Olimpiadi di Parigi 2024, cosa ci è piaciuto e cosa no

Si sono chiusi i giochi della XXXIII Olimpiade i terzi ospitati da Parigi che è apparsa bellissima a chi la guardava, ma non ben organizzata, almeno secondo parte degli atleti. Sono stati giochi di polemiche, più politiche che sportive, e di saggezza venuta da atleti spesso molto giovani
Alice Bellandi
Alice BellandiLUIS ROBAYO/Getty Images

Seguendo la filosofia di Julio Velasco, si parte da quello che c'è e non da quello che manca per raccontare quello che sono state le Olimpiadi di Parigi 2024 per l'Italia e non solo.

Le medaglie

C'è un medagliere che dice quaranta podi azzurri, come a Tokyo, record eguagliato, ma con due ori e tre argenti in più. Non sono però i numeri a contare, sono i sorrisi e le lacrime, difficile dimenticare quelle di Alice Bellandi sul podio del judo.

Sono le medaglie inattese, a nostro parere, le più belle, perché danno la possibilità di conoscere storie di atleti e discipline. Il sorriso di Giorgio Malan, bronzo nel pentathlon, era impagabile come lo stupore di Chiara Consonni e Vittoria Guazzini nello scoprire che nella più importante delle giornate le migliori in sella alla bici erano state loro. Vale lo stesso per le lacrime di Alice d'Amato regina della trave nel giorno in cui Simone Biles non è stata regina, ma si è inclinata sul podio a Rebeca Andrade.

Le donne

Quella di Parigi 2024 era la prima Olimpiade con parità di genere fra gli atleti. Noi dobbiamo confessare un debole per le medaglie venute al femminile. Sono 15 più le due arrivate nelle gare miste, skeet e vela. Sono giunte quelle che aspettavamo di più: Sara Errani e Jasmine Paolini nel tennis e la squadra di pallavolo femminile, esempio di un'Italia affiatata e inclusiva.

Julio Velasco

La pallavolo ci porta a un nome che è la storia di questo sport, un allenatore che si porta questa volta a casa l'oro con Egonu e compagne, ma che ci ha ricordato di aver gioito per quell'argento con gli uomini nel 1996. Tanti recriminano e ricordano una medaglia mai arrivata. Velasco dice no alla cultura della lamentela, si gioisce di quello che si ottiene. Julio Velasco vince l'oro nella nostra personale classifica e il suo abbraccio con Lorenzo Bernardi, uno dei suoi ragazzi di tren'anni fa, ora nel suo staff, vale come una medaglia.

La filosofia del quarto posto

La prima è stata la nuotatrice Benedetta Pilato che ha detto di essere contentissima del suo quarto posto. Non una medaglia mancata, ma una gara che sembrava impossibile un anno fa fatta al meglio. Voto dieci a chi ci prova fino alla fine e dà il meglio di sé. Un quarto posto alle Olimpiadi (l'Italia ne ha conquistati una ventina) vale moltissimo anche se non porta a una medaglia. Racconta di un movimento sportivo forte e vario. E come ci ha ricordato Benedetta Pilato, a Tokyo Thomas Ceccon è arrivato quarto.

I nuotatori e il sessismo

Nominare Ceccon significa aprire il capitolo nuoto e purtroppo quello della sessualizzazione dei nuotatori e dei loro fisici. Promosso il nuotatore azzurro che ha chiesto di fermare i messaggi che lo rendevano un oggetto, bocciati tutti i messaggi sessisti che sono arrivati agli uomini e alle donne. Ne è stata vittima anche Sara Errani. Non ci deve essere diverso trattamento. No al sessismo sempre. A inizio Olimpiadi c'è stato il caso dei truffatori inglesi su Onlyfans: scandalo limitatissimo, sarebbe stato lo stesso se fossero state le donne?

L'amore

Dopo Tokyo, olimpiade chiusa per Covid, a Parigi c'erano genitori, fidanzati e amici. È stata l'Olimpade dell'amore, degli abbracci, dei baci. Voto altissimo per tutto questo amore senza categorizzazione e pregiudizi. Se dobbiamo proprio fare un appunto: abbiamo qualche dubbio che le Olimpiadi siano il posto giusto per una proposta di matrimonio. Non è questione privata?

