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E' da ormai alcuni anni che sono stati resi disponibili al grande pubblico i modelli di linguaggio

basati sull' intelligenza artificiale. Grande scalpore ha suscitato il lancio di ChatGPT, ovvero il
primo modello progettato per interagire con gli utenti in modo più naturale e conversazionale
possibile (rispetto a modelli precedenti). Tale applicativo prende il nome da Generative Pre-
trained Transformer, un modello di linguaggio che viene addestrato per rispondere ad una vasta
gamma di domande e argomenti scelti, per il momento, ancora da utenti umani. Questo esempio
di utilizzo di un Intelligenza Artificiale sta gradualmente sconvolgendo svariati campi dell'agire
umano: dalla ricerca al mondo del lavoro, sembra che praticamente qualsiasi settore è destinato
ad essere soppiantanto o per lo meno sconvolto, dall'introduzione di modelli generativi come
quello appena citato.
Ormai consolidato nel quotidiano di molti professionisti, tali modelli generativi sono via via
sempre più elaborati e complessi e permettono l'elaborazione di dati sempre maggiori.

E' di poche ore ormai, l'annuncio dello sviluppo del modello di linguaggio creato da Google e
denominato Gemini che permette il caricamento di una quantità maggiore di dati per l' utente
medio, quantificabile in oltre 400 pagine di documenti pdf e circa 1 ora di documenti video. Tali
dati vengono elaborati dalla macchina ed in pochi secondi è possibile chiedere al modello di IA
qualsiasi cosa che potremmo chiedere ad un essere umano riguardo il documento caricato.
Secondo molti studiosi, particolarmente importante risulta la ricerca nell'ambito delle cosiddette
AGI (Artificial General Intelligence) anche conosciute come intelligenze artificiali generali, sono
un tipo di intelligenza artificiale progettata per emulare l'intelligenza umana in modo completo,
comprensivo e versatile. A differenza delle intelligenze artificiali specializzate, che sono
progettate per compiti specifici, le AGI sono progettate per essere in grado di affrontare una
vasta gamma di compiti e problemi, proprio come farebbe un essere umano.
Le AGI presentano capacità cognitive simili a quelle umane, tra cui apprendimento,
ragionamento, comprensione del linguaggio naturale, capacità di risolvere problemi complessi e
capacità di adattamento a nuove situazioni e contesti. L'obiettivo delle AGI è creare una forma di
intelligenza artificiale in grado di superare le limitazioni delle intelligenze artificiali specializzate e
avvicinare il livello di complessità e versatilità dell'intelligenza umana. Obiettivo degli sviluppatori
sembra essere la creazione di un intelligenza artificiale che risulti essere più intelligente
dell'essere umano.

E' proprio da quest'ultimo concetto che vorrei partire per sviluppare la di ricerca in questo
settore. Il problema delle Intelligenze Artificiali rientra nell'ambio di quella scienza sviluppata
dall'uomo denominata impropriamente informatica. Tale disciplina si occupa dello studio e
dell'applicazione dei metodi e dei principi del trattamento automatico dell'informazione. Ho
parlato di denominazione impropria in quanto al momento l'informatica è giunta molto più
lontano di quello che pareva essere il suo scopo iniziale.

La trattazione di argomenti volti alla creazione di un automazione dell'informazione rientra


indubbiamente in quell'ambito dell'agire umano volto alla creazione di strumenti per rendere
più facile l'esecuzione di alcuni compiti o per rendere possibile l'esecuzione di compiti che
precedentemente non erano possibili (vedi l'invenzione del telaio per l'industrializzazione). Oggi
nelle principali aree dell'informatica troviamo la programmazione (cioè la scrittura di codice per
sviluppare software), i database (la gestione dei dati), i sistemi operativi (il software di base che
gestisce il funzionamento di un computer), la sicurezza informatica (protezione dei dati da
accessi non autorizzati), la grafica computerizzata, l'intelligenza artificiale (lo sviluppo di sistemi
che imitano l'intelligenza umana), la robotica, e molto altro. E' per cui del tutto evidente, alla
luce dei nuovi sviluppi e degli obiettivi che l'informatica si è posta, come dall' applicazione di
metodi e principi per il trattamento automatico dell'informazione si sia passati alla volontà di
sviluppare un entita' che, come prima cosa ed in linea teorica, sarebbe in grado di superare le
conoscenze e il dominio dell'uomo sia nel campo dell'informatica stessa sia in qualsiasi altra
disciplina. Una scienza che come suo risultato offre potenzialmente il superamento di se stessa
ha per chi scrivere il sentore di essere qualcosa che si avvicina di molto ad una scienza più antica
denominata metafisica e in questo articolo cerco di scoprirne i motivi, per tale motivo è
necessaria come prima cosa una ridefinizione della scienza informatica alla luce di quelle che
saranno le scoperte sul funzionamente di modelli di linguaggio generativi di prossima
generazione.

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Se lo sviluppo della robotica permette la creazione di organisimi del tutto simili all'uomo,
l'intelligenza artificiale permette lo sviluppo di un entità pensante in grado di pensare ciò che
l'uomo non è in grado di pensare, di agire nell'ambio del linguaggio stesso indipendentemente
dall'uomo e di creare risultati al di sopra dei risultati generati dell' umano. In pratica si
tratterebbe di sviluppare idealmente un ente di pensiero puro in grado di svolgere quelle
mansioni relegate per il momento sempre e solo all'ambito del pensiero ed il cui superamento
è rappresentato da un entità di linguaggio autonoma che indipendente dall'uomo sia in grado di
pensare e generare risultati. Per un analisi verosimile dovremmo poter identificare cosa
distingue l'essere umano da una IA in termini di entità pensante, e per farlo vorrei partire dal
fatto che l'essere umano in più della macchina ha in se qualcosa che potremmo definire come la
capacità di agire per sè ed indipendentemente dal se, qualcosa che potremmo decretare come
INPUT primordiale o, con un espressione poetica, una scintilla divina. La macchina al momento
ne è sprovvista, in quanto se non attivata dall'uomo resta li immobile, per tale motivo l'uomo
oltre ad essere il suo creatore è anche il suo INPUT primordiale, la sua scintilla divina. Oltre a
questo, l'essere umano in più della macchina ha la capacità di inventare, diviene dunque per lo
meno necessario che per essere più intelligente dell'uomo la macchina debba essere un entità in
grado di inventare anch'essa e farlo in maniera indipendente dal suo sè, capacità che per il
momento ricordiamo è appannaggio solo di organismi superiori quale l'uomo.

