Buon compleanno Vogue Italia. In occasione dei suoi 60 anni, la storia del magazine come non ve l'hanno mai raccontata

Dal 1964 a oggi, il magazine più autorevole dell'italian fashion capace di prevedere e influenzare i trend. Da sempre “un vivaio di nuovi talenti e il termometro dell’evoluzione del costume”
La storia di Vogue Italia come non ve l'hanno mai raccontata

1964 - 2024: sessant’anni di Vogue Italia che ha una storia bellissima (ancora da raccontare)

«Questo libro vuole sottolineare il passaggio dal primato della moda a quello dello stile», scriveva Lele Acquarone, firma di Vogue Italia fin dal suo esordio, nel volume che nel 1994 accompagnava i 30 anni del magazine. Lei, che con i suoi Scrapbook ha navigato per decenni nel mare di sfilate e trend, di quegli anni evidenziava la «caleidoscopica parata di abbigliamenti e tipi femminili»: figlia dei fiori e geisha, barocco e minimalismo, tuta e tutù, plastica e velluto, couture e prêt-à-porter. Di quest’ultimo, «Vogue Italia è stata la camera di decantazione. Ma anche l’osservatorio che ha saputo anticipare influssi e correnti di ogni provenienza». Capace di percepire «la forza delle spinte innovative londinesi e giapponesi», ma al tempo stesso di dare il giusto spazio alla moda italiana sul palcoscenico internazionale. Un magazine che «ha valorizzato la personalità della donna, che si serve della moda anziché subirla. Ha mostrato che non esiste più una moda sola, non esistono neppure canoni di bellezza».

Lo scrapbook di Lele Acquarone, Vogue Italia gennaio 2006

Sta qui l’essenza di Vogue Italia, il suo essere portabandiera di stile, personalità, creatività, capace di raccontare le mille facce della bellezza e del costume. Soprattutto, di prevedere, influenzare i trend, diventando artefice di un modus di fare moda che racconta “i perché” dell’evoluzione del gusto, riconoscendone le radici nel tessuto della quotidianità, della Storia, della cultura e nella eterna ricerca del cambiamento.

BUON COMPLEANNO! i 60 anni di Vogue Italia

«Vivaio di nuovi talenti, termometro dell’evoluzione del costume, sempre con una variabile spiazzante», questo era Vogue Italia secondo Franca Sozzani, sua storica direttrice. Una vorticosa, autorevole, sorprendente e al tempo stesso rassicurante mescola di voci, dunque. Di donne che gli hanno dato parole e storie – Mariuccia Casadio, esplosiva miscela di moda e arte nei suoi racconti “fulminanti”; Anna Piaggi, che nelle sue Doppie Pagine frullava parole in libertà e immagini, spiegando il fashion con un alfabeto del tutto personale. Di personaggi dello star system e top model interpreti di shooting indimenticabili. Di fotografi e artisti internazionali che hanno raccontato la forma, le cause, le sfide del femminile, i fenomeni, gli spicchi d’Italia e le altre culture.

Una delle doppie pagine di Anna Piaggi, Vogue Italia, Giugno 1995

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Fotografi e artisti che hanno “costruito” Vogue Italia

Insieme hanno “scritto” pagine di un magazine che è riuscito a fare della moda una delle facce della sindrome di Stendhal, e che ha contribuito alla realizzazione di grandi mostre – la Biennale di Firenze del 1996, o la mostra A Noir - Le Identità di un Colore Contemporaneo alla Triennale di Milano nel 1998 –, con cambi di marcia e di direzione, intuizioni e predizioni che lo hanno reso il più autorevole magazine dell’italian fashion.