Le star

A Parigi non sono arrivati solo genitori e fidanzati, c'era anche mezza Hollywood e tutto il mondo dello sport, anche non olimpico. E c'erano migliaia di tifosi sempre e ovunque. La salita di Montmartre gremita di gente sembrava un quadro. Promossi i tifosi, ma non proprio tutti. Quelli francesi sono andati un po' oltre il patriottismo.

Parigi dall'alto

La città è apparsa meravigliosa, anche più bella di come ce la ricordavamo. Se quello che conta per un comitato organizzatore è la legacy, quello che resta, a noi negli occhi è rimasta un'immagine meravigliosa anche se con una pecca enorme.

La Senna

La pecca si può definire disastro ed è la Senna o sarebbe meglio dire la testardaggine francese nel voler far svolgere gare in un fiume che chiaramente non si è riusciti a rendere balneabile. Perché non avere un piano B? Perché non ammettere mesi fa di non essere riusciti e cercare un'alternativa? Le gare sono risultate difficilissime, nuotate accanto alla banchina portando un'immagine non positiva del fiume, e soprattutto mettendo a rischio la salute degli atleti. Voto 0.

Il trattamento degli atleti

Direttamente legata alla questione Senna c'è quella del villaggio olimpico e in generale della gestione degli atleti. Se Gregorio Paltrinieri che ha fatto quattro olimpiadi ha definito il villaggio di Parigi il peggiore qualcosa vuole dire. Le scelte, a partire dalla mancata aria condizionata, avevano come obiettivo la sostenibilità. Molte sono andate a discapito degli atleti. Qui resta aperta una domanda: di chi sono i Giochi? Degli atleti? Della città che li ospita? Degli spettatori? L'Olimpade perfetta sta nell'equilibrio. Qui il lato atleti è mancato.

La cerimonia di apertura

No, non si può dire che sia piaciuta: bella l'idea dello spettacolo diffuso, meno il risultato al netto dell'apparizione di Celine Dion. Certamente non ci è piaciuto il trattamento riservato a ospiti come il presidente della Repubblica Mattarella lasciato in una tribuna non coperta sotto la pioggia. Meno ancora ci sono piaciute le polemiche venute per quella che è stata indicata come un riferimento addirittura blasfemo all'ultima cena. Due giorni dopo è stato spiegato che il riferimento era altro. Non sarebbe stato più utile dare qualche informazione nel racconto della cerimonia? Le telecronache italiane sembravano all'oscuro di tutto e certo non hanno aiutato. Quella di chiusura? Più facile e con il bonus americanata verso Los Angeles 2028.

La questione Imane Khelif

Senza dubbio la cosa che ci è piaciuta di meno è stata la strumentalizzazione politica della vicenda della pugile algerina Imane Khelif. Nei suoi confronti una forma di aggressione e di bullismo alimentata da fake news sul suo sesso. Da donna ha sempre gareggiato e un caso montato ad arte l'ha costretta a una difesa di sé inaccettabile e ha caricato di un peso psicologico insostenibile la pugile italiana Angela Carini che ha lasciato dopo pochi secondi il ring dell'incontro con lei. Servono certamente regole chiare,comuni e univoche per le atlete con un testosterone alto, ma non era quello olimpico il ring su cui gestire questa questione.

Gli arbitri

Se il Cio ha gestito bene la questione di Imane Khelif, non altrettanto ha fatto nelle scelte arbitrali. Troppi giudizi non corretti e il punto non è l'imparzialità, ma l'incompetenza. Ai giochi olimpici servono i migliori arbitri al mondo per consentire ai migliori atleti al mondo di gareggiare al meglio.

Il caso Tamberi

Infine citando i migliori atleti al mondo non si poteva non citare il dramma di Gianmarco Tamberi. Una settimana di sofferenza fra febbre e coliche renali. Lui a scrivere sui social tutto quello che stava succedendo a un fisico portato all'estremo, come spesso accade nello sport professionistico. Possibile che nessuno gli abbia detto di fermarsi prima? Che prima di una medaglia olimpica viene la salute fisica e mentale degli atleti? Chi doveva stare accanto a questo atleta non ci è piaciuto, perché non c'era.