Carolina Morace: «Io e mia moglie vorremmo dei figli ma in Italia non si può»

L'ex calciatrice e allenatrice, mentre ci mostra in esclusiva le foto del matrimonio con la moglie Nicola Jane Williams, racconta la sua missione in Europa
Carolina Morace e sua moglie Nicola Jane Williams
Carolina Morace e sua moglie Nicola Jane WilliamsCarolina Morace

Carolina Morace è stata la più votata tra le candidate e i candidati del Movimento 5 Stelle alle Europee 2024. Concorreva nella circoscrizione Centro e grazie alle preferenze ottenute andrà al Parlamento europeo, tra le fila del Movimento 5 Stelle.

L'avevamo incontrata pochi giorni prima del voto, la nostra intervista.

È ora di pranzo e Carolina Morace ci dà appuntamento all’interno di un circolo sportivo romano. Intorno ci sono campi da padel, tennis, piscine, donne e uomini che entrano ed escono con i borsoni tipici di chi è un habitué della pausa pranzo in palestra. Se vi aspettate che Carolina Morace, fuoriclasse della nazionale di calcio italiana femminile e allenatrice, abbia programmato la nostra intervista tra un allenamento e l’altro vi sbagliate. Arriva in abiti non sportivi, saluta tutti e per prima cosa ripete quanto le manchi lo sport. Da una ventina di giorni, da quando è stata annunciata la sua candidatura alle Europee come capolista nel Movimento 5 Stelle (circoscrizione Centro), l’attività fisica è solo un bellissimo ricordo. «E infatti da qualche giorno ho tutti gli acciacchi che non ho mai avuto. Prima giocavo a tennis almeno due giorni a settimana e facevo altrettanta palestra. Adesso l'ultima volta quasi non me la ricordo», ride mentre ci accomodiamo a un tavolo e chiunque passi si ferma a salutarla e a farle i complimenti per la scelta di entrare in politica. Tra le prime a sostenerla nel nuovo campo da gioco c'è la moglie Nicola Jane Williams e con questa intervista mostrano in esclusiva a Vanity Fair le foto del loro matrimonio a Bristol.

Carolina Morace e Nicola Jane Williams

Carolina Morace

Dallo sport alla politica il salto è grande. Cosa l’ha spinta?
«Sono iscritta dal Movimento 5 Stelle dal 2022, prima ero dentro Possibile, di Pippo Civati. Queste due iscrizioni sono avvenute dopo i cinquant’anni perché arrivi secondo me a un punto della vita, che se hai la possibilità e credi in quello che fai ti metti in gioco. Ho letto lo statuto del Movimento 5 Stelle e mi sono detta che potevo mettermi in gioco».

Le era già stato chiesto di entrare in politica con Forza Italia.
«Sì, non ci ho pensato minimamente per ovvi motivi di distanza di pensiero».

Di Giuseppe Conte, leader del M5S, cosa l'ha convinta?
«Con Conte avevo giocato a calcetto perché appunto siamo entrambi avvocati. Lui non si ricorda di quel giorno, parliamo di diversi anni fa. Quando poi mi ha chiamata per incontrarci e propormi la candidatura sono stata molto gratificata, in primo luogo perché lo stimo molto per la sua educazione, la sua competenza, il suo modo di essere e di fare. Mi sono subito ritrovata vicina anche perché per me nei movimenti politici, e in ogni ambito, la differenza la fanno sempre le persone».

Perché il Parlamento Europeo?
«Io per la mia professione ho vissuto in Australia, in Canada, in Inghilterra, a Trinidad de Tobago. Ho fatto diverse esperienze all'estero che mi hanno portato a contatto con tante culture e posso portare la mia visione».

Mi faccia un esempio.
«Per esempio in questo periodo si parla molto degli abusi sui minori nello sport. Io ho proposto il modello australiano, che è nel nostro programma elettorale delle europee. Chi è a contatto con i bambini e con i giovani deve avere una card che gli permetta di esercitare la sua professione con i minori, proprio come è accaduto a me quando avevo la mia scuola calcio in Australia. Questa card si ottiene con la fedina penale pulita e nel periodo in cui lavori può essere ricontrollata costantemente. Parallelamente va trovato anche un meccanismo per il quale le persone intorno devono avere l’obbligo di denunciare, perché troppo spesso accade che le persone stiano zitte».

Quali sono i temi a cui si sente più vicina?
«La cosa principale per me è la posizione che come M5S abbiamo verso la pace. Tutti ne parlano ma tutti hanno votato per l’invio delle armi e questo ti rende corresponsabile delle morti. Io la sento così. Per me avere posto la pace al centro è fondamentale. Ancora oggi non ci rendiamo conto del pericolo che stiamo correndo. Gli interessi delle lobby non possono prevaricare sugli esseri umani».

