Tutti i dettagli della London Fashion Week 2024 che possono esserti sfuggiti
Annata importante per la London Fashion Week: nata nel 1084, quest'anno festeggia 40 anni (e fa esordire il suo hashtag ufficiale, #LFW40). Per questo le sue sfilate non potevano passare in secondo piano. Nessun minimalismo: quello che è andato in scena alle sfilate autunno inverno 2024 2025 è stato una specie di misticismo, combattuto tra mitologia, dive e folklore dark.
Tutto ruota intorno ai dettagli. Se ti fossi perso qualche curiosità dalle sfilate alla London Fashion Week 2024, le abbiamo riassunte qui sotto nei 15 punti più belli e carichi di significato.
#1 La sciarpa come babushka
Daniel Lee riporta Burberry alle sue origini, con trench iconici e le maxi sciarpe che riprendono elementi di archivio, come l’Equestrian Knight. Ma rende omaggio allo stile da countryside (e un po' alla regina Elisabetta II): i suoi modelli indossano le sciarpe come copricapi, proprio come Her majesty amava sfoggiare i foulard per andare nei boschi adiacenti Sandringham.
#2 Lo stile Grandma e Grandpa si mixano all'arte
Per Bora Aksu la musa di stagione è Eva Hesse, “sfiorata” durante un pellegrinaggio nella sua casa natale di Amburgo. Di lei ciò che più lo ha affascinato è la polvere di vernice tra i capelli e quello stile combattuto tra antico e moderno. Un tributo che inevitabilmente rimanda al vestire come la nonna, ripreso anche da JW Anderson attraverso maglieria e biancheria accostata a pantofole e cappotti talmente over da averli presi dall'armadio vintage in soffitta. Anche per il designer irlandese la sfilata è un tributo: si ispira infatti alla serie tv Last of the Summer Wine, che racconta le imprese di un gruppo di pensionati nello Yorkshire.
#3 Le piume sono i nuovi fiori
La sfilata di David Koma ruota intorno a due pilastri della danza contemporanea, la tedesca Pina Bausch e la spagnola Candela Capitan, messe a confronto con le sculture cinetiche piumate di Rebecca Horn. A spiccare è uno stile neo-espressionista, dove trionfano fusciacche e sciarpe realizzate in marabù e orli di piume. Erdem, invece, rende omaggio a Maria Callas, alla sua interpretazione di Medea nel 1953 e al suo stile «quasi da idolo pop degli anni '50», dove, immancabili, sono le piume colorate.
#4 Il balletcore si reinventa
Già dalla sede scelta da Molly Goddard, la English Folk Dance and Song Society, dovevamo aspettarci un nuovo lavoro. Protagonisti sono infatti taffetà e tulle che conferiscono nuovo volume, accostati a maglie per creare uno stile insolito, urbano e dalle connotazioni ugly, come spiega la stessa designer: «erano così brutti da essere belli». Lancia così un nuovo modo di indossare la gonna di tutù, anche in città e a qualsiasi ora e occasione. Huishan Zhang è invece rimasto affascinato dalla storia d'amore tra Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, a tal punto da averla voluta descrivere accostando il tulle al jacquard argentato. Le molte emozioni contrastanti, che si celebrano nello show, danno così via al ballet dress che tutti stavamo aspettando.
#5 Peluche come It-bag
La collezione di Simone Rocha si chiama The Wake e parla di un misticismo dark. Lo si percepisce dai grandi cani pelosi portati al braccio, dalla testa arruffata e con gli occhi rossi (realizzati in perline) che richiamano il canide spettrale Church Grim, che secondo il folklore celtico voleva essere l'ultimo compagno prima dell'oblio. «Molto seducente e un po' pericoloso» a detta della designer, ma anche la nascita di una nuova tendenza: dimenticare a casa la borsa e uscire con il peluche favorito è cool.
#6 Slip: due è meglio che uno
JW Anderson, nel suo tributo ai nonni, ci spinge a indossare le mutande come avremmo amato da bambini: doppie, una sopra all'altra, al posto degli shorts. Un'idea stuzzicante, ottima per l'estate.
