Chi è la vera donna barbuta francese alla quale si è ispirato il film Rosalie?

Si chiamava Clementine Delait e nacque nella Francia di fine 800: nella pellicola prende il volto (barbuto, appunto) di Nadia Tereskiewicz
donna barbuta film rosalie
BSIP/Getty Images

La donna barbuta del film Rosalie è esistita davvero nella Francia tra fine 800 e inizio 900: ecco la sua storia

Il bellissimo volto di Nadia Tereszkiewicz - attrice francese lanciata da Valeria Bruni Tedeschi in Forever young (2022) - completamente ricoperto di barba. Un'immagine diventata la locandina perfetta di Rosalie, il film di Stéphanie Di Giusto - presentato in Concorso nella categoria Un Certain Regard al Festival di Cannes 2023 e dal 30 maggio nelle nostre sale - ambientato nella Francia rurale del XIX secolo che racconta la toccante storia di una giovane donna che decide di fare del suo segreto e della sua diversità la sua forza.

La pellicola lancia un messaggio purtroppo ancora attuale e necessario - prendere coscienza della propria unicità lottando contro i preconcetti - ispirandosi alla vera storia di Clémentine Delait. Ma prima di scoprire la sua vera storia, partiamo prima dal film e dal trailer.

Rosalie, cosa racconta il film

Rosalie (Nadia Tereszkiewicz) è una giovane donna nella Francia del 1870 il cui viso e il cui corpo sono interamente ricoperti di peli. Nonostante la sua diversità, rifiuta di diventare un fenomeno da baraccone e per non sentirsi rifiutata tenta di vivere una vita normale radendosi regolarmente. Tutto cambia quando sposa Abel (Benoit Magimel), il proprietario di un caffè sempre vuoto e drammaticamente indebitato con il ricco proprietario della fabbrica che dà lavoro a tutta la piccola comunità locale. Sarà lui a sposarla, senza conoscere il suo segreto. Dopo una iniziale ritrosia, Rosalie desidera essere vista come una donna normale, nonostante la sua differenza, che non vuole più nascondere. Lasciandosi crescere la barba, sarà finalmente libera. Chiede al marito di amarla così com'è, mentre gli altri vogliono ridurla a fenomeno da baraccone.

Una donna “freak” in un mondo disumano

Sarà in grado Abel di amare Rosalie? E riuscirà lei a sopravvivere alla crudeltà degli altri? Sono queste le domande che la regista Di Giusto fa al pubblico, proponendo la storia di una donna “outsider” che si interroga sull'umanità di una società che vorrebbe relegarla come “freak” in un circo o in un bordello. Invece Rosalie sogna un destino da cui vuole fuggire e lotta per rimanere se stessa - una donna affetta da irsutismo - nonostante gli altri. Rosalie è una donna liberata che deve affrontare il modo in cui gli altri la guardano, affermando la sua femminilità unica e la sua forza: alla fine i mostri sono gli altri.

Nadia Tereszkiewicz è Rosalie nel film “Rosalie” di Stéphanie Di Giusto

© 2023 TRESOR FILMS - GAUMONT - LDRPII - ARTÉMIS PRODUCTIONS

La storia di Clémentine Delait, la vera donna barbuta che ha ispirato il film Rosalie

Ma a chi si ispira il personaggio di Rosalie? A rispondere è stata la stessa Stéphanie Di Giusto: «Ad ispirarrmi è stata una donna straordinaria, Clémentine Delait. Una donna con la barba che è diventata famosa all’inizio del XX secolo. Il suo volto femminile coperto di peli mi affascinava dalle sua foto, conteneva un mistero, che era tutto da esplorare. Avevo letto un primo testo sull'argomento, simile a una biografia, ma avevo bisogno di andare oltre, senza dubbio per scoprire cosa mi risuonava intimamente quando guardavo queste foto. Sapevo che si era rifiutata di diventare un banale fenomeno da fiera, ma che aveva invece voluto essere “nella vita”, avere un’esistenza da donna».

Come già si evince dal titolo, la regista con Rosalie ha fatto una scelta precisa, ovvero quella di non girare un biopic. A noi allora non resta che scoprire la vera storia di Clémentine Delait, la donna descritta dai contemporanei come "la dama barbuta più illustre e celebrata di Francia" e "il perfetto esempio di dama barbuta".

Madame Delait in un ritratto del 1906

Hulton Archive/Getty Images

Nata in una famiglia di agricoltori il 5 marzo del 1865 a Thaon-les-Vosges, in Lorena, la Delait era robusta e irsuta sin da bambina, e iniziò a radersi regolarmente sin dalla tenera età. A 20 anni sposò Paul Delait, un fornaio del paese locale con cui avviò un bar. Per incuriosire (e allo stesso tempo tenere a bada) gli avventori del locale, già nel 1892 si faceva vedere con i baffi. Li portava con orgoglio, anche nella panetteria adiacente al bar, aperta per incrementare i guadagni. Ma oltre alla sua peluria, sapeva farsi rispettare da sola, grazie al suo impavido carattere: «Quando qualcuno cercava di mancarmi di rispetto, e un primo avvertimento non era sufficiente, lo afferravo con una mano dal dietro del collo, e con l’altra dal fondo dei pantaloni, e in men che non si dica era fuori». Parole tratte dalle sue memorie - un documento di 50 pagine scoperto nel 2005 - e che lei dettò negli anni ’30 a Pol Ramber, un giornalista locale.

