Docsity Riassunto e Appunti Di Partire Leggeri Il Metodo Lean Start Up
Docsity Riassunto e Appunti Di Partire Leggeri Il Metodo Lean Start Up
Engine della crescita: E’ un termine già introdotto in precedenza, senza spiegare in cosa consistesse.
In pratica si tratta del modo nel quale la nostra azienda ha intenzione di crescere nel tempo, esistono vari modelli.
Innanzitutto è possibile distinguere i modelli in:
• Engine jump-start, legati ad azioni una tantum, ad esempio pubblicità di 1 volta in tv e poi basta
• Engine sostenibili, cioè mantenibili, che agiscono in maniera continuativa, arrivano sempre nuovi utenti a
causa delle mie azioni eseguite in passato e magari a causa delle azioni dei vecchi utenti.
E’ possibile distinguere tre categorie di engine sostenibili:
• Sticky: i clienti che passano al prodotto poi ci rimangono (es. acquisti ripetuti o abbonamenti)
• Viral: basato sul passaparola: l’utente evangelizza su un certo prodotto, anche se il viral ancora più
efficace è quello dove l’utente non deve dire nulla, il prodotto contagia solo per il fatto che l’utente lo
usa e gli altri lo vedono (cossidetto side effect dell’utilizzo, come furono le cuffie bianche dell’ipod in
metropolitana, oppure il link in basso “Iscriviti ad Hotmail” nelle mail di hotmail). Matematicamente
è possibile definire un viral coefficient, numero dei nuovi utenti dovuti ad un vecchio iscritto. Se è
0.1 non si andrà lontano: 100 utenti ne portano 10, quei 10 un altro e poi l’effetto virale è
praticamente finito. se invece è vicino a 1 dura molto di più, se è addirittura sopra 1 ho una crescita
esponenziale.
• Paid growth: acquisto clienti pagandoli, ovviamente è sostenibile se il costo di acquisizione di un
cliente (costo marginale) è minore dellifetime customer value (non il prezzo dell’acquisto iniziale,
ma tutto quello che il cliente comprerà nella sua storia con il mio sito). Questa differenza (profitto
marginale) posso reinvestirla in pubblicità andando a creare un circolo virtuoso. Questo tipo di engine
è adatto a quei prodotti non intrinsecamente virali. Oltre alla pubblicità posso inserire dentro questa
categoria tutte quelle pratiche per le quali posso stabilire un costo/cliente-acquisito (es. vendite in
outsorcing).
Gli engine growth possono essere usati assieme, ma di solito conviene concentrarsi su uno solo, e soprattutto tenere in
mente che un engine growth finisce la “benzina” dopo un certo periodo variabile, a quel punto sarà necessario un
rinnovamento di strategia o addirittura un pivot.
Problem Solving nella Lean Startup: Per ogni problema, sia di marketing che di
sviluppo del prodotto, viene suggerito di chiedersi sempre cinque volte “perchè”, a cascata, come fanno i bambini,
andando a trovare cause sempre più a monte.
Per ogni livello di “Perchè?” individuare una soluzione al problema corrispondente a quel livello: di solito più il
“perchè” è generale (cioè muovendosi verso l’ultimo dei cinque) più la soluzione per risolverlo è costosa. Viene
evidenziata l’importanza, all’interno di questo procedimento, di non dare le colpe a nessuno, e se qualcuno ha sbagliato
cambiare il processo produttivo in modo che non sia piu possibile ripetere quel tipo di errore in futuro (la soluzione
all’ultimo dei perchè deve essere incentrato su questo).
