Queste 8 mostre valgono davvero un viaggio a Parigi

Da Richard Avedon a Tina Modotti, passando per Mark Rothko, le esposizioni da non perdere a Parigi
Tina Turner performer dress by Azzaro New York June 13 1971 © The Richard Avedon Foundation. Courtesy Gagosian
Tina Turner, performer, dress by Azzaro, New York, June 13, 1971 © The Richard Avedon Foundation. Courtesy Gagosian

Mostre Parigi 2024: non solo moda e sfilate per la Paris Fashion Week, ecco le esposizioni da non perdere

La capitale francese è in fermento per la Fashion week, ma l’arte fa sempre e comunque da protagonista in città come in ogni momento dell'anno. Tra sfilate, cocktail e feste, vale la pena di ritagliarsi del tempo per visitare queste mostre che sono delle vere e proprie chicche, frequentate dai visitatori più esperti ma anche dai curiosi che non vogliono perdersi i grandi nomi e gli eventi artistici che hanno fatto la storia della Ville Lumière e non solo. Ecco una selezione esclusiva delle mostre Parigi 2024 da non perdere:

1. Transparences. Le pouvoir des matières (Musée Yves Saint Laurent Paris, fino al 25 agosto)

In una scenografia concepita dall'architetta Pauline Marchetti, la mostra curata da Anne Dressen mette in ordine una quarantina dei capi più rappresentative delle collezioni storiche del maestro Yves Saint Laurent interrogandosi sul tema della trasparenza: concetto contraddittorio quando si parla di abbigliamento (che come funzione primaria ha, appunto, quella di “coprire” i corpi), la trasparenza è una sfida materica, concettuale, quasi filosofica. Qui riassunta in una serie di soluzioni sartoriali di raffinatezza intramontabile.

2. Dans l’appartement de Léonce Rosenberg. De Chirico, Ernst, Léger, Picabia… (Musée National Picasso, fino al 19 maggio)

Giorgio de Chirico, Vues de la galerie et différents accrochages (1913-1921)
© Fonds Rosenberg RMN - reproduisant plusieurs toiles dont une de Chirico, © Adagp, Paris, 2023

Un visionario gallerista. Un elegante appartamento nel sedicesimo arrondissement. Una serie di capolavori commissionati ai più grandi artisti di inizio Novecento. Sono i tre ingredienti della mostra in corso al Musée National Picasso, che ricostruisce la storia tanto avvincente quanto incredibile della dimora che Léonce Rosenberg, fondatore della galleria L’Effort Moderne, arredò in soli quindici mesi alla fine degli anni Venti. E che fu costretto ad abbandonare nel 1932 a seguito di un tracollo finanziario causato dalla crisi del 1929. Un filologico lavoro di ricerca condotto dai curatori Giovanni Casini e Juliette Pozzo ha permesso di rintracciare molte delle opere che un tempo decoravano le stanze dell’appartamento di rue de Longchamp, mostrando la capacità di Rosenberg di armonizzare l’eclettismo di Picasso con il surrealismo di Max Ernst, le geometrie sinuose di Herbin e Léger con il manierismo dei Gladiatori di de Chirico (nel salone) e l’evanescenza delle Trasparenze di Picabia commissionate per la stanza di Madame Rosenberg. Un vero e proprio viaggio all’interno di quello che sarebbe diventato uno degli episodi più emblematici della storia del modernismo europeo.

Vinciane Lebrun/Voyez-Vous

3. Tina Modotti. L'œil de la révolution (Jeu de Paume, fino al 12 maggio)

Tina Modotti, Femme de Tehuantepec portant un jicalpextle, 1929. Avec l’aimable autorisation de la galerie Throckmorton Fine Art, New York

Tina Modotti. L'œil de la révolution è la mostra più ampia mai dedicata a Parigi a Tina Modotti (1896-1942), “fotografa”, come lei stessa amava definirsi, attivista politica e testimone di alcuni degli sconvolgimenti più radicali del secolo scorso. Innanzitutto, l’immigrazione verso il nuovo mondo: nel 1913 lascia la nativa Udine per trasferirsi negli Stati Uniti e, dieci anni dopo, a Città del Messico, dove arriva insieme al fotografo Edward Weston, di cui fu allieva e amante. La mostra al Jeu de Paume si concentra proprio sugli anni del Messico post-rivoluzionario, con oltre duecento fotografie, documenti d’archivio e riviste dell’epoca da cui emergono il coraggio e la passione di una donna che fece della macchina fotografica un potente mezzo di denuncia sociale. Ci sono le fotografie, romantiche, di nature morte e composizioni di fiori, insieme a quelle, rivoluzionarie, dei campesinos e delle lavoratrici impegnate politicamente, con cui Modotti ci ha restituito alcune delle prime, vere immagini di emancipazione femminile.

Tina Modotti, Paysanne zapotèque portant une cruche sur son épaule, 1926. Collection et archives de la Fundación Televisa, Mexico

4. Mark Rothko (Fondation Louis Vuitton, fino al 2 aprile)

© 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 20…[année d’autorisation], © Fondation Louis Vuitton / Marc Domage

Ci sono mostre che capitano una sola volta nella vita. E se, lo scorso anno, Vermeer faceva sold out al Rijksmuseum, questo è l’anno di Mark Rothko (1903-1970). La retrospettiva che la Fondation Louis Vuitton gli dedica è un’occasione irripetibile per ripercorrere, nella spettacolare cornice architettonica di Frank Gehry, la carriera dell’artista più contemplativo dell’Espressionismo astratto. Centoquindici opere eccezionalmente prestate da musei internazionali (in primis la National Gallery di Washington) raccontano gli esordi figurativi e surrealisti di Rothko, l’approdo all’astrazione con i Multiforms e i celebri Color Fields degli anni Cinquanta, passando attraverso le commissioni per il Four Seasons di New York e la cappella de Menil. Una mostra meditativa, dove ci si perde nella ripetizione dei campi di colore, sempre uguali e sempre, profondamente diversi.

