STORIA DI

Indossare gli zoccoli Pescura Scholl, o camminare sulla nostalgia. Storia di un brand che non passerà mai di moda

Le scarpe Scholl nascono nel 1907 come risposta ergonomica al desiderio di offrire comfort ai piedi. E il modello Pescura, simbolo di un'epoca di liberazione, diventa nel presente icona della moda boho-chic
zoccoli Scholl

Perché indossare gli zoccoli Pescura Scholl significa camminare sulla nostalgia? Storia di un brand che non passerà mai di moda, dal 1907 a oggi

Della storia di Scholl fanno parte la crescita economica degli Stati Uniti di inizio XX secolo, l’emancipazione femminile degli anni 60 – passata anche attraverso la moda –, il gusto boho-chic e l’eccellenza manifatturiera italiana. Il brand, infatti, nasce a Chicago nel 1907 da un’idea maturata tempo prima da William Mathias Scholl, che a 17 anni si era trasferito in Illinois per lavorare in un negozio di calzature ortopediche e studiare medicina. La città che lo circonda, cuore del Midwest, è un terreno fertile per il seme dell’imprenditoria: Mr. Scholl sceglie quindi di affiancare alla sua attività da podologo quella di uomo d’affari, fonda la Scholl Manufacturing Company e fa del benessere dei piedi il suo principale obiettivo professionale.

Una campagna Scholl d'archivio

Courtesy of Scholl

Dopo una serie di prodotti funzionali alla causa, nel 1956 Scholl dà vita a quelli che tuttora vengono definiti come il “capolavoro” del marchio: gli zoccoli in legno Pescura, nelle versioni Flat e Heel. Il comfort, in questo caso, è dato dalla forma della punta della scarpa, cioè la parte anteriore sotto le dita, che si curva in modo che l’alluce possa rimanere piatto, mentre le quattro dita del piede si rilassano in movimento.

Jeremy Moeller/Getty Images

Alla tecnologia innovativa che definisce l’identità aziendale da sempre, il modello di zoccoli Pescura affianca un’attenzione particolare per il design che arriva al cuore (e ai piedi) di alcune icone del tempo, come Twiggy, Jean Shrimpton e Audrey Hepburn. Gli zoccoli Scholl, in poco tempo, raggiungono gli armadi di una generazione di giovani politicamente attivi, impegnati in una lotta pacifista per i diritti umani e la libertà sessuale. Diventano, così, emblema di quel periodo passato alla storia come Swinging Sixties. Soprattutto per le ragazze, nel dopoguerra queste scarpe sono un modo per liberarsi dalle imposizioni degli adulti e rivendicare la volontà di essere e indossare ciò che preferiscono.

Jean Shrimpton mentre indossa zoccoli Scholl

Bettmann/Getty Images

Campagna Scholl 1972

Courtesy of Scholl

Con il passare dei decenni, Scholl non ha mai perso il suo appeal. Gli zoccoli Pescura, rappresentanti del made in Italy da oltre 60 anni – quando l’azienda ha spostato la produzione nel Bel Paese –, sono stati oggetto di collaborazioni con importanti brand di moda e non solo. Tra le ultime, la capsule collection Everlasting Icon realizzata insieme ad Acbc, specchio di un futuro sempre più orientato alla sostenibilità, il nuovo modello rosso ciliegia munito di tre cinturini e ideato insieme a Philosophy di Lorenzo Serafini e, infine, una speciale capsule realizzata con Khrisjoy, dal nome Khrisjoy Loves Scholl, in cui gli zoccoli Pescura sono impreziositi da una fascia glitter e dal logo di Khrisjoy posizionato sul tacco, all’interno di un cuore.

Scholl x Philosophy di Lorenzo Serafini

Courtesy of Philosophy di Lorenzo Serafini

Khrisjoy Loves Scholl

Courtesy of Khrisjoy

Scholl x Acbc

Scholl x Philosophy di Lorenzo Serafini

Scholl x Khrisjoy

Oggi le calzature Scholl sono più ricche di nuovi modelli e colori e si confermano tra le più desiderate da star come Sarah Jessica Parker o Jennifer Aniston, nonché manifestazione concreta di quella estetica della nostalgia che ha pervaso l’era del digitale. Indossarle, per i giovani, significa avventurarsi in un viaggio nel tempo verso quel passato mai vissuto (e per questo romantico) che definisce l’estetica boho-chic odierna.

Jose Perez/Bauer-Griffin
Jeremy Moeller/Getty Images
Jeremy Moeller/Getty Images

Questo articolo è apparso sul numero di luglio 2024 di Vogue Italia, a pagina 60.

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