Parthenope di Paolo Sorrentino divide la critica

Celeste Dalla Porta è la protagonista di questo film di formazione, arrivato a Cannes con grandi aspettative ma che alla fine non ha convinto tutti. Piccolo ma memorabile il ruolo di Gary Oldman
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A24

A Cannes, un'acquisizione preventiva per la distribuzione negli Stati Uniti di solito è un segnale di grande fiducia. Per molti non è stata una sorpresa che Anora sia emerso martedì come uno dei successi del festival, dato che Neon lo ha acquistato in post-produzione alla fine dell'anno scorso. Oppure si pensi a Mubi, che ha ufficialmente acquisito i diritti statunitensi di The Substance pochi giorni prima che il film scuotesse la Croisette. Quindi, tutti gli occhi erano puntati su Parthenope. A24 – una delle case di produzione che più orienta ii gusti del mercato – aveva acquisito la nuova epopea di Paolo Sorrentino ambientata a Napoli poco prima dell'inizio del festival, indicando che questo progetto avrebbe potuto diventare un altro dei suoi successi. I precedenti dello studio, che ha presentato di recente a Cannes i beniamini della critica La zona d'interesse, Showing Up e Aftersun, erano un biglietto da visita eloquente.

Sfortunatamente, Parthenope è stato poi etichettato come uno dei titoli più deludenti del concorso. (La maggior parte delle recensioni raccolte finora su Rotten Tomatoes sono negative e il film si trova nella fascia più bassa della griglia di valutazione dei film della giuria di Screen). Quando sarà il momento di tirare le somme, le opinioni potrebbero certamente avere preso un'altra direzione, ma non ci conterei.

Il film mostra il vincitore del BAFTA Sorrentino (La grande bellezza, La mano di Dio) al massimo della sua condiscendenza. Ci sono alcune inquadrature mozzafiato e un paesaggio sonoro perfettamente intonato, ma anche una sceneggiatura ridondante che lo intralcia e che feticizza la sua eroina. Gli applausi molto ridotti alla proiezione per la stampa di martedì al teatro Bazin – in drammatico contrasto con la risposta spontanea ed estasiata ad Anora – sono una prova ulteriore che questo film non risulterà tra i preferiti del festival.

Parthenope vede come protagonista Celeste Dalla Porta (al suo debutto cinematografico), una rara bellezza nata nel mare – in linea con le origini del mito di Partenope – che si trova ad affrontare lo scompiglio di una famiglia emotivamente instabile, le infinite attenzioni di ragazzi e uomini e le rigorose aspettative del mondo accademico. (Lei studia antropologia.) Affronta tragedie, amori perduti e battute d'arresto professionali: Sorrentino cattura tutto questo sullo sfondo della singolare bellezza di Napoli. «La sua visione diventa più critica quando inizia una fase più disincantata della sua vita», ha spiegato il regista in una conferenza stampa mercoledì. «È una donna libera e spontanea, che non giudica mai, esattamente come la mia città».

Dalla Porta si è immedesimata nella parabola del suo personaggio, attingendo alla propria maturità per applicarla all'ampia narrazione: «Prima di iniziare a girare il film ero ancora in una fase giovanile e spensierata della mia vita. Fare l'attrice era ancora una specie di sogno», ha detto. «Girare il film è stato come lasciare andare la bambina che era in me».

Dalla Porta è convincente nei panni di una donna che assorbe, una scena alla volta, con quello che ha a disposizione, ciò che la vita le propone. Il film presta grande attenzione al modo in cui la vedono gli altri, in particolare gli uomini: sono attratti da lei, lottano per lei, come sottolinea il lavoro lirico e onirico della macchina da presa. Ma questo approccio estetico non ha convinto la critica. Il Guardian ha addirittura sostenuto che Sorrentino, che da tempo predilige l'esame languido e stucchevole della bellezza italiana, sta sfiorando la parodia di sé stesso.

Parthenope è interpretato anche da Gary Oldman, in un piccolo ma memorabile ruolo di uno scrittore alcolizzato il cui lavoro attrae la giovane Partenope. Alla fine, con grande sorpresa della ragazza, i due si incontrano di persona. «Nella mia vita, quando ero più giovane, c'erano caos, dolore e molti drammi. Non è un segreto che fossi alcolista e ho appena festeggiato 20 anni di sobrietà», ha detto Oldman nella conferenza stampa. «Accettando questo ruolo, ci sono cose che ho capito istintivamente. Quando Paolo mi ha detto: “Voglio che interpreti il poeta triste, malinconico e ubriacone”, ho detto: “So di cosa stai parlando”».

Sorrentino spera che il pubblico esca dalla visione del film con una comprensione articolata della sua città natale, un luogo che continua a esercitare un profondo potere su di lui come artista e regista. (Il suo ultimo film, La mano di Dio, era anch'esso ambientato a Napoli e strutturato intorno alla morte improvvisa di un personaggio, ma ha ricevuto recensioni più favorevoli.) «Napoli è un posto bellissimo per una certa fase della vita, ma poi questa fase potrebbe diventare meno determinante e meno importante quando si cresce», afferma l'autore. «Come molti napoletani, anche io sono tra quelli che costantemente ritornano e fuggono».