Se l’azienda va bene e cresce, nuove problematiche si affacceranno all’orizzonte, in particolare sarà necessario
bilanciare:
• il soddisfacimento delle esigenze dei clienti attuali
• la ricerca nuovi clienti
• la gestione ed eventuali aggiustamenti al modello di business attuale
• l’esplorazione di nuovi business models
Gli ingredienti chiave nel trovare il giusto bilanciamento tra queste attività in competizione tra loro è:
– Il primo approccio riguarda la massimizzazione delle possibilità di successo. Creare un prodotto con tante
caratteristiche da condurre il cliente all’acquisto. In tal caso, non si avranno feedback fino alla chiusura del ciclo di
produzione, quando ormai non è più possibile apportare modifiche.
– Il secondo approccio è quello del “Release early, Release often“. Ripetuti lanci sul mercato del prodotto di volta in
volta, riveduto e modificato in base ai feedback ricevuti. Tale approccio può dar vita a un ciclo infinito, in cui l’azienda
insegue incessantemente ciò che vogliono i clienti. Ciò comporta spese maggiori e (almeno nel breve periodo) minor
profitti. La “Produzione Snella” e il MPF, fondono questi due approcci, al fine di massimizzare il profitto, e ridurre lo
“spreco” al minimo. Viene lanciato un prodotto con abbastanza caratteristiche da capire cosa il cliente desidera. Quindi
non più una serie di lanci sul mercato inutili e senza fine, ma iterazioni e piccoli passi avanti. La filosofia della Lean
Startup si ispira a quella sviluppata negli anni ’80, dall’impresa automobilistica Giapponese Toyota. Lo stesso E.Reis,
chiarisce che il termine “minimo”, non sta ad indicare un prodotto minimale. Anzi, tale approccio comporta uno sforzo
maggiore iniziale, se si vuole che tale sistema porti dei risultati positivi. Ovvero progettare la costruzione in modo tale
da “Imparare” (validated learning) dai feedback ricevuti. Ovviamente tale processo, pur comportando sforzo iniziale
maggiore, garantisce una riduzione successiva di spreco in termini di tempo e capitale. Questa nuova filosofia ha
completamente rivoluzionato il modo di produrre. Ormai il Taylor – Fordismo è un lontano ricordo. L’idea di Lavoro
fondato su leggi e tempi calcolabili, di lavoro fisso e lineare, lascia il passo ad un uovo tipo di lavoro, altamente
flessibile, e orientato al mercato. Tale approccio ha surclassato gli altri, in quanto si adatta alla domanda, rispondendo
con un’ adeguata offerta. . La Lean Startup si assicura che il processo sia altamente flessibile, e che si evitino sprechi
inutili. Il miglioramento che ne consegue ha un grande impatto anche in termini economici. In conclusione bisogna
ricordare, come il sistema tecnico renda possibile il contatto diretto col mondo della clientela. Proprio grazie alle nuove
tecnologie (ICT), un impresa nascente, può studiare al meglio i bisogni della domanda. Il cliente arriva direttamente
all’azienda: Sta solo all’azienda, rispondere adeguatamente. Grazie alle ICT, e all’avvento del web 2.0 (social, wiki,
forum, blog), le aziende hanno accesso ad una quantità impressionante di feedback, opinioni e informazioni sul target
di mercato, mettendo a disposizione degli utenti, piattaforme in cui poter esprimere i propri bisogni, le aspettative
verso i prodotti, i disagi, e la possibilità di comunicare con gli altri clienti/utenti. Questo cambiamento di portata
rivoluzionaria, ha effettivamente dato la possibilità al cliente di esprimersi (democraticamente), o ci ritroviamo sempre
più vicini a una condizione simile a quella illustrata da George Orwell, nel suo 1984? Il tema di internet come
“democrazia” o “anarchia”, e lo scontro tra la scuola degli Apocalittici e gli integrati è ormai conosciuto. Tratterò
questo tema in uno dei prossimi articoli.
Definizione di organizzazione: entità collettiva dotata di formalizzazioni allo scopo di raggiungere dei fini. Si distingue
dagli altri sistemi sociali proprio perché possiede le variabili dei fini e del livello e del livello di formalizzazione.
Il termine viene utilizzato in diverse accezioni a seconda che si parli di un soggetto, un’ attività o organizzazione.
