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Bebe Vio, bronzo alle Paralimpiadi 2024 di Parigi: «Non sono le mie cicatrici. La mia storia è lo sport»

In questa intervista la campionessa di scherma ha raccontato i suoi sogni e i suoi prossimi progetti fra cui, ovviamente, i Giochi Paralimpici. E tutto ruota attorno all'unione e alla condivisione generata dallo sport, ma anche all'idea di una bellezza che va ben oltre l'estetica
Bebe Vio alle Paralimpiadi 2024 ottiene la medaglia di bronzo
Naomi Baker/Getty Images

Bebe Vio alle Paralimpiadi 2024 a Parigi: l'atleta si racconta a Vogue Italia con il suo entusiasmo incontenibile, tra nuovi progetti sportivi, bellezza e inclusività

«Sono felicissima, è una giornata straordinaria. Non è l'oro che tutti si aspettavano ma io sono felice, non è tutto regalato, è bellissimo»: così Bebe Vio commenta la medaglia di bronzo nel fioretto categoria B alle Paralimpiadi Parigi 2024, ottenuta il 4 settembre. Il riconoscimento si aggiunge ai titoli olimpici conquistati a Rio 2016 e Tokyo 2020 e potrebbe non essere l'unico: la stessa Vio competerà per la “finalina” nella gara femminile a squadre di fioretto nella serata del 5 settembre alle 17.30, accanto alle compagne Andreea Mogos, Loredana Trigilia e Rossana Pasquino. Bebe Vio, già presente, in versione modella, anche alle Olimpiadi 2024 e che quest’anno gareggia per la prima volta sotto il nome di Beatrice Vio Grandis (portando quindi il cognome di entrambi i genitori), era già stata tra i protagonisti della cerimonia d’apertura di questi Giochi paralimpici. E ancora prima, si era raccontata a Vogue in questa intensa intervista.

@bebe_vio

Bebe Vio, l'intervista di Vogue Italia

Il suo red carpet è stato sicuramente quello più abbagliante. Bebe Vio a Cannes 2024 ha illuminato la Croisette con il suo abito Dior realizzato interamente in cristalli, e ancor di più con il suo sorriso contagioso. Bebe Vio è una bella persona. È davanti agli occhi di tutti: è positiva, è allegra, è ironica, vuole usare ciò che la vita le ha dato per aiutare gli altri, per unirli, per fare sport tutti insieme, perché lo sport è la sua vita, la definisce come persona e racconta la sua storia, a differenza delle cicatrici «che dicono solo che ho avuto una malattia, e allora?», racconta sempre sorridendo e ridendoci su.

Bebe Vio è un esempio di bellezza. Di come la bellezza dovrebbe essere: un'emozione, una risata, un attimo di autoironia e poi focus su ciò che conta davvero, il valore delle persone. Bebe è una persona bella di valore. Voluta da L'Oréal Paris come spokeperson già da qualche anno, il marchio francese non avrebbe potuto scegliere una testimonial più bella di lei, in ogni accezione possibile.

Abbiamo chiacchierato con Bebe Vio dopo la sua partecipazione al Festival di Cannes, proiettandoci direttamente sui suoi impegni che la vedono fra le protagoniste dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024. Abbiamo parlato anche di sogni, gratitudine e bellezza. E per tutta l'intervista c'è stata sempre una costante potentissima: il bellissimo e contagioso sorriso di Bebe.

Intervista a Bebe Vio alle Paralimpiadi 2024 di Parigi

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Che cos'è la bellezza per te?

Sentirmi bella io, senza che siano gli altri a dirmelo. Il mio concetto di bellezza è più interiore e personale: decido io se mi sento bella o no.

Si dice che le cicatrici raccontino la nostra storia. Cosa ne pensi di questa affermazione?

Che lo dicono tutti, ma io sta cosa non l'ho mai capita. Perché le mie cicatrici devono raccontare la mia storia? Mica c'è scritto che faccio scherma! Al massimo dicono che ho avuto una malattia, ma non penso che raccontino la mia storia. Ci tengo che il racconto di chi sono venga fuori da me stessa, non da ciò che si vede all'esterno. La mia storia non si basa sulla mia malattia. La mia storia è lo sport: ho sempre fatto scherma sin da piccola. Quello che sento parte di me è il significato dello sport, come possa fare bene alle persone, quanto far parte di una squadra possa aiutare, quanto lo sport renda felici e quanto facendo sport si faccia del bene anche agli altri. Fare sport può sembrare una semplice azione, ma in realtà crea una reazione incredibile nelle altre persone.