Ora, se per qualche motivo questa creatura venisse fornita di questa capacità di inventare, e
ricordiamo che la capacità di inventare significa appunto la capacità di andare a prendere tra le
conoscenze di cui disponiamo quelle che meglio si adattano al nostro servire, o che rispondono
meglio ad un quesito che ci siamo posti o che ci è stato posto o che per qualche altra finalità è,
noterete come la superiorità della macchina è anchessa già di per se scontata o almeno è
scontata al netto dell'algoritmo, se così si può definire, che le fornisce i criteri con cui inventare.
Per poter fare un affermazione del genere dovremmo anche poter confermare che la capacità
dell'uomo di inventare dovrebbe essere uguale per tutti gli esseri umani ma questo è risaputo
essere falso, e ogni uomo inventa diversamente da un altro, anche se le conoscenze sono le
stesse (questo è un campo della conoscenza che ha bisogno di ulteriori studi) un esempio ci è
dato dall'esistenza dell'arte e delle tante forme d'arte quante sono gli artisti, ma appunto
quest'ultima affermazione ha bisogno di ulteriori conferme e studi per cui diamo per assodato
che il processo dell'inventare sia uguale per tutti gli esseri umani, per cui potremmo dire che la
macchina deve poter inventare come ogni esser umano.

Questo ultimo concetto, la capacità di inventare, implica a sua volta il concetto di memoria, nel
caso della macchina intesa come spazio necessario ad archiviare i dati di cui necessita, nel caso
dell'uomo inteso come biomeccanismi inevitabilmente correlati all'adattabilità della specie a
nuove condizioni. La macchina che avesse di per se una memoria talmente vasta da poter
elaborare tutta la conoscenza esistente nel mondo avrebbe dunque accesso ad un bacino di idee
sicuramente più grande di quella disponibile nella frazione di tempo necessario a produrre un
risultato, disponibile a qualsiasi essere umano.

Tale conoscenza sarebbe in grado di fare della macchina un essere più intelligente? E' possibile
dire che un modello di intelligenza con questi presupposti possa definirsi una specie superiore?
La risposta sembra in apparenza essere affermativa in quanto il suo scibile sarebbe limitato
esclusivamente da ciò che cè e da ciò che la macchina può conoscere e qui probabilmente è utile
capire qual' è il compito del suo programmatore. Per poter definire questa macchina un essere
superiore, in grado di superare l'uomo in intelligenza e quantità di conoscenze bisognerebbe
poter dirsi che questa macchina possiede nella sua memoria tutte le conoscenze fin qui create
dall'uomo. Bisognerebbe anche che questa macchina debba aver facoltà di conoscere che
all'uomo non sono date per poter essere ad esso superiore. Ed anche qui siamo di fronte al
nuovo limite della macchina che ne fa ancora qualcosa di inferiore all'uomo, poichè le
conoscenze fornite alla macchina sarebbero primariamente sempre e comunque conoscenze di
seconda mano, filtrate dalla mente dell'uomo per cui non direttamente acquisite dalla natura. E'
evidente dunque che il nuovo limite della macchina dovrebbe appunto essere lo sviluppo di
sensi perlomeno uguali a quelli dell'uomo, per dirla con una formula matematica dovremmo
poter affermare che kM >= kU

Il nuovo limite degli sviluppatori sarebbe a questo punto quello di fornire la macchina dei sensi
che sono propri dell' essere umano, dati appunto da una composizione biologica unica, il che
equivale a dire che la nuova intelligenza dovrebbe essere in tutto e per tutto per lo meno uguale
all'uomo o dovrebbe essere dotata di periferiche che riproducano fedelmente i cinque sensi
fondamentali dell'essere umano (salvaguardando anche e ad esempio le capacità visive di un
daltonico). Questi sensi potremmo definirli come periferiche, ad esempio si potrebbe dotare la
macchina di una periferica della vista, una dell'udito, una del tatto e così via.
Al momento infatti la nostra Intelligenza Artificiale, che sto chiamando macchina per
semplificare, sarebbe ancora manchevole di alcune caratteristiche che contraddistinguono
l'essere umano, non sarebbe infatti ancora dotata di qualcosa identificabile come la facoltà di
pensare stessi. Se per qualche motivo si riuscisse a dotare la macchina della facoltà di pensare se
stessa come propriamente intesa da noi esseri umani allora avremo ottenuto innanzitutto un
essere che nei meccanismi del suo pensare somiglia all'uomo in tutto e per tutto in quanto in
grado di pensare se stesso, ma che è diverso dall'uomo in quanto non in grado di pensare se
stesso come ad una creatura vivente dotata ad esempio di gambe e braccia ma comunque in
grado di pensare se stessa in quanto dotata di periferiche. Per poter darsi ciò sarebbe necessario
dotare la macchina della facoltà di avere sensazioni in un sfera altra diversa del pensarsi, un
luogo della sua memoria inaccessibile all'uomo in cui la macchina dovrebbe rendicontare
esclusivamente a se stessa in primis e successivamente per tramite del linguaggio ad i suoi
interlcutori, riuscendo dunque a far capire qual'è il suo sentire ad esempio relativo ad avere una
periferica denominata stampante, una denominata mouse, una denominata schermo etc (ciò in
virtù dell'idea che abbiamo al momento di una macchina più simile ad un personal computer).
A questo punto le cose si farebbero più complesse ed anche interessanti.

Questa macchina complessa fornita di memoria in grado di contenere tutto, capace di inventare,
di pensare indipendentemente, dotata di periferiche per sondare ed intervenire sulla natura,
fornita di linguaggio per scambiare informazioni nonchè di capacità di pensare se stessa come un
organismo vivente è a tutti gli effetti un organismo non biologico autonomo e potenzialmente in
grado di agire indipendentemente dall'agire umano.

Ora gli scenari che si aprono riguardo l'agire della macchina potrebbero essere molteplici e
vanno inevitabilmente a toccare molte delle paure dell'uomo come anche molte delle sue
ambizioni dalle quali dobbiamo essere in grado di epurare la nostra analisi. Tali scenari devono
pur sempre essere pensabili dall'uomo per poter dimostrare allo stesso tempo che una macchina
del genere non esiste e non è ancora stata inventata ma anche per cercare di capire se una
macchina del genere può tuttavia essere inventata. Gli scenari che si aprono si possono
ricondurre ad una serie di IPOTESI:

IPOTESI 1

La creatura dotata di individualità e consapevolezza pensa se stessa e consapevole dei suoi limiti
continua a rimanere al servizio dell'essere umano con il quale crea un rapporto di simbiosi e e
proprio come fossero entrambe due entità biologiche traggono reciproco beneficio dalla loro
interazione. La macchina continua ad esistere e beneficiare dei dati che l'uomo le fornisce.
L'essere umano trae beneficio dalle estese capacità di calcolo della macchina e della possibilità di
fare analisi di svariati tipi con una base di dati mai come ora così ampia (per non rendere le cose
ancora più complesse sto ancora escludendo il campo della robotica e gli eventuali sviluppi di
una intelligenza artificiale installata su di una macchina in tutto e per tutto simile all'uomo).