Tutto cambiò quando nel 1901, durante una fiera a Nancy, Clémentine vide una donna irsuta farsi pagare 15 centesimi per mettere in mostra la sua barba, quasi insignificante (aveva solo pochi e radi peli sulla faccia) rispetto alla sua, che ormai doveva gestire, radendosi tutti i giorni. Tale visione le fece scattare una scintilla: dimostrare che la sua barba era molto meglio. A “istigarla” furono anche i clienti del bar che nella domenica di Pentecoste del 1901, che non fanno altro che parlare della “straordinaria donna barbuta della fiera di Nancy”. Clémentine decide così di fare una scommessa con loro: per 500 franchi non si sarebbe rasa per due settimane, per mostrare a tutti che la sua barba era molto più bella e folta (e degna di essere chiamata tale).

Clémentine Delait

Rykoff Collection/Getty Images

Un cliente accettò la sfida, e quando tutti videro il risultato, rimasero scioccati. Per la cronaca, quella cifra non venne mai pagata. A sostenerla per primo e più di tutti fu il marito, che decise di cambiare il nome del bar Le Café de La Femme à Barbe , "Il caffè della donna barbuta". Una volta sdoganata pubblicamente la sua barba, Clémentine Delait nel 1904 ricevette dalle autorità un permesso speciale per indossare abiti maschili a suo piacimento e diventò sempre più famosa, anche perché iniziò a vendere fotografie e cartoline di se stessa: in un'epoca pre-social e pre-influencer, era nata una celebrità.

Un successo dovuto alla sua barba, che curava con estrema cura. Charles Grossier, il suo ex barbiere, affermò che la Delait lo "guardava come un falco" ogni volta che gliela tagliava. L'uomo andava a trovarla tre volte alla settimana per lavarle la barba con uno shampoo speciale e affermava che "si prendeva cura di quella barba, la lavava, si ridacchiava, la spazzolava ogni giorno". Iniziò a girare l'Europa, attirando le folle di Parigi e Londra. Lei però non voleva essere considerata un “mostro”, a attraverso le sue apparizioni pubbliche, i suoi scritti e i suoi discorsi, cercò sempre di sensibilizzare il pubblico sull'importanza di accettare la diversità e di superare gli stereotipi di genere.

© 2023 TRESOR FILMS - GAUMONT - LDRPII - ARTÉMIS PRODUCTIONS

Clémentine Delait nel 1920

Rykoff Collection/Getty Images

Un esempio della sua battaglia avvenne durante la Prima Guerra Mondiale, quando Clémentine - che all'epoca lavorava come volontaria per la Croce Rossa - ricevette un'offerta da PT Barnum, proprietario del celebre circo: un contratto da ben 3 milioni di franchi. Lei rifiutò, anche per stare accanto al marito malato e diventato ormai invalido. Nel 1919, la coppia adottò Fernande, una bambina di 5 anni, e tre anni più tardi si trasferì a Plombieres, dove Paul poteva curarsi con le acque termali e dove Clémentine aprì un negozio di abbigliamento intimo. Rimasta vedova nel 1928, la Delait dopo la morte del marito tornò a Thaon, dove decise di riaprire un caffè. Nel 1930 accettò alcune proposte, arrivando a esibirsi a Londra, a Parigi, a Vichy, e poi a Belfast, sempre accompagnata dalla figlia adottiva.

Nel 1934 iniziò a soffrire di dolori reumatici e smise di viaggiare. Sempre più confinata in casa, a Thaon, la figlia le diede lezioni di violino. Morì d'infarto il 5 aprile del 1939 e, leggendo le sue memorie, salta all'occhio il passaggio in cui scrisse: «Quando morirò e mi troverò sulla porta del Paradiso, a San Pietro dirò: “Mio caro San Pietro, scommetto cinquecento franchi che non c’è una barba bella come la mia nel tuo paradiso”». Per ricordarla, negli anni 70 il suo paese nativo di Thaon-les-Vosges le ha dedicato un museo.

Clémentine Delait in uno scatto del 1907

Topical Press Agency/Getty Images

Il suo messaggio è sempre vivo: “abbracciate la vostra diversità”

Ricordare Clémentine, anche attraverso il film Rosalie, significa ricordare lo spirito allegro e coraggioso di una donna che anziché soffrire per la sua “diversità”, ne ha tratto orgogliosamente vantaggio, diventando il simbolo di una storia di autoaccettazione e autodeterminazione. Una vera e propria dichiarazione di emancipazione che continua a ispirare tutte le persone che ancora oggi lottano contro i pregiudizi di genere in un mondo ancora (sempre) disumano. Il suo barbuto volto, sorridente, sono un invito: “abbracciate la propria diversità: siete unici”.