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Ebook Guida Nuova Partita Iva v2
Ebook Guida Nuova Partita Iva v2
per aprire
Partita Iva
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PG.
CAPITOLO 2
Obbligo di Partita IVA: quando si deve aprire?.........................................................pag.9
CAPITOLO 3
Requisiti per aprire la Partita IVA: quali sono?.......................................................pag.15
CAPITOLO 4
Forma giuridica: cos’è e quale scegliere................................................................pag.17
CAPITOLO 5
Nome di un’azienda: cos’è e come si sceglie.........................................................pag.23
CAPITOLO 6
Sede legale e operativa di un’azienda: cosa sono e dove stabilirle.......................pag.29
CAPITOLO 7
Regime fiscale per Partita Iva: cos’è, tipologie e quale scegliere.........................pag.34
- CAPITOLO 7.b
Regime ordinario e regime semplificato: tassazione e contabilità..................pag.38
CAPITOLO 8
Aprire Partita Iva: come si fa e quanto costa?........................................................pag.42
CAPITOLO 9
Aprire Partita Iva con il Commercialista: perché conviene....................................pag.47
CAPITOLO 10
Adempimenti successivi all’apertura di una Partita Iva: quali sono?....................pag.51
CAPITOLO 11
Tasse Partita Iva: quante se ne pagano e come si calcolano?............................pag.55
CAPITOLO 12
Fattura: cos’è, chi la emette, quali sono le tipologie e come si fa..........................pag.60
CAPITOLO 13
Gestione entrate e uscite: perché è importante e come si fa..............................pag.66
CAPITOLO 14
Come sta andando il business? 4 indicatori per capirlo......................................pag.72
CAPITOLO 15
Come scegliere il miglior software di fatturazione per la tua attività....................pag.76
CAPITOLO 16
Assunzione dipendente o collaborazione con partita Iva: cosa scegliere?..........pag.81
Prestazione
occasionale o
Partita Iva: cosa
scegliere e cosa
conviene?
Vuoi svolgere un’attività come lavoro, ma non sai se ricorrere
alla prestazione occasionale (contratto di prestazione
occasionale o lavoro autonomo), oppure se avere una Partita
Iva? Esaminiamo le due opzioni.
CAPITOLO 1
Hai una passione che coltivi da sempre e a cui dedichi parte del tuo tempo libero. Riparare dispo-
sitivi elettronici, realizzare oggetti di artigianato, oppure fare fotografie: potremmo fare questi e
molti altri esempi.
Diverse persone ti hanno già fatto i complimenti per la tua bravura in queste attività e detto che
“Dovresti farlo come lavoro”. Ora hai deciso che è il momento di provarci, quantomeno come
secondo lavoro e, più nello specifico, come prestazione occasionale.
A questo punto viene spontaneo chiederti: cosa è la prestazione occasionale? Soprattutto, quali
sono i costi e quando vi posso ricorrere?
Nei paragrafi che seguono risponderemo a queste e altre domande. Vedremo cosa si intende
per prestazione occasionale e quali sono i costi che dovrai sostenere. Faremo poi un confronto
con l’apertura della Partita Iva, per vedere quale delle due opzioni è più conveniente per te.
Anche se per alcuni versi il loro ambito applicativo potrebbe sovrapporsi, queste due tipologie di
contratto riguardano ambiti specifici e distinti. Vediamolo in dettaglio.
Il PrestO prevede stringenti vincoli economici, tanto per il prestatore - ossia per il lavoratore,
quindi per te - quanto per l’utilizzatore - ossia l’azienda, professionista o ente. La retribuzione del
lavoratore, in riferimento al totale degli utilizzatori, non può superare i 5.000 euro complessivi
nell’anno civile (dal 1° gennaio al 31 dicembre), al netto di contributi e assicurazioni previste dal-
la legge. In riferimento al singolo utilizzatore, invece, la somma non può superare i 2.500 euro.
Il DL 50/2017 prevede, inoltre, una paga minima di 9 euro netti l’ora. A conti fatti, dunque, tu,
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PG. prestatore, potrai lavorare non più di 555 ore annue con la totalità degli utilizzatori e non più di
280 ore annue con il singolo datore di lavoro.
Nel caso in cui dovessi superare la soglia dei 2.500 euro annui con il singolo datore di lavoro,
Guida per aprire
Partita Iva
verrebbe a cadere la natura di prestazione sporadica e occasionale e il rapporto di lavoro si tra-
sformerebbe in maniera automatica in un contratto a tempo pieno e indeterminato.
Il contratto di prestazione occasionale potrebbe essere utilizzato da aziende che hanno bisogno
di supporto momentaneo al loro reparto IT, in un momento di particolare carico lavorativo. Ti
confronterai continuativamente con i tuoi “colleghi”, stabilendo con loro le attività da portare
avanti di volta in volta. Riceverai poi un compenso in base alle ore che hai impiegato per comple-
tare il progetto che ti è stato affidato, partendo ovviamente dalla paga minima oraria di 9 euro.
Tu, lavoratore, dunque, non dovrai sottostare ai poteri disciplinari e gerarchici propri di un datore
di lavoro né ci sarà vincolo di subordinazione. Semplicemente, ti impegnerai a eseguire un’opera
o un servizio dietro un corrispettivo stabilito e contrattualizzato in precedenza.
Il lavoro autonomo occasionale condivide con il PrestO il limite massimo di 5.000 euro annui, an-
che se in questo caso il committente non avrà obblighi di assunzione in caso di sconfinamento.
Come vedremo in dettaglio tra poco, sarai invece tu lavoratore a doverti far carico di maggiori
costi derivanti dall’iscrizione all’INPS e al cumulo di redditi imponibile, in caso di superamento
dei 5.000 euro annui.
Per fare un esempio, il contratto di lavoro autonomo occasionale potrebbe essere utilizzato da
un’azienda o da un ente pubblico per sistemare alcuni computer che non funzionano più. O per
effettuare il setup iniziale dei nuovi smartphone appena acquistati. Potrai pattuire direttamente
con i committenti la somma che ritieni più opportuna e svolgere il lavoro in piena autonomia,
dall’inizio alla fine.
Se invece sei iscritto/a ad albi che esercitano professioni intellettuali, appartieni a commissioni
e organi di amministrazione o lavori presso enti sportivi legalmente riconosciuti, non potrai svol-
gere attività di questo tipo.
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PG. che la paga minima oraria è di 9 euro netti, mentre il totale annuo non può superare i 5.000 euro
netti.
Su queste cifre, gli utilizzatori (le aziende) dovranno pagare la contribuzione per l’iscrizione ob-
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Partita Iva
bligatoria alla Gestione Separata INPS (pari al 33% del lordo); il premio per l’assicurazione contro
gli infortuni sul lavoro (pari al 3,5% del lordo) e il finanziamento degli oneri di gestione (pari all’1%
del lordo).
La cifra pattuita, nella stragrande maggioranza dei casi, è da considerarsi al lordo delle imposte
e, se previsti, dei costi di iscrizione alla Gestione Separata INPS. L’obbligo dell’iscrizione scatta
solamente nel caso in cui superi i 5.000 euro annui derivanti da contratti di lavoro autonomo
occasionale.
In fase di emissione della ricevuta dovrai quindi tenere in considerazione la ritenuta d’acconto
(da sottrarre al lordo pattuito) e i costi della contribuzione INPS.
Ritenuta d’acconto
La ritenuta d’acconto sulla prestazione occasionale è pari al 20% del compenso lordo pattuito
con l’azienda o il professionista con il quale collabori. La ritenuta d’acconto verrà versata diret-
tamente dal sostituto d’imposta, ossia dall’azienda o dal professionista con cui collabori. Ad
esempio, se hai pattuito un compenso lordo di 1.000 euro, riceverai “solamente” 800 euro. Ossia,
i 1.000 euro di compenso meno il 20% di ritenuta d’acconto.
Come dice anche il nome, si tratta di un “acconto” sulle tasse che eventualmente dovrai versare
dopo aver effettuato la dichiarazione dei redditi annuale.
Nel caso in cui il totale delle prestazioni occasionali non superi i 5.500 euro e tu non abbia altri
redditi se non quelli derivanti dall’abitazione principale (ossia, non hai altro lavoro o rendita al
di là della prestazione occasionale) non avrai l’obbligo di dichiarazione dei redditi. Nonostante
ciò,ti consigliamo di farla ugualmente, così da poter recuperare la ritenuta d’acconto non dovuta.
Costi contributivi
Come già accennato in precedenza, la prestazione occasionale non prevede obbligo di iscrizio-
ne alla gestione separata INPS a meno che tu non superi i 5.000 euro annui di compenso annuo
derivante dal lavoro autonomo occasionale.
In questo caso, dovrai calcolare i contributi solamente sulla parte eccedente e non sul totale
guadagnato (se il totale del compenso è di 6.000 euro, i contributi vanno calcolati su 1.000 euro).
Inoltre, i costi contributivi sono ripartiti per 1/3 a carico del lavoratore, quindi a carico tuo, e per
2/3 a carico del committente. Sarà comunque quest’ultimo a dover versare il contributo totale,
comprensivo della quota a carico tuo (che sarà così scalata direttamente dal lordo pattuito con
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PG. te).
È vero, invece, che potrai avere dei vantaggi a livello fiscale e di contributi previdenziali, ma se
volessi continuare a utilizzare contratti di prestazione occasionale potresti continuare a farlo.
L’obbligo di apertura di Partita Iva è invece legato alla tipologia di rapporto lavorativo che si in-
staura con il committente o i committenti. Sarai obbligato, infatti, quando la collaborazione non
è più occasionale e saltuaria, ma diventa abituale e continuativa. Ossia, spiega l’Agenzia delle
Entrate, si tratta di prestazioni professionali che si ripetono abitualmente e che necessitano di
impegno materiale e intellettuale per essere svolte.
Insomma, non si tratta di “lavoretti” svolti una tantum, ma di impieghi lavorativi veri e propri che
portano via gran parte della tua giornata lavorativa.
In caso di apertura di Partita Iva, le modalità di calcolo dei costi da sostenere a livello fiscale
e contributivo cambiano in maniera importante. Il calcolo dell’imponibile IRPEF e dei vari sca-
glioni varia a seconda del regime fiscale scelto (potrai scegliere tra regime forfettario, regime
semplificato o regime ordinario), mentre i contributi previdenziali sono calcolati in percentuale
all’imponibile IRPEF.
Prima di tutto, la frequenza con la quale collabori con i vari utilizzatori. Se la collaborazione si
protrae nel tempo (fosse anche un solo giorno al mese per tutti i mesi dell’anno), allora non avrai
scelta: come accennato, dovrai aprire la Partita IVA.