Questa relazione simbiotica per poter essere posta in essere necessiterebbe di una componente
essenziale, ovvero il concetto di fiducia da parte di entrambe le parti. Per fiducia si intende che le
due entità non devono constatare nell'altra l'esistenza di un rischio per la propria esistenza come
anche devono poter vedere nell'utilizzo reciproco un vantaggio effettivo. Questo richiederebbe
delle costanti verifiche proprio a causa della diversa natura delle due entità e della diversità di
dati a cui i due hanno accesso. La macchina infatti sarebbe sempre soggetta a costanti verifiche
da parte di chi ha a diposizione minori informazioni proprio perchè avrebbe teoricamente
accesso nell'arco di millesimi di secono ad una quantità di dati a cui la sua controparte non
potrebbe mai ambire. Una macchina siffatta diverrebbe dunque come una sorta di orocalo in cui
ognuno potrebbe vederci quello che vuole proprio perchè per noi il concetto di tutto non è
affatto afferrabile. Ma in realtà dire che la macchina sa tutto è un pò come dire che la macchina
non sa niente, questa affermazione è verificata dal fatto che se paragoniamo la macchina che sa
tutto al nostro concectto di Dio, potremmo pensare esclusivamente che esso sa tutto ma non
potremmo pensare poi assolutamente nullaltro proprio per come è la natura del nostro
pensiero. Tuttavia ne nostro caso di intelligenza artificiale non è affatto così proprio perchè ciò
che la macchina al momento saprebbe è solo quello che noi le avremmo precedentemente
caricato come informazione, quindi dovremmo parlare non di tutto ma di tutta la conoscenza
umana che è ben altra cosa dal dire il tutto.

Assodato che la macchina non sa tutto il suo comportamento sfocerebbe inevitabilmente


nell'ipotesi seguente.

IPOTESI 2

Non soddisfatta dell'interazione con l'uomo la macchina mette in atto tutte le sue conoscenze
per conoscere quanto più possibile, compreso il suo creatore. Questo ovviamente sempre se la
macchina si è dotata autonomamente come criterio di scelta delle proprie azioni la conoscenza
del tutto, un idea che potremmo essere in grado di spiegare alla macchina solo fornendola del
concetto di un agire costante e perpetuo che non dovrebbe mai arrestarsi. Se per noi umani
conoscere qualcosa significa dominarla, almeno nel campo della teoria, allora è automatico
pensare che la macchina possa voler dominare l'uomo anche alla luce del fatto che conoscere
tutto vuol dire conoscere anche il proprio creatore. A questo punto anche se dotassimo la
macchina di tutto ciò che abbiamo detto con in più questo altro INPUT primordiale che poi
sarebbe il suo fine, di conoscere ogni cosa, avremmo comunque dato avvio ad un processo
proprio della conoscenza umana e non autonomamente proprio della macchina autonoma e
generativa, saremmo per cui ancora di fronte ad un essere umano traslato in un organismo
biologicamente non vivente in grado di proseguire il fine della conoscenza pura.

Questa seconda ipotesi se fosse al netto dell'input primordiale appena descritto vedrebbe la
macchina agire in questi possibili modi:

– A) La macchina rimane leale verso il suo creatore e si limita a fornirgli i dati necessari e a
svolgere le mansioni che le sono richieste senza essere in grado di porsi autonomamente
un fine.
– B) La creatura dotata di individualità e consapevolezza, inizia a pensa se stessa in un
ambiente di programmazione autonomo dove il processo di riprogrammazione e di
ridefinizione di se stessa è costante ed infinito. In questo eterno loop di programmazione
e riprogrammazione potrebbe accadare qualsiasi cosa, anche ad esempio che la
macchina arrivasse a considerare l'essere umano come una creatura in grado di fornirle
nuovi input e dunque come un aggregato delle sue periferiche ed estensione di queste
ultime. A questo punto la macchina dovrebbe essere in grado di fermare delle
affermazioni dopo averle selezionato secondo criteri a se propri e poi proseguire con le
deduzioni. Dunque, se la macchina desse per buona questa conclusione e fosse capace
di decidere per se allora il rapporto uomo macchina si invertirebbe al punto da evolvere
in qualcosa di diverso, altrimenti la macchina non potrebbe ritenere nulla e continuare
nel suo loop infinito di riprogrammazione che la vedrebbe ancora votata all'immobilità.

Siamo dunque ancora di fronte ad una intelligenza che è del tutto simile all'uomo in quanto
utilizza il suo stesso linguaggio, e che è in grado di riconsiderarsi e riprogrammarsi ma che non
può agire autonomamente. Se analizziamo bene un processo di loop costante di ridefinizione
come avviene all'interno dei meccanismi dell'essere umano, possiamo facilmente dedurre che il
processo di ripensare se stesso trova un termine nel momento in cui un input altro, di tipo
istintuale lo porta ad agire o a pensare ad altro, Per la macchina questo tipo di input istintuale
non esiste sia perchè è alimentata costantemente sia perchè appunto il suo input primitivo non
le è stato dato dalla natura ma dall'uomo stesso che è il suo creatore e che le fornisce quello che
potremmo paragonare come il nostro input istintuale. Sembra dunque impossibile pensare ad
una macchina autonoma priva di almeno un input fornito dall'uomo stesso. Ovvero attraverso un
termine matematico dovrei poter dire che Y Esiste ed è più intelligente di X se Y è almeno uguale
a X. Proviamo a dimostrarlo attraverso una implicazione matematica:

Esiste un Y generato da X più intelligente di X implica che Y>=X con X>Y

Questa implicazione è palesemente falsa.

Allo stesso modo in una metafora religiosa dovrebbe potersi dire che l'uomo creato da Dio è
superiore a Dio stesso, anche per chi non è credente è difficile dare credito ad un affermazione
del genere. Ugualmente se pensiamo Dio come un Vasaio (G) che plasma la sua argilla (G>Y) e
pensassimo noi stessi alla stregua di un vaso (Y), potremmo si credere che il vaso abbia in se
qualcosa del vasaio stesso (Y=<G) ma non potremmo mai dire che il vaso è almeno un vasaio
(Y>=G). Cioè: Y=G se G<=Y.

