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I MUSEI VIRTUALI PROMESSE NON MANTENUTE?

• Il 21ottobre del 1994 fu inaugurata la mostra Nefertari: luce


d’Egitto, a palazzo Rispoli, a Roma, riguardante il restauro della
tomba di questa regina a cura della fondazione Getty. L’interesse
del pubblico si concentrò però solo sulla stanza dov’era
possibile visitare la tomba della regina : come se si fosse al suo
interno attraverso l’uso di occhiali 3D.

• Attraverso il connubio tra beni artistici e tecnologia si realizza


un processo di valorizzazione :infatti mediante l’ utilizzo dell’
ambito digitale il visitatore veniva immerso in un universo
tridimensionale e i mondi del passato rivivevano non tramite le
parole dell’ esperto o della guida ma proprio davanti agli occhi
del visitatore, dandogli l’ impressione di poter toccare con mano
ciò che vedeva.

• Il concepire un bene artistico in funzione di una percezione


visiva offerta ad un destinatario ha i suoi vantaggi in quanto si
poteva visitare una determinata struttura( la tomba di Nefertari )
senza andare sul luogo di origine (Egitto),quindi non la si
danneggia, si vive interamente, non solo immaginandola . In
particolare la mostra fu ricostruita mediante l’archeologo
Ernesto Schiapparelli nel 1904, con un approccio scientifico e
tecnologico straordinario , infatti egli aveva fatto realizzare foto
della tomba in tutti i punti, e produrre disegni e acquarelli . Ciò
ha permesso alla tecnologia non solo di contemplare l’opera ma
di comprenderla in modo corretto, come se si fosse sul luogo,
per esempio Anubi diventava davvero il dio della Morte e non era
più confuso con un cane.

• Il processo di apprendimento, infatti, si basa su due fasi: 1)


cognitivo, comprensione dell’ oggetto di apprendimento, non si
può apprendere ciò che non si capisce. La seconda è la
componente dinamica , è la motivazione ad apprendere , il voler
sapere . La tecnologia potenzia questi due fattori , in quanto il
mezzo audio visivo è più efficace di quello linguistico per fornire
conoscenze.
• Il connubio tra beni culturali e tecnologia però non ha creato
una nuova era riguardo al nuovo tipo di fruizione in quanto un
gran numero di persone rimane legato a vecchi sistemi e usi,
perché il rapporto tra BC e tecnologia è diventato sempre più
confuso, i BC sono al centro di strategie politiche-manageriali, e
il rapporto mette in evidenza la concezione tutta italiana
dell’innovazione, totalmente miope incapace di avere un ritorno
economico.

• Ci sono anche falsi problemi: non è vero che la tecnologia non ha


mantenuto le promesse, eventi come quelle di Nefertari, si
realizzano in modo molto semplice ed economico, anzi, lo
sviluppo economico permette di ottenere ricostruzioni storiche
virtuali molto superiori a quelle di N.

• Non è la tecnologia che ha impedito di sviluppare su larga scala


progetti come quello di N, ma l’incapacità di gestione della
tecnologia da parte di chi dovrebbe avere le competenze
necessarie per la valorizzazione dei BC.

QUAL È IL PROBLEMA?

• La prima esigenza è quella di rendere comprensibile a tutti i


livelli,l’opera infatti è un oggetto comunicativo, e ha bisogno di
essere interpretato per comprendere il significato che chi l’ha
creato voleva dargli. Se non c’è comunicazione non c’è
comprensione perché non si può dare una proprio
interpretazione.

• La comprensione può esserci solo se c’è la conoscenza di un


codice in base alla quale è stato formulato e la condivisione di
un contestoossia conoscenze necessarie alla sua interpretazione
.

