Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Rminello,+2926 10828 1 CE
Rminello,+2926 10828 1 CE
L’avvento
dell’intelligenza artificiale e gli studenti plusdotati:
per una pedagogia consapevole
Education for superfluous population? The advent
of artificial intelligence and the best students:
a mindful pedagogy
Mario Caligiuri
Università degli Studi della Calabria
[email protected]
ABSTRACT
The advent of artificial intelligence hit both intellectual and manual labours. It will cause their
disappearance or profound change. Consequently, today’s educational systems are largely train-
ing younger generation to careers without a future. This obvious issue has not been examined
from a pedagogical point of view.
Indeed, today’s governing elite may have no interest to worry about children of poor families’
education even though they were necessary for the army and the factories in the past. Thus,
people risk to become superfluous, with a sharply division. On the one hand, there will be few
people who are responsible to manage artificial intelligence’s development with a high-quality
education. On the other, there will be multitudes with an education for leisure.
Is an already determined destiny or there is anything you can do? May the answer to artificial in-
telligence be the enhancement of gifted people? May it be the strengthening of citizens’ educa-
tion to avoid vast majority of people’s regression?
Nevertheless, public education system should be reinvented as soon as possible. This essay pay
attention on these urgent questions. We should answer thanks to education, the essential re-
source to keep the human being at the core of the universe.
KEYWORDS
Artificial Intelligence, Gifted Students, General Pedagogy, Social Pedagogy, Educational Innova-
tion, Education and Work.
Intelligenza artificiale, Plusdotati, Pedagogia Generale, Pedagogia Sociale, Innovazione educati-
va, Istruzione e Lavoro.
35
Premessa
36
Questo possibile scenario potrebbe addirittura configurare il disorientamen-
to di enormi masse di persone, divenute inutili ai fini economici, politici e mili-
tari, con ricadute impensabili sul terreno dell’istruzione pubblica. Parimenti, si
confermerebbe che la formazione di ristrette e qualificate élite, cui si accede
principalmente per cooptazione, sarà sempre più determinante, dato che le or-
ganizzazioni sociali funzionano in relazione a chi le gestisce e le rappresenta
(Caligiuri, 2008).
La presente premessa per evidenziare che la tradizionale tensione tra scuola
democratica e scuola meritocratica, che ha segnato il dibattito pedagogico degli
ultimi decenni, è uno schema insufficiente per la comprensione dell’evoluzione
sociale (Fabbri, 2018).
In tale ambito, si colloca la riflessione sulla necessaria formazione e valoriz-
zazione dei plusdotati, che in larga misura, pur con le loro specificità, potrebbe-
ro essere inclusi nella più vasta area dei talenti, indispensabili nella struttura so-
ciale. Infatti, le persone capaci – ed educate appositamente per svolgere deter-
minati compiti – possono essere in grado di costruire nell’interesse di tutti.
A livello mondiale, i tradizionali modelli di istruzione pubblica sembrano in
gran parte inadatti alla formazione dei talenti. Nel breve periodo, nei paesi del
terzo mondo, l’educazione continuerà a rappresentare uno strumento fonda-
mentale per superare il sottosviluppo, utilizzando i Massive Open Online Cour-
se (MOOC) o similari tecnologie dell’educazione (Rifkin, 2014, pp.159-168 e M.
Ford, 2017, pp. 141-168); mentre nei paesi avanzati si acuirà sempre di più il diva-
1. Genetica e ambiente
Nel nostro Paese, i bambini plusdotati sarebbero intorno a 400.000, pari al 5% del-
la popolazione scolastica (www.orizzontescuola.it). Questi allievi frequentano
classi dove ci sono bambini con diverse problematiche: DVA, BES, DSA, a cui si
sommano gli alunni immigrati, quelli ansiosi, violenti, indisciplinati o comunque
tali da richiamare l’attenzione del contesto scolastico su inediti problemi per la
vastità e la diversità delle manifestazioni. A questi, secondo determinati studi, ma
il punto è assai controverso, andrebbero in parte aggiunti anche alcuni figli di di-
37
vorziati a causa della disfunzionalità della coppia (National Center For Education,
2002) e di famiglie non tradizionali (con posizioni opposte, American Academy of
Pediatrics, 2016; Allen, 2013, pp. 635-658). Se ne deduce che è difficile coltivare i
talenti in ambiti che presentano differenze così accentuate. Un tempo esistevano
le classi differenziali ma sono state soppresse in applicazione a un principio di
eguaglianza e alla necessità dell’integrazione.
