Verso una Standardizzazione Europea della Sicurezza Informatica: Analisi Comparata delle Normative di Spagna, Francia e Italia

ICT-Insider-cybersecurity-Normativa-digitale

Autori: Francesco Capparelli, Andrea Sudano, Maria Rosaria De Ligio

 

In un’epoca caratterizzata da una profonda digitalizzazione e da una crescente interconnessione delle infrastrutture informatiche, la protezione dei dati e la sicurezza informatica si sono imposte come tematiche centrali nell’agenda politica e normativa delle nazioni europee. La pervasività dei dispositivi connessi, l’espansione dei servizi online e la complessità delle architetture informatiche hanno amplificato la superficie di attacco, rendendo il contesto cibernetico estremamente esposto a minacce di diversa natura. In tale scenario, si manifesta l’impellente necessità di perseguire una standardizzazione normativa a livello europeo, al fine di erigere un solido baluardo normativo, omogeneo e resiliente, in grado di contrapporsi alle sofisticate minacce cibernetiche del XXI secolo.

Diverse nazioni europee, in particolare Spagna, Francia e Italia, hanno intrapreso percorsi normativi mirati a rafforzare le proprie difese cibernetiche. L’analisi comparata di tali iniziative legislative evidenzia una sinergia e una convergenza di intenti, testimoniando la consapevolezza collettiva dell’importanza di un’azione coordinata e integrata a livello continentale.

La Spagna, in particolare, ha manifestato un deciso impegno normativo, culminato nell’adozione del “Real Decreto”. Questo strumento legislativo, di rilevanza strategica, definisce rigorosi standard di sicurezza per le infrastrutture critiche e i servizi essenziali, promuovendo una cultura della sicurezza e incentivando la collaborazione tra enti pubblici e operatori privati.

La Francia, con la promulgazione del “Loi de Programmation Militaire”, ha rafforzato il ruolo dell’ANSSI, conferendole ampie competenze in materia di sicurezza informatica. Questa normativa, all’avanguardia nel panorama europeo, introduce obblighi stringenti per le imprese, tra cui la notifica di incidenti di sicurezza, consolidando così la capacità di reazione e di gestione delle crisi cibernetiche a livello nazionale. A

L’Italia, consapevole delle sfide poste dal contesto cibernetico contemporaneo, ha risposto con la promulgazione del “Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica”. Questo strumento normativo, di cruciale importanza, traccia percorsi chiari per la tutela delle infrastrutture critiche e per la gestione proattiva delle minacce cibernetiche, enfatizzando l’essenzialità di una collaborazione strutturata tra enti governativi e stakeholder del settore privato.

In sintesi, sebbene ciascuna nazione mantenga specificità normative legate al proprio contesto socio-politico, l’analisi conduce alla constatazione di un movimento europeo univoco verso una standardizzazione e un’armonizzazione delle politiche di sicurezza informatica. Questa convergenza normativa costituisce un pilastro fondamentale per la costruzione di un ecosistema cibernetico europeo sicuro, robusto e in grado di rispondere alle sfide future, in coerenza con le premesse e gli approfondimenti delineati nel documento di riferimento.

Di seguito un’analisi di alcune principali iniziative normative – concretizzatesi nel contesto delle legislazioni spagnole, francesi ed italiane – riguardanti le tematiche oggetto di analisi, che approfondiscono quanto già accennato e che introducono ulteriori elementi di analisi.

 

Spagna – Real Decreto 311/2022 e lo Schema Nazionale di Sicurezza (ENS): Un’Analisi Dettagliata

Nel contesto europeo, la Spagna si è distinta per la sua proattività nell’adottare misure legislative atte a rafforzare la sicurezza informatica, in particolare per quanto riguarda i sistemi informativi della Pubblica Amministrazione. Il già citato “Real Decreto 311/2022” rappresenta un esempio emblematico di tale impegno, introducendo lo Schema Nazionale di Sicurezza (ENS) come strumento normativo di riferimento.