• Ma nell’opera contesto e codice sono assenti , ciò perché tendono


a decadere con l’ estendersi dell’ orizzonte temporale e spaziale
che separa l’ emissione dalla ricezione del messaggio. Più passa
il tempo, più la distanza aumenta e più risulta difficile
interpretare , il contesto, così come il codice.
• Il rimedio quindi è quello di studiare: codici che non si
conoscono più(e che al tempo dell’ opera si comprendevano
spontaneamente), contesti,per ricostruire le conoscenze del
patrimonio una volta comune . E’ un tipo di rimedio che dato un
certo curriculum scolastico e data una relazione di co estensione
tra la popolazione soggetta a tale curriculum e la popolazione
che ha desiderato di entrare in contatto con l’ opera d’ arte , è
automatico . Ma nel caso cambi il curriculum scolastico (ad es
non include più la storia dettagliata di epoche passate ) o non
vale più la relazione di coestensione (perché la popolazione
soggetta al curriculum non è la stessa che va a vedere le opere d’
arte) allora questo rimedio non vale più.

VISITATORI

• Esiste un gap tra visitatori e opere d’arte, per via del curriculum
scolastico vario e dell’aumento della popolazione che aumenta la
fruizione dell’opera.

• L’ analisi quantitativa conferma che il numero di visitatori dei


musei (siti archeologici , monumenti…) cresce costantemente ,
ma non si distribuiscono in modo omogeneo, alcuni musei
hanno moltissimi visitatori , altri pochi .

• Si viene a creare quini un oligopolio : pochi musei hanno la quasi


totalità dei visitatori, perché solo loro assumono la posizione
dominante che impedisce agli altri di entrare nel mercato . Una
situazione del genere viene creata mediante il brandname ossia
dal marchio del museo. ( ad es sarebbe difficile pensare una
terza bevanda da comparare alla Coca Cola o alla Pepsi , ma non
per gli ingredienti che le costituiscono piuttosto per il nome del
prodotto) Quanto più il brand name è dominante tanto più il
prodotto fisico è irrilevante nel determinare la scelta .

• La distribuzione dei visitatori nei musei è oligopolistica, perché i


musei sono brand name e attirano clienti/visitatori non per la
loro offerta culturale ma per il loro nome.Per esempio, Pompei
ed Ercolano, il Colosseo , gli Uffizi , Galleria Borghese .
• Ciò che dimostra questo dato può esser appurato da una
semplice analisi , prendendo in considerazione a Roma il
numero di visitatori del Palazzo Venezia , Barberini e Galleria
Spada questi saranno inferiori rispetto alla Galleria Borghese , in
tutto ciò non rientra la localizzazione , il costo o l’ offerta ma
appunto il brand name . Ciò accade anche nel caso di Napoli ove
il numero di visitatori del Museo Archeologico è più elevato
rispetto al Palazzo Massimo , Terme di Diocleziano .

• Infine considerando che la sede della romanità è a Roma ci si


aspetterebbe un numero di visitatori esiguo , ciò che avviene
invece a Napoli ove si usufruisce della cultura romana. Ciò
spiegato dal fatto che a Roma non esiste un museo di Roma
classica , antica , romano .

• Per avere una rappresentazione della massa di visitatori sono


stati presi in considerazione quelli dei MuseiVaticani, dopo la
visita si è chiesto loro se avevano visto le sale dedicate a
Caravaggio e a Raffaello ma 1/3 non ricordava di averle appena
viste. A coloro che diedero invece risposta affermativa venne
chiesto di riconoscere degli autori appena visti ma solo il 10% ne
ricordava 4 , il 10% Raffaello e Caravaggio e il 46% riconobbe
Raffaello.Data una lista di 5 soggetti (Crocefissione , Battesimo ,
Martirio , Adorazione , Annunciazione) di cui soli tre erano
realmente presenti Il 50% non ricordava nulla dei soggetti visti ,
il 18 almeno uno correttamente , 32% ricorda soggetti che non ha
visto .Ciò è stato sperimentato anche con i dipinti e il risultato è
stato il medesimo ciò avvenuto in quanto si dedica poco tempo
all’ osservazione delle opere , se solo si modificasse tale
atteggiamento , si avrebbero risultati diversi.

