Taylor Swift: il nuovo (grandioso) tour e perché è l'unica in grado di unire l'America
«Stasera vivremo un'avventura, un'epoca alla volta. Esploreremo gli ultimi diciassette anni di musica che ho avuto la fortuna di fare». Sono le otto di sera quando Taylor Swift sale sul palco del State Farm Stadium di Glendale, in Arizona, nella prima tappa del suo Eras Tour. Ne scenderà tre ore e quindici minuti e 44 canzoni dopo, giusto per mettere in chiaro che il suo non è un tour come un altro. E non lo è: lo spettacolo ricorda un musical di Broadway, con la scaletta suddivisa in atti, raggruppati per epoche per ciascuno dei dieci album in studio di Taylor Swift, e per ogni tappa della carriera ecco il look, l'atmosfera, i costumi, i colori e il mood di quel particolare momento. Una specie di autocelebrazione che ha raccolto recensioni entusiastiche in tutti i luoghi in tutti laghi della critica musicale internazionale.
La potenza di Taylor Swift non è questione di opinioni. Prima di tutto, i dati: con 50 milioni di dischi e 50 milioni di singoli venduti in tutto il mondo, è una delle artiste musicali che ha venduto di più nella storia. Ma, per capire il suo impatto, basti pensare al fatto che la protesta dei suoi fan per le politiche di Ticketmaster, il sito che vende il 70 per cento dei biglietti dei concerti negli Stati Uniti, ha portato a un'indagine del Congresso americano che ha messo in luce il monopolio della piattaforma.
Dieci anni fa, la guru del giornalismo americano Barbara Walters dichiarò: «Taylor Swift è l'industria musicale». Oggi, confermata l'analisi, si aggiunge una nuova definizione: Taylor Swift è l'unica personalità in grado di unire l'America oggi. Secondo la società di ricerche di mercato statunitense Morning Consult, il 53% degli americani si considera fan della cantante country trasformata in potenza del pop. E la fanbase di Taylor abbraccia tutti gli orientamenti politici: il 45% dei suoi fan ha votato per Donald Trump nel 2020 e il 58% per Biden.
Potrebbe sembrare un dettaglio, ma non lo è in un Paese in cui la polarizzazione politica non è mai stata così drammatica, dall'assalto di Capitol Hill a oggi. Forse, si chiede il Times, «un'artista nota per le sue canzoni a cuore aperto sull'amore, le delusioni sentimentali e la femminilità, ha trovato la chiave per dire quello che pensa, riuscendo a superare il divario culturale e politico dell'America?». Ana Castillejos, co-conduttrice di 13: A Taylor Swift Fan Podcast, la pensa così. «Taylor ha il talento unico, come autrice di canzoni, di far sentire qualsiasi persona protagonista della storia che racconta, indipendentemente dal suo background politico o economico», ha detto.
Ma come si spiega l'allure bipartisan di Taylor Swift? In passato la popstar si era tenuta lontanissima dalla politica, in un'intervista a Time nel 2012 aveva spiegato che non voleva influenzare nessuno. Prima delle elezioni del 2016, poi, si era dichiarata fan di Obama. Con i suoi 90 milioni di follower su Instagram, ci si aspettava che si sarebbe unita a personaggi come Beyoncé, Jennifer Lopez e Madonna e avrebbe appoggiato Hillary Clinton nel testa a testa contro Trump. Sorpresa: non lo ha mai fatto. Tanto che in quel periodo la domanda «Per chi voterà Taylor Swift?» era diventata una delle principali ricerche su Google.
Il risultato di questo silenzio è stato che sia a sinistra sia a destra in tanti l'hanno tirata per la giacchetta. Compresi alcuni suprematisti bianchi, che l'avevano adottata come loro beniamina e andavano in giro a dire Taylor stesse solo aspettando l'elezione di Trump prima di rendere pubbliche le sue opinioni di estrema destra. Nel 2017 gli avvocati della cantante hanno minacciato azioni legali contro un blog che la collegava alla cultura suprematista bianca.
Intanto Taylor Swift continua però di fatto a schierarsi a favore del controllo delle armi, del matrimonio gay e del diritto all'aborto, tutte battaglie storiche dei democratici. Ed è riuscita nel miracolo: mantenere intatta la sua popolarità tra i fan della musica country, tradizionalmente repubblicani. Taylor non è solo l'industria musicale americana, ma è riuscita anche, con la stessa intensità, a entrare nel cuore di chi letteralmente si odia nel suo Paese.