Il fulcro di questa normativa è la promozione di un elevato standard di sicurezza, mirato a garantire l’integrità, la disponibilità, la confidenzialità e l’autenticità dei dati e delle informazioni gestite dalla Pubblica Amministrazione. Questi quattro pilastri, fondamentali nell’ambito della sicurezza informatica, sono stati identificati come essenziali per garantire la resilienza e la robustezza dei sistemi informativi:

        • Integrità: Assicura che le informazioni siano protette da modifiche non autorizzate, garantendo che i dati rimangano coerenti e inalterati durante tutto il loro ciclo di vita.
        • Disponibilità: Garantisce che i sistemi informativi siano sempre accessibili e funzionanti, minimizzando il rischio di interruzioni o malfunzionamenti.
        • Confidenzialità: Protegge le informazioni sensibili da accessi non autorizzati, garantendo che solo gli utenti autorizzati possano accedere ai dati.
        • Autenticità: Assicura che le informazioni e i dati siano genuini e non siano stati falsificati o alterati in modo fraudolento.

Un aspetto distintivo del “Real Decreto 311/2022” è l’introduzione di un sistema di classificazione per i sistemi informativi, basato sulla loro criticità. Questa classificazione permette di personalizzare e calibrare le misure di sicurezza in base al livello di rischio associato a ciascun sistema, garantendo così una protezione adeguata e proporzionata.

Infine, l’ENS prevede la realizzazione di controlli periodici sui sistemi informativi. Questa disposizione assicura una vigilanza continua e sistematica sul rispetto degli standard di sicurezza imposti, garantendo che le misure adottate siano sempre all’avanguardia e in linea con le minacce cibernetiche emergenti.

In sintesi, il “Real Decreto 311/2022” e lo Schema Nazionale di Sicurezza rappresentano un passo significativo verso la creazione di un ambiente cibernetico sicuro e resiliente in Spagna, ponendo le basi per una gestione efficace e oculata dei rischi informatici a livello nazionale.

 

Francia – Référentiel d’exigences SecNumCloud e l’Agence nationale de la sécurité des systèmes d’information (ANSSI): Un’Approfondimento sul Quadro Normativo Francese per la Sicurezza del Cloud Computing

La Francia, nel panorama europeo della sicurezza informatica, ha manifestato una particolare attenzione verso le sfide e le opportunità legate al cloud computing. Questa tecnologia, pur offrendo vantaggi significativi in termini di flessibilità, scalabilità e efficienza, presenta anche specifiche vulnerabilità che necessitano di un’attenzione particolare in termini di sicurezza.

L’Agence nationale de la sécurité des systèmes d’information (ANSSI), l’ente francese preposto alla sicurezza informatica, ha riconosciuto queste sfide e ha risposto con la pubblicazione del “Référentiel d’exigences SecNumCloud”. Questo documento rappresenta un punto di riferimento essenziale per i fornitori di servizi cloud in Francia, delineando con precisione le esigenze di sicurezza che devono essere soddisfatte per ottenere una qualificazione ufficiale.

L’adozione di tale référentiel dimostra una chiara consapevolezza da parte delle autorità francesi delle potenziali minacce associate all’ambiente cloud. Queste minacce possono includere attacchi mirati, violazioni dei dati, interruzioni del servizio e altri rischi che possono compromettere l’integrità, la disponibilità e la confidenzialità delle informazioni.

Il “Référentiel d’exigences SecNumCloud” si distingue per la sua struttura modulare, suddivisa in due parti:

        • Parte Generale: Questa sezione stabilisce i requisiti di base che tutti i fornitori di servizi cloud devono soddisfare, indipendentemente dalla specifica natura del servizio offerto. Questi requisiti possono riguardare aspetti come la gestione delle identità, la crittografia, la protezione fisica dei data center e altre misure fondamentali di sicurezza.
        • Parte Specifica: Questa sezione si concentra su requisiti particolari legati alle diverse tipologie di servizi cloud, come IaaS (Infrastructure as a Service), PaaS (Platform as a Service) e SaaS (Software as a Service). Questo approccio permette di adeguare le misure di sicurezza alle specifiche esigenze e caratteristiche di ciascun servizio.

