STORIE

«PORTS 1961 è continua evoluzione»: la storia di Francesco Bertolini e del brand (fino a qui)

Intervista a Francesco Bertolini, il nuovo design director di PORTS 1961 che, dopo oltre sessant'anni di vagabondaggio, riporta il brand a Milano. Il debutto sarà il prossimo settembre durante la fashion week primavera estate 2025
Ports 1961
Bella Hadid sfila per Ports 1961 durante la Milano Fashion Week autunno inverno 2022 2023Pietro S. D'Aprano/Getty Images

PORTS 1961 torna alla Milano Fashion Week sotto la direzione di Francesco Bertolini: conosciamoli meglio.

Si era ritirato dai calendari delle fashion week da qualche stagione, ma PORTS 1961 è tornato ed è più azzurro che mai. Il prossimo settembre, infatti, parteciperà alla Milano Fashion Week con la collezione primavera estate 2025 guidata dall'italiano Francesco Bertolini, parte del team dal 2019 e ora design director del brand. «Da quando è entrato a far parte dell'azienda, Francesco ha dimostrato la sua capacità unica di reinterpretare tessuti e forme perfettamente in linea con i valori del marchio. Siamo orgogliosi di vedere la crescita di un nostro talento interno e siamo fiduciosi che la sua visione migliorerà e onorerà la storia della nostra Maison», afferma il consiglio di amministrazione di PORTS 1961.

Francesco Bertolini, nuovo design director di PORTS 1961

courtesy of Ports 1961

Tuttavia, la storia di PORTS 1961 è una storia in movimento, «in continua evoluzione» come l'ha definita Bertolini raccontandoci del suo percorso nel brand, che accarezza il tema del viaggio fin dalle sue origini. Nel nome, infatti, si cela la storia del brand: come suggerisce Newport Canada, le parole con cui è nato il marchio in Canada a inizio anni ‘60, evocativo di destinazioni esotiche proprio perché inizialmente concepito come importatore di capi dal Giappone. Fondato da Luke Tanabe, ha iniziato a produrre una sua linea femminile di lusso nel 1966 sotto il nome di Ports International, conquistando territori americani e inglesi negli anni ’70 a suon di boutique monomarca. Sono gli anni ‘80, però, a fotografare i primi successi di PORTS 1961, con la nomina delle figlie di Tanabe, Christine e Miki, come designer, supportate in un secondo momento dai gemelli Dean e Dan Caten di Dsquared2.

Nel 1992, la direzione passa a Fiona e Tia Cibani – moglie e sorella di Tanabe rispettivamente – che continueranno a lavorare al marchio anche durante l'acquisizione cinese dello stesso. È il 2004 quando il brand sposta la sede a New York City e inizia a sfilare nel calendario americano sotto la sola guida creativa della sorella minore Tia Cibani, fino a quando nel 2010 Fiona Cibani la sostituirà. Sono anni in cui le sfilate iniziano a collezionare l'interesse della stampa e riuniscono alcune delle più grandi star del momento in prima fila, nonché top model come Claudia Schiffer e Kate Moss in passerella.

Tia e Fiona Cibani alla direzione creativa di PORTS 1961 nel 2010

Patrick McMullan/Getty Images

PORTS 1961 autunno inverno 2014

Antonio de Moraes Barros Filho/Getty Images

PORTS 1961 autunno inverno 2011

WWD/Getty Images

Nel 2011 nasce la linea maschile del brand, che trova spazio all'interno del calendario menswear di Milano, città in cui arriverà a presentare anche la linea femminile nel 2013. Fra gli ultimi direttori creativi di PORTS 1961, Nataša Čagalj, responsabile dello spostamento del brand nel calendario londinese, mentre Karl Templer ha riportato nel 2020 le collezioni all'interno della Milano Fashion Week. Oggi, con uno showroom situato in via Cernaia 2 a Milano, PORTS 1961 riflette sulla sua storia di vagabondaggio durata oltre 60 anni insieme a Francesco Bertolini, che ci ha aperto una finestra sulla sua visione di moda per il brand. Nel suo passato di alumnus di Istituto Secoli e con le radici che affondano in Toscana, ci sono stati anche Salvatore Ferragamo, Vionnet e Prada: tutti nomi che potrebbero indicarci la visione che il designer porterà alla direzione del marchio d'origine canadese.

Karl Templer alla direzione creativa di PORTS 1961 nel 2019

Darren Gerrish/Getty Images

Intervista a Francesco Bertolini, nuovo design director di PORTS 1961

Cosa ti ha insegnato il percorso nel brand, dal 2019 fino a qui?