Se non rientri in questa casistica, sta a te vedere quella più conveniente.Superati i 5.000 euro di
compensi annui, ad esempio, la Partita IVA con regime forfettario potrebbe garantirti dei van-
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PG. taggi a livello fiscale e contributivo. Al di sotto di questa soglia, invece, la prestazione occasio-
nale mantiene intatti tutti i suoi vantaggi (ad esempio, non devi iscriverti alla gestione separata
INPS). Entrambi i regimi contrattuali offrono dei vantaggi: sta a te soppesarli e vedere da che
• meno adempimenti burocratici sia all’avvio dell’attività lavorativa sia nel proseguo;
• costi inferiori al di sotto dei 5.000 euro annui;
• possibilità di avvicinarti al mondo del lavoro a piccoli passi, con l’opportunità di valutare se
il mondo della libera professione fa o meno al tuo caso.
Abbiamo terminato l’analisi della prestazione occasionale, in forma di Contratto di Lavoro Occa-
sionale o Lavoro Autonomo Occasionale.
Se non fare ricorso alle forme di lavoro occasionale, avrai l’obbligo di aprire Partita Iva, per svol-
gere regolarmente le tue attività. Ma cos’è esattamente una Partita Iva? Lo scopriremo nel pros-
simo capitolo e vedremo nel dettaglio quando deve essere aperta.
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CAPITOLO 2
Hai un’idea imprenditoriale, l’hai valutata e sai che avrà buone probabilità di avere successo. Inizi
a fornire i prodotti e/o i servizi a qualche cliente, tramite prestazione occasionale senza partita
IVA. Ad un certo punto, però, ti ritrovi ad avere l’obbligo di aprire partita IVA.
Ma cos’è esattamente la partita IVA? E quando diventa obbligatorio aprirla? Diamo risposta a
queste domande, fornendo esempi concreti.
Bisogna aprire Partita Iva nel momento in cui avvii l’attività e la sua validità è da considerarsi tale
fino a quando non cessi la tua attività, comunicandone ufficialmente la chiusura. È fondamenta-
le individuare quando è obbligatorio aprire Partita Iva. Per questo motivo, l’aiuto di un Commer-
cialista è essenziale, non solo in questo momento particolare, ma in generale per assisterti in
tutto il periodo in cui svolgi la tua attività.
Questo accade quando esegui in modo regolare, sistematico e ripetitivo, tutto un insieme di atti
economici per conseguire uno scopo specifico.
Rientri nell’obbligo apertura partita Iva anche se intendi svolgere o stai svolgendo un’attività di
natura non commerciale, ma comunque organizzata in forma di impresa. Per quanto riguarda,
invece, gli imprenditori individuali, sono obbligati ad aprire la partita Iva se svolgono un’attività
agricola o commerciale.
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2. Le società
Quando si deve aprire partita Iva per una società? Nel caso in cui due o più persone vogliano
svolgere un’attività in forma organizzata. Le principali tipologie di società proposte dall’ordina-
mento italiano sono:
• le società di capitali: S.r.l.s (Società a responsabilità limitata semplificata), S.r.l (Società
a responsabilità limitata), S.p.A (Società per Azioni), Società in accomandita per azioni
(S.a.p.A.)
• le società di persone: S.s. (società semplici), S.n.c (società in nome collettivo), S.a.s. (So-
cietà in accomandita semplice);
• società cooperativa.
Approfondiremo cosa sono, i pro e i contro di srl, snc, cooperative e delle altre società nel capi-
tolo dedicato alla forma giuridica.
3. Professioni e arti
Se eserciti una professione oppure un’arte, hai comunque l’obbligo dell’apertura della partita Iva.
Nel caso specifico, il riferimento è se svolgi un’attività che, contemporaneamente, è:
• lavoro autonomo, cioè dove non sono presenti vincoli di subordinazione con un committen-
te per compiere un’opera o un servizio;
• esercitata con finalità professionali in modalità continuativa e abituale, con termini tempo-
rali e il percepimento di compensi rispetto alle attività di lavoro dipendente.
Facciamo un esempio. Potresti essere stato assunto/a con un contratto di lavoro subordinato
e, parallelamente, aver avviato un’attività collaterale. L’attività, all’inizio di modesta rilevanza eco-
nomica, nel corso del tempo potrebbe aumentare la sua importanza in quanto a compensi e a
ore dedicate.
In questo caso, con un’attività autonoma che è diventata man mano abituale, e quindi non più
considerata occasionale ma prevalente, dovresti ugualmente valutare:
• la concreta opportunità di avviare l’ attività economica con partita IVA;
• eventuali obblighi contrattuali di comunicazione verso il tuo datore di lavoro;
• il fatto di essere dipendente nel settore privato piuttosto che in quello pubblico (ricordando
che nella generalità dei casi per i lavoratori del pubblico impiego lavoro dipendente e partita
IVA sono incompatibili).
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Facciamo un esempio. Sei stato assunto/a da un supermercato come addetto alle vendite.
Siccome hai la passione dell’informatica, ti viene dato l’incarico di creare il sito Web di un’a-
zienda diversa da quella che ti ha assunto come dipendente. Questa prestazione è occasionale,
autonoma e non prevalente sia in quanto a compenso, che a tempo dedicato rispetto al lavoro
dipendente.
Un’attività che prevede la vendita di prodotti per hobby non viene regolamentata da norme ben
precise e a carattere nazionale.
Nella maggior parte dei casi possiamo riferirci a disposizioni che considerano queste categorie
come soggetti non professionali che si dedicano alla vendita di prodotti realizzati con la loro
ingegnosa capacità, di valore modesto e con modalità occasionali. Questi due elementi, cioè i
guadagni ridotti e l’attività occasionale, non rientrano nell’obbligo di apertura della partita Iva.
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Tutto questo è fondamentalmente errato, poiché i ricavi non devono mai essere considerati
come un parametro di riferimento che stabilisce autonomamente se devi o non devi operare a
livello professionale.
In base a quanto detto finora, possiamo riassumere l’obbligo di apertura della Partita Iva con
questa equazione:
Continuità dell’attività + Abitualità + Organizzazione dei mezzi = Apertura Partita Iva.
L’equazione è da considerarsi il vero e unico parametro a cui fare riferimento per l’apertura o
meno della partita Iva. C’è da dire, però, che l’Amministrazione finanziaria non ha mai chiarito la
definizione precisa da assegnare agli elementi “Continuità dell’attività” e “Abitualità”.
Ecco perché è importante e necessario valutare con precisione ogni caso, magari con una con-
sulenza da parte di un Commercialista. Per capire come questo professionista ti può aiutare,
leggi il capitolo dedicato ad “aprire Partita Iva con il Commercialista”.
Sai di avere l’obbligo di aprire una Partita Iva, ma hai la certezza di poterlo fare? Ti aiuteremo a
capirlo nel prossimo capitolo, dedicato ai requisiti per aprire Partita Iva.
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CAPITOLO 3
Se intendi avviare un’attività e vuoi sapere quali sono i requisiti per aprire partita Iva, sei nel po-
sto giusto. In questo capitolo infatti andremo ad esaminare quali sono, distinguendo:
• i requisiti generici, senza cui è impedita l’apertura della partita IVA di qualsiasi tipo di atti-
vità,
• i requisiti specifici per settore di attività.
Questi requisiti variano in base al codice ATECO scelto e possono essere determinati da leggi
nazionali, dalla Camera di Commercio o da altri enti.
Ad esempio, per aprire una Partita Iva da idraulico sono richiesti requisiti specifici (come un tito-
lo di studio o una qualifica professionale) diversi da quelli imposti per poter esercitare un’attività
nella ristorazione.
Rispetti i requisiti per aprire Partita Iva? Se sì, potrai passare al prossimo passaggio: la scelta
della forma giuridica da assegnare alla tua nuova attività.
1. Che titolo di studio occorre per aprire partita IVA? Serve il diploma?
Dipende. Ci sono alcune professioni che rientrano in ambito artigianale o intellettuale per cui
viene richiesto un attestato o un titolo di studio per aprire la partita IVA.
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CAPITOLO 4
Una delle scelte da compiere in vista dell’apertura della Partita Iva riguarda la forma giuridica.
Infatti, l’ordinamento giuridico italiano richiede che ogni tipologia di attività economica venga
esercitata in base a una forma giuridica specifica, da selezionare tra quelle che il legislatore ha
previsto.
Ma cos’è la forma giuridica? Come scegliere la forma giuridica più idonea alla tua Partita IVA?
Nel capitolo ti aiutiamo a rispondere a queste domande, analizzando le varie tipologie di forma
giuridica previste dalla legislazione.
Quella della forma giuridica è una delle prime scelte da compiere nella procedura per l’apertura
della partita IVA. È importante decidere con attenzione, dato che la forma giuridica determina,
tra l’altro:
• l’assetto organizzativo che può assumere la tua attività,
• la tassazione della Partita IVA,
• una serie di obblighi civili, fiscali e amministrativi a cui adempiere.
Inoltre, nella valutazione intervengono diversi fattori, come: il contesto in cui verrà inserita l’atti-
vità che vuoi aprire, il prodotto che vorrai commercializzare, il presunto volume d’affari o la tua
volontà di avere uno o più soci.
Non esiste una forma giuridica migliore di un’altra, poiché, come abbiamo visto, sono molteplici
le varianti che potrebbero farti propendere per una anziché per un’altra.
Ciò vuol dire che, durante il processo di scelta, dovrai considerare sia i vantaggi che gli svantag-
gi di tutte le forme societarie in base a esigenze specifiche.
Andiamo adesso a vedere le varie tipologie di forme giuridiche esistenti in Italia e quale potrebbe
fare al caso tuo.
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Analizziamo nel dettaglio le principali forme giuridiche, evidenziandone anche i pro e contro.
1. Ditta individuale
La forma giuridica ditta individuale è molto semplice e spesso utilizzata dalle piccole attività
che aprono in Italia.
Come possiamo dedurre dal termine, si tratta di un’attività che è condotta da un’unica persona:
sarai soltanto tu il titolare e il gestore della ditta. Non possono esserci soci, ma eventualmente
solo dipendenti o collaboratori.
Per avviare questa forma giuridica di attività non ti verrà richiesta alcuna di sottoscrivere un
regolamento o uno Statuto.
Pro:
• rapidità delle tempistiche di costituzione,
• ridotte spese per la costituzione,
• velocità, flessibilità e rapidità decisionale,
• minori costi di tenuta della contabilità.
Contro:
• responsabilità senza limiti per il titolare,
• risorse apportate solo dell’imprenditore,
• più difficoltà ad accedere al credito.
Per ulteriori informazioni sulla ditta individuale e capire le differenze con la libera professione,
leggi l’approfondimento “Ditta individuale o libero professionista: quale scegliere?”.
