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Cosa faremo quando la notte sparirà? Se lo chiede l'artista Djabril Boukhenaïssi, vincitore del premio Art & Environment di Lee Ufan Arles × Guerlain

Fino a settembre, la mostra À Ténèbres sulla scomparsa della notte è visitabile ad Arles, parallelamente a Les Rencontres di fotografia
Djabril Boukhenaïssi
Djabril Boukhenaïssi© Amélie Blanc

Djabril Boukhenaïssi, l'artista che con la sua mostra À Ténèbres ha vinto la prima residenza d'artista ad Arles di Lee Ufan Arles × Guerlain

Ad Arles non è mai veramente sera. O almeno durante i giorni di Les Rencontres, il festival della fotografia che anima la cittadina francese della Camargue da luglio a settembre, in cui puoi stare sicuro di trovare sempre una lucina che squarcia la notte, le lampadine soffuse che attorniano la parete di un bar, i telefoni che illuminano i volti dei ragazzi che si scambiano i numeri e si promettono di ritrovarsi, le illuminazioni colorate che provengono da un after party inscenato in qualche appartamento che è stato affittato per una manciata di giorni. Djabril Boukhenaïssi è stato per cinque mesi ad Arles proprio per studiare il funzionamento della notte nella città, affascinato dal concetto di sparizione che caratterizza quasi tutte le parole e i fenomeni naturali coi quali è cresciuta la sua generazione. Lo scioglimento dei ghiacciai, l'estinzione di specie animali, delle api, non ci sono più le mezze stagioni. Nato nel 1993, ha dedicato alla ricerca della sparizione della notte la sua residenza artistica ad Arles, la prima offerta dal museo Lee Ufan Arles e dalla Maison Guerlain all'interno dell'Art & Environment Prize, nato per «incoraggiare le produzioni artistiche altruiste e responsabili che offrono nuovi dialoghi con la natura», spiega Anne Carole Prazan, Director of Art, Culture and Heritage presso Guerlain.

À ténèbres, 2024
Olio e pastelli su tela
200 x 300 cm


Djabril Boukhenaïssi

Sulla mostra À ténèbres di Djabril Boukhenaïssi, vincitore della residenza d'artista

À ténèbres è una mostra soprattutto sul ricordo dell'oscurità. I protagonisti sono gli edifici della città della Camargue dove ha passato cinque mesi, che vengono sventrati e attraversati da scie fatate e violacee, un riverbero di com'era l'oscurità. Sta sparendo per l'inquinamento luminoso di fabbriche ed edifici, sempre illuminati a giorno, così da rendere invisibili le stelle da alcune grandi città, figurarsi la Via Lattea che decantano i nonni e antenati. Anche in campagna diventa una missione sempre più difficile, ogni giorno vengono installati nuovi faretti, seconda causa principale della sparizione degli insetti dopo il pesticida. In quanto artista militante, pensa certamente alle conseguenze ambientali di questa sparizione, ma la preoccupazione principale di Djabril Boukhenaïssi riguarda soprattutto la sfera artistica. Generazioni dopo la nostra non potranno testimoniare il notturno. Quante volte ci siamo messi a sospirare alla finestra di notte a casa da soli e siamo stati attraversati da qualche riflessione intensa e poetica? Quante sono le poesie o le opere d'arte che sono state ispirate dalla notte? C'è l'Inno alla notte di Novalis, le Poesie alla notte di Rainer Maria Rilke, pensa Djabril, fortemente influenzato dalla letteratura tedesca.

