Baby Reindeer è una serie disturbante su un uomo vittima di stalking. Ed è tutto vero

Perché la serie di Netflix è riuscita a stregare il mondo? C'entrano la storia, il racconto senza filtri, l'immedesimazione con il protagonista ma anche i sentimenti contrastanti che ci suscita
Baby Reindeer è una serie disturbante su un uomo vittima di stalking. Ed è tutto vero

In uno dei suoi romanzi più belli Claudia Durastanti diceva che sua madre sperava sempre che le storie che vedeva in televisione e al cinema fossero vere perché questo le avrebbe permesso di immedesimarsi in quelle trame in maniera molto più viscerale di quanto non avrebbe fatto se avesse saputo che erano frutto di una finzione. Sapere, però, che una serie come Baby Reindeer sia ispirata a un fatto vero, e per di più vissuto dallo stesso protagonista che vediamo sulla scena, mette un certo disagio perché Baby Reindeer è riuscita a raccontare non solo una storia di stalking a parti invertite ma anche una rete di quadri psicologici raffinatissimi che affondano le radici nel trauma, nell'abuso, nella redenzione e nella salvezza. Nonostante Netflix non abbia fatto niente per promuoverla, questo gioiellino scritto e interpretato da Richard Gadd è riuscito a farsi largo in America grazie al passaparola arrivando al successo in Italia nello stesso modo. Che cos'è, però, che ha reso Baby Reindeer un prodotto imperdibile per chiunque fosse alla ricerca di una bella serie cui appassionarsi in questo oceano dove l’algoritmo sembra suggerirci sempre e solo i soliti titoli triti e ritriti e mordi e fuggi? Semplice, la sofferenza e l'immedesimazione nei confronti di un protagonista verso il quale proviamo fin dall'inizio sentimenti contrastanti: biasimo, pena, tenerezza, rabbia, dolore.

Richard Gadd in Baby Reindeer

Si tratta di un barista di nome Donny Dunn, un ragazzo mingherlino che custodisce il sogno di diventare uno stand up comedian di successo la cui vita cambia quando nel suo pub entra una ragazza sovrappeso in evidente stato di abbandono e di disperazione. Si chiama Martha Scott (la formidabile Jessica Gunning), piange, è disorientata, allora Donny le si avvicina e le chiede se voglia qualcosa da bere solo che lei ammette di non avere i soldi per pagare, e allora lui decide di offrirle una tazza di tè: è l'inizio dell'incubo. Da quel momento in avanti, infatti, Martha trasforma Donny nella sua Baby Reindeer, ovvero «piccola renna», iniziando a tempestarlo di mail in cui immagina il loro futuro insieme facendosi dei film che Donny sembra inconsapevolmente incoraggiare. Il primo cortocircuito che coglie lo spettatore dopo i primi tre episodi è proprio questo: perché un ragazzo che coglie il disagio di una donna che inizia ad azzeccarsi pericolosamente a lui non prende le distanze da lei ma, anzi, decide di accettarla su Facebook senza chiudere di fatto quella porta prima che sia troppo tardi? Lo capiamo solo al quarto episodio, quello che ci svela con estrema crudezza quello che ha dovuto subire e sopportare Donny in un momento di grande fragilità emotiva e lavorativa, quando uno sceneggiatore di successo gli ha promesso mare e monti quando era interessato solo a possederlo.

Da quel momento in avanti qualcosa in Donny si è rotto, e forse è per questo che in tutto Baby Reindeer non riesce mai davvero a liberarsi di Martha: è come se riconoscere un essere umano spezzato così come è spezzato lui lo rassicuri anche se, allo stesso tempo, teme per l'incolumità di chi gli è vicino oltre che per il suo futuro. Il motivo per il quale Baby Reindeer è riuscita a stregare il mondo risiede proprio in questo delicatissimo equilibrio tra ciò che si desidera e ciò che ci porta alla distruzione, dando vita a un registro ora drammatico e ora grottesco che risucchia il pubblico in un vortice dal quale è quasi impossibile staccarsi. Gli abusi subiti da Donny, il passato da stalker di Martha, i meschini compagni del pub, i genitori di lui e la donna transessuale (Nava Mau) della quale Donny inizialmente si vergogna: tutto fa parte di un mosaico che ha permesso allo sceneggiatore e attore protagonista Richard Gadd di condividere una parte dolorissima della sua vita un po' analizzandosi e un po' giocando, attento a far sì che nessuno possa risalire all'identità della donna che lo ha stalkerato. Il risultato è una serie che ipnotizza, che disturba e che commuove che è, forse, la cosa migliore che Netflix abbia prodotto da tanto tempo. Vedetela e fatela vedere («Inviato da iPhone», chi l'ha vista capirà).