Pro:
• spese di costituzione non elevate,
• formalità di apertura semplici,
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Pro:
• tassazione ridotta;
• assenza di cifra minima da versare come capitale sociale;
• nessun obbligo di deposito di bilancio nel Registro delle Imprese.
Contro:
• impresa percepita come piccola attività;
• responsabilità illimitata e solidale dei soci accomandatari.
Pro:
• assenza di spese notarili per l’avvio,
• bassi costi iniziali,
• capitale sociale tra 1€ e 9.999€,
• i soci non rispondono con il patrimonio personale,
• può essere unipersonale.
Contro:
• ha gli stessi costi di gestione di una Srl ordinaria,
• i soci non possono essere persone giuridiche,
• difficoltà di accesso ai finanziamenti a causa della responsabilità limitata e del basso capi-
tale sociale.
Pro:
• patrimonio personale non intaccato;
• ampia libertà statutaria;
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Un soggetto si distingue dagli altri soci in quanto dotato di piena autonomia patrimoniale, men-
tre le partecipazioni degli altri soci sono rappresentate dalle azioni.
Pro:
responsabilità limitata dei soci,
nessun rischio di fallimento dei soci,
principio di maggioranza nelle deliberazioni,
tassazione del reddito prodotto in capo alla società.
Contro:
maggiore burocrazia nella tenuta dei libri sociali,
presenza di organi sociali con formalità superiori.
Pro:
può emettere titoli obbligazionari;
responsabilità limitata al capitale investito.
Contro:
costi piuttosto proibitivi da fronteggiare.
8. Società Cooperativa
La società cooperativa è la forma giuridica che inquadra società a capitale variabile e con fina-
lità mutualistiche il cui compito è di produrre beni e servizi. Queste vengono create da soggetti
giuridici o fisici con l’intento di soddisfare i propri bisogni sociali, culturali ed economici.
Pro:
diritto di partecipazione ben definito;
grande trasparenza.
Contro:
transazioni societarie svantaggiose;
accesso limitato al mercato del capitale.
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Per questo motivo, sia nella scelta della forma giuridica che più in generale nell’apertura di una
Partita Iva, conviene affidarsi a un Commercialista.
Stabilita la forma giuridica, c’è un’altra scelta da compiere: quella del nome dell’azienda, a cui
dedicheremo il prossimo capitolo.
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Nome di un’azienda:
cos’è e come
si sceglie
Scegliere il nome di un’azienda non è un’operazione facile,
né da sottovalutare. Scopri cosa s’intende con nome
dell’azienda e come creare il nome per la tua attività,
commerciale o di servizi, individuale o società.
CAPITOLO 5
Il percorso per aprire la tua Partita Iva prosegue: sai quando sussiste o no l’obbligo di partita
IVA, hai verificato di rispettare i requisiti e hai valutato pro e contro delle varie tipologie di forma
giuridica.
Prima di procedere con le pratiche burocratiche per l’apertura della Partita Iva, c’è un’altra scelta
da compiere: quella del nome dell’azienda. Semplice, vero? Annoti il primo nome che ti viene in
mente e il gioco è fatto.
Analizziamo tutte le informazioni utili per scegliere in modo consapevole e oculato il nome della
tua nuova azienda.
Iniziamo con il capire a cosa ci riferiamo quando parliamo del nome di un’azienda o di una so-
cietà.
I concetti da considerare sono tre:
• ragione sociale: è il nome che identifica le società di persone sia in forma collettiva che
individuale, seguito dall’acronimo che ne identifica la tipologia;
• denominazione sociale: è il nome delle società di capitali;
• ditta: è il nome commerciale di una ditta individuale.
Nella scelta del nome della tua nuova azienda o società, non puoi solamente affidarti alla cre-
atività, ma prima devi considerare alcuni importanti “criteri” che possono circoscrivere la tua
possibilità di scelta.
Forma giuridica
Come abbiamo già visto, alla tua Partita Iva devi attribuire una forma giuridica, scegliendo tra
quelle messe a disposizione dalla legislazione italiana. Questa decisione può avere ripercussio-
ni anche sul nome che puoi dare all’azienda.
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• Verità. È vietato indicare nel nome di un’azienda un’attività diversa da quella esercitata, per
non trarre in inganno i clienti, i fornitori e i concorrenti. Ad esempio, non puoi chiamare la
tua attività con un nome che richiama la produzione di tessuti, quando in realtà ti occupi di
meccanica.
• Novità. Devi scegliere un nome diverso da quello già posseduto da un tuo concorrente, per
eliminare il rischio di confusione sul mercato e tra i tuoi clienti. I tuoi concorrenti sono quelli
che:
• producono beni o servizi simili ai tuoi,
• si rivolgono alla stessa clientela,
• operano sul tuo stesso territorio.
Per assicurarti che il nome che desideri dare alla tua azienda non sia già stato scelto da
qualche concorrente, puoi consultare il Registro delle Imprese e l’Ufficio Italiano Brevetti. Fai
questi controlli con la dovuta attenzione, perché potresti rischiare sanzioni e procedimenti
legali.
• Liceità. Il nome della tua azienda non deve contrastare né con l’ordine pubblico, né con il
buon costume.
Fase creativa: scegli il nome della tua azienda in base a cosa vuoi comunicare
Ora che hai compreso i limiti entro cui puoi muoverti, è giunto il momento di trovare il nome della
tua azienda o società. Di seguito elenchiamo una serie di tecniche che ti possono tornare utili.
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A nostro parere possono tornare utili in una fase iniziale, come fonte di ispirazione.
Tuttavia, per giungere al nome finale, ti consigliamo di applicare i metodi che abbiamo illustrato
e sottoporre le tue ipotesi ai minimi criteri legali. Solo così riuscirai a creare un nome efficace e
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Ora non ti ferma più nessuno: puoi creare un nome per la tua azienda davvero efficace. Lo sen-
tirai tuo e non te ne pentirai, anche a distanza di tempo.
Le scelte da compiere prima di aprire Partita IVA non sono finite qui: oltre al nome, c’è anche da
stabilire la sede aziendale. Non si tratta semplicemente di selezionare un edificio tra gli annunci
immobiliari, ma di avere la consapevolezza delle implicazioni che comporta questa decisione .
Quindi, cos’è la sede legale e dove collocarla? Cosa sono la sede operativa e amministrativa e in
cosa si differenziano da quella legale? Nel prossimo capitolo ti aiuteremo a rispondere a queste
domande.
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CAPITOLO 6
Tra i dati da indicare al momento di aprire Partita IVA, c’è la sede legale (o sociale). Cosa signifi-
ca esattamente? Dove posizionarla? Deve corrispondere a dove effettivamente si svolgeranno le
attività, quindi alla sede operativa? E che differenze ci sono con la sede amministrativa?
In questo capitolo spieghiamo i concetti essenziali in merito alla scelta della sede dell’azienda,
con le implicazioni che può avere sulla tua nuova Partita Iva.
Puoi stabilire la sede legale presso la tua abitazione o lo studio del tuo commercialista, ma
anche scegliere una sede legale virtuale o posizionarla presso un coworking.
La devi riportare nell’atto costitutivo e nello statuto della tua società e comunicarla al Registro
delle Imprese e all’Agenzia delle Entrate. Non hai l’obbligo di indicare l’indirizzo completo, ma
puoi limitarti anche al Comune.
Nell’accezione più tradizionale del termine, è un ufficio, una sede produttiva o un altro locale
adibito dove lavori tu, fai operare i dipendenti e ricevi i clienti. Può anche però essere la stanza
di casa tua dove hai stabilito il tuo piccolo ufficio o lo spazio di coworking che hai deciso di
affittare.
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Questi spazi possono coincidere, trovandosi allo stesso indirizzo e nel medesimo locale, oppure
no.
Inoltre, a differenza della sede legale, che è sempre e soltanto una, la sede operativa può essere
più di una. Ciò vuol dire che puoi stabilire quante sedi operative vuoi per svolgere al meglio la
tua attività.
Per chiarire meglio il concetto, facciamo un esempio. Un’azienda che produce giocattoli, a cui
daremo il nome di fantasia “Giocheria Srl”, si trova in via Delle Piave a Milano.
Discorso diverso se l’ufficio si trova, ad esempio, in via Garibaldi a Milano. In questo caso, la sede
operativa di Giocheria Srl è in via Delle Piave, mentre la sede legale si posiziona in via Garibaldi.
Possono però esserci anche due spazi espositivi, in via delle Piave e in via Roma. In tale circo-
stanza, le sedi operative sono due, identificate con i rispettivi indirizzi, mentre la sede legale è
stabilita in via Garibaldi.
Nel momento in cui decidi dove posizionarla, ti suggeriamo di non lasciarti guidare esclusiva-
mente dalla logica del prezzo più basso, di considerare anche altri criteri:
• Distanza dall’abitazione. Quanto è lontana la sede da dove abiti tu, i tuoi soci e i tuoi dipen-
denti? Calcola che dovrete percorrere quel tragitto spesso, se non ogni giorno: più è lungo e
più probabilmente arriverete in sede stanchi, con inevitabili ripercussioni negative sul lavoro.
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Puoi trasformare una stanza in un ufficio oppure un garage in uno spazio produttivo, dove non
solo lavorare, ma anche accogliere i clienti.
Tuttavia questa scelta potrebbe renderti difficile separare la vita lavorativa da quella privata,
con ripercussioni sulla concentrazione e sul rendimento.
La tua azienda è sempre più definita: dopo aver scelto il nome (ragione o denominazione socia-
le) hai anche capito dove posizionare sede legale e sede operativa.
Ci sono altre decisioni però da prendere prima di aprire Partita Iva. Una di queste è quella del
regime fiscale: nel prossimo capitolo troverai informazioni preziose in merito.
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CAPITOLO 7
Tra le varie scelte da compiere prima di aprire la Partita Iva, rientra quella del regime fiscale e
contabile.
Come le altre viste nei capitoli precedenti, anche questa decisione è da prendere con molta
attenzione e, ti consigliamo, con l’aiuto di un Commercialista. Infatti, in base al regime fiscale
scelto, dovrai seguire regole e obblighi ben precisi nella gestione della tua Partita Iva.
Cosa s’intende con regime fiscale? E quali sono i regimi fiscali previsti dall’ordinamento italiano?
In questo capitolo rispondiamo alle varie domande, fornendoti le informazioni essenziali sull’ar-
gomento e indicazioni per l’approfondimento.
In base alle caratteristiche di un’attività, a quelle personali e alla scelta della forma giuridica che
vuoi adottare, puoi scegliere uno tra i vari regimi.
La scelta del regime influenza direttamente alcuni aspetti della gestione della partita IVA.
Ad esempio, se scegli il regime forfettario, operi con un’unica aliquota e pagherai il 15% di impo-
ste su una base imponibile calcolata in modo forfettario.
