Tumore al quarto stadio: che cosa significa e come si può intervenire

Con il termine «stadiazione» si intende il modo attraverso il quale un tumore viene descritto, in maniera rigorosa e standardizzata, quanto è grande e quanto si è diffuso a partire dalla sede originale. Ecco le differenze e le modalità di trattamento
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«Ho un tumore al quarto stadio, mi restano mesi» - questa la dichiarazione shock fatta qualche da Michela Murgia, in un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera.

La scrittrice ha infatti rivelato di avere un carcinoma renale in stadio avanzato, dopo aver avuto, anni fa, un cancro a un polmone ad uno stadio, però allora precocissimo. «Meglio accettare che quello che mi sta succedendo faccia parte di me - ha affermato la Murgia - La guerra presuppone sconfitti e vincitori; io conosco già la fine della storia».

Ma cosa si intende per tumore al quarto stadio?

A spiegare in modo molto chiaro come funziona la stadiazione dei tumori è il sito dell’AIRC.

Con il termine stadiazione, spiegano gli esperti AIRC, si intende il modo in cui si può descrivere in maniera schematica, rigorosa e standardizzata quanto è grande un tumore e quanto si è diffuso a partire dalla sede originale.

Le cellule tumorali si comportano infatti in modo molto diverso dalle cellule sane: crescono e si moltiplicano in maniera incontrollata, senza terminare il proprio ciclo di vita come e quando dovrebbero. Proprio in questo modo danno luogo a una massa tumorale che, a differenza di un tessuto sano, cresce senza limiti, senza riconoscere confini attorno a sé. Non solo,  le cellule di un tumore possono staccarsi e migrare dalla massa iniziale, raggiungendo attraverso il sistema linfatico o il flusso sanguigno, altre parti del corpo e dando origine a metastasi.

Lo sviluppo e la diffusione di un tumore, spiegano però ancora gli esperti AIRC, possono richiedere un tempo anche piuttosto lungo, nel quale le cellule accumulano sempre più alterazioni e via via si differenziano da quelle di origine. La stadiazione aiuta quindi a stabilire in quale fase di questo processo si trova il tumore, quanto è grande e diffuso. Per questo si tratta di uno strumento fondamentale sia per la prognosi della malattia, sia per stabilire i tipi di trattamento più appropriati da somministrare. Se per esempio il tumore è in una sola sede ed è di piccole dimensioni, può risultare idoneo un trattamento locale come la chirurgia o la radioterapia. Nei casi in cui, invece, il tumore risulti essere esteso ad altre sedi, solitamente si procede con la chemioterapia, la terapia ormonale o altri trattamenti farmacologici più recenti, come le terapie a bersaglio molecolare o l’immunoterapia, a cui ha fatto riferimento la stessa Michela Murgia.

Come viene indicata la stadiazione?

Esistono diversi sistemi con cui i clinici descrivono lo stadio di un tumore. Al di là di differenze però, si legge ancora sul sito di AIRC, quasi tutti i sistemi di stadiazione rilevano le dimensioni del tumore primitivo, il coinvolgimento metastatico dei linfonodi e la presenza (e il numero) di metastasi a distanza, cioè di cellule tumorali migrate tramite il sangue dalla sede primaria in altri organi.

Per indicare la stadiazione di un tumore si usa generalmente una sigla composta da lettere e numeri che variano a seconda del sistema utilizzato. Il più comune è il cosiddetto sistema TNM, acronimo inglese di «Tumor, Node, Metastasis». A ciascuna lettera è in genere associato un numero. Come si legge ancora sul sito AIRC, La lettera T si riferisce alla dimensione del tumore primario e la scala va da 1, per i tumori più piccoli, a 4 per quelli più grandi. La lettera N indica se la neoplasia è estesa ai linfonodi e può essere seguita da un numero che va da 0 (nessun linfonodo coinvolto) a 3 (molti linfonodi coinvolti). Mentre la lettera M infine, sta per metastasi e può avere valore 0 (se il tumore è rimasto circoscritto alla sua sede primaria) o 1 (quando il tumore si è diffuso ad altre parti del corpo).

Tumore al quarto stadio: cosa significa oggi?

La domanda che si fanno in molti però è se un tumore al quarto stadio implichi oggi necessariamente una condanna. Su questo aspetto e sulle dichiarazioni rilasciate da Michela Murgia si è voluto esprimere il Professor Roberto Burioni, attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook (Medical Facts di Roberto Burioni).

«Sono stato molto colpito, credo come tanti di voi, dall'intervista che Michela Murgia ha rilasciato ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera - ha commentato Roberto Burioni - Michela parla con serenità e coraggio della sua malattia, che è a uno stadio molto avanzato. Oltre a farle i miei migliori auguri, devo dirle due cose. La prima è che - come lei giustamente dice - le cure le stanno facendo guadagnare dei mesi di vita. Però queste cure sono estremamente efficaci e quei mesi potrebbero anche essere anni, che io spero molti e felici. La seconda è doverla correggere quando dice “dal quarto stadio non si torna indietro”».

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Nel post  Burioni fa riferimento infatti ai risultati di un nuovo studio eseguito su 84 pazienti con un cancro del colon inoperabile, metastatico e resistente alle terapie.

Ebbene, secondo quanto emerso dallo studio e riportato dal professore di Virologia e Microbiologia del San Raffaele di Milano, il ricorso a una nuova terapia avrebbe portato a una risposta completa in 3 pazienti e una risposta parziale, con un netto miglioramento, in 29 pazienti; mentre in 28 pazienti la malattia si sarebbe fermata.

«Giustamente mi farete notare che 3 pazienti su 84 è il solo il 4% (ma 3 che guariscono più 29 che migliorano più 28 nei quali il tumore si ferma significa che la malattia è controllata nel 71% dei pazienti!), che si tratta di un tumore particolare e via dicendo - continua nel post Roberto Burioni - Ma il passo in avanti è innegabile e significa che, anche in casi che prima erano senza speranza, adesso abbiamo strumenti che possono essere utilizzati con una efficacia che in alcuni casi è strabiliante. Anche se per ora ci riusciamo solo per pochi pazienti, è possibile guarire un tumore a uno stadio avanzatissimo. Dunque sconfiggere la malattia anche grave è oggettivamente possibile e prima o poi ci riusciremo per molte altre persone. È solo questione di tempo».

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