PORTS 1961 è stato, e continua a essere, fulcro della mia evoluzione. Essendo una persona molto curiosa, che ha sempre bisogno di confrontarsi e mettersi alla prova, Ports mi ha insegnato che la dedizione e la passione per il lavoro, uniti alla creatività, possono portare ottimi risultati. Questo nuovo importante incarico ne è la dimostrazione. Ports mi permette di sperimentare e di essere creativo, condividiamo valori e standard legati allo sviluppo della collezione. Il mio lavoro parte dallo studio dei tessuti, con cui lavoro nell’atelier interno, finché non prendono forma e si tramutano nei capi desiderati. Ports mi ha anche insegnato, come brand internazionale, a costruire ponti tra le varie comunità e apprezzarne le differenze attraverso la collaborazione e la condivisione culturale di tradizioni, idee, linguaggi, arte e stili di vita.

Considerato il vagabondaggio nell’heritage di PORTS 1961, che rapporto hai con il tema del viaggio?

PORTS 1961 possiede lo spirito del viaggiatore. I nostri design sono fatti per una donna con un forte senso dello stile e una mente eternamente aperta e curiosa, senza pregiudizi o etichette, caratteristiche che sento molto mie. Ho sempre avuto la possibilità di viaggiare tanto fin da bambino, per me viaggio rappresenta evasione, scoperta di ambienti diversi e di lati di me stesso che non conoscevo. Cerco di vivermi il viaggio come esperienza emotiva, alla ricerca di un'evoluzione continua che trasmetto poi nel mio lavoro per PORTS 1961.

Qual è stato il lavoro sui codici del passato che hai fatto per costruire la nuova collezione?

Quando mi è stato proposto questo nuovo ruolo all’interno dell’azienda, insieme alla mia squadra ci siamo subito domandati: “Che cos’è PORTS 1961? Quali sono i codici di heritage che più lo rappresentano? E in quale modo posso dare loro una nuova lettura, mantenendoli moderni e contemporanei?”. Ho iniziato a lavorare sulle strutture essenziali, i tagli inaspettati, le asimmetrie, ma soprattutto sull’idea del “work in progress”, quindi del non finito, della continua evoluzione. Ho voglia anche di lavorare alla ricerca di una sinergia con le forme d'arte, che siano pittura, design, architettura, musica o il mio amato cinema. Dopotutto, anche il nome Ports evoca un senso di incontro tra diverse culture. Possiamo definire un punto di partenza dai codici di PORTS 1961, ma non dev'esserci necessariamente un punto d'arrivo, è una continua evoluzione. Non vogliamo confini o etichette, il viaggio non è sempre ben definito, è la scoperta la parte più entusiasmante e arricchente.

Quanto Francesco ci sarà nella collezione di debutto? In quali dettagli sarà possibile riconoscerti?

Stiamo lavorando a questa collezione con un approccio molto intuitivo, lasciandoci ispirare dalle emozioni, dagli umori della gente, bombardata continuamente da immagini e informazioni. Attraverso la mia visione, ho cercato di traslare e tramutare queste emozioni in un modo di vestire. C’è sicuramente un'ossessione legata a forme e silhouettes non convenzionali, che riescono però a vestire il corpo in modo estremamente naturale. C’è una certa dualità, che fa parte anche di me, che metto nel mio lavoro: da un lato un senso di familiarità che si trasforma in grande vestibilità, e dall’altro una spinta verso la curiosità creativa di tecniche e forme contemporanee. Accostamenti di materiali, rigore maschile dato dalla severità delle regole dell’alta sartoria e una sensuale femminilità, che si scopre in drappeggi e un senso di fascino sofisticato, che parla più con discrezione che con stravaganza. Per questa collezione abbiamo studiato artisti come Fontana e Mies van der Rohe, per l’apparente semplicità delle forme e strutture che in realtà nascondono una complessità tecnica in dettagli e finiture. E poi uno studio dei colori che, dalle tonalità dei bianchi, raggiunge i colori primari come se fossero le emozioni delle persone che colorano la vita. E che si mescolano fra loro proprio come Rothko fa nelle sue opere. Saranno proprio i dettagli, come lo studio delle silhouettes e la scelta di tessuti meno convenzionali trattati in modo che diventino del tutto naturali e fruibili, a rendere questa collezione speciale, ricca di emozioni e di qualità.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Non mi sento mai appagato, ho sempre bisogno di continuare a esplorare e scoprire nuove parti di me, viaggiare ed evolvere, e raggiungere bellissimi traguardi insieme a Ports. Credo avremo molto da raccontare.

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