Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, i familiari convocati dalla commissione d’inchiesta: cosa potrà cambiare?

La commissione d'inchiesta parlamentare sulla scomparsa delle due ragazze avvenuta 41 anni fa si apre con le audizioni del fratello e delle sorelle di Emanuela Orlandi e della sorella di Mirella Gregori. Due gialli che possono trovare soluzione?
Pietro Orlandi durante la manifestazione a Roma il 13 gennaio 2024
Pietro Orlandi durante la manifestazione a Roma il 13 gennaio 2024Simona Granati - Corbis/Getty Images

Sono passati 41 anni e una commissione bicamerale d'inchiesta si occupa dei casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. È il giorno delle audizioni dei familiari delle due ragazze scomparse, a partire da Maria Antonietta Gregori e Pietro Orlandi. La commissione composta da 20 deputati e 20 senatori ha poteri inquirenti e tre anni, quel che resta della legislatura, per tirare le fila, mettere ordine, cercare una soluzione, scoprire la verità sulla scomparsa di Mirella Gregori, avvenuta il 7 maggio del 1983, ed Emanuela Orlandi, sparita il 22 giugno dello stesso anno.

Sono due casi volutamente analizzati insieme, due scomparse avvenute nella città, due coetanee. Emanuela Orlandi non è mai tornata dalla lezione di musica, Mirella Gregori non è mai tornata a casa dopo aver detto che sarebbe rientrata dopo dieci minuti. Il collegamento fra le due storie passerebbe per il Vaticano. Emanuela Orlandi era figlia di un dipendente della Santa Sede e cittadina vaticana. Mirella Gregori, figlia di un barista in zona Termini, con un alto esponente della Gendarmeria come vicino di casa e frequentatore del bar.

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Questa seconda scomparsa ha sempre avuto meno spazio della prima e le si vuole ora dare uguale attenzione. «Abbiamo convocato per primi la sorella di Mirella Gregori e il fratello e le sorelle di Orlandi», ha spiegato il presidente della Bicamerale, Andrea De Priamo (FdI), «lavoreremo in modo rigoroso dando ai Gregori pari dignità». Il vicepresidente, Roberto Morassut del Partito Democratico ha aggiunto: «La collaborazione del Vaticano sarà essenziale e confidiamo che ci sarà senza incertezze, come ha detto papa Francesco. Nessuna strumentalizzazione politica deve inquinare questo lavoro».

L'avvocata della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, ha spiegato a Fanpage.it: «Il ruolo dei familiari è assolutamente determinante, soprattutto nella ricostruzione delle prime ore dopo la scomparsa. Sono stati loro gli unici a cercare Emanuela nelle prime giornate. Quindi ricostruire in modo attento i passaggi nel primo periodo, ore e giorni, quando era ancora soltanto la sua famiglia a cercare Emanuela, non può che essere un contributo decisivo. Sono stati convocati tutti. Penso sia un'introduzione di natura interlocutoria, per iniziare a capire. Ma non credo che il loro contributo possa esauristi soltanto con una giornata di audizioni». La famiglia Orlandi metterà a disposizione tutto il materiale che ha e che sono state date anche al Vaticano e alla Procura di Roma che hanno aperto due nuove inchieste.

A due giorni dalla convocazione ha parlato anche la sorella di Mirella Gregori, Maria Antonietta, un una intervista a Cusano Tv. «Evidentemente, è un segno del destino che la Commissione parlamentare mi abbia convocata per la prima volta per giovedì 9 maggio, ovvero due giorni dopo il 41esimo anniversario della scomparsa di mia sorella. Ripongo molta fiducia e speranza in questa Commissione, anche perché è il momento in cui noi familiari possiamo per la prima volta far mettere nero su bianco tutto quello che abbiamo passato e scoperto in questi 41 anni; ma invito i parlamentari a ripartire dall'inizio con una volontà nuova per capire chi ha rapito Mirella».

Maria Antonietta Gregori ha ricostruito più volte quel giorno e i precedenti: gli uomini che erano entrati al bar e guardano la sorella, la famiglia che si sentiva pedinata. «Il rapitore o i rapitori di Mirella attesero almeno 10-15 minuti dopo il rientro di papà prima di citofonare. Tutto questo è confermato anche dalla testimonianza di Simona, un'amichetta di Mirella. Simona disse che qualche giorno prima erano state seguite, pedinate e poi avvicinate da una macchina a Santa Maria Maggiore; gli occupanti dell'auto chiamarono Mirella che però tirò dritto visto che non era una ragazza facile».