Carolina Morace e la moglie Nicola Jane Williams

Carolina Morace

Lei è sposata con una donna e vive in Italia. Cosa sente di fare per i diritti civili?
«Lo slogan che mi piace di più è “Usa il tuo voto per un'Europa con meno armi e più diritti”. I diritti fondamentali sono scritti nella Carta dei diritti dell’Unione Europea ma viaggiano su velocità diverse. Se guardiamo il Nord Europa, per esempio il Belgio, l’Olanda dove c’è grande apertura e rispetto mentre poi abbiamo Paesi come la Polonia o Malta dove è praticamente impossibile abortire».

Poi c'è l'Italia.
«Sì, che è al 36esimo (su 49 Paesi) posto della Rainbow Map per i diritti della comunità Lgbtq+, dopo l'Ungheria (al primo posto c'è Malta, ndr). Per me questo è inaccettabile e penso che la politica non stia sentendo la base perché la comunità Lgbtq+ è trasversale. La premier dice che il contrasto all’omofobia è una priorità poi due giorni dopo l'Italia non aderisce alla dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtqia+. La gente non va a votare perché si sente presa evidentemente in giro».

Si sente discriminata nel suo Paese?
«Io sono sposata felicemente con una donna, Nicola, e anzi auguro alla maggior parte delle persone di avere un rapporto come il nostro. Abbiamo deciso ogni cinque anni di riconfermare il nostro matrimonio con una celebrazione. La prima volta è stata Bristol nel 2014 ed è stata bellissima, nei tavoli c'erano i vocabolari in italiano e inglese. Nel 2019 c’è stato il matrimonio in Australia e dopo la registrazione in Italia dell’unione civile. Quest'anno, visto che per impegni di lavoro sarò a Las Vegas, la celebrazione sarà lì».

Carolina Morace e la moglie Nicola Jane Williams

Carolina Morace

Vorreste dei figli?
«Nicola ha una figlia in Australia con un'altra donna e il suo nome è scritto nel certificato di nascita della bambina ed è quello che vorrei che la legge garantisse anche in Italia alle famiglie omogenitoriali. Sono temi che mi stanno molto a cuore. Quello dei figli è un pensiero che io e Nicole abbiamo, vorremmo averne insieme. In Italia però per le coppie omogenitoriali non è possibile».

Sua moglie è australiana dove sui diritti civili sono all'avanguardia. Come vive qui?
«In Australia hanno regolamentato prima l’adozione e intendo la registrazione del nome delle due mamme o dei due papà sul certificato di nascita del bambino/a, del matrimonio, proprio per tutelare i bambini. Nicola qui sorride per tutta la situazione in cui ci troviamo a vivere. Ama l’Italia ma non si abitua alla maleducazione, al nostro modo di parlare così giudicante, così antico».

Ha deciso insieme a lei fare coming out nel 2020?
«Ci siamo conosciute in agosto, a ottobre io sono andata a trovarla in Australia e lì abbiamo deciso che a dicembre sarebbe venuta a fare Natale a casa mia. È stata lei a dirmi che voleva essere lei a venire in Italia perché i miei genitori sono anziani. Io prima andavo a casa sempre da sola, facevo la parte della single anche se magari stavo con qualcuna, lei ha cambiato tutto in maniera naturale. Quella è stata la prima volta che mi hanno vista con una compagna».

Carolina Morace e la moglie Nicola Jane Williams

Carolina Morace

Come andò quel pranzo di Natale?
«Mia mamma che aveva la demenza senile disse subito “ma Nicola è un nome da maschio, Nicoletta è da femmina”. Quando mi sono sposata l’ho detto a mio padre, che è un ufficiale di Marina in pensione, non  ufficiale dell’esercito come Vannacci ma di Marina, lo specifico. Mio padre mi ha risposto che bastava che io fossi felice e lo era anche lui. Mio fratello mi ha accompagnato il giorno della cerimonia che si è tenuta sulla prima nave passeggeri partita dall’Europa per l' Australia».

Visto che l'ha nominato, cosa pensa del generale Vannacci, candidato con la Lega?
«Mi fa molta tristezza».

È vero che ha conosciuto Nicola per una gaffe?
«Lei è australiana, io italiana e ci siamo incontrate la prima volta Giappone, io facevo l’istruttrice Fifa e lei era allenatrice in seconda della nazionale under 20 australiana. Era un meeting tra tecnici, io non volevo andare perché era il 15 agosto e lei non voleva perché eravamo tutte donne istruttrici. Io l’avevo notata, perché è alta un metro e ottanta ed è oggettivamente bella. Il giorno dopo lei mi ha fatto una domanda e io rispondendole siccome nella sua targhetta del nome c’era scritto Nicola Jane Williams, non mi andava di chiamarla Nicola perché pensavo fosse maschile e allora l’ho chiamata Jane e lei mi ha guardata malissimo. Da lì la gaffe e naturalmente ho cominciato a chiamarla Nicola però ormai era andata, la figura era fatta».

