Salvatore Ferragamo rivoluzionò il mondo delle calzature: le prime scarpe di design, il savoir faire italiano amato dalle dive di Hollywood e una donna che è sempre stata al suo fianco
Due paia di ballerine bianche. Inizia così la storia di Salvatore Ferragamo, con delle ballerine create per le sue sorelle. Giuseppina doveva ricevere la Prima Comunione e Rosina avrebbe dovuto accompagnarla, ma in famiglia non c'era abbastanza denaro per comprare delle scarpe nuove. Salvatore aveva 9 anni e passava ore ed ore a osservare la minuzia dei gesti di Luigi, il vicino di casa che di mestiere faceva il ciabattino. È a lui che chiese del materiale per poterle realizzare, e la notte prima della cerimonia rimase sveglio a lavorare. A cambiare la sua vita, però, furono un paio di stivali in stile Western - perfezionarli e renderli confortevoli fu una sfida - notati nel guardaroba degli Studios, a Santa Barbara, intorno alla metà degli anni Dieci. A decretarne il successo, invece, furono dei sandali in nappa dorata con la zeppa di sughero rivestita da strisce colorate come l'arcobaleno. Era il 1938 quando creò il modello Rainbow per Judy Garland. «Questo è il lavoro di tutta la mia vita: imparare a fare scarpe perfette, rifiutando di mettere il mio nome su quelle che non lo sono. Quindi, per favore, al di là della storia del ragazzino scalzo e ignorante che è diventato un celebre calzolaio, concentrate la vostra attenzione sul piacere che deriva dal camminare bene». Termina così la prefazione della sua autobiografia. E noi, così, cominciamo.
Da Bonito, terra natia dove tutto ha avuto inizio…
Undicesimo di quattordici figli, Salvatore Ferragamo nacque il 5 giugno 1898 in quella che sembrava una comune provincia italiana nella Campania di fine Ottocento, priva di terreno fertile (in senso lato, ovviamente) e vie d'uscita. A Bonito, poco lontano da Napoli, la sua famiglia viveva di agricoltura ma, pur in un contesto modesto come quello in cui crebbe, il mestiere del calzolaio era considerato misero, quasi indegno. A quattordici anni, dopo la morte del padre e il peggioramento delle condizioni economiche della famiglia, si spostò a Torre del Greco per imparare il più possibile sulla lavorazione delle scarpe. Un anno dopo tornò a Bonito e, in una piccola bottega, iniziò a realizzare scarpe su misura per le signore del posto.
… agli Stati Uniti, alla rincorsa del sogno americano
Era il 1915 quando, Salvatore Ferragamo, si imbarcò su un piroscafo diretto a New York. Era Boston la sua destinazione finale: iniziò a lavorare in una fabbrica di scarpe ma l'enorme differenza tra le calzature prodotte a livello industriale e quelle realizzate artigianalmente, lo spinse a cambiare strada. Arrivò quindi in California, dove vivevano già i suoi fratelli Alfonso, Girolamo e Secondino. A Santa Barbara erano nati da poco dei nuovi studi cinematografici così il fratello Alfonso, impiegato a stirare gli abiti per l’American Film Manufacturing Company, e il cugino Jerry, caratterista nel serial The Diamond from the Sky, lo introdussero sui set dove Ferragamo cominciò a fornire le prime calzature. Fu il successo di un ordine di stivali, comodi e ben fatti come non ne avevano mai avuti, ad aprirgli le porte del mondo dello spettacolo.
Trascorso un anno, Salvatore decise di dedicarsi agli studi di anatomia e iscriversi alla Extension Division della University of Southern California di Los Angeles. La sua più grande intuizione, nell'approfondire il rapporto tra corpo e piedi, fu l’attenzione alla forma arcuata che, esattamente come in architettura, può sostenere un peso maggiore rispetto a una superficie piana - con la differenza che l’arco del piede è in grado di sostenere il peso del movimento. Capì che inserire una lamina d’acciaio - il cambrione - all’interno delle scarpe dà al piede la possibilità di muoversi come un pendolo. Le persone iniziarono a sentirsi diverse indossando le sue scarpe e lui, che non si limitava a disegnare calzature ma costruiva oggetti perfetti, iniziò a brevettarle.
A distanza di un secolo dall'apertura della sua prima boutique a Hollywood, punto di partenza di una mostra al Museo Ferragamo
Era il 1923 quando Salvatore Ferragamo aprì la prima boutique sull'Hollywood Boulevard - spostata due anni dopo al civico 6683, un paio di portoni più in là rispetto alla prima (la fama dell'Hollywood Boot Shop era tale che ottenne un “cameo” nel film Show People di King Vidor del 1928, ndr). Appena cento anni dopo, quella boutique è il punto di partenza di un'esposizione in corso a Palazzo Spini Feroni, sede del Museo Ferragamo a Firenze. Fino al 4 novembre 2024, la mostra Salvatore Ferragamo 1898-1960 ripercorre la storia del “calzolaio delle stelle” e ricorda la sua prima retrospettiva presentata nel 1985 a Palazzo Strozzi. Non solo come un diario di immagini e parole dal passato, ma come un’indagine a ritroso sul ruolo del museo e sulla pratica curatoriale che lo accompagna.
Firenze, culla di un'artigianalità trasformata in un valore fondante dell'azienda
Era il 1926 quando Salvatore, dopo aver ottenuto la cittadinanza americana e aver fondato la Ferragamo Inc., si imbarcò sul transatlantico Roma per rientrare in Italia. L'anno successivo scelse Firenze - fiorente città d'arte dove la cultura artigianale era un'antica tradizione - per aprire una fabbrica, in via Mannelli 57. Dopo una battuta d'arresto, causa della caduta della Borsa di Wall Street del 1929, circa un decennio dopo diventa proprio Palazzo Spini Feroni la culla del successo dell'azienda. Da Firenze a Roma, poi Milano e le principali città degli Stati Uniti, ma anche Berlino e Londra: con 400 addetti e una produzione di 200 calzature al giorno, il marchio è ormai internazionale.