La fenêtre, 2024
Vernice molle e puntasecca su rame
21 x 12,5 cm


Djabril Boukhenaïssi

La fenêtre, 2024
Olio e pastelli su tela
55 x 46 cm


Djabril Boukhenaïssi

Ha avuto otto settimane per pensare a come raccontare la sparizione della notte ad Arles, dov'è rimasto affascinato dagli Alyscamps, la necropoli romana che sorge poco fuori dal centro della città e dove ci incontriamo più tardi dopo l'inaugurazione di À Ténèbres per una festa messa in piedi in occasione di Les Rencontres. «Tutto inizia dalla falena, simbolo per eccellenza di metamorfosi, di qualcosa che sparisce perché diventa altro», racconta l'artista. Un animale di cui si è appropriata nella letteratura anche Virginia Woolf per esprimere il concetto di scomparsa. Le prime opere che crea sono incisioni fantastiche, in bianco e nero, composizioni popolate da falene e altri animali della notte che si confondono tra le stelle, fuochi d'artificio, seppelliti sotto le sfumature del cielo. E poi arrivano i dipinti, in cui non si vede mai la notte, appare sempre in un gioco di apparenze e differenze, acquerelli e pastelli. «Il percorso della mostra dovrebbe iniziare dalle incisioni, ma riguardandole dopo aver visto i dipinti acquisiscono un nuovo senso». Sul titolo, dice, «è un gioco di parole, in francese significa sì tenebre, quel momento che precede l'arrivo della notte, ma lo si dice anche di qualcosa che sta per scomparire. Il mio lavoro non si interroga solo sulla scomparsa della notte e di tutto quello che significherà per il nostro immaginario del futuro, ma anche del linguaggio. Vengo da una generazione che sta testimoniando anche la sparizione di alcune parole. Se non abbiamo più l'esperienza intima della notte, come facciamo a ricordarci che cos'è? Questa domanda è solo un punto di partenza nella riflessione che vorrei animare».

L'impegno di Guerlain e di Lee Ufan nel confronto delle arti e dell'ambiente

Non poteva che tenersi presso la galleria ad Arles di Lee Ufan, celebre artista (pittore e scultore) coreano vissuto per molti anni in Giappone e poi anche a Parigi, che nelle sue opere teorizza l'arte dell'incontro, facendo dialogare il pensiero interiore con la realtà esterna. «L'artista è sempre stato in aperta connessione e dialogo con la natura. E da parte nostra, di Guerlain, ci siamo chiesti come mai non esistesse un premio che lasciasse che gli artisti si esprimessero sui pericoli ambientali in cui incorre il nostro pianeta e sul futuro della natura», racconta Ann Caroline Prazan, che da molti anni da Guerlain si occupa del programma artistico culturale, quando ci chiudiamo in una stanzina della galleria mentre di là sta prendendo forma un gioiosissimo vernissage. «Per questo è nato il nostro Art & Environment Prize. E in Lee Ufan abbiamo trovato un perfetto alleato perché ci ospita nella metà di sopra della galleria, un luogo riservato, appunto, al dialogo. Abbiamo ricevuto quasi quattrocento candidature, ma Djabril ci ha conquistato con le sue idee e con le sue riflessioni. È il primo anno che ospitiamo una residenza artistica, e per lui è stata la prima esperienza in una residenza, quindi è stato magico trovarsi: si è creata una connessione sinergica».

Saint Blaise, 2024
Olio e pastelli su tela
116 x 89 cm


Djabril Boukhenaïssi

Phalène n°1, 2024
Olio e pastelli su tela
22 x 27 cm


Djabril Boukhenaïssi

Nonostante sia la prima residenza d'artista offerta dal brand, Prazan ci racconta che l'interesse mutuato nel confronto di tutto quello che è arte non è nuovo. «Ci sono così tanti brand di lusso che collaborano con gli artisti, ma posso dire che per Guerlain è una ricerca che esiste da quando Pierre-François Pascal Guerlain ha aperto il suo negozio di profumi nel 1828 a 42, rue de Rivoli a Parigi, perché per lui era importante creare bellissimi contenitori per le sue fragranze. Lui amava gli impressionisti, e noi troviamo sincero e genuino continuare a nutrire lo stesso interesse nei confronti degli artisti contemporanei. Fa parte del DNA del brand, che non è un fashion brand, ma è un brand culturale».

À ténèbres, 2024
Acquaforte, acquatinta e puntasecca su rame

16 x 31,5 cm


Djabril Boukhenaïssi

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