COSA FARE?
• Esiste un gap tra la frequentazione dei musei e la comprensione
delle opere esposte .Quando non si comprende il messaggio che
qualcuno formula non necessariamente si deve riscostruire una
base di conoscenza comune . In quanto esistono traduttori che
condividono le conoscenze sia di chi ha emesso il messaggio sia
di chi lo riceve , così da operare un riempimento mirato del gap
tra conoscenze del destinatario e quelle pertinenti alla
comprensione del messaggio.

• Questa ‘traduzione’ supportata dalla tecnologia ristabilisce le


condizioni di codice e contesto . Se si pensa ad un museo dove
l’opera è supportata da un cartoncino didascalico, risulta difficile
guardare e leggere contemporaneamente , è esperienza comune
che una delle due venga eliminata .Con la tecnologia invece il
visivo viene associato al visivo. C’è più omogeneità di linguaggio
che rende immediata la comprensione.

• Riagghianti non aveva tecnologie ma ugualmente arrivò alla


formulazione che il visivo si spiega con il visivo . Diede vita ad
una produzione cinematografica per dare vita alle proprie parole
, si spinse a compiere inoltre piccoli esperimenti con l’ utilizzo
del plotter ossia del computer , unico strumento grafico che
aveva allora (anni 70) . Oggi giorno le tecnologie presenti
permetterebbero di fare ciò con molta semplicità , quindi risulta
lecito domandarsi perché non ci si muova in tale direzione.

OSTACOLI

• Per un adeguato utilizzo della tecnologia ci vogliono conoscenze


specifiche di coloro che sovraintendono i BC . Questo compito è
spettato istituzionalmente al museo , ma in passato esso poteva
permettersi di ignorarlo avendo un usufruizione culturale da
parte di un circuito selezionato di visitatori , quindi l’ esporre si
limitava alla semplice accessibilità fisica.

• Prima l’esposizione era rivolta all’ analisi delle opere per


determinare il processo della loro genesi , quindi una prassi di
studiosi per studiosi , non volta a stabilire il circuito
comunicativo dell’ opera , ma renderla ad un esame analitico .

• Molto spesso nell’esposizione vi è un affollamento delle opere


nella stessa sala , ciò permette di fare confronti analitici , ma
pessimo per far parlare le singole opere . Da ciò scaturisce che
chi ha le competenze per realizzare un contesto tale da fare
risaltare le caratteristiche dell’opera , deve far arrivare il
messaggio al destinatario, modificando il suo atteggiamento per
tale scopo.

• E’ da considerare inoltre che un curatore sa scrivere , ma


difficilmente sa esprimersi mediante il mezzo visivo . Quindi
dovrebbe prefigurarsi nella figura di mediatore tra visitatore e
opera , affiancandosi a qualcuno che domini le tecniche e i
formati tipici dei mezzi comunicativi visivi .

• Le persone competenti in comunicazione visiva sono poche ,


inoltre la loro professionalità non incrocia il mondo dei musei e
degli oggetti d’ arte .

RIMEDI AGLI OSTACOLI

• Quindi esistono due ostacoli uno umano e l’ altro conoscitivo .


Per rimuovere l’ ostacolo umano bisognerebbe motivare i
curatori a ristabilire la comunicazione degli oggetti che il museo
contiene ( attraverso il meccanismo della ‘traduzione’ e del
‘riempimento’ locale). Per ottenere ciò si possono richiedere
finanziamenti , stabilire premi non simbolici.

• Ulteriori rimedi agli ostacoli sono 1. Costituzione di un team per


la comunicazione delle opere con competenze specificate e
documentate 2. Tale costituzione deve essere contemporanea al
team di allestimento della mostra per effettuare un lavoro a
livello paritario. 3. Formazione di un progetto esplicito 4. Il
progetto deve esser soggetto a valutazione esterna . Per
rimuovere l’ostacolo conoscitivo- il non sapere come fare dei
curatori – si elimina con lo studio e la sperimentazione
focalizzata su un progetto.

L’ ostacolo conoscitivosi rimuove con ricerche , studi e


sperimentazioni finalizzate al problema.

