The Decameron è un'allegra versione dark comedy del capolavoro di Boccaccio (con tanto sesso e vino)

Sbarca su Netflix la nuova miniserie ispirata all'opera del XIV secolo. Ambientata e girata in Italia, segue le vicende di dieci ragazzi che sfuggono alla peste rifugiandosi in campagna, ma in questo caso al posto delle novelle ci sono sesso e vino
The Decameron la recensione della serie tv su Netflix ispirata a Boccaccio

È il 1348. Un gruppo di ragazzi scappa in campagna, a Villa Santa, per sfuggire alla terribile pestilenza che si sta diffondendo in tutta Firenze. E fin qui, tutto sembra normale, anzi, pare di aver sentito una storia simile e di averla studiata tra i banchi di scuola. Poi però i dieci ragazzi non si raccontano delle novelle, no. Finiscono con l'intraprendere un gioco in cui ognuno lotta per la propria sopravvivenza, tra sesso, tantissimo vino e un'interminabile serie di equivoci. The Decameron, la nuova serie disponibile su Netflix dal 25 luglio, è la rivisitazione all'americana di uno dei più grandi classici della nostra letteratura. È sia commedia che dramma, è intrigante, piena di doppi sensi e classismo, sembra quasi una soap opera e ha pure un'incredibile colonna sonora anni Ottanta. Insomma è un vero casino, ma ha il suo perché.

La trama segue le vicende di dieci persone, sia nobili che servi, fuggono lontano da una Firenze ormai dilaniata dalla peste che ospita i cadaveri degli appestati ai bordi delle proprie strade. I ragazzi vengono ospitati a Villa Santa, la residenza del visconte Leonardo. Nessuno di loro ha alcuna intenzione di raccontare delle novelle, non gli frega assolutamente nulla, così come non ha fregato nulla a Kathleen Jordan, autrice della serie che le ha estromesse del tutto dal racconto, ai ragazzi interessa solo riuscire a passare il tempo nel miglior modo possibile e provare a conquistare la villa appropriandosene. Molti di loro nascondono dei segreti, c'è chi ha introdotto un'amica malata nascondendola in un barile, chi ha ucciso la propria padrona rubandole l'identità e chi si avventurerà in tragicomici intrighi amorosi.

La visione di The Decameron (con quel «The» che suona malissimo, al limite della cacofonia) potrebbe inorridire migliaia di professoresse di letteratura e far sorridere chi Boccaccio non l'ha mai capito fino in fondo. Una premessa: non aspettatevi di arrivare a fine della serie sapendo qualcosa del Decameron originale, la serie non c'entra nemmeno nulla con la versione di Pasolini o quella dei fratelli Taviani. È solo una rivisitazione all'americana in cui, grazie al cielo, non sono stati inseriti un'invasione aliena o qualche divo da action movie tipo The Rock. Pare piuttosto che Kathleen Jordan abbia messo nel calderone il libro del Boccaccio, un po' di vino, sesso ed erotismo e una sana lotta tra oppressori e oppressi, tra nobili e servitù. Dopo una girata di mestolo il risultato è sorprendente, nonostante si faccia fatica a collocarlo in un genere preciso. In alcune scene si ha la sensazione si trovarsi di fronte a una parodia di qualche soap opera pomeridiana, di quelle che vanno dopo i telegiornali, poi si fa marcia indietro ogni volta viene fatta una battuta scorretta. Di battute scorrette The Decameron ne è piena, per quello verrebbe da definirla una black comedy, ma la verità è che qualsiasi posto le si affidi, le risulterà scomodo. E questo succede quando si ha a che fare con qualcosa di nuovo, perché al di là del fatto che la serie piaccia o meno, la sua carica innovativa è incontestabile. Nel suo essere scorretta, The Decameron pone l'attenzione sul divario sociale che si crea quando incombe la pandemia, ed è questo il suo tema centrale. Alla fine questo The Decameron senza novelle è spassoso, nuovo e interessante, è quel «The» che proprio non si può sentire.