Tale situazione richiede docenti altamente specializzati ad affrontare i temi
dell’insegnamento ai bambini sia plusdotati che con criticità approfondendo il
rapporto tra genetica e ambiente, quasi completamente trascurato negli studi
pedagogici, sebbene sia determinante nei risultati scolastici e universitari.
Sostengono i ricercatori britannici Kathyn Asbury e Robert Plomin che “gli inse-
gnamenti della genetica ci offrono un modo per aiutare ogni singolo bambino, nes-
suno escluso, a realizzare il proprio potenziale scolastico. Conosciamo ormai bene
– anche se non perfettamente – il modo in cui i geni influenzano l’apprendimento
e il modo in cui il DNA interagisce con le esperienze del bambino a casa e scuola
[…]. È tempo che gli educatori e i politici collaborino con i genetisti per applicare
queste conoscenze alla pratica educativa” (Asbury, Plomin, 2015, p. 3 e p. 11).
A prescindere dal quoziente intellettivo, quasi tutti potrebbero acquisire le
abilità di base di leggere, scrivere e far di conto, a cui vanno aggiunte come
competenze fondamentali le conoscenze dell’uso dei computer e della lingua
inglese. Stante la diversità delle situazioni che si trovano ormai in tutte le classi,
un approccio educativo omogeneo, qualora fosse possibile, sarebbe soprattutto
Mario Caligiuri
dannoso. C’è bisogno quindi di insegnanti di alto livello, che mettano in atto le
tecniche dell’empatia e che siano capaci di comunicare, ricercando le giuste
strategie individuali (Bellingreri, 2005). Solo in questo modo si riescono a rico-
noscere i punti di forza e di debolezza di ciascun bambino, in base alle loro in-
clinazioni e avvalendosi delle conoscenze della genetica comportamentale (
Plomin, Defries, Knopik, Neiderhiser, 2014). Infatti, “nelle società in cui l’istru-
zione è gratuita e obbligatoria per tutti, diventa possibile differenziare gli alunni
in base alla loro risposta all’istruzione. La capacità di imparare dagli insegnanti
è – come sappiamo – influenzata più dai geni che dall’esperienza” (Asbury, Plo-
min, 2015, p. 6).
Metodi di insegnamento personalizzati possono fare emergere le potenziali-
tà di ogni studente, con un impatto economico molto rilevante nell’arco di una
sola generazione (OECD, 2010). Di conseguenza, “la conoscenza della genetica
dovrebbe costituire il nucleo della formazione di tutti gli insegnanti” (Asbury,
Plomin, 2015, p. 10).
Ovviamente, il progetto di creare docenti dotati di tali competenze dovrebbe
confrontarsi con la loro effettiva preparazione, nonché con i problemi etici che
potrebbe sollevare, sia negli insegnanti che nei genitori, una tale profilazione
psicologica e genetica.
38
brale (Carr, 2011) e della riduzione delle capacità di attenzione, apprendimento
e di elaborazione logica (Doidge, 2008), ma anche del rapporto tra genetica e am-
biente, considerando che per ambiente non possiamo più considerare solo
quello naturale ma dobbiamo tener conto soprattutto di quello virtuale del cy-
berspazio.
Il secondo aspetto da considerare è l’ibridazione che si sta realizzando tra uo-
mo e macchina, quasi in una sorta di competizione tra intelligenza artificiale e in-
telligenza umana (Alexandre, 2018). Dunque, avremo studenti a tre dimensioni
fusi in un’unica persona: reali, virtuali e aumentati. Emerge quindi un’identità
molto difficile da definire e con la quale gli insegnanti delle scuole e delle uni-
versità avranno sempre maggiore difficoltà a relazionarsi (Longo, 2003, p. 109).
39
Le ibridazioni possono essere sempre più spinte e hanno come limite vincoli
etici e giuridici e non tecnici o economici, con la possibilità di originare due di-
verse categorie di cittadini, fortemente differenziate. Perciò, oltre alla tradiziona-
le divisione castale, potremmo avere a che fare molto presto con due diversi tipi
di umanità. Da un lato avremo pochi uomini potenziati dalla tecnologia che
orientano l’intelligenza artificiale, e dall’altro la moltitudine rappresentata da chi
invece ne è diretto e controllato. Questo pone problemi etici, democratici e or-
ganizzativi di grande rilevanza, poiché, alla lunga, potrebbe comportare appunto
l’avvento di due distinte razze umane con capacità nettamente diverse.