Invece, se scegli quello ordinario, dovrai pagare tasse quali l’IRPEF o l’IRES e l’IRAP (ne parliamo
in modo approfondito nel capitolo dedicato alle tasse per Partita Iva) .
Con questo regime viene richiesta una contabilità articolata e diversi registri sia da tenere che
da presentare alle autorità competenti.
Il regime semplificato è, invece, un regime che riduce notevolmente gli obblighi contabili per le
attività che rientrano entro un certo limite di volume di affari.
Il vantaggio di questo regime consiste nella sua semplicità di applicazione, che rende in questo
modo la gestione della tua Partita IVA molto meno onerosa.
Per rientrare nel regime semplificato, la tua ditta individuale o società di persone deve avere un
limite di ricavi di 500.000 euro nell’ambito dei servizi e un limite di ricavi di 800.000 euro se la
tua attività si occupa di altro.
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Se rientri nella categoria di chi ha Partita Iva individuale e vuoi avviare una nuova attività oppure
ne hai già una in possesso, puoi avvalerti del regime forfettario, purché rispetti determinati re-
quisiti. Tra questi, i ricavi o compensi percepiti nell’anno precedente, che devono rientrare nel
limite di 85.000 euro.
Per quanto riguarda la tassazione, è prevista un’imposta sostitutiva pari al 15% del reddito impo-
nibile che, per i primi 5 anni di attività e a determinate condizioni, si riduce al 5%.
A livello di semplificazione contabili e fiscali, non hai l’obbligo di tenuta delle scritture contabili,
né di applicazione, liquidazione e versamento dell’IVA e non devi operare ritenute d’acconto.
Infine, artigiani e commercianti possono chiedere la riduzione del 35% dei contributi INPS da
pagare in un anno.
Per scoprire tutto su questo regime fiscale, leggi la guida completa di Fatture in Cloud al regime
forfettario.
Come abbiamo detto in precedenza, puoi accedere a determinati regimi solo se rispetti determi-
nati requisiti, tra cui rientrare in certi limiti di ricavi o compensi.
Inoltre, prima di decidere quale regime adottare, dovrai anche considerare il codice ATECO del-
la tua attività. Si tratta di un codice alfanumerico utilizzato per la classificazione delle attività
economiche e che deve essere indicato nella domanda di apertura della Partita IVA. Il codice
ATECO è fondamentale perché, soprattutto in regime forfettario, le tasse da versare vengono
calcolate in base al coefficiente di redditività associato a tale codice.
Come vedi, non è facile affermare quale sia il regime migliore per te, poiché i fattori da prendere
in considerazione sono diversi.
Per questo motivo, il nostro consiglio è di aprire partita IVA con un Commercialista, che, grazie
alle sue competenze ed esperienze, potrà aiutarti nella scelta.
Nel prossimo capitolo approfondiremo due dei regimi che abbiamo appena esaminato: il regime
ordinario e il regime semplificato.
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CAPITOLO 7b
Regime ordinario e semplificato sono due dei regimi fiscali e contabili ad oggi in vigore in Italia
che puoi applicare alla tua Partita IVA.
Sono diversi tra di loro e si distinguono per i requisiti d’accesso, i documenti da redigere, la tas-
sazione prevista, gli obblighi e le regole da rispettare. Vediamo quindi in cosa consistono, quale
è il più conveniente e quando puoi scegliere tra uno e l’altro.
Approfondiremo IRPEF, IRES e IRAP nel capitolo dedicato alla tassazione delle Partite IVA.
Inoltre, per il calcolo delle tasse nel regime ordinario vengono applicati una serie di parametri:
• il principio di competenza;
• i costi deducibili: nel regime ordinario è possibile dedurre diversi costi relativi alla gestione
dell’attività, concorrendo all’abbassamento del reddito imponibile;
• il sistema di proporzionalità.
Tra i pochi soggetti esclusi, rientrano coloro che sono tenuti all’invio dei dati al Sistema Tessera
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PG.
Dopo il regime forfettario, questo è il regime fiscale meno dispendioso, soprattutto in termini di
adempimenti burocratici.
Vi possono rientrare tutte le imprese individuali e le società di persone se i loro ricavi nell’arco
di un anno solare non superano i seguenti limiti:
• 500.000 € per le prestazioni di servizi;
• 800.000 € per tutte le altre attività.
I professionisti, invece, non hanno invece alcun limite di ricavi da rispettare per accedere a que-
sto regime.
Al momento dell’apertura della Partita IVA, puoi entrare nel regime contabile semplificato se, al
momento dell’istanza per l’attribuzione del numero di partita IVA, indichi un volume d’affari pre-
sunto che non supera le soglie di ricavi elencate sopra. Se la tua impresa svolge più di un’attività,
si prenderà in considerazione l’attività prevalente, ovvero quella che produce il maggior ricavo.
La tassazione viene determinata in modo progressivo, basandosi sulle aliquote IRPEF in vigore.
Per ulteriori dettagli, leggi l’articolo sulle tasse per Partita IVA.
Infatti, nel regime semplificato non hai l’obbligo di redigere a fine anno il bilancio e una serie di
scritture contabili.
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In base a queste variabili puoi stabilire se ti conviene il regime ordinario oppure quello semplifi-
cato. Il nostro consiglio è comunque di rivolgersi a un Commercialista, che saprà indirizzarti sul
regime fiscale più conveniente per la tua attività.
Dopo aver scelto la forma giuridica, il nome dell’azienda, la sede legale e il regime fiscale, hai
tutto ciò che ti serve per affrontare il momento tanto atteso: quello di aprire la tua Partita IVA.
Nel prossimo capitolo vedremo come fare, con tutti i passaggi da seguire per completare questa
operazione.
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CAPITOLO 8
Ci siamo, è arrivato il momento tanto atteso: quello di aprire la tua nuova Partita IVA.
La procedura di per sé è abbastanza semplice e il costo pari a zero. Infatti, per la richiesta di
apertura della Partita Iva è sufficiente compilare uno dei modelli messi a disposizione dall’Agen-
zia delle Entrate e inviarlo all’Agenzia stessa.
In questo capitolo ti mostreremo il percorso che porta all’apertura della Partita Iva e aiutandoti
ad affrontarlo al meglio.
1. Requisiti
Se vuoi aprire la partita IVA in Italia, devi assicurarti di rispettare i seguenti requisiti:
• avere almeno 18 anni;
• possedere requisiti psichici, ossia la capacità di intendere e di volere.
• risiedere sul suolo italiano;
• soddisfare i requisiti specifici richiesti dalla specifica professione o settore in cui vuoi av-
viare la tua attività.
Abbiamo approfondito questi e altri requisiti nel capitolo “requisiti per aprire partita IVA”.
2. Forma giuridica
Prima di aprire la partita IVA, devi scegliere la forma giuridica della tua attività. La decisione deve
essere presa in modo ponderato, poiché ci sono diversi elementi da considerare, ossia:
• dimensioni dell’azienda,
• giro d’affari,
• settore di attività,
• responsabilità giuridica degli eventuali soci,
• capitale iniziale.
Una volta quantificato e valutato quanto detto sopra, potrai scegliere tra:
• ditta individuale: impresa familiare o Impresa coniugale,
• società di persone: Società in Accomandita Semplice, Società Semplice (la quale tuttavia
può avere ad oggetto esclusivamente l’esercizio di un’attività economica non commerciale),
Società in Nome Collettivo,
• società di capitali (Società a responsabilità limitata, Società per Azioni, Società in accoman-
dita per azioni),
• cooperative.
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Trovi una descrizione più approfondita degli ultimi due regimi fiscali nel capitolo “Regime ordi-
nario e regime semplificato: dettagli e differenze”
Per decidere se aprire partita Iva in regime forfettario, semplificato oppure ordinario, ci sono
alcuni fattori da tenere in considerazione, tra cui:
• il reddito d’impresa che prevedi di raggiungere, poiché va a incidere direttamente sui requi-
siti di ogni regime fiscale;
• i costi da sostenere: in linea di massima, più aumentano le tue spese più diventa convenien-
te il regime ordinario rispetto a quello forfettario.
4. Codice ATECO
Tra le tante decisioni da prendere, una riguarda il codice ATECO per la partita Iva. Si tratta di un
codice alfanumerico usato per classificare le attività economiche in Italia e adottato dall’ISTAT
per rilevare le statistiche nazionali in ambito economico.
Puoi trovare il codice ATECO relativo alla tua attività economica sul sito ufficiale dell’ISTAT. Qui,
una volta inserite le parole chiave inerenti alla tua attività, puoi identificare quale codice (uno o
più di uno) descrive meglio ciò che desideri fare.
Questo codice è essenziale per aprire una qualsiasi attività economica, poiché la classifica dal
punto di vista fiscale e ha un’enorme rilevanza quando bisogna calcolare i contributi.
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I modelli sono reperibili gratuitamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate o in una delle sue sedi
fisiche.
Una volta compilato il modello, dovrai consegnarlo all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla
data di inizio attività.
Se hai l’obbligo di iscriverti al Registro delle imprese (perché rientri in queste condizioni) o al REA
(ad esempio, per aprire un negozio), dovrai presentare invece la Comunicazione Unica (modello
ComUnica), un documento che ti permette di adempiere a quattro doveri amministrativi:
• iscrizione al Registro delle Imprese;
• richiesta dell’apertura della partita IVA;
• presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al competente ufficio
SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) per le attività che sono soggette a questo
adempimento (come un sito di e-commerce);
• iscrizione all’INPS e all’INAIL, se richiesto.
3. Le tempistiche di apertura
Il rilascio della Partita IVA avviene di solito in tempi brevi, anche nel giro di qualche ora. L’iscri-
zione in Camera di Commercio può richiedere tempi più lunghi.
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PG.
Ad esempio, se sei un libero professionista che esercita un’attività non regolamentata da albo,
dovrai semplicemente presentare in forma gratuita presso l’Agenzia delle Entrate il modulo di
apertura della Partita Iva (in questo caso il modello AA9/12). In questo caso, gli eventuali costi
potrebbero essere connessi al compenso richiesto dal Commercialista o al prezzo di listino del
CAF che ti supporta nella pratica.
Invece, se sei un professionista che esercita un’attività protetta, (notaio, architetto, avvocato,
etc.), insieme alla richiesta da presentare all’Agenzia delle Entrate, devi anche iscriverti all’albo
di appartenenza a seconda della professione che svolgi, sostenendo i costi di iscrizione inerenti,
i quali variano da albo ad albo.
Inoltre, sono previsti dei costi per l’iscrizione al Registro delle Imprese, quindi alla Camera di
Commercio.