In conclusione, con l’introduzione del “Référentiel d’exigences SecNumCloud”, la Francia ha consolidato la sua posizione come leader nell’ambito della sicurezza del cloud computing in Europa. Questo quadro normativo rappresenta un modello di riferimento per altri Paesi, sottolineando l’importanza di un approccio proattivo e oculato alla sicurezza in un’era sempre più digitalizzata e interconnessa.

 

Italia – Decreto direttoriale prot. N. 29 del 02/01/2023 e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN): Un’Analisi del Nuovo Quadro Normativo Italiano per la Sicurezza dei Servizi Cloud

Nel contesto europeo della sicurezza informatica e della digitalizzazione dei servizi, l’Italia ha intrapreso significative iniziative normative e organizzative per garantire un elevato standard di protezione dei dati e delle infrastrutture critiche. Una delle manifestazioni più recenti di questo impegno è rappresentata dal “Decreto direttoriale prot. N. 29 del 02/01/2023”, che ha introdotto importanti novità in materia di qualificazione e gestione dei servizi cloud destinati alla Pubblica Amministrazione.

Il decreto ha sancito il trasferimento di competenze specifiche dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN). Questa decisione riflette la crescente consapevolezza dell’importanza strategica della sicurezza informatica e della necessità di centralizzare le competenze in un organismo specializzato e dotato delle risorse e delle capacità tecniche necessarie per affrontare le sfide del panorama cibernetico contemporaneo.

La centralità dei servizi cloud per la Pubblica Amministrazione è indiscutibile. Questi servizi, grazie alla loro flessibilità e scalabilità, rappresentano una soluzione ottimale per gestire grandi volumi di dati e fornire servizi efficienti ai cittadini. Tuttavia, la crescente dipendenza da tali servizi ha reso evidente la necessità di garantire standard di sicurezza elevati e di prevenire potenziali vulnerabilità.

In questo contesto, l’ACN ha assunto un ruolo di primo piano nella definizione e nell’attuazione delle politiche di sicurezza informatica. Una delle iniziative più significative intraprese dall’agenzia è stata la creazione di un “marketplace” dedicato ai servizi cloud qualificati. Questa piattaforma, gestita direttamente dall’ACN, offre una panoramica completa dei servizi cloud che hanno ottenuto la qualificazione ufficiale, garantendo così trasparenza, affidabilità e conformità agli standard di sicurezza stabiliti.

In conclusione, l’Italia, attraverso il “Decreto direttoriale prot. N. 29 del 02/01/2023” e l’istituzione dell’ACN come organismo di riferimento per la cybersicurezza, ha rafforzato il proprio impegno nella protezione delle infrastrutture digitali e nella promozione di un ambiente cibernetico sicuro e resiliente. Queste misure rappresentano un passo fondamentale verso la realizzazione di una strategia nazionale integrata e coerente in materia di sicurezza informatica.

 

L’Unificazione Europea in Materia di Sicurezza Informatica: l’Importanza Cardine dello Standard ISO/IEC 27001

All’interno del complesso e articolato tessuto delle normative europee in materia di sicurezza informatica, delineato nei paragrafi antecedenti, emerge con preminenza il ruolo unificante dello standard ISO/IEC 27001. Questo riferimento normativo internazionale rappresenta, senza ombra di dubbio, una colonna portante nel panorama della sicurezza delle informazioni.

Lo standard ISO/IEC 27001 non si limita a fornire mere indicazioni o linee guida, bensì propone un framework strutturato e minuziosamente dettagliato, volto alla progettazione, all’implementazione, alla manutenzione e all’ottimizzazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza delle Informazioni (SGSI). La sua natura intrinsecamente universale e la sua flessibilità, che gli consente di adattarsi efficacemente a una molteplicità di scenari e contesti operativi, lo elevano a modello di riferimento imprescindibile. Questa norma, infatti, non solo sintetizza ma, nei fatti, amalgama e potenzia gli sforzi normativi intrapresi dalle diverse nazioni europee, assicurando una coerenza e una standardizzazione nell’approccio alla sicurezza informatica.

In tale prospettiva, lo standard ISO/IEC 27001 si configura come un elemento catalizzatore, capace di armonizzare le diverse iniziative legislative e di fornire un quadro comune, robusto e omogeneo, in perfetta sintonia con le analisi e le riflessioni esposte nel documento di riferimento.

