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“Rara Avis” è la mostra che raccoglie i rarissimi abiti-uccello e racconta l'ossessione degli stilisti per i volatili

Gli stilisti visionari e le suggestioni provenienti dal mondo dei volatili sono il tema di “Rara Avis” in scena alle Uccellerie Farnesiane, nel Parco Archeologico del Colosseo, ancora per pochi giorni
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"Rara Avis": ultimi giorni per visitare la mostra che racconta il rapporto fra moda e volatili attraverso questi incredibili abiti

Nel 1934 Marcel Rochas crea un fourreau nero con un grande gabbiano bianco dalle ali spiegate appoggiato sul corpetto. Quell’uccello che ha ispirato all’uomo l’audacia del volo, da protrarre sempre più in là, in un orizzonte indefinito dove sedimentano i sogni, diventa per lo stilista francese amico di intellettuali e surrealisti, e per altri dopo di lui, un simbolo, un feticcio da riprendere e indagare. Così come la letteratura d’ogni tempo, anche la moda è sempre stata suggestionata dagli uccelli, ne ha studiato forme e simbolismi per rappresentare desideri e ambizioni umane, dall’utilizzo di piume variopinte per abiti e copricapi, diffuso fin dall’antichità, agli uccelli imbalsamati nelle torreggianti acconciature realizzate da Leonard per Maria Antonietta, o montati sui cappelli dell’età vittoriana con tanto di fili che ne riproducevano i movimenti, fino alle rappresentazioni simboliche degli stilisti contemporanei.

Giovanni Gastel, Zeus in forma di cigno e Leda. Foto Simona Murrone.

Francesco Melzi, “Leda e il cigno”, 1514 ca, Gallerie degli Uffizi. credito: Gabinetto  fotografico delle Gallerie degli Uffizi. Su concessione del Ministero della cultura.

Da sinistra. Abito Vittoria del Colibrì ricoperto di piume in seta non violenta, Tiziano Guardini. Miniabito Arcangelo Gabriele in metal mesh con ali di piume realizzato per Katy Perry, Met Gala 2018, Atelier Versace by Donatella Versace. Foto Simona Murrone.

Abito corsetto in organza ricamato con piume di gallo e di fagiano, Dolce&Gabbana Alta Moda Firenze 2020. Foto Simona Murrone.

Abito Gucci per Florence Welch, Met Gala 2019. Foto Simona Murrone.

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Bird of Prey, di Edward Linley Sambourne (1844-1910), pubblicato su Punch, il 14 Maggio 1892 - Crediti V&AMUseum

Naish, Dominic

La mostra “Rara Avis” guarda a questa multiforme ispirazione aviaria restringendo il campo d’indagine agli abiti “uccello”. «È un focus su pezzi rari, scelti per i loro significati allegorici, che raccontano di magie e metamorfosi», spiega Sofia Gnoli, che ne è la curatrice. Rara Avis, promossa e organizzata dal Parco Archeologico del Colosseo, è aperta fino al 21 luglio alle Uccelliere Farnesiane,  gioiello rinascimentale incastonato negli Horti Farnesiani del Palatino, il primo giardino botanico del mondo. I due padiglioni dell’edificio, che in origine ospitavano uccelli rari ed esotici provenienti dal nuovo mondo, «diventano l’alveo più naturale e filologico per accogliere gli undici abiti d’archivio di altrettante maison e svariati accessori, tornando simbolicamente all’uso per cui erano nati», racconta Gnoli. «Le proiezioni dell’immaginario degli stilisti più visionari, tra cui Alexander McQueen, Roberto Capucci, Jean Paul Gaultier e Thierry Mugler, in un confronto poetico tra il mondo umano e quello animale, riflettono il rapporto dell’uomo con la natura. E raccontano di bellezza, costrizione e libertà, oppure sconfinano nel territorio della paura».

L'allestimento immersivo di “Rara Avis”. Foto Simona Murrone.

L'allestimento immersivo di “Rara Avis”. Foto Simona Murrone.

L'allestimento immersivo di “Rara Avis”.

Un allestimento immersivo, con la riproduzione in 3D del tetto della voliera, com’era nell’edificio originario, e proiezioni dagli effetti drammatici, tra paesaggi idilliaci accarezzati dal canto degli uccelli, o rotti da tuoni e lampi, avvolge il percorso della mostra che si snoda in tre sezioni: Mito, Caleidoscopiche Visioni e uno spazio dedicato alle fantasie alate di Anna Piaggi, che raccoglie gli accessori aviari dell’iconica giornalista di moda e creativa, come i cappelli di Schiaparelli e Philip Treacy e la borsa a forma di  gabbietta di canarini.

Il layout del servizio “Più piume” dalle Doppie Pagine di Anna Piaggi, Vogue Italia, luglio 1995

Tim Camino, gabbietta con uccellino, 2010. Associazione culturale Anna Piaggi. Foto Simona Murrone.

Ecco allora, nella prima voliera dedicata al Mito, l’abito cigno nero di Alexander McQueen, con bustier di piume d’oca, un collo e una testa di cigno avvolta intorno alla nuca, disegnato per la Haute Couture di Givenchy autunno-inverno 1997. McQueen, l’ornitologo della moda animato da profonde inquietudini, una volta dichiarò di essere affascinato dagli uccelli in volo. «Mi ispira la forma della piuma, e anche i suoi colori, la grafica, l’assenza di peso, l’ingegneria: è tutto molto elaborato. In realtà quello che cerco di fare è trasporre la bellezza degli uccelli nelle donne».

