«Promettimi che non diventerò mai regina». Paola del Belgio, prima di accettare la proposta di matrimonio di Alberto, volle sincerarsi che nel suo futuro non ci sarebbe stata nessuna corona sulla sua testa. Il principe di Liegi, visto che riuscì a condurla all'altare il 2 luglio 1959, deve averla rassicurata. Ma poi nelle vite reali le traiettorie deragliano all'improvviso e sul trono i due ci finirono lo stesso il 9 agosto 1993. Ma questa è un'altra storia che, spoiler, inizia come una favola, prosegue tra molti, moltissimi ostacoli, e torna favola al giorno d'oggi.
Paola del Belgio, nata Paola Ruffo di Calabria, riuscì a essere una sovrana consorte molto amata nonostante le sue resistenze. Forse c'è un elemento che può aiutare a capire quanto quella giovane e bellissima ragazza italiana 65 anni fa non avesse intenzione di regnare benché Alberto fosse al tempo primo in linea di successione: nessuna tiara illuminò la mise nuziale. A rendere tutto prezioso ci pensò solo un velo che veniva dalla sua famiglia. Un cimelio diventato poi imprescindibile per le spose della famiglia reale belga (e non solo).
Paola Ruffo di Calabria, l'aristocratica romana con «i mocassini sfondati»
Alberto era figlio di Leopoldo III e fratello di Baldovino, diventato re nel 1951. Il principe di Liegi svolgeva qualche impegno ufficiale per conto della Corona. Quando a corte arrivò l'invito per l'insediamento di Giovanni XXIII sul soglio pontificio, il sovrano inviò a Roma proprio Alberto. Il 2 novembre 1958, dopo la cerimonia, si tenne un ricevimento in onore del reale organizzato dal barone Prosper Poswick, ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, al quale partecipò il fiore dell'aristocrazia romana. Il nome di Paola Ruffo di Calabria era nella lista.
Nata l'11 settembre 1937 a Forte dei Marmi, Paola, ultima di sette figli, era una ventenne appartenente a una delle famiglie patrizie più importanti d'Italia dal momento che suo padre Fulco era principe Ruffo di Calabria e conte di Sinopoli mentre Luisa Gazelli dei Conti di Rossana e San Sebastiano era la madre.
Le nozze tra Frances Roche e John Spencer, madre e padre di Diana, furono considerate l'evento mondano dell'anno. La sposa indossava una mise preziosa e regale al tempo stesso. Tra i capelli spiccava un diadema appartenente alla sua famiglia, gli aristocratici Fermoy
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Fulco, impegnato in politica, aviatore ed eroe della Prima Guerra Mondiale, mancò nel 1946 ma questo non fu l'unico lutto a funestare i Ruffo di Calabria: morì anche la sorella Giovanna a 14 anni e il fratello Augusto non fece mai ritorno dalla guerra.
Nell'albero genealogico di Paola Ruffo di Calabria si mescolavano il marchese de La Fayette, Maria Mancini, la nipote di Mazzarino, grande amore di Luigi XIV ed esponenti dell'aristocrazia belga come Laure Mosselman du Chenoy, sua nonna, una figura che diventerà centrale in questa storia di stile nuziale e regalità.
Nonostante questo, a Paola non mancava l'allegria. Ci offre scorci del suo spirito anticonformista, una delle sue più care amiche dell'epoca, Marina Elide Punturieri, conosciuta poi come Marina Lante della Rovere e infine come Marina Ripa di Meana. Definita ne I miei primi quarant'anni come «una delle sue compagne di giochi più simpatiche» con la quale successivamente aprirà un atelier di moda in Piazza di Spagna, ci dice che «girava sempre in Vespa con i mocassini sfondati». Tuttavia quando Paola si trovò di fronte il principe, i due per timidezza scambiarono poche parole ma evidentemente buone. Alberto si innamorò subito di lei.
Preda del colpo di fulmine, fremeva per tornare a Roma il più frequentemente possibile. L'invito alla festa di compleanno di Maria Camilla Pallavicini il 6 dicembre di quell'anno era proprio quello che ci voleva. «Al ballo andò anche Paola Ruffo. Aveva indosso un abito rosso fiamma e non sembrava di certo il solito motociclista che noi conoscevamo» racconta Marina Ripa di Meana nella celebre autobiografia «dopo il ballo si fidanzarono e Paola, la bellissima amica in Vespa con le scarpe sfondate, uscì per sempre dalla nostra vita per diventare principessa del Belgio».