Sarà questa l’inevitabile evoluzione dell’homo sapiens? E l’istruzione pubbli-
ca come si pone? È un elemento decisivo per attenuare le diseguaglianze oppure
rischia di diventare superflua? Diventerà ancora più funzionale a chi determina
gli indirizzi economici e sociali? Oppure rappresenterà lo strumento per evitare
che si realizzi questa inaccettabile divaricazione della specie?
In misura sempre maggiore in tutto il mondo si stanno promuovendo scuole
per plusdotati, che il più delle volte vengono considerati come un problema edu-
cativo invece che una straordinaria opportunità di valorizzazione dei talenti che
essi esprimono. Tale approccio è più facile rispetto che praticare una reale inclu-
sione. Com’è noto, il Quoziente Intellettivo misura solo alcune capacità indivi-
duali, poiché incidono anche altri importanti fattori, quali le facoltà metacogniti-
ve, la personalità, le competenze acquisite, la creatività, le esperienze maturate,
la capacità di costruire. Si sostiene che manchi una didattica specifica per affron-
Mario Caligiuri
tare questi problemi, accentuando le difficoltà sempre più marcate che investo-
no tutto l’ambito dell’educare. Infatti, anche in questo settore si avverte chiara-
mente la mancanza di aggiornamento e di formazione. Le pratiche didattiche,
quindi, si stanno confrontando affannosamente con le innovazioni tecnologiche
e l’intelligenza artificiale, dentro e fuori le tradizionali strutture formative.
Per fronteggiare gli algoritmi ci dovremo affidare ai plusdotati? Oppure do-
vremo elevare il livello della formazione degli insegnanti per fronteggiare la so-
cietà della disinformazione che si sta trasformando nella società della disumaniz-
zazione? È una considerazione ingenua o irragionevole affidare ai plusdotati il
compito di rappresentare le élite umane per guidare il pianeta nel XXI secolo?
Sono temi molto complessi anche perché gli studi psicologici sui ragazzi gif-
ted sono profondamenti diversi rispetto agli obiettivi economici, politici e cultu-
rali.
In ogni caso, nei prossimi decenni probabilmente potremo anche abitare in
un mondo con più persone, dove si vivrà più a lungo, con maggiore tempo libe-
ro, con le donne sempre più determinanti, con meno guerre e più salute (De Ma-
si, 2015). Ma di fronte all’incertezza sociale e pedagogica anche la nostra ipotesi
potrebbe rappresentare una possibilità.
40
formativo, non è stata una priorità del sistema educativo pubblico, un po’ in tutto il
mondo, tranne eccezioni come quelle dei paesi asiatici e di alcune specifiche espe-
rienze delle nazioni Occidentali come la Finlandia, che presenta un limitato numero
di abitanti (Braghero, 2016). Contemporaneamente, si sono sviluppati atenei di ec-
cellenza soprattutto nel mondo anglosassone, in Europa, in Israele e in Russia.
L’educazione sviluppata negli ultimi due secoli e rivolta alle classi popolari
non si è incentrata in linea generale sulla valorizzazione del pensiero critico, sul-
la contestualizzazione dei saperi, sulla profondità dei fenomeni storici, sulla ca-
pacità di resistere alle manipolazioni mentali.
Non a caso, nell’antichità, particolarmente ad Atene e a Roma, ai giovani che
dovevano interessarsi in vario modo della cosa pubblica si insegnava la dialettica
e la retorica per argomentare prima una tesi e poi il suo contrario, in modo da
essere in grado di convincere e nello stesso tempo non lasciarsi condizionare.
Competenze oggi più indispensabili che mai, in aggiunta alla capacità di selezio-
nare le informazioni, di fronte all’overdose intenzionale e programmata che ca-
ratterizza l’odierna società della disinformazione (M. Caligiuri, 2018). C’è biso-
gno, quindi, di competenze umane elevate nell’ambito dell’istruzione in uno
scenario in cui robot e computer saranno presto in grado di svolgere pratica-
mente quasi tutte le attività in modo più efficace degli umani.
