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Libri brevi da leggere per rinnamorarti della lettura quando ti senti bloccato

Nella giornata nazionale per la promozione della lettura, ecco i libri corti (meno di 150 pagine) che ti faranno ricordare perché leggere ti piace così tanto
libri brevi da leggere
Instagram / @sofiamoserleitao

Libri brevi da leggere (meno - o più o meno - 150 pagine) per quando ti senti bloccato

Riprendere a leggere dopo un periodo di inappetenza letteraria assomiglia al momento in cui ricominci a frequentare le persone dopo esserti lasciato: hai bisogno di leggerezza e di qualcuno che non ti chieda di promettergli niente. Allora ti imbarchi in avventure di una notte, una dopo l'altra finché non ti sentirai pronto a impegnarti per davvero; nella stessa maniera al libro che prendi in mano dopo così tanto tempo chiedi solo che non si dilunghi troppo e che non ti deleghi troppe responsabilità: vuoi sentirti libero di abbandonarlo quando vuoi. Che il numero di pagine non superi (o si avvicini alle) 150, è un calcolo di probabilità: quando si avvicina al 200 inizia a pesare, e dev'essere abbastanza maneggevole da poterlo portare ovunque, dal treno al bagno di casa. Ecco una lista allora dei libri (8 per ora) di cui hai bisogno per dimenticare quel blocco che ti affligge da troppo tempo e rinnamorarti di nuovo della lettura. E se al posto di 150, sono 158, facciamo che sono le premesse e i ringraziamenti.

1. Bonjour tristesse di Françoise Sagan (154 pagine)

Una recensione del Times del 1955 riporta il parere di un celebre scrittore francese del tempo che sostiene che Bonjour tristesse sia stato scritto dal diavolo e aggiunge: “eppure questo non ha fatto male alle vendite”. Il romanzo, di 154 pagine nella traduzione italiana, fece scandalo al tempo perché la protagonista era una ragazzina di 17 anni senza senso morale che dice frasi come «Mi sono immaginata una vita di degradazione e depravazione morale come mio ideale». In una calda estate nelle campagne parigine, fa compagnia al padre che la porta alle feste più splendenti e ai casinò ma si innamora di una donna che vuole sposare. Lei ha il terrore che questa possa influenzarla, metterla in riga, proprio lei che a 17 anni vorrebbe continuare ad arrancare in una vita edonista di lusso sregolato e piacere illimitato. «Voglio la libertà di scegliere la mia vita, di scegliere me stessa», un bellissimo ritratto della girlhood più feroce e senza tempo.

Bonjour Tristesse di Françoise Sagan

2. Franny e Zooey di J.D. Salinger (162 pagine)

Franny e Zooey sono i figli più piccoli di una famiglia di geni; ognuno da piccolo ha partecipato a qualche trasmissione sui bambini intelligenti e fa qualche lavoro bizzarro. Loro si trovano alla stregua dei vent'anni, nella confusione di capire chi vogliono essere, accompagnati dall'unica certezza di sapere cosa non vogliono essere. Le storie sono due, prima viene raccontata la vita di Franny al college confusa su un fidanzato che non sa se mollare e nemmeno il motivo per cui stanno ancora insieme, e poi nella seconda parte c'è Zooey a cui viene affidato il compito da parte della madre di capire come mai ora Franny è tornata a casa dal college e non ha intenzione di uscire dalla sua camera. C'è un libretto dalla copertina verde a cui viene additata la colpa, che ha preso in prestito dalla biblioteca per un corso di religione e che sembra averle svegliato dei pensieri attorno alla religione. «Sono stufa di tutti questi ego, ego, ego. Del mio e di quello di tutti gli altri. Sono stufa della gente che vuol arrivare da qualche parte, fare qualcosa di notevole eccetera, essere un tipo interessante».

Franny e Zooey di J.D. Salinger

3. McGlue di Ottessa Moshfegh (144 pagine)

McGlue è il primo libro (una novella) pubblicato dall'autrice del Mio anno di riposo e oblio, e proprio come la celebre protagonista del bestseller si imbottiva di sonniferi col desiderio di annullarsi dall'esistenza, così anche il protagonista di McGlue continua a bere per tutto il romanzo fino a perdere la consapevolezza la maggior parte delle volte. La novella si sviluppa proprio a partire da uno di questi vuoti di memoria di McGlue, un marinaio americano del 1800, durante il quale forse ha ucciso il suo migliore amico (o così gli dicono i testimoni). Qualcuno l'ha definito un romanzo “ubriaco”, la cui ebbrezza si sente anche nella forma, volutamente sconclusionata e quasi onirica. Tutto quello che sarà poi Moshfegh è da ricercare qui.

McGlue di Ottessa Moshfegh

4. Il posto di Annie Ernaux (114 pagine)

Il rapporto che intercorre tra un padre e una figlia è quasi sempre di natura sottrattiva, è doloroso, c'è un vuoto tra i due, in cui si infilano incomprensioni e tentativi di riconciliazione falliti. Nel breve memoir Il posto, Annie Ernaux, che ha vinto il Premio Nobel qualche anno fa, racconta la storia sua e del padre – che è un po' la storia di tutti noi con i nostri padri – uomo burbero, severo, timoroso di mostrarsi fragile e sensibile a cui lei ha provato tutta la vita ad avvicinarsi. Ora che è adulta e quindi biograficamente il più vicina a lui, si accorge che non hanno nulla da dirsi, sono due adulti differenti, lei scrittrice intellettuale e lui prima contadino poi operaio: «Le sue parole e le sue idee non erano quelle che circolavano nelle lezioni di letteratura o di filosofia, nei soggiorni con i divani di velluto rosso dei miei compagni di classe». Che cos'è il posto a cui fa riferimento il titolo? «Il posto è lo spazio invisibile che separa gli esseri umani, quella distanza che va a crearsi tra le vite delle persone e che la letteratura può cercare di descrivere, senza poter colmare».

Il posto di Annie Ernaux

5. Le voci della sera di Natalia Ginzburg (154 pagine)

Il ritratto più preciso di una madre opprimente nei confronti della figlia l'ha fatto nel 1961 Natalia Ginzburg durante un soggiorno famigliare a Londra. La madre che ti chiede ogni due per tre quando hai intenzione di sposarti, di iniziare a fare sul serio, di mettere su famiglia: lo capiamo noi ora, ma chissà l'oppressione delle madri che cercavano di ottenere queste risposte nel corso dello scorso secolo. La narratrice inizia proprio a raccontare di una camminata pomeridiana insieme alla madre e alla maniera in cui i loro pensieri prendano direzioni sempre diametricalmente opposte. Ma poi soprattutto in Le voci della sera c'è una storia d'amore tiepida tra questa narratrice timida che soccombe nel dialogo con la madre ma prevale nel mondo dell'immaginazione e del pensiero.

Le voci della sera di Natalia Ginzburg

6. La ragazza del convenience store di Sayaka Murata (176 pagine)

È nel 2020 durante il lockdown che nell'occidente abbiamo iniziato a prestare attenzione ai lavoratori essenziali, quelli che stavano dietro le casse e ci passavano tutti i prodotti mentre noi mascherinati e con lavori precari e creativi che non avrebbero mai cambiato il mondo abbiamo deciso di soffermarci con lo sguardo. Che vita fanno queste persone, che cosa fanno quando smettono di lavorare? La narrativa giapponese da sempre dedica a storie quotidiane dei racconti mirabolanti e pieni di drammaticità. Per esempio, La ragazza del convenience store è la storia di Keiko, trentaseienne che da ormai troppi anni sta lavorando in uno di questi negozi, i konbini, con l'idea di farlo temporaneamente mentre pensa a cosa fare per davvero quando sarà grande, ma ora è grande da tempo ed è completamente insoddisfatta col tipo di vita che sta vivendo, quale sarà la sua prossima mossa?

La ragazza del convenience store di Sayaka Murata

7. Cassa 19 di Claire-Louise Bennett (160 pagine)

Non c'è niente di più conciliante nel leggere qualcuno parlare delle sue abitudini nella lettura. È la storia di una vissuta attraverso i libri, quella che racconta la narratrice senza nome di Checkout 19, in tutte le modalità in cui i libri l'hanno accompagnata nel corso della vita, dai primi racconti scritti ai margini di pagina, al fidanzato che odiava tutto quello che leggeva lei, a quello che leggeva solo biografie di uomini, quello che era geloso delle sue letture e scritture e un giorno decise bene di dar fuoco a tutti i suoi libri e manoscritti, poi i primi libri che ha aiutato a scrivere. Commovente, a tratti, illumina sull'infinito mondo di possibilità e di sogni che iniziano proprio dai libri.

Cassa 19 di Claire-Louise Bennett

8. Io che non ho mai conosciuto gli uomini di Jacqueline Harpman (193 pagine)

Chi ha letto questo libro dice di essersene pentito perché da quel momento in poi ha chiesto troppo ai libri che leggeva, li supplicava di cambiargli la vita come ha fatto Io che non ho mai conosciuto gli uomini. Il racconto distopico di una donna intrappolata tutta la vita in un bunker sotterraneo insieme ad altre 39 donne, con uomini carcerieri che non dicono niente ma danno ogni tanto una razione di cibo, che vengono liberate per una serie di coincidenze e si ritrovano a reinventare un mondo là fuori deserto e distrutto, ma nuovo e da riscrivere. La riflessione centrale del libro, portata avanti dalla narratrice, circola attorno alle cose che danno significato alla vita, quali sono? Le stiamo perseguendo? Per questo ora vogliamo che tutti gli altri libri che ci capitano sotto mano ci cambino la vita allo stesso modo.

Io che non ho mai conosciuto gli uomini di Jacqueline Harpman

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