RICERCA , CARATTERI E DISTORSIONI

• La ricerca nei BC è chiamata technologydriven ossia tecnologia


come fine e non come mezzo. Si finanzia l’ applicazione e l’
avanzamento della tecnologia. Tuttavia configurandosi qui la
tecnologia come mezzo per raggiungere le finalità , viene a
crearsi una distorsione .Alcuni esempi :

• Esempio1: con un telefonino si scatta una foto a un resto


archeologico , si invia a un server centrale e si ricevono
informazioni su questo .L’ obiettivo è quello di identificare
mediante una foto l’ oggetto preso in considerazione . Questo
sistema è costoso e inutile in quanto esistono mezzi più semplici
per ottenere un’ identificazione ad es una targhetta numerica
riportata sull’ oggetto e che il visitatore può digitare e inviare .
Con ciò si aumenterebbe l’ affidabilità e diminuirebbero i costi .

• Esempio2: Il visitatore è connesso attraverso il telefonino o il


palmare a un sistema di posizionamento satellitare che riferisce
al sistema centrale la sua posizione nello spazio , da queste
informazioni il sistema deduce cosa sta guardando il visitatore .
Come nel caso precedente non viene detto nulla però sul cosa è
possibile mandare sul telefonino

• Esempio3.: A Pompei una workstation sulla schiena , un casco


con visiera e una piccola telecamera attaccata , permette di girare
per le strade e vederle ripopolate di popolazioni antiche . Quindi
Un tour (augmented reality che permette di sovrapporre in
tempo reale la visione della scena reale con immagini
virtualmente generate e in movimento) .Il problema che viene a
crearsi è quello che in questa vetrina virtuale vengono riprodotti
un esiguo numero di oggetti in cui il visitatore si perde .

• Numerose ricerche si sono attivate al fine di portare oggetti


tridimensionali sul web e lasciarli manipolare liberamente all’
utente . Si tratta di oggetti realmente esistenti e non ricreati , il
problema è come scannerizzarli bene tridimensionalmente .
Queste proposte sembra che stiano pe invadere il campo dei BC ,
ciò genererebbe miliardi di dati da conservare e gestire .

LE CONSEGUENZE:

• I problemi della fruizione del BC sono due: umano


(incomprensione e conservatorismo dei curatori) e
conoscitivo(non sapere come fare ). Delineando le conseguenze
di un inerzia al cambiamento si avrebbe:

• Il numero dei visitatori aumenta e si concentra nei pochi luoghi


simbolo (brand name) , ciò determina un affollamento, e di
conseguenza aumentano le varie proposte attrattive di offerta
culturale , ne sono esempio le mostre temporanee di archeologia
che si tengono al Colosseo a Roma , così come la Galleria
Borghese (galleria di pittura). Con la crescita del numero dei
visitatori i beni culturali diventano un affare economico
appetibile e quindi tendente a scivolare nel massimo
sfruttamento possibile.

• Ciò su cui si punta è il brand name pompati da opportune


campagne pubblicitarie , uno di questi è l’ impressionismo (Un
impressionista italiano , un impressionista veneziano …) Seguito
da un video promozionale che non spiegava nulla circa la storia
o l’ impressionismo ma si riduceva ad una voce scandinava fra
grandi liriche , frasi sullo sfondo di tele innevate. I testi poesia
sono firmati Goldin (creatore della mostra) e i dipinti si animano
. Così al quadro muto dell’esposizione museale , si sostituisce
un quadro parlante usato come spunto di associazioni a
carattere emotivo che nulla ha a che vedere con il valore
culturale .

• Gestire un numero elevato di musei porta allo spreco di risorse


da una parte e una difficoltà di gestione delle strutture dall’ altra
: le mostre di arte antica sono divenute un affare economico
colossale, da vita a migliaia di lavoratori , permette la
pubblicazione di ricerche . Le istituzioni culturali però stanno
perdendo il loro potere , schiacciate dalle esigenze della cultura –
spettacolo , del circo – mostre e costrette ad adeguarsi a esse
divenendo cosi fornitrici di contenuti .