1961: Condé Nast arriva in Italia e inizia la storia Vogue Italia

Risaliamo, allora, il corso della storia fino al 1962, quando Condé Montrose Nast, editore dei Vogue mondiali, acquisisce per circa 7 milioni di lire la rivista Novità, edita da Roberto Kuster dal 1951. Nuovo amministratore delegato è Thomas Kernan. Prodotto ancora artigianale ma già ambizioso, il magazine si poneva come una guida allo stile, tra moda, arredo, cucina, bellezza, giardinaggio… Un breviario per donne di gusto, insomma. Fino al 1964 esce come Novità, poi, con l’avvento di Daniel Salem come amministratore delegato, diventa Vogue & Novità (novembre 1965, la storica cover di Benedetta Barzini fotografata da Gian Paolo Barbieri) e quindi Vogue Italia nel giugno 1966, con lo scatto di copertina di Franco Rubartelli. A guidarlo dal ’64 all’88 è Franco Sartori, all’inizio direttore editoriale e poi anche responsabile, a cui fino al 1979 si affianca il direttore artistico Flavio Lucchini (leggete la sua intervista a pagina 22-23) e un giovanissimo Alberto Nodolini che poi gli succederà. Tracceranno nuove rotte, con occhi limpidi sia nei contenuti sia nella grafica e nell’immagine.

Vogue e Novità, novembre 1965

Da subito, il mensile accoglie i movimenti culturali che agitano il mondo: la minigonna di Mary Quant e la Swinging London secondo David Bailey, la moda parigina di Saint Laurent e quella made in Big Apple di Halston; il senso del ritratto di Richard Avedon e l’audace sexyness di Helmut Newton. Li fa propri, ma al contempo esprime la creatività italiana, la impone con originalità e forza elegante: Emilio Pucci, che nel 1964 si ispira all’Africa per la sua collezione e, antesignano, manda in passerella modelle black; Roberto Capucci, che nel luglio 1970 per la prima volta sfila in un museo a Roma, Villa Giulia, con una collezione rivoluzionaria, modelle senza trucco, capelli al naturale, stivali rasoterra; le cromie dei preziosi di Bulgari che negli anni della Dolce Vita attirano la mondanità internazionale… Esempi tra i tanti di un’Italia in pieno boom economico e pronta a sostenere la grande avventura del prêt-à-porter italiano. Il sistema moda decolla e Vogue Italia gli dà voce, dimostrando di avere già nel suo Dna i segni di quello che nei decenni ne determinerà il successo planetario e sostenendo l’affermarsi dei grandi protagonisti del made in Italy: Krizia, Valentino, Fendi by Lagerfeld, Giorgio Armani, Ferré, Missoni, Alberta Ferretti, Versace, Moschino, Dolce&Gabbana…

Vogue Italia, giugno 1966, Franco Rubartelli

Donne. Non solo Modelle & Muse

Come “attrici” della moda che verrà ecco una carismatica compagnia di modelle, che salgono sul palcoscenico di Vogue Italia a comporne il grande affresco. Sul settembre 1966 sfilano due modi di essere donna: quello ieratico e sofisticato delle muse di Irving Penn e quello incarnato da Veruschka, fotografata da Henry Clarke, la prima top model del mondo nuovo. Le modelle non sono più solo esempi di bellezza ed eleganza, ma donne con una personalità, dettagli riconoscibili, antesignane dell’epoca d’oro delle top: Twiggy, Penelope Tree, Jean Shrimpton, Donyale Luna, Pat Cleveland, Benedetta Barzini, Marisa Berenson… Nel 1984 Franco Sartori decide di celebrare l’anniversario del suo arrivo come direttore editoriale di Novità con una mostra in Piazza Duomo a Milano e un corposo volume: 20 anni di Vogue Italia 1964-1984. Dentro ci sono “le grandi firme della moda”, i fotografi, le top model e ovviamente tutte le copertine. La decisione di anticipare di un anno, dal 65 al 64, la nascita del giornale coincide dunque con l’inizio del suo “regno” in Condé Nast.

1988, arriva Franca Sozzani

Vogue Italia, luglio agosto 1988, Steven Meisel

Il nuovo cambio di pelle data 1988: scompare Franco Sartori, Franca Sozzani prende le redini di Vogue Italia. Il senso del suo quasi trentennale regno è subito chiaro, lo si vede dalla cover del primo numero, il luglio/agosto.
«Un colpo di spugna. Un inizio immacolato», scrive Federico Chiara, oggi Print Director del magazine. L’immagine di una donna con una semplice camicia bianca è uno shock, la headline Il nuovo stile una dichiarazione di intenti. Un debutto rivoluzionario che origina in modo naturale dal background di Sozzani: direttrice di Lei e Per Lui, riviste sempre di Condé Nast che dall’inizio degli anni 80 si erano concentrate sull’universo giovanile, utilizzando le immagini di Bruce Weber, Peter Lindbergh, Paolo Roversi, Ellen Von Unwerth, Herb Ritts, Pamela Hanson, Steven Meisel, Max Vadukul. Fotografi che lei scopre e poi lancia nell’arena di Vogue Italia. «Lo statement era questo: ripartiamo da zero. Rendiamo questo giornale meno commerciale, più indipendente dalla necessità di mettere in scena un display di abiti e marchi. Trasformiamolo in una palestra in cui nuovi talenti della fotografia e della moda possono incontrarsi per dare libero corso alla loro creatività».

Febbraio 1989

Maggio 1993

È una dimensione autonoma, più artistica e concettuale, quella del nuovo Vogue Italia, definita anche dal lavoro di Fabien Baron che, dal 1988 al 1990, ne riformula la veste grafica. A lui seguiranno Juan Gatti e infine il 29enne Luca Stoppini che continuerà nella linea tracciata, rimodellandola via via su nuove intuizioni.

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Da quel lontano 17 dicembre 1892 all'era moderna passando attraverso due guerre mondiali. Vogue è da sempre termometro del fermento culturale. La narrazione visiva e di moda si affianca ai reportage che interpretano il mondo che cambia

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Intanto è in arrivo la spumeggiante vague delle supermodels, belle, sorridenti – come sulla cover del maggio 1993 –, trasformiste e versatili. Che forgiano con i fotografi un nuovo mondo di immagini, come la sci-fi story di Lindbergh con Helena Christensen, le stanze fiabesche di Tim Walker, l’universo ipercolorato di Miles Aldridge… Ma il tempo porta con sé più vaste istanze: Vogue Italia fa suo quell’orizzonte nuovo che alla fine dell’89 prospettava la caduta del Muro di Berlino, e inizia a esplorare il legame tra moda e questioni sociali. Che si amplia via via anche grazie a colui che per 26 anni è stato l’autore esclusivo delle sue cover, Steven Meisel. Ecco dunque ideali e tabù della chirurgia estetica in Makeover Mad­ness, lo stato di emergenza post 9/11, la guerra in Iraq, il Black Issue, le Belle Vere che portano in copertina le forme del corpo plus-size; la violenza domestica e i femminicidi… Gli shooting sono amati da molti ma dissacrati da altri che li vedono come il solito mezzuccio per attirare l’attenzione. A ciascuno la sua opinione. Ma intanto la voce di Vogue Italia si amplifica con la nascita del sito vogue.it, inaugurato nel 2010 per creare più condivisione con i lettori, per «accogliere tutti in questo mondo diverso, stravagante, unico e creativo», scriveva Franca Sozzani nel suo primo post online. Alle parole si uniscono fatti concreti: la nascita di Convivio, mostra mercato contro il flagello Aids; le porte aperte della redazione; lo scambio con le scuole di moda e gli studenti del mondo; gli scouting di talenti nel design e nella fotografia, con la nascita di PhotoVogue e Vogue Talents.

Ellen Von Unwerth fotografa Linda Evangelista e Cindy Crawford per Vogue Italia, luglio agosto 1990

Nel 2014 il numero per i 50 anni di Vogue Italia schiera in cover un vero esercito: tra le molte star delle passerelle, Adriana Lima, Naomi Campbell, Christy Turlington, Linda Evangelista, Mariacarla Boscono, Liya Kebede, Amber Valletta, Stella Tennant, Carolyn Murphy, Natalia Vodianova, Guinevere van Seenus, Karlie Kloss, Joan Smalls, Anna Ewers, Jourdan Dunn, Liu Wen.