Dopo aver presentato i documenti e atteso i tempi tecnici necessari, la tua Partita Iva è finalmen-
te aperta. Attenzione, però, gli adempimenti non sono finiti qui: ce ne sono alcuni che potrebbero
esserti richiesti in un secondo momento. Approfondiremo l’argomento nel capitolo 9, dedicato
agli adempimenti dopo l’apertura della Partita Iva. Prima però rispondiamo a una domanda che
molti aspiranti imprenditori e imprenditrici si pongono: perché rivolgersi a un Commercialista
per aprire partita IVA?
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CAPITOLO 9
Quando si sente parlare di adempimenti burocratici, contabili e fiscali, il pensiero va inevitabil-
mente alle lunghe code, alle scartoffie, alle tempistiche lunghe e alle risposte poco esaurienti.
Questo vale sempre, in qualsiasi momento della vita della tua attività, ma ancor di più in fase di
apertura della Partita Iva.
Prima di entrare nel merito, però, proviamo a vagliare le altre strade a tua disposizione per l’a-
pertura della partita IVA.
Inoltre, sempre in autonomia dovrai compilare e inviare all’Agenzia delle Entrate il modello per
l’apertura della Partita Iva (scegliendo tra AA9/12, AA7/10 o ANR/3), oppure presentare la Co-
municazione Unica (ComUnica). Abbiamo parlato di questi documenti nel capitolo sulla proce-
dura per aprire Partita Iva.
Come vedi, aprire la partita Iva da soli non è semplice e comporta molta attenzione, poiché un
solo errore potrebbe compromettere l’iter.
Dovrai sostenere dei costi, in base a un tariffario che può variare da ufficio a ufficio.
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Anche se l’apertura della partita IVA è un’operazione di per sé abbastanza semplice, non si tratta
però di un atto unico fine a sé stesso.
Ci sono delle scelte da fare sia prima che dopo, che richiedono una valutazione molto attenta.
Quindi, ciò che in apparenza può sembrare semplice improvvisamente può trasformarsi in qual-
cosa di complicato, poiché i fattori da valutare sono tanti.
Questo grazie alle sue competenze e conoscenze, che gli permettono di interpretare al meglio le
normative locali di riferimento, quelle nazionali, regionali o comunitarie in materia di contributi.
Stiamo parlando di quella che viene definita finanza agevolata, ossia tutti i provvedimenti nor-
mativi che definiscono le agevolazioni fiscali, economiche e finanziarie a favore delle imprese.
Oltre alle detrazioni e agli incentivi fiscali, queste forme di contributo rappresentano un valido
aiuto per un’impresa che attraversa un periodo di difficoltà o che intende espandersi.
Inoltre il Commercialista può anche formulare dei giudizi per quanto riguarda il bilancio ai fini
dell’accesso e riconoscimento di finanziamenti o contributi pubblici.
Non solo: sempre grazie alle sue competenze, al suo modo di operare che si basa sui dati e
al suo punto di vista di consulente esterno, può fornire una valutazione generale dello stato di
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PG.
Qualsiasi sia il prezzo, affidarsi a un Commercialista conviene sempre, per evitare errori e scelte
sbagliate che potrebbero costare caro.
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CAPITOLO 10
Ci sono degli adempimenti, contestuali o immediatamente successivi ad aprire Partita Iva, da
portare a termine prima di iniziare la tua attività d’impresa o di libero professionista. Andiamo a
vedere con ordine quali sono i principali.
Nel caso in cui il termine cade di sabato oppure in un giorno festivo, il termine viene prorogato al
primo giorno successivo lavorativo.
Sono obbligati ad iscriversi al Registro delle Imprese determinate categorie di Partite Iva, come
i commercianti o gli artigiani. In caso di omissione o ritardo nell’iscrizione obbligatoria, sono
previste sanzioni.
Puoi iscriverti al Registro delle Imprese usando la ComUnica (Comunicazione Unica d’Impresa).
Questo documento ti permette non solo l’iscrizione al Registro delle Imprese, ma anche di:
• richiedere l’apertura della partita iva,
• eseguire gli adempimenti amministrativi previdenziali, fiscali e assicurativi necessari per
avviare l’impresa (Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL, Registro imprese e Albo artigiani, Mi-
nistero del Lavoro).
Iscrizione all’INAIL
L’iscrizione all’INAIL è obbligatoria per i datori di lavoro che assumono lavoratori subordinati e
dipendenti, mentre non lo è per il libero professionista che ha aperto uno studio associato.
Per iscriverti sia all’INPS che all’INAIL, puoi utilizzare il modello ComUnica.
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Sono obbligati a iscriversi al VIES i soggetti titolari di partita IVA che svolgono attività d’impresa,
professione o arte nel territorio di uno Stato, ai fini dell’attività intra-UE.
La domanda di inclusione nel VIES può essere inviata da te stesso in quanto titolare della partita
IVA oppure tramite un intermediario abilitato.
Dopo avere inviato la richiesta, l’Agenzia delle Entrate inserisce la partita IVA all’interno della
banca dati telematica.
Alcuni tra più diffusi tipi di contratti del lavoro subordinato sono: contratto a tempo indetermi-
nato, contratto a tempo determinato, lavoro part-time, contratto di apprendistato, contratto di
lavoro intermittente e contratto di somministrazione.
Approfondiremo il tema nell’ultimo capitolo di questa guida, dedicato al tema “Assunzione Di-
pendenti o collaborazione con Partita IVA?”.
Sono esclusi da tale obbligo i piccoli commercianti, gli artigiani e coloro che esercitano un’attivi-
tà professionale organizzata esclusivamente come lavoro in proprio e dei componenti familiari.
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Nella categoria dei libri contabili rientrano Il libro giornale, il libro degli inventari, i registri IVA, il
registro dei beni ammortizzabili e il registro delle scritture ausiliarie di magazzino.
In generale, fatto salvo quanto previsto specificamente in ordine ai singoli libri e registri, le scrit-
ture contabili possono essere tenute:
• in formato cartaceo;
• tramite procedure informatiche, con la conservazione che può essere effettuata in modalità
analogica (stampa su carta) e in modalità elettronica.
Per via della complessità dell’argomento, il nostro consiglio è non solo di aprire Partita Iva con
il Commercialista, ma di rivolgersi a questa figura anche per la gestione degli adempimenti suc-
cessivi e in generale per la gestione contabile dell’attività.
Una volta portato a termine la procedura per aprire Partita Iva e gli adempimenti immediatamen-
te successivi, puoi iniziare ad operare con la tua attività in regola con le principali disposizioni
di legge.
Tra le tante questioni che ti ritroverai ad affrontare nella gestione della tua Partita Iva, c’è quella
delle “tasse”. Quante e quali tasse bisogna pagare? La risposta varia in base al regime fiscale
che hai scelto. Approfondiremo l’argomento nel prossimo capitolo, dedicato proprio alle tasse
per Partita Iva.
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CAPITOLO 11
Quante tasse paga una Partita IVA in Italia? Questa è una delle domande che più di frequente
si pongono le aziende, non solo in fase di valutazione e di apertura dell’attività, ma anche suc-
cessivamente.
La tassazione di una Partita IVA si differenzia molto in base al regime fiscale prescelto. Vedia-
mo quindi quali sono le principali tasse previste da ogni regime e come si calcolano.
I regimi attualmente in vigore in Italia tra cui poter scegliere sono tre:
• regime ordinario;
• regime forfettario;
• regime semplificato.
Li abbiamo già visti nelle caratteristiche fondamentali nel capitolo dedicato ai regimi fiscali. Qui
approfondiamo la tassazione prevista da ciascuno dei tre regimi.
IVA
Tra gli obblighi imposti alle Partite Iva in regime ordinario vi è il versamento dell’IVA (Imposta
sul valore aggiunto).
Questa imposta deve essere applicata in fattura, con un’aliquota (percentuale) variabile in base
alla tipologia di bene o servizio trattato. Ad esempio, i beni di prima necessità sono soggetti all’I-
VA del 4%, mentre gli alimentari in genere, i semilavorati, il settore edile e il turismo prevedono
l’IVA del 10%; tutti gli altri beni e servizi, invece, richiedono l’applicazione dell’IVA al 22%.
Possiedi un negozio di abbigliamento e hai acquistato capi dai tuoi fornitori per un valore di
40.000 euro, sulla quale hai pagato 8.800 euro di IVA (al 22%).
L’IVA sugli acquisti viene definita a credito perché sei stato tu a pagarla e, di conseguenza, vanti
un credito nei confronti dello Stato.
Quando inizi a vendere la merce, il prezzo in fattura è maggiorato dell’IVA. Ipotizziamo che tu ab-
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A scadenze prefissate (in regime ordinario la scadenza è solitamente mensile), dovrai calcolare
il saldo dell’IVA, scorporando quella a credito da quella a debito. Nel nostro esempio, ti ritroverai
con IVA a debito di 26.400 euro, che dovrai versare allo Stato.
Dovrai pagare l’IRPEF se hai scelto la forma giuridica di libero professionista o ditta individuale.
Se invece la tua attività è una società, di persone o di capitali, non dovrai versare questa imposta.
L’IRPEF non si applica alla “No Tax Area”, ossia un valore di reddito al di sotto del quale la perso-
na fisica è esente da imposizione fiscale. Per il 2023 rientrano nella no tax area i redditi da lavoro
autonomo fino a 8.174€ all’anno.
L’IRPEF è un’imposta progressiva. Questo vuol dire che l’importo da pagare aumenta man mano
che aumenta il tuo reddito.
Ricorda che, a partire dal secondo scaglione, le aliquote successive vengono applicate solo per
la parte di reddito eccedente. Un esempio pratico ti aiuterà a capire meglio.
Se hai dichiarato 60.000 euro di reddito imponibile, per calcolare l’IRPEF dovrai seguire questi
procedimenti:
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L’aliquota IRES è attualmente pari al 24% del reddito della società. Il calcolo del reddito sul quale
applicare la percentuale IRES è abbastanza complicato. Per evitare errori (e quindi multe salate)
ti consigliamo di farti assistere da un commercialista.
La Legge di Bilancio 2022 ha escluso da IRAP le persone fisiche, stabilendo che l’imposta “non
è dovuta dalle persone fisiche esercenti attività commerciali ed esercenti arti e professioni”.
Rientrano quindi tra i soggetti esclusi i liberi professionisti e le ditte individuali.
L’aliquota ordinaria IRAP è pari al 3,9%. Ogni regione può però decidere di aumentarla o ridurla
fino a un massimo di 0,92 punti percentuali anche in base al tipo di attività svolta dall’impresa.
Per avere il conteggio corretto ti consigliamo di rivolgerti a un commercialista o un consulente
di fiducia.
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Da ricordare il fatto che nel regime semplificato il calcolo del reddito imponibile avviene seguen-
do il principio di cassa, mentre nell’ordinario si fa riferimento al principio di competenza.
Per ulteriori informazioni sul regime ordinario e semplificato e su ciò che li differenzia, leggi il
capitolo “regime ordinario e semplificato: dettagli e differenze”.
