Danza

Rhapsody in blue di George Gershwin compie 100 anni. Vi raccontiamo l'ultima interpretazione in balletto al Regio di Parma

Cento anni fa andava in scena a New York Rhapsody in blue di George Gershwin. La riporta in scena la compagnia Aterballetto, rievocando, in una coreografia contemporanea, i corteggiamenti di un tempo nei musical d’epoca
Rhapsody in blue di George Gershwin
Foto di Christophe Bernard

I cento anni di Rhapsody in blue di George Gershwin, celebrati al Teatro Regio di Parma dalla compagnia di danza Aterballetto

È la nostra compagnia di danza contemporanea più famosa e longeva Aterballetto, da seguire con continuità perché ad ogni stagione cambia un po’ pelle.

Foto di Christophe Bernard

L’ultimo exploit, capace di attirare un pubblico sempre più giovane e internazionale, è Rhapsody in Blue, una nuova creazione in co-produzione con il Teatro Regio di Parma che ne ha ospitato la prima assoluta.

La platea del bellissimo Teatro Regio di ParmaFoto di Roberto Ricci

A firmarla i coreografi Iratxe Ansa e Igor Bacovich che per il profilo estroso e l’empatia con i danzatori rappresentano la tipologia di artisti chiamati oggi a collaborare con il Centro Coreografico Nazionale (l’unico in Italia!) Aterballetto, secondo il progetto culturale indicato dal direttore generale e artistico Gigi Cristoforetti.

Foto di Christophe Bernard

Picasa

Abbiamo seguito da dietro le quinte del Teatro Regio la vigilia del debutto della compagnia in trasferta da Reggio Emilia, concitata come ogni première ma aperta alle curiosità del pubblico che in un incontro dedicato ha potuto conoscere gli artisti e ammirare una preview della coreografia.

Iratxe Ansa, danzatrice basca con esperienze in importanti compagnie, ha raccontato con entusiasmo il suo incontro artistico, dieci anni fa, con l’italiano Igor Bacovich, che oggi è suo marito. Insieme i due amano girare il mondo per lavorare con ballerini di diverse culture e scuole: incontri che hanno permesso alla coppia di mettere a punto una propria metodologia, basata sull’indagine della fisicità in relazione alla musicalità. Nel racconto di vicende artistiche che si intrecciano a quelle di vita ha colpito molto la biografia di Igor Bacovich: formatosi all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, per otto anni ha lasciato le scene per dedicarsi a un lavoro sociale in prima linea, ovvero in strada, a supporto di tossicodipendenti e senzatetto. Il ritorno alla danza – ha testimoniato la moglie Iratxe – gli ha regato una nuova profondità nel modo di immaginare e comporre il movimento che ha arricchito la sua attività di coreografo.

Foto di Christophe Bernard

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Una ricchezza pienamente compresa dalla coppia di danzatori che, in una pausa delle prove, ha mostrato al pubblico di appassionati del Teatro Regio, in anteprima, un breve estratto di Rhapsody in blue. Un duetto di alcuni minuti, splendidamente interpretato dai poco più che ventenni Ana Patricia Alves Tavares, portoghese appena entrata in Compagnia, e Matteo Fiorani, emiliano di nascita e formazione. Due brillanti elementi a rappresentanza della composizione attuale di Aterballetto: 16 danzatori, italiani e stranieri, alcuni giovanissimi, altri d’esperienza, sotto la guida di Sveva Berti, direttrice di compagnia.

Foto di Roberto Ricci

Danzato su voce sola, il passo a due ha introdotto alla scelta della partitura che dà il titolo alla coreografia: Rhapsody in blue, di George Gershwin. Vero è che la composizione compie quest’anno cent’anni dalla sua prima esecuzione, nel 1924 a New York, e che altre celebrazioni sono attese. Ma è altrettanto vero che – come hanno sottolineato Ansa e Bacovich – si tratta di una musica assai connotata dal periodo e dal contesto in cui è nata, pressoché identificata con il clima artistico e culturale dell’America dell’età del jazz. Notissima alle passate generazioni, sembra non essere più conosciuta dalle nuove. Intento dei due coreografi era proprio ricontestualizzare la “Rapsodia in blu”, imprimendole un senso di appartenenza attuale e collocandola su uno sfondo contemporaneo.

Foto di Christophe Bernard

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Missione evidentemente riuscita a giudicare dal grande successo di pubblico riportato alla prima a Parma. Titolo centrale in una serata a trittico completata da Secus del maestro Ohad Naharin e da Yeled dell’emergente Eyal Dadon, Rhapsody in blue ha fatto conoscere anche al pubblico italiano lo stile di Ansa e Bacovich: fluido e plastico, musicalissimo, con punte di virtuosismo atletico. Seducente nell’onda di movimento dell’ensemble, che di tanto in tanto si apre a folgoranti ritratti dei singoli danzatori, come appunto Ana Patricia Alves Tavares: occhi spalancati sul mondo, fisicità minuta, energia guizzante, guida e mascotte dei compagni. Un piccolo gruppo di ragazze e ragazzi e poi di coppie variamente composte, sembra ricordare i corteggiamenti di un tempo nei musical d’epoca, ma è contemporanea l’attitudine di gesti ed espressioni. Il rapporto odierno tra i generi – lo si capisce subito – è il senso della composizione coreografica, che trova slancio in una partitura “vecchia” di un secolo.

Christophe Bernard

Nella tensione vivace che i danzatori innescano, il set e i costumi firmati da Fabio Cherstich ambientano un presente sospeso. Citando gli oggetti metafisici di Ólafur Eliasson, una sfera luminescente sospesa sul palco trascolora lentamente accompagnando gli umori dei protagonisti, riverberati anche nelle forme grafiche e nei colori accesi degli abiti gender neutral. Segni di un oggi che è già domani.

Dopo le date del 22 e 23 febbraio nella sua sede, la Fonderia di Reggio Emilia, la Compagnia Aterballetto è in tour con Rhapsody in blue il 10 marzo a San Sebastian (Spagna), il 16 aprile al Teatro Comunale di Modena, il 13 maggio al Teatro Verdi di Pordenone.

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