arte

Se sei a Roma, quest'estate vai a vedere tutte le mostre dedicate alle artiste donne

Dal MACRO insieme a Elisabetta Benassi e Patrizia Cavalli, al MAXXI con Environments by Women Artists fino a Villa Torlonia con Artiste a Roma
Patrizia Cavalli MACRO Ph. PedrantiDSLstudio
Patrizia Cavalli, MACRO Ph. Pedranti_DSLstudio<<Coperto da Copyright

Mostre Roma estate 2024, una selezione dedicata alle artiste donne dal MACRO al MAXXI fino a Villa Torlonia

Si deve risalire agli anni Settanta per rintracciare le prime mostre italiane dedicate esclusivamente ad artiste. Episodi pionieristici dovuti all'attività coraggiosa della gallerista Romana Loda, dell'artista Mirella Bentivoglio, fino alle prime ricognizioni storiche quali Il complesso di Michelangelo (Galleria Giulia di Roma nel 1977), e L'altra metà dell'avanguardia curata da Lea Vergine (Palazzo Reale a Milano nel 1980). Più o meno contemporaneamente, dall'altro lato dell'Oceano Atlantico, Linda Nochlin pubblicava su ART News il seminale saggio Why have there been no great women artists? Assunto che oggi si sta lentamente frantumando grazie all'emergere, sempre più chiaramente e diffusamente, di nomi, profili e carriere di artiste di ogni generazione e geografia. Fin da quelle prime esperienze si dibatte del rischio di “mostre ghetto”, che rischiano di non portare le artiste alla conquista del mondo dell'arte e tutte le sue strutture. Eppure, nonostante questo dilemma, era, ed è, ancora oggi, urgente e necessario riconquistare moltissimo spazio, e tempi, che sono stati per secoli negati alle artiste. Tuttavia, forti di nuove consapevolezze, continuano a fiorire mostre dedicate esclusivamente alle pratiche artistiche di donne, sia monografiche sia collettive. In particolare, in questi mesi sono sbocciate, in diversi spazi espositivi istituzionali romani, una ricca rosa di preziose mostre tutte al femminile.

Al Museo MACRO:

ALTRE MOSTRE:

Al MACRO: Elisabetta Benassi, artista che gioca con la ricerca video

Al MACRO – Museo d'arte Contemporanea di Roma – si stanno srotolando gli ultimi progetti del mandato del direttore Luca Lo Pinto, che, dopo le mostre dedicate a Cinzia Ruggeri ed Emilio Prini, tra i tanti progetti, si concentra su Elisabetta Benassi, che a Roma vive e lavora da sempre, e al Macro tenne proprio una delle sue prime mostre personali nel 2004. Autoritratto al lavoro presenta, con pazienza e ricchezza di dettagli, il lavoro di Elisabetta Benassi (1966), artista tra le più significative dei decenni appena trascorsi, in particolare nell'ambito delle ricerche video. Nella sala a piano terra del museo si attraversano oltre vent'anni della sua carriera, immersi in un ambiente polifonico, quasi un'unica grande installazione, incorniciata dalle tre proiezioni del video Yield to Total Elation, nella quale si collocano opere realizzare attraverso diversi media e linguaggi. Così gli acquarelli che compongono la serie Timecode si interfacciano a tappeti e video, ma anche la motozappa che dà il titolo alla mostra, Autoritratto al lavoro (2021). Strumento agricolo, la motozappa rossa prodotta dalle Officine Meccaniche Benassi, conduce l'artista a giocare ironicamente con l'omonimia, la reificazione di un oggetto e l'identificazione dell'artista come macchina.

Telegram from Buckminster Fuller to Isamu Noguchi explaining Einstein's Theory of Relativity, Elisabetta Benassi

Elisabetta Benassi, Memorie di un cieco

Marcia Hafif, artista “concreta” e non "astratta"

In altre sale del composito, e labirintico, museo di via Nizza si incontrano passo dopo passo tre grandi artiste del secolo scorso, tutte legate in qualche modo alla città eterna. Si tratta di Marcia Hafif, Laura Grisi, e Patrizia Cavalli. Roma 1961-1969 è un breve racconto della lunga parentesi romana nella carriera della pittrice Marcia Hafif (1929-2018), che si autodefiniva “concreta” piuttosto che “astratta”. Visse in via del Babuino frequentando il Café Rosati e integrandosi velocemente nel brulicante mondo romano dell'arte, fino ad esordire con una mostra personale presso la galleria La Salita nel 1964. Lì porta i suoi dipinti in acrilico, la tecnica che la accompagnerà per tutto il resto del periodo romano, necessario per lasciarsi alle spalle ogni legame con l'espressionismo astratto, a favore di una maggiore semplificazione geometrica.