Esempio: Brera. Ove il museo è divenuto circuito d’ affari che non fa


altro che penalizzarlo in in quanto non fornisce una trasmissione
culturale nei confronti dei visitatori .Il numero dei visitatori è di 200
000 l’ anno , ciò giustificato dal fatto che vi è un affollamento di opere
e l’ assenza di ausili per il fruitori.
RIMEDI : RADDOPPIARE LA CURVA

• Tutti i problemi sparirebbero se l’opera tornasse a essere fruita


in maniera intelligente, se le scelte avvenissero sulla base non del
brand name, ma in base alla logica del prodotto scelto da chi è in
grado di giudicarlo e apprezzarlo , facendo cosi cessare la
distribuzione oligopolistica . Prendendo in considerazione il
numero di visitatori della produzione cinematografica e quella
dei musei . Si nota che le più importanti case prendono di più e
le altre via via di meno ma senza grossi salti . Ciò avviene perché
i frequentatori del cinema scelgono il film e non il contenitore o
la confezione al contrario di quelli del museo . Il film è anch’
esso un oggetto comunicativo come l’ opera d’ arte ma il circuito
comunicativo in questo caso funziona . La gran parte degli
spettatori possiede i requisiti di codice e contesto per
interpretarlo e capirlo . Se i visitatori effettuassero ciò anche nel
contesto museale vi sarebbe: meno affollamento, meno musei
sotto-visitati, ma questo sarebbe possibile se i visitatori
potessero scegliere in modo intelligente e di non dipendere dal
sistema oligopolistico del brand name . Ma ciò presuppone che i
visitatori sappiano leggere e capire gli oggetti d’ arte , e cioè che
si riattivi il circuito comunicativo .

• A tal proposito si accenna la didatticamuseale che caratterizza


un alibi dietro cui responsabili e curatori museali non possono
nascondersi ed è un concetto sbagliato e fuorviante . Anche nel
caso della didattica delle opere si interviene in maniera errata in
quanto sia forma che la sostanza sono fuori bersaglio . La forma
è quella della visita guidata , della conferenza preparatoria ,
cartelli scritti , schede , in ogni caso discorsi verbali nulla di
visivo . La sostanza tende a rispecchiare l’ approccio analitico del
curatore e dello storico : si parla di com’è fatta l’ opera della sua
genesi … Quindi un discorso da critico.

RIMEDI :COME FARE

• La ricerca sulla fruizione/valorizzazione non deve esser basata


sullo sviluppo delle tecnologie , ma deve divenire conceptdriven.
Ossia è il concetto di fruizione , le sue determinanti che vanno
specificate , i mezzi per fare ciò divengono poi oggetti di
implementazione nella ricerca : tecnologie grafico visive , verifica
empirica dei risultati .Oltre che concpetdriven la ricerca deve
esser anche case based ossia condotta su casi concreti che non
siano isolati al solo scopo di mostrare la funzionalità
dell’applicazione.

• Va perseguita una ricerca mirata, attraverso il finanziamento ,


sviluppo e implementazione di realizzazioni operative in
situazioni concrete affidate a team compositi in cui siano
rappresentate le diverse competenze , incluse quelle estranee al
mondo dei musei ma di provata esperienza nel campo della
comunicazione visiva . Inoltre va imposta per tutte le
realizzazioni una rivelazione sperimentale controllata dei
risultati relativo alla trasmissione culturale .

• Per arrivare alla costruzione di progetti credibili che sfocino in


concrete realizzazioni , appare necessario un promotore che
svolga vari ruoli : 1. di facilitatore di contratti tra competenze
diverse , mantenendone un’ efficace comunicazione
interdisciplinare , 2. di catalizzatore rispetto all’ obiettivo ,
fornendo suggerimenti e raccordi alle idee progettuali che
mantengano il focus , 3. di garante di trattamenti imparziali e
paritari , e di valutazioni dei risultati .

