Le Notti di Dior a Roma, Eleonora Abbagnato e Maria Grazia Chiuri tra danza e leggerezza

Arrivano nella Capitale due coreografie esclusive nell’interpretazione del Balletto dell’Opera di Roma
Le Notti di Dior a Roma danza classica e costumi Dior
Foto: Fabrizio Sansoni

Il 9 e 10 luglio a Roma arrivano Le Notti di Dior, due serate di danza e moda nate dal sodalizio artistico e ideale di Eleonora Abbagnato e Maria Grazia Chiuri

Dopo un quinquennio di collaborazioni Eleonora Abbagnato e Maria Grazia Chiuri si ritrovano a elettrizzare l’estate romana con Le Notti di Dior, due serate di danza e moda nel calendario del Teatro dell’Opera di Roma al Caracalla Festival, nello scenario delle monumentali Terme, il 9 e il 10 luglio. L’étoile e la couturier si sono scelte reciprocamente e hanno molto in comune: la forza di carattere, il legame con le proprie radici, carriere tra l’Italia e Parigi. Oltre alla passione per la danza e alla stessa visione del costume di scena.

Appassionata di danza in ogni sua manifestazione, Chiuri ricorda l’amore di Monsieur Dior per il balletto e da direttore creativo della Maison ne sta portando avanti la storia. Se il balletto classico la appassiona da spettatrice, è verso le pioniere della danza moderna che si orienta la sua ispirazione: Loïe Fuller, Isadora Duncan, Ruth St. Denis, Martha Graham e soprattutto Pina Bausch. Sperimentatrici, che hanno rivoluzionato il modo di danzare così come l’immagine della femminilità. Ma come per le creazioni di scena che nelle ultime stagioni la legano alla coreografa disobbediente Sharon Eyal, ogni figurino della fashion designer cela un lavoro sulle specificità del corpo di danzatrici e danzatori orientato verso nuove definizioni di femminilità e mascolinità.

Eleonora Abbagnato e Friedemann VogelFoto: Fabrizio Sansoni
Eleonora Abbagnato e Friedemann VogelFoto: Fabrizio Sansoni

Concetti condivisi da Eleonora Abbagnato nella sua veste di direttrice del Ballo al Teatro dell’Opera di Roma, che ha plasmato come compagnia versatile e brillante, con i classici del balletto in repertorio e nuove creazioni contemporanee sempre in programma. Ultima novità Le Notti di Dior, un dittico composto da Nuit romaine, ripresa del balletto del 2022 del coreografo francese Angelin Preljocaj, e Nuit dansée, nuova creazione firmata dal nostro Giorgio Mancini. Il programma debutta in Italia dopo due tappe di successo al Palais des Congrès di Parigi e alla Dubai Opera e c’è da immaginarne una lunga tournée.

Costumi sognanti e nuove identità

Nuit romaine è una produzione ideata da Eleonora Abbagnato in piena pandemia, quando a teatri chiusi volle realizzare un film di danza affidandone regia e coreografia ad Angelin Preljocaj, con cui ha un rapporto speciale: interpreta da anni i suoi titoli e ne è musa d’elezione. “Un violino Stradivari” nelle sue mani di creatore, la definisce con una metafora gentile e seducente il coreografo, che per lei e per trenta danzatori del Teatro dell’Opera di Roma ha prima creato un mediometraggio (tuttora visibile in rete) ambientato nei saloni di Palazzo Farnese a Roma, poi un balletto per la scena. Mitologica l’ispirazione: protagonista Nox, regina della notte interpretata dalla stessa Abbagnato, immagine di bellezza rinascimentale con il suo profilo disegnato, la chioma bionda a incorniciarlo, la figurina lieve che contiene in sé il movimento. Trama del balletto i suoi incontri cortesi, classici eppure stravaganti come nello stile del coreografo, riuniti in tableaux vivants: talamoni che prendono vita, cortigiani e valletti di incerta natura, donzelle in un giardino d’Arcadia, odalische voluttuose. Fino all’incontro con un giovane Adone, la guest star Friedemann Vogel, con il quale Nox si intrattiene nelle plastiche figurazioni di un delicato amplesso. Musiche sacre, sonorità elettroniche e hard rock, concerti cortesi in mix a fare da partitura.

Alessandra Amato nella Nuit romaine di Angelin PreljocajFoto: Fabrizio Sansoni
La Nuit romaine di Angelin PreljocajFoto: Fabrizio Sansoni
La Nuit romaine di Angelin PreljocajFoto: Fabrizio Sansoni

