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«Ecco come cresce il materiale dai funghi» spiega la co-founder di MycoWorks

Acqua, segatura, crusca e micelio: sono 4 gli ingredienti di un materiale un po' magico, non vegetale né animale, ma che cresce seguendo la “bacchetta magica” di Sophia Wang e del team MycoWorks
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MycoWorks è la start-up che lavora con la magia. Ovvero, con un processo che incanta, cresce dal micelio un materiale amato dai brand di moda come Hermès. Come funziona? Lo racconta la co-founder, Sophia Wang

Sophia Wang è la co-founder, insieme a Philip Ross, di MycoWorks, l'azienda che ha inventato Reishi, il materiale proveniente dal micelio derivato dai funghi. In una chiacchierata online tra San Francisco e Milano, ci ha raccontato come è nata l'idea di un materiale che cresce dal micelio, di come hanno trasformato un'idea visionaria in una start-up di successo e di come il concetto di materiale sostenibile sia “solo” uno delle chiavi di successo di questo prodotto.

Sophia Wang. Photography by Pol Rebaque

Sophia, come si definisce? Artista, imprenditrice visionaria, creatrice di materiali?

Mi definisco un'artista, una imprenditrice e anche una scrittrice perché la scrittura è il mio primo amore. Una nota interessante sul mio background è che entrambi i miei genitori erano ricercatori in biologia cellulare molecolare. Quindi sono cresciuta in una casa in cui arte e scienza si incontravano, e questo era il tessuto della mia vita quotidiana. Ho compreso il mondo in termini di sistemi biologici, ma anche di estetica, linguaggio e narrazione. Penso quindi che tutti questi differenti mondi confluiscano nell'opportunità imprenditoriale che ho avuto con MycoWorks: in effetti, l'intersezione tra arte e scienza e l'amore per il linguaggio e le storie avviene attraverso la stimolazione dell'immaginazione con lo storytelling. È una cosa che faccio praticamente ogni giorno, e che faccio da 10 anni, cercando di portare la meraviglia e la magia del micelio a tutti coloro che non hanno mai sentito parlare di questo termine.

Come nasce MycoWorks? Come avete pensato di usare i funghi come materiale per la moda?

Il cofondatore del progetto insieme a me, Philip Ross, lavorava con materiali biologici e organici come materiale artistico, creando sculture e oggetti d'arte con il micelio, che conosceva precedentemente nel suo ruolo di chef. Quando iniziò a coltivare questo fungo per scopi medicinali, imparò quanto il micelio fosse un materiale estetico versatile, bello e unico. Ho conosciuto nel 2007, quando dirigevo una scuola di danza che avevo fondato e stavo facendo il mio dottorato di ricerca in poesia epica. Volevo entrare in contatto con la comunità artistica della baia di San Francisco e ho contattato Philip: in poco tempo abbiamo deciso di co-fondare l'azienda per portare quello che era uno studio d'arte nel mondo del design e dell'industria. All'epoca sembrava un'idea straordinaria e fuori dal mondo quella di creare materiali da quelli che la maggior parte delle persone conosceva come funghi. Imparare a conoscere il micelio, le radici dei funghi, e ciò che il micelio è in grado di fare, è stata un'esperienza unica.

Il mio titolo della dissertazione di laurea, in fondo, era “Radical matters”: cosa significa per un materiale essere veramente radicale? E si può parlare di questo in termini di linguaggio, del fatto che la poesia è in un certo senso l'uso più radicale del linguaggio perché trova nuove forme e nuovi significati. Anni dopo la mia conclusione del dottorato in poesia, ho saputo che c'è un libro sui materiali sostenibili con lo stesso titolo: mi piace pensare di averlo in qualche modo ispirato.

Courtesy of MycoWorks

Pol Rebaque

Quali sono state le sfide all'inizio per MycoWorks?