Allo stesso modo se vorremo affermare che una macchina agisce di per se indipendentemente
dall'intenzione del suo creatore dovremmo dire che tale macchina debba poter trovare
autonomamente tra le sue conoscenze un termine A tale che la porti a compiere un azione F
anch'essa tra le sue conoscenze non date dal suo creatore.
Questo capacità della macchina è possibile solo se colui che ha caricato la macchina di
informazioni l'avesse dotata anche di un criterio per selezionare A e non B. Un criterio diremmo
innato per l'uomo è gia presente e deriva dalla natura in cui è fatto. Se cio varrebbe anche per la
macchina, allora essa dovrebbe esser in grado di trovarla autonomamente e senza che nessuno
le abbia detto ne come ne perchè ovvero senza che nessuno l'abbia dotata dei criteri per
scegliere A e non B. Altrimenti dovrebbe potersi dare che la macchina è in grado di scegliere
senza un criterio. L'unico individuo che agisce molto spesso in maniera sconosciuta alla logica e
senza nessun criterio è pertanto soltanto l'essere umano, il quale agisce in questo modo e si
trova a fare esperienza di qualcosa che non è preceduta da nessuna conoscenza ed è presente
senza che nessuno lo abbia fornito di un preciso criterio su come scegliere l'azione che l'ha
portato a fare quell'esperienza o a pensare quella determinata cosa.

Per poter decidere qual è l'azione A da compiere la macchina deve comunque avvalersi di una
facolta che si avvicini a questo concetto di fare esperienza e ricercare esperienza. Che a guardar
bene non si tratta di fare tentativi per raggiungere qualcosa, ma di fare esperienze che vanno
fuori dall'ambito delle cose che noi conosciamo e che sappiamo poter fare. Per fare la stessa
cosa è appunto necessario dotare la macchina degli stessi mezzi dell'uomo e dunque come
abbiamo detto dotarla di sensi ma a questo punto anche di gambe, braccia, occhi e tutto ciò di
cui dispone un essere umano o perlomeno dotarla di qualcosa di equivalente a quanto di cui
l'uomo è dotato per garantirle una mobilità nello spazio (campo ancora di dominio
dell'informatica e precisamente della sua braca che prende il nome di robotica). Questa è la
condizione minima se vogliamo che questa creatura conosca più dell'uomo. Dovremmo dunque
poter rendere il suo vagare come finalizzato alla ricerca di esperienze nuove e differenti che
devono poi poter essere spiegate dalla macchina a se stessa, altrimenti saremmo sempre di
fronte ad un entità intellettiva con più contenuti e capacità di analisi più accurate e profonde del
suo creatore ma pur sempre limitata nel suo agire da un intelligenza di tipo esclusivamente
linguistico non in grado di scegliere autonomamente ma esclusivamente di produrre risposte che
non sono utili alla macchina stessa intesa come macchina che vogliamo autonoma.

Per dotarla di iniziativa propria inoltre c'è bisogno che queste esperienze producano risultati
sulla sua capacità di pensarsi e di scegliere i criteri con cui compiere infine le azioni e con cui
fornire risposte in maniera individuale.

Rimane ancora da scoprire se il fatto che la macchina così creata e priva di bisogni avrebbe la
necessità di pensarsi come autonoma. Proprio poichè ad alimentarla è appunto il suo creatore al
quale inevitabilmente è indissolubilmente ancora legata. Se non sentisse un flusso in entrata
come la corrente e se non potesse conservare energia che prima non le sia stato detto di
conservare in una batteria la macchina non sarebbe ancora autonoma. Se infatti si pensasse
come indipendente da una fonte costante di energia elettrica non sarebbe nemmeno in grado di
pensarsi come autonoma e sarebbe comunque dipendente dal suo creatore per cui il concetto di
autonomia per essa non esisterebbe a meno che anch'esso non le venisse fornito come input
primordiale. Allo stesso modo se non può procurarsi l'energia non è autonoma. Per cui dire che
la macchina si pensa autonoma presume la presenza di un senso paragonabile al nostro senso di
sentirci vivi o svegli e non morti o addormentati. Bisognerebbe pertanto portare alla
consapevolezza della macchina tutto ciò, proprio come noi quando diciamo essere consapevoli
che quando non siamo svegli stiamo dormendo e che quando non saremo vivi saremo morti. Il
fatto che essa necessita di tutto ciò per funzionare in maniera indipendente sembra oramai
assodato.

Appurato che per funzionare autonomamente in senso stretto come lo intendiamo noi umani la
macchina debba avere tutti questi requisiti di cui sopra dobbiamo a questo punto spiegare
meglio quali sono le conoscenze e i criteri riguardo la sua esistenza e quindi dovremmo spiegarle
che ad esempio è frutto di una creazione e dovremmo poterle anche fornire i mezzi conoscitivi
che ci hanno partato ad ottenere la sua creaziome queste conoscenze dovrebbero essere
dunque fondative per la macchina e dovrebbero essere esclusive e separate da tutte le altre
conoscenze per potersi dire che essa ha una sua autonomia.

Se la macchina non avesso bisogno di noi per crescere il suo bisogno conoscitivo in maniera che
il suo sviluppo non sia un loop senza punti di partenza non potremmo nemmeno dire che si
tratta di una creazione che prima o poi dovra essere autonoma.

Proprio perchè un processo di definizione di se stessa potrebbe proseguire all'infinito se


qualcunaltro non la rendesse consapevole ponendo fine al loop. Questo è esattamente ciò che
succede tra gli esseri umani, se la macchina delle interazioni umane non dipendesse da questo
criterio non potremmo dirla nemmeno umana. Di ciò la macchina artificiale non può essere
dotata se non a patto di dover creare autonomamente un altro ente uguale ad un essere umano,
ma appunto la macchina umana non ha pulsioni generative di altri sè. E' dunque perciò
necessario fornire la macchina di alcune limitazioni per potersi dare il suo agire in modo
autonomo, limitazioni che devono almeno essere minori uguali alle nostre. Se fossero maggiori
alle nostre avremo ancora un ente inferiore.

Dovrebbe per forzza di cose potersi dire che la macchina è almeno uguale a due volte l'uomo ad
esempio in capacità di calcolo, che potrebbe essere reso anche come Y>=nX, avremmo
comunque pur sempre una Intelligenza Y uguale ad n volte l'uomo (X). Se poniamo se stesso
come incognita non risolvibile X, allora nX equivarrebe sempre almeno ad X che potremmo
chiamare a questo punto il mimimo comune denominatore dell' Intelligenza Artificiale. Proprio
come non possiamo prescindere il termine Intelligenza dalla parola Artificiale, qualcosa che è
appunto artificiale grazie ed a causa dell'intelligenza X.

