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«La Regina Elisabetta ha indossato 17 volte una borsa disegnata da mio nonno», l'orgoglio di Daniele Amato

L'azienda di cui tiene alto il nome festeggia i suoi primi 115 anni e Daniele Amato, settima generazione di bag designer, ha grandi progetti (e li condivide su Tik-Tok)
Daniele Amato borse
British Queen Elizabeth II on 26 May 1987 at Charlottenburg Castle in Berlin on occasion of Berlin's 750 anniversary. | usage worldwide (Photo by Roland Holschneider/picture alliance via Getty Images)picture alliance/Getty Images

Daniele Amato disegna borse dall'allure sofisticata che le rende l'accessorio quiet luxury amato dalle celeb e dai royals

Daniele Amato ha la fortuna di lavorare in un posto splendido, che gli ispira borse meravigliose. La sede dell'azienda di famiglia, infatti, è in via Cosimo del Fante, nel cuore di Milano, in un palazzo tranquillo. Entrare nella sede del brand significa sperimentare un microcosmo favoloso dove si respira eleganza e il savoir faire Made in Italy è il punto di partenza. Figlio d'arte da ben sette generazioni, Daniele Amato, non ancora trentenne, ha le idee chiare su cosa sia la pelletteria e come si firmino borse destinate a durare una vita, anzi, a essere tramandate di generazione in generazione perché, come ci ha spiegato,«se il pellame è bello, diventa ancora più bello quando è vissuto».

Lo abbiamo intervistato nell'anno che celebra i 115 anni dell'azienda di famiglia, Leu Locati.

Daniele Amato, photo by Giovanni A.Mocchetti

Giovanni A. Mocchetti

Sei cresciuto in un'azienda che celebra i 115 anni: come vivi la responsabilità di questo valore?

È sicuramente una grandissima responsabilità: ogni giorno so di portare avanti non solo una tradizione legata alla mia famiglia, ma anche di aiutare a preservare e tramandare i valori del Made in Italy, che tanto ci sono cari, e tutte quelle antiche tecniche della scuola di pelletteria milanese che altrimenti andrebbero perse nel tempo.

Cosa significa essere la settima generazione di creativi nella stessa famiglia? Quale è il fil rouge che ti unisce ai tuoi predecessori e in cosa ti senti diverso?

Raccogliere l’eredità dei miei predecessori è stata una bella sfida. Sicuramente il fil rouge che ci unisce è la passione per questo mestiere, così come il ruolo fondamentale dell’artigianalità e delle tecniche manifatturiere tradizionali che portiamo avanti. La più grande diversità è data, secondo me, in primo luogo dal mio tentativo di mantenere un approccio più da brand e meno da mero produttore. Ritengo fondamentale riuscire a portare il prodotto direttamente al pubblico e ho cercato di farlo utilizzando sì i social come metodo comunicativo, ma mantenendo comunque un appeal di nicchia (Il designer ha svelato su Tik-Tok il savoir faire artigiano che contraddistingue la sua attività e ha creato una fortissima community intorno alle sue borse in poco tempo, n.d.r.).

Tra le soddisfazioni che caratterizzano la tua azienda vi è quella di essere tra i preferiti dei royal: quale testa coronata ti ha dato più gioia e perché?
Direi senza alcun dubbio la Regina Elisabetta. Ha scelto una borsa a me molto cara perché disegnata da mio nonno e l’ha indossata tante volte, in bene 17 occasioni formali. Si tratta, poi, di un prodotto iconico ed inimitabile sia grazie alla chiusura “Cometa” con lavorazione guillochè, ormai super riconoscibile ed identificativa del brand, che per il tessuto Mesh in vero oro 24kt in cui è realizzata, che è di proprietà esclusiva della nostra azienda. È la perfetta sintesi della filosofia del mio brand: elegante, ricercato, tradizionale, ma sempre attuale.