Organizzazione come soggetto: ci sono soggetti legalmente riconosciuti come imprese, amministrazioni pubbliche,
scuole. Altri sono legittimi ma non legalmente costituiti, come gruppi culturali o religiosi. Taluni invece sono
organizzati e potenti ma illegali come le mafie
Organizzazione come attività: atti compiuti da soggetti volti a passare da uno stato di disordine ad uno di ordine.
Attività diretta a conseguire uno scopo, le tre diverse attività sono la gestione, lo sviluppo e la progettazione.
Le organizzazioni possono essere di varie tipologie distinte in base a dimensione, proprietà, collocazione geografica,
complessità, settore.
• Max Weber fa una distinzione a seconda del tipo di autorità: autorità tradizionale, carismatica o razionale.
• Etzioni correla due variabili, il potere alla partecipazione nell’organizzazione: al potere coercitivo corrisponde
una partecipazione coatta; al potere remunerativo una part. utilitaristica; al potere legittimato una part. etica.
• Hining, Pugh e Hickson forniscono fattori per distinguere fra loro le organizzazioni: divisione del lavoro e
coordinamento e controllo.
Per descrivere l’attività organizzatrice è fondamentale individuare il contesto formato dalle cosiddette 3T: tempo,
territorio e tecnologia. (Lo sviluppo delle ICT hanno permesso di superare i vincoli spaziali e temporali). In seguito è
importante individuare la dimensione (modello 4 C): Cooperazione (lavorare insieme per raggiungere un risultato).
Comunicazione: (trasmissione di informazioni). Conoscenza (insieme di procedure, tecniche brevetti ed elementi
d’esperienza che si collegano alle conoscenze personali). Comunità (elemento di congiunzione fra interessi obiettivi
valori e sentimenti di partecipazione).
Non sempre l’eccesso di efficienza produce un’eccellenza nell’efficacia. Il segreto è fare meglio e di più con meno
risorse possibili.
Un’organizzazione si distingue anche per le tipologie di obiettivi e degli universi che queste attività contemplano:
fisico, operativo, procedurale, degli impegni e decisionale. L’attore organizzativo è sempre implicato in più universi che
cambiano a seconda del ruolo dell’attore. Un sistema organizzativo è un’unità definita da obiettivi, risorse e
configurazioni che consentono di sviluppare il controllo di attività e processi specifici sottratti ad altri. Essa è in
rapporto col mondo esterno.
I componenti di un sistema organizzativo possono essere racchiusi nel “cubo organizzativo”. Sulla prima faccia A
sono presenti gli obiettivi e le prestazioni che possono essere tecnici, economici e sociali; le prestazioni cambiano a
seconda della natura del servizio esaminando budget, missione, strategie, bilanci e standard di prodotto. Nella faccia B
ci sono le risorse interne finanziarie, fisiche ed umane (persone, tecnologie, spazi, materiali, ICT). In questo quadro si
studiano i rapporti sociali tenendo conto delle risorse tecnologiche e dei processi produttivi in relazione alle persone.
Nella faccia C è presente la configurazione organizzativa cioè l’insieme degli elementi stabili e delle regole con cui
l’organizzazione opera. Fanno parte di questo quadro:
1) processi (insieme di trasformazioni dell’oggetto dell’attività funzionale che conduce al raggiungimento dello scopo
e al soddisfacimento dei bisogni dell’utente finale),
7) macrostrutture (fissano i confini delle risorse, dell’allocazione del potere e delle autorità. In altre parole la gerarchia),
8) sistemi di regolazione e strutture latenti (cultura organizzativa, interazione col sistema sociale e comunità di pratica
e professionali).
