Il digiuno a intermittenza, se messo in atto con razionalità, può comportare una serie di benefici per la salute. Si tratta di una dieta divenuta sempre più popolare poiché offre un modo “semplice” per ridurre l'apporto energetico; situazione che comporta spesso una perdita di peso.

Ad apprezzarlo sono sia gli uomini che le donne dal momento che attrae indistintamente per la consapevolezza che la privazione alimentare volontaria è temporanea e che ci si può liberare dalla fame una volta terminata la fase di digiuno.

Esistono diversi modelli di digiuno a intermittenza: il più diffuso e valido è il metodo 16/8, che consiste nel digiunare per 16 ore, mangiando poi nelle rimanenti 8 e saltando così la colazione o la cena. Le porzioni devono essere ricche di cibi salutari e mai abbondanti. Ecco più nello specifico quali sono i modelli esistenti e come funzionano.

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Kathrin Ziegler//Getty Images

Caratteristiche del digiuno a intermittenza

Il digiuno a intermittenza, se correlato a una minor assunzione di calorie, promuove il dimagrimento. Alcune ricerche, inoltre, hanno evidenziato come questo abbia degli effetti cellulari legati allo stato di salute generale. Si tratta di evidenze correlate alla maggior longevità osservata nei gruppi etnici che praticano da sempre l'astensione a intermittenza dal cibo.

Pertanto, non vi è dubbio che esista una correlazione tra digiuno e longevità, ma esistono anche tanti agenti causali che vanno a influire sulla macro questione. Tra questi, troviamo il bilancio calorico sufficientemente negativo, i suoi relativi effetti sul metabolismo e la riduzione consistente della massa grassa.

Infatti, non sarebbe corretto affermare che il digiuno intermittente "non funziona", ma è necessario specificare che esistono delle controindicazioni e delle complicazioni di cui tenere conto.

Digiuno a intermittenza: i vari metodi

Come detto, esistono numerosi esempi di digiuno a intermittenza. Tra i più noti, troviamo lo schema 16/8, in cui si digiuna per 16 ore al giorno e si consumano i pasti nelle 8 ore restanti.

Lo schema 5:2, invece, prevede apporti calorici imitanti il digiuno (circa 500-600 kcal) durante 2 giorni in una settimana, mentre i restanti 5 normali pasti da definire in base alle proprie necessità. O, ancora, esiste lo schema “Eat-Stop-Eat” in cui si digiuna per 24 ore consecutive uno o due giorni alla settimana.

Estremamente nota, affermata e diffusa, è la dieta mima digiuno, nata nel laboratorio statunitense del Professor Valter Longo, presso la University of Southern California. È una dieta della durata di cinque giorni che, come suggerisce il nome, “mima” il digiuno, ma con un apporto di calorie, vitamine, minerali e nutrienti essenziali.

Infine, esiste ad esempio la pratica di digiuno intermittente 12:12, che richiede di concentrare l'assunzione di cibi e bevande energetiche ad una finestra temporale di 12 ore al giorno. Nelle restanti 12 ore, vengono concesse esclusivamente acqua e bevande non caloriche, mentre resta proibito qualsiasi tipo di alimento, comprese le verdure.

Benefici e rischi

Il digiuno intermittente ha guadagnato, nel tempo, una crescente attenzione a causa dei benefici fisiologici e cellulari clinicamente osservati, oltre che al calo di peso. Il digiuno a intermittenza, come detto, risponde infatti a un'elevata utilità clinica potenziale: è pratico, facile da implementare e offre un'ampia gamma di applicabilità.

Per adottare in sicurezza il miglior digiuno intermittente, è necessario chiedere consiglio a uno specialista. Soprattutto chi vuole perdere peso, infatti, è bene che non adotti un regime alimentare intermittente fai-da-te, ma si affidi piuttosto a un medico specializzato.

Esagerare con il digiuno intermittente, per esempio, potrebbe sfociare nel rischio opposto, ovvero nell’instaurare una dieta scarsamente sostenibile ed avere effetti indesiderati, come debolezza generalizzata.

Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione