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Isabella Rossellini nell'intervista su Vogue Italia: «Apparire più giovane della mia età lo trovo molto riduttivo e comunque è una battaglia persa.»

Ricordi, passioni e risate (molte) di una donna che, con le sue 38 copertine di “Vogue”, incarna l’evoluzione del concetto di bellezza. Attrice (con un film in uscita), regista, modella, etologa: signore e signori, ecco il ritorno della trascinante Isabella Rossellini (che sarà una delle protagoniste di Forces of Fashion)
isabella rossellini vogue italia ottobre 2023

Isabella Rossellini: l'intervista in esclusiva per la sua 38esima cover di Vogue Italia

Isabella è un caso unico. La copertina di questo numero è la sua trentottesima per Vogue – nella prima aveva 27 anni, ora ne ha 71. Appena nata era già una star, perché figlia di due artisti assoluti. Oggi lo è per quello che ha fatto nella sua vita. Top model eterna e attrice con una filmografia importante, è stata la compagna di due registi di prima grandezza (Martin Scorsese e David Lynch), ha saputo trovare la sua vocazione – l’etologia –, conduce una fattoria biologica nello stato di New York, è autrice di una serie straordinaria di cortometraggi e i suoi spettacoli a teatro sono una delizia.

Intervistarla è il vero problema, perché vorresti che la conversazione non finisse mai. Ridere è parte del suo essere – non a caso ha sintetizzato la sua vita con una frase: «La curiosità è il mio motore, ma le risate sono il mio carburante». Racconta Alice Rohrwacher (l’ha diretta nel film La chimera, in uscita il 23 novembre) che, durante le riprese, la pila di riviste anni 50 che costituivano parte della scenografia è improvvisamente caduta e così tutta la troupe l’ha vista sulla copertina di un numero di Oggi del 1952: c’erano due bebè appena nate – lei e la sorella gemella Isotta Ingrid – insieme ai genitori Roberto Rossellini e Ingrid Bergman…

Orecchini High Tide in oro giallo e pendenti Bean in oro giallo, giada e oro bianco, collezione Elsa Peretti, TIFFANY & CO.

Ti ha sorpreso ritrovare una tua immagine di bambina sul set de La chimera?
Mamma era perseguitata dai paparazzi, erano sempre alla porta di casa. Negli anni 50 i miei genitori sono stati protagonisti di una storia d’amore che aveva sollevato uno scandalo planetario ed erano su tutte le riviste di gossip. Quando, durante la lavorazione de La chimera, ho visto quella pila di giornali, ero certa che ci fosse almeno una copertina con mio padre e mia madre (ride, ndr).

Quando hai capito che i tuoi genitori erano delle star?
Da piccola, ma non avevo la dimensione della fama dei miei genitori. Quindi, alle elementari, volevo che le mie amiche fossero il termometro del loro successo. Chiedevo loro: “Mio padre è conosciuto più o meno di Fellini? Mia mamma è come Greta Garbo?”.

E ricordi quando hai visto i primi film dei tuoi genitori?
Mio padre li montava a casa, al piano di sopra, con la sua assistente Jolanda Benvenuti, mentre noi stavamo di sotto a giocare. Ogni tanto urlava: “State zitti, non sento le battute!”. Non ricordo se ce li facesse vedere. Ricordo però, a 12 anni, i suoi film didattici come per esempio L’età del ferro. Ma la prima volta che mi sono innamorata del cinema è stato per La carica dei 101 di Disney (1961). Avevo nove anni e già allora adoravo gli animali. L’ho visto due volte di seguito, uno spettacolo dietro l’altro. Ero incantata, forse perché stavo sperimentando l’emozione che ci dà il cinema e cioè quella di entrare in un altro mondo.

E la prima volta che hai visto un film interpretato da tua madre?
Ricordo in realtà la prima volta che mi è preso un colpo: è successo con Giovanna d’Arco di Victor Fleming (1948, ndr). Lei era la protagonista, veniva colpita da una freccia e poi bruciata… Quando abbiamo visto la scena del rogo noi bambini siamo scoppiati a piangere. Ci hanno portati via dal cinema. Mamma, che non era con noi, è dovuta correre a casa e mostrare che era viva. Ancora ricordo il terrore che ho provato in quella sala (ride, ndr).

