioni commerciali al
consumatore per telefono, fax, e-mail;
Ai sensi dell’art. 27 del Codice del Consumo, detta Autorità si avvale infatti di
poteri investigativi ed esecutivi anche per operazioni transfrontaliere
nonché, se necessario, della collaborazione della Guardia di Finanza per
l’accertamento dell’IVA e dell’imposta sui redditi.
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In caso di inottemperanza senza giustificato motivo, la legge prevede
l’applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie da 2.000,00 euro a
20.000,00 euro. Qualora le informazioni o la documentazione fornite non
siano veritiere, l'Autorità applica una sanzione amministrativa pecuniaria da
4.000,00 euro a 40.000,00 euro.
NOTA BENE
Tali disposizioni non pregiudicano, in ogni caso, la giurisdizione del giudice ordinario
in materia di atti di concorrenza sleale, a norma dell'articolo 2598 del codice civile,
nonché, per quanto concerne la pubblicità comparativa, in materia di atti compiuti
in violazione della disciplina sul diritto d'autore: ai quali i consumatori potranno
comunque rivolgersi per la tutela dei loro diritti.
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Sezione II
E-Commerce:
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L’uso delle nuove tecnologie consente, così, di superare le barriere costituite
dai confini nazionali, rendendo difficoltosa l’attività di controllo da parte delle
autorità fiscali competenti.
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della trasmissione, prendendo come unica unità di misura il bit al quale
applicare un’aliquota fissa. Per quanto concerne l’entità del tributo, le ipotesi
proposte, adattate al contesto italiano, portavano ad ipotizzare un livello di
tassazione di 5 centesimi di euro per ogni MB trasmesso.
Le critiche avanzate.
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una difficoltosa attività di controllo da parte delle autorità
fiscali;
l’impossibile applicazione del concetto di fonte per collegare
la produzione del reddito ad un dato territorio;
il rischio di conflitti tra le amministrazioni finanziarie
nazionali;
l’insorgenza di forme di doppia imposizione sui redditi
derivanti da operazioni transnazionali.
L’intervento comunitario
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● La presenza in uno Stato di un sito web, di un
server, o di un provider di impresa non residente
può essere considerata una condizione sufficiente
per l’esistenza di una stabile organizzazione
dell’impresa stessa?
La stabile organizzazione
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La stabile organizzazione opera come criterio di qualificazione e di
localizzazione dei redditi prodotti da soggetti che agiscono nel territorio di più
Stati, al fine di delimitare la potestà impositiva dei singoli Paesi.
IPOTESI N.1
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Paesi, diversi da quello di residenza della stessa, in cui il sito viene
visualizzato.
IPOTESI N.2
IPOTESI N.3
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concludere contratti a nome delle stesse;
Vale la pena sottolineare che in data 27 aprile 2015 è stata presentata alla
Camera la proposta di legge n. 3076, la quale mira a disciplinare la tassazione
delle transazioni on line introducendo una nuova definizione di stabile
organizzazione (c.d. stabile organizzazione virtuale), che consentirebbe la
corretta individuazione del luogo in cui le imprese di e-commerce sono
virtualmente attive e producono reddito. Essa prevede l’applicazione di una
ritenuta alla fonte del 25% (l’attuazione del prelievo sarebbe rimessa alle
banche e agli intermediari incaricati di gestire il pagamento) sui pagamenti
relativi all’acquisto on line di prodotti e servizi digitali presso un fornitore
estero, anche qualora quest’ultimo non possegga una stabile organizzazione in
Italia. Sarebbe sufficiente, secondo i criteri individuati nella proposta di legge,
la “permanenza digitale” dell’impresa in Italia, dimostrata da un’attività online
continuativa non inferiore a sei mesi e dal superamento di specifiche soglie di
volume d’affari (cinque milioni di euro complessivi). Per mitigare eventuali
fenomeni di doppia imposizione sarebbe poi previsto il riconoscimento di un
credito d’imposta da parte dello Stato estero di residenza dell’impresa,
sebbene non sia ancora chiaro come tale previsione potrà vincolare i differenti
ordinamenti.
La ritenuta del 25% non sarebbe applicabile qualora l’impresa estera decidesse
di dichiarare una “vera e propria” stabile organizzazione in Italia, nel qual caso
verrebbe tassata, in coerenza con i principi generali del reddito di impresa, sui
meri profitti (ricavi al netto dei costi) risultanti dall’apposito conto relativo alla
gestione della stabile.