I due reali vollero un matrimonio semplice anche se celebrato al cospetto della regina Elisabetta. Agli invitati venne imposto un dress code informale. Furono banditi i cappellini ma, come si sa, in ogni famiglia c'è il parente ribelle che trasgredisce le regole
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Un raggio di sole tanto atteso
Alberto voleva sposarsi il prima possibile, Paola voleva pensarci un attimo prima di rivoluzionare la sua vita. «Vorrei sposarti, ma non diventare regina perché nella mia famiglia ci sono state delle teste mozzate durante la Rivoluzione francese…» rispose l'aristocratica ammettendo successivamente che ai due sarebbe servito del tempo da passare da soli per conoscersi meglio.
Il fidanzamento fu organizzato velocemente. Il 13 aprile Paola Ruffo di Calabria venne presentata alla stampa per la solita sessione fotografica al Castello di Laeken. Fu molto apprezzata la sua eleganza quando arrivò con un abito nero sartoriale. Come anello di fidanzamento fu scelto un diamante taglio smeraldo ma quello che spiccò furono gli orecchini a forma di conchiglia con una perla al centro. Paola spiegò che fu la principessa Lilian a donarglieli, la seconda moglie di Leopoldo III: un segno di immediata accettazione in famiglia.
Il paese al tempo aveva bisogno di luce e di lustro. Dopo la guerra la monarchia non aveva basi solide, c'erano divisioni interne, e sul trono era dovuto salire Baldovino, ancora celibe, al posto del padre Leopoldo III, costretto ad abdicare. Inoltre nel 1935 la regina Astrid, moglie di Leopoldo, era morta in un incidente stradale: i belgi avevano bisogno di qualcuno da amare, è questo uno dei segreti di una monarchia forte.
L'annuncio del fidanzamento, proprio per queste ragioni, venne salutato con entusiasmo tanto che un giornale titolò «un lampo di luce nelle nebbie della corte più austera d' Europa» ma non fu l'unico a notare quel bagliore. La regina Elisabetta del Belgio, nonna di Alberto, definì la giovane italiana «il nostro raggio di sole».
L'abito da sposa: Concettina Buonanno vs Balenciaga
Le nozze furono fissate per il 2 luglio 1959. In realtà, in un primo momento si pensò di fare officiare le nozze a Giovanni XXIII che tanta parte aveva avuto in questa storia d'amore ma questioni politiche e diplomatiche a non finire si misero di mezzo e Bruxelles alla fine fu scelta come la sede naturale per le nozze.
Re Baldovino, ancora celibe, solo qualche mese dopo incontrò Fabiola de Mora y Aragón. I due si sposarono il 15 dicembre 1960 con tutti i crismi richiesti alle nozze di un sovrano: la sposa commissionò l'abito a Cristóbal Balenciaga che disegnò per lei un abito regale. In quel preciso momento storico, il trono si allontanava da Alberto e Paola. Baldovino e Fabiola avrebbero avuto figli che avrebbero avuto la precedenza in linea di successione. Ma così non fu. I due non riuscirono a generare i desideratissimi eredi e quindi, alla scomparsa di Baldovino avvenuta nel 1993, a Paola toccò diventare regina nonostante le promesse del futuro marito.
La serie tv Cristóbal Balenciaga racconta la creazione dell'abito realizzato per il primo matrimonio di un sovrano belga trasmesso in diretta tv nel 1960. Inoltre - primato non da poco - nessuna prima dell'aristocratica spagnola aveva scelto una grande maison per un royal wedding
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Per questo Paola Ruffo di Calabria potè sognare un abito semplice e raffinato al tempo stesso andando a scegliere la sartoria che confezionava gli abiti alla madre invece che una grande atelier in voga al tempo. Concettina Buonanno aveva una sartoria molto nota a Napoli fondata nel 1917. Le creazioni guardavano a Parigi ma tutto veniva realizzato a palazzo Calabritto in piazza dei Martiri con l'aggiunta di gusto italiano.
La prima a servirsi della sartoria napoletana fu Iolanda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III e sorella di re Umberto. Una cliente di questo tipo portò successivamente in sartoria anche Maria José, sorella di Leopoldo III e moglie di Umberto di Savoia, e a seguire tutta l'aristocrazia del tempo. Per Paola, portare un pizzico di Napoli a Bruxelles era importante: il padre Fulco era nato proprio lì.
La sposa contribuì all'ideazione del vestito a cui Concettina, nonostante i suoi 72 anni, si dedicava alacremente giorno e notte. Quando venne comunicato il cambio di programma, Bruxelles e non più Roma, i lavori dovettero andare ancora più spediti. Il vestito fu finito all'ultimo minuto: fu la stessa sarta a consegnare la creazione alla sposa che fremeva a Bruxelles.
