Intervista

Jasmine Paolini leggenda olimpica: il sogno confessato a Vogue Italia è realtà

Abbiamo intervistato la tennista entrata nella storia del tennis italiano che dopo aver raggiunto la finale Wimbledon ha vinto l'Oro olimpico nel doppio insieme a Sara Errani
jasmine paolini

Jasmine Paolini, l'intervista a Vogue Italia della tennista diventata leggenda

“Sognare è la cosa più importante della vita”. Sin da quella prima racchetta, che suo padre Ugo le passò quando era solo una bambina di 5 anni, è sempre stato questo il mantra di Jasmine Paolini, la 28enne tennista italiana che domenica 4 agosto, nella finale di doppio con Sara Errani, ha vinto una storica medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi 2024.

Una vittoria in rimonta, fino al tie break finale contro le neutrali Andreeva e Shnaider, sempre in palla e degne rivali. Si tratta di un Oro storico, una vetta mai vista prima, anche perché in 128 anni di storia, mai nessuna tennista italiana era arrivata a giocarsi una finale olimpica. Alla fine del match le emozioni sono esplose, incontenibili, profonde, indelebili.

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Questo trionfo si affianca all'altrettanto storica finale di Wimbledon 2024 dello scorso luglio che già regalò emozioni indelebili a tutti gli amanti del tennis (e non solo). Così piccola eppure così grande: nonostante la sconfitta, per Magic Box (citando il soprannome che i tifosi inglesi del Chelsea alla fine degli anni 90 diedero al calciatore italiano Gianfranco Zola, un fenomeno assoluto con i piedi nonostante la bassa statura) e per il tennis italiano questo torneo è già diventato Storia. Nessuna atleta azzurra prima della Paolini era infatti andata così avanti nello Slam britannico.

Un risultato clamoroso, leggendario, ma tutt’altro che casuale. E a dimostrarlo è stata la precedente semifinale contro la croata Donna Vekic, giocata fino all’ultima palla, all’ultimo punto del tie break. Jasmine ha vinto in rimonta, dopo essersi piegata più volte. Ma senza mai spezzarsi. Reagendo sempre. Con quella grinta non comune che fa andare oltre i propri limiti, anche quando tutto sembra svanire, anche quando la fatica sembra prevalere. Un'attitudine che ha messo in campo anche nell'atto finale, sfiorando il trionfo prima di cedere nell'ultimo set. Una leonessa mai doma. Nemmeno per un secondo.

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Al pubblico di Wimbledon resterà impresso per sempre ogni suo colpo vincente, quel suo grido - “Forza!” - altro non era che il ruggito di uno spirito fiero e impavido che non ha paura di nessuno. Che non smette di sognare, mai, anche quando tutto sembra ormai finito. Ai centimetri che le mancano in altezza, Jasmine ha sopperito con il cuore, la grinta e una tenuta mentale impressionante, capace di tenera a bada il più possibile le emozioni. Compresa quella di giocare sotto gli occhi lucidi dei genitori e di suo fratello William (più giovane di lei e pure lui tennista). Per questo ogni volta che gioca con questo spirito e questa tenacia, vince lo stesso, anche quando perde: il suo modo di giocare è una lezione di vita prima che ancora che una lezione sportiva.

Impossibile non innamorarsi di lei, di quella sua maschera di tensione - dalle mille espressioni: dagli sguardi feroci in piena trance agonistica, a quelli rammaricati per i colpi mancati - che si scioglie in un sorriso bellissimo e contagioso nel momento della vittoria. Vederla giocare è un autentico viaggio esperienziale che racchiude tutte le traiettorie dell’esistenza: dall’esaltazione alla paura, dall’euforia alla delusione, dall’ansia di non farcela al riscatto. Alti e bassi accomunati però da un denominatore comune: non arrendersi mai.

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Un mese prima di Wimbledon, Jasmine Paolini aveva raggiunto anche la finale del Roland Garros, un'impresa in cui in precedenza riuscì una certa Serena Williams. E non vi è alcun dubbio che il 2024 per la Paolini sia un anno speciale, indimenticabile, anche se sull’erba londinese non è arrivata la coppa. Se al Roland Garros è stata una sorpresa, a Wimbledon Jasmine è diventata una certezza. Sotto la guida di Renzo Furlan, la tennista italiana - cresciuta tra Bagni di Lucca, in Toscana, e Łódź (città d'origine di sua mamma Jacqueline, che è metà polacca e metà ghanese) - ha dimostrato al mondo intero il suo valore, non solo come tennista capace di entrare nella top 10 mondiale (ora è 5ª nel ranking mondale WTA), ma come donna coraggiosa che non si arrende mai davanti a nessuno ostacolo. D’altra parte, si sa, lo sport (e in questo caso il tennis) è come la vita. E la partita, ogni giorno, bisogna giocarla come fa lei, Jasmine Paolini.

Subito dopo la finale di Londra abbiamo raggiunto Jasmine Paolini, che avevamo contattato precedentemente a Eastburn, dove l’atleta nata a Castelnuovo di Garfagnana si trovava per disputare il torneo che ha giocato subito dopo l'altra storica finale raggiunta al Roland Garros.

Jasmine, che ricordi avrai di questa finale?

Avrò tanti ricordi, purtroppo il primo che mi viene in mente è che purtroppo l'ho persa. Però se mi fermo a riflettere mi porterò sempre dentro l'emozione di giocare nel campo centrale, con un pubblico così tanto caloroso.

Il pubblico ti ha amato!

Sì, ed è stato davvero pazzesco giocare una partita del genere, una finale così importante, con tutti gli spalti pieni. La sfida è stata dura, ho perso, ma devo cercare di vedere la cosa positiva. Arrivare a giocare un match così importante è stato qualcosa di positivo, indubbiamente.

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Stavo proprio per dirtelo: la tua esperienza a Wimbledon è stata comunque una vittoria per te e per il tennis italiano. Con che spirito arrivi alle Olimpiadi?

Wimbledon è stato sicuramente un torneo positivo, c'è un po' di rammarico per questa finale persa, però devo cercare di essere contenta per queste due ultime settimane che sono state bellissime. Ora mi rilasso un paio di giorni e poi cercherò subito di riadattarmi di nuovo alla terra per arrivare al meglio alle Olimpiadi.

Sono un tuo obiettivo?

Assolutamente sì, sono un obiettivo importante. Ci sono una volta ogni quattro anni, quindi metterò il massimo impegno per per cercare di far bene, anche se non sarà facile. E poi ogni torneo è diverso dall'altro. L'importante è avere sempre alta la voglia di lottare su ogni punto, cercando sempre di tirare fuori il meglio.

Poco più di un mese fa proprio a Parigi giocavi la finale del Roland Garros…

A Parigi furono due settimane molto positive. Ora però sono focalizzata totalmente sul presente, perché è così che mi concentro, preparando sempre al meglio il prossimo torneo. Ora nella mia testa ci sono le Olimpiadi: è quello il mio obiettivo. E non vedo l'ora di mettermi nuovamente in gioco.

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“Jasmine, sei troppo bassa per arrivare ad alti livelli”. Quante volte ti sei sentita dire queste parole?

In realtà non mi è capitato tante volte che me l'abbiano detto. Le persone a me vicine non mi hanno mai posto questo limite. Sicuramente se fossi stata alta qualche centimetro più forse mi avrebbe aiutato. Ma chi lo sa? Sinceramente in questo momento non mi pongo il problema, no? Penso a giocare con le armi che ho a disposizione.

Ora che sei la numero 7 al mondo, che soddisfazione provi?

Una grande soddisfazione, anche se non la vivo come una rivincita personale. Non provo questo tipo di sentimenti e sensazioni.

A questa “mancanza di centimetri in altezza” rispondi con un’agilità e una potenza nelle gambe non indifferente. Ci racconti come hai lavorato sul fisico e sulla tecnica per arrivare così in alto?

Sì, per arrivare a questi risultati c'è dietro un lavoro continuo sia tecnico che fisico. La cosa più importante è dare continuità al programma con il preparatore atletico, anche durante i tornei. Cerco di portarmelo dietro il più possibile perché penso sia un lavoro che va fatto tutti i giorni. E ovviamente è fondamentale anche la parte tecnica: oltre al mio allenatore (Renzo Furlan, ndr) mi dà una mano anche Danilo Pizzorno che è un video analista. Tutti insieme, come una squadra, cerchiamo quindi ogni giorno di aggiungere un mattoncino alla volta, con l'obiettivo di migliorare tutti gli aspetti.

Owen Hammond - WTA

Prima di ogni cosa, però, c’è la testa. Come ti alleni mentalmente? Quanto nel tempo sei riuscita a curare questo aspetto?

In passato ho lavorato con degli psicologi e quello mentale è un aspetto che sicuramente voglio riprendere al più presto perché penso che sia molto importante. Soprattutto sono convinta che il fatto di conoscersi meglio secondo me aiuta molto a migliorare la performance campo.

Sei un esempio per le nuove generazioni di aspiranti tenniste. Che messaggio vorresti lanciare loro?

Sicuramente il messaggio che vorrei lanciare è quello di divertirsi e che è la cosa più importante. Ti deve piacere e divertire quello che fai. Deve essere proprio una passione. Ma avrei anche un altro messaggio…

Quale?

Non bisogna mai aver paura di sognare.

Chi a tua volta ti ha ispirato?

Beh, pochi dubbi: la mia generazione è quella cresciuta guardando la rivalità tra Roger Federer e Rafa Nadal. Semplicemente leggendari.

Owen Hammond

Cosa ti ha insegnato il tennis per affrontare la vita? E quanto la vita ti ha preparato ad essere più forte come tennista?

Credo che il tennis sia uno sport in cui devi trovare rapidamente soluzioni ai problemi che ti si presentano. Sia quelli che ti pone l'avversario, sia quelli che vivi il giorno specifico del match, che si legano a come ti senti. Alla fine la spunta chi è più bravo a risolvere queste criticità, senza dimenticare che anche la fortuna, chiaramente, conta tantissimo. Alla fine sono però solo partite di tennis. I veri problemi possono essere fuori dal campo. Però la cosa bella è che ogni punto è un modo per mettersi in gioco.

Che sensazioni vivi prima di una gara importante?

Sicuramente un po' di tensione c'è. E secondo me fa anche bene. Poi una volta che si scende in campo, per fortuna queste sensazioni la maggior parte delle volte, se non quasi sempre, se ne va immediatamente. Sono una che cerca sempre di concentrarsi su quello che deve fare dentro il campo.

In che modo riesci a isolarti, a concentrarti e a tranquillizzarti?

Seguo una mia routine, ovvero mi riscaldo prima del match, me ne sto magari un attimo per per i fatti miei, cercando di pensare.

Sei scaramantica? Hai dei riti portafortuna?

No, penso solo a quello che devo fare, cerco la concentrazione parlando con l'allenatore. E no, dei riti portafortuna prima del match non ne ho.

Da questo punto di vista il lavoro che hai fatto con Renzo Furlan è stato per te una svolta. Qual è stato il “click” che ti ha fatto cambiare marcia? Quanto il tennis (e più in generale lo sport) comporta prima di tutto una sfida con se stessi prima ancora che con gli avversari di turno?

Prima di entrare in campo, soprattutto se sono più tesa o nervosa, cerco di parlare con il mio allenatore per cercare di entrare in campo più serena e tranquilla. Esternare prima di una gara le mie sensazioni, le mie preoccupazioni, riduce il mio nervosismo e la tensione che si è accumulata prima del match. Non credo ci sia stato per me un vero e proprio “click”. Penso invece che ciò che sto raccogliendo sia frutto del lavoro quotidiano e sicuramente anche delle tante partite vinte. Sicuramente questo aspetto mi ha aiutato ad avere più fiducia in me stessa.

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Com’è nato il tuo amore per il tennis? Ricordi ancora (e se ce lo puoi raccontare) quando hai preso la prima volta una racchetta in mano?