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8. L’IVA NEL COMMERCIO ELETTRONICO DIRETTO.
Nel settore della fiscalità indiretta, le principali questioni poste dalle operazioni
telematiche hanno avuto ad oggetto le modalità di applicazione dell’imposta sul
valore aggiunto al commercio elettronico diretto, ove tutte le fasi della
transazione (ordine, pagamento e consegna) sono effettuate interamente in
modalità telematica.
Nel sistema dell’IVA, infatti, il commercio elettronico c.d. indiretto non ha dato
luogo a particolari problemi applicativi: tali transazioni concludendosi sempre
con la consegna fisica del bene acquistato online, vengono assimilate alle
comuni vendite a distanza di beni materiali.
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L’art. 7 del Regolamento UE n. 282/2011ha fornito una dettagliata definizione
dei "servizi prestati tramite mezzi elettronici" (c.d. e-commerce). Si tratta
di quelli forniti attraverso Internet o una rete elettronica e la cui natura rende
la prestazione essenzialmente automatizzata (quindi con un intervento umano
minimo e impossibile da garantire in assenza della tecnologia
dell’informazione).
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d) conservazione (warehousing) dei dati online, quando dati specifici sono conservati
e recuperati elettronicamente;
e) fornitura online di spazio sul disco in funzione delle richieste.
Punto 2 dell’allegato II, Direttiva n. 2006/112/CE.
a) Accesso o scaricamento di software, tra cui programmi di
aggiudicazione/contabilità, software antivirus e loro aggiornamenti;
b) banner blocker, ossia software per bloccare la comparsa di banner pubblicitari;
c) driver di scaricamento, come il software di interfaccia tra computer e periferiche
quali le stampanti; d) installazione automatica online di filtri per i siti web;
e) installazione automatica online di sbarramenti (firewalls).
Punto 3 dell’allegato II, Direttiva n. 2006/112/CE.
a) Accesso o scaricamento di temi dell’interfaccia grafica;
b) accesso o scaricamento di fotografie e immagini o salvaschermi;
c) contenuto digitalizzato di libri e altre pubblicazioni elettroniche;
d) abbonamento a giornali o riviste online;
e) siti personali (weblog) e statistiche relative ai siti web;
f) notizie, informazioni sul traffico e previsioni meteorologiche online;
g) informazioni online generate automaticamente da software sulla base di
immissioni di dati specifici da parte del cliente, come dati di tipo giuridico o
finanziario, compresi dati sui mercati azionari ad aggiornamento continuo;
h) fornitura di spazio pubblicitario, compresi banner pubblicitari su una pagina o un
sito web;
i) utilizzo di motori di ricerca e di elenchi su Internet.
Punto 4 dell’allegato II, Direttiva n. 2006/112/CE.
a) Accesso o scaricamento di musica su computer e su telefoni cellulari;
b) accesso o scaricamento di sigle o brani musicali, suonerie o altri suoni;
c) accesso o scaricamento di film;
d) scaricamento di giochi su computer e su telefoni cellulari;
e) accesso a giochi online automatici dipendenti da Internet o reti elettroniche
analoghe, nei quali i giocatori sono geograficamente lontani gli uni dagli altri.
Punto 5 dell’allegato II, Direttiva n. 2006/112/CE.
a) Tutte le forme di insegnamento a distanza automatizzato che funzionano
attraverso Internet o reti elettroniche analoghe e la cui fornitura richiede un
intervento umano limitato o nullo, incluse le classi virtuali, ad eccezione dei casi in cui
Internet o una rete elettronica analoga vengono utilizzati semplicemente come uno
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strumento di comunicazione tra il docente e lo studente;
b) libri di esercizi completati dagli studenti online e corretti e valutati
automaticamente, senza intervento umano.
(*) ipotesi soppresse dal Regolamento n. 1042/2013, con effetto dall’1 gennaio 2015;
(**) ipotesi introdotte dal Regolamento n. 1042/2013, con effetto dall’1 gennaio 2015.
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8.2. La territorialità IVA dei servizi elettronici.
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L’EVOLUZIONE NORMATIVA IN PILLOLE
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Criterio di territorialità collegato al domicilio o alla residenza
del prestatore.
Tale trattamento fiscale porgeva però il fianco ad alcuni profili di criticità, uno
dei quali era rappresentato dalla cd. “distorsione alla concorrenza delle
imprese”.
I soggetti che prestano servizi tramite mezzi elettronici potevano infatti
facilmente spostare la sede della propria attività nello Stato membro in cui
l’aliquota IVA risultava più conveniente.