In aggiunta alle classiche sfide e difficoltà cui si trovano di fronte gli startupper, nessuno sapeva cosa fosse il micelio. Certo, alcuni lo sapevano, come gli scienziati, gli addetti ai lavori, ma il grande pubblico non sapeva cosa fosse il micelio, il che, d'altra parte, a volte era un vantaggio per noi, perché la gente si incuriosiva e chiedeva maggiori informazioni. La sfida più grande, quindi, ma anche l'opportunità più grande, è stata l'educazione su cosa sia il micelio. Probabilmente il nostro successo ha avuto molto a che fare con questo, perché abbiamo saputo ispirare diversi ricercatori e designer. All'epoca, però, eravamo solo due artisti in un basement di San Francisco parlare con gli investitori della Silicon Valley e dover spiegare non solo il concetto di business, ma anche il micelio stesso: direi che questa era probabilmente la sfida più importante all'epoca per noi.

Ma quindi, in parole semplici, cos'è il micelio? Come lo “allevate”?

Quando mi si domanda di raccontarlo, inizio con una semplice definizione visiva del micelio, in modo che il pubblico possa capire e immaginare di cosa si tratta: dell'organismo, il fungo è la parte visibile, mentre il micelio sono radici, ovvero la parte dell'organismo che vuole naturalmente intrecciarsi e intrecciare. Grazie alla nostra tecnologia possiamo controllare questo intreccio per creare un materiale che è molto versatile e flessibile e personalizzabile. Partiamo essenzialmente da un vassoio di 60 x 90 cm dove lavoriamo solo con 4 ingredienti: segatura riciclata - perché a questo organismo piace mangiare il legno - acqua, una crusca come nutriente e poi il micelio, che inseriamo all'interno della vaschetta e lasciamo crescere per una serie di settimane. A volte abbiamo anche un materiale aggiuntivo attraverso il quale il micelio può crescere: seta o lana, per esempio. Controllando umidità e scambi di gas con l'esterno, dopo qualche settimana si ottiene
un foglio di micelio, che viene da quel momento in poi lavorato con un processo in qualche modo simile alla rifinitura del cuoio: può essere goffrato e personalizzato in base alle richieste del brand che lo userà.

Il vantaggio, rispetto alle pelli animali, è che possiamo far crescere i nostri fogli in qualsiasi dimensione e forma, e anche in qualsiasi spessore, e anche in qualsiasi qualità in termini di duttilità, resistenza e flessibilità. Al momento abbiamo standardizzato un vassoio dalle dimensioni progettate per adattarsi molto bene al taglio e alla lavorazione dei materiali anche più tradizionali, ma in futuro prevediamo anche di creare dimensioni ad hoc per chi le chiederà diverse dallo standard.

Photo Courtesy of MycoWorks Creative Studio

La coltivazione di questo materiale controllata eppure unica sembra avere un che di magico…

La caratteristica principale è la qualità rara, preziosa, naturale e unica del materiale, che suscita una risposta molto emotiva. Il fatto che non sia né vegetale né animale accresce la meraviglia: ha un'interessante analogia con le pelli a base animale perché il micelio ha una struttura a tripla elica, un po' come il collagene quindi ha un potenziale analogo in termini di possibilità di lavorazione.
Si può conciare e rifinire, colorare e goffrare, proprio come i materiali che si conoscono, utilizzando macchinari molto simili a quelli esistenti per la concia delle pelli, ma calibrati per i nostri materiali.

Photo Courtesy of MycoWorks Creative Studio

Quanto conta per il vostro pubblico la sostenibilità del materiale?

In generale, con un materiale come questo la carbon footprint è più leggera perché il processo è più breve; inoltre, è importante il fatto che non sia di origine animale e ma neppure di origine sintetica. Il nostro, poi, è un prodotto perfettamente tracciabile: ogni vassoio ha un codice unico. Chi ci sceglie, però, non lo fa tanto per il nostro essere di origine non animale, ma per le caratteristiche uniche del materiale. Essendo il nostro prodotto coperto da oltre 80 brevetti, non percepisco altri biomateriali come competitor: in un certo senso, la concorrenza o i materiali con cui siamo in competizione sono solo altri materiali artigianali, rari, naturali e raffinati che tutti conosciamo e che sono presenti nella nostra cultura da molto tempo, come le pelli e i bei tessuti.

capsule collection con Yume Yume

Per chi fosse curioso di toccare con mano il materiale, c'è una versione speciale della borsa Victoria di Hermès, così come al Stedelijk Museum di Amsterdam è stato esposto di recente una capsule collection firmata dal collettivo di design Yume Yume.