Un’organizzazione per essere riconosciuta e avere uno status giuridico deve iscriversi ad un Tribunale e al Registro
delle imprese della Camera di Commercio. I motivi della nascita di un’org. sono svolgere un’attività in modo efficiente,
persistere nel tempo e giustificare un investimento, ottenere benefici e capacità di distinguersi dagli altri. La vita di
un’organizzazione è un continuo di apprendimento dagli errori e mutamenti. Essa può collassare se c’è il rifiuto al
cambiamento, all’apprendimento e la mancanza di sacrificio per quanto riguarda alcuni interessi ed eredità
organizzative. L’organizzazione muore se c’è un’alterazione dell’identità (cambia ragione sociale, fusioni...) o per
fallimento.
Per la teoria classica l’organizzazione si basava sulla determinazione di confini ed autorità e sulla formalizzazione del
lavoro. L’idea di fondo era che per governare bene i processi formalizzabili e non, dovessero essere affidati a gerarchie
di gestione. La seconda idea era la divisione del lavoro di Taylor (organizzazione scientifica) che sosteneva la
parcellizzazione del lavoro per la velocizzazione dei processi. I principi del Taylorismo e dell’organizzazione scientifica
erano 4: trovare il modo più efficace per fare un lavoro (one best way), mettere le persone giuste al posto giusto,
controllare premiare punire ,impiegare staff per controllare e pianificare. Molto spazio era lasciato alla tecnologia e
poco al contributo del lavoro non specializzato. Secondo Davis l’uomo era considerato in base al compito assegnatogli,
era estensione della macchina. Gli uomini erano supervisionati, le priorità venivano assegnate alle esigenze della
tecnologia e non agli individui, il frazionamento dei compiti era un modo per abbassare i costi. L’Industrial engineering
è stato lo studio per definire meglio la one best way. L’impiego di personale a bassa qualificazione sarebbe stato un
vantaggio sia per i bassi costi che per la docilità degli operai. L’organizzazione scientifica si esplicitò con la catena di
montaggio di Ford. Gli impatti di questo modello sull’individuo sono stati l’alienazione dal lavoro, mancanza di
motivazione problemi del conflitto sociale. I limiti erano la rigidità del sistema produttivo e la lentezza
decisionale,elevati costi di attraversamento e coordinamento dei processi, scarsa capacità di far fronte a
eccezioni ,scarsa comunicazione e qualità e produttività. Negli anni ‘70 questo modello cambia e comincia a emergere
la lean production (produzione snella) caratterizzata dalla terziarizzazione delle attività non strategiche, riduzione di
gerarchia, introduzione di nuove metodologie di gestione (logistica, qualità dei processi, magazzino) e miglioramento
delle prestazioni. Si sono sviluppate unità centrate sui processi come group technology e isole di produzione, con team
sempre più efficienti e qualitativamente migliori. L’organizzazione è più semplice e volta a ridurre la verticalizzazione;
le tecnologie di informazione e comunicazione hanno permesso ciò. Questo fenomeno si chiama impresa rete in cui i
processi di cooperazione sono autoregolati ma condivisi dal management, c’è un largo uso delle conoscenze del
personale a tutti i livelli, capacità di comunicazione migliore all’interno e all’esterno e sviluppo di comunità umane.
Vedi modello 4C.
• Primari: volti al raggiungimento di fini primari e alla soddisfazioni dei bisogni finali (progettazione,
produzione e distribuzione).
• Impresa verticalizzate: includono da monte a valle la maggior parte delle operazioni core. Make not buy,
tendono a fare più che comprare
• L’impresa divisionale: simile alla verticalizzata, i prodotti e i mercati sono stati segmentati. Le unità che la
compongono sono quasi aziende e sono focalizzate sugli obiettivi.
• L’impresa transnazionale: ricorre ad aziende subfornitrici che sono dei nodi connessi attraverso relazioni
gerarchiche. La divisione del lavoro è fra chi fa make e che fa buy.
• L’impresa rete: va oltre la transnazionale, poiché le connessioni fra i nodi non seguono una linea gerarchica.