Quando giravano un film sentivi la loro mancanza?
A volte stavano fuori per mesi e ovviamente mi mancavano, ma ho sempre saputo che, in caso di problemi seri, ci sarebbero stati. Io sono nata con una deformità della spina dorsale, una grave scoliosi. Ho subito delle operazioni serie e, allora, i miei genitori smettevano di lavorare per stare con me. Ho sempre saputo di poter contare su di loro. Nella retrospettiva che presenterò alla Festa del Cinema di Roma ho voluto inserire Sinfonia d’autunno (1978) perché tratta proprio di questo problema, il conflitto tra carriera e famiglia. Mia mamma nel film interpreta il ruolo di una pianista di successo, mentre Liv Ullman, la figlia, le rinfaccia di averle rovinato la vita in nome della carriera. Liv mi ha raccontato quello che avvenne durante la scena madre del film: il regista Ingmar Bergman voleva che nel volto della madre, man mano che la figlia procedeva ad accusarla, si leggesse la consapevolezza e il peso delle sue colpe. Mia mamma però disse: “Io le darei una schiaffo! Nessuno è responsabile della vita degli altri”. E così scoppiò una lite tra loro. A Fårö, dove si giravano i film di Bergman, tutti lo consideravano un dio. Mai un attore l’aveva contraddetto. Quando sono rientrati sul set hanno girato il primo piano della madre e Liv mi ha detto: “Ho capito l’immenso talento di tua madre. Il suo volto era lo specchio di una rabbia esplosiva ma silenziosa, era come una gabbia che imprigionava le donne all’interno di regole patriarcali, capace di dare una nuova dimensione, più profonda e più moderna, al personaggio”.

Una madre così forte, così indipendente ha certamente segnato la tua vita.
Sì, certamente. Ma nella nostra famiglia non è che si affermasse il principio secondo cui le donne possono lavorare e avere una carriera. Mamma era ritenuta un caso a parte. Si diceva: “Per Ingrid essere attrice è una vocazione. Poverina, se non recita si rattrista”. La sua era ancora un’epoca in cui si riteneva che le donne fossero naturalmente portate a rimanere in casa ad accudire figli e marito. Ma con l’esempio di mamma e gli anni 70, periodo esplosivo del femminismo in Italia, ho preso ben presto la decisione di essere una donna indipendente. Per questo già a 22 anni mi guadagnavo da vivere: l’indipendenza è prima di tutto una questione finanziaria.

Terminata la scuola, però, non hai pensato di fare l’attrice.
Avevo certamente timore di un paragone con mia madre. E mio padre mi aveva regalato un libro decisivo per la mia vita, L’anello di Re Salomone di Konrad Lorenz, il fondatore dell’etologia. Ne fui folgorata e avrei voluto studiare gli animali, ma all’epoca non c’erano corsi di questa disciplina. Mi piaceva anche la moda. In famiglia mia cugina, Fiorella Mariani, e la prima moglie di mio padre, Marcella de Marchis, a cui ero molto legata, erano entrambe costumiste. Mi sono detta: “Faccio la costumista anche io!”. Così mi sono iscritta all’Accademia di costume e moda a Roma. Ho iniziato come assistente di Marcella e contemporaneamente mi sono arrivate proposte dalla televisione.

Che ricordo hai della trasmissione L’altra domenica?
Lì ho avuto la fortuna di lavorare con persone come Arbore, Benigni e De Crescenzo. Mi hanno insegnato che tante idee nascono dalla convivialità, dall’amicizia, dallo stare assieme divertendosi. Renzo Arbore è stato senza dubbio il mio grande maestro, la “musa” dei miei filmetti come Green Porno.

