Elena Di Cioccio: «Anche tu con l'Hiv?»

Elena Di Cioccio risponde alle vostre lettere (anonime): ecco una nuova puntata della rubrica Segreti
elena di cioccio

Bentrovat*,
Attenzione Allarme Spoiler Bridgerton 3. Se non lo avete visto e lo volete vedere, passate direttamente alle lettere senza leggere la prefazione. Sull’onda lunga dell’entusiasmo per la terza stagione di Bridgerton, mentre scrivo sento nella testa la voce di Lady Whistledown al posto della mia. Che ci posso fare, dammi un romanzone in stile in Inglese, merletti, cavalli e chaise-longue di velluto rosso che mi eclisso davanti alla TV! Nella faciloneria ben truccata e splendidamente vestita dei temi trattati di questo terzo capitolo della saga, spicca l’emancipazione della protagonista Penelope, che da misteriosa scrittrice/ragazza tappezzeria, grazie al coraggio di affermare se stessa, diventa una nuova eroina femminile realizzando un poker di vantaggi da mille e una notte. Primo sposa il figaccione dei suoi sogni, ormai talmente innamorato da lasciare scie di miele ogni volta che lei apre bocca o scopre un polpaccio. Secondo ottiene perdono e benedizione dalla temibile Regina Carlotta, che la battezza unica Gossippara del Regno. Terzo può firmare con il suo vero nome il gazzettino e continuare ad incrementare l’invidiabile bottino economico, che fa di lei la prima nobildonna economicamente indipendente della serie. Quarto fa pace con sua madre, che è sempre la vittoria delle vittorie nei secoli dei secoli, amen. Il tutto mentre con le sue candide forme curvy ci da dentro come una matta tra drappi di seta e specchi impiccioni. Che dire, audentes fortuna iuvat, «il destino favorisce chi osa», e l’audacia del riprendersi la propria identità, se non porta i benefici sperati nell’immediato, di certo leva il fardello del nascosto e fa tanta pulizia. Un po’ quello che accade, seppur in misura ridotta, quando si condivide un segreto nella speranza che chi lo ascolta ne possa in qualche modo alleggerire il peso anche solo con la presenza silenziosa. Le lettere che ho scelto per questo episodio hanno in comune il tema e anche un certo afflato sotteso a volersi liberare di questo peso che a noi non è dato di poter misurare. Entrambe anonime e senza dettagli inutili sulla propria identità, perché in queste stanze non facciamo alcuna differenza di sesso, età, religione, orientamento, peso e conto in banca. Clima perfetto per non farci sporcare dal pregiudizio l’esperienza della lettura. Quello che mi sembra di leggere in trasparenza come una filigrana, è l’urgenza, prima o poi, di riconquistare la propria identità. Ed io me lo auguro con tutto il cuore! Se volete, sapete dove trovarmi : qui nella stanza delle confidenze.
Buona lettura
Elena


Ciao Elena, non sai quanta forza mi da vederti affrontare la vita cosi magnificamente. Abbiamo un amico in comune con cui conviviamo. Ti ho beccato dal vivo e i miei occhi si sono illuminati. Anche i tuoi sono stati accoglienti. Mi sarebbe piaciuto incominciare a parlarti ma non ce l’ho fatta…speravo lo facessi anche tu, ma non mi conoscevi e magari non sapevi nemmeno come mai fossi cosi entusiasta nel vederti. Ti ammiro tanto e nei momenti di abbattimento mi dai una forza pazzesca. Sto lavorando ancora su di me da un annetto per accettare l’amico…ma
faccio ancora fatica. Cosa mi consigli?

Ammetto che, sicuramente per distrazione, quando ho letto «abbiamo un amico comune» con cui conviviamo, immediatamente ho pensato al mio cane Regina e ne ho dedotto che avessi un cane anche tu. Successivamente rileggendo le prime righe e visto che mi dici che ci siamo incrociati, mi son detta che invece forse intendevi che avessimo un amico in comune umano, senza pelo, con il quale tu convivi, e ho iniziato a pensare a quali amici, di cui non conosco ancora il partner, sono andati recentemente a convivere. Solo alla fine e rileggendo due volte per intero la lettera (maledetta distrazione!) ho capito che parlassi di Hiv! Incredibile come questa informazione, dopo un ventennio al primo posto, sia finita così basso nella mia classifica dell’Attenzione dove dal 1* al 3* posto abbiamo questioni totalizzanti, attenzionate al massimo livello tipo allarme rosso lampeggiante con sirena e calata degli SWAT . Dal 4* e 5* posto il livello di attenzione diventa sempre da allarme rosso lampeggiante ma senza sirena. Dal 6* all’8* posto l’allarme è ancora rosso ma fisso, per poi scemare verso l’arancione fino alla posizione 12*. Da lì in poi via via, riducendo la portata del problema, l’attenzione di tinge di rosa, giallo, blu e infine verde serenità. Mi sa che la mia condizione medica sia lì, nella zona zero ansia, quella dal colore verde scuro tipo pino marittimo. Se dovessi paragonarla ad una formula matematica direi che la mia scala di sbattimento rispetto ed essere Hiv+ è diventata inversamente proporzionale alla gioia di essere completamente me stessa. Più riconquisto la mia libertà, meno mi tedia la sindrome. Consigli da darti non ne ho, ciascuno deve fare il suo percorso, con i mezzi che crede. Però io confido molto nella condivisione delle esperienze e quel che sento di suggerirti è di leggere storie di persone come te Hiv+ per vedere se c’è qualcosa che ti corrisponde e da cui prendere quello che ti serve lasciando andare quello che non ti somiglia. Puoi leggere di me nel mio libro Cattivo Sangue, di Antonello Dose ne La rivoluzione del coniglio, di Jonathan Bazzi in Febbre. Ma il libro che ti consiglio a mani basse , quello che a me ha fatto fare click è “Se hai sofferto puoi capire. Storia mia e della malattia che non posso svelare a nessuno” di Giovanni F, nome di fantasia di un ragazzino di dodici anni nato con l'Hiv. Che dire spero che queste letture ti parlino nel profondo come hanno fatto con me. Fammi sapere. Un abbraccio.
Elena

