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Volersi oggi, o no: sull'amore e il sesso delle nuove generazioni

Come ama e cosa ama la Gen Z? Mentre dati e ricerche si contraddicono, abbiamo provato a fare il punto, tra serie tv, progetti collettivi e interviste dedicate proprio ai loro desideri e, in qualche caso, anche alla loro totale assenza
Volersi oggi o no inchiesta sull'amore e il sesso delle nuove generazioni
Josh Aronson, tropicana

Sull'amarsi e il non amarsi oggi: un'inchiesta di Vogue Italia che, tra dati contraddittori, prova a fare luce sul mondo delle relazioni della Gen Z, tra dating, serie tv e una comune sensazione di solitudine

Improvvisamente, il 21 settembre 2023, chi segue il mondo dell’intrattenimento sembrò essere pervaso da un senso di completo smarrimento. Sex Education, la serie Netflix che dal 2019 aveva mostrato tutte le diverse sfumature dell’amore, del sesso e delle relazioni di oggi, si era infatti conclusa per sempre. Siti e riviste hanno iniziato a consigliare tutto ciò che avremmo potuto guardare in sua assenza, noi orfani dell’amore in formato Gen Z, finalmente “spiegato bene”. Finalmente, appunto, considerando la quantità di ricerche e dati che si sono contraddetti in proposito, complici i quasi due anni pandemici di obbligata distanza che ci hanno portato a reagire all’amore con modalità diverse, soprattutto per chi ci si stava avvicinando per la prima volta.

Cosa desiderano le nuove generazioni? Come amano? E soprattutto, amano? Queste sono state le domande a cui tutti hanno provato a rispondere, qualcuno in termini di inclusione e fluidità, altri di assenza totale di sesso, e altri ancora intravedendo disincanto, spavento e nuovi riferimenti. Se il New York Times nel 2019 usava la tendenza lavorativa del quiet quitting (il rifiuto di “fare di più”) anche per parlare di dating, in Italia indagini recenti – ultima quella promossa dalla Società Italiana di Andrologia che ha preso in esame i cambiamenti delle abitudini amorose della Gen Z – hanno dimostrato come un ragazzo su tre preferisca conoscersi e fare sesso solo online. Stando invece a una ricerca di Vice Media Group su un campione di giovani americani e inglesi, gli intervistati non sarebbero pronti a impegnarsi a lungo termine, preferendo sperimentare. Ma, allora, dove sta la verità?

Josh Aronson, “Tropicana”

«Di certo la nuova generazione ha una maggiore consapevolezza di sé, delle proprie esigenze e li- miti, e si esprime in modi diversi per contesto sociale, culturale e personale», spiega Laura Duranti, psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e sessuologa che opera a Milano. «In molti casi non si tratta di una rinuncia all’intimità, ma di una ricerca di qualità, comunicazione e consenso reciproco. Di relazioni soddisfacenti con o senza sesso», tanto che il punto di vista sull’amore sarebbe più accogliente e flessibile rispetto alle generazioni precedenti. È anche per questo che mai come adesso parliamo di asessualità? Come se l’autodeterminazione che un tempo passava dal confronto fisico con gli altri ora si esprimesse nel totale conforto di rimanere nostri, integri, così intimoriti da tutta l’incertezza che può nascere dall’abbandonarsi a una persona esterna. «Se per autodeterminazione intendiamo la libertà di esprimere la nostra identità attraverso i desideri, allora sì, può valere per alcuni ma magari non per tutti. Questo non significa necessariamente che il sesso non sia rilevante, ma che i giovani stanno esplorando nuovi modi di esprimere e vivere l’affetto. L’asessualità è solo uno di questi. Non una comfort zone, ma una modalità legittima di dimostrare amore, senza coinvolgere il sesso».

Sex education 3

©Netflix/Courtesy Everett Collection

Se amare prevede ancora l’atto spaventoso di concedere a qualcun altro l’ingresso nel nostro mondo, secondo l’autrice Valeria Montebello non abbiamo speranza. Per esorcizzare tutto questo, così come gli orrori e le ossessioni dei primi appuntamenti che spesso sono anche gli ultimi, ha condiviso le sue riflessioni nel podcast È solo sesso, che nel 2023 ha seguito il successo de Il sesso degli altri, prodotto da Spotify Studios in collaborazione con Chora Media. «La Gen Z nasce in un humus culturale dove tutti i problemi sulle relazioni sono allo scoperto», spiega. «Ci sono ostacoli di ogni tipo, paranoie che ora si alimentano di termini come ghosting, orbiting, gaslighting e tutto il resto. Da una parte è positivo, perché hai davanti agli occhi i vari scenari negativi che possono concretizzarsi. Dall’altra è paralizzante». E questo vale per tutte le generazioni, anche se generalizzare non è mai la strada giusta. «Mi capita di andare nelle scuole della provincia di Roma o di Milano a parlare del podcast e trovo ragazzi e ragazze che non credono più alla coppia e nei rapporti monogami. Poi guardo mio fratello che ha la loro età ed è il più tradizionalista di tutti». La costante comune è che si è ristabilita la distanza, «che può essere motore di grandi storie d’amore (pensiamo alle lettere che ci scrivevamo quando non potevamo vederci). Ma anche motore di delusioni tremende, soprattutto se sei abituato a relazionarti usando un telefono e quindi a caricarti di aspettative che, dal vivo, potrebbero frustrarti», conclude Montebello.