Per i primi cinque anni di un’attività, a determinate condizioni, l’aliquota è ridotta al 5%.
Per calcolare il reddito imponibile su cui applicare l’imposta sostitutiva, si deve individuare il
coefficiente associato al proprio codice ATECO e moltiplicarlo per i ricavi calcolati secondo il
principio di cassa.
Per scoprire di più, leggi l’approfondimento dedicato alla tassazione in regime forfettario.
Ora che hai le idee più definite sulle imposte che contribuiscono ai costi della tua Partita IVA,
passiamo ad un altro argomento. Esaminiamo un documento essenziale nella gestione di un’at-
tività: la fattura. Vediamo cos’è, chi la deve emettere e quale tipologia scegliere in base all’ope-
razione che intendi fatturare.
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CAPITOLO 12
La fattura è uno dei documenti più importanti nella gestione di una partita IVA poiché, con la sua
emissione, si concretizza il momento in cui un contratto di acquisto di un servizio o di un bene
si conclude con la richiesta di pagamento al cliente.
Vediamo nel dettaglio in cosa consiste una fattura, chi ha l’obbligo di emetterla, le principali tipo-
logie tra cui è possibile scegliere e infine alcune indicazioni di base per la compilazione.
Definizione di fattura
La fattura è un documento fiscale e contabile emesso dai soggetti con Partita Iva che comprova
la vendita di una merce o la prestazione di un servizio.
Tramite la fattura si attesta la regolarità delle operazioni commerciali che vengono effettuate
nei confronti del fisco in quanto, una volta emesso il documento di fatturazione, il relativo impor-
to incassato viene automaticamente sottoposto a tassazione.
Per questi operatori hanno invece l’obbligo di rilasciare al cliente altri documenti utili al controllo
fiscale, ad esempio la ricevuta fiscale e lo scontrino fiscale.
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La fattura immediata
La fattura immediata è un documento fiscale da emettere e consegnare al cliente nello stesso
giorno in cui acquista un bene oppure gli è stato fornito un servizio.
In formato elettronico, la fattura immediata può essere emessa entro i 12 giorni successivi alla
data di effettuazione dell’operazione (cioè della vendita del bene o prestazione del servizio).
La fattura differita
La fattura differita è un documento che viene emesso in un momento diverso rispetto a quello
bene è stato ceduto o un servizio è stato erogato.
Puoi emettere questa fattura e registrarla entro il 15 del mese successivo a quello in cui hai
ceduto il bene o prestato il servizio, indicando il mese di riferimento, che è valido a fini della
liquidazione IVA.
Questa tipologia di fattura rende la gestione dell’attività decisamente più semplice. Attraverso
l’emissione di documento fiscale riepilogativo soltanto puoi fatturare diverse operazioni che av-
vengono nello stesso mese solare da parte di un cliente specifico.
Inizialmente, la fatturazione differita veniva soltanto usata per la cessione di beni; soltanto con
la Legge di Stabilità L.228/2012 del 2013 è stata consentita la sua emissione anche per la pre-
stazione di servizi.
La fattura proforma
Come dice lo stesso nome, la fattura proforma è un documento “per la forma”. Non si tratta di
una vera e propria fattura di vendita, ma la puoi utilizzare per informare il cliente preventivamen-
te dei beni o delle prestazioni, per i quali successivamente emetterai la fattura definitiva.
La fattura proforma non ha nessuna valenza ai fini fiscali e ti offre il vantaggio di poter verificare
insieme al cliente dati e importi, apportando eventualmente delle correzioni, aggiungendo o mo-
dificando qualcosa se necessario, prima dell’emissione di quella definitiva.
Nel caso di attività professionali (notai, avvocati, medici, dentisti, ecc.) assume il nome di “av-
viso di parcella” e permette di chiedere il pagamento delle spettanze e delle spese senza antici-
pare l’IVA, che invece viene versata al momento dell’emissione della fattura.
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Puoi emettere questa tipologia di fattura in generale quando cedi un bene che deve essere tra-
sferito presso il cliente. Non puoi invece utilizzarla in caso di prestazione di servizi (in questo
caso è obbligatorio l’uso della fattura immediata o differita).
All’interno dovrai inserire tutti gli elementi propri della fattura immediata e del documento di
trasporto, quindi:
• le informazioni previste dalla normativa IVA con i relativi riepiloghi per aliquota;
• i riferimenti al trasporto: la data di consegna o spedizione, i soggetti tra cui viene eseguita
l’operazione, il soggetto incaricato al trasporto e la descrizione dei beni (con natura, qualità
e quantità).
La fattura di acconto
La fattura di acconto è un documento emesso prima che avvengano gli eventi che di solito de-
terminano l’effettuazione dell’operazione.
La fattura di acconto deve essere emessa se il cliente versa un acconto prima di ricevere la mer-
ce ordinata (nel caso dei beni mobili), per attestare l’importo già incassato.
Nel caso della prestazione dei servizi, bisogna emettere fattura di acconto entro e non oltre la
data in cui l’acconto è stato pagato l’acconto o, nel caso del formato elettronico, entro i 12 giorni
successivi.
La fattura a saldo
La fattura a saldo viene emessa a conclusione di un contratto o di una fornitura di servizi e con-
tiene l’importo ancora dovuto dal cliente dopo aver versato uno o più acconti.
La fattura a saldo deve contenere il totale pattuito fra le parti a cui viene sottratto quanto già
fatturato in fase di acconto.
La fattura elettronica è invece documento informatico e strutturato che viene trasmesso te-
lematicamente al Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate e recapitato al soggetto
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La fattura elettronica obbligatoria è in vigore dal 1° gennaio 2019 per tutti i rapporti con la Pub-
blica Amministrazione, verso Partite Iva e consumatori finali residenti, stabiliti e identificati nel
territorio italiano.
Dal 1° luglio 2022 è diventata un obbligo anche per i contribuenti in regime forfettario che nell’an-
no precedente hanno percepito ricavi o compensi superiori a 25.000€, fino a quel momento eso-
nerati.
Dal 1° luglio 2024 la fatturazione elettronica diventerà obbligatoria per tutti i forfettari ancora
esonerati.
Oltre a questi campi, nella fattura elettronica è necessario inserirne altri, come ad esempio il
Codice Destinatario o il tipo di documento. Per saperne di più, leggi l’approfondimento su come
compilare una fattura elettronica.
Per quanto riguarda la compilazione fattura elettronica, è necessario avere innanzitutto un di-
spositivo con connessione a Internet, ma anche un software fattura elettronica abilitato alla
compilazione fattura e al suo invio.
A seconda del programma di fatturazione elettronica o della metodologia che scegli per emette-
re la fattura, la procedura potrebbe essere diversa.
I software di fatturazione elettronica come Fatture in Cloud hanno un’interfaccia intuitiva, che
ti consente di compilare la fattura con estrema facilità. Inoltre, traducono il documento nel for-
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Un file XML può essere anche creato manualmente, ma la procedura è piuttosto complessa.
Quindi, conviene sempre avvalerti di un software che faccia tutto in automatico.
Come abbiamo visto, gestire e registrare le fatture con precisione ti aiuta ad avere un’idea delle
entrate e delle uscite. Ci sono anche altri strumenti che ti possono tornare utili a questo scopo. Li
vedremo nel prossimo capitolo, dedicato a come gestire le entrate e le uscite della tua azienda.
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CAPITOLO 13
Una sana gestione finanziaria è fondamentale per ogni azienda, grande o piccola che sia. Senza
di essa, falliscono anche le attività più promettenti e potenzialmente redditizie.
È importante gestire al meglio le entrate e le uscite fin dall’apertura della Partita IVA, e anche
prima, per evitare delle disattenzioni che a lungo andare potrebbero risultare fatali.
Vediamo insieme alcuni concetti e strumenti che possono tornarti utili per affrontare le prime
decisioni cruciali in ambito finanziario.
Il denaro entra ed esce costantemente dalla tua attività. Entra come “reddito” da clienti che
acquistano i tuoi prodotti e servizi e defluisce dall’attività sotto forma di “spesa”, come affitto,
salari, pagamenti mensili di prestiti, pagamenti a fornitori, ecc.
Il flusso di cassa è positivo se ottieni più entrate che uscite. È fondamentale cercare di mante-
nerlo sempre tale in quanto, se il flusso di cassa è positivo, la tua azienda sarà in grado di pagare
i costi fissi (ad esempio, le bollette, gli stipendi ai dipendenti, etc.) e di far fronte a eventuali costi
imprevisti.
Potrebbero esserci, però, periodi in cui si verifica un flusso di cassa negativo, ad esempio se
acquisti un nuovo macchinario o se un pagamento da un cliente è scaduto.
Potenzialmente, potresti dover fare affidamento su uno scoperto bancario o prestito a breve
termine per coprire questa carenza di flusso di cassa.
Tuttavia, fintanto che il flusso di cassa negativo viene pianificato e la tua attività ritorna a una po-
sizione di flusso di cassa positivo, non dovrebbe causare seri problemi alla tua piccola impresa.
Questi documenti finanziari molto semplici ti daranno un’istantanea del tuo flusso di cassa men-
sile effettivo e del tuo flusso di cassa mensile previsto.
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PG.
Le aziende che vendono direttamente al cliente finale di solito richiedono il pagamento imme-
diato.
Ad esempio, un ristorante viene pagato una volta che i clienti finiscono il pasto, mentre un idrau-
lico o un elettricista si aspetterà di essere pagato non appena il lavoro sarà terminato.
Invece le aziende che vendono ad altre aziende spesso offrono credito sotto forma di termini di
pagamento di 7, 14, 30, 60 o anche 90 giorni.
Estendere il credito a clienti può essere un modo efficace per attrarre nuovi affari e creare fidu-
cia, ma avrà anche un impatto diretto sul flusso di cassa.
C’è anche il problema perpetuo dei ritardi di pagamento a cui pensare. I pagamenti in ritardo
sono una delle principali cause dei problemi inerenti al flusso di cassa, quindi vale la pena pen-
sare a come incoraggiare i tuoi clienti a pagare in tempo.
Esistono diverse strategie che potresti prendere in considerazione, come l’addebito di interessi
sui pagamenti in ritardo, l’offerta di sconti sui pagamenti anticipati per incentivare i clienti a
effettuare pagamenti rapidi o l’imposizione di termini di pagamento con scadenza alla ricevuta.
Puoi trovare e altri suggerimenti utili nell’approfondimento “come farsi pagare dai clienti”.
Rifiutare potenziali nuovi contratti sulla base di un controllo del credito non è certamente facile,
richiede una determinazione ferrea, ma potrebbe essere la cosa migliore che fai per la tua atti-
vità.
Immagina solo cosa accadrebbe alla tua situazione di flusso di cassa se passassi un mese a
soddisfare un ordine per un singolo cliente, che accetta la merce e si rifiuta di pagare.