Vogue Italia, settembre 2014, Steven Meisel

La moda, il cinema, la musica e… le questioni sociali

Oltre a moda e arte, sulle pagine si raccontano anche molti protagonisti dell’entertainment – da Isabella Rossellini a Francis Ford Coppola, da un'irriverente Madonna ritratta da Herb Ritts a Tina Turner e a Lady Gaga. «Oggi più che mai, la moda è accessibile a tutti», diceva Sozzani in un’intervista all’Independent nel 2014. «Tutti la conoscono attraverso internet, tutti possono diventare blogger o critici: è entrata a far parte della vita quotidiana, più di quanto non sia mai successo prima. Perciò credo che sia interessante usarla come un mezzo per comunicare altro».

Makover madeness, Luglio 2005, Steven Meisel

Makeover Madness, Vogue Italia Luglio 2005, Steven Meisel

Mario Pozzi

The Latest wave, agosto 2010, Steven Meisel

Stas Komarovski

Il passaggio del testimone a Emanuele Farneti

Franca Sozzani scompare il 22 dicembre 2016, un vuoto vasto, impensabile dopo tanti anni. A raccogliere il testimone è Emanuele Farneti, già direttore di Flair, Icon, GQ e AD, che sulla storia di Vogue Italia investe: utilizza la forza delle immagini – controverso ma d’impatto il Celebration Issue del dicembre 2017, con Taylor Hill e Bella Hadid “imbandite” nude e coperte di cibo – affiancando loro la spinta del lessico giornalistico. «Chi ci ha preceduto», scrive Farneti nel primo editoriale, «ha dimostrato che tutto può cambiare… per raccontare le trasformazioni, certe volte anticiparle, o in alcuni fortunati casi persino per favorirle. Così, a partire da questo numero, il giornale si trasforma per raccontare storie nuove, con parole nuove». Le istanze portate avanti da Vogue Italia non perdono mordente, l’idea sozzaniana «la moda non è fatta solo di abiti, ha a che fare con la vita» trova nel cambiamento nuova linfa. Sotto la direzione artistica di Giovanni Bianco prima e di Ferdinando Verderi poi, arrivano giovani fotografi come Karim Sadli, Jamie Hawkes­worth, Harley Weir, voci internazionali della moda come Suzy Menkes, e della narrativa – Hanif Kureishi, Michael Cunningham, André Aciman, Michele Serra, Andrew Sean Greer.

Vogue Italia, aprile 2020

Vogue Italia, giugno 2020

Vogue Italia diventa così ancor più “scrittura dei tempi”. Il September issue 2017 libera l’amore dalle convenzioni di genere con il bacio tra Lily Aldridge e Vittoria Ceretti e quello di Pablo Rousson ed Edoardo Velicskov. Il mese dopo, una radiosa Lauren Hutton fotografata da Steven Klein è la donna più anziana – anzi, timeless – mai apparsa sulla copertina di un Vogue. La strada è segnata: all’emergenza ambiente è dedicato il gennaio – tutto a disegni, c’è anche una cover di Milo Manara –, a ridotte emissioni di carbonio; l’aprile, in piena pandemia, si veste per la prima volta di una copertina bianca, tela vergine su cui lavoreranno 49 artisti italiani in una successiva iniziativa curata da Valentina Ciarallo. Due le cover del febbraio, una dedicata a Venezia, che comunica un Iban per aiutare la città a riprendersi dopo la drammatica alluvione, l’altra all’Italian beauty con la modella BIPOC Maty Fall in copertina; c’è poi quello disegnato dai bambini, quello delle cento copertine e infine, perché no, l’issue del maggio 2021 dedicato all’astrologia… Esempi di come ogni cosa possa essere testimonianza di moda e costume.