Con onirica leggiadria, Chiuri per Christian Dior Couture ha creato per questa nuova notte romana una collezione di 90 costumi che in accordo con la coreografia ha la mitologia quale tabella tematica per silhouette, materiali, tinte, dettagli. Ecco allora per ogni danzatrice il chitone quale capo di base, sia corto per il corpo di ballo o lungo per la protagonista, bianco per loro, grigio piombo dégradé irraggiato dalla vita per lei. Tutti monospalla per esaltare la femminilità del décolleté, con una sottile treccia in vita a sottolineare la delicatezza del busto, in una palette di tinte che trascorrono dal grigio perla al rosa poudre, dal pervinca al verde, ricordando i colori degli affreschi pompeiani. Qualche tunica sembra compiere un balzo nel tempo con lo sfarzo dell’haute couture: il corpetto che si stringe a far sbocciare il seno e la gonna che si apre a corolla con strati sovrapposti citano il Settecento licenzioso di dame e damine restituito dalla pittura francese. Una tunica a frange trasporta negli anni Venti del Novecento, mentre le cascate di perline che risuonano evocano lussuosi indumenti orientali. Così come t-shirts, jeans e sneakers bianchi indossati dai danzatori nel finale confondono la fedeltà didascalica all’epoca classica con un’irruzione nell’oggi décontracté. Se il body intessuto di fili d’oro o increspato di plissé resta il capo base per qualsivoglia sovrapposizione, indossato indifferentemente da danzatrici e danzatori, anche la tutina a pelle di voile color carne come pure la gonna lunga a strati in tulle perdono ogni connotazione di genere.

Ecco, proprio il segno degli abiti di scena sembra farci riflettere sulle nuove identità che ormai toccano anche i corpi della danza e indirizzano le scritture coreografiche, tanto più di uno sperimentatore qual è Preljocaj. Anzi, a ben rifletterci è uno dei temi più frequentati e sensibili della scena di danza contemporanea.

Un tourbillon di leggiadria

Nuit dansée, novità assoluta del programma, porta la firma di Giorgio Mancini, nome di punta della coreografia italiana, artista di esperienza sempre aperto al nuovo, riconoscibile per il segno classico che si accende di tinte moderne. Le affinità elettive segnano anche questa collaborazione, come sempre nelle produzioni ideate da Eleonora Abbagnato. Lei e Giorgio Mancini si conoscono dagli esordi artistici e hanno seguito le tappe l’uno dell’altra, di danzatori e poi direttori di compagnie, accomunati dalla lunga permanenza all’estero e dalla decisione di tornare in Italia. Il coreografo apprezza della danzatrice il senso del movimento naturale; la direttrice gli affida in piena fiducia nuove creazioni, per sé, per la Scuola dell’Opera o per il suo corpo di ballo. Come è accaduto per Nuit dansée, per cui Mancini ha goduto di piena libertà creativa

La sua “notte danzata” ci ha spiegato è «una dichiarazione d’amore al balletto e alla tecnica classica» sulla quale molto hanno influito i costumi di Maria Grazia Chiuri, ispirandogli movimenti rotondi e leggiadri, volteggi dall’inebriante effetto tourbillon. La struttura della scrittura coreografica resta tuttavia geometrica ed essenziale, assecondando anche l’altra fonte di ispirazione: la musica minimalista di Philip Glass eseguita dal vivo dall’Orchestra dell’Opera di Roma. Nel fluire della musicalità, corpi e costumi inseguono una dinamica dai toni onirici, con clin d’œil su frammenti del balletto romantico, quali Giselle.

Rebecca Bianchi e Michele Satriano nella Nuit Dansée di Giorgio ManciniFoto: Fabrizio Sansoni
Rebecca Bianchi e Michele Satriano nella Nuit Dansée di Giorgio ManciniFoto: Fabrizio Sansoni
Rebecca Bianchi e Michele Satriano nella Nuit Dansée di Giorgio ManciniFoto: Fabrizio Sansoni

Quattordici gli interpreti in scena (7 danzatrici, 7 danzatori), al centro una coppia protagonista, l’étoile Rebecca Bianchi e il primo ballerino Michele Satriano, lei immagine della ballerina romantica, mentre in lui si identifica lo stesso coreografo, impegnati in un pas de deux d’amore con echi del repertorio classico. Nei costumi impera il tema floreale caro a Christian Dior, nell’utilizzo dei fiori come decorazione così come nella silhouette a corolla dei tutù in tulle. Le gonne ampie a veli in organza sono movimentate da fiori romantici racchiusi tra due strati di tulle, a ricordare quelli conservati tra i libri. I due ballerini protagonisti son definiti dai toni dell’avorio, mentre il corpo di ballo appare caleidoscopico grazie a una base di colori diversi, tutti in nuance polverose, coperti da un tulle nero per creare l’effetto di nuvole impalpabili.

Anche qui i costumi riflettono il carattere dei corpi di danzatrici e danzatori. La scelta di materiali leggeri e duttili quali tulle e maglia risponde alle necessità tecniche ed estetiche del ballo e la loro sovrapposizione crea modelli funzionali e insieme evocativi. Per entrambi i balletti Maria Grazia Chiuri si è occupata interamente del concept artistico, mentre per lo sviluppo tecnico ha voluto conoscere direttamente le esigenze dei danzatori, dei primi ballerini come del corpo di ballo, così da consentire a tutti la massima libertà di movimento. Dal canto loro i ballerini dichiarano di sentirsi del tutto a proprio agio mentre danzano, e nello stesso tempo gratificati dalla bellezza dei costumi. Importante anche il know-how della storica sartoria del Teatro dell’Opera di Roma, diretta da Anna Biagiotti, che ha confezionato i capi.

L’impressione sul pubblico è di inattesa meraviglia, tale da non nascondere un coro di “ooohhh” alla vista dei tableaux più d’effetto. Una nuova era si è aperta nella concezione del costume per la danza.

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