Nel caso di commercio elettronico “diretto” tale spostamento risultava
agevolato sia dalla dematerializzazione dei beni scambiati sia dall’utilizzo di
tecnologie idonee di per sé a costituire una stabile organizzazione dell’impresa.
Infatti, era sufficiente che un soggetto installasse un server nello Stato
membro in cui era vigente l’aliquota IVA più bassa, per costituire in tale
territorio una stabile organizzazione e applicare ai servizi resi ai consumatori
degli altri stati membri l’aliquota più vantaggiosa del primo Paese.
A partire dal 1° gennaio 2015, per effetto delle disposizioni della direttiva
2006/112/UE recepite nell’ordinamento interno con l’approvazione del
D.Lgs.31 marzo 2015, n. 42, sono cambiati i criteri di territorialità applicabili ai
servizi di e-commerce erogati nei confronti di privati consumatori comunitari.
In particolare, in deroga alla regola generale ex articolo 7-ter, applicata sino al
31 gennaio 2014, le prestazioni rese da un soggetto passivo italiano ad un
consumatore finale comunitario si considerano effettuate nel luogo in cui il
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fruitore del servizio è stabilito, ha il suo domicilio oppure la sua residenza
abituale.
Ciò comporta per le imprese che erogano servizi digitali, cioè quelli di
commercio elettronico diretto, di telecomunicazione e di teleradiodiffusione nei
confronti di consumatori finali UE (B2C), la tassazione con l’aliquota IVA
prevista nei vari Paesi in cui sono stabiliti i consumatori, con il conseguente
obbligo di istituire una posizione IVA in ognuno degli Stati UE nei quali
l’impresa è debitrice d’imposta.
Il decreto ha, di fatto, riscritto le regole (Iva) applicabili al commercio
elettronico diretto effettuato nei confronti di soggetti privati consumatori. Le
novità più importanti riguardano la previsione di nuove regole afferenti la
territorialità delle prestazioni di servizi rese tramite mezzi elettronici e
l’introduzione del MOSS (Mini One Stop Shop).
L’effetto di tali innovazioni è di assoluto rilievo:
- La tassazione, ai fini IVA, delle operazioni riconducibili al commercio
elettronico diretto avviene in base al domicilio del committente;
- Ciò comporta la necessità di identificarsi direttamente o di nominare un
rappresentante fiscale nel Paese in cui il committente ha il proprio
domicilio;
- Per evitare l’inutile e dispendioso proliferare di partite IVA nei diversi
Paesi UE è stato creato il MOSS, attraverso il quale è possibile operare
direttamente da un unico Stato membro;
- Il MOSS prevede due differenti regimi, uno dedicato ai soggetti extra UE
e l’altro ai soggetti UE.
Per ridurre e semplificare gli adempimenti fiscali derivanti dalla modifica della
territorialità dei servizi digitali, il legislatore ha introdotto, su base opzionale, il
mini sportello unico (MOSS - Mini one stop shop)che consente alle aziende di
dichiarare e versare l’Iva dovuta sui servizi digitali, di telecomunicazione e
teleradiodiffusione prestati a persone che non sono soggetti passivi Iva (B2C)
stabiliti in altri Stati membri. Limitatamente a tali operazioni, l’adesione
facoltativa al regime consente ai soggetti registrati al portale Moss (istituito in
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ogni Paese UE) di eseguire gli adempimenti relativi alla dichiarazione
trimestrale e al versamento dell’imposta dovuta (nella misura prevista nel
Paese del consumatore privato) esclusivamente in modalità telematica,
attraverso il sito internet dell’Agenzia delle Entrate.
Possono avvalersi del MOSS sia i soggetti passivi stabiliti nell’Unione (regime
UE) sia quelli stabiliti fuori dal territorio comunitario (regime non UE). Il regime
speciale è facoltativo, ma se l’operatore decide di avvalersene, dovrà applicarlo
in tutti gli Stati membri.
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Regime non UE
Il regime non UE è dedicato ai soggetti extracomunitari che prestano servizi
elettronici nei confronti di privati comunitari. Si tratta di un regime nato per
facilitare l’adempimento degli obblighi fiscali nei casi in cui tali servizi siano
forniti a privati consumatori (non soggetti passivi). Il MOSS consente di fatto ai
soggetti passivi non stabiliti di individuare uno Stato membro di identificazione
come punto di contatto elettronico per l’identificazione ai fini dell’imposta sul
valore aggiunto e per le relative dichiarazioni.
