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Sad Girl è il libro che sviscera la nostra ossessione per le ragazze, soprattutto per quelle tristi

Il 2023 è stato l'anno delle ragazze, ma tra sad girl books e sad girl summers, l'autrice Sara Marzullo ha individuato un tipo di femminilità che ci tiene in ostaggio da sempre: la sad girl
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Sad girl, il libro che sviscera la nostra ossessione per le ragazze, soprattutto per quelle tristi

Secondo The Cut, il 2023 è stato l'anno delle ragazze. Dalle bamboline che hanno abitato i nostri schermi, come Barbie che ci ha persuase ad aggiungere un abito rosa di troppo al nostro guardaroba nella convinzione che il trend barbiecore sarebbe durato per sempre, fino alla bambola più anarchica di tutte che è Bella Baxter in Poor Things, passando per lo stile coquette, che appartiene sempre alle ragazze ma a quelle civettuole che con i fiocchetti, i pizzi e le trasparenze ci giocano per farsi desiderare. Dalle passerelle abbiamo desiderato i fiocchetti di Simone Rocha e di Sandy Liang, che poi su TikTok abbiamo fotografato appoggiandoli sulle cose più brutte per renderle carine e divertenti (come su multe, verdure, topolini metropolitani). Abbiamo cucinato le girl dinner (mangiato poco perché è faticoso cucinare), fatto la girl math (cioè fare i conti un po' a caso, tipo se vendo qualche abito su Vinted è come se avessi guadagnato e non recuperato soldi già spesi), siamo state rat girl e tutte le altre cose da girl che elenca Dazed nel suo dizionario da brava ragazza. Abbiamo cantato a squarciagola “It Girl”; una ragazza, Taylor Swift, è stata eletta persona dell'anno per il Time. Sono tutte cose che facevamo anche prima, ma nel 2023 tutti, anche chi non lo era, ha iniziato a parlare e a pensare alle ragazze.

POOR THINGS, Emma Stone, 2023. © Searchlight Pictures / Courtesy Everett Collection©Searchlight Pictures/Courtesy Everett Collection

Oltre a essere state ragazze, siamo state ragazze tristi, mentre leggevamo i nostri sad girl books durante le nostre sad girl summers. Ci ha sempre dato un certo piacere farci vedere sofferenti, incomprese, mentre sui social sfoggiavamo letture di autrici post-femministe che di sicuro nessuno conosceva e mai avrebbe capito. Impossibile farlo, quando non ci capivamo nemmeno noi stesse. Se qualcuno ci avesse chiesto quale frase descrivesse in maniera più precisa la nostra vita, avremmo scelto quella che pronuncia Cecilia Lisbon nel Giardino delle vergini suicide: «Lei non è mai stato una ragazza di tredici anni», rivolgendosi al dottore che le chiede come mai avesse provato ad ammazzarsi tagliandosi le vene. Di tutta quella sofferenza e di tutto quello struggimento ci siamo circondate, e in quegli abiti ci abbiamo abitato, sentendoci a nostro agio nella convinzione che quella della ragazza triste fosse la versione più autentica di noi stesse. Uscito a inizio 2024, Sad Girl. La ragazza come teoria è il documento storico che ci consegna questi anni di ossessioni per la posa della ragazza triste che ci è stata tramandata negli anni come unico esempio di femminilità, raccontandocela, invece, come performance. Ce lo aveva già fatto presente Susan Sontag: «Essere una donna è essere un’attrice. La femminilità è una specie di teatro, con i suoi costumi, le sue decorazioni, l’illuminazione e i gesti stilizzati».

GIRL, INTERRUPTED, from left: Angelina Jolie, Clea DuVall, Winona Ryder, 1999. ph: Suzanne Tenner/©Columbia Pictures/Courtesy Everett Collection©Columbia Pictures/Courtesy Everett Collection

A scrivere il saggio sulle ragazze tristi è stata Sara Marzullo, autrice e traduttrice che si identifica con l'immagine della ragazza fuori tempo massimo, a cui nella vita è stato insegnato solo a riprodurre quell'esperienza della femminilità. «Non c’era niente di unico – se non per me – nel modo in cui ho vissuto quegli anni, tra modelli, desideri, aspirazioni e immaginari a cui mi sono aggrappata per trovare una forma che suonasse autentica», scrive nel saggio. «Sentivo che quella versione del femminile, la sad girl, combaciava con il modo in cui mi sentivo e che in quei codici mi riconoscevo, mentre forse è più corretto dire che stavo imparando a riprodurre e performare quei codici».