Alexander McQueen per Givenchy haute couture AI 1997

Ci sono poi capi che interpretano il tema aviario prescindendo, anche per una nuova sensibilità ecologista, dall’uso delle piume, senza perdere la forza evocativa. Come la “spuma di tulle” con candide ali, rilettura dell’abito cigno di Maria Grazia Chiuri per Dior (dalla collezione Cruise 2022) ispirato a un costume indossato da Marlene Dietrich a un ballo in maschera nel 1935. O come il modello Vittoria del colibrì, creato per la mostra dal giovane ecodesigner romano Tiziano Guardini e ricoperto di piume di seta non violenta (senza l’uccisione dei bachi), che un particolare processo di metallizzazione ha trasformato in un’armatura di stoffa.

L’abito cigno in tulle disegnato da Maria Grazia Chiuri per Dior Cruise 2022. credito: Frédérique Dumoulin-Bonnet / JAVA. Courtesy of Dior Héritage collection.

Da sinistra. Alexander McQueen per Givenchy haute couture AI 1997. L’abito cigno in tulle disegnato da Maria Grazia Chiuri per Dior Cruise 2022. Foto Simona Murrone.

Tiziano Guardini 2024

Nella seconda voliera, un giardino dell’Eden popolato di esemplari variopinti, c’è l’abito creato da Capucci nel 1983. Il sarto-scultore romano che ha modellato la natura in opere di stoffa spiega così la sua magia: «è ispirato a un uccello visto in Sudafrica mentre dispiegava le ali e mostrava i colori nascosti del suo piumaggio. Per anni ho tentato senza riuscirci di farne un abito, ed eccolo qui, finalmente, basta aprire due automatici sui fianchi e di colpo si alza una grande aureola rossa». Mentre il fourreau di Thierry Mugler creato per la Couture primavera-estate 1997 è un ibrido tra una farfalla e un uccello del paradiso che evoca stupefacenti metamorfosi: un personale volo pindarico dello stilista, che da bambino voleva evadere dalla realtà sognando di creare un mondo a sua misura.

Abito-guaina in velluto con ali di piume multicolori, collezione Les Insectes, Thierry Mugler Haute Couture P/E 1997. La modella è Simonetta Gianfelici. credito: foto di Patrice Stable. Courtesy of Mugler.

Se Prada con l’abito di piume di pavone della collezione primavera-estate 2005, ispirata «a una vaga idea di uccelli che rappresentano la vanità, come i pavoni, i cigni, i pappagalli», porta il tema aviario nella contemporaneità, innervandolo di riferimenti Seventies, guarda al futuro la creazione ingegneristica intrisa di suggestioni oniriche (collezione Hypnosis A/I 2019-2020) di Iris van Herpen, la designer belga che ha progettato abiti in grado di riprodurre il movimento delle piume e gli schemi degli uccelli in volo. Che continuano a ispirare il nostro immaginario.

Abito Iris Van Herpen collezione Hypnosis A/I 2019-2020.

Abito con ricami in georgette e taffetà, Roberto Capucci 1982. Foto Simona Murrone.

Il concorso dedicato agli studenti di moda

Nelle ultime settimane di mostra, è giunto anche la termine il Concorso indetto dal Parco archeologico del Colosseo per la realizzazione di un abito ispirato alla mostra cui hanno partecipato le Accademie e le Università di moda di Roma: Accademia del Lusso, Accademia di Belle Arti di Roma, Accademia italiana, Accademia Koefia, Istituto di Moda Burgo, MAM - Maiani Accademia Moda, RUFA - Rome University of Fine Arts.

Francesco Trapani

Ad aggiudicarsi all'unanimità la vittoria è stato l’abito realizzato per Koefia da Francesco Trapani: un outfit composto da giacca con maniche a imbottiture sui fianchi ricoperta da pennellate in gel acrilico nero e da un tubino con profonda collatura a V sorretta da bretelle che si incrociano sulla schiena e una piccola coda a punta in duchesse di velluto.

Francesco Trapani

Alfonsina Russo, Sofia Gnoli, Francesco Trapani

La giuria era composta da Massimo Cantini Parrini - Costumista, candidato a 2 premi Oscar; Sofia Gnoli - Studiosa di moda, professore associato Università IULM e giornalista; Simonetta Gianfelici - Fashion Icon e Creative talent curator. Dino Trappetti - Presidente Fondazione Tirelli Trappetti e responsabile della Tirelli Costum ed era presieduta dalla direttrice del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo che ha spiegato: «Una delle azioni a cui il Parco archeologico del Colosseo ha conferito un'assoluta priorità, è stata di contribuire alla valorizzazione della creatività contemporanea e la moda rappresenta in questo ambito un'eccellenza ampiamente riconosciuta a livello internazionale. E sono proprio le Accademie di Moda, formando ogni anno veri talenti, a favorire questa sempre rinnovata vivacità culturale.(…). Gli abiti, che hanno avuto quale fonte di ispirazione le straordinarie creazioni di haute couture esposte nella mostra, sono stati realizzati dagli studenti di sette Accademie di moda romane. E tutti per creatività, eleganza e cura dei particolari si connotano come un'ammirevole espressione di una nuova generazione di stilisti. A loro rivolgo un dovuto plauso e l'augurio più sentito, da parte del Parco archeologico del Colosseo, di un prossimo futuro pieno di successi, che con l'entusiasmo e la professionalità, di cui oggi siamo testimoni al cospetto delle loro creazioni, certamente raggiungeranno».