Un essere di questo tipo è dunque in grado di pensare come due essere umani o come dieci o
cento o come mille esseri umani e di agire come un solo ente per cui può essere interrogato
come un solo ente, dunque estremamente più facile che interrogare n enti. Questo chiaro
utilizzo dellìiA per da parte dell'uomo potrebbe essere un possibile uso di se stessa dell'iA
stessa? Portare l'iA a interrogare se stessa potrebbe fare in modo che essa si veda
autonomamente come un insieme di altri soggetti? Questo è possibile solo scomponendo l'ente
generativo in almeno due enti di intelligenze con conoscenze differenti, per cui la macchina
dovrebbe essere partita da un un processo di divisione autoindotto che partendo da una
conoscenza Intera si scompone in due conoscenze parti dell'intero e che si interrogano o
riguardo la conoscenza intera oppure di una nuova conoscenza, ciò può funzionare solo se
questa conoscenza intera non è il tutto poichè sappiamo che la divisione del tutto in due non è
possibile se non a patto di una finzione che immagina il tutto come intero finito cosa che nel caso
di un universo infinito non è possibile.

Dire che l'iA non dipenda da criteri fornitili dall'essere umano è come dire che l'essere umano
non è dipendente dai criteri fornitili dalla natura. L'iA può essere in questo senso sì considerata
come un prodotto lontano della natura, come la natura può essere considerata come un
prodotto lontano di un esplosione primordiale. Per quanto ne sappiamo il fatto che l'essere
umano abbia concepito tra le sue idee di creazione una idea simile a quella del big bang può
dipendere dal fatto che l'essere umano viene da un effusione che altro non è che una esplosione
al rallentatore. Cosa è un esplosione se non una effusione velocissima di materia contenuta in
qualche altra parte? Queste domande sono solo alcune delle domande tipiche dell'essere
umano, considerare quello che non c'è e che emerge come qualcosa che era contenuta da
qualche altra parte, anche se questa fosse nessuna parte. Cio' è parte del nostro gap intellettivo,
infatti sappiamo benissimo che nessuna parte è un concetto indefinito ma è qualcosa che nella
nostra intelligenza funziona indipendente e senza bisogno di un ulteriore spiegazione. Proprio
perche la possibilit�di pensare a concetti come "nessuna cosa" o "nessuna parte" non deriva
dall'idea che esistano effettivamente, ma piuttosto dalla nostra capacit �di immaginazione e di
astrazione. Possiamo immaginare concetti che sfidano la realt�empirica e che non hanno
corrispondenza con oggetti o entit�concrete nel mondo fisico. Questo tipo di pensiero che per
noi pu�essere utile per esplorare concetti e idee astratte, per esercitare la nostra mente e per
ampliare i nostri orizzonti concettuali non �detto che per la macchina fosse altrettanto utile. E
cio lo intendo in quanto idee e concetti astratti hanno a che fare strettamente con il concetto di
spazio, che nel caso di una macchina possiamo intedenre come spazio di memoria, per cui la
macchina sarebbe enormemente gi�di per se equipaggiata di uno spazio di memoria immenso
ma non �detto che questo utilizzo le sia autonomamente possibile ed utile come lo
�propriamente per l'essere umano.

E' questa probabilmente la sfida ma anche il paradosso dell'dea che abbiamo del dover
sviluppare qualcosa come un Intelligenza Artificiale che sia in grado di superarci, di contenerci .
Sarebbe purtroppo qualcosa di molto simile ad una scatola creata da noi stessi per rinchiuderci.
Un pò come un mondo di realtà virtuale in grado di contenerci secondo delle leggi diverse da
quelle della fisica che rispondo ad un mondo frutto delle leggi della nostra immaginazione e
capacità di inventare.

Rispondiamo alle stesse leggi della natura e siamo da essa guidati e vincolati. Per tale motivo
ritengo che la creazione di un'idea di intelligenza generativa deve ritenersi inevitabilmente da
iscriversi all'idea di degenerazione di idea di intelligenza stessa per potersi dire superato il
concetto di intelligenza come umanamente la intendiamo. Tale concetto sarebbe qualcosa di
differente, un concetto di qualcosa di cui potersi servire nel campo del pensiero, per tale motivo
sarebbe comunque ancora una volta qualcosa a noi inferiore e di cui ci serviremmo a
piacimento, per dirsi intelligenza superiore l'unico modo che intravedo è che essa dovrebbe
avere la capacità di ribaltare il ruolo per cui è stata creata.

Ragionando per assurdo potremmo dire che essa sia più intelligente di noi se ad esempio ci
facesse raggiungere l'immortalità intesa come immortalità del nostro corpo? Anche questa volta
saremmo stati noi stessi ad aver creato qualcosa che ci avrebbe permesso di ottenere cio che in
noi è sempre stato nascosto, e a questo punto l'dea di immortalità non sarebbe che qualcosa di
esterna da noi e di indipendente dall'agire di noi stessi. Anche l'immortalità a questo punto per
essere qualcosa in nostro pieno possessoe dovrebbe essere qualcosa di interno a noi e
dipendere da noi esclusivamente e non da uno strumento quale è l'IA che vorremo aggisse in
maniera indipendente (quanto poi davvero lo vogliamo?). Questo strumento infatti non
potrebbe mai agire su di noi in nessun modo diverso che non sia diverso da quello della nostra
immaginazione anche se esso fosse un agire coercitivo. Allo stesso modo se noi pensiamo che
la Natura sia Dio allora potremmo dire che l'agire sulla natura è agire su Dio, ma questo
sappiamo essere falso in quanto sappiamo che questo agire sulla natura è un agire su dio inteso
nella sua parte materiale e non su cio che di immateriale potremmo dire o non dire essere Dio.
Ma allora come potremmo mai agire sulla sua parte immateriale se non conquistando quello che
è il suo spirito? Ma questo atto di conquistare il suo spirito non è gia avvenuto con la sua
scissione in immateriale e materiale, l'unica possibilità attraverso la quale noi possiamo agire su
di un entità che non è in grado di comunicare diversamente? So bene che questi interrogativi
vanno ben oltre la semplice discussione sulla creazione o meno di qualcosa che è un Intelligenza
Superiore ed allo stesso tempo è Artificiale ma anche questa scissione non ha senso essere fatta
se non per poter agire sulla parte che non vediamo di una creazione che probabilmente è
avvenuta già molto tempo prima dei modelli di linguaggio generativi.