Queen Elizabeth II, wearing the Girls of Great Britain and Ireland diamond tiara, to a state banquet in Suva, Fiji, in October 1982. The Queen was on a Royal Tour of Australia and the South Pacific. (Photo by Tim Graham Photo Library via Getty Images)Tim Graham/Getty Images
Queen Elizabeth II of Great Britain and King Juan Carlos of Spain with their respective spouses, Prince Philip and Queen Sofia, circa 1990. (Photo by Tom Stoddart/Getty Images)Tom Stoddart Archive/Getty Images

Non solo la regina: tra le teste coronate, anche Lady Diana amava moltissimo le borse della maison e sua zia Anne veniva personalmente a Milano, nel laboratorio di Leu Locati, per fargliele confezionare.

Photo courtesy Amato Daniele

Uscendo dal mondo delle celeb, quale è il complimento ricevuto relativamente alle tue borse che ricordi con più piacere?
Mi fa sempre super piacere quando chi si trova a contatto con le mie creazioni mi dice che dal prodotto si evince quanto sia grande l’impegno che c’è dietro e che basta prendere in mano le mie borse per poter percepire il grande amore e tutta la cura che mettiamo nella loro realizzazione.

Se dovessi sintetizzare il tuo percorso e individuare il punto di svolta nella tua carriera cosa diresti?
Quando ho iniziato eravamo concentrati su un approccio molto esclusivo, che coinvolgeva e riusciva a raggiungere solo pochi e selezionati clienti. Poi ci siamo resi conto che la gente aveva bisogno di entrare nelle dinamiche della nostra azienda per poterla capire e che aveva bisogno toccare il prodotto con mano per poterlo apprezzare. Il punto di svolta è stato sicuramente Tik-Tok che non solo ci ha permesso di avere un contatto diretto con il pubblico e di mostrare quello che facciamo, ma anche di metterci alla prova per sperimentare nuove dinamiche e divertirci a creare contenuti che siano interessanti e accattivanti per tutti.



Quale è la tua borsa preferita e perché?
Senza alcun dubbio la Queen Micro. Unisce l’ormai iconica chiusura “Cometa” con una forma rivisitata da me mantenendo però lo stile tradizionale dell’azienda e il richiamo alla storia della mia famiglia. La reputo il perfetto punto di incontro tra tradizione, modernità e il mio punto di vista stilistico personale. Inoltre è un modello estremamente versatile e pensato per essere super divertente in tutte le varianti in cui è presentata.

Mi hai raccontato di quanto sia difficile lavorare nel tuo settore: che consiglio daresti a chi vuole lavorare nella pelletteria?
Il mio consiglio è di essere costanti e mettere sempre tanto impegno e tanta determinazione nel proprio lavoro. Bisogna metterci il cuore e dare tutto, i risultati arrivano solo con il tempo, soprattutto quando il prodotto è davvero valido. Un altro suggerimento che mi sento di dare è quello di mettersi in gioco e tentare sempre le vie più difficili per la riuscita, alla fine sono quelle che danno più soddisfazione.

Hai firmato una capsule collection di borse con tessuti preziosi provenienti dall'archivio: come hai scelto i tessuti di questa collezione speciale e quanto la ricerca materica è importante nel tuo lavoro?
La scelta dei tessuti è stata molto facile in realtà. La capsule voleva dare un messaggio quindi non ho tenuto conto della parte commerciale e di vendita, ma mi sono lasciato guidare dall’istinto e dal gusto personale osando un po’. Alla fine si è rivelata la scelta giusta perché anche le clienti lo hanno percepito e hanno apprezzato la mia impronta stilistica. Per quanto riguarda i tessuti, la scelta è ricaduta su dei bellissimi obi vintage acquistati durante un viaggio in Giappone, uno sui toni dell’oro e uno su quelli del bordeaux, che alla fine si sono sposati alla perfezione con la collezione, arricchendola e rendendola unica. Colgo l’occasione per svelarvi in anteprima che anche questo inverno ripeteremo l’esperienza presentando un’altra capsule sempre fatta con tessuti vintage giapponesi, per quanto riguarda i motivi…bisognerà aspettare ancora un po’ per scoprirli, ma sono pazzeschi!