Tutto questo sta già comportando un profondo sconvolgimento dal punto di
vista della formazione, poiché tutti i lavori verranno profondamente trasformati
e, tra questi, tantissimi sono destinati a sparire molto rapidamente. Sottolinea an-
41
Tra queste attività ci sono naturalmente quelle del settore educativo. Oltre
agli sviluppi dell’e-learning che potrebbero rendere inutili una quantità impreci-
sata di insegnanti in tutto il mondo, aziende come Mindojo stanno già progettan-
do insegnanti digitali in grado di individuare le caratteristiche cognitive di ogni
studente, fornendo insegnamenti personalizzati. Questo rappresenta un vantag-
gio poiché non sempre l’insegnante tradizionale è in grado di fornire le cono-
scenze in modo così appropriato, ma c’è il rischio di una manipolazione defini-
tiva degli esseri umani, poiché per svolgere qualunque funzione sarà indispen-
sabile solo l’intelligenza (il fare) e non la coscienza (il pensare).
A causa della globalizzazione, il ceto medio si assottiglia sempre di più, non
solo per una questione economica, che registra la radicalizzazione tra ricchi e
poveri, ma anche perché le funzioni svolte in gran parte dalle classi intellettuali
impiegatizie vengono sostituite dagli algoritmi (Della Luna, Cioni, 2009, p. 62). Al-
goritmi che sapranno sempre cosa fare e ai quali affidiamo i nostri dati in cambio
di decisioni che rispondono ai nostri desideri e ai nostri bisogni, perché il com-
portamento dell’uomo è spesso irrazionale ed è portato a ripetere gli errori (Kah-
neman, 2017).
Oggi tramite l’intelligenza artificiale e le tecnologie dei Big Data, “Google ci
conosce meglio di nostra madre” e bastano meno di settanta like per conoscere
le tendenze prevalenti di una persona. Nel frattempo, Microsoft con Cortana,
Google con Google Now e Apple con Siri stanno perfezionando in modo sempre
più accurato assistenti personali virtuali da mettere a disposizione attraverso gli
Mario Caligiuri
smartphone.
La questione non è, allora, prevedere se l’intelligenza artificiale sostituirà in
gran parte prima i tassisti o i cassieri, i medici oppure gli insegnanti, in quanto sa-
ranno investite, in modi diversi, tutte le professioni, sia manuali che intellettuali
(Staglianò, 2016). Per esempio, ci sono esperimenti che dimostrano che le malat-
tie vengono più esattamente diagnosticate dagli algoritmi che dai dottori in car-
ne e ossa (Steadman, 2013).
Nota Harari, “l’intelligenza artificiale non è per nulla simile all’esistenza uma-
na. Ma il 99% delle qualità e abilità umane è semplicemente ridondante per ef-
fettuare i lavori moderni [:] è sufficiente che [l’intelligenza artificiale] ci superi
nelle specifiche abilità richieste per assolvere una particolare professione” (Ha-
rari, 2017, p. 489). Si tratta probabilmente della manifestazione del capitalismo
reale che ha preso l’avvio con la globalizzazione e si sta perfezionando con l’in-
telligenza artificiale, basata principalmente su algoritmi progettati per produrre
utili economici ai giganti del web e quindi alle multinazionali finanziarie che li
sostengono (Talia, 2018).
42
mali rappresentanti politici, ma le espressioni dei poteri finanziari, collegati con
quelli mediatici e culturali, tra i quali le università (Galli, Caligiuri, 2017). Per produr-
re questo consenso, la scuola trasmette agli studenti delle classi subalterne inter-
pretazioni della realtà – ossia conoscenze politiche e giuridiche, economiche e sto-
riche, educative e psicologiche – che, se recepite acriticamente, indurrebbero a
considerare, in ogni caso, le scelte dei rappresentanti politici come legittime, con-
venienti, in funzione esclusiva dell’interesse pubblico e stabilite da entità indeter-
minate o esterne quali i mercati e l’Unione Europea (Della Luna, 2010).
Si profila uno scenario in cui la crisi della democrazia e dell’educazione si in-
treccia con la metamorfosi antropologica determinata dall’intelligenza artificiale.
Si pone, quindi, il problema immediato di fare comprendere la realtà alle giovani
generazioni: viviamo nella società della disinformazione permanente dove l’in-
telligenza artificiale se non ben guidata potrebbe creare un disastro sociale sen-
za precedenti, come paventato da Stephen Hawking (www.lastampa.it, 2017).
Dunque, l’investimento sul capitale umano, a cominciare da quello prescola-
re (Cunha, Heckman, 2007) e quello sociale (Putnam, 1993), diventa determinante
per comprendere le dinamiche del capitalismo immateriale basato sugli algorit-
mi e le capacità predittive dei Big Data (Mayer-Schönberger, Cukier, 2013).
Oggi, invece, sembriamo sommersi dall’ignoranza, dalle fake news e dall’in-
competenza (Nichols, 2018). Infatti, se analizziamo i dati del nostro Paese, un
quarto della popolazione è analfabeta funzionale, tra cui più del 4% dei laureati
(OECD, 2016).