Ho iniziato a giocare a tennis quando avevo cinque anni, grazie a mio padre e mio zio che giocavano a tennis a livello amatoriale.

E cosa hai provato?

Mi passarono questa racchetta in mano e mi dissero di provare. Ricordo ancora la mia prima lezione: mi piacque subito e da quel primo momento non ho mai smesso.

Tua madre è polacca. Quanto è stata importante per te la città di Lodz, per la tua crescita umana? Cosa ti porti sempre dentro di questa nazione?

Mi porto dentro tanto, anche perché fino ai 10 anni praticamente andavo a Lodz tutti gli anni. Ho tanti ricordi di infanzia dei miei parenti e di mia nonna e quindi se penso alla Polonia sicuramente penso a momenti positivi della mia vita, no in cui ero bambino. Poi ci sono andata sempre più di rado perché gli impegni scolastici e soprattutto sportivi sono aumentati sempre più. Ma mi porto la Polonia nel cuore: conoscere la loro storia, la loro cultura, mi ha “aperto” la testa, allargando le prospettive.

La tua determinazione e la tua grinta sono un esempio. E la dimostrazione che allenandosi duramente si può andare lontano. Secondo te nel tennis (così come nella vita) si può arrivare a un punto in cui non si ha più paura di niente o nessuno? Oppure la possibilità di fallire è sempre da accettare e calcolare?

Credo che si sbaglia sempre, a tutti i livelli, e in tutte le fasi della vita. Sono dell'opinione che bisogna accettare i propri sbagli cercando possibilmente di non ripeterli. Però siamo umani, quindi gli errori ci sono, ci saranno. Non ci resta che impegnarsi al massimo per cercare di farne il meno possibile.

Clive Brunskill/Getty Images

Ti piace la moda?

Mi piace la moda e anzi, devo approfittarne per andare a fare shopping dopo Wimbledon (ride, ndr).

Qual è il tuo capo d’abbigliamento preferito? E quel accessorio non manca mai nella tua valigia?

Mi piacciono molto le gonne è l'accessorio che non manca mai nella mia valigia è una bella borsa.

Quanto conta per te il tuo lato estetico? Hai una tua beauty routine?

Sì, ho una mia beauty routine che cerco di seguire tutti i giorni, anche perché noi tenniste siamo molto esposte al sole per tanti mesi dell'anno, quindi credo che sia importante prendersi cura della propria pelle.

Instagram Jasmine Paolini

Jasmine e il tempo libero. Cosa fai quando non ti alleni?

Niente in particolare, sono una ragazza normalissima. Mi piace uscire con i miei amici, guardare le serie TV, leggere un libro, andare a cena fuori. Insomma fare cose normali, non ho qualcosa in particolare che mi piace fare sono abbastanza basic da questo punto di vista.

Che rapporto hai con i social e la tua dimensione pubblica?

Mi ritengo una persona riservata: sui social cerco di condividere più la mia parte sportiva che quella extra campo. Nulla vieta però che pubblichi anche qualcosa di personale, cosa che faccio ogni tanto. Però devo sentirmela.

Con il massimo rispetto per la tua privacy, posso chiederti se hai una relazione sentimentale che ti sta dando ulteriore energia sul campo? Quanto l’amore può essere un aiuto (o al contrario una distrazione) per una tennista professionista che deve sempre avere la concentrazione altissima?

In questo momento non ho la relazione sentimentale. Ma penso che un rapporto, se sano, possa solo fare del bene.

Cosa significano per te le Olimpiadi?

Tantissimo. Ricordo ancora quando da piccola mio padre mi faceva vedere l'atletica in tv: questo è la prima immagine che mi viene in mente se penso alle Olimpiadi. Quando nel 2021 sono stata alla cerimonia d’apertura di Tokyo 2020, è stato un momento molto emozionante, un sogno diventa realtà: l’atleta in tv ero io.

Cosa la Jasmine Paolini di oggi vorrebbe dire alla Jasmine Paolini che iniziava la sua avventura nel tennis?

Di credere di più in se stessa. E di non porsi limiti. Mai.

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