LEADERSHIP:

• Se si attuasse il programma si ristabilizzerebbe il circuito


comunicativo delle opere , musei e mostre diventeranno
ambienti di comprensione e apprendimento primari ossia luoghi
di istruzione per i giovani e di educazione per gli adulti

• Infatti l’ aspetto economico, non renderà mai piena


autosufficienza del sistema museale, ma se le istituzioni
divenissero un elemento di formazione e integrazione grazie al
recupero del meccanismo di trasmissione culturale , allora la
spesa si trasformerà in investimento .
• In tale campo può svilupparsi una leadership qualitativa di
esperienza .E l’ Italia per il suo mix di fattori (sensibilità estetica ,
abitudine con un vasto patrimonio artistico , …) può eccellere in
questo settore . Si può costruirla attraverso applicazioni
tecnologiche avanzate .

• Negli anni 90 un istituzione culturale americana il


GettyConservationInstitute affidò a istituzioni scientifiche e
industriali italiane la ricostruzione virtuale della tomba di
Nefertari . Il team che la realizzò diede vita anche alla
ricostruzione della Basilica Ulpia del foo di Traiano . Con ciò l’
Italia acquisì una leadership nello sviluppo della realtà virtuale .
Ma quando si trattò di ampliare il sistema tutto svanì .Data dalla
mancanza di focalizzazione sugli obiettivi unita alla capacità di
saper scegliere gli attori senza delegare .

MUSEO SUL WEB:

• Ragghianti fondatore della museologia italiana osservò come i


musei odierni , quelli ereditati e quelli della cultura dell’ 800 non
rispondono all’ esigenza di essere strumenti di comprensione
delle opere d’ arte , cioè non svolgono la funzione educativa di
carattere pubblico . Le finalità espositive attuali sono orientate
all’ analisi e al confronto , al discorso critico sulle opere e la loro
genesi e non alla spiegazione di esse tramite la ricostruzione dei
loro presupposti comunicativi .

• Per un’ opera pittorica si potrebbe far capire al visitatore cosa l’


autore voleva comunicare attraverso essa , mediante gli
accostamenti con altre opere .

Ragghianti nel 1970 chiese l’ esame del progetto Costruzioni


Meccaniche Finsider di un contenitore a carpenteria metallica in
acciaio , in serie , aumentabile e smontabile , offerto ai comuni
italiani come silos per automobili ad un prezzo discreto che
sarebbe stato adottato a contenitore museale vantaggioso . Il
museo dovrebbe divenire quindi una machine a voir e dovrà
cambiare moltissimo per farlo . Sarebbe opportuno disporre di
un test bed , un luogo dove collaudare aspetti del sistema , dove
poter sperimentare variazioni , senza che comporti interventi
pesanti dal punto di vista fisico – strutturale . Un ideale test bed
è il sito web del museo . E’ infatti possibile sperimentare gran
parte dei materiali digitali che si vorrebbe mettere alla prova
rispetto all’ obiettivo della fruizione delle opere nel museo.

MUSEO SUL WEB : NUMERI

• L’ analisi di un sitoweb di un museo non deve patire da coloro


che contattano il sito web del museo : deve partire da coloro che
conoscono , contattano il museo reale . Per svolgere l’ analisi è
stato preso in considerazione il sito web dei Musei Vaticani a
Roma . Il sito replica il museo nella sua totalità , con i suoi
ambienti. E’ possibile avere una vista di ciascuna sala , con tutte
le opere esposte . Vi è una descrizione verbale di tutte le opere . I
visitatori sono stati intervistati dopo la loro visita al museo .L’
82% dei visitatoi del museo non vede il sito web del museo , tutto
il lavoro di manutenzione e costruzione di questo va a dirigersi
solo al 16 % .Coloro che non visitano il sito web non lo
considerano necessario in quanto non aggiunge nuove
informazioni , qualcuno afferma che è una brutta copia del
museo reale . Coloro che lo visitano invece lo fanno in vista di
ricevere informazioni su come raggiungerlo , sugli orari di
apertura , ecc. Il problema è dato dal fatto che i siti sono
realizzati senza una chiara visione delle loro finalità , ma se si
prova a rovesciare la situazione si ricadrà sul progetto del
museovirtuale.