43
simo futuro l’uomo sarà impegnato a lavorare solo per una piccola parte della
propria vita e quindi dovrà essere educato su come occupare utilmente il resto
dell’esistenza. Necessita, quindi, un sistema educativo che produca un pensiero
per l’uomo, poiché la nostra mente è ancora una terra incognita e potrebbe es-
sere ulteriormente valorizzata, con la creazione di tante altre occupazioni, oggi
impensabili (www.lastampa.it, 2015).
La nuova pedagogia del XXI secolo deve collocarsi nel vicolo stretto dell’alter-
nativa secca tra la consapevolezza e l’egoismo, abbandonando illusioni educative
e teorie pur nobilissime, che purtroppo nulla hanno a che vedere con la realtà.
Non possiamo più sconnetterci dalla Rete, poiché è come se smettessimo di
respirare. L’ossigeno dei dati è strutturale al sistema economico e sociale, condi-
zionando ogni istante della nostra vita, tanto più che al web stiamo delegando la
nostra privacy e i nostri pensieri più intimi: certamente la nostra memoria ma
probabilmente anche la nostra anima (Pickett, Wilkinson, 2009).
Conclusioni
Il limite più grave delle analisi che andiamo svolgendo sull’educazione sono ine-
vitabilmente viziate dalla circostanza che interpretiamo la realtà con categorie
mentali drammaticamente superate, poiché le innovazioni sono molto più veloci
della nostra capacità umana di comprenderle.
Mario Caligiuri
Si è sostenuto che il futuro non si può prevedere ma si può anticipare (De To-
ni, Siagri, Battistella, 2015), per cui, di fronte alla profonda metamorfosi antropo-
logica del genere umano, va reinventato il sistema educativo, poiché potrebbe
rappresentare l’unico strumento di cui dispone la stragrande maggioranza della
popolazione per non regredire.
È probabile che nel prossimo futuro l’educazione possa essere considerata
come una “branca della medicina” essendo indispensabili per la sua attività co-
noscenze come le neuroscienze e la genetica (Alexander, 2018, p. XIV). Contem-
poraneamente è compito esclusivo dell’educazione cercare di salvaguardare l’in-
telligenza umana insidiata da quella artificiale, la cui pericolosità dipende dal-
l’uso che se ne fa e da come viene progettata.
Questo sarà possibile solo se, per fronteggiare l’avvento dell’intelligenza artifi-
ciale, ci saranno élite responsabili che si pongano realmente il problema della for-
mazione delle moltitudini (che rischiano di essere sostituite in gran parte dalle tec-
nologie) e contemporaneamente quello della biosfera (che va salvaguardata te-
nendo conto dell’aumento dei maggiori consumi della popolazione del pianeta).
Nello stesso modo occorre pure prevedere come occupare in modo soddisfa-
cente il tempo libero che avremo a disposizione, come previsto da Keynes (Key-
nes, 2009). Parimenti, diventa necessaria la creazione di nuovi lavori, spaziando
dalle capacità ancora sconosciute della nostra mente alle attività artigiane frutto
di secolari e originali esperienze.
Peraltro non è semplice individuare le parole adeguate per descrivere i feno-
meni che si stanno sviluppando poiché “il nostro linguaggio non sempre sta al
passo con le conseguenze dell’avanzamento tecnologico. A volte le nostre paro-
le non sono adatte; altre volte i concetti sono così nuovi che i termini appropriati
semplicemente non esistono. Questo è il problema. È difficile capire cosa sta
succedendo” (Kaplan, 2016, p. 177)
Sarà allora un progetto pedagogico che ci farà trovare le parole per permet-
tere di confrontarci con l’intelligenza artificiale e con il resto dei problemi plane-
tari, dall’ambiente alla criminalità?
44
Di sicuro, gli attuali sistemi dell’istruzione di massa sono in gran parte impro-
ponibili, poiché attraverso essi vengono formate non solo persone disoccupate
ma inoccupabili, con poco senso critico e in balia della società della disinforma-
zione, facendo diventare superflue la quasi totalità delle persone.
In passato il potere era basato sulla conoscenza, mentre oggi si identifica con
la supremazia nell’intelligenza artificiale, che non è posseduta dagli Stati ma dai
privati, la cui logica è quella del profitto, possibilmente immediato.