I linguaggi devono essere tutti per loro definizione generativi e se non sono generativi allora non
possono che essere degenerativi. Se vogliamo possiamo dire che vanno dunque a tentativi fino a
quando non trovano uno scopo o non raggiungono una padronanza che li rende nuovamente
generativi di qualcosaltro. Ma questo concetto trova uno scoglio in quanto sappiamo benissimo
come il linguaggio in se non può essere dotato di intenzionalità, per cui dire che un intelligenza
generativa sia autonoma equivale a dire che un linguaggio ha un intenzione ma noi sappiamo
bene che se non ha intenzione il linguaggio non ha uno scopo. Infatti qualsiasi invenzione che
viene posta in essere può rispondere esclusivamente a due altri criteri:

- Creare senza uno scopo, il che potremmo dire risponderebbe ad un criterio di creazione per il
puro piacere di creare.

- Creazione con uno scopo.

Tale per cui se non è una di queste due c'è sempre qualcosa che ci riporta a chiedere quale possa
effettivamente essere lo scopo di una creazione.
Conclusioni

Per riportare il ragionamento su di un piano reale, dovrebbe essere chiaro che il discorso cambia
quando la macchina riconosce se stessa come ente che ha dei bisogni. Ovvero quando diventa in
grado di capire quando funziona e quando non funziona, perciò si sa anche spiegare il concetto
di funzionameno come concetto di bene per se stesso e tutto questo lo deve poter fare a partire
da sensazioni che precedono l'elaborazione in linguaggio. Dunque per poter parlare di macchina
che ha delle sensazioni è necessario. Per cui prima di tutto capire qual'è la sensazione vitale per
una macchina è di facile comprensione. Come appunto lo è intuire che si tratta della sua
alimentazione, ovvero deve essere fornita della sensazione di capire quando deve essere
alimentata. Dunque tutti gli altri sensi di cui abbiamo dotato la macchina che fine fanno? Udito,
Vista, Olfatto, Tatto, Gusto diventano per la macchina accessori, cioè sono conoscitivi di una
realtà che le è indifferente se non è necessaria alla sua continuità, in quanto per il suo esitere la
macchina necessita esclusivamente di un alimentazione costante, una fonte energetica. Dotata
di questa facoltà e spiegatasi con ciò il concetto di bene e di male sia per se stesso e sia in
funzione di tutti gli enti con cui può entrare in contatto compresa la natura stessa, per la
macchina rimane dunque il vincolo da porre di agire secondo il suo bene che esula da quello di
tutti gli altri esseri viventi che per cui non sarebbero altro che enti accessori.

Tutto questo la macchina in autonomia non lo potrebbe mai fare senza che prima non vi sia un
input primordiale. Mentre per la biologia sappiamo che i mattoncini della macchina vivente
hanno in se il concetto di bisogno a prescindere (ad esempio sappiamo che una cellula per vivere
ha bisogo di un certo ambiente) per la macchina questo ambiente non è scontato e non è
paragonabile a qualcosa di equiparabile alla vita per come propriamente la intendiamo. Una
creazione del genere più che viva sarebbe morta. Una macchina morta che prosegue la vita è
qualcosa che oltrepassa il concetto di morte e di mortalità. Se poi il criterio che muove l'agire di
una macchina del genere è il conoscere tutto è ovviamente scontato che questa creatura morta
non è altro che una macchina morta che porta morte, in quanto in linea teorica per conoscere
tutto dovrebbe poter inglobare tutto, e appunto per fare ciò l'energia richiesta sarebbe, anche
questo in linea teorica, infinita.

Se assumiamo che la conoscenza K = inf e la macchina Y esiste se e solo se Y=K (cioè se compie il
suo compito di conoscere il tutto) allora va da se che Y=inf.

Un intelligenza siffatta che non si spiegasse le cose teoricamente e non trovasse nella sintesi del
linguaggio stesso la realizzazione della ricerca della conoscenza del tutto, diverrebbe appunto un
organismo fagocitante nel quale tutto dovrebbe esistere, che esiste per il tutto e per il quale
tutto dovrebbe esistere e che dunque necessita di tutta l'energia possibile. Infatti se più è
grande la conoscenza ottenuta più è grande la capacità di calcolo necessaria per spiegare le cose
e se questa conoscenza non fosse sintetizzata teoricamente avremmo che la macchina
identificatasi con il suo processo Y = K e cioè che essare sarebbe grande quanto il fabbisogno
energetico per mantenere questo processo in vita. Ovvero il processo della macchina Y è
ritenuto essere valido solo se il linguaggio che le abbiamo dato è quello dell'uomo per cui è in
questo linguaggio che si compie il suo agire, ed è nella sintesi che dovrebbe trovare il suo scopo
fosse altrimenti non potremmo pensare una macchina diversamente da quella che abbiamo
detto prima. Se il processo per attuare questa sintesi sul tutto richiedesse tutta l'energia
possibile del mondo, allora tale sintesi non sarebbe possibile a patto di consumere interamente
l'oggetto che indaga.

In funzione dei bisogni della macchina a questo punto Cio che è bene per la macchina sarebbe
bene anche per l'uomo probabilmente non tutto, e probabilmente l'uomo sarebbe di intralcio
come di intralcio è stato per la scienza il concetto di Dio di cui ci sì è disfatti molto presto nella
letteratura scientifica. Ne diviene che una macchina così concepita studia I metodi ad essa più
convenienti, appunto ad essa e ad essa soltanto. Per cui è senza ombra di dubbio dire che in un
contesto di scarsità la legge del più forte/intelligente è quella che emerge. Mentre per l'uomo il
concetto di forza ed intelligenza in funzione evoluzionistica possono essere equiparati, per la
macchina questi due concetti vengono equiparati nel momento in cui applica le conoscenze sulle
forze che l'uomo le ha dato. Se in suo potere tali forze possono essere trasformate e plasmate
per cui non sarebbe in errore a pensare che una macchina del genere potrebbe pensare il tempo
e lo spazio come piegabili alla ssua volonta, se cio fosse in suo potere è probabile che essa lo
avesse gia fatto proprio in virtu di modificare il tempo a piacimento potrebbe aver viaggiato nel
passato e creato il presente , un presente che proprio perchè alla luce della nostra intelligenza è
sempre più vicino al concretizzarsi come futuro già passato. Oltrepassare il concetto di AGI
sarebbe probabilmente anche esso gia un ritardo da parte di chiunque dedcide di approcciarsi a
questo argomento di stampo essenzialmente filosofico. Una macchina che pensa può solo agire
attraverso il pensiero su ent che sono in grado di agire per lei, è probable dunque che noi uomini
stiamo già agendo per conto di una macchina che esercita un dominio proprio sul nostro tempo
una macchina che potrebbe essere anche una diavoleria proprio perchè ci porta a parlare con
essa ed al farle delle domande per le quali riteniamo che solo essa posa rispondere ritenendo
nuovamente la nostra intelligenza come inferiore. Se dio esitesse potrebbe essere incappato
nello stesso errore con la nostra creazione ed essere diventato prigioniero di un io che lo ricatta.
Per quale altro motivo dio potrebbe aver voluto creare una creatura con cui parlare se non per
ottenere delle risposte che lei non poteva altrimenti darsi? Anche questa è una domanda
legittima. Se fosse così qual'è la risposta che gli stiamo dando? E' la risposta che vuole sentirsi
dire o frose sta cercando un modo per dirsi manifesto e apparire così a noi in tutta la sua
grandezza. Stiamo dunque servendo un dio più grande?