MUSEO VIRTUALE

• Il museo virtuale non è il museo reale trasposto sul web .


Vedere un quadro o un oggetto su uno schermo di un computer
anche con alta definizione non genera l’ impressione percettiva
che si ha sul posto . Il museo si percepisce con il corpo e non
solo con gli occhi , ci si muove nelle sale , attorno e davanti agli
oggetti , si ha un senso di posizione dello spazio che
contribuisce all’ apprezzamento dell’ esperienza .

• Il museo virtuale non è l’ archivio database complemento


elettronico del museo reale. Qui un valore aggiunto intrinseco
c’è : La schedatura di tutte le opere , tutti i dati di provenienza e
storia , tutte le notizie di complemento che si possono voler dare
. Il visitatore comune non ricerca tra l’ enorme quantità di
materiale ciò che documenta l’ oggetto visionato , in quanto il
desiderio di arricchire presuppone una comprensione dell’
oggetto stesso . Ma se questa non c’è non sussistono i criteri di
ricerca . L’ utente cui è destinata questa forma di museo virtuale
elettronico è colui che già sa , sia dal punto di vista dell’ aver
bisogno di materiali , sia dal punto di vista del sapersi aggirare
efficacemente.

• Il museo virtuale , non è ciò che manca del museo reale : il


complemento della collezione , tipologia che sconfina nel Tutta l’
opera di …. Il museo è caratterizzato dal fatto di avere una certa
collezione e cioè una limitatezza relativa alle opere. Questo
costituisce la sua storia la sua identità e determina la sua
specificità rispetto agli altri , il suo esser quel museo . Modificare
la collezione significa , non cambiare il museo , costruire un altro
museo .

• Il museo virtuale è la proiezione comunicativa a tutto campo


del museo reale . A tutto campo sta ad indicare che il museo
virtuale può utilizzare i mezzi fisici e concettuali , senza
limitazioni del museo reale , per tornare a far parlare le opere
che il museo possiede e mostra. Sarà così possibile intervenire
sulla numerosità e sulla disposizione delle opere , si potranno
creare sale virtuali di qualunque natura. Sarà possibile scegliere
le opere e accostare a esse altre opere del museo o opere non del
museo o altri oggetti .

• I musei virtuali possono contribuire a ristabilire condizioni di


codice e contesto per riattivare il circolo comunicativo delle
opere del museo . Tra le potenzialità maggiori vi sono le
modalità di trattamento dell’ immagine sintetica con effetti a
livello di sintesi sia realistica che fantastica . Ne è
rappresentativo l’ effetto speciale nel cinema. Si possono creare
racconti visivi che prescindono dalla necessità di riprendere
scene reali , e ciò è importante in quanto il racconto visivo è la
forma più adatta a svolgere funzione di traduzione del codice e
di informazione contestuale. La forma del racconto è efficace per
suscitare l’ interesse e mantenere l’ attenzione.

• Quindi il museo avrebbe una serie di sale , ambientazioni . La


loro costruzione sarebbe funzionale alle opere e al loro
messaggio , si sceglierebbe quali opere far parlare una o due
dozzine non di più. Ciò perché il museo virtuale funziona per
intensione e non per estensione. Effettuata la scelta, comincerà
il percorso , con la partenza del primo racconto visivo che a sua
volta ne aprirà altri. Ci saranno colonne sonore , ed effetti tutto
ciò funzionale allo scopo : alla fine del percorso il visitatore
dovrà aver capito l’ opera , il messaggio.

CONCLUSIONI

• Se si ottenesse che un visitatore lasciasse un museo virtuale con


soddisfazione si avrebbe un gran risultato. E si eviterebbe come
accade in Italia lo sfruttamento della risorsa senza costruirvi
nulla sopra.

• Si avrebbe una leadership di applicazione delle tecnologie .


Inoltre la ricerca dovrebbe esser basata su obiettivi specifici e
verificabili , con meccanismi seri ed efficaci di promozione ,
selezione e controllo che evitino la spartizione dei fondi e l’
autoreferenzialità dei risultati.

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