#7 Il western inaspettato
Di cowboy e cowgirl ne abbiamo di recente già parlato. Eppure a stupire sono proprio gli stilisti: da Edward Crutchley a Molly Goddard è andata in scena un'eccezione all'esercizio di fusione tra texture e forme dove, protagonisti, sono stati anche decori in stile cowboy.
#8 Potere della rinascita
Richard Quinn ha dichiarato che il tessuto floreale da lui scelto inizialmente era stato venduto a un altro rivenditore e che, perciò, «nulla va sprecato». Così le sue trame di rose e ortensie vestono un nuovo modo di dire demi-couture, dal sapore decisamente più contemporaneo e da guizzi goth-glam. Per il designer ciò che conta è cercare costantemente la novità in modi radicali, meglio se in abiti che difficilmente passeranno di moda e dalla lavorazione responsabile.
#9 Il maglione è il nuovo gioiello
La collezione di Paolo Carzana si chiama Melanchronic Mountain e lo stesso giovane designer gallese dice di essersi ispirato all'arte medioevale di William Blake per creare una futuristica redenzione. I suoi vestiti vivono grazie a intrecci, dove i maglioni sono il dettaglio madre. Anticonformismo presente anche da 16Arlington, che sui suoi abiti ha creato un mix calibrato tra la chiccosissima ammazzavampiri Buffy e il look bondage sfoggiato da Madonna nel videoclip Human Nature. Che gli abiti siano di lana o di lattice poco conta: il maglione, prima di uscire, va annodato al collo come fosse una collana.
#10 La forza di un nodo
I dettagli parlano chiaro e sono ricchi di significato: che si tratti di una cintura o di un bracciale la forma deve essere quella di un filo annodato. A Roksanda, per esempio, le cinture ricordano le forme vorticose e a spirale dell'arredamento della casa di famiglia a Cap Martin, nel sud della Francia.
#11 Un nuovo modo di dire copricapo
Il mantra spesso ripetuto da Dumbuya è «sartoria britannica, stile dell'Africa occidentale». La modista britannica Lucy Barlow, per lo show, ha creato cappelli singolari, personalizzati intrecciando la rafia a forme di valigie. Dettagli esuberanti che vivono, in formato pouf, anche sulle teste delle modelle di Tolu Coker. E che ci fanno inevitabilmente domandare se indossare un cappello dovrà significare, d'ora in poi, sfoggiare un proprio personale bagaglio culturale.
#12 I cristalli dove non te li aspetti
Per Simone Rocha «c'è la perversione di essere adornati e incastrati». Per questo la designer lo fa attorno al seno e alle orecchie, impreziosendo cuffie e corsetti con cristalli. Una bella idea per impreziosire qualsiasi capo si desideri, per farlo uscire dall'ordinario.
#13 Il collegecore tributo a Harry Potter
Paul Costelloe porta in scena un look da Università che tutti amerebbero: stampa tartan, gonne sexy e maglioni caldi. Resta un dubbio: lo stemma, sì, recita “cor unum et anima una” (ovvero un cuore e un'anima sola) ma fa apparire una simbologia che tanto ricorda grifoni e tassi. Casualità o tributo?
#14 Lo scaldamani
Idea geniale quella di creare una borsa da portare al collo come fosse una collana e che funge anche da manicotti. La sartoria tecnologica portata in scena da Fashion East ha dato il suo verdetto: più praticità (calda) per tutti.
#15 Impara l'arte
Conner Ives è partito, per sviluppare la sua collezione, da un tributo ai “cigni” di Truman Capote che vive nei suoi copricapi, per poi omaggiare le sue donne-muse, e sfociare in dettagli che richiamano la pop-art di Andy Warhol. Pensiero simile lo ha fatto Mark Fast, con i suoi capi-murales omaggio alla street art, spronandoci a indossare l'arte più di prima.
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