di Paolo Baldini ed Enrico Caiano
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  • Carlo Baroni

    Carlo Baroni


    Sopravvissuto ai cineforum con i sottotitoli in cecoslovacco e ai cinepanettoni infarciti di volgarità. Poi da una finestra di fronte la visione del suo cuore in inverno che tornava a battere per il grande schermo. E a commuoversi davanti a Giovanna Mezzogiorno e Michelle Pfeiffer.


    Roger Moore nei panni di James Bond con Barbara Bach ne La spia che mi amava (1977) di Lewis Gilbert

    Veniva dopo Sean Connery.  Gli avevano chiesto di sostituire un mito. Lui che non era “solo” un fantastico attore. Replicare Sean era un’impresa che manco 007. Così Roger Moore ha preso un’altra strada. Cambiato auto, lasciata in garage l’Aston Martin si era messo sotto il sedile anche una Lotus bianca, la Ferrari britannica.  Era diventato un James Bond più british. Ti uccideva con una freddura. E anche i morti sembravano meno morti. Adesso è lui che non c’è più. (altro…)

    Renée Zellweger (47 anni) tra Colin Firth (55) e Hugh Grant (55) ne Il diario di Bridget Jones (2001) di Sharon Maguire

    In quei tre anni ci dev’essere stata una congiunzione astrale mai vista sul cielo d’Inghilterra. Per la precisione dal 1959 al 1962. Mentre il mondo si accorciava le gonne e allungava i capelli. Nascevano uno dietro l’altro quattro futuri attori di quelli da stropicciarti gli occhi: Rupert Everett, Hugh Grant, Colin Firth e Ralph Fiennes. Un cast stellare senza nessuna programmazione. (altro…)

    Robin Wright, 49 anni, è Claire Underwood nella serie tv House of Cards

    Non sono ancora cinquanta. Ma se la festeggiano così ci sarà un motivo. Qualcuno di noi è cresciuto insieme a lei. Ha acceso la tv quando c’era Santa Barbara (guarda l’ultimo episodio interpretato dall’attrice nel 1986). Eravamo quelli che Beautiful (guarda la sigla iniziale) è roba da casalinghe disperate. Ci siamo innamorati come Forrest Gump (guarda). Senza immedesimarci troppo, però. Era nostalgia per i pantaloni a zampa di elefante e per quell’idea di Peace and Love che, poi, non abbiamo trovato né l’una, né l’altro. Robin Wright adesso è una signora con i capelli tagliati come solo noi in Europa, che recita una parte che non ci piace. (altro…)

    Julie Andrews in Mary Poppins (1964) di Robert Stevenson, premiato con 5 Oscar

    Cinquant’anni per una tata sono l’età giusta. Non è più una sorella maggiore e non è ancora una nonna. Può cavalcare benissimo i cavalli di una giostra e guardare ballare i pinguini (guarda). E anche se per certe normative avrebbe potuto potrebbe chiedere il prepensionamento, Mary Poppins non ci pensava per niente. Lei è nata giusto l’agosto del 1964. Poi subito a lavorare. In giro per il mondo. Altro che solo due fratellini da curare e crescere. Ha tirato su generazioni di bambini (guarda la scena in cui la tata canta ai bambini Basta un poco di zucchero e la pillola va giù). (altro…)

    Istanbul, Daniela Bianchi e Sean Connery in Agente 007, dalla Russia con amore (1963)

    Cos’è mezzo secolo per una città che non ha tempo? Niente, persino se di mezzo c’è James Bond. La spia che ha attraversato Istanbul due volte (Dalla Russia con amore, 1963 e Skyfall, 2012) e ce l’ha sempre fatta vedere diversa. In fondo anche lui è molto cambiato. (altro…)

    Clint Eastwood a 36 anni ne Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone

    Nato un anno dopo la Grande Depressione. E, forse, un motivo ci sarà. Come quell’idea che ti puoi sempre risollevare se lo vuoi. E cambiare. Di solito in meglio. Dicono che Clint Eastwood migliori invecchiando (il 31 maggio ha compiuto 84 anni). Meglio non toccare questo tasto con lui. Potrebbe tirar fuori la rabbia dell’ispettore Callaghan (guarda la scena finale di Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, 1971, di Don Siegel). Già, perché Clint non è mai cambiato. E’ diventato un ogm di Hollywood. Uno che prima tra law e order non aveva dubbi su cosa scegliere. E adesso mette sempre davanti la giustizia alla legge. E prima ancora il Diritto. (altro…)

    Gregory Peck in una scena di Il buio oltre la siepe di Robert Mulligan (1962)

    Gregory Peck, Paul Newman, Tom Cruise & Demi Moore, Robert Redford & Debra Winger. Rigorosamente in quest’ordine. Sono gli avvocati del grande schermo. Quelli che averceli, la causa non è mai persa. E la parcella è l’ultima cosa. Idealisti e pragmatici. A loro agio tra i codici e i corridoi dei tribunali. Onesti, ma mica li fai fessi. La Legge prima di tutto. Che solo allora siamo davvero tutti uguali. E non ci sono bianchi, né neri, donne o uomini, credenti o atei. (altro…)

    Marion Cotillard in Deux jours, une nuit (2014) dei fratelli Dardenne

    Tra l’altro è anche brava. Persino a scegliersi i copioni. Magari è istinto o, forse, quell’idea di prendere sempre la strada che gli altri ti sconsigliano. Marion Cotillard è di quelle attrici che potevano diventare tutto o restare niente o poco. Il confine è sempre così labile che ti viene da chiederti quanto conti il destino o la fortuna, se tu credessi a queste cose. (altro…)

    Russell Crowe nel poster di Noah di Darren Aronofsky con Jennifer Connelly ed Emma Watson

    Uno come lui vorresti averlo avuto come compagno di banco alle elementari. Per non perderlo più di vista. Fino all’università. E oltre. E nel caso tu fossi una donna, lui è l’uomo giusto per te. Perché fa il suo e anche il tuo. Rimette a posto le cose. Quando tutto gira per l’altro verso. E può essere un imperatore da mandare a casa, una moglie da liberare dal carcere, un diluvio da affrontare. Russell Crowe c’è sempre. (altro…)

    Sigourney Weaver e Mel Gibson in Un anno vissuto pericolosamente (1982) di Peter Weir

    I gioielli di Marilyn Guarda il trailer di Lucy di Luc Besson con Scarlett Johansson in un ruolo che ricorda Nikita e Giovanna dArco, storici ritratti femminili del cinema di Besson

    Lei che si asciuga i capelli con un colpo di vento caldo. Indossa un costume intero bianco e blu e cammina sopra i rumori del niente. Ci sono attrici (Ursula Andress) che per uscire dall’acqua ed entrare nella storia (del cinema) hanno bisogno di un oceano, di un bikini candido e lo sguardo di chi la sa lunga. A Sigourney Weaver bastò la piscina di un albergo di Giakarta. Il film era del 1982, Un anno vissuto pericolosamente dell’australiano Peter Weir. Come dall’altra parte del mondo veniva il protagonista, Guy Hamilton, interpretato da Mel Gibson. Un giornalista che incontra l’addetta dell’ambasciata britannica, Sigourney Weaver, alias Jill Bryant. Una stretta di mano che ti cambia la vita, persino se si tratta di un film. (altro…)