Ciao Elena.
Ho 43 anni, single, e ti seguo su Instagram da quando, a fine Ottobre ho scoperto di essere sieropositivo. Continuavo a dimagrire, avevo perso 11 kg, febbre continua per un mese e con una forte polmonite sono stato ricoverato per 27 giorni in ospedale. Lì ho iniziato la cura antiretrovirale. Ora sto decisamente meglio ma non ti nascondo il mio stato d'animo appena ho saputo di aver contratto il virus dell' Hiv... mi è crollato il mondo addosso! Ho vissuto negli gli anni '90 in cui se ne parlava ovunque e pensavo che ormai la mia vita fosse arrivata al capolinea. Per fortuna mi è capitato di ascoltare la tua storia che mi è servita a darmi forza e coraggio per andare avanti senza pensare alla malattia come una "spada di Damocle". Grazie! Solo pochi miei familiari conoscono la mia verità e a volte vorrei confidarmi col mio datore di lavoro e con i miei colleghi con i quali ho un rapporto fantastico di amicizia e a cui voglio un sacco di bene. Ma sono frenato dal fatto che poi possano cambiare il loro atteggiamento nei miei confronti o persino evitare di darmi la mano o toccarmi le guance come quando ci si fa gli auguri. Al tempo stesso, però, vorrei far notare loro che non c'è nulla di cui preoccuparsi e che possono continuare ad avere lo stesso rapporto con me, come quando non sapevano nulla. Tu come hai vissuto questa cosa? E cosa mi consigli di fare? Spero di avere la fortuna di una tua risposta e nell'attesa ti ringrazio anticipatamente. Un abbraccio. Ciao.

Caro amico, ti ringrazio perché lettere come la tua, e quella dell’amico appena sopra di te, sono come abbracci caldi che fanno bene, e danno un senso molto più ampio alla mia esperienza. Se all’inizio è stato difficile uscire allo scoperto, oggi sono grata di averlo fatto. Il fatto che ti sia stato utile conoscere la mia storia, come immagino quella di altri, conferma quanto le vite delle persone siano unite da trame invisibili, nella buona sorte e in quella con qualche curva in più e che ci possiamo aiutare a vicenda anche senza conoscerci. È la famosa rete di Indra che lega tutto l’universo: ogni intersezione è una gemma che brilla e simultaneamente riceve luce generando una vasta rete di sostegno che include tutto. Sono felice di esserti stata utile! Ovviamente mi dispiace per tutta la tua vicenda medica, ma come insegna il Buddismo, ci sono 4 sofferenze universali che l’uomo deve affrontare e da cui non vi modo di rifuggine: nascita, morte, invecchiamento, malattia. Ci toccano e ce le prendiamo ciascuno nella sua misura. Prima le elaboriamo nel nostro quotidiano prima ne integreremo l’ineluttabile presenza. Potremmo dare più valore alla vita, tenendo in considerazione la morte senza esserne sopraffatti. Stessa cosa vale
intendere la malattia come elemento connaturato alla natura degli esseri viventi, levandole quel ruolo di cattiva punitrice. Lo so è filosofia spirituale, ma davanti al limite umano della sofferenza abbiamo bisogno di tutta la saggezza millenaria di cui disponiamo e che anche tu ed io contribuiamo a costruire con le nostre piccole vite. La tua storia cosa ci dice? Che oggi nel 2024, si hanno ancora dubbi e paure circa l’Hiv perché non si fa abbastanza informazione. Che è buona regola annoverare il test Hiv assieme a tutti gli altri esami che facciamo per controllare il nostro stato di salute. Senza contare tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili a cui siamo esposti e che sarebbe buona regola conoscere. Che esistono cure e presidi medici che permettono di cronicizzare la malattia, assicurando alla persona Hiv+ una vita normale come altri. Che le persone con Hiv negativizzate in trattamento con antiretrovirali NON sono contagiose. Che l’infezione viaggia se le persone NON si curano o NON sanno di essere Hiv+ . Poche semplici regole per uscire dal ricordo di quegli anni 80/90. Sono passati 40 anni e ancora si pensa l’Hiv come a qualcosa di oscuro e sconosciuto. Capisco quando scrivi che, in caso di coming out, temi di essere trattato diversamente dai tuoi colleghi ma è anche vero che ciascuno di noi, come una piccola gemma unica e insostituibile, può portare luce dove ancora c’è buio e diventare strumento di normalizzazione per migliorare la vita di tutti. Non ti dico che ora tocca a te, ma penso anche perché non potresti essere tu a fare la differenza nel tuo ambiente circostante? Non ti sto spingendo a fare nulla, ti chiedo solo di prendere in considerazione il tuo valore, il valore della tua vita e della tua esperienza. Cosa accade se inizia a brillare della tuo vero bagliore? Con affetto. Elena

Per scrivere a Elena Di Cioccio, c'è uno spazio «segreto» in cui si possono lasciare pensieri, confessioni, domande, allarmi, paure: lo trovate qui.