E poi Bruce Weber ti chiede di fare la modella.
Avevo un flirt con un giovanissimo Fabrizio Ferri, gestito dalla stessa agente di Bruce Weber: lui mi vide e mi propose di posare per un servizio per Vogue Italia. Così feci il mio primo shooting. Alex Liberman – allora direttore editoriale di Condé Nast – vide le foto e disse: “Mandatela da Avedon”. Nel 1982 ebbi 4 copertine su Vogue America, di cui tre consecutive, un fatto del tutto eccezionale che mi portò al contratto con Lancôme. Sono entrata nel mondo della moda dalla porta principale. Avevo 27 anni, ero già âgée per quel mondo, ma sembravo molto più giovane!

Parliamo dei grandi fotografi di moda con cui hai lavorato.
Penso che siano degli artisti. Richard Avedon mi disse: “La modella è come un’attrice del muto. Non ha a disposizione un dialogo, ma deve esprimere emozioni. Io fotografo le emozioni, non il tuo bel naso! Sappi che non esiste bellezza senza emozioni”. È così che ho capito il mestiere di modella. Poi mi ha incoraggiato a diventare attrice. “Sei già attrice del muto. Ora devi solo aggiungere la parola!”.

Tu hai avuto 38 copertine di Vogue, ma questa di Vogue Italia con le foto di Zhong Lin è speciale...
Sul set mi sembrava di essere nello studio di Magritte. Le immagini di Zhong Lin hanno una dimensione poetica, raffinata ed elegante. È proprio questo che io chiedo alla moda e alla cosmesi. Voglio indicazioni su come essere elegante e raffinata. Apparire più giovane della mia età lo trovo molto riduttivo e comunque è una battaglia persa. Ho chiesto a Vogue Italia di non ritoccare le foto e lasciarmi con le mie rughe. Francesca Ragazzi, che dirige il magazine, ha accettato: le nuove generazioni cercano definizioni di bellezza più moderne e più intelligenti. Sono curiosa di vedere le reazioni delle lettrici. Alcune saranno positive altre negative. Chissà! Non ti posso dire l’emozione quando, 10 anni fa, la prima donna direttrice di un grande brand beauty, Françoise Lehmann, mi ha chiesto di tornare a fare la pubblicità per Lancôme. Ero stata mandata via a 40 anni, dopo più di 14 anni di lavoro, perché “troppo vecchia” per rappresentare la bellezza. Che fortuna poter vivere così a lungo da essere testimone della grande evoluzione sociale di noi donne!

Berretto oversize di lana realizzato a mano AISLING CAMPS. La lana utilizzata proviene dalle pecore di Mama Farm, un’oasi bucolica appena fuori dal villaggio di Bellport, di proprietà della stessa Isabella Rossellini e della figlia Elettra Wiedemann.

La moda e la cosmesi contano quando sei attrice, quando interpreti un personaggio?
Vittorio De Sica diceva: “L’abito fa il monaco”. Trucco e costumi contano moltissimo. Per il personaggio di Dorothy Vallens in Velluto blu ho proposto a David Lynch di apparire come una bambola: ombretto azzurro, rossetto rosso, parrucca con bei boccoli. Una maschera per nascondere il segreto di essere una donna abusata. Per il personaggio di Perdita Durango in **Cuore selvaggio **invece mi sono ispirata alla pittrice Frida Kahlo. Perdita doveva essere attraente ma doveva far paura, essere minacciosa e provocare anche ripugnanza. Mi sono venuti in mente gli autoritratti della pittrice con le sue sopracciglia spesse e unite – e in alcuni quadri si vedono anche un po’ di baffi. David mi ha lasciata fare – a parte i baffi, quelli non li ha voluti assolutamente!

Come arrivi alla regia?
Devo moltissimo al regista d’avanguardia Guy Maddin. Il primo film che abbiamo fatto insieme è stato The Saddest Music in the World e ho scoperto che lavorava con una troupe minuscola, fatta di sette/otto persone. Mi sono detta: “Allora posso diventare regista anch’io!”. Per me sarebbe impossibile dirigere una troupe di ottanta persone, urlare: “Silenzio, azione, stop!”. Sul set di Guy c’era una grande concentrazione, eravamo tutti amici, ogni cosa era semplice e divertente. Per celebrare il centenario di mio padre abbiamo fatto il nostro secondo film insieme, My Dad Is 100 Years Old. E lì ho scoperto che il mio stile non è neorealista, ma surrealista (ride, ndr).

Come sei arrivata a fare i tuoi cortometraggi sugli animali?
Robert Redford ha visto il film su mio padre e l’ha comprato per il suo canale televisivo SundanceTv. Mi ha anche spinto a continuare nella regia. YouTube era ai suoi esordi, e lui mi propose di fare dei corti, una serie di film, della durata di non più di due minuti l’uno, su un tema ambientalista. È nato così Green Porno. Sono piccole storie sugli accoppiamenti degli animali, dove io sono sceneggiatrice, costumista, attrice e regista. La serie ebbe un grande successo! Ho continuato poi con le serie Seduce Me, sulle strategie di corteggiamento degli animali, e Mammas, sull’istinto materno. Ho anche scritto monologhi per il teatro e porterò il mio spettacolo Il sorriso di Darwin nei teatri italiani a gennaio 2024.

E qui si combinano i tuoi amori, il cinema e l’etologia.
Esatto! Il lavoro da modella era praticamente finito, non avevo molti ingaggi come attrice e i miei figli erano ormai grandi. Mi sono quindi iscritta all’Università per laurearmi in etologia e ho cominciato a fare i film sugli animali. Ho anche deciso di andare a vivere in campagna: così ho comprato un terreno e ho creato una fattoria biologica, guidata da molto ottimismo e altrettanta ignoranza – non sapevo quanto fosse difficile fare l’agricoltore (ride, ndr). A Mama Farm coltiviamo verdure e abbiamo api, polli, pecore e capre, ma è soprattutto un laboratorio per nuove idee. Collaboriamo con le scuole e per la prossima stagione la stilista Aisling Camps ha creato una piccola collezione raffinatissima utilizzando la lana delle nostre pecore.

A Roma, per la Festa del Cinema, riceverai il premio alla carriera e ti sarà dedicata una retro-spettiva. Ci sarà un documentario su di te di Marian Lacombe e presenterai La chimera, dove appari molto più vecchia della tua età. Hai chiesto alla regista di recitare con una parrucca di capelli bianchi… Rappresentano il simbolo della vecchiaia e io ho ancora quasi tutti i capelli scuri. Il film di Alice Rohrwacher, che è bellissimo, ha a che fare con i tombaroli e quindi anche con l’aldilà. Ci sono riferimenti al mito di Orfeo ed Euridice, di Proserpina. Il nome del mio personaggio è Flora, e cioè Demetra nella mitologia greca: doveva essere una donna molto anziana, già con un piede nella tomba. È la figura di passaggio tra la vita e la morte. I capelli bianchi mi sono sembrati essenziali per questo personaggio. È stato proprio il mestiere di modella che me l’ha insegnato: con un solo fotogramma si può raccontare tutta una storia.

Isabella Rossellini sarà una delle protagoniste di Forces of Fashion, l'evento di Vogue che racconta il mondo della moda attraverso le voci dei protagonisti, e che approda per la prima volta in Italia, a Roma, il 21 ottobre. Qui tutte le info per partecipare: l'evento è gratuito ma su prenotazione.

Camicia con scollo a Lavallière in mussola di seta e pantaloni di pile a gamba larga SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO. Orecchini ALEXANDER MCQUEEN, ballerine Tabi con cristalli MAISON MARGIELA.

Tutto il servizio di Isabella Rossellini su Vogue Italia Ottobre 2023 lo trovate da oggi in edicola

CREDITI:

Photo ZHONG LIN.
Styling TATI COTLIAR
Hair ESTHER LANGHAM
Make-up GRACE AHN using LANCÔME
Manicure NORI
Set designer GERARD SANTOS
Stylist assistants JIMENA GARCÍA VÁZQUEZ, ANGEL EMMANUEL
Photographer assistants YUAN LING WANG, HUY LUONG, MAX MIKULECKY
Production T • CREATIVE BY TRISTAN RODRIGUEZ

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