Euphoria © HBO

Dalla fascinazione per le scrittrici morte suicide, passando per le immagini su Tumblr di ragazze col mascara sbavato e una sigaretta in mano per arrivare alle foto di Bella Hadid che si riprende mentre piange, è difficile risalire al momento in cui abbiamo abbracciato l'immaginario della sad girl o il momento in cui abbiamo iniziato a pensare che fosse a suo modo aspirazionale. È iniziato tutto, per l'autrice, incedendo incerta nel mondo accompagnata da un malessere senza nome. «Ero triste, di una tristezza vischiosa e pervasiva, come melassa o incenso. E soprattutto, era così che volevo descrivermi». Un malessere che lei ha “agglutinato” nell'universo delle ragazze tristi che soffrono di mal d'amore, che ascoltano musica arrabbiata oppure malinconica, leggono Sylvia Plath (e scrivono ovunque frasi come «Sono molto stanca, banale, confusa. Non so chi sono stanotte») e guardano i film di Sofia Coppola, o almeno così diceva il libretto d'istruzioni che ha trovato online, ritrovo per eccellenza delle sad girls. «Nella loro tristezza trovavo incredibile conforto», scrive.

Sylvia Plath, 1954.Courtesy Everett Collection
Olivia Rodrigo, 2023.

Conforto che ritrova ancora, per esempio, a trent'anni ascoltando Olivia Rodrigo, una riformulazione delle pop star con cui è cresciuta, come Britney Spears e Christina Aguilera, costrette sempre a performare, a essere eternamente giovani, a mostrarsi tristi e pensierose mentre cantano di amare qualcuno che non ricambia, di ragazzi che non si accorgono di loro, sempre e costantemente dei loro cuori spezzati. «La principale forma di rappresentazione femminile nella musica pop è la ragazza e io, in quanto ragazza, posso sempre ricollegarmi all’esperienza femminile nelle modalità e nei contenuti con cui questa è rappresentata». Mercificare le loro vite sentimentali, incolparle per le loro frequentazioni eccessive – basti pensare a Taylor Swift, di cui conosciamo perfettamente a quale dei suoi ex le sue canzoni sono dedicate – le ragazze diventano a tutti gli effetti dei beni materiali. Non c'è niente di più mercificato dell'adolescenza femminile, tra riviste femminili che ci vengono rifilate, le canzoni che parlano di noi che vogliono che ascoltiamo, i libri, i film. Tutti prodotti che consumiamo nel tentativo di capirci un po' di più, per alimentare questa narrativa struggente.

Sad Girl. La ragazza come teoria di Sara Marzullo

Ma che cos'è una sad girl? Marzullo nel suo libro dà una definizione che vale come manifesto. «Cosa ero: ero una ragazza, ero triste, ero giovane, leggevo poesia, guardavo film, credevo che la mia sensibilità non avesse posto in questo mondo, vivevo avvolta in una nebbia che mi faceva sentire disconnessa dalle persone e dalle cose, avevo bisogno di un posto dove stare, non mi sentivo presa sul serio, sentivo che fuori la mia tristezza era vista come un vizio, un capriccio, una posa; volevo farne qualcosa, avevo ambizioni, volevo essere me stessa e qualcos’altro».

Euphoria

Forse, suppone Sara Marzullo, riprendendo le idee della “sad girl theory” che aveva inseminato nel 2013 Audrey Wollen, quella della sad girl è una narrazione che adottiamo come atto di resistenza politica. Non partecipare cioè attivamente alla società per rivendicare lo stato di minoranza sociale del genere femminile. Ci chiudiamo, allora, in questa performance resiliente della sad girl in atto di protesta. Riprendendo le parole di Susan Sontag, che descriveva la donna come un'attrice, il libro di Marzullo si infiltra nel discorso con queste premesse: «se c’è un palco, significa che c’è un dietro le quinte ed è quello lo spazio che volevo esplorare». Lo fa seguendo l'insegnamento di Laura Mulvey, che nel suo celebre saggio del 1975 Piacere visivo e cinema narrativo spiegava come cambiare la lente maschile che abbiamo incorporata per fare posto a quella femminile, guardando le cose attraverso il female gaze. Smettendo, cioè, di guardare alle ragazze come spettacolo.

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