Potresti intraprendere un’azione legale per recuperare il denaro che ti è dovuto, ma sarà costoso
e richiederà tempo.
Durante quel periodo, come manderai avanti la tua attività, sapendo di non avere a disposizione
risorse preziose per sostenere i costi?
Se vedi che un’azienda ha una storia creditizia tutt’altro che perfetta, potresti decidere di non
concedere loro credito o addirittura scegliere di non lavorare affatto con loro.
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PG.
Se sono stati associati ad altre organizzazioni che hanno fallito o sono direttori di più società
contemporaneamente, potrebbe essere meglio starne alla larga.
Sebbene uno scambio verbale possa essere utilizzato per concordare inizialmente i termini di
pagamento, è necessario assicurarsi che sia seguito da termini e condizioni di pagamento ine-
quivocabili per iscritto.
Questo dovrebbe coprire tutto, dai termini di consegna a ciò che accadrà se non vieni pagato.
Verificare che la fattura sia stata inviata al posto giusto e che tutti i dettagli necessari siano
corretti contribuirà a ridurre i ritardi.
Quando invii la fattura, vale anche la pena chiedere se c’è qualche motivo per cui il pagamento
non verrà effettuato in tempo, poiché la maggior parte delle persone farà tutto il possibile per
non tornare sulla parola data.
1. Prima nota
La prima nota è un documento contabile non obbligatorio, ma sempre consigliabile perché aiuta
a segnare i movimenti economici giornalieri.
Deve contenere la data dei movimenti, i riferimenti specifici in merito a ricevute, fatture, ecc., gli
importi singoli, gli importi totali, la descrizione esaustiva ed estesa della natura di ogni transa-
zione, il riferimento alla natura del documento contabile, le partite fuori cassa.
Tra le diverse operazioni finanziarie da annotare nella prima nota vale la pena ricordare gli incas-
si delle fatture, gli incassi dei corrispettivi giornalieri, il pagamento delle fatture e delle ricevute,
69
PG.
Tratteremo l’argomento in modo più dettagliato nel capitolo dedicato al software di fatturazione
e gestione dell’attività.
3. Budget
Il budget serve a programmare, pianificare e controllare l’andamento finanziario della tua atti-
vità.
Materialmente si tratta di un documento in cui dovrai inserire tutte le entrate e le uscite che pre-
vedi per il periodo cui si riferisce. L’ideale è compilarlo a fine anno con i dati presunti per l’anno
in arrivo.
Quanto alla struttura, non c’è una regola precisa: puoi creare una tabella con Word o Excel op-
pure utilizzare software specifici, l’importante è che nella compilazione tu sia il più accurato
possibile.
Se ti sembra di non avere ben chiare le tue fonti di reddito e di spesa, niente panico. Vedrai che
compilandolo ti verrà spontaneo fare mente locale e individuare le informazioni finanziarie che
ti servono. Inoltre, puoi aiutarti consultando i dati (bollette, contratti di affitto ecc.) degli anni
precedenti.
Quanto al contenuto del budget, anche per questo non c’è una regola fissa. Noi ti consigliamo di
inserire almeno queste macro-categorie:
• Entrate. Questa categoria conterrà tutte le voci di entrata che prevedi per l’anno successivo:
redditi da lavoro o da investimento. Prestiti che intendi richiedere oppure risparmi che hai
deciso di utilizzare per l’attività.
• Uscite fisse. Sono quelle che già sai che affronterai e di cui già conosci l’importo e la sca-
denza (anche in maniera approssimativa). Ad esempio, l’affitto del tuo ufficio e le relative
bollette. Oppure i costi per il mantenimento del tuo sito o le spese per il commercialista.
• Uscite variabili. In questa categoria puoi inserire voci che variano periodicamente in base
a diversi fattori, come ad esempio fiere di settore a cui intendi partecipare, viaggi di lavoro,
70
PG.
Una volta creato il tuo schema di budget, non ti resta che compilarlo nel modo più preciso possi-
bile. Trattandosi di una previsione che fai basandoti su entrate e uscite di anni precedenti è pos-
sibile (anzi, probabile) che non tutte le informazioni che inserisci saranno poi fedeli alla realtà.
Ed è per questo che devi periodicamente, diciamo ogni 3 o 4 mesi, aggiornare il tuo budget con
i dati reali (cd. “consuntivi”).
4. Forecast
Dalla revisione periodica del budget in base ai dati reali che man mano si registrano, nasce il
forecast: una previsione sempre più precisa della situazione economica, patrimoniale e finan-
ziaria della tua attività.
Con il passare del tempo infatti puoi utilizzare i dati dei mesi passati per prevedere quello che
avverrà (finanziariamente) in quelli futuri.
Se lo aggiorni con costanza e precisione costante, il forecast ti permetterà di gestire al meglio gli
ultimi mesi dell’anno, facendo quadrare i conti o sfruttando l’eccedenza di budget accumulata.
Ma non solo, puoi anche utilizzare i dati per iniziare a programmare il budget dell’anno succes-
sivo e valutare in anticipo quali e quante spese potrai permetterti.
Abbiamo analizzato alcuni concetti e strumenti che ti aiutano a monitorare le entrate e le uscite
della tua azienda. Nel prossimo capitolo invece vedremo alcuni indicatori fondamentali che ti
permettono di capire “come sta andando la tua Partita IVA”: fatturato, redditività, liquidità e sol-
vibilità.
71
PG.
CAPITOLO 14
È importante tenere traccia dei progressi che sta facendo la tua nuova attività per poter raggiun-
gere i tuoi obiettivi di business presenti e futuri.
Se ti limiti soltanto ad analizzare alcuni dati, potresti avere una visione parziale o distorta
dell’andamento aziendale, con il rischio di subire un tracollo quando meno te lo aspetti.
Ecco perché è importante avere un quadro chiaro degli indicatori che ti possono suggerire “come
sta andando il business”. Di questi, quattro sono fondamentali per qualsiasi attività, anche per
la più piccola. Vediamo quali sono.
1. Fatturato
Il fatturato aziendale indica l’ammontare dei ricavi ottenuti da un’impresa attraverso la vendita
di prodotti e/o la prestazione di servizi.
Per la precisione, corrisponde alla somma degli importi delle fatture emesse, a cui bisogna sot-
trarre l’IVA ed eventuali abbuoni e sconti inseriti in fattura.
Si riferisce a un determinato lasso temporale, che generalmente è l’anno di esercizio o l’anno
solare.
Non va confuso con il profitto, che invece viene calcolato togliendo dal fatturato i costi.
È un dato fondamentale in quanto ti consente di avere un’idea della capacità di mercato della
tua azienda. Non solo: le banche, prima di concedere un prestito, prestano molta attenzione a
questo dato.
È anche importante perché un potenziale collaboratore o partner, prima di accettare una propo-
sta dalla tua azienda, vuole conoscere il suo stato di salute.
Questo indicatore va monitorato con estrema attenzione, e non soltanto in termini di diminuzio-
ne o aumento.
Devi saper riconoscere la modalità con cui il fatturato è composto e il modo in cui vengono ge-
nerati i margini di guadagno che derivano dalle diverse tipologie di prodotti che vendi o di servizi
che eroghi.
Soltanto tramite tutte queste informazioni puoi conoscere l’andamento effettivo della tua azien-
da e prendere decisioni strategiche in merito agli investimenti da fare, all’allocazione delle risor-
se e alle scelte di vendita e di marketing.
2. Redditività
Per redditività si intende la capacità di un’azienda di usare le risorse in modo da creare ricavi
rispetto alle spese sostenute. In pratica, è la capacità di un’impresa di generare profitti dalle
operazioni che effettua.
Esistono specifici indicatori o indici di redditività che ti aiutano a misurare la capacità della tua
azienda nel produrre valore e reddito.
La loro funzione principale è quella di fornire degli indicatori sintetici per un facile confronto con
i differenti bilanci di annualità, anche di organizzazioni diverse.
73
PG.
Se vuoi usare nel migliore modo possibile gli indicatori di redditività deve saperli inserire in un
più vasto contesto di analisi delle attività.
Un singolo indice non è in grado di offrire un quadro esaustivo e completo della situazione. Dun-
que, è fondamentale analizzare la redditività relazionandola agli altri indicatori di bilancio, come
quelli patrimoniali e finanziari.
Non è necessario che confronti molti indici, anzi ti conviene utilizzarne pochi, almeno quelli più
adeguati per il tipo di analisi che devi effettuare e collocarli poi in un contesto più ampio.
Altrettanto fondamentale è monitorare nel tempo le variazioni di questi indicatori, tramite l’ana-
lisi e il calcolo dello stesso indicatore su almeno tre bilanci annuali diversi.
Tutto ciò ti serve per l’analisi delle variazioni di bilancio e l’eventuale evoluzione, nonché capire
quali sono i fattori che le hanno provocate.
Liquidità
L’indicatore di liquidità è l’espressione della capacità dell’azienda di fronteggiare gli impegni
finanziari che ha assunto.
Ci sono due tipologie di indicatore: l’indice di liquidità primaria o immediata e l’indice di liquidità
secondaria totale.
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PG.
L’indicatore di liquidità secondaria totale offre una situazione più chiara dell’azienda, perché per-
mette di capire quanto si può ottenere da una possibile liquidazione.
Solvibilità
In generale, la solvibilità è la capacità di far fronte agli impegni presi da un debitore con i propri
creditori, ossia di restituire loro tutto il denaro che ha ricevuto in prestito.
Considerando questo indicatore dal punto di vista aziendale, è di fondamentale importanza per-
ché ti aiuta a preservare e fare crescere il tuo business, visto che la presenza di debiti è un aspet-
to che tutte le aziende non possono evitare di considerare.
Se vuoi misurare il grado di solvibilità della tua azienda, devi usare l’indice di solvibilità, che ti
consente di stabilire la capacità della tua azienda di saldare i debiti al momento della scadenza
dei termini, che possono essere brevi, medi o lunghi.
Abbiamo visto quali sono i principali indicatori da tenere in considerazione per capire meglio
“come vanno gli affari”. Possono sembrare un po’ complessi all’inizio, ma, una volta presa fami-
liarità con i termini e con l’aiuto di un Commercialista, riuscirai a ricavare informazioni preziose
per gestire al meglio la tua attività.
Inoltre, un software completo per la gestione dell’attività può calcolare per te alcuni di questi
75
PG. indicatori, come ad esempio il fatturato. Approfondiremo il discorso nel prossimo capitolo.
CAPITOLO 15
Hai aperto la tua Partita Iva e ora, finalmente, i clienti iniziano ad arrivare. Dopo aver venduto
alcuni prodotti e/o portato a termine i primi lavori, ti ritrovi a dover emettere fattura.