Francesca Ragazzi: «Saremo la voce locale in un quadro global»

Con il luglio 2021, Farneti lascia Vogue Italia a Francesca Ragazzi, già nella redazione con il ruolo di Fashion Market Director. Esperienza in Condé Nast, prima a Parigi e poi a New York, dove per quattro anni è Fashion Market Editor, Ragazzi, come Head of Editorial Content, porta un network globale di conoscenze ed esperienze a un giornale che diventa digital first. «In un mondo in cui l’unica costante è il cambiamento», dichiara a Primaonline nel settembre 2021, «Vogue non è diverso (…) Sotto l’occhio di Anna Wintour ed Edward Enninful e, in collaborazione con i miei colleghi di tutto il mondo, abbiamo l’opportunità di costruire il futuro insieme e di interagire con il nostro pubblico. Attraverso tutte le piattaforme, Vogue Italia rappresenterà coraggiosamente la voce locale come parte del quadro globale, raccontando le tante forme di moda, cultura e bellezza del nostro Paese». In un panorama molto interconnesso, questa è la nuova scommessa del cambiamento: agire insieme, mantenendo le proprie peculiarità, dentro un comune orizzonte valoriale dove spiccano la diversità, la sostenibilità, l’inclusività – pietre angolari della pubblicazione.

Vogue Italia, aprile 2022, Rafael Pavarotti

Ecco quindi il numero del Mediterraneo nel giugno 2022 e quello del giugno 2023 con in copertina le ragazze dell’Interrail, nato dalla collaborazione di Italia, Spagna e Francia che fa dire a Edward Enninful, European Editorial Director di Vogue: «In un mondo diviso, è essenziale ricordare le cose che ci uniscono». Ma anche mostrare agli altri quello che noi ben conosciamo. Come succede con l’agosto 2022 dedicato a Bologna, «laboratorio politico, musicale, culturale e imprenditoriale», dice Ragazzi, poi seguita nel 2023 da un’altra città: Palermo. E ancora, l’internazionalità della creatività italiana già dal primo numero, settembre 2021, con Chiara Ferragni intervistata da Michela Murgia; o nel dicembre 2022 i Måneskin in conversazione con Alessandro Michele nella sua ultima apparizione come direttore creativo di Gucci. Vogue Italia continua a esprimere le diverse facce della femminilità nel febbraio 2023, con l’omaggio alla scomparsa Tatjana Patitz e il focus su Elodie intervistata dal premio Strega Giovani Veronica Raimo.

Vogue Italia, dicembre 2022, Hugo Comte

Ma anche con l’atleta paralimpica Veronica Yoko Plebani, sulla cover del gennaio 2022 firmata da Chon Gi-Seok e che nell’intervista di Elena Favilli (chi non ricorda Storie della buonanotte per bambine ribelli?) raccontava: «Il mio corpo è stato fotografato in tutta la sua complessità e non solo per i suoi aspetti non conformi. Ho un corpo difficile da scattare ed è stato molto bello raccontarlo come qualcosa che non parla solo di disabilità ma che fa parte di un contesto molto più ampio». Lo sguardo sul futuro, che non deve mai mancare, ha il volto di Bella Hadid: nel maggio 2023 è la protagonista di un servizio fotografico unico nel suo genere, con scatti reali su sfondi immaginari creati dall’Intelligenza Artificiale e nati dalla collaborazione creativa tra la fotografa Carlijn Jacobs, lo stylist Imruh Asha, l’AI artist Chad Nelson e il programma DALL-E. Perché il cambiamento è ancora e sempre in corso.

Prompt - “Una grande fragola dietro una modella e persone con abiti a righe”
Abito in jersey stretch con dettagli cut out Burberry, cappello a righe Giuseppe Tella, decolletée di vernice Maison Margiela
Foto di Carlijn Jacobs
Stylist Imruh Asha


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