Carolina Morace e la moglie Nicola Jane Williams

Carolina Morace

Torniamo alla politica. Qualcuno l'ha criticata per la sua scelta?
«Qualcuno mi ha chiesto perché volessi entrare in un ambiente sporco come quello della politica. Nicola invece mi ha sempre detto che dovevo entrare in politica perché io sono una che parla con tutti, anche se non sono romana ma veneziana. Sono interessata alle persone, soprattutto a quelli che lavorano».

E come risponde alle critiche?
«Io rimarrò quella che sono, ho 60 anni e non devo diventare il presidente della Repubblica. Lo so bene che non sto rappresentando una semplice squadra di calcio e come tutte le donne mi chiedo se sarò all’altezza, sono convinta di quello che ho fatto. C’è sempre il binomio calciatore uguale ignorante, nel calcio femminile invece non è così, noi siamo tante giocatrici ed ex giocatrici laureate. Non mi spaventa l’idea di dovermi formare, di studiare ancora e non sono abituata a portare avanti interessi individuali, avendo fatto sempre uno sport di squadra ce l’ho nel dna. Non mi piacciono i passaggi di casacca perché la cosa centrale per me è la condivisione dei principi».

Come definisce l'agenda del M5S?
«Oggi l’agenda progressista ce l’ha il Movimento 5 stelle che a mio parere è uno dei pochi partiti di sinistra, gli altri sono diventati partiti di centro e non mi ci sono mai riconosciuta».

Cosa pensa della leader del Pd Elly Schlein?
«È una persona che stimo, è una donna intelligente, con carisma e spero che le facciano fare il suo lavoro. Ci dividiamo su temi fondamentali come la pace e come ottenerla. Non me l’aspettavo che si candidasse alle europee per una questione di serietà ma forse non è stata una scelta propriamente sua. Se prendi il voto poi mandi un altro in Parlamento non è serio. Me lo aspetto dalla destra, a questo punto anche dal centro ma non dalla sinistra».

Se fosse qui la premier Giorgia Meloni cosa le direbbe?
«Le direi di essere se stessa e non ascoltare le cariatidi che ha intorno. Le consiglierei di ascoltare anche la sua base. Lei è allineata al partito e se non parlasse di questi temi non avrebbe il consenso di quella parte politica. Ha appena partecipato al congresso di Vox e questo la dice chiara sulla sua matrice di provenienza. Non ci prendiamo in giro, la gente non è stupida».

Lei si dichiara antifascista?
«Io sono diventata antifascista conoscendo la storia e non parlo di comunismo, parlo di cosa è successo nella storia. I veri patrioti sono stati gli antifascisti che con i forconi difendevano l’Italia».

Quali soni i punti centrali che vuole portare in Europa?
«La pace innanzitutto e i diritti perché se se non ci sono, non c’è nulla. Poi lo sport con i valori che porta naturalmente con sé: la condivisione di un progetto, il rispetto delle regole, dei limiti, l’inclusione. Sono tutte cose che lo sport può portare alla politica ma è proprio perché io sono così. È ovvio che voglio fare squadra su temi importanti e voglio fare gli interessi di chi mi voterà. Per lo sport una delle cose principali è che in Europa serve una Commissione ad hoc perché lo sport coinvolge tantissime persone ed è portatore di valori e formazione».

Non pensa che il calcio le mancherà?
«Ho fatto la mia scelta. Io ho fatto il calcio con passione e farò la politica con passione».

Porterà avanti la battaglia per il gap salariale anche nello sport?
«Sì, il montepremi delle federazioni dev’essere lo stesso, per esempio. Nel Roland Garros il montepremi maschile è uguale a quello femminile e lo stesso deve accadere anche nel calcio».

Cosa la appassiona oltre allo sport?
«Ci sono delle cose che le persone non sanno, per esempio che ho una colonia felina (ride, ndr). Io sono un’amante della storia e penso che in parte andrebbe riscritta per quanto riguarda la questione meridionale dove il Nord ha depauperato il Sud. Noi siamo in debito col Sud, il sistema pensionistico è stato inventato nel regno delle due Sicilie, il sud era la terza potenza in Europa e adesso parliamo di questione meridionale? Il problema italiano è dire la verità».

Lei è stata la prima in diverse avventure, come essere la prima allenatrice di una squadra maschile di calcio. Ha sempre saputo che sarebbe stata questa la sua strada?
«Me ne sono sempre resa conto dopo delle cose che accadevano. Da piccola la mia maestra aveva detto a mia madre che dovevo fare l’avvocato perché difendevo tutti. È successo. Io in realtà non sapevo quale sarebbe stato il mio percorso, per me è venuto tutto naturale».