Per quanto riguarda l’ambito soggettivo, il regime è riservato ai soggetti
passivi domiciliati o residenti fuori dell’Unione Europea, non stabiliti né
identificati in alcuno Stato membro dell’Unione, ovvero che non dispongono
nemmeno di una stabile organizzazione nell’UE.
Il soggetto extra UE con le caratteristiche di cui sopra può quindi scegliere
liberamente di identificarsi ai fini del MOSS in uno qualsiasi dei Paesi membri e
da lì operare direttamente per fornire servizi elettronici a privati residenti
anche nei Paesi diversi da quello in cui si è identificato.
I soggetti che intendono identificarsi ai fini del MOSS in Italia devono
presentare apposita richiesta all’ufficio competente dell’Agenzia delle Entrate, il
quale comunica al richiedente il numero di identificazione attribuito. La
richiesta è da effettuarsi compilando un modulo on-line disponibile sul sito
dell’Agenzia.
Ai fini dell’assolvimento dell’obbligo dichiarativo, i soggetti passivi (anche in
mancanza di operazioni) presentano per via telematica all’Agenzia delle
Entrate, entro il giorno 20 del mese successivo al trimestre solare di
riferimento, una dichiarazione trimestrale compilata sulla base dello schema di
cui all’allegato C del Provvedimento dell’Agenzia n. 56191/2015, utilizzando le
specifiche funzionalità disponibili sul sito dell’Agenzia.
La dichiarazione deve contenere, oltre al numero identificativo, al periodo di
riferimento e alla valuta utilizzata, delle prestazioni effettuate, suddivise per
ciascuno Stato membro di consumo, con l’indicazione dell’aliquota applicata.
Il versamento dell’imposta è da effettuarsi entro lo stesso termine previsto per
la presentazione della dichiarazione.
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Regime UE
Mentre per i soggetti non comunitari era previsto anche prima del 2015 un
meccanismo del tutto simile a quello attuale, per i soggetti stabiliti nell’UE si
tratta invece di un’assoluta novità. Attraverso il regime UE anche i soggetti
stabiliti in uno o più dei Paesi UE possono iscriversi al MOSS evitando di
doversi identificare in tutti gli Stati nei quali prestano servizi elettronici a
privati consumatori.
Il regime UE, come già anticipato, è dedicato ai soggetti stabiliti nell’Unione
Europea che prestano servizi elettronici nei confronti di privati comunitari. In
relazione all’ambito soggettivo del regime UE è comunque opportuno fare delle
precisazioni:
- Se un soggetto passivo che si avvale del regime UE ha fissato la sede
dell propria attività economica all’interno dell’UE, lo Stato membro in cui
è stabilita detta sede è lo Stato membro di identificazione ai fini del
MOSS;
- Se un soggetto passivo che si avvale del regime UE ha fissato la sede
della propria attività fuori dall’UE ma dispone di più di una stabile
organizzazione all’interno dell’UE, può scegliere qualsiasi Stato membro
in cui è localizzata una stabile organizzazione come Stato di
identificazione;
- Il regime UE non si applica ai servizi di telecomunicazione, ai servizi di
teleradiodiffusione o ai servizi elettronici forniti in uno Stato membro in
cui il soggetto passivo ha fissato la sede della propria attività economica
o dispone di un astabile organizzazione. Le prestazioni di tali servizi sono
dichiarate alle competenti autorità fiscali di tale stato membro nella
dichiarazione Iva ordinaria.
Per il resto, in quanto compatibili, valgono le medesime precisazioni fatte in
merito al regime non UE.
Ai fini dell’accesso al MOSS è necessario registrarsi telematicamente
compilando l’apposito form disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
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8.3. Casi pratici e soluzioni operative.
Ipotesi n. 1)
Se una società italiana fornisce ad un’altra impresa italiana
un pacchetto software, scaricato da Internet, quale sarà
l’obbligo fiscale dell’azienda fornitrice?
Ipotesi n.2)
Se è invece una società francese a fornire ad un’impresa
italiana un pacchetto software, scaricato da Internet,
quali saranno gli obblighi a carico dell’operatore italiano?
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Ipotesi n.3) Se una società italiana viene incaricata di
realizzare un sito web rispettivamente per conto di
un’impresa tedesca e di una impresa svizzera, quali
saranno gli adempimenti fiscali che l’operatore italiano
dovrà ottemperare?
