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Ho capito perché la mia mamma ama Riccardo Muti

Assistere alla Norma dei giovani direttori alla Fondazione Prada è stato illuminante, emozionante, trascinante
Ho capito perch la mia mamma ama Riccardo Muti

Riccardo Muti porta la Norma alla Fondazione Prada con i giovani della Academy e io sono entusiasta di aver assistito alla prova generale.

Riccardo Muti è sempre stato l'amore platonico - neanche tanto nascosto - di mia mamma. Lo ha seguito in ogni tappa raggiungibile last minute considerando gli impegni di lavoro di papà, accompagnata per l'appunto proprio da papà, che non si è mai sentito messo in secondo piano nonostante la mamma dicesse sempre che per Muti avrebbe fatto qualsiasi follia.

Due mesi e mezzo fa, quando ho visto che alla Fondazione Prada sarebbe venuto a dirigere un progetto dedicato a giovani musicisti e direttori d'orchestra proprio Riccardo Muti, ovviamente sono corsa ad acquistare tre biglietti, per mia mamma, mio fratello e io. Ora che papà non c'è più a “chiudere un occhio” per l'unica infatuazione platonica della mamma al di fuori di una vita insieme, Riccardo Muti e la sua Norma mi sono sembrati un'occasione per mantenere una bella tradizione di famiglia, quella dell'inseguimento del Maestro. Chissà se, come era successo a Reggio Emilia, la mamma sarebbe riuscita a stringergli la mano…

Riccardo Muti, foto di Piercarlo Quecchia DSL courtesy Fondazione Prada

Non ho mai studiato strumenti musicali e - devo ammetterlo - al di fuori della Bohème, unica opera su cui il mio professore di musica della scuola media ci ha fatto concentrare per tre anni, non conosco molto il bel canto. Ieri sera, però, mi sono davvero emozionata ad ascoltare i pezzi della Norma che i giovani direttori d'orchestra hanno diretto sotto lo sguardo del grande Maestro e, ancor di più, sono rimasta affascinata dall'energia, dall'intelligenza portentosa, dall'eloquio travolgente, dalla conoscenza della cultura e della letteratura classica e dall'ironia di Riccardo Muti. Adesso ho capito, oltre alla sua capacità di tenere le redini dell'orchestra, perché abbia un fascino così assoluto sulla mamma. E per una sera mi sono quasi sentita anche io una sua groupie. Non solo per la musica, ma per quanto ha raccontato.

Riccardo Muti, foto di Piercarlo Quecchia DSL courtesy Fondazione Prada

La serata a cui ho avuto la fortuna di assistere è stata la prova generale di un percorso che ha visto, come ha introdotto Riccardo Muti stesso in apertura, giovani provenienti da tutto il mondo mettersi alla prova con “Norma” di Vincenzo Bellini, la tragedia lirica che è stata rappresentata la prima volta a Milano nel marzo del 1842.

Massimiliano Iezzi, foto Patrick Toomey Neri courtesy Fondazione Prada

Il Maestro ha spiegato la scelta dell'opera per valorizzare la grande opera Made in Italy, “bistrattata” spesso all'estero ma anche in patria, nelle parole di Muti stesso, che invece ha sempre voluto valorizzare la cultura musicale italiana così come ha fatto negli anni con le sue iniziative dedicate alle nuove generazioni, culminate nel 2015 con la fondazione della Riccardo Muti Italian Opera Academy per giovani direttori d'orchestra, maestri collaboratori e cantanti che in questi giorni sta preparando a Milano la Norma che debutterà il 29 novembre negli spazi della Fondazione Prada.

Proprio il grazie a Miuccia Prada e a Patrizio Bertelli, che credono nella cultura e nella sua espressione, è stato l'esordio - “sentito, non per piaggeria” nelle sue stesse parole - di Riccardo Muti nel suo discorso di apertura. Il Maestro ha continuato ringraziando il Coro del Teatro Municipale di Piacenza coinvolto nella rappresentazione, per la pazienza dimostrata nell'aiutare i giovani protagonisti nel progetto a raggiungere l'eccellenza richiesta per le carriere internazionali che le aspettano dopo questa esperienza condensata a Milano accanto al Maestro Muti. Ma ha anche ringraziato l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, composta da strumentisti sotto i trent'anni e da lui diretta da quasi 20 anni, una delle espressioni del suo impegno nel supporto alle nuove generazioni.

foto Patrick Toomey Neri courtesy Fondazione Prada

Le parole di Riccardo Muti, il suo inalberarsi contro chi maltratta l'opera italiana ma anche la passione con cui racconta del suo percorso di formazione, sono illuminanti e mi hanno permesso di riflettere sul senso di ogni singola nota per l'effetto finale, sul valore di ogni voce, di ogni strumento per la melodia. Lezioni di teamworking e di cura del dettaglio a cui pensare ogni giorno, prendendo spunto da quanto il Maestro ha raccontato riguardo a Vincenzo Bellini, che proprio in quest'opera ha descritto con dovizia di particolari le sfumature… non sapevo che i compositori indicassero anche con descrizioni quanto vada suonato, men che meno che Bellini fosse così preciso nelle sue indicazioni.

Quante cose ho imparato domenica sera! Nel consegnare i diplomi di fine corso ai protagonisti del percorso alla Fondazione Prada, Riccardo Muti ha raccontato come Cleveland negli Stati Uniti abbia la seconda più importante orchestra del Paese dopo Chicago, che il povero compositore Luigi Maria Cherubini giaccia ancora al cimitero di Père-Lachaise mentre una tomba lo attende alla Basilica di Santa Croce a Firenze. Sapevate che Riccardo Muti in persona ha chiesto a tre Presidenti della Repubblica Francesi di concedere al compositore di riposare nella culla del Rinascimento come lui avrebbe voluto?

foto Patrick Toomey Neri courtesy Fondazione Prada

Riccardo Muti mi ha commosso con il suo amore per la lingua italiana quando ha bonariamente ricordato che nessuno nella sua orchestra risponde con la parola inglese ok al posto di sì; mi ha riportato sui banchi del liceo quando ha citato l'epitaffio di Virgilio Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope.

Per ciascuno dei giovani talenti della musica cui consegnava il diploma - i direttori d'orchestra Clancy Ellis dagli Stati Uniti, Remi Geniet dalla Francia, Massimiliano Iezzi dall' Italia e Izabela Kociolek dalla Polonia; i maestri collaboratori Michelangelo D’Adamo e Giovanni Alberto Manerba dall'Italia, Nadia Kisseleva dalla Russia e Manuel Navarro Bracho dalla Spagna - ha usato parole speciali, che fossero legate alla loro città di origine o ai loro studi, o ancora a dove lavorano ora: a ciascuno ha dedicato incoraggiamenti e sorrisi.

Io, tra il pubblico, vicino alla mia mamma che vedevo straordinariamente commossa e felice dopo tanto tempo, ho un po' vissuto il rimpianto di non aver studiato musica. E quando Riccardo Muti ha salutato tutti dando appuntamento “a Dio piacendo” tra due anni per il Don Giovanni di Mozart nella stesso Deposito della Fondazione Prada, ho pensato proprio che non mancherò. E proverò con mamma a inseguirlo per stringergli la mano.

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