Siamo quindi destinati a passare dalla disinformazione alla disumanizzazio-
ne? Tra i tanti interrogativi che abbiamo posto in questo problematico saggio,
possiamo però affermare che, nella tensione tra eticità e utilità, sta adesso preva-
lendo nettamente la seconda, poiché le logiche economiche stanno dominando
quelle politiche.
C’è bisogno quindi di un riscatto ideale, individuando nell’educazione la ri-
sorsa indispensabile per mantenere l’uomo al centro dell’universo perché è
esclusivamente su questo campo che si combatterà la sfida del futuro.
Riferimenti bibliografici
Achter, J. A., Lubinski, D., Benbow, C. P. (1996). Multipotentiality among the intellectually
gifted:” It was never there and already it’s vanishing”. Journal of Counseling Psycho-
logy, 43 (1), 65.
45
Chomsky, N. (2005). La democrazia del grande fratello. Casale Monferrato: Piemme.
Cipolla, C. M. (2002). Istruzione e sviluppo. Il declino dell’analfabetismo nel mondo occi-
dentale. Bologna: Il Mulino.
Crary, J. (2015). 24/7. Il capitalismo all’assalto del sonno. Torino: Einaudi.
Cunha, F., Heckman, J. J. (2007). The Technology of Skill Formation. American Economic Re-
view, 97(2).
De Masi, D. (2015). Mappa mundi. Modelli di vita per una società senza orientamento. Mi-
lano: BUR.
De Toni, A. F., Siagri, R., Battistella, C. (2015). Anticipare il futuro. Corporate Foresight. Mila-
no: EGEA.
Della Luna, M., Cioni, P (2009). NeuroSchiavi. Tecniche e psicopatologia della manipolazio-
ne politica, economica e religiosa. Cesena: Macro Edizioni.
Della Luna, M. (2010). Oligarchia per popoli superflui. L’Ingegneria Sociale della decrescita
infelice. Roma: Koinè.
Dewey, J. (2018). Democrazia e educazione. Una introduzione alla filosofia dell’educazione
(a cura di Giuseppe Spadafora). Roma: Anicia.
Doidge, N. (2008). The Brain That Changes Itself. London: Penguin.
Fabbri M. (2018). Istinto, emozione, conoscenza. La centralità dell’esperienza emozionale
fra ontogenesi e filogenesi. Research Trends In Humanities Education & Philosophy, 5.
Ford, M. (2017). Il futuro senza lavoro. Accelerazione tecnologica e macchine intelligenti.
Come prepararsi alla rivoluzione economica in arrivo. Milano: il Saggiatore
Galli, G., Caligiuri, M. (2017). Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci. Soveria
Mannelli: Rubbettino.
Grillo, F. (2018). Atenei liberi di scegliere e responsabili dei risultati. Corriere della sera,
Mario Caligiuri
46
Rifkin, J. (2014). La società a costo marginale zero. Milano: Mondadori.
Russell, B. (1952). L’impatto della scienza sulla società. Milano: Martello.
Schön, D. A. (2006). Formare il professionista riflessivo. Per una nuova prospettiva della for-
mazione e dell’apprendimento nelle professioni. Milano: Franco Angeli.
Staglianò, R. (2016). Al posto tuo. Così web e robot ci stanno rubando il lavoro. Torino: Ein-
audi.
Steadman, I. (2013). IBM’s Watson is better at diagnosing cancer than human doctors,
11.2.2013. Available at: http://www.wired.co.uk/article/ibm-watson-medical-doctor.
Talia, M. (2018). La società calcolabile e i Big Data. Algoritmi e persone nel mondo digitale.
Soveria Mannelli: Rubbettino.
Thaler, R. H. (2018). Misbehaving. La nascita dell’economia comportamentale. Torino: Ei-
naudi.
Weinschenk, S. M. (2010). Neuro web design. L’inconscio ci guida nel web. Milano: Apogeo.
Riferimenti sitografici
[Ultima consultazione 20/07/2018].
www.dental.umaryland.edu/brainbee/.
www.lastampa.it/2015/01/07/societa/i-mestieri-del-futuro-non-esistono-ancora Dd7pbIO-
oLJ0JgqmjxqaU9L/pagina.html,
www.lastampa.it/2017/11/07/tecnologia/idee/stephen-hawking-lintelligenza-artificiale-po-
trebbe-distruggere-la-nostra-civilt-hIgXYc4oQ54uN6lBkQ61KL/pagina.html.
www.orizzontescuola.it/difficolta-vs-talento-lavorare-classe-gli-studenti-ad-alto-potenzia-
47