Wanda, la donna che ha dato vita a una storia di famiglia
«A Wanda, che ho cercato in tutto il mondo e ho trovato nel paese natio. E a tutti coloro che camminano»: inizia così la sua autobiografia. Si erano conosciuti a Bonito: lei, che era la figlia del sindaco ed era molto sveglia, sapeva tutto di lui. Quando lo incontrò, durante un appuntamento con suo padre, esordì dicendo: «grazie per il grande contributo che dà all’eleganza femminile». Il 9 novembre del 1940 Salvatore Ferragamo sposò Wanda Miletti - non ancora diciannovenne - a Napoli, presso la chiesa di Santa Maria della Catena. Dal loro amore nacquero sei figli: Fiamma, Leonardo, Fulvia, Massimo, Giovanna e Ferruccio.
L'Oscar della Moda
L’8 settembre 1947 Salvatore Ferragamo ricevette a Dallas, da Neiman Marcus, l’Oscar della Moda - il celebre Premio Neiman Marcus, appunto - con la motivazione di aver saputo combinare il classicismo italiano e la tradizione artigiana con inventiva moderna. Insieme a lui, fra gli altri, venne premiato Christian Dior. Un tassello fondamentale nella storia delle innovazioni - come l'Invisibile, per cui ottenne il prestigioso riconoscimento - di Salvatore Ferragamo erano stati gli anni dell’autarchia. Non potendo più utilizzare l’acciaio per costruire il sostegno dell’arco plantare, decise di riempire lo spazio tra il tacco e l’avampiede con pezzi di sughero sardo pressati e incollati. Nacque la prima zeppa, naturalmente brevettata, e divenne presto il modello più venduto. (Nota a margine: Salvatore Ferragamo era una sorta di “fanatico” dei brevetti, tanto che ne registrò anche uno per un sistema di offesa e difesa contro aeromobile, uno per la costruzione di un fortino marino e uno per un silurante a lancio plurimo.) Fu un periodo di grande creatività per il calzolaio dei sogni che, mosso dai limiti imposti dal regime fascista, iniziò a realizzare tomaie in canapa, feltro, pelle di pesce e addirittura cellofan. L’idea gli era venuta osservando la carta dei cioccolatini, luccicante ed elastica: attorcigliata insieme a fili di seta colorati, poteva essere lavorata all’uncinetto o a maglia.
Il Ciabattino delle Dive
Teste coronate e le più famose star del cinema erano habitué delle sue calzature. Risale al 1936 il sandalo di raso con una suola a piattaforma ricoperta di specchietti dorati a mosaico che il celebre ciabattino creò per Carmen Miranda. Fra le adorate e affezionate clienti c’erano Gloria Swanson, innamorata delle decolleté, Eva Peron, Audrey Hepburn, alla quale ha dedicato la ballerina con la suola a conchiglia, Anna Magnani, Greta Garbo, Sophia Loren, Joan Crawford, ma anche Peggy Guggenheim e Mae West, Jean Harlow e Marilyn Monroe, che adorava frequentare il negozio in Park Avenue e amava talmente tanto le sue calzature da indossarle in tutti i film. Per lei, che portava solo tacchi vertiginosi, Salvatore ne brevettò uno particolare: metà in legno e metà in acciaio. Oggi le Creations sono oggetti da collezionisti e sono realizzate - interamente a mano - in serie limitata e numerata: molte sono esposte nel museo della griffe fiorentina come simboli della storia del costume e della capacità di innovazione di un uomo che, grazie alla dedizione per questo lavoro, è diventato un mito apprezzato in tutto il mondo. «Non esistono piedi brutti ma solo scarpe brutte» sosteneva.
Una curiosità? Salvatore suddivideva le sue clienti in tre categorie, a seconda della misura del piede. Le Cenerentole richiedevano scarpe più piccole del numero 6... “femminili e amanti della moda, per essere felici dovevano essere innamorate”. Le Veneri, invece, calzavano il numero 6... “queste donne, in genere tanto belle quanto incomprese, celavano dietro un’apparente frivolezza l’amore per le cose semplici”. Le Aristocratiche erano quelle che calzavano dal numero 7 in su... “sensibili, comprensive, a volte volubili”. Il suo, più che un su misura, era un tailor made sulle personalità.
Dopo la scomparsa di Salvatore nel 1960, causata da un peggioramento delle sue condizioni di salute, Wanda scelse di continuare a scrivere la storia della Ferragamo e, con il supporto dei sei figli e grande acutezza, è riuscita a realizzare tutti i sogni di suo marito. Sono state le scarpe a scandire il tempo della vita di Salvatore Ferragamo, anche se c'è un inizio ma non una fine. Sappiamo del suo primo paio, ma non dell'ultimo - perché l'ultimo, in fondo, non è ancora stato creato. Passa dallo stato gassoso allo stato liquido allo stato solido, il genio di quelli come lui. Riesce a essere terreno e ultraterreno in un arco spazio-temporale potenzialmente infinito, e continua a scrivere storie al presente pur essendo passato.
I libri su Salvatore Ferragamo scelti da Vogue:
Oltre a Salvatore, Shoemaker of Dreams, il film biografico sulla vita di Salvatore Ferragamo diretto da Luca Guadagnino, sono diversi i libri dedicati alla sua storia. Qui quelli consigliati da Vogue:
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