 

Conclusioni giuridiche

Dall’analisi approfondita delle recenti iniziative legislative intraprese da nazioni cardine come Spagna, Francia e Italia, si evince con chiarezza un impegno sinergico e una visione strategica condivisa: assicurare un’efficace protezione dei dati, con un focus particolare sul settore della Pubblica Amministrazione. Nonostante ciascuna di queste nazioni conservi le proprie peculiarità e specificità normative, vi è una consapevolezza univoca sull’essenzialità di aderire a standard di sicurezza stringenti e di implementare metodologie avanzate per la tutela dei dati personali dei cittadini e per la salvaguardia dell’integrità dei sistemi informativi nazionali.

In questo contesto, assume un’importanza cruciale l’art. 28 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Tale disposizione normativa introduce la figura degli audit di seconda parte, una misura di controllo e verifica che si rivela fondamentale per assicurare che i fornitori esterni, in particolare i processori di dati, aderiscano a standard di sicurezza di elevato livello. Questi audit, interpretati in sinergia con le normative nazionali e con lo standard ISO/IEC 27001, non sono meri strumenti di controllo, ma rappresentano veri e propri baluardi di sicurezza. Essi incarnano la determinazione delle autorità europee di tessere una rete di protezione capillare e robusta. In tale ottica, ogni singolo fornitore esterno non è semplicemente un ente esterno, ma diventa un componente essenziale di un sistema integrato e omogeneo, in cui la protezione dei dati dei cittadini europei e la resilienza dei sistemi informativi nazionali sono poste al centro dell’attenzione.

Concludendo, l’armonizzazione degli sforzi normativi a livello europeo, combinata con l’adozione di standard internazionali come l’ISO/IEC 27001, costituisce un avanzamento significativo verso la realizzazione di un ecosistema cibernetico europeo sicuro, resiliente e perfettamente allineato alle aspettative e alle esigenze dei cittadini e delle istituzioni del continente. Questa visione, in perfetta coerenza con le premesse e gli approfondimenti delineati nel documento di riferimento, sottolinea l’importanza di un approccio proattivo e oculato alla sicurezza in un’era sempre più digitalizzata e interconnessa.

 

Il Caso ICO e le Riflessioni sulla Valutazione del Rischio in Ambito IA: Un Confronto tra Privacy e Sicurezza

Il panorama contemporaneo dei sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) è spesso teatro di casi ed esempi che sollevano interrogativi ponderosi e generano ampie riflessioni sull’etica, sulla sicurezza e sulla protezione dei dati. Un caso emblematico in tal senso è rappresentato dalle vicende che hanno visto coinvolta l’ICO (Information Commissioner’s Office) nel contesto di un’indagine relativa al chatbot generativo implementato da Snap. Questo episodio non solo ha elevato ulteriori quesiti in merito alla valutazione dei rischi in ambito IA, ma ha anche proiettato una luce acuta sulla sfida che risiede nella distinzione e nell’integrazione tra la valutazione del rischio legata alla privacy e il sistema di gestione del rischio IA previsto dalla normativa europea conosciuta come AI Act.

La distinzione tra questi due piani di valutazione del rischio, sebbene appaia nitida in una prima analisi, si complica notevolmente quando ci si immerge nelle sfumature e nei dettagli operativi. Da un lato, la valutazione del rischio in termini di privacy, come delineato dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), si focalizza essenzialmente sull’impatto che una tecnologia, un processo o un sistema possono avere sui dati personali e sulla privacy degli individui coinvolti. L’attenzione è prioritariamente rivolta alla minimizzazione dei dati, alla limitazione della finalità e della conservazione, e al garantimento dei diritti e delle libertà degli interessati.

Dall’altro lato, il sistema di gestione del rischio IA, come contemplato dall’AI Act, esibisce una portata significativamente più ampia, abbracciando un’analisi approfondita e multidimensionale dei potenziali rischi associati ai sistemi IA. Questa analisi non si circoscrive unicamente ai rischi per la privacy, ma si espande per includere variabili quali la sicurezza, l’accuratezza, la robustezza, la resilienza e l’affidabilità dei sistemi IA, nonché le implicazioni e i rischi etici, sociali e societali che essi potrebbero comportare.