Marcia Hafif, Roman windows, 1969. Courtesy Marcia Hafif Studio

La Cosmogonie di Laura Grisi

Ancora negli anni Sessanta inizia il suo percorso Laura Grisi (1939-2017), che il MACRO presenta in una bella sala corale intitolata Cosmogonie. Lì le sette opere di Grisi sono accompagnate e contestualizzata da altre di Leonor Antunes, Nancy Holt e Liliane Lijn. Grisi ha vissuto e lavorato tra Roma e New York, toccando diverse tendenze a lei coeve senza mai aderirvi pienamente. Lavora con e sulla natura, realizza video e registra suoni, costruisce colonne in neon e installazioni praticabili, procedendo in un percorso continuamente sperimentale, nomade e autonomo.

L.Grisi, Sounds, 1971

Patrizia Cavalli, poeta fotografa e fotografata

Ultima ma non ultima, la poeta Patrizia Cavalli (1947-2022) è ricordata dall'installazione Il sospetto del paradiso. Oltre duecento fotografie di Lorenzo Castore raccontano minuziosamente la casa dove Cavalli ha vissuto oltre cinquant'anni, in via del Biscione nei pressi di Campo de Fiori, che è stata smantellata poco dopo la sua morte. Sono in mostra inoltre dattiloscritti e manoscritti autografi di Cavalli, che ci permettono di sbirciare nel suo mondo e riflettere sulle sue modalità di scrittura, insieme a progetti editoriali condotti insieme ad altri artisti, o i suoi scritti sull'arte. Ma il cuore, letterale e simbolico, della sala è una larga teca in cui sono raccolti centinaia di bigliettini recuperati dalla casa della poetessa, annotazioni qualunque o forse no, messaggi, pensieri e liste della spesa.

Patrizia Cavalli

Dagli anni Venti a Villa Torlonia “Artiste a Roma” ai primi Duemila

Con una breve passeggiata, dal MACRO si arriva a Villa Torlonia, al centro di un bellissimo parco. Lì ha appena aperto una mostra storica dal titolo importante Artiste a Roma, curata da Federica Pirani, Annapaola Agati, Antonia Rita Arconti e Giulia Tulino. Con una centinaio di opere si ripercorre la storia dell'arte della prima metà del secolo scorso, seguendo i percorsi di artiste, italiane e non ma pienamente integrate nel tessuto sociale e culturale romano, che hanno attraversato movimenti d'avanguardia e sperimentazioni con talento e autonomia. Così si vanno a riscoprire Benedetta Cappa Marinetti ma anche Antonietta Raphael, Edita Broglio, Bice Lazzari o la fotografa delle prime dive, Ghitta Carell. Come scrive in catalogo Tulino, si tratta di artiste a lungo penalizzate dalla critica e dalla storiografia, emerse in anni in cui la donna stava sì emancipandosi, ma sempre all'interno di strutture limitanti, in particolar modo in Italia, dove la dittatura fascista sosteneva ruoli tradizionalissimi per uomo e donna.

Milena Pavlovic Barilli, Composizione, 1932, olio su tela, cm 60x40, Roma Galleria d’Arte ModernaAlfredo Valeriani
Růžena Zátková, Vita del Re David secondo le leggende bibliche, Tavola 1, recto, Unzione di David mentre pascola il gregge, Collezione Privata

Fino ai primi Duemila con Ambienti 1956-2010. Environments by Women Artists II

Invece arriva ai primi anni Duemila la mostra collettiva che al Museo Maxxi racconta del contributo femminile al concepimento di opere praticabili, ambienti e spazi. Come segnala il titolo, Ambienti 1956-2010. Environments by Women Artists II si tratta del secondo capitolo di un progetto che ha esordito lo scorso anno dal museo tedesco Haus der Kunst a Monaco. Curata da Andrea Lissoni, Marina Pugliese e Francesco Stocchi, l'esposizione del Maxxi è da esplorare con mani, piedi e corpo libero: si è infatti invitati a portarsi un paio di calzini puliti per sostituire scarpe e sandali (più comodi e sostenibili delle soprascarpe!). Tra gli ambienti ricostruiti grazie alle ricerche dei curatori, emerge di nuovo il nome di Laura Grisi, accanto a Nanda Vigo (che lavorò in quell'occasione con Lucio Fontana), Judy Chicago e Martha Rosler, ma anche artiste di altre generazioni come Monica Bonvicini, Kimsooja ed Esther Stocker, fino a Zaha Hadid, che proprio nel 2010 progetto l'edificio del Museo MAXXI.

CINZIA CAPPARELLI

Infine l'immensa Louise Bourgeois a Galleria Borghese

Infine, apre proprio questa settimana presso Galleria Borghese un approfondimento monografico dedicato a Louise Bourgeois, grande innovatrice della scultura del Novecento. Una ventina di opere, esposte in contemporanea alla massiccia retrospettiva che le dedica la città di Firenze, come un preludio alla conoscenza di questa artista complessa, i cui lavori, spesso autobiografici, nascono da esplorazioni di sé, rimembranze di emozioni ed esperienze passate, frequentemente conflittuali: L'inconscio della memoria è appunto il titolo della mostra romana.

Louise Bourgeois, PREGNANT WOMAN, 2008 Photo: Christopher Burke, © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), NY

Leggi anche:

Vuoi ricevere tutto il meglio di Vogue Italia nella tua casella di posta ogni giorno?