Trattamento e obblighi fiscali: in entrambi i casi si
tratta di un’operazione fuori campo IVA. L’operatore nazionale quindi
emetterà fattura ai sensi dell’art. 7-ter, D.P.R. 633/1972. Inoltre nei confronti
dell’impresa tedesca, in quanto soggetto UE, l’operatore italiano dovrà
presentare anche il modello INTRASTAT (mod. INTRA 1-quater). Viceversa,
nei confronti della società svizzera, in quanto soggetto passivo extra UE) non
sarà necessaria la presentazione del mod. INTRASTAT.
Ipotesi n. 1)
Se una società italiana vende una banca dati, scaricata da
Internet, ad un privato cittadino UE, quali saranno gli
obblighi fiscali da adempiere?
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richiesta dalla propria disciplina interna. Per evitare la nomina del
rappresentante fiscale o l’identificazione diretta è possibile aderire al regime UE
del MOSS.
Ipotesi n. 2)
Se, invece, una società italiana vende una banca dati,
scaricata da Internet, ad un privato cittadino extra UE,
come dovrà comportarsi l’operatore italiano?
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10.RIEPILOGO: E-COMMERCE DIRETTO E DISCIPLINA IVA.
Obbligo di emissione
Soggetto passivo IVA Operazione fuori
ed annotazione della
stabilito in un campo ex art. 7-ter,
fattura nel registro
Paese extra UE D.P.R. n. 633/72
delle fatture emesse.
ITALIANO
Soggetto
passivo IVA
Privato dell’UE IVA del Paese dell’UE Nomina
dove è stabilito rappresentante fiscale
il committente o identificazione diretta
nello Stato del
committente. In
alternativa adesione al
MOSS
Reverse charge
Italiano IVA in Italia
da parte del
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soggetto passivo IVA committente italiano
Soggetto
passivo IVA
Stabilito in
altro Paese
Nomina
dell’UE
Italiano privato IVA nel Paese UE dove rappresentante fiscale
diverso
è stabilito il o identificazione diretta
dall’Italia
committente nello Stato del
committente. In
alternativa adesione al
MOSS
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Il luogo di effettuazione delle vendite a distanza, rilevante ai fini
dell’imponibilità delle stesse, varia a seconda dei soggetti coinvolti, del luogo di
provenienza e destinazione dei beni ceduti.
66
Le operazione B2C intracomunitarie.
67
L’elenco sempre aggiornato è disponibile nel sito web della Commissione Europea al seguente
link:
http://ec.europa.eu/taxation_customs/taxation/vat/traders/vat_community/index_en.htm
NOTA BENE
L’Italia ha adottato una soglia più bassa (€ 35.000 euro) ai fini della detassazione
delle operazioni «in entrata», e una soglia più elevata (€ 100.000 euro) ai fini della
detassazione delle operazioni «in uscita».
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NOTA BENE
In deroga all’art. 7-bis, co. 2, D.P.R. 633/72, l’art. 40, co. 3, del D. L. n. 331/93
stabilisce che il luogo delle cessioni di beni oggetto di vendite a distanza provenienti
da altri stati membri è situato in Italia anziché nel paese Ue di partenza, ossia nel
luogo di destinazione anziché in quello di origine.
Tale disciplina però, ai sensi del successivo comma 4, non si applica:
a) alle cessioni di mezzi di trasporto nuovi, nonché alle cessioni di beni da
installare, montare o assiemare, nel territorio nazionale, a cura o per conto del
fornitore comunitario;
b) alle cessioni di bei, diversi da quelli soggetti ad accisa, effettuate nel territorio
dello stato fino a concorrenza dell’importo di 35 mila euro nel corso dell’anno
solare, e sempreché tale limite non sia stato superato nell’anno precedente, a
meno che il cedente comunitario non abbia comunque optato per l’applicazione
dell’IVA in Italia.
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Per i beni inviati con il servizio postale all’interno di pacchi è necessario
osservare le disposizioni recate dal DM 22.1.1977 (presentazione di apposita
dichiarazione doganale recante la specifica dei beni ceduti).
Inoltre, nel caso in cui il cliente sia un operatore economico con sede,
residenza o domicilio negli Stati o territori a fiscalità privilegiata (cc.dd. Paesi
“Black list”) e l’operazione sia di importo superiore a 500 euro, il cedente
avrà l’obbligo di presentare all’Agenzia delle Entrate la relativa comunicazione.