Come ti sei sentita quando L'Oréal Paris ti ha scelto come spokeperson e cosa ne pensi del premio Lights on Women's Worth Award?

È stato molto figo, perché sono stati i primi a rappresentare ogni tipologia di bellezza. Non solo a dirlo a parole come fanno molti, ma a dimostrarlo con azioni concrete, come ad esempio le campagne pubblicitarie, come quella di Accord Parfait a cui avevo partecipato anche io. Anche la frase “Noi valiamo” per me ha un significato importante. Non conta cosa ti metti in faccia, sei tu che vuoi mostrarti per come sei veramente, per riuscire a comunicare qualcosa di te. Il premio è un'altra attività molto interessante, perché rientra nel concetto di non mostrare solo delle belle persone, ma delle belle persone pensanti e parlanti, che hanno qualcosa da dire. Hanno creato uno spazio che mancava nel mondo del cinema per le donne. È questo il messaggio del brand che mi piace: c'è qualcosa dietro da raccontare, qualcosa di valore.

La rappresentazione dell'inclusività nei media ha fatto dei passi notevoli negli ultimi anni. C'è qualcosa che non è stato ancora fatto e bisognerebbe fare?

Credo che ciò che possa fare la differenza adesso è non soffermarsi sulle persone con disabilità che ci sono già, di cui si parla di già, a cui è stato dato spazio. Ci sono tante persone non ancora conosciute che hanno storie belle da raccontare. Ci sono tanti atleti che hanno avuto carriere straordinarie, anche con molte più medaglie di me e con storie più belle della mia. Sono felice dell'attenzione che ho ricevuto negli anni, ma non sono l'unica disabile di tutta Italia. Il mio invito è quindi a scoprire e raccontare tante storie di persone disabili che non sono ancora note. Vi assicuro che ce ne sono di bellissime e possono fare la differenza.

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Cosa ci possiamo aspettare dai Giochi Paralimpici 2024 di Parigi?

Il 4 settembre ho la gara individuale, il 5 la gara a squadre. È bellissimo che si sia qualificata la squadra. Sono felicissima perché vado con dei “fratelli”, gli altri ragazzi del Fly2Paris team della nostra onlus. Siamo in 16 ad averci provato. In molti si sono qualificati, e altri ci stanno riuscendo adesso. La cosa più bella di avere delle Paralimpiadi vicino a casa è proprio il fatto che saremo lì tutti insieme, ci sarà tanto tifo, sembrerà di essere molto più a casa.

E cosa possiamo dire degli scorsi WEmbrace Games 2024?

Quello che stiamo cercando di fare è la versione visiva di come stiamo affrontando le cose e dove vogliamo arrivare. Ci sono 8 squadre da tutta Italia e sono composte da quello che vorremmo fosse la rappresentazione ideale della società di oggi, quindi 4 uomini, 4 donne, 4 bambini e 4 persone con disabilità. La figata è vedere come tutti insieme, facendo un pezzettino ciascuno, riescono a portare a termine il gioco. Che sarà una sfida dove noi aggiungiamo le barriere. Facciamo il contrario rispetto all'obiettivo della vita quotidiana di eliminare le barriere. Noi le aggiungiamo per vedere come le persone reagiscono e come riescono ad affrontare gli ostacoli tutti insieme.

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Qual è il tuo sogno?

Andare in una qualsiasi palestra in Italia e vedere bambini che fanno sport insieme. Chi in piedi, chi in carrozzina, chi vedendo e chi no. L'importante è fare sport insieme.

Per cosa sei grata?

Per tutto. Sono felice. Ho la possibilità di fare un sacco di cose, di conoscere tante persone. Più persone conosci più cose puoi apprendere dagli altri. Ho la fortuna di avere la famiglia più bella del mondo, degli amici fantastici. Ho la fortuna che la cosa che amo di più nella vita è diventato il mio lavoro e mi rendo conto che non succede a tutti, quindi sono grata perché nella mia vita ho tante cose che mi rendono felice.