Questo tipo di impresa è contemporaneamente un mercato, una rete informativa, un sistema sociale e una
struttura politica. Gli scopi e i vantaggi sono realizzare valore, esternalizzare i costi e non il valore, organizzare
internamente ed esternamente, rafforzare il rapporto con la società.
I sistemi di controllo possono essere a base gerarchica (in cui è dominante un impresa centrale e forti relazioni di
influenza), a centro di gravità concentrato (un’agenzia strategica leggera con relazioni di influenza), con centri di
gravità multipli (diverse agenzie strategiche che si succedono), senza centro (sono i sistemi a base territoriale). I nodi
connessi all’impresa rete sono autonomi e possono avere diverso potere. Ci sono diverse connessioni, burocratiche,
transazioni economiche, informazioni formalizzate e le ICT. Connessioni sono anche le regole di cooperazione, i canali
di comunicazione e lo scambio della conoscenza. La configurazione dei nodi dà vita a strutture diverse Le reti non
legano solo con altre imprese ma anche con microstrutture, ruoli, persone che si organizzano in comunità di lavoro.
Nuovi attori trovano nelle ICT strumenti per rafforzare i loro rapporti con l’impresa (stakeholders e shareholders).
Nascono anche organizzazioni di secondo ordine che influenzano le organizzazioni esistenti nelle decisioni e negli
obiettivi. In definitiva le organizzazioni a rete sono strutture organizzative in cui processi formalizzati e non
attraversano i confini di una singola organizzazione in virtù dell’azione di più attori dando temporaneamente vita ad un
attore collettivo nuovo che opera su strutture regolative latenti.
LE RETI DI IMPRESE I distretti, le filiere sono imprese autonome che producono prodotti e servizi simili o parte dello
stesso prodotto-servizio in un area stabilita. che favorisce un buon clima imprenditoriale. Le imprese però hanno
sempre un confine di governance. Il distretto industriale è un’entità socio-territoriale caratterizzata dalla compresenza,
in un’area circoscritta, di una comunità di persone e di imprese industriali. Il fenomeno si sviluppa in Italia sulla base
della scuola della specializzazione flessibile. Queste imprese godono di un personale più qualificato che opera in
piccole unità, la cooperazione nella stessa area riduce i costi di transazione. La scuola della inefficacia organizzativa
critica il fenomeno delle reti di imprese perché riscontra mancanza di capacità di assunzione del rischio, difficoltà di
recluta del personale migliore e alta burocrazia. Perrow offre una nuova visione strutturalista delle reti con le Small
Firms Networks piccole aziende culturalmente specifiche che si possono sviluppare solo in alcuni settori e prevedono
che il cliente finale si possa rivolgere a una molteplici aziende. Ad oggi le aziende devono imparare a supportare le
transazioni, le informazioni e le comunicazioni via web e devono imparare a costruire il concetto di fiducia. Le SNF
riescono a costruire meglio questo concetto e a distribuire meglio il potere, entrare in contatto con le istituzioni e a
distribuire equamente la ricchezza. Il cluster, a differenza del distretto, ha un nucleo territorialmente localizzato e
risorse e servizio che si estendono oltre questo territorio. Un sistema con una rete più lunga consente di operare con
interventi sinergici in un vasto territorio aumentando la ricchezza geografica. In molti casi medie imprese eccellenti
solgono un ruolo di regia su delle reti internazionali (caso Brembo e Luxottica). Queste aziende si basano
territorialmente in posti che favoriscono lo sviluppo tecnologico, poi attivano meccanismi come outsourcing e
offshoring e si orientano alla ricchezza strategica. Una media impresa in sé contiene dai 100 ai 500 addetti. Le medie
imprese che hanno avuto questo tipo di successo sono state costruite con lo scopo di durare e di essere le migliori nel
proprio settore, cercando fattori interne appropriati alle strategie, avere una forte organizzazione professionale e avere
una relazione positiva fra attori e sistema. Ci sono alcuni caratteri comuni alle diverse forme di reti di impresa: le