Sara Mazzoni's Reviews > Le prime quindici vite di Harry August

Le prime quindici vite di Harry August è uno dei libri migliori che abbia letto negli ultimi anni. Parla di un uomo che nasce, vive, muore e rinasce esattamente nello stesso punto e alle stesse condizioni della volta precedente; si presume per l’eternità. Un Ricomincio da capo dilatato? Sì e no, ma più no che sì; per quanto la commedia con Bill Murray sia simpatica, questo libro è meglio. Non fa ridere, è vero, ma è perché tiene col fiato sospeso mentre scava dentro a un mondo piuttosto cupo e violento. Se fosse un film, sarebbe scritto da Christopher e Jonathan Nolan.

È una spy story metafisica. C’è una cospirazione, ci sono grandi avversari. Ci sono persone che vivono la stessa strana immortalità di Harry August, un’immortalità mortale e piena di morte. L’idea dei loop apre la porta al paradosso più bello di un libro sul viaggio nel tempo – perché Harry August è a tutti gli effetti un viaggiatore temporale; come in effetti lo siamo tutti noi, con la differenza che noi viaggiamo solo in avanti, mentre August quando arriva alla fine torna sempre indietro.

L’infinito viene racchiuso in una serie progressiva di loop. Il tempo viene quindi raccontato come lineare, ma i personaggi hanno la possibilità di trasmettere informazioni all’indietro: il tempo diventa un ipertesto dove ogni punto può essere collegato all’altro, anche se le informazioni devono essere succinte ed essenziali per essere passate. Un ipertesto sobrio, minimale, insomma.

La struttura narrativa è eccellente, incastrando il racconto delle prime quindici vite di Harry August in modo non lineare, ma seguendo un ordine di senso: ogni aneddoto raccontato è linkato al precedente e al successivo per ragioni logiche, suggerendo un’idea di simultaneità, anche questa volta ipertestuale.

Le atmosfere urban fantasy prendono una piega fantascientifica, concedendosi qualche lazzo steampunk. È un romanzo per adulti che ha la freschezza dei migliori young adult, ma è dotato di una complessità narrativa superiore, e indugia su temi cupi, sul dolore e sulla morte, sulla violenza, descritta sempre minuziosamente nel dettaglio, con una discreta quantità di secchiate di sangue e gore che vivacizzano l’atmosfera, ogni tanto in modo fin troppo estremo (quasi torture porn).

Un po’ David Mitchell, un po’ Tutti gli uomini sono mortali , e un po’ qualcos’altro, qualcosa di bello. Piacevole e ben curata la traduzione. Spero con tutto il cuore che qualche editore italiano decida di riproporre gli altri romanzi della ragazza prodigio Claire North (nello specifico, proprio quelli scritti con questa firma, visto che l’autrice ha diversi alias).