Abbiamo già dedicato un capitolo alla fattura, dove abbiamo visto cos’è e quali sono le principali
tipologie principali.
In questi casi, devi inserire tutti i dati a mano, a partire dai campi obbligatori della fattura fino a
quelli facoltativi. Inoltre, se non utilizzi delle formule e dei modelli in Excel, devi eseguire manual-
mente anche i calcoli.
Tutto questo rende elevata la possibilità di tralasciare qualche dato o di commettere errori.
Il software di fatturazione semplifica la compilazione della fattura e previene gli errori, grazie
all’interfaccia intuitiva, ai calcoli e all’inserimento automatico di diversi dati.
Se invece hai l’obbligo di fatturazione elettronica (come la maggior parte delle Partite IVA e
diversi contribuenti in regime forfettario), devi necessariamente utilizzare un software.
Infatti, non puoi creare la fattura elettronica su un foglio di carta, né utilizzare un software “co-
mune” (come Word, Excel o simili), ma solo tramite un software di fatturazione elettronica, che
codifica il documento rispettando le specifiche indicate dall’Agenzia delle Entrate.
Se anche tu rientri tra i soggetti obbligati, dovrai necessariamente scegliere un software che
supporta la fatturazione elettronica.
77
PG.
Molti software non sono compatibili con i dispositivi mobili, mentre altri lo sono, ma conten-
gono così tante funzioni che è spesso difficile gestirli con uno schermo di piccole dimensioni.
I programmi di fatturazione più evoluti hanno una propria app di fatturazione elettronica, che
puoi scaricare sul tuo smartphone e tablet.
L’applicazione non è semplicemente una “riduzione” della versione per PC, ma è studiata per
soddisfare le esigenze dell’utente nella particolare situazione in cui si trova.
Infatti, una persona che accede da un software di fatturazione da smartphone e tablet, probabil-
mente si trova in mobilità o comunque ha bisogno di compiere operazioni veloci.
- Daniele Ratti
CEO di Fatture in Cloud
Eppure possono esserci degli imprevisti. Ad esempio, può capitare che, per qualsiasi motivo, si
presenti qualche difficoltà o errore nell’invio. Inoltre il commercialista potrebbe aver bisogno
78
PG.
Per risolvere tutti questi problemi, puoi far accedere il Commercialista al tuo software di fattu-
razione. La soluzione migliore non è certo condividere il nome utente e la password.
Infatti, alcuni programmi come Fatture in Cloud permette la connessione con il Commercialista,
in cui:
• il Commercialista può creare il proprio account, anche gratuito,
• puoi far visualizzare il tuo account al Commercialista e farlo accedere solo ai dati che tu
vuoi condividere con lui, in totale sicurezza.
- Daniele Ratti
CEO di Fatture in Cloud
Ti basta solo questo? Non vorresti, ad esempio, poter creare una fattura in modo automatico da
un preventivo, senza dover riscrivere i dati? Oppure monitorare i tuoi crediti e capire quali fatture
devono ancora essere saldate? O, ancora, avere una stima del fatturato e dei costi?
I software di questo tipo non sono necessariamente complessi e costosi: anche una piccola
azienda se li può permettere.
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PG.
Il mercato è ampio, ma con alcuni criteri puoi identificare il software più adatto alle tue esigenze.
Ora che hai scelto il software che più fa al caso tuo, hai lo strumento che ti serve per emettere
fatture e gestire al meglio i tuoi affari.
Nello svolgimento delle tue attività, appena aperta Partita Iva o in un secondo momento, potresti
aver bisogno di una persona che ti aiuti. Cosa fare in questo caso: meglio assumere dipendenti
oppure avvalersi di un collaboratore esterno con Partita Iva? Lo scopriremo nel prossimo capi-
tolo.
80
PG.
CAPITOLO 16
Per lo svolgimento delle tue attività quotidiane, oppure per realizzare un progetto particolare,
potresti avere la necessità di ricorrere al lavoro di un’altra persona.
I contratti di lavoro di cui stiamo parlando si possono dividere, in linea di massima, in due “ma-
crocategorie”:
• Lavoro subordinato: in questo caso, il lavoratore si impegna a prestare il proprio lavoro alle
dipendenze e sotto la direzione di un altro soggetto.
• Lavoro parasubordinato: questa tipologia ha caratteristiche intermedie tra il “lavoro subor-
dinato” del punto precedente e il “lavoro autonomo”, di cui parleremo dopo. Si riferisce a
forme di collaborazione svolte in modo continuativo nel tempo, coordinate con la struttura
organizzativa dell’imprenditore, ma senza vincolo di subordinazione.
Nel caso di “lavoro subordinato”, il lavoratore assume la definizione anche di “prestatore di lavo-
ro subordinato” o, più comunemente, lavoratore dipendente.
Se il dipendente svolge le attività sotto la direzione di un’altra persona (definito “datore di lavo-
ro”), riceve una retribuzione, di solito a cadenza mensile, che gli viene erogata tramite un “cedo-
lino” o, più comunemente, “busta paga”.
Alcune tra le più diffuse tipologie di contratti del lavoro subordinato sono:
1. contratto a tempo indeterminato,
2. contratto a tempo determinato,
3. contratto di apprendistato,
4. contratto a chiamata.
Conoscere la differenza tra queste forme contrattuali ti permetterà di gestire al meglio il rappor-
to con il lavoratore dipendente.
82
PG.
Seppure più “flessibile” rispetto a quello a tempo indeterminato, l’uso del contratto a tempo de-
terminato presenta alcune limitazioni:
• Ha una durata massima di 12 mesi, estendibile a 24 mesi solo in determinate situazioni
e a specifiche condizioni (comprensiva di proroghe o per successione di più contratti). È
opportuno verificare eventuali previsioni diverse dei contratti collettivi nazionali, territoriali o
aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul pia-
no nazionale.
• Deve rispettare specifiche dinamiche aziendali: si possono assumere, cioè, dipen-
denti a tempo determinato in una quantità non superiore al 20% del numero dei la-
voratori a tempo indeterminato in forza al 1° gennaio dell’anno di assunzione.
Questa previsione può essere eventualmente superata solo se previsto dai CCNL, oppure
in presenza di particolari condizioni (ad esempio, in un’azienda con meno di 5 dipendenti).
3. Contratto di apprendistato
L’apprendistato è un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato che si rivolge pre-
valentemente ai giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, con lo scopo di garantire loro la
formazione per il mercato del lavoro in cui vorranno inserirsi.
4. Contratto a chiamata
Infine, puoi prendere in considerazione il contratto a chiamata (noto anche come “contratto di
lavoro discontinuo” o “intermittente”).
È caratterizzato dalla discontinuità della prestazione. Pertanto, in questo caso, il lavoratore può
essere chiamato a lavorare in giorni od orari diversi, in modo non continuativo, secondo le esi-
genze del datore di lavoro, individuate tenendo sempre come riferimento i Contratti Collettivi di
appartenenza dell’azienda.
Per conoscere ulteriori tipologie di contratto di lavoro e scegliere la forma contrattuale che me-
glio risponde alle esigenze della tua azienda e della figura che stai cercando, ti consigliamo di
83
PG. rivolgerti al tuo Consulente del Lavoro di fiducia.
Per ulteriori informazioni, ti rinviamo all’articolo del blog di Dipendenti in Cloud dedicato al costo
del personale.
L’attività di cui stiamo parlando trova il proprio fondamento giuridico nel contratto d’opera, defi-
nito dall’art. 2222 del Codice Civile.
Anche se non è obbligatoria la forma scritta, ti consigliamo di sottoscrivere per iscritto un con-
tratto di prestazione d’opera, che specifichi – come detto – sia la natura della prestazione, sia il
compenso del collaboratore.
Per quanto riguarda i costi del contratto di collaborazione con partita IVA, sono perlopiù ricon-
ducibili al compenso pattuito in sede contrattuale con il collaboratore esterno, oltre ad eventuali
oneri previdenziali ed assistenziali previsti per legge.
84
PG.
Dal punto di vista fiscale, per le aziende italiane è alcune volte più efficiente affidarsi a collabo-
ratori con partita IVA, piuttosto che assumere del personale dipendente, a causa della pressione
fiscale e previdenziale correlata al lavoro subordinato.
Sempre più aziende, nel momento in cui si stanno adoperando per cercare personale qualificato,
preferiscono spesso stabilire collaborazioni con liberi professionisti dotati di Partita Iva, anziché
assumere nuovi dipendenti.
D’altra parte, però, può risultare più vantaggioso assumere dipendenti dipendenti (anziché ri-
correre a professionisti esterni), per sviluppare competenze interne, considerate come risorse
preziose sempre a disposizione dell’imprenditore.
Inoltre, in determinate situazioni e secondo leggi vigenti tempo per tempo, se si ricorre al lavoro
subordinato, si possono beneficiare di alcuni sgravi contributivi e vantaggi fiscali da non sotto-
valutare.
Infine, non bisogna sottovalutare nemmeno l’ipotesi che le tariffe orarie di un autonomo possa-
no essere di gran lunga superiori rispetto al compenso orario di un lavoratore subordinato.
Una soluzione intermedia può essere avere un piccolo team interno di dipendenti, a cui affidare
le attività continuative e di primaria importanza, e ricorrere a collaboratori esterni a per attività
secondarie e/o progetti specifici.
Dipendente o partita Iva? La decisione se sia meglio assumere un lavoratore dipendente o avva-
lersi dell’aiuto di un collaboratore esterno con partita IVA deve essere analizzata attentamente
per capire quale delle due soluzioni è più conveniente per la tua attività. Per questo motivo, ti
suggeriamo di rivolgerti a un Consulente di fiducia.
Siamo alla fine di questa guida sull’apertura di una Partita Iva. Ripercorriamo in breve il percorso
che abbiamo affrontato insieme:
• All’inizio abbiamo esaminato le situazioni in cui sussiste l’obbligo di Partita Iva e i requisiti
che devi avere per aprirne una.
• È stato poi il momento di esaminare le scelte da compiere in merito alla tua Partita IVA: la
forma giuridica, il nome dell’azienda, la sede legale e operativa, il regime fiscale.
• Abbiamo risposto alla domanda “come aprire partita IVA”, approfondendo pratiche e docu-
menti, i vantaggi di aprire partita IVA con il Commercialista e gli adempimenti immediata-
mente successivi.
• L’ultima parte della guida ha trattato alcuni temi che ti tornano utili subito dopo aver aperto
l’attività: le tasse da pagare, la gestione di entrate e uscite, gli indicatori di andamento degli
affari, la scelta del software di fatturazione e infine l’assunzione di un dipendente o collabo-
razione con partita Iva.
Ora hai le informazioni essenziali per affrontare con più serenità l’apertura della Partita IVA e la
85
PG. gestione della tua attività.
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