Ticket di ingresso a Venezia, l'attivista Jane Da Mosto: «La città smetta di promuovere un turismo mordi e fuggi»

Secondo la fondatrice dell'associazione «We are here Venice» la soluzione all'overtourism nasce da un'azione ad ampio spettro: «Il turismo che riceve Venezia oggi è determinato da quello che la città sta offrendo, troppi negozi di cianfrusaglie e cibo d'asporto»
The Ponte della Paglia Venice 2.
The Ponte della Paglia, Venice 2. (Photo by: Planet One Images/Universal Images Group via Getty Images)Planet One Images/Getty Images

Lei è Jane Da Mosto, 55 anni, nata in Sudafrica, cresciuta a Londra, da trent'anni vive Venezia dove ha fondato l'associazione We Are Here Venice con l'idea di promuovere la salvaguardia della città e della sua laguna e di sostenere uno sviluppo sostenibile. Anche grazie a lei le grandi navi da Crociera non passano più davanti a San Marco, perché lo sviluppo sostenibile di una città passa inevitabilmente dal turismo. 

Con picchi di 100mila presenza al giorno, l'overtourism ha cambiato la vita e la vivibilità della città, non solo per le folle di turisti che si accalcano in città, ma per il moto ondoso causato dalle barche, per l'enorme quantità di rifiuti prodotta, per la perdita costante degli abitanti a favore della presenza turistica. La soluzione prospettata dal sindaco Luigi Brugnaro, e che sarà in vigore da gennaio 2023, è quella di una tassa di accesso, e di un ticket a pagamento per visitare Venezia. È la soluzione giusta?  

Jane, cosa ne pensa della decisione di far pagare un biglietto di ingresso a Venezia?
«Io più che parlare dell'opportunità di far pagare un biglietto o meno, mi preoccupo della qualità della vita dei residenti e della qualità dell’esperienza dei visitatori che vengono a Venezia. Il ticket fa parte (o meno) di un ampio insieme di azioni necessarie da parte dell’amministrazione locale per gestire meglio il turismo e il forte impatto sociale e ambientale che il turismo di massa sta avendo sul territorio. Se si pensa ai cestini pieni fin dal mattino di rifiuti di plastica monouso o alla situazione dei trasporti congestionati è chiaro che siamo di fronte a un problema, ma mancano anche i bagni pubblici o anche solo le panchine perché un visitatore si possa sedere. Quindi quando si parla di vendere un biglietto, mi chiedo a fronte di cosa pretendono di vendere? Per stare tre ore sotto il sole per salire su un vaporetto? Io come cittadino veneziano vorrei dare un’esperienza di bellezza ai nostri visitatori».

Come ritiene si debba affrontare l’overtourism?
«A noi non ci hanno chiesto soluzioni, l’amministrazione locale comunica le grandi aziende ma raramente con le associazioni che si occupano della città. La gestione del turismo richiede una visione olistica e un’idea integrata di tanti aspetti. Il turismo è uno dei settori dell’economia che viene determinato dall'offerta e non dalla domanda, e quello che viene offerto oggi è parte del problema».

Vuole dire che Venezia ha il turismo che si merita?
«Non parlerei di merito ma sì, il turismo che riceve e subisce Venezia oggi è determinato dall’offerta sregolata: la città offre sempre più negozi di cianfrusaglie, una quantità illimitata di negozi di cibo d’asporto, grandi eventi sporadici che durano pochi giorni. Che tipo di turismo attira tutto ciò se non “mordi e fuggi”?».

Come si sosterrebbe economicamente Venezia con meno turisti?
«Venezia con meno turisti potrebbe trovare lo spazio per più residenti, e i residenti hanno un’impronta sull’economia locale più stabile e ricca di un turista mordi e fuggi. Un residente ha bisogno di servizi di tutti i tipi. Venezia con il calo dei residenti di questi anni è ormai sul punto di scomparire con il calo dei residenti di questi anni. E invece si potrebbero creare grandi possibilità. Le faccio solo un esempio, l’area dell’arsenale sta sognando di diventare un’area di produzione, potrebbe ospitare laboratori di studio e di innovazione, o di formazione e potrebbe ospitare spazi di manutenzione per barche e yacht. Con una città viva il turismo sarebbe complementare alla vita quotidiana e non andrebbe in conflitto con i cittadini. Il problema di adesso è che siamo uno contro l’altro».