Skam Italia

FRANCESCO ORMANDO/NETFLIX

Se quello che cerca la Gen Z quando accende la Tv o avvia Netflix è il “riconoscimento”, «aiuta sapere che non si è soli a provare quel sentimento», come crede Alice Urciuolo, scrittrice e sceneggiatrice della versione italiana di Skam. E crescere con esempi di desideri diversi consente ai giovani di scegliere in quali immedesimarsi, e magari di conoscersi meglio. Come è riuscita a fare Sex Education dal 2018, Skam Italia accompagna infatti la Gen Z nella sua scombinata scoperta della sessualità. La serie (di cui è appena uscita la sesta stagione) è un adattamento del teen drama norvegese il cui titolo vuol dire «vergogna» che, secondo la sua sceneggiatrice, è la parola chiave con cui i più giovani si avvicinano alla sfera sessuale. «Timore di non essere all’altezza dell’altro, vergogna di comunicare quello che ci piace. Durante l’adolescenza si scherza sul sesso, ci si mostra sicuri, ma se ne parla ancora poco». È quello che ha scoperto negli incontri con le scuole durante la preparazione della serie. Per dare verosimiglianza al racconto, ha passato pomeriggi a interrogare i ragazzi su qualsiasi questione: cosa fanno quando escono da scuola, di cosa parlano quando stanno insieme, di quella volta che hanno litigato con il loro migliore amico.

«Mi sembra che si stia affermando sempre di più un racconto su una sessualità diversa. Il concetto di sesso non si identifica tout court con la penetrazione: è qualcosa che pochi anni fa suonava strano. Con Skam ne abbiamo parlato nella quinta stagione». Certe volte sono solo gli sguardi di due persone che si incrociano a costituire il momento più erotico di una scena, non serve per forza mostrarsi nudi. Sempre a proposito di rappresentazione, secondo il mensile americano The Atlantic, questo succede perché abbiamo perso la capacità di raccontare sullo schermo le scene di sesso, tanto che si preferisce non includerlo proprio. Urciuolo non è d’accordo. «Mi pare piuttosto che il sesso sia sempre più al centro delle narrazioni, ma in un modo diverso. Forse prima queste scene erano quasi tutte accomunate dallo sguardo maschile, mentre adesso si sta facendo spazio anche una sensibilità “altra”».

Mostrare la vasta moltitudine di orientamenti e desideri è un concetto fondamentale anche per le attiviste di Virgin & Martyr, un progetto collettivo che dal 2018 ha l’obiettivo di diffondere l’educazione sessuale, socio-emotiva e digitale a partire dal loro profilo Instagram. All’asessualità hanno dedicato uno dei loro ultimi post, costruito attorno a un panel che hanno tenuto durante i “Visionary Days” di Genova, in cui si legge: «Punto di partenza: le persone che hanno tra i 18 e i 30 anni oggi fanno meno sesso rispetto a quanto ne facevano i loro genitori o nonni. Punto di arrivo: siamo sempre più distaccati dalla nostra dimensione corporea e quindi dal nostro senso di vulnerabilità. La Gen Z ha più spazio per esprimersi fuori dall’etero-normatività rispetto alle precedenti generazioni, grazie anche alla divulgazione. È più libera di riconoscersi nei vari orientamenti, tra cui quello asessuale», dice il team del progetto. A sostegno del fatto che non stiamo assistendo a un calo del desiderio, i dati indicano, invece, un incremento dell’autoerotismo: «Questo ci fa immaginare che forse, più che parlare di recessione del desiderio, potremmo prendere in considerazione una certa difficoltà nel sentirci a nostro agio con gli altri. Essere digitalmente iperconnessi può portare a essere meno in contatto con la nostra dimensione corporea, e quindi emotiva».

Virgin & Martyr

Si ritorna sempre allo stesso punto: il modo in cui ci vogliamo o non vogliamo, adesso, dipende dal disagio che crea il relazionarsi con un’altra persona, col suo vissuto e tutti i problemi che si porta inevitabilmente dentro, come il timore di compromettersi. Per questo, pensano le attiviste di Virgin & Martyr, servono soluzioni che trascendono la divulgazione sui social: devono essere politiche e collettive. «Abbiamo bisogno di dare spazio e importanza al dialogo, alla sperimentazione, alla comunicazione e al corpo. L’intimità a volte genera imbarazzo e sentirsi vulnerabili fa paura; le emozioni possono essere fastidiose, ma accomunano tutti. Parlarne aiuta a comprenderle e ad affievolire il senso di solitudine».

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