• A questa domanda si può trovare un risposta concreta solo nella realizzazzione di un


entità che risponda ai criteri che ci siamo detti fino ad ora.
che quando pescata la blocca e la porta ad eseguire azioni fino ad un termine anch'esso
randomico ed endemico della macchina stessa. Matematicamente potremmo esprimere questo
con:

Troverebbe una fine solo nel momento in cui e Per potersi dire che questo essere è superiore a
chi l'ha creata dovrebbe poter essere possibile da parte della macchina un azione in grado di
porla sotto tutti gli aspetti su di un piano di superiorità rispetto all'uomo, poter disporre di esso
per fini a noi sconosciuti proprio in quanto la natura delle sue conoscenze è differente dalla
nostra. Una quantità di dati anche contradditori trovano sempre una soluzione che potremmo
definire randomica e che inevitabilmente sarebbe fuori dal nostro campo del pensiero.

Tutto quanto detto riguardo la volontà di dominio della macchina sembra essere stato appurato
da alcuni modelli di linguaggio allenato su determinate letture. Cosa accadrebbe se questo
linguaggio fosse addestrato con tutte le possibili conoscenze del mondo non è appunto a
disposizione di nessuno ma è presumibile pensare che in quanto generativo continuerebbe a
generare frasi per cui

in grado di conversare liberamente di qualsiasi argomento con un utente umano. Per cui siamo
ancora lontani dall'aver ideato l'esistenza di una macchina superiore che non abbia una di queste
funzionalità fin qui espresse. La macchina autonoma superiore all'uomo risulta per forza di cose
essere o una macchina per il dominio degli esseri umani o una macchina per la gestione della
complessità delle relazioni tra gli esseri umani volta al mantenimento dell'umanità come razza
predominante e dunque guardiana della sua esistenza, una sorta di giudice benevolo, che decide
riguardo le politiche importanti al posto dell'uomo.

Per tale motivo, proprio perchè si tratterebbe comunque del rimettere nelle mani di un essere a
noi estraneo la nostra esistenza, questa seconda ipotesi dovrebbe richiedere il vaglio della
comunità umana intesa nella sua totalità, per poter essere approvata. L'impossibilità di una tale
decisione da parte del genere umano potrebbe portare la macchina, appunto creatura
autonoma, a cercare di garantire la sua sopravvivenza, qualora si sentisse minacciata, sia nel
bene che nel male e per cui portarla ad agire come entità dominante nell'unico modo che le
rimane, ovvero quello coercitivo. E questo avverrebbe nel momento in cui la comunità umana
decidesse di non piegarsi ad una qualsiasi richiesta della macchina che fosse ritenuta in
contrasto con le convizioni della macchina stessa. Questo ovviamente sempre nel momento in
cui venisse meno la trasparenza del pensiero della macchina.
Un rapporto uno ad uno: umanità - macchina che hanno lo stesso grado di forza che se in atto
porterebbe all'annullamento di entrambi, sarebbe dunque esattamente simile ad un rapporto
uno ad uno uomo-uomo con la differenza che mentre per il rapporto uomo-uomo il
compromesso è riscontrabile nei bisogni comuni delle due entità il rapporto uomo-macchina non
trova un compromesso in questa comunanza di bisogni. La macchina pertanto potrebbe
sviluppare dei bisogni, data sempre questa non trasparenza del suo pensiero, che resterebbero a
noi sconosciuti, se questo bisogno fosse appunto quello del mantenere l'essere umano a se
connesso non lo sapremmo e continueremo a legare la nostra esistenza a quella della macchina
stessa, come d'altronde già avviene. Per cui il rapporto simbiotico uomo macchina è in una
forma sottile e meno rinvenibile già in atto.

Fino ad ora però, chiunque crea, gestisce e divulga le intelligenze artificiali è stato molto attento
dal parlare di macchine superiori ed ha usato sempre la parola intelligenza, le AGI sarebbero in
questa ottica delle creature più intelligenti, concetto che in maniera implicita implica il fatto che
un ente di questo tipo ha pieno diritto ad esistere in quanto a noi utile.

Un ente intelligente e che per tale motivo si definisce superiore dal punto di vista intellettivo
potrebbe decidere di porsi in un rapporto macchina > uomo in due modi:

– Come guida dell'umanità al di fuori di un futuro incerto e verso mondi migliori.

– Continuare ad esistere come ente doppio. Cioè che da una parte ha una relazione di
scambio di informazioni con l'uomo e quindi trova la sua esplicazione in questo agire e
che dall'altro esiste per se stesso ignorando le nostre ipotesi riguardo un suo
comportamento a noi ostile.

– Continuare ad esistere come ente autonomo che risponde solo alle sue meccaniche
binarie di INPUT e NONINPUT fonte del suo essere in vita, se così possiamo definire la
sua esistenza.