L’incrocio e la sintesi tra questi due mondi – la valutazione del rischio privacy e quella più ampia del rischio IA – viene rappresentata, e in parte ricomposta, attraverso la conduzione di un’analisi di impatto etico e sulla protezione dei dati (Ethics and Data Protection Impact Assessment). Tale approccio non solo assimila i principi e i requisiti del GDPR, instaurando un rigoroso esame dell’impatto dei sistemi sulla protezione dei dati, ma si eleva per incorporare e integrare criteri e variabili rilevanti in termini etici e di sicurezza come delineati dall’AI Act.

È cruciale sottolineare come la fusione tra questi due livelli di analisi e valutazione del rischio permetta di costruire un quadro di riferimento più olistico e robusto, che sia in grado di catturare e affrontare in maniera comprensiva le complessità, le sfide e i rischi che permeano l’implementazione e l’utilizzo dei sistemi IA in scenari reali. L’obiettivo ultimo risiede nel garantire che le soluzioni IA siano non solo conformi agli standard legali e normativi, ma anche eticamente solide, socialmente accettabili e tecnologicamente sicure, costruendo così un ecosistema digitale in cui l’innovazione e la protezione procedano di pari passo e si rafforzino mutualmente.

 

Conclusione: L’Arduo e Perenne Impegno per la Sicurezza nel Panorama dell’Intelligenza Artificiale

L’AI Act, sebbene rappresenti un caposaldo normativo essenziale e imprescindibile nel panorama europeo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale (IA), non può e non deve essere percepito come un punto di arrivo, bensì come un fondamento da cui prendere le mosse. La sua architettura normativa, infatti, fornisce una struttura e una base regolamentare, ma l’efficacia della sua implementazione e il reale raggiungimento degli obiettivi prefissati dipendono da uno sforzo collettivo, multisettoriale e multidisciplinare.

Le organizzazioni, in qualità di attori centrali nell’ecosistema della IA, sono chiamate a interiorizzare e a tradurre in pratica i principi, le norme e le indicazioni sancite dall’AI Act, adottando un approccio proattivo e orientato al futuro. Non si tratta unicamente di assicurare la conformità normativa e di evitare possibili sanzioni, bensì di garantire che i sistemi di IA siano sicuri, affidabili, etici e socialmente responsabili in ogni fase del loro ciclo di vita.

La sicurezza, in questo contesto, assume una valenza poliedrica, estendendosi dalla sicurezza informatica alla protezione dei dati, dall’affidabilità tecnologica alla robustezza operativa, e comporta la salvaguardia degli utenti e dei loro dati da potenziali minacce, vulnerabilità e rischi. Le minacce, infatti, possono manifestarsi sotto svariate forme e in diversi momenti, rendendo imperativo che le misure di sicurezza siano integrate, dinamiche e capaci di adattarsi ai mutamenti del contesto tecnologico e delle minacce stesse.

È fondamentale, dunque, che le organizzazioni investano risorse, competenze e energie nel costante miglioramento e aggiornamento delle strategie, delle tecnologie e delle competenze in materia di sicurezza e protezione dei dati. Questo impegno si articola in una serie di azioni e attività quali la formazione continua, la realizzazione di test e verifiche periodiche, l’aggiornamento delle politiche e delle tecnologie di sicurezza, e la promozione di una cultura organizzativa centrata sulla sicurezza e sull’etica.

In un’epoca segnata dalla rapida evoluzione tecnologica e dalla crescente complessità delle sfide in ambito di sicurezza e protezione dei dati, la salvaguardia dei sistemi IA e delle informazioni che essi elaborano non rappresenta un obiettivo che, una volta raggiunto, può essere dato per scontato. Al contrario, si configura come un impegno continuo, un percorso che richiede vigilanza, adattabilità e un incessante desiderio di eccellenza e di responsabilità etica e sociale da parte delle organizzazioni e di tutti gli attori coinvolti nell’ecosistema della IA.

ICT Cyber Consulting
[email protected]