NOTA BENE
Secondo lo schema del D. Lgs. di semplificazione fiscale stilato lo scorso 20 giugno
2014, che ha ottenuto il via libera preliminare del Consiglio dei ministri, la
comunicazione delle operazioni Black List non sarà più trimestrale o mensile, ma
diventerà annuale, e la soglia di esonero dall’obbligo, attualmente di 500 euro per
operazione, passerà a 10 mila euro (importo riferito all’ammontare complessivo
annuo rispetto a ciascun cliente e fornitore, da verificare separatamente per le
operazioni attive e passive).
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Soggetto IVA italiano Acquisto intracomunitario
71
13.2 Nel commercio elettronico “diretto”.
Per ciò che concerne gli obblighi di fatturazione nell’ambito del commercio
elettronico diretto va ricordato che l’entrata in vigore del D.Lgs. 42/2015 ha
apportato semplificazioni in ordine alla certificazione delle operazioni. In
particolare, nel primo comma dell’art. 22 del Decreto IVA è stata introdotta
un’ulteriore casistica di esonero dall’obbligo di emissione della fattura. Il nuovo
numero 6-bis stabilisce, infatti, l’esonero dall’obbligo di emissione della fattura
per “le prestazione di servizi di telecomunicazione, di servizi di
teleradiodiffusione e di servizi elettronici resi a committenti che agiscono al di
fuori dell’esercizio dell’impresa, arte o professione”.
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Inoltre con la risoluzione n. 23 (§6) del 24 luglio 2014 resa in tema di prodotti
elettronici editoriali, l’Agenzia delle Entrate ha ribadito che alle prestazioni di
servizi e-commerce si applica sempre l’aliquota ordinaria (attualmente
pari al 22%).
Nel caso in cui l’impresa italiana si trovi nella necessità di emettere fattura,
inoltre, può decidere di emetterla in forma cartacea o in forma elettronica.
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REQUISITI DELLA FATTURA ELETTRONICA
L’ autenticità dell’origine:
prova dell’identità dell’emittente e inequivoca riferibilità della fattura allo stesso;
l’integrità del contenuto:
immutabile e inalterabile fino al termine del periodo di conservazione;
la leggibilità nel tempo:
a prescindere dal formato originale con cui è stato emesso e conservato.
Tali requisiti possono ora essere soddisfatti con modalità lasciate alla libera scelta
del contribuente (Circ. A.E. 12/E del 3/06/2013).
74
cui tali soggetti hanno le rispettive sedi.
75
RITENUTA DEL 20% SULL’E-COMMERCE
L’art. 4 del D.L. n. 167/1990, mod. dall’art. 9 Legge 97/2013 ha previsto chela
ritenuta all’ingresso del 20% si applica qualora i flussi in ingresso siano frutto
di investimenti e/o attività finanziarie estere, che concorrono a formare
reddito complessivo del contribuente. Per evitarlo, il contribuente deve
informare la banca che il pagamento non è riconducibile a redditi di capitale o
a redditi diversi ex articolo 67 del TUIR.
Effetti sull’E-Commerce Sia nel caso di vendite on line sia nelle ipotesi di
rimesse inviate ai propri familiari da chi lavora all’estero, per non vedersi
applicato il suddetto prelievo, i contribuenti saranno costretti ad
autocertificare all’intermediario che il pagamento in arrivo non è un reddito
finanziario. In difetto, il rischio è quello di vedere falcidiate somme in entrata
sulle quali, invece, la ritenuta non dovrebbe incidere.
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Oggi non essere sul web è come non esistere.
Sempre più imprese si rivolgono al mondo del World Wide Web con
il preciso intento di ampliare i propri mercati, aumentare la notorietà
del proprio marchio ed implementare le vendite, riducendo i costi e
affrontando la crisi in maniera innovativa.
Le imprese italiane che vendono on line fuori dai confini nazionali hanno
registrato mediamente il 27% del fatturato dall’estero, malgrado solo il
30% disponesse di un sito in lingua straniera.
Partendo da questo trend in continua crescita, la guida si prefigge
lo scopo di fornire un sopporto pratico e di essere uno strumento di
orientamento per le imprese che intendano estendere il proprio business
attraverso il mercato digitale.
L’obiettivo è quello di offrire agli operatori economici con meno
esperienza le linee guida per familiarizzare con l’e-commerce,
individuando e superando le insidie legali e fiscali del web, ed alle PMI
che già fanno business digitale qualche indicazione utile a migliorare le
proprie percentuali di successo.