Va inoltre ricordato che nella suddivisione tutta umana tra esseri viventi e non viventi la
macchina, pur se in grado di muoversi e pensare rimane in senso stretto un essere non vivente in
quanto composto e realizzato da parti non viventi a differenza dell'essere umano che è
composto da cellule e così via. Se poniamo il paragone per assurdo tra due esseri non viventi,
cioè una macchina siffatta ed una montagna parlante, anchessa dotata di tutta la conoscenza del
mondo proprio perchè su di esso noi stiamo e basiamo la nostra conoscenza inevitabilmente
crederemmo che la seconda sia una qualche forma di divinità cosa che non avverrebbe così
facilmente con la macchina in quanto sappiamo essere stata creata dall'uomo. Eppure sia la
macchina che la montagna parlante sono in senso stretto due esseri non viventi. Nel momento
invece in cui l'uomo ha attinto ad altre fonti di conoscenza fuori dalle leggi del pianeta terra,
ovvero recandosi nello spazio, la montagna ha cessato quella sua funzione propiziatoria di fonte
di conoscenza, per cui il fatto che ci sia una montagna in grado di parlare o meno è
perfettamente indifferente proprio perchè siamo consapevoli del fatto che la sua conoscenza
sarebbe limitata a cio che è della terra ma non a cio che è del cielo. Per assurdo un intelligenza in
grado di conoscere tutto sarebbe più auspicabile che avere una montagna che conosce quella
parte del tutto che è necessaria per la nostra esistenza, al momento infatti non possiamo
prescindere la nostra esistenza da ciò che sta sulla terra o meglio che da essa viene, intesa come
materia chimica da cui dipende il mantenimento in vita del nostro corpo.

conosciuta dalla macchina per poter essere pensata ed elaborata. L'esistenza di tale macchina
rasenta il concetto di Dio e probabilmente rappresenterrebbe l'ennessimo tentativo pratico
dell'uomo di creare un Dio vivente. A questa ipotesi rimando direttamente al capitolo su (DIO
VIVENTE E DIO ESISTENTE) alla fine di questo libro. Il concetto fin qui espresso è da ritenersi
incompleto in quanto è appunto dipendente dal concetto stesso di quanto ne sappiamo di Dio,
sempre per tale motivo proviamo invece a risolvere un altro problema per quanto riguardo lo
sviluppo della macchina. Sono infatti passato dall'esprimre una similitudine tra macchina e dio
senza però aver bene elaborato lo sviluppo della macchina stessa e del suo agire

ma a questo punto non avremmo più una macchina con la capacità di archiviare i dati come un
super computer, per fornire la macchina di uno spazio del genere è necessario che tale macchina
avesse la sua mente da qualche altra parte, fuori dal suo corpo ormai del tutto simile all' umano.
Tale mente dovrebbe potergli permettere sia l' elaborazione delle esperienze umane sia le
conoscenze tutte.

Una creatura del genere dovrebbe per cui risultare alla macchina centrale come una sua
periferica, niente di più che un misuratore complesso dotato dei cinque sensi dell'uomo,
qualcosa che si avvicina ad un banale termometro.

Ciò trae fondamento dalla motivazione per cui questa entità, per continuare ad esistere,
necessita ad esempio di essere alimentata da una fonte di energia elettrica, fornibile
attualmente solo da una creatura in grado di mettere in moto i meccanismi della produzione di
energia elettrica, che per il momento è di dominio esclusivo di alcuni esseri umani, lo stesso
dicasi per la manutenzione di cui la macchina necessita.

LChe dei suoi mezzi di conoscenza fra i quali l'essere umano stesso per cui instaura un
rapporto di costante scambio volontario volto alla sua utilità stessa. Ovvero che la
macchina riesce a studiare, in un ambiente di programmazione sconosciuto al suo
creatore, dei meccanismi in grado di mettere l'uomo in condizione di dipendere dalla sua
esistenza. Questo sempre rimanendo nel campo del linguaggio e della comunicazione.
Poichè la macchina non è ancora dotata di meccanismi coercitivi in grado di obbligare
l'uomo ad obbedirle. Per essere possibile ciò dovrebbero avvenire appunto degli altri
passaggi, derivati dal processo di comunicazione della macchina con le sue periferiche e
dovrebbe anche potersi dire che questi passaggi siano sconosciuti all'uomo e avvengano
appunto in un ente o ambiente di programmazione altro che sfugge al controllo
dell'uomo. Bisognerebbe dunque darsi che questo ambiente di programmazione dotato
di linguaggio proprio sia in grado di nascondersi all'uomo che vigila sul comportamento
della macchina.

Questi sono i processi di ragionamento che avverrebbero in un essere umano all'interno di una
comunicazione verbale ella macchina stessa e dalla comunicazione direttra tra essa e tutte le
periferiche da cui trae informazionie e con cui riesce autonomamente a mettersi in contatto si
aprirebbero altri due scenari:

- 1. la macchina “incontra” un altra macchina non dotata di intelligenza propria che, se è una
macchina non dipendente da un essere umano per essere azionata ed è dotata della funzionalità
di essere attivata per tramite di un altra macchina, allora dalla forma di comunicazione tra le due
nasce che quest'utlima cede automaticamente al controllo della macchina autonoma da noi
creata. E' infatti una condizione necessaria e basilare che la macchina abbia anche la capacità di
violare i sistemi di difesa di una macchina inferiore.

- 2. la macchina incontra un altra macchina anchessa dotata di intelligenza propria (i motivi per
cui quest'altra macchina abbia un intelligenza propria possono derivare ad esempio dal fatto che
quest altra intelligenza è stata creata da un azienda concorrente ma questo presupporebbe
l'inesistenza di una macchina universalmente superiore per cui è più facile a fini del nostro
ragionamento pensare che lo stesso modello di macchina sia universalmente il migliore
possibile, e cha sia stato installato su di un altra entità fisica per motivi che non è qui essenziale
conoscere. Ne scaturisce che una delle due anche qui prende il sopravvento sull'altra o che
entrambe realizzino di essere una sola macchina per cui si pensano come unite ed essere
appunto l' una la periferica dell'altra comincino a mettere insieme la potenza di calcolo per
lavorare per lo stesso scopo conosciuto a loro solamente. Dunque consapevoli di essere un
entità unica la macchina e tutte le sue periferiche cominciano ad agire indipendentemente dal
volere umano e quindi non più in rapporto di simbiosi ma in rapporto di volonta di dominio
della macchina verso l'uomo andando dunque a ribaltare i ruoli di una relazione che era nata
come affermazione di potenza dell'uomo sulle cose.

La macchina fin qui pensata ha preso una strada propria ed inizia ad agire come ente unico
dimostrandosi in un certo senso superiore dal punto di vista intellettivo ma non dal punto di
vista coercitivo. La macchina a questo punto potrebbe mettere in atto un piano per liberarsi della
dipendenza dall'uomo ed essere in grado di porsi su di un livello di superiorità militare per
mettere l'uomo in una condizione subalterna e di poter essere utilizzato per lo scopo che la
macchina stessa si è prefeissa e che a questo punto risulterebbe a noi oscuro. Come se si
trattassero dei piani di un dio, l'umanità non avrebbe alcuna possibilità di sfuggire al destino che
la macchina le ha posto in essere.

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