Il vestito, sfoggiato sia per le nozze civili nella Sala dell'Impero del Palazzo Reale sia per quelle religiose nella cattedrale di San Michele e Santa Gudula a Bruxelles, colpì per la sua semplicità. Di immacolata seta bianca, l'abito aveva una scollatura tonda, le maniche a tre quarti e la vita stretta da un fiocco chiuso da una spilla realizzato, così come i guantini, con lo stesso tessuto.
La gonna era ampia e da principessa c'era anche lo strascico lungo cinque metri, l'unica vera concessione alla regalità della futura principessa di Liegi che fino a qualche mese prima scorrazzava per Roma in Vespa. Paola versò qualche lacrima durante la cerimonia, asciugata da un fazzoletto di pizzo di Bruges. Fu la nonna di Alberto, la regina Elisabetta, a calmare il raggio di sole che non doveva spegnersi. Ne andava del futuro della monarchia.
Se c'è un dettaglio a cui la stragrande maggioranza delle spose reali non rinuncia, è quell'elemento nella parte posteriore dell'abito, simbolo di regalità per antonomasia: lo strascico. Metro alla mano, ne abbiamo misurati decine in quasi un secolo di royal wedding: quale il più chilometrico?
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Un velo prezioso al posto della tiara
La mise nuziale però non era davvero essenziale. A rendere tutto più prezioso non c'erano i diamanti o le perle di una tiara di famiglia ma un antico velo di pizzo di Bruxelles di proprietà dei Ruffo di Calabria fissato da una semplice coroncina di fiori d'arancio.
Come menzionavamo sopra, la nonna di Paola era belga. Quando Laura Mosselman du Chenoy convolò a nozze il 14 luglio 1877 con Fulco Beniamino Ruffo di Calabria indossò quel velo ignara dell'importanza che avrebbe assunto nei secoli successivi. Paola donò una nuova storia al velo di pizzo Bruxelles che fino a quel momento aveva coperto il capo della nonna, della madre Luisa Gazelli e di una delle sue sorelle maggiori.
Dopo di lei il cimelio diventò il pezzo imprescindibile sia nei matrimoni dei Ruffo di Calabria sia di quelli dei Sassonia-Coburgo-Gotha, la famiglia reale belga, con incroci piuttosto imprevedibili. Il velo fu indossato dalla principessa Astrid, secondogenita di Paola e Alberto, dall'attuale regina Mathilde, dalla principessa Claire, moglie del terzogenito della coppia, Laurent, e nel settembre del 2022 da Maria Laura del Belgio.
Difficile enumerare le spose Ruffo di Calabria che si sono passate il velo: di sicuro il personaggio più riconoscibile è Melba Vicens Bello in occasione con le nozze con Fulco, nipote della regina Paola. Melba Ruffo fu una popolare conduttrice tv anni 90, ricordata per avere affiancato Luciano Rispoli nel Tappeto Volante.
Il vestito nuziale della reale fu realizzato da Manuel Pertegaz. Per la creazione fu pagata una cifra simbolica in segno di gratitudine nei confronti del decano della moda spagnola. Quello sarebbe stato il suo ultimo lavoro prima di ritirarsi dalle scene
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Il vestito che non conosciamo
Il matrimonio tra Paola e Alberto fu molto burrascoso tanto che si parlò anche di divorzio. Lei, così solare, si scontrò con la solitudine di palazzo e per una decina d'anni il raggio di sole si spense. Intrattenne una o più relazioni extraconiugali così come il marito Alberto che dall'amante di lunga data Sybille de Selys Longchamps ebbe una figlia, Delphine, riconosciuta solo da qualche anno. Dopo essersi messi molto in discussione (e dopo avere messo sul piatto ciò che entrambi avrebbero perso in caso di divorzio), grazie anche al conforto della fede, i due si ritrovarono.
«Un giorno Alberto mi ha detto “ti ho sempre amato” e questo mi ha reso felice» raccontò Paola in un lungo documentario trasmesso dalla televisione belga nel 2022. A metà anni 80 quindi i due decisero di rinnovare le promesse e ricominciare da capo. «Eravamo presenti solo noi due e un prete. Nessun altro. Abbiamo celebrato la nostra riconciliazione in questo modo. La cerimonia ha avuto luogo a Marsiglia» rivelò la regina che ha affiancato il marito per vent'anni, fino all'abdicazione di re Alberto a favore del figlio Filippo.
È così andata incontro agli imprevisti che il destino le ha riservato nonostante diventare regina non fosse assolutamente nei piani. Lo ha fatto con serietà, abnegazione e competenza. Ma soprattutto con grande eleganza. Quando Alberto e Paola si sposarono, Baldovino disse che quella giovane era «il regalo più bello che gli italiani potessero fare al Belgio». Nonostante i numerosi incidenti di percorso, quella dichiarazione oggi nessuno si sentirebbe di smentirla.