© 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 20…[année d’autorisation], © Fondation Louis Vuitton / Marc Domage
© 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp. Fondation Louis Vuitton / Marc Domage
© 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 20…[année d’autorisation];© Succession Alberto Giacometti / Adagp, Paris 20…[année d’autorisation], © Fondation Louis Vuitton / Marc Domage

5. Corps à corps. Histoire(s) de la photographie (Centre Pompidou, fino al 25 marzo)

Corps à corps © Centre Pompidou, Janeth Rodriguez Garcia

In che modo la fotografia partecipa alla creazione di identità? Come racconta la storia dell’individuo e della sua relazione con l’altro? Sono due delle domande da cui parte la mostra Corps à corps. Histoire(s) de la photographie, che fino al 25 marzo mette in dialogo due importanti collezioni fotografiche: quella pubblica del Musée national d’art moderne e quella privata del regista, produttore, distributore cinematografico nonché collezionista Marin Karmitz – che cura la mostra insieme a Julie Jones. Con oltre cinquecento fotografie scattate dai maggiori fotografi del secolo scorso - e ci sono davvero tutti - la mostra si concentra sull’indagine del concetto d’identità e supera le tradizionali categorie di “ritratto”, “autoritratto”, “nudo”, “documentary photography”, “humanistic photography”, mostrando connessioni, assonanze e corrispondenze tra soggetti, luoghi e tempi solo in apparenza distanti.

Corps à corps © Centre Pompidou, Janeth Rodriguez Garcia

6. Paris 1874. Inventer l'impressionnisme (Musée D'Orsay, fino al 14 luglio)

Claude Monet, Impression, soleil levant, 1872

Pochi movimenti artistici sono prettamente francesi come l'impressionismo. Tra le mostre più attese dell'anno, Paris 1874 celebra - a 150 anni dalla prima esposizione impressionista della storia - tutti quegli artisti che hanno osato sfidare le regole dell'arte canonica e reinventare non solo uno stile pittorico ma anche il modo in cui si guardava alla realtà. Sono quasi 130 le opere esposte all'Orsay, tra cui alcuni dei capolavori di Monet, Renoir, Degas, Morisot, Pissarro, Sisley, Cézanne e molti altri, tra ricchezza inesausta e contraddizioni ancora oggi vivacissime.

7. Berthe Morisot et l’art du XVIII siècle. Watteau, Boucher Fragonard, Perronneau (Musée Marmottan Monet, fino al 3 marzo)

Studio SLB - Christian BARAJA

Studentessa di Corot e musa di Manet, Berthe Morisot (1841-1895) è stata la prima donna impressionista che, insieme a Monet, Renoir, Degas e Pissarro, rivoluzionò la pittura francese alla fine dell’Ottocento. Il Musée Marmottan Monet le dedica una mostra realizzata in collaborazione con la Dulwich Picture Gallery di Londra, che indaga il suo rapporto con l’arte del Settecento. È al Louvre che Morisot incontra da vicino la pittura del XVIII secolo: copia le opere di Boucher (incluse Vénus va demander à Vulcain ses armes e Apollon révélant sa divinité à la bergère Issé, in mostra accanto agli originali), e studia la pittura di Watteau, Fragonard, Delatour, Perronneau e Rosalba Carriera, da cui deriva la grazia delle sue figure femminili e da cui prende ispirazione per i suoi pastelli. Attraverso un dialogo diretto con questi artisti, i dipinti di Morisot come Au bal (1875) e Femme à sa toilette (1875-80) appaiono sotto una nuova luce: come reinterpretazioni in chiave moderna della spensierata eleganza del Rococò.

8. Iconic Avedon (Gagosian rue 4 rue de Ponthieu, fino al 2 marzo)

China Machado, suit by Ben Zuckerman, hair by Kenneth, New York, November 6, 1958 © The Richard Avedon Foundation. Courtesy Gagosian

«La fotografia per me è sempre stata una specie di specchio doppio: da un lato riflette l'immagine del mio soggetto, dall'altra riflette me», così diceva il grande fotografo Richard Avedon, oggi celebrato in una mostra intitolata Iconic Avedon: A Centennial Celebration of Richard Avedon, organizzata proprio in occasione del centenario della sua nascita, avvenuta nel maggio 2023. L'aggettivo più spesso utilizzato per le opere di questo maestro è “iconico”, e per una volta non è un'esagerazione inappropriata: come si vede in questi ritratti fulminanti, Avedon riusciva a trasformare qualsiasi soggetto, noto e meno noto, in un'immagine essenziale, immortale, vitalissima.

Dovima with elephants, evening dress by Dior, Cirque d’Hiver, Paris, August 1955 © The Richard Avedon Foundation. Courtesy Gagosian

Leggi anche:

Vuoi ricevere tutto il meglio di Vogue Italia nella tua casella di posta ogni giorno?