Istituto Secoli: nove decenni di storia dedicati al crescere talenti, come i “designers to watch” del Secoli Fashion Show 2024.
Con una sfilata che celebrava il ritorno delle eredità del passato per rileggere il presente, la serata di giovedì 6 giugno vedeva la 41esima edizione del Secoli Fashion Show prendere vita negli spazi di Talent Garden, a Milano. Già nel titolo “Diacronie - Scene dal Tempo” si codificavano le ispirazioni che dettavano il ritmo nelle collezioni degli studenti laureandi di Istituto Secoli. In passerella, oltre alle creazioni migliori, anche un saper-fare che spegne 90 candeline di storia dell'istituto: «Con orgoglio la scuola di moda più longeva in Italia, un traguardo che serve da stimolo per il raggiungimento di nuovi obiettivi» ha dichiarato Matteo Secoli, Presidente di Istituto Secoli.
Lavorando in sinergia per crescere i designer del futuro, accanto a Istituto Secoli c'erano Regione Lombardia e il Comune di Milano, oltre alle istituzioni ANTIA, Camera Nazionale della Moda Italiana, IACDE e Piattaforma Sistema Formativo Moda ETS. Non mancavano anche le aziende che contribuiscono ogni giorno a rendere il territorio italiano uno dei più innovativi e sostenibili del settore moda: da Albini Group a Candiani, passando per Asahi Kasei Fibers Italia (BEMBERGTM), Brunello, Eurojersey, Lectra, Lisa, Macpi e Tessitura Grisotto. Mettendo a disposizione materiali, apparecchiature e strumentazioni d’avanguardia, le realtà hanno contribuito al lavoro dei giovani designer nella costruzione delle loro collezioni, oltre a conferire riconoscimenti e borse di studio ai molti gli studenti che, grazie all’impegno dimostrato lungo il percorso formativo, le hanno meritate.
Il Secoli Fashion Show 2024 ha visto, quindi, sfilare innanzitutto le capsule dei 4 studenti profilati come “designers to watch” da Istituto Secoli, impegnato a proporre in anteprima i futuri protagonisti del settore. Daniele Cavallo, con la collezione menswear “Freedom”, omaggiava la libertà rivoluzionaria dei moti di Stonewall e la lotta contro l’Apartheid: una rottura silenziosa, nascosta nei dettagli e nelle de-strutturazioni del guardaroba maschile che, assenti, diventavano testimonianza di emancipazione. Per Miriam Maggioni, invece, la libertà sta nel parlare d'identità abbracciando tutti gli aspetti della propria personalità, compresi quelli più nascosti e meno apprezzati. Nella collezione womenswear “Essere non è da me” era, così, possibile notare uno stile multiforme ed incoerente, contro la stereotipia degli esseri umani.
In “Identità Radici” di Michela Santegidi ritorna il concetto di identità, ma si rende protagonista di una dicotomia fra il punto e lo zero, due segni dal significato completamente diverso che nella sua capsule womenswear sembrano completarsi a vicenda. L'identità e le radici si fondono, così, in un unico percorso in continuo movimento, dove non vi è né un inizio né una fine. Lavorazioni all’uncinetto e ricami, rimandi espliciti alla Sicilia di Ilaria Giarratana, concludono la prima parte della sfilata. “Love Letter From Sicily” è la collezione menswear che ragiona attorno al concetto di bello a partire da un Made in Italy artigianale centrale nel racconto del territorio, soprattutto se guardato con occhi stranieri.
Le riflessioni attorno al senso del tempo proseguivano poi con una divisione in tematiche condivise con le aziende partner. Ne “Il Brutto Espressivo”, le studentesse Martina Aroldi, Rachele Farnetani, Teresa Corelli, Federica Calopresti e Sofia Bevilacqua spodestavano i canoni della cultura artistica tradizionale per imparare a guardare senza preconcetti. Al centro de “L'Evoluzione Creativa”, le collezioni di Subin Park, Elena Gattoni, Daniela Zani, Olivia Pedone, Aurora Africano e Camilla Papi rileggevano il concetto evoluzionistico tramite forme che si adattavano e, espandendosi lentamente, assumevano concretezza e sembianze nuove.
Con “L'Attivismo”, Ilaria Pansera, Anna Bettoli, Chiara Argirò, Alice Vincenzi, Hector Luis Ortega Romero e Andrea Edna Gobbi manifestavano un rovesciamento di significato in cui è l’arte il mezzo d’azione grazie al sapere, sia esso satira o denuncia. Secondo “Il Curatore” di Elena Rasia, Caterina Luigia Di Nicuolo, Siria Ciaffaglione, Zijing Yu, Francesca Colelli e Gaia De Stefani, riportare alla luce ciò che in apparenza non si vede diventava offerta di nuova vita, come l’azione che sta alla base della curatela. Attraverso “Il Muro di Berlino” i giovani designer Yujin Lee, Simone Cairoli, Thomas Carlini, Emanuele Moda e Lorenzo Spagnolo demistificavano una barriera architettonica dall'identità mista: brutale e malinconica da un lato; energica, sovversiva ed istintiva dall’altro.
Per “Il Saluto Primordiale” il focus era come l’identità di un individuo si generi in base al rapporto con il prossimo a partire dalla prima connessione con l’altro. I rapporti umani sono passeggeri, la realtà è virtuale, il dialogo è ridotto, la paura è quella di scomparire: a sfilare erano i capi di Ilaria Nolli, Filippo Corsi, Valentina Marchesi, Rebecca Foglieni, Yeimy Andrea Stoduto e Ambra Speciale. Infine, la pratica d'adorazione in “L'Idolatria” era punto di partenza per rappresentare la perfezione e celebrazione di bellezza e potenza racchiuse nella matericità delle raffigurazioni solenni. Gli studenti coinvolti erano Carlotta Giandini, Sabrina Ghidotti, Claudia